Viaggio apostolico in Cipro

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Paparatzifan
00sabato 5 giugno 2010 19:04
Dal blog di Lella...

IL LEADER MUSULMANO

Benedetto XVI si era reso disponibile ad un incontro con il Gran Muftì, massima autorità islamica cipriota, che risiede nel Nord, ma quest'ultimo non si è presentato.
È venuto invece un anziano leader Sufi, lo sceicco Mehmet Nazim Adil Al - Haquani, che ha oltrepassato per questo la linea verde che divide anche a Nicosia la repubblica turco cipriota dal resto del Paesee.
Lo sceicco, accompagnato da alcuni suoi discepoli, si è seduto ad aspettare il Papa lungo la linea verde. Benedetto XVI stava uscendo dalla Nunziatura per dirigersi alla parrocchia della Santa Croce, entrambe nella zona di nessuno, controllata dai caschi blu.
Quando ha visto lo sceicco si è fermato per salutarlo. Nazin si è scusato: «Mi perdoni se ho aspettato seduto su questa sedia, ma sono molto vecchio». Benedetto XVI, che già indossava i paramenti per la messa, ha sorriso: «Sono vecchio anche io», ha risposto.
Poi lo sceicco gli ha spiegato che lui vive proprio dall'altra parte della linea verde e quando ha saputo che il Papa di Roma era in città ha voluto incontrarlo. Già in passato aveva conosciuto Giovanni Paolo II, durante un incontro interreligioso. Nazim - ha detto il portavoce vaticano - ha fatto tre doni «bellissimi» a Ratzinger: un bastone intarsiato, una tavoletta con incise parole di pace in arabo e un rosario musulmano per la preghiera.
Il papa ha ricambiato con una medaglia di pontificato. Alla fine, l'anziano sufi e il pontefice si sono abbracciati. Nazim ha chiesto a Benedetto XVI di «pregare per lui». «Certamento lo farò - gli ha risposto Ratzinger - pregheremo l'uno per l'altro».

© Copyright Ansa


Paparatzifan
00sabato 5 giugno 2010 19:06
Dal blog di Lella...

La ragione e il bene comune

Da Cipro il Papa lancia alla comunità internazionale un nuovo e forte appello alla ragione.
Con uno scopo che può essere compreso e accettato da tutti, al di là di ogni divisione: servire il bene comune. E questo in un Paese diviso innaturalmente e sulle soglie di una regione - il Vicino e il Medio Oriente - segnata da conflitti che sembrano non avere fine e costituiscono un pericolo permanente per la pace mondiale. Con la conseguenza gravissima di allargare l'abisso dell'odio e di mettere a rischio l'esistenza stessa di antichissime Chiese cristiane, proprio là dove il cristianesimo è nato e si è sviluppato nei primi secoli.
Non si deve scambiare il pacato ragionare di Benedetto XVI per un esercizio teorico e sterile di raffinata intellettualità. Al contrario, si tratta di parole che risuonano con immediata concretezza nel drammatico scenario della Terra santa - e Cipro vi appartiene da sempre - e dell'intero Medio Oriente. Parole basate su principi di cui erano convinti già Platone, Aristotele e gli stoici, ripresi nel medioevo da filosofi islamici e cristiani, come ha voluto ricordare il Papa con una sottolineatura carica di significato e di implicazioni esigenti per una contemporaneità che spesso non riconosce più la tradizione culturale su cui pure è fondata.
Dopo i discorsi pronunciati nel 2006 all'università di Ratisbona e nel 2008 a New York davanti alle Nazioni Unite, questo di Nicosia ai politici e diplomatici può essere considerato la terza grande variazione di Benedetto XVI sul tema della ragione, che deve governare i comportamenti di ogni persona.
Ma, in concreto, come è possibile servire il bene comune dell'unica famiglia umana e purificare la politica dagli interessi di parte? Tre sono le vie indicate dal Papa nella città che il presidente cipriota Dimitris Christofias ha definito l'ultima capitale europea ancora divisa: agire sulla base della conoscenza dei fatti reali, destrutturare le nefaste ideologie politiche che hanno disseminato di tragedie il Novecento, fondarsi sui principi etici della legge naturale.
L'appello alla fiducia e alla convivenza è risuonato nell'incontro con la comunità cattolica nella scuola maronita, una gioiosa festa inondata dal sole e scandita da preghiere, canti struggenti, musiche (anche di Mikis Theodorakis) e danze coloratissime di bambini. In una celebrazione della memoria che ha reso percepibile, con efficacia toccante, l'anima di un popolo allontanato dai suoi villaggi, i cui nomi sono stati ricordati da Benedetto XVI. Proprio il sostegno a queste piccole comunità è il motivo primo della visita del Papa che, parlando ai cattolici ciprioti, si è di fatto rivolto a quelli in tutto il Medio Oriente per esortarli a ricercare l'unità nella carità con gli altri cristiani e al dialogo con gli appartenenti alle altre religioni per creare fiducia.
Dunque non a caso gli stessi accenti sono ritornati nell'incontro con l'arcivescovo Crisostomo II, che oggi guida una delle Chiese ortodosse più antiche e autorevoli. Questa Chiesa, talmente legata alle sorti del popolo di Cipro che nel 1960, ottenuta l'indipendenza, il suo capo religioso - Macario III, alla cui memoria il Papa ha reso omaggio - ne divenne anche il primo presidente, si è impegnata con decisione nel dialogo ecumenico. In questo le è vicina quella sorella di Roma, per contribuire alla costruzione di una società che rispetti ogni diritto, inclusi quelli alla libertà di coscienza e di culto. Come ha mostrato a tutti l'abbraccio di Benedetto XVI e Crisostomo II, che ha ricordato quello a Gerusalemme tra Atenagora e Paolo VI.

g. m. v.

(©L'Osservatore Romano - 6 giugno 2010)


Paparatzifan
00sabato 5 giugno 2010 19:07
Dal blog di Lella...

PAPA A CIPRO: PRANZO CON CHRYOSTOMOS E I VESCOVI ORTODOSSI

Salvatore Izzo

(AGI) - Nicosia, 5 giu.

Per la prima volta dall'inizio del Pontificato, Benedetto XVI e' stato ospite a pranzo di un altro capo religioso. E' accaduto in questo 16esimo viaggio internazionale, dove l'odierna visita all'Arcivescovado Ortodosso che fu la sede di Makarios III, il primo capo dello Stato cipriota dopo la partenza degli inglesi nel 1960, ha avuto una coda conviviale con il Papa e l'arcivescovo Chrysostomos II a tavola insieme con le rispettive delegazioni in un clima definito dalle fonti "cordiale e fraterno".
Con Chrysostomos c'erano tutti i vescovi ortodossi dell'isola, e con il Pontefice il segretario di Stato Tarcisio Bertone, il prefetto delle chiese orientali Leonardo Sandri, il presidente del dicastero per l'ecumenismo Walter Kasper e il gran maestro dell'Ordine del Santo Sepolcro Jhon Patrik Foley, ma anche i patriarchi di Antiochia Sfeir, di Baghdad Delly e di Gerusalemme Twal.

© Copyright (AGI)


Paparatzifan
00sabato 5 giugno 2010 22:49
Dal blog di Lella...

PAPA A CIPRO: IN MEDIO ORIENTE ANCHE PASTORI SONO TENTATI DA FUGA

Salvatore Izzo

(AGI) - Nicosia, 5 giu.

"Nei miei pensieri e nelle mie preghiere mi ricordo in modo speciale dei molti sacerdoti e religiosi del Medio Oriente che stanno sperimentando in questi momenti una particolare chiamata a conformare le proprie vite al mistero della Croce del Signore".
Lo ha detto il Papa nell'omelia dela messa celebrata oggi pomeriggio nella cattedrale latina di Nicosia. In Medio Oriente, ha ricordato, "i cristiani sono in minoranza, e soffrono privazioni a causa delle tensioni etniche e religiose". Per questo, "molte famiglie prendono la decisione di andare via, e anche i pastori sono tentati di fare lo stesso".
Ma, ha scandito Benedetto XVI, "in situazioni come queste, tuttavia, un sacerdote, una comunita' religiosa, una parrocchia che rimane salda e continua a dar testimonianza a Cristo e' un segno straordinario di speranza non solo per i cristiani, ma anche per quanti vivono nella Regione".
"La loro sola presenza - ha sottolineato il Pontefice - e' un'espressione eloquente del Vangelo della pace, della decisione del Buon Pastore di prendersi cura di tutte le pecore, dell'incrollabile impegno della Chiesa al dialogo, alla riconciliazione e all'amorevole accettazione dell'altro".
"Abbracciando la Croce loro offerta, i sacerdoti e i religiosi del Medio Oriente possono realmente irradiare - ha concluso - la speranza che e' al cuore del mistero che celebriamo nella liturgia odierna".

© Copyright (AGI)

PAPA A CIPRO: SENZA LA CROCE IL MONDO PERDE OGNI SPERANZA

Salvatore Izzo

(AGI) - Nicosia, 5 giu.

"Un mondo senza Croce sarebbe un mondo senza speranza, un mondo in cui la tortura e la brutalita' rimarrebbero sfrenati, il debole sarebbe sfruttato e l'avidita' avrebbe la parola ultima". Lo ha affermato Benedetto XVI nell'omelia della messa celebrata questo pomeriggio a Nicosia nella piccola cattedrale di rito latino (capace di contenere appena 350 fedeli). Senza la Croce, ha osservato, "l'inumanita' dell'uomo nei confronti dell'uomo si manifesterebbe in modi ancor piu' orrendi, e non ci sarebbe la parola fine al cerchio malefico della violenza. Solo la croce vi pone fine.
Mentre nessun potere terreno puo' salvarci dalle conseguenze del nostro peccato, e nessuna potenza terrena puo' sconfiggere l'ingiustizia sin dalla sua sorgente".
"La Croce - ha rilevato il Pontefice - e' qualcosa di piu' grande e misterioso di quanto a prima vista possa apparire. Indubbiamente e' uno strumento di tortura, di sofferenza e di sconfitta, ma allo stesso tempo esprime la completa trasformazione, la definitiva rivincita su questi mali, e questo lo rende il simbolo piu' eloquente della speranza che il mondo abbia mai visto.
Parla a tutti coloro che soffrono - gli oppressi, i malati, i poveri, gli emarginati, le vittime della violenza - ed offre loro la speranza che Dio puo' trasformare la loro sofferenza in gioia, il loro isolamento in comunione, la loro morte in vita".
La Croce, ha ricordato ancora il Papa teologo, "offre speranza senza limiti al nostro mondo decaduto. Ecco perche' - ha continuato - il mondo ha bisogno della Croce. Essa non e' semplicemente un simbolo privato di devozione, non e' un distintivo di appartenenza a qualche gruppo all'interno della societa', ed il suo significato piu' profondo non ha nulla a che fare con l'imposizione forzata di un credo o di una filosofia.
Parla di speranza, parla di amore, parla della vittoria della non violenza sull'oppressione, parla di Dio che innalza gli umili, da' forza ai deboli, fa superare le divisioni, e vincere l'odio con l'amore".

© Copyright (AGI)


+PetaloNero+
00domenica 6 giugno 2010 00:44
Omelia del Papa nella Messa con il clero e i movimenti cattolici di Cipro


NICOSIA, sabato, 5 giugno 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il testo dell'omelia che Benedetto XVI ha pronunciato questo sabato pomeriggio nella chiesa parrocchiale latina della Santa Croce, presiedendo la Messa con i sacerdoti, i religiosi, le religiose, i diaconi, i catechisti e i membri dei movimenti ecclesiali cattolici di Cipro.

* * *

Cari fratelli e sorelle in Cristo,

il Figlio dell’Uomo deve essere innalzato, affinché chiunque crede in lui abbia la vita eterna (cfr Gv 3,14-15). In questa Messa votiva adoriamo e lodiamo il nostro Signore Gesù Cristo, poiché con la sua Santa Croce ha redento il mondo. Con la sua morte e risurrezione ha spalancato le porte del Cielo e ci ha preparato un posto, affinché a noi, suoi seguaci, venga donato di partecipare alla sua gloria.

Nella gioia della vittoria redentrice di Cristo, saluto tutti voi riuniti nella chiesa della Santa Croce e vi ringrazio per la vostra presenza. Apprezzo molto il calore con il quale mi avete accolto. Sono particolarmente grato a Sua Beatitudine il Patriarca latino di Gerusalemme per le sue parole di benvenuto all’inizio della Messa, e per la presenza del Padre Custode di Terra Santa. Qui a Cipro, terra che fu il primo porto di approdo dei viaggi missionari di san Paolo attraverso il Mediterraneo, giungo oggi fra voi, sulle orme di quel grande Apostolo, per rinsaldarvi nella vostra fede cristiana e per predicare il Vangelo che offre vita e speranza al mondo.

Il centro della celebrazione odierna è la Croce di Cristo. Molti potrebbero essere tentati di chiedere perché noi cristiani celebriamo uno strumento di tortura, un segno di sofferenza, di sconfitta e di fallimento. E’ vero che la croce esprime tutti questi significati. E tuttavia a causa di colui che è stato innalzato sulla croce per la nostra salvezza, rappresenta anche il definitivo trionfo dell’amore di Dio su tutti i mali del mondo.

Vi è un’antica tradizione che il legno della croce sia stato preso da un albero piantato da Seth, figlio di Adamo, nel luogo dove Adamo fu sepolto. In quello stesso luogo, conosciuto come il Golgota, il luogo del cranio, Seth piantò un seme dall’albero della conoscenza del bene e del male, l’albero che si trovava al centro del giardino dell’Eden. Attraverso la provvidenza di Dio, l’opera del Maligno sarebbe stata sconfitta ritorcendo le sue stesse armi contro di lui.

Ingannato dal serpente, Adamo ha abbandonato la filiale fiducia in Dio ed ha peccato mangiando i frutti dell’unico albero del giardino che gli era stato proibito. Come conseguenza di quel peccato entrarono nel mondo la sofferenza e la morte. I tragici effetti del peccato, e cioè la sofferenza e la morte, divennero del tutto evidenti nella storia dei discendenti di Adamo. Lo vediamo dalla prima lettura di oggi, che fa eco alla caduta e prefigura la redenzione di Cristo.

Come punizione dei propri peccati, il popolo di Israele, mentre languiva nel deserto, venne morso dai serpenti ed avrebbe potuto salvarsi dalla morte solo volgendo lo sguardo al simbolo che Mosè aveva innalzato, prefigurando la croce che avrebbe posto fine al peccato e alla morte una volta per tutte. Vediamo chiaramente che l’uomo non può salvare se stesso dalle conseguenze del proprio peccato. Non può salvare se stesso dalla morte. Soltanto Dio può liberarlo dalla sua schiavitù morale e fisica. E poiché Dio ha amato così tanto il mondo, ha inviato il suo Figlio unigenito non per condannare il mondo – come avrebbe richiesto la giustizia – ma affinché attraverso di Lui il mondo potesse essere salvato. L’unigenito Figlio di Dio avrebbe dovuto essere innalzato come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così che quanti avrebbero rivolto lo sguardo a lui con fede potessero avere la vita.

Il legno della croce divenne lo strumento per la nostra redenzione, proprio come l’albero dal quale era stato tratto aveva originato la caduta dei nostri progenitori. La sofferenza e la morte, che erano conseguenze del peccato, divennero il mezzo stesso attraverso il quale il peccato fu sconfitto. L’agnello innocente fu sacrificato sull’altare della croce, e tuttavia dall’immolazione della vittima scaturì una vita nuova: il potere del maligno fu distrutto dalla potenza dell’amore che sacrifica se stesso.

La croce, pertanto, è qualcosa di più grande e misterioso di quanto a prima vista possa apparire. Indubbiamente è uno strumento di tortura, di sofferenza e di sconfitta, ma allo stesso tempo esprime la completa trasformazione, la definitiva rivincita su questi mali, e questo lo rende il simbolo più eloquente della speranza che il mondo abbia mai visto. Parla a tutti coloro che soffrono – gli oppressi, i malati, i poveri, gli emarginati, le vittime della violenza – ed offre loro la speranza che Dio può trasformare la loro sofferenza in gioia, il loro isolamento in comunione, la loro morte in vita. Offre speranza senza limiti al nostro mondo decaduto.

Ecco perché il mondo ha bisogno della croce. Essa non è semplicemente un simbolo privato di devozione, non è un distintivo di appartenenza a qualche gruppo all’interno della società, ed il suo significato più profondo non ha nulla a che fare con l’imposizione forzata di un credo o di una filosofia. Parla di speranza, parla di amore, parla della vittoria della non violenza sull’oppressione, parla di Dio che innalza gli umili, dà forza ai deboli, fa superare le divisioni, e vincere l’odio con l’amore. Un mondo senza croce sarebbe un mondo senza speranza, un mondo in cui la tortura e la brutalità rimarrebbero sfrenati, il debole sarebbe sfruttato e l’avidità avrebbe la parola ultima. L’inumanità dell’uomo nei confronti dell’uomo si manifesterebbe in modi ancor più orrendi, e non ci sarebbe la parola fine al cerchio malefico della violenza. Solo la croce vi pone fine. Mentre nessun potere terreno può salvarci dalle conseguenze del nostro peccato, e nessuna potenza terrena può sconfiggere l’ingiustizia sin dalla sua sorgente, tuttavia l’intervento salvifico del nostro Dio misericordioso ha trasformato la realtà del peccato e della morte nel suo opposto. Questo è quanto celebriamo quando diamo gloria alla croce del Redentore. Giustamente sant’Andrea di Creta descrive la croce come "più nobile e preziosa di qualsiasi cosa sulla terra […], poiché in essa e mediante di essa e per essa tutta la ricchezza della nostra salvezza è stata accumulata e a noi restituita" (Oratio X, PG 97, 1018-1019).

Cari fratelli sacerdoti, cari religiosi, cari catechisti, il messaggio della croce è stato affidato a noi, così che possiamo offrire speranza al mondo. Quando proclamiamo Cristo crocifisso, non proclamiamo noi stessi, ma lui. Non offriamo la nostra sapienza al mondo, non parliamo dei nostri propri meriti, ma fungiamo da canali della sua sapienza, del suo amore, dei suoi meriti salvifici. Sappiamo di essere semplicemente dei vasi fatti di creta e, tuttavia, sorprendentemente siamo stati scelti per essere araldi della verità salvifica che il mondo ha bisogno di udire. Non stanchiamoci mai di meravigliarci di fronte alla grazia straordinaria che ci è stata data, non cessiamo mai di riconoscere la nostra indegnità, ma allo stesso tempo sforziamoci sempre di diventare meno indegni della nostra nobile chiamata, in modo da non indebolire mediante i nostri errori e le nostre cadute la credibilità della nostra testimonianza.

In questo Anno Sacerdotale permettetemi di rivolgere una parola speciale ai sacerdoti oggi qui presenti e a quanti si preparano all’ordinazione. Riflettete sulle parole pronunciate al novello sacerdote dal Vescovo, mentre gli presenta il calice e la patena: "Renditi conto di ciò che farai, imita ciò che celebrerai, conforma la tua vita al mistero della croce di Cristo Signore".

Mentre proclamiamo la croce di Cristo, cerchiamo sempre di imitare l’amore disinteressato di colui che offrì se stesso per noi sull’altare della croce, di colui che è allo stesso tempo sacerdote e vittima, di colui nella cui persona parliamo ed agiamo quando esercitiamo il ministero ricevuto. Nel riflettere sulle nostre mancanze, sia individualmente sia collettivamente, riconosciamo umilmente di aver meritato il castigo che lui, l’Agnello innocente, ha patito in nostra vece. E se, in accordo con quanto abbiamo meritato, avessimo qualche parte nelle sofferenze di Cristo, rallegriamoci, perché ne avremo una felicità ben più grande quando sarà rivelata la sua gloria.

Nei miei pensieri e nelle mie preghiere mi ricordo in modo speciale dei molti sacerdoti e religiosi del Medio Oriente che stanno sperimentando in questi momenti una particolare chiamata a conformare le proprie vite al mistero della croce del Signore. Dove i cristiani sono in minoranza, dove soffrono privazioni a causa delle tensioni etniche e religiose, molte famiglie prendono la decisione di andare via, e anche i pastori sono tentati di fare lo stesso. In situazioni come queste, tuttavia, un sacerdote, una comunità religiosa, una parrocchia che rimane salda e continua a dar testimonianza a Cristo è un segno straordinario di speranza non solo per i cristiani, ma anche per quanti vivono nella Regione. La loro sola presenza è un’espressione eloquente del Vangelo della pace, della decisione del Buon Pastore di prendersi cura di tutte le pecore, dell’incrollabile impegno della Chiesa al dialogo, alla riconciliazione e all’amorevole accettazione dell’altro. Abbracciando la croce loro offerta, i sacerdoti e i religiosi del Medio Oriente possono realmente irradiare la speranza che è al cuore del mistero che celebriamo nella liturgia odierna.

Rinfranchiamoci con le parole della seconda lettura di oggi, che parla così bene del trionfo riservato a Cristo dopo la morte in croce, un trionfo che siamo invitati a condividere. "Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni altro nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra" (Fil 2,9-10).

[Sì, amati fratelli e sorelle in Cristo, lungi da noi la gloria che non sia quella nella croce di Nostro Signore Gesù Cristo (cfr Gal 6,14). Lui è la nostra vita, la nostra salvezza e la nostra risurrezione. Per lui noi siamo stati salvati e resi liberi.]

[© Copyright 2010 - Libreria Editrice Vaticana]








www.zenit.org/article-22741?l=italian

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www.zenit.org/article-22739?l=italian

www.zenit.org/article-22737?l=italian

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Paparatzifan
00domenica 6 giugno 2010 08:39
Dal blog di Lella...

Il Papa a Cipro: contribuite al dialogo

«Troviamo tutti la saggezza e la forza di lavorare insieme per una giusta soluzione dei problemi ancora da risolvere»

Elisa Pinna

NICOSIA

Le finestre dell'abside si trovano nella parte turca di Nicosia, la navata nella terra di nessuno controllata dai caschi blu dell'Onu. In mezzo un muro che taglia la parrocchia cattolica della Santa Croce, minuscolo segmento di quella linea verde che spezza in due la vita di Cipro dal 1974, da quando i turchi invasero il Nord dell'isola in risposta a un tentativo di colpo di stato filo-greco. In questa chiesa, simbolo di uno dei tanti fili elettrici scoperti che attraversano il Medio Oriente, Papa Benedetto XVI ieri sera ha celebrato messa e ha lanciato un appello ai cristiani e, in particolare, ai religiosi: non cedete di fronte alla tentazione di emigrare, il Medio Oriente ha bisogno della «speranza» cristiana.
Poco prima, a riprova che nonostante le difficoltà il dialogo e l'amicizia possono apparire da dietro l'angolo, il pontefice aveva incontrato nel giardino della nunziatura un anziano leader musulmano del Nord dell'isola. Un mistico sufi conosciuto in tutto il mondo: Sheik Mehmet Nazim Adil Al - Haquani. Benedetto XVI indossava i paramenti sacri ed era già alla testa della processione diretta verso la vicina parrocchia; Nazim, 89 anni, lo attendeva su una sedia, circondato da discepoli premurosi. Si sono salutati, hanno scherzato sulla loro vecchiaia e alla fine si sono abbracciati e si sono promessi reciproche preghiere.
Nell'incessante tessitura di rapporti ecumenici e interreligiosi, il Papa ha fatto visita ieri all'arcivescovo Chrysostomos, capo della Chiesa greco-ortodossa di Cipro. Si erano già salutati venerdì, all'arrivo del pontefice sull'isola, e l'esponente orientale aveva criticato duramente la «barbara» occupazione turca nei territori del Nord. Ieri mattina solo parole di benvenuto. È stato Benedetto XVI a parlare della situazione di Cipro dove gli sforzi per una riunificazione tra le due parti e per il ritiro delle truppe turche non hanno avuto ancora un esito positivo. Il Papa ha detto di pregare «perché tutti gli abitanti di Cipro, con l'aiuto di Dio, trovino la saggezza e la forza di lavorare insieme per una giusta soluzione dei problemi che ancora sono da risolvere, impegnandosi per la pace e la riconciliazione e costruendo per le generazioni future una società che si distingua per il rispetto dei diritti di tutti». Poi, allargando il discorso all'intero Medio Oriente, ha scandito: «Nessuno può rimanere indifferente alla necessità di offrire sostegno in ogni maniera possibile ai cristiani di quella tormentata regione, affinché le sue antiche Chiese possano vivere in pace e prosperità».
Durante la messa di fine giornata, nella parrocchia situata nella terra di nessuno e protetta dai caschi blu dell'Onu, Benedetto XVI ha rilanciato il messaggio. L'ombra dell'uccisione di mons. Padovese, anche se non dettata da motivazioni politiche o religiose pesa, e rende percepibile l'isolamento in cui vivono spesso i vescovi e i preti nell'area. «Nei miei pensieri e nelle mie preghiere mi ricordo in modo speciale – ha confessato il papa – dei molti sacerdoti e religiosi del Medio Oriente che stanno sperimentando in questi momenti una particolare chiamata a conformare le proprie vite al mistero della croce del Signore».

Le tre vie

L'appello lanciato a Cipro da Benedetto XVI alla comunità internazionale è un appello alla ragione, concreto e «con uno scopo che può essere compreso e accettato da tutti, al di là di ogni divisione: servire il bene comune». Lo afferma un editoriale dell'Osservatore Romano a firma del direttore, Giovanni Maria Vian. Spiega il quotidiano della Santa Sede: «Tre sono le vie indicate dal Papa» a Nicosia: «Agire sulla base della conoscenza dei fatti reali, destrutturare le nefaste ideologie politiche che hanno disseminato di tragedie il Novecento, fondarsi sui principi etici della legge naturale». Tutto ciò fa parte, prosegue l'Osservatore, di un appello concreto da parte del Pontefice che non va scambiato per un «pacato ragionare di Benedetto XVI» o «per un esercizio teorico e sterile di raffinata intellettualità». Ancor più, sottolinea il quotidiano, che l'appello di Ratzinger è stato lanciato «in un Paese diviso innaturalmente e sulle soglie di una regione, il Vicino e il Medio Oriente, segnata da conflitti che sembrano non avere fine e costituiscono un pericolo permanente per la pace mondiale». «Con la conseguenza gravissimadi allargare l'abisso dell'odio e di mettere a rischio l'esistenza stessa di antichissime Chiese cristiane, proprio là dove il cristianesimo è nato e si è sviluppato nei primi secoli».

© Copyright Gazzetta del sud, 6 giugno 2010


Paparatzifan
00domenica 6 giugno 2010 14:29
Dal blog di Lella...

«Sacerdoti, non lasciate il Medio Oriente»

di Redazione

Nicosia

«Nei miei pensieri e nelle mie preghiere mi ricordo in modo speciale dei molti sacerdoti e religiosi del Medio Oriente che stanno sperimentando in questi momenti una particolare chiamata a conformare le proprie vite al mistero della Croce del Signore». Lo ha detto il Papa ieri pomeriggio nell’omelia della messa celebrata nella cattedrale latina di Nicosia. Benedetto XVI, che questa mattina consegnerà ai vescovi dell’area il documento preparatorio in vista del Sinodo sul Medio Oriente, ha ricordato la tragica realtà dei cristiani, che «sono in minoranza, e soffrono privazioni a causa delle tensioni etniche e religiose». Per questo motivo, «molte famiglie prendono la decisione di andare via, e anche i pastori sono tentati di fare lo stesso». Ma, ha aggiunto il Papa, «in situazioni come queste, tuttavia, un sacerdote, una comunità religiosa, una parrocchia che rimane salda e continua a dar testimonianza a Cristo è un segno straordinario di speranza non solo per i cristiani, ma anche per quanti vivono nella regione».
In mattinata Benedetto XVI aveva invitato i cattolici a dare il buon esempio aprendosi al dialogo con l’islam, perché «solo attraverso un paziente lavoro di reciproca fiducia può essere superato il peso della storia passata, e le differenze politiche e culturali fra i popoli possono diventare un motivo di operare per una maggiore comprensione».
All’inizio della giornata, il Papa aveva fatto visita al presidente della Repubblica cipriota, Demetris Christofias, il quale lo ha accolto ricordandogli che «Cipro è l’ultimo Paese europeo diviso da un muro» e assicurandogli che il governo di Nicosia è pronto ad accettare una «Federazione bizonale con rappresentanza politica delle due zone», proposta dall’Onu per porre fine alla divisione dell’isola iniziata nel 1974 con l’occupazione del Nord da parte della Turchia. Vogliamo, ha spiegato, «uno Stato con una sola e indivisibile sovranità, una sola rappresentanza internazionale e una sola cittadinanza». Benedetto XVI è stato attentissimo a non farsi strumentalizzare, e ha spiegato che per favorire davvero la pace, gli Stati e le loro diplomazie, devono «agire in modo responsabile sulla base della conoscenza dei fatti reali». «Quando le parti riescono ad innalzarsi dal proprio modo di vedere gli eventi, acquisiscono una visione oggettiva e integrale», ha detto il Pontefice.
Nel pomeriggio, il Papa ha salutato brevemente un vecchio leader musulmano di Cipro Nord, ma non il gran muftì come si attendeva. E non c’è stato neanche alcun incontro con il presidente della zona occupata dai turchi.

© Copyright Il Giornale, 6 giugno 2010


+PetaloNero+
00domenica 6 giugno 2010 15:35
VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI A CIPRO (E PUBBLICAZIONE DELL’INSTRUMENTUM LABORIS DELL’ASSEMBLEA SPECIALE PER IL MEDIO ORIENTE DEL SINODO DEI VESCOVI) (4 - 6 GIUGNO 2010) (VIII)


SANTA MESSA IN OCCASIONE DELLA PUBBLICAZIONE DELL’INSTRUMENTUM LABORIS DELL’ASSEMBLEA SPECIALE PER IL MEDIO ORIENTE DEL SINODO DEI VESCOVI, PRESSO IL PALAZZO DELLO SPORT ELEFTHERIA A NICOSIA



Alle ore 9.00 di questa mattina, lasciata la Nunziatura Apostolica di Nicosia, il Santo Padre Benedetto XVI si trasferisce in auto al Palazzo dello Sport Eleftheria, dove, alle ore 9.30 celebra la Santa Messa in occasione della pubblicazione dell’Instrumentum Laboris dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi.

Partecipano alla Celebrazione Eucaristica i Patriarchi e i Vescovi Cattolici del Medio Oriente, con rappresentanze delle rispettive comunità. È presente Sua Beatitudine Chrysostomos II, Arcivescovo di Nuova Giustiniana e di Tutta Cipro.

La Santa Messa della solennità del Corpo e Sangue di Cristo è introdotta dal saluto di S.E. Mons. Youssef Soueif, Arcivescovo di Cipro dei Maroniti, Segretario Speciale dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi.

Dopo la proclamazione del Santo Vangelo, il Santo Padre Benedetto XVI pronuncia l’omelia che riportiamo di seguito:

OMELIA DEL SANTO PADRE



Cari fratelli e sorelle in Cristo,

saluto con gioia i Patriarchi e Vescovi delle varie comunità ecclesiali del Medio Oriente che sono venuti a Cipro per questa occasione e ringrazio specialmente il Molto Reverendo Youssef Soueif, Arcivescovo Maronita di Cipro, per le parole che mi ha rivolto all’inizio della Messa. Rivolgo un caloroso saluto a Sua Beatitudine Crisostomo II.

Lasciatemi dire quanto io sia felice di avere questa opportunità di celebrare l’Eucarestia insieme a così tanti fedeli di Cipro, una terra benedetta dal lavoro apostolico di San Paolo e San Barnaba. Saluti tutti voi con grande affetto e vi ringrazio per l’ospitalità e per la generosa accoglienza che mi avete riservato. Estendo un particolare saluto agli immigrati Filippini e dello Sri Lanka ed alle altre comunità di immigrati che formano un significativo gruppo nella popolazione cattolica di questa isola. Prego perché la vostra presenza qui possa arricchire l’attività e il culto delle parrocchie alle quali appartenete e che a vostra volta possiate ottenere il sostegno spirituale dall’antica eredità cristiana della terra che avete scelta come vostra casa.

Oggi celebriamo la Solennità del Corpo e Sangue di Cristo. Corpus Christi, il nome dato a questa festa in Occidente, è usato nella tradizione della Chiesa per indicare tre distinte realtà: il corpo fisico di Gesù, nato dalla Vergine Maria, il suo corpo eucaristico, il pane del cielo che ci nutre in questo grande sacramento, e il suo corpo ecclesiale, la Chiesa. Riflettendo su questi diversi aspetti del Corpus Christi, giungiamo ad una più profonda comprensione del mistero della comunione che lega tutti coloro che appartengono alla Chiesa. Tutti quelli che si nutrono del corpo e sangue di Cristo nell’Eucarestia sono riuniti dallo Spirito Santo in un solo corpo (cfr Preghiera Eucaristica II) per formare l’unico popolo santo di Dio. Così come lo Spirito Santo è sceso sugli Apostoli nel Cenacolo a Gerusalemme, lo stesso Santo Spirito è all’opera in ogni celebrazione della Messa per un duplice scopo: santificare i doni del pane e del vino affinché diventino il corpo e sangue di Cristo e riempire coloro che sono nutriti da questi santi doni perché possano divenire un solo corpo ed un solo spirito in Cristo.

Sant’Agostino spiega magnificamente questo processo (cfr Sermone 272). Egli ci ricorda che il pane non è preparato a partire da un solo, ma da numerosi grani. Prima che questi grani diventino pane devono essere macinati. Egli fa qui allusione all’esorcismo al quale i catecumeni dovevano sottomettersi prima del loro battesimo. Ciascuno di noi che apparteniamo alla Chiesa ha bisogno di uscire dal mondo chiuso della propria individualità ed accettare la compagnia di coloro che condividono il pane con lui. Non devo più pensare a partire da "me stesso" ma da "noi". E’ per questo che tutti i giorni noi preghiamo "nostro" Padre per il "nostro" pane quotidiano. Abbattere le barriere tra noi e i nostri vicini è prima premessa per entrare nella vita divina alla quale siamo chiamati. Abbiamo bisogno di essere liberati da tutto quello che ci blocca e ci isola: timore e sfiducia gli uni verso gli altri, avidità ed egoismo, mancanza di volontà di accettare il rischio della vulnerabilità alla quale ci esponiamo quando ci apriamo all’amore.

I grani di frumento, una volta schiacciati, sono mischiati nella pasta e cotti. Qui sant’Agostino fa riferimento all’immersione nelle acque battesimali seguita dal dono sacramentale dello Spirito Santo che infiamma il cuore dei fedeli con il fuoco dell’amore di Dio. Questo processo che unisce e trasforma i grani isolati in un solo pane ci presenta una immagine suggestiva dell’azione unificante dello Spirito Santo sui membri della Chiesa, realizzata in maniera eminente attraverso la celebrazione dell’Eucarestia. Coloro che prendono parte a questo grande sacramento diventano il Corpo ecclesiale del Cristo quando si nutrono del suo Corpo eucaristico. "Sii ciò che tu puoi vedere - dice sant’Agostino incoraggiandoli - e ricevi ciò che tu sei".

Queste forti parole ci invitano a rispondere generosamente all’invito ad "essere il Cristo" per coloro che ci circondano. Noi siamo il suo corpo adesso sulla terra. Per parafrasare una celebre frase attribuita a santa Teresa d’Avila, noi siamo gli occhi con i quali la sua compassione guarda a coloro che sono nel bisogno, siamo le mani che egli stende per benedire e per guarire, siamo i piedi dei quali egli si serve per andare a fare il bene, e siamo le labbra con le quali il suo Vangelo viene proclamato. E’ quindi importante sapere che quando noi partecipiamo così alla sua opera di salvezza, noi non facciamo memoria di un eroe morto prolungando ciò che egli ha fatto: al contrario, Cristo è vivente in noi, suo corpo, la Chiesa, suo popolo sacerdotale. Nutrendoci di Lui nell’Eucarestia e accogliendo lo Spirito Santo nei nostri cuori, diventiamo veramente il corpo di Cristo che abbiamo ricevuto, siamo veramente in comunione con lui e gli uni con gli altri, e diveniamo autenticamente suoi strumenti, rendendo testimonianza a lui davanti al mondo.

"La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola" (At 4,32). Nella prima comunità cristiana, nutrita alla tavola del Signore, noi vediamo gli effetti dell’azione unificatrice dello Spirito Santo. Condividevano i loro beni in comune, staccandosi da ogni bene materiale per amore dei fratelli. Hanno trovato soluzioni eque alle loro differenze come vediamo, per esempio, nella risoluzione della disputa fra Ellenisti ed Ebrei sulla distribuzione quotidiana (cfr At 6,1-6). Come più tardi ha detto un commentatore: "Vedi come questi cristiani si amano l’un l’altro e come sono pronti a morire l’uno per l’altro" (Tertulliano, Apologia,39). Ma il loro amore non era affatto limitato verso i loro amici credenti. Mai hanno considerato se stessi come esclusivi, privilegiati beneficiari del favore divino, ma invece come messaggeri inviati a spargere la buona notizia della salvezza in Cristo fino ai confini della terra. E fu così che il messaggio affidato agli Apostoli dal Signore Risorto, venne sparso in tutto il Medio Oriente e da qui al mondo intero.

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Siamo chiamati a superare le nostre differenze, a portare pace e riconciliazione dove ci sono conflitti, ad offrire al mondo un messaggio di speranza. Siamo chiamati ad estendere la nostra attenzione ai bisognosi, dividendo generosamente i nostri beni terreni con coloro che sono meno fortunati di noi. E siamo chiamati a proclamare incessantemente la morte e risurrezione del Signore, finché egli venga. Per lui, con lui ed in lui, nell’unità che lo Spirito Santo dona alla Chiesa, rendiamo onore e gloria a Dio nostro Padre celeste insieme a tutti gli angeli e santi che cantano le sue lodi per sempre. Amen.

















VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI A CIPRO (E PUBBLICAZIONE DELL’INSTRUMENTUM LABORIS DELL’ASSEMBLEA SPECIALE PER IL MEDIO ORIENTE DEL SINODO DEI VESCOVI) (4 - 6 GIUGNO 2010) (IX)



CONSEGNA DELL’INSTRUMENTUM LABORIS DELL’ASSEMBLEA SPECIALE PER IL MEDIO ORIENTE DEL SINODO DEI VESCOVI, AL TERMINE DELLA SANTA MESSA PRESSO IL PALAZZO DELLO SPORT ELEFTHERIA DI NICOSIA



Al termine della Santa Messa celebrata questa mattina nel Palazzo dello Sport Eleftheria di Nicosia, il Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, S.E. Mons. Nikola Eterović, rivolge al Papa alcune parole di ringraziamento.
Quindi, all’atto di consegnare l’Instrumentum laboris a ciascun Membro del Consiglio Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi, il Papa pronuncia il discorso che riportiamo di seguito:

DISCORSO DEL SANTO PADRE



Cari fratelli e sorelle in Cristo,

ringrazio l’Arcivescovo Eterović per le gentili parole, e rinnovo il mio augurio a voi tutti, qui giunti in occasione dell’avvio della prossima Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi. Ringrazio per tutto il lavoro che è già stato fatto in previsione dell’Assemblea Sinodale, e vi prometto il sostegno della mia preghiera mentre entrate nella fase finale della preparazione.

Prima di iniziare, ritengo doveroso fare memoria del defunto Vescovo Luigi Padovese, che, come Presidente della Conferenza Episcopale Turca, ha contribuito alla preparazione dell’Instrumentum Laboris, che oggi vi consegno. La notizia della sua morte improvvisa e tragica, avvenuta giovedì, ha sorpreso e colpito tutti noi. Affido la sua anima alla misericordia di Dio onnipotente, ricordando quanto egli si impegnò, specialmente come Vescovo, per la mutua comprensione in ambito interreligioso e culturale e per il dialogo tra le Chiese. La sua morte è un lucido richiamo alla vocazione che tutti i cristiani condividono ad essere, in ogni circostanza, testimoni coraggiosi di tutto ciò che è buono, nobile e giusto.

Il motto scelto per l’Assemblea ci parla di comunione e testimonianza, e ci ricorda come i membri della primitiva comunità cristiana avevano "un cuore solo e un’anima sola" (cfr At 4,32). Al centro dell’unità della Chiesa c’è l’Eucaristia, dono inestimabile di Cristo al suo popolo e punto focale della celebrazione liturgica odierna in questa Solennità del Corpo e Sangue del Signore. Pertanto, non è senza significato che la data scelta per la consegna dell’Instrumentum laboris dell’Assemblea Speciale cada proprio oggi.

Il Medio Oriente ha un posto speciale nel cuore di tutti i cristiani, dal momento che fu proprio lì che Dio si è fatto conoscere ai nostri padri nella fede. Dal tempo in cui Abramo uscì da Ur dei Caldei obbedendo alla chiamata del Signore, sino alla morte e risurrezione di Gesù, l’opera salvifica di Dio fu compiuta mediante individui e popoli nelle vostre patrie. Da allora, il messaggio del Vangelo si è diffuso in tutto il mondo, ma i cristiani da ogni luogo continuano a guardare al Medio Oriente con speciale riverenza, a causa dei profeti e dei patriarchi, degli apostoli e dei martiri, ai quali dobbiamo così tanto, agli uomini e alle donne che hanno ascoltato la parola di Dio, hanno dato testimonianza ad essa, e l’hanno consegnata a noi appartenenti alla grande famiglia della Chiesa.

L’Assemblea Speciale del Sinodo dei vescovi, convocata su vostra richiesta, tenterà di approfondire i legami di comunione fra i membri delle vostre Chiese locali, come pure la comunione di queste medesime Chiese tra di loro e con la Chiesa universale. Questa Assemblea desidera inoltre incoraggiarvi nella testimonianza della vostra fede in Cristo, che voi rendete nei Paesi dove questa fede è nata ed è cresciuta. E’ inoltre noto che alcuni fra voi soffrono grandi prove dovute alla situazione attuale della regione. L’Assemblea Speciale è un’occasione per i cristiani del resto del mondo di offrire un sostegno spirituale e una solidarietà per i loro fratelli e sorelle del Medio Oriente. E’ un’occasione per porre in risalto il valore importante della presenza e della testimonianza cristiane nei Paesi della Bibbia, non solo per la comunità cristiana a livello mondiale, ma ugualmente per i vostri vicini e concittadini. Voi contribuite in innumerevoli modi al bene comune, per esempio attraverso l’educazione, la cura dei malati e l’assistenza sociale, e voi operate per la costruzione della società. Voi desiderate vivere in pace ed in armonia con i vostri vicini ebrei e mussulmani. Spesso agite con artigiani della pace nel difficile processo di riconciliazione. Voi meritate la riconoscenza per il ruolo inestimabile che rivestite. E’ mia ferma speranza che i vostri diritti siano sempre più rispettati, compreso il diritto alla libertà di culto e la libertà religiosa, e che non soffriate giammai di discriminazioni di alcun tipo.

Prego che i lavori dell’Assemblea Speciale aiutino a volgere l’attenzione della comunità internazionale sulla condizione di quei cristiani in Medio Oriente, che soffrono a causa della loro fede, affinché si possano trovare soluzioni giuste e durature ai conflitti che causano così tante sofferenze. In merito a questa grave questione, ripeto il mio appello personale per uno sforzo internazionale urgente e concertato al fine di risolvere le tensioni che continuano nel Medio Oriente, specie in Terra Santa, prima che tali conflitti conducano a uno spargimento maggiore di sangue.

Con tali pensieri, presento a voi il testo dell’Instrumentum laboris dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi. Dio benedica abbondantemente il vostro lavoro! Dio benedica tutti i popoli del Medio Oriente!



RECITA DELL’ANGELUS NEL PALAZZO DELLO SPORT ELEFTHERIA DI NICOSIA


Prima di concludere la Celebrazione Eucaristica, il Santo Padre Benedetto XVI guida la recita dell’Angelus con i fedeli convenuti nel Palazzo dello Sport Eleftheria a Nicosia.

Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:

PAROLE DEL SANTO PADRE


Cari fratelli e sorelle in Cristo,

a mezzogiorno è tradizione della Chiesa rivolgersi in preghiera alla Beata Vergine Maria, ricordando con gioia il suo pronto assenso a divenire la madre di Dio. E’ stato un invito che l’ha riempita di trepidazione e che lei avrebbe potuto appena comprendere. Era un segno che Dio aveva scelto lei, sua umile ancella, per cooperare con lui nell’opera di salvezza. Come non rallegrarci per la generosità della sua risposta! Attraverso il suo "sì" la speranza della storia è divenuta una realtà, l’Unico che Israele aveva da lungo atteso venne nel mondo, dentro la nostra storia. Di lui l’angelo ha annunciato che il suo regno non avrebbe avuto fine (Lc 1,33).

Circa trent’anni dopo, trovandosi Maria piangente ai piedi della croce, dev’essere stato difficile mantenere viva questa speranza. Le forze delle tenebre sembrava che avessero avuto il sopravvento. E nel suo intimo lei avrebbe ricordato le parole dell'angelo. Ma anche nella desolazione del Sabato Santo la certezza della speranza la sostenne fino alla gioia della mattina di Pasqua. Ed anche noi, suoi figli, viviamo nella stessa fiduciosa speranza che la Parola fatta carne nel seno di Maria, mai ci abbandonerà. Egli, il Figlio di Dio e il Figlio di Maria, fortifica la comunione che ci lega insieme così che noi possiamo divenire testimoni di lui e del potere del suo amore che guarisce e riconcilia.

Ora desidero dire alcune parole in lingua polacca nella lieta circostanza dell’odierna beatificazione di Jerzy Popiełuszko, sacerdote e martire.

Serdeczne pozdrowienie kieruję do Kościoła w Polsce, który dziś raduje się wyniesieniem na ołtarze księdza Jerzego Popiełuszki. Jego ofiarna posługa i męczeństwo są szczególnym znakiem zwycięstwa dobra nad złem. Niech jego przykład i wstawiennictwo budzi gorliwość kapłanów i rozpala miłość wiernych.

[Rivolgo un cordiale saluto alla Chiesa in Polonia, che oggi gioisce dell’elevazione agli altari del padre Jerzy Popiełuszko. Il suo zelante servizio e il martirio sono particolare segno della vittoria del bene sul male. Il suo esempio e la sua intercessione accrescano lo zelo dei sacerdoti e infiammino d’amore i fedeli laici.]

Imploriamo ora la Vergine Maria, nostra Madre, di intercedere per tutti noi, per il popolo di Cipro e per la Chiesa del Medio Oriente, con Cristo suo Figlio, il Principe della Pace.





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Paparatzifan
00domenica 6 giugno 2010 20:47
Dal blog di Lella...

PAPA A CIPRO: RICORDA MONS. PADOVESE, SUA MORTE FA RIFLETTERE

Salvatore Izzo

(AGI) - Nicosia, 6 giu.

Benedetto XVI ha voluto ricordare il vescovo Luigi Padovese ucciso in Turchia giovedi' scorso. Lo ha fatto prima di consegnare il testo del documento di base del Sinodo per il Medio Oriente al quale, ha ricordato, il presidente della Conferenza Episcopale Turca aveva collaborato. "La notizia improvvisa e tragica morte di questo vescovo impegnato nel dialogo ci fa rifelttere - ha detto - sulla vocazione cristiana in Medio Oriente".
Mons. Padovese, ha detto testualemente il Papa ai vescovi del Medio Oriente, "come presidente della Conferenza Episcopale Turca, contribui' alla preparazione dell'Instrumentum Laboris che vi consegno. La notizia della sua improvvisa e tragica morte - ha continuato Ratzinger - ha sorpreso e sconvolto tutti noi. Affido l'anima di monsignor Padovese alla misericordia di Dio onnipotente, memore di come e' stato impegnato nel dialogo interreligioso e culturale e nel dialogo tra le chiese. Il suo impegno ci ricorda come tutti i cristiani siano testimoni in ogni circostanza di cio' che e' buono, nobile e giusto".

© Copyright (AGI)


Paparatzifan
00domenica 6 giugno 2010 20:50
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BXVI conquista Cipro

Consensi unanimi per il Pontefice nell'"isola divisa"

GIACOMO GALEAZZI

INVIATO A CIPRO

Grande entusiasmo per la visita del Pontefice e profonda stima per le sue parole sono le note dominanti nei titoli dei giornali greco-ciprioti di oggi, giorno in cui papa Ratzinger conclude il suo storico viaggio in quest'isola mediterranea divisa dal 1974."Dovete innalzarvi oltre l'ideologia" titola il domenicale in inglese Sunday Mail (indipendente), che nell'occhiello sottolinea come il Pontefice, nei suoi discorsi, abbia "esortato i politici a ricercare la verità ".
All'interno, sotto il titolo "La folla ruggisce Viva il Papa", un ampio servizio sull' "estatica accoglienza" riservata al Papa dalla comunità cattolica dell'isola. Dal Papa "un messaggio di amore e coraggio", titola Simerini (Oggi, centro-destra) che sottolinea come, nel loro incontro, il Papa e l'arcivescovo Crisostomos II, abbiano espresso "il comune desiderio per il prosieguo del processo di riunificazione delle due Chiese".
E, a parte, il giornale pubblica la nota scritta di suo pugno dal Papa sul libro degli ospiti del palazzo presidenziale: "Nell'occasione della mia visita a Cipro sono felice di invocare la benedizione di Dio per la pace e la felicità del presidente di Cipro e del suo popolo". Il quotidiano Machi (La lotta, estrema destra), mette invece in risalto il grande interesse dimostrato dal Papa per la sorte di centinaia di antiche icone scomparse dalle chiese nel Nord dell'isola dopo l'intervento militare turco di 36 anni fa che portò alla divisione di fatto di Cipro. E sottolinea pure come, in tutti i suoi discorsi, il pontefice sia diplomaticamente riuscito ad evitare qualsiasi riferimento diretto all'occupazione militare turca.
"Alla pace attraverso la verità " è il titolo a sei colonne che Filelefteros (Amante della verità, centro-destra) dedica al messaggio lanciato da Pontefice "a tutti i popoli".
Il quotidiano Politis (Il cittadino, centro-destra), da parte sua, mette in rilievo la grande apertura mentale di papa Ratzinger titolando "Il Papa aperto a tutte le religioni" e rileva come il Pontefice "nei suoi discorsi tratti sempre tutti i problemi ad altissimo livello e con grande visione, facendo riferimenti agli antichi filosofi greci, a quelli islamici e a quelli cristiani".
Poi, in un trafiletto, racconta il piatto forte del menù del pranzo offerto al Papa in arcivescovado dal primate della Chiesa greco-ortodossa di Cipro: salmone con contorno di fagiolini.

www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=242&ID_articolo=2158&ID_sezione=&...


Paparatzifan
00domenica 6 giugno 2010 20:50
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PAPA A CIPRO: VIA BARRIERE, PACE E RICONCILIAZIONE NEI CONFLITTI

Salvatore Izzo

(AGI) - Nicosia, 6 giu.

Abbattere le barriere per portare "pace e riconciliazione dove ci sono i conflitti, ed offrire al mondo un messaggio di speranza".
Lo ha chiesto il Papa ai cristiani del Medio Oriente in occasione della messa celebrata nel Palazzo dello Sport di Nicosia prima della cinsegna del documento di base dell'Assemblea Speciale del Sinodo che impegnera' tutti i vescovi dell'area.
"Preghiamo - ha detto Benedetto XVI - nostro Padre per il nostro pane quotidiano".
"Abbattere le barriere tra noi e i nostri vicini - ha aggiunto - è prima premessa per entrare nella vita divina all quale siamo chiamati. Abbiamo bisogno di essere liberati da tutto quello che ci blocca e ci isola timore e sfiducia verso gli altri, avidità ed egoismo, mancanza di volontà di accettare il rischio della vulnerabilità alla quale ci esponiamo quando ci apriamo all'amore".
Da qui l'invito del Papa. "Siamo chiamati a superare le nostre differenze - ha insistito Ratzinger - a portare pace e riconciliazione dove ci sono conflitti, ad offrire al mondo un messaggio di speranza. Siamo chiamati ad estendere la nostra attenzione ai bisognosi, dividendo generosamente i nostri beni terreni con coloro che sono meno fortunati di noi. E siamo chiamati a proclamare incessantemente la morte e risurrezione del Signore, finchè egli venga".

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PAPA A CIPRO: MEDIO ORIENTE HA POSTO SPECIALE NEL CUORE CHIESA

Salvatore Izzo

(AGI) - Nicosia, 6 giu.

"Il Medio Oriente ha un posto speciale nel cuore di tutti i cristiani, dal momento che fu proprio li' che Dio si e' fatto conoscere ai nostri padri nella fede".
Lo ha affermato Benedetto XVI all'atto della consegna del documento di base del Sinodo Speciale per il Medio Oriente.
"I cristiani da ogni luogo - ha aggiunto - continuano a guardare al Medio Oriente con speciale riverenza, a causa dei profeti e dei patriarchi, degli apostoli e dei martiri, ai quali dobbiamo cosi' tanto, agli uomini e alle donne che hanno ascoltato la parola di Dio, hanno dato testimonianza ad essa, e l'hanno consegnata a noi appartenenti alla grande famiglia della Chiesa".
"L'Assemblea Speciale del Sinodo dei vescovi, convocata su vostra richiesta, tentera' - ha spiegato il Papa - di approfondire i legami di comunione fra i membri delle vostre Chiese locali, come pure la comunione di queste medesime Chiese tra di loro e con la Chiesa universale".

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Paparatzifan
00domenica 6 giugno 2010 20:52
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PAPA A CIPRO: CRISTIANI RESTINO IN MEDIO ORIENTE NONOSTANTE PROVE

Salvatore Izzo

(AGI) - Nicosia, 6 giu.

"Il Sinodo Speciale desidera incoraggiarvi nella testimonianza della vostra fede in Cristo, che voi rendete nei Paesi dove questa fede e' nata ed e' cresciuta".
Lo ha detto il Papa ai cristiani del Medio Oriente consegnando il documento di base del Sinodo Speciale nel corso della celebrazione da lui presieduta questa mattina a Nicosia.
"E' noto - ha aggiunto - che alcuni fra voi soffrono grandi prove dovute alla situazione attuale della regione. L'Assemblea Speciale e' un'occasione per i cristiani del resto del mondo di offrire un sostegno spirituale e una solidarieta' per i loro fratelli e sorelle del Medio Oriente".
Per il Papa l'Assemblea Speciale sara' "un'occasione per porre in risalto il valore importante della presenza e della testimonianza cristiane nei Paesi della Bibbia, non solo per la comunita' cristiana a livello mondiale, ma ugualmente per i vostri vicini e concittadini".
"Voi - ha scandito - contribuite in innumerevoli modi al bene comune, per esempio attraverso l'educazione, la cura dei malati e l'assistenza sociale, e voi operate per la costruzione della societa'. Voi desiderate vivere in pace ed in armonia con i vostri vicini ebrei e mussulmani. Spesso agite con artigiani della pace nel difficile processo di riconciliazione. Voi meritate la riconoscenza per il ruolo inestimabile che rivestite".

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PAPA A CIPRO:SERVE SFORZO CONCERTATO PER PACE IN MEDIO ORIENTE

Salvatore Izzo

(AGI) - Nicosia, 6 giu.

"Ripeto il mio appello personale per uno sforzo internazionale urgente e concertato al fine di risolvere le tensioni che continuano nel Medio Oriente, specie in Terra Santa, prima che tali conflitti conducano a uno spargimento maggiore di sangue". Lo ha detto il Papa a Nicosia, consegnando ai vescovi del Medio Oriente il documento di base per il prossimo Sinodo Speciale che in ottobre li riunira' in Vaticano. "E' mia ferma speranza - ha aggiunto rivolto ai cattolici del Medio Oriente - che i vostri diritti siano sempre piu' rispettati, compreso il diritto alla liberta' di culto e la liberta' religiosa, e che non soffriate giammai di discriminazioni di alcun tipo". "Prego che i lavori dell'Assemblea Speciale aiutino - ha continuato Bendetto XVI - a volgere l'attenzione della comunita' internazionale sulla condizione di quei cristiani in Medio Oriente, che soffrono a causa della loro fede, affinche' si possano trovare soluzioni giuste e durature ai conflitti che causano cosi' tante sofferenze". "Con tali pensieri - ha concluso - presento a voi il testo dell'Instrumentum laboris dell'Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi. Dio benedica abbondantemente il vostro lavoro!
Dio benedica tutti i popoli del Medio Oriente".

© Copyright (AGI)

PAPA A CIPRO: SI UNISCE A GIOIA PER BEATIFICAZIONE POPIELUSZKO

Salvatore Izzo

(AGI) - Nicosia, 6 giu.

Da Nicosia il Papa ha voluto unirsi alla gioia dei polacchi per la beatificazione di padre Popieluszko, il cappellano di Solidarnosc ucciso dalla polizia politica del regime comunista di Varsavia.
"Rivolgo un cordiale saluto - ha detto al termine della messa celebrata per sei mila fedeli nel Palazzo dello Sport - alla Chiesa in Polonia, che oggi gioisce dell'elevazione agli altari del padre Jerzy Popieluszko".
"Il suo zelante servizio e il martirio - ha ahhiunto - sono particolare segno della vittoria del bene sul male. Il suo esempio e la sua intercessione accrescano lo
zelo dei sacerdoti e infiammino d'amore i fedeli laici".
Introducendo la preghiera dell'Angelus, Benedetto XVI ha ricordato poi che con il "si'" di Maria al piano della salvezza, "la speranza della storia e' divenuta una realta', l'Unico che Israele aveva da lungo atteso venne nel mondo, dentro la nostra storia. Di lui l'angelo ha annunciato che il suo regno non avrebbe avuto fine".
"Circa trent'anni dopo, trovandosi Maria piangente ai piedi della croce, dev'essere stato difficile - ha osservato il Papa teologo - mantenere viva questa speranza.
Le forze delle tenebre sembrava che avessero avuto il sopravvento. E nel suo intimo lei avrebbe ricordato le parole dell'angelo. Ma anche nella desolazione del Sabato Santo la certezza della speranza la sostenne fino alla gioia della mattina di Pasqua. Ed anche noi, suoi figli, viviamo nella stessa fiduciosa speranza che la Parola fatta carne nel seno di Maria, mai ci abbandonera'. Egli, il Figlio di Dio e il Figlio di Maria, fortifica la comunione che ci lega insieme cosi' che noi possiamo divenire testimoni di lui e del potere del suo amore che guarisce e riconcilia".
"Imploriamo ora - ha poi concluso Joseph Ratzinger - la Vergine Maria, nostra Madre, di intercedere per tutti noi, per il popolo di Cipro e per la Chiesa del Medio Oriente, con Cristo suo Figlio, il Principe della Pace".

© Copyright (AGI)


Paparatzifan
00domenica 6 giugno 2010 20:56
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Le visite di Benedetto XVI nella capitale cipriota

In difesa del valore universale della pace

dal nostro inviato Mario Ponzi

Azioni politiche purificate dagli interessi egoistici, dalle ingiustizie e dalle tribolazioni patite dalle popolazioni; moralità nella vita pubblica, in uno sforzo costante di fondare la legge positiva sui principi etici di quella legge naturale; unità dei cristiani per testimoniare il desiderio di pace e di fratellanza universale.
Non ha fatto nomi, non si è riferito a situazioni particolari il Papa questa mattina, sabato 5, parlando ai rappresentanti diplomatici a Cipro. Ma non per questo il suo messaggio è stato meno chiaro: il valore universale della pace va difeso, senza "se" e senza "ma" e nessuno ha il diritto di piegarlo a interessi egoistici - individuali o nazionali - o può fingere di non sapere.
È entrato così nel vivo il viaggio di Benedetto XVI a Cipro. La mattinata nella capitale è stata dedicata a visite di cortesia, con la parentesi gioiosa dell'incontro con la piccola comunità cattolica nella scuola di San Marone.
C'è una buona risonanza mediatica sull'evento.
"Sulla carta - si legge stamane su "Alithià", uno dei più venduti quotidiani ciprioti - quello del Papa era un viaggio destinato ad avere grande risonanza, indipendentemente dai risvolti ecclesiali e politici. Si pensava che il solo fatto di vedere Benedetto XVI tra le nostre case avrebbe sicuramente galvanizzato l'interesse generale sull'isola. Ma quanto sta succedendo in queste ore non era certo prevedibile". "Cyprus Mail", un altro dei sette quotidiani nazionali, dedica sei pagine all'avvenimento.
"È l'anima genuina degli isolani" spiega il francescano Umberto Barato, vicario per Cipro del patriarcato latino di Gerusalemme. A lui l'onore di ospitare il Papa a Nicosia. La nunziatura, dove risiede Benedetto XVI, è un piccolo appartamento ricavato in un'ala del convento annesso alla chiesa latina della Santa Croce, retta dai frati minori della Custodia di Terra Santa. "Non bisogna lasciarsi ingannare - continua - da quello che si vede qui intorno. Questa non è la vera Cipro". Padre Barato parlava dinanzi alla chiesa in attesa che dal giardino della nunziatura uscisse il corteo papale. In realtà quando le auto hanno varcato il cancellone di ferro dirette verso il palazzo presidenziale - dove il Pontefice avrebbe incontrato il presidente Christofias - lo sfilare è stato accolto da un silenzio surreale, se si eccettuano timidi applausi dei pochi civili ammessi. Siamo infatti nel cuore della zona blu, la fascia smilitarizzata e controllata dalle Nazioni Unite che divide in due la città e l'isola. Qui è severamente vietato anche solo avvicinarsi. Men che mai si possono scattare fotografie. "Durante il giorno - assicura padre Umberto - si sentono al massimo sferragliare i carri e i blindati militari".
Il corteo papale è stato fatto uscire da una porta laterale, perché quella centrale è sbarrata. Si affaccia su una strada nella quale un muro, innalzato di traverso, ha tolto ogni possibilità di vita. Il corteo ha solo sfiorato la zona. Quel tanto che è bastato perché si materializzasse davanti agli occhi degli ospiti la divisione tra le due anime di Cipro. Avevano le forme del filo spinato, delle mura sbrecciate dai colpi di artiglieria, delle garitte e delle feritoie difese da sacchetti di cemento ingrigiti dal tempo. Oltre il muro si vede dalle condizioni degli edifici, la situazione di abbandono in cui versa l'altra parte di una città ricca dei segni del passaggio di tanti popoli: dagli arabi, ai turchi, ai crociati, ai veneziani, agli inglesi. Un'immagine che forse ancora dominava il pensiero del Papa, quando si è trovato a tu per tu con il presidente Christofias. Nel palazzo presidenziale si è trattenuto a colloquio con lui per una quindicina di minuti, poi insieme si sono recati nella cerimonial hall, dov'è avvenuta la presentazione dei rispettivi seguiti. Prima di lasciare la sala il Papa ha lasciato una frase autografa sul libro degli ospiti. "In occasione della mia visita a Cipro - ha scritto in inglese - mi piace invocare le benedizioni divine di pace e prosperità sul presidente e sul popolo della Repubblica di Cipro". Quindi, nel giardino del palazzo, l'incontro con le altre autorità della Repubblica e con il Corpo Diplomatico. Il discorso del Papa, in risposta a quello del capo dello Stato, è stato fondamentale per l'intera visita. Il presidente e i rappresentanti diplomatici hanno seguito con attenzione ogni parola, con evidenti cenni di approvazione. Tutti alla fine hanno applaudito convinti.
Molto gradita da Benedetto XVI l'esibizione dei piccoli violinisti che lo hanno accolto eseguendo musiche di Bach, di Mozart e altri compositori. Si trattava del Cyprous Young Strings Soloist, 8 bambine e 4 maschietti, diretti dal maestro Matheus Kariolous. Per uscire dal palazzo il Papa è nuovamente passato davanti alla statua dell'arcivescovo Makarios iii, l'arcivescovo ortodosso che nel 1960 fu eletto primo presidente della Repubblica. Benedetto XVI, quando era giunto al palazzo presidenziale aveva deposto una corona di fiori ai piedi della statua.
È stato durante il trasferimento verso la scuola elementare San Marone - uno dei ventidue istituti di istruzione cattolici di Cipro - che si è delineato il volto di una popolazione straordinaria. Nella scuola attendevano il Pontefice i rappresentanti delle comunità cattoliche locali. Ci sono tanti immigrati che hanno trovato accoglienza a Cipro. Si sono integrati senza difficoltà. Non subiscono discriminazioni. E oggi sono qui, gli uni accanto agli altri. Accompagnano il Papa fin dentro il campo sportivo. Tra loro anche alcuni abitanti di quattro villaggi maroniti nel nord di Cipro: Kormakiti, Asomatos, Agia Marina e Karpasha. Benedetto XVI ha sfiorato con lo sguardo i loro volti, sui quali i segni della festa cancellano quelli della sofferenza quotidiana. Il Pontefice al di là della gioia sa leggere i segni della sofferenza. E li ha consolati con affetto paterno, aggiungendo al testo preparato parole di saluto improvvisate. Anche molti altri tra i fedeli maroniti che oggi abitano nel sud di Cipro hanno nel cuore la pena per gli affetti e per le case che sono stati loro strappati. A esprimere loro solidarietà sono giunti a Nicosia, per questa occasione, diciassette vescovi maroniti venuti da Siria, Libano, Grecia e addirittura dal Canada, dagli Stati Uniti d'America e dal Messico. Il Papa, rispondendo al saluto dell'arcivescovo Soueif, ha avuto per tutti parole di incoraggiamento. Li ha lasciati mentre i bambini, su musiche di Theodorakis, eseguivano danze tradizionali.
Benedetto XVI ha infine pranzato con l'arcivescovo ortodosso di Cipro, Sua Beatitudine Chrysostomos II . Poco prima i due si erano intrattenuti a colloquio privato. Quindi la visita alla tomba dell'arcivescovo Makarios iii e alla cattedrale. Infine lo scambio dei discorsi. Dopo aver ringraziato l'arcivescovo per l'aiuto offerto ai terremotati dell'Aquila, il Papa ha risposto alle preoccupazioni manifestate, venerdì a Paphos, da Chrysostomos II auspicando che presto i ciprioti possano trovare una soluzione ai loro problemi. Infine ha visitato il museo che conserva preziose icone dei secoli passati.

(©L'Osservatore Romano - 6 giugno 2010)


Paparatzifan
00domenica 6 giugno 2010 20:58
Dal blog di Lella...

SINODO M.O.: CRISTIANI FUGGONO NELL'INDIFFERENZA DEL MONDO

Salvatore Izzo

(AGI) - Nicosia, 6 giu.

"Sarebbe una perdita per la Chiesa universale se il Cristianesimo dovesse affievolirsi o scomparire proprio là dove è nato”.
C’è dunque la “grave responsabilità” di “mantenere la fede cristiana in queste terre sante”.
Lo afferma il documento di base dell'Assemblea Speciale del Sinodo che Benedetto XVI ha consegnato questa mattina, nel corso di una celebrazione a Nicosia, ai rappresentanti dell’episcopato del Medio Oriente che si riuniranno a Roma dal 10 al 24 ottobre sul tema: “La Chiesa Cattolica in Medio Oriente: comunione e testimonianza.
‘La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola’”. "Da decenni - denuncia il documento - la mancata risoluzione del conflitto israelo-palestinese, il non rispetto del diritto internazionale e dei diritti umani, e l’egoismo delle grandi potenze hanno destabilizzato l’equilibrio della regione e imposto alle popolazioni una violenza che rischia di gettarle nella disperazione".
Il documento sottolinea che i conflitti regionali rendono "ancora più fragile" la situazione dei cristiani. Essi infatti "sono tra le principali vittime della guerra in Iraq", ma "ancor’oggi la politica mondiale non ne tiene sufficiente conto". Mentre “in Libano, i cristiani sono divisi sul piano politico e confessionale”. “In Egitto, la crescita dell’Islam politico, da una parte, e il disimpegno, in parte forzato, dei cristiani nei confronti della società civile, dall’altra, rendono la loro vita esposta a serie difficoltà”. “In altri Paesi, l’autoritarismo, cioè la dittatura, spinge la popolazione, compresi i cristiani, a sopportare tutto in silenzio per salvare l’essenziale. In Turchia, il concetto attuale di laicità pone ancora problemi alla piena libertà religiosa del Paese” . Nel dociumento "i cristiani sono esortati a non tralasciare il loro impegno nella società nonostante le tentazioni allo scoraggiamento".
"In questo contesto di conflittualità, difficoltà economiche e limitazioni politiche e religiose, i cristiani - constatano i membri del Consiglio della Segreteria del Sinodo - continuano ad emigrare", mentre “nel gioco delle politiche internazionali si ignora spesso l’esistenza dei cristiani, i quali ne sono le prime vittime; questa è una delle cause principali dell’emigrazione". I vescovi del Medio Oriente, dunque, "invitano le Chiese in Occidente a sensibilizzare i governi dei loro Paesi a questa situazione". Ma soprattutto si rivolgono ai loro fedeli, posti davanti a questa "sfida". "Sostenuto dalla comunità cristiana universale, il cristiano del Medio Oriente - affermano i presuli - è chiamato ad accettare la propria vocazione, al servizio della società”. L’invito ai credenti è che “siano dei testimoni, consapevoli che testimoniare la verità può portare ad essere perseguitati”. I cristiani, nonostante il loro “numero esiguo”, ricorda il documento, “appartengono a pieno titolo al tessuto sociale e all’identità stessa” di questi Paesi. La loro scomparsa rappresenterebbe una perdita per il pluralismo del Medio Oriente".
Il testo esprime “la preoccupazione per le difficoltà del momento presente, ma, al contempo, la speranza, fondata sulla fede cristiana”. “La storia - si legge nel documento - ha fatto sì che diventassimo un piccolo gregge. Ma noi, con la
nostra condotta, possiamo tornare ad essere una presenza che conta".
“Ai cristiani del Medio Oriente - sottolinea l’Instrumentum laboris - si può ripetere ancora oggi: ‘Non temere, piccolo gregge', tu hai una missione, da te dipenderà la crescita del tuo Paese e la vitalità della tua Chiesa, e ciò avverrà solo con la pace, la giustizia e l’uguaglianza di tutti i suoi cittadini”.
"Purtroppo - ammettono i vescovi - si deve constatare che oggi lo slancio
evangelico è spesso frenato e la fiamma dello Spirito sembra essersi affievolita”.
“Se la Chiesa non lavora per le vocazioni è destinata a scomparire”. La crisi delle vocazioni è dovuta a varie cause: emigrazione delle famiglie, diminuzione delle nascite, un ambiente sempre più contrario ai valori evangelici. Inoltre “la mancanza di unità tra i membri del clero” costituisce “una controtestimonianza” mentre “la formazione umana e spirituale di sacerdoti, religiosi e religiose talvolta lascia a desiderare” . Anche “la vita contemplativa, pilastro di ogni vera consacrazione è assente nella maggior parte delle congregazioni”.
Infine il documento rileva la crescente immigrazione in Medio Oriente di lavoratori africani ed asiatici, tra cui molti cristiani, “spesso oggetto di ingiustizie sociali sfruttamento e abusi sessuali”. In questa situazione i cattolici sono chiamati ad essere “sempre più testimoni autentici della Resurrezione nella società” .

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SINODO M.O.: LA LAICITA' POSITIVA COSTRUISCE LA PACE E LA DEMOCRAZIA

Salvatore Izzo

(AGI) - Nicosia, 6 giu.

I cattolici del Medio Oriente sono chiamati a promuovere il concetto di “laicità positiva” dello Stato per “alleviare il carattere teocratico del governo” e permettere “più uguaglianza tra i cittadini di religioni differenti favorendo così la promozione di una democrazia sana, positivamente laica, che riconosca pienamente il ruolo della religione, anche nella vita pubblica, nel pieno rispetto della distinzione tra gli ordini religioso e temporale”. Lo afferma il documento di base dell'Assemblea Speciale del Sinodo che Benedetto XVI ha consegnato questa mattina a Nicosia. "I cristiani - spiega il testo - devono essere minoranza attiva, senza ripiegarsi su di sé “in un atteggiamento ghettizzante”. La Chiesa incoraggia a formare famiglie numerose e promuove l’educazione, “che resta l’investimento maggiore”: le scuole e università cattoliche accolgono migliaia di persone di tutte le religioni, così come i centri ospedalieri e i servizi sociali". Tuttavia, le Chiese e le scuole cattoliche “potrebbero aiutare di più i meno fortunati”. E’ infatti “soprattutto grazie alle attività caritative indirizzate non soltanto ai cristiani, ma anche ai musulmani e agli ebrei, che l’azione delle Chiese in favore del bene comune è particolarmente tangibile”. C’è poi nel testo un “richiamo alla trasparenza nella gestione del denaro della Chiesa, soprattutto da parte dei sacerdoti e dei Vescovi, per distinguere ciò che è dato per uso personale da ciò che appartiene alla Chiesa".

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SINODO M.O.: VIOLENZA DEI FORTI PORTA A RISPOSTA TERRORISMO

Salvatore Izzo

(AGI) - Nicosia, 6 giu.

Nella situazione conflittuale della regione i cristiani, sono esortati a promuovere "la pedagogia della pace": si tratta di una via "realistica, anche se rischia di essere respinta dai piu'; essa ha anche piu' possibilita' di essere accolta, visto che la violenza tanto dei forti quanto dei deboli ha condotto, nella regione del Medio Oriente, unicamente a fallimenti e a uno stallo generale". Si tratta di una situazione "sfruttata dal terrorismo mondiale piu' radicale".
"Il cristiano - si legge nel documento di base del Sinodo Speciale, consegnato oggi dal Papa a Nicosia - ha un contributo speciale da apportare nell'ambito della giustizia e della pace"; ha il dovere di "denunciare con coraggio la violenza da qualunque parte essa provenga, e suggerire una soluzione, che non puo' passare che per il dialogo", la riconciliazione e il perdono. Tuttavia i cristiani devono "esigere con mezzi pacifici" che anche i loro diritti "siano riconosciuti dalle autorita' civili"

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SINODO M.O.: occupazione israeliana dei territori e' grave ingiustizia

Salvatore Izzo

(AGI) - Nicosia, 6 giu.

“L’occupazione israeliana dei territori Palestinesi rende difficile la vita quotidiana per la libertà di movimento, l’economia e la vita sociale e religiosa (accesso ai Luoghi Santi, condizionato da permessi militari accordati agli uni e rifiutati agli altri, per ragioni di sicurezza)".
Lo afferma il documento di base dell'Assemblea Speciale del Sinodo che Benedetto XVI ha consegnato questa mattina a Nicosia.
Inoltre, denuncia il testo, "alcuni gruppi fondamentalisti cristiani giustificano, basandosi sulle Sacre Scritture, l’ingiustizia politica imposta ai palestinesi, il che rende ancor più delicata la posizione dei cristiani arabi”.
I rapporti con l’ebraismo che trovano “nel Concilio Vaticano II un punto di riferimento fondamentale” occupano un lungo capitolo dell'Instrumentum laboris redatto dal Consiglio della Segreteria del Sinodo sulla base delle risposte ai questionari fatte pervenire a Roma dagli episcopati locali. Il dialogo con gli ebrei è definito “essenziale, benché non facile” risentendo del conflitto israelo-palestinese.
La Chiesa auspica che “ambedue i popoli possano vivere in pace in una patria che sia la loro, all’interno di confini sicuri ed internazionalmente riconosciuti”. Si ribadisce la ferma condanna dell’antisemitismo, sottolineando che “gli attuali atteggiamenti negativi tra popoli arabi e popolo ebreo sembrano piuttosto di carattere politico” e dunque estranei ad ogni discorso ecclesiale. I cristiani sono chiamati “a portare uno spirito di riconciliazione basata sulla giustizia e l’equità per le due parti. D’altra parte, le Chiese nel Medio Oriente invitano a mantenere la distinzione tra la realtà religiosa e quella politica”.
Anche le relazioni della Chiesa Cattolica con i musulmani hanno fondamento nel Concilio Vaticano II. Vengono ribadite in proposito le parole di Benedetto XVI: “Il dialogo interreligioso e interculturale fra cristiani e musulmani non può ridursi ad una scelta stagionale. Esso è infatti una necessità vitale, da cui dipende in gran parte il nostro futuro”. Si rileva che “è importante da una parte avere i dialoghi bilaterali - con gli ebrei e con l’Islam - e poi anche il dialogo trilaterale”.

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SINODO M.O.: CON ISLAM IL CONFLITTO E' SULLA LIBERTA' RELIGIOSA

Salvatore Izzo

(AGI) - Nicosia, 6 giu.

In Medio Oriente, "libertà di religione vuol dire solitamente libertà di culto, non dunque libertà di coscienza, cioè della libertà di credere o non credere, di praticare una religione da soli o in pubblico senza alcun impedimento, e dunque della libertà di cambiare religione". Lo denuncia il documento di base dell'Assemblea Speciale del Sinodo che Benedetto XVI ha consegnato questa mattina a Nicosia. In questo contesto, affermano i vescovi, "la religione è, in generale, una scelta sociale e perfino nazionale, non individuale". E "cambiare religione è ritenuto un tradimento verso la società, la cultura e la Nazione costruita principalmente su una tradizione religiosa”. Per questo “la conversione alla fede cristiana è vista come il frutto di un proselitismo interessato, non di una convinzione religiosa autentica. Per il musulmano, essa è spesso vietata dalle leggi dello Stato”.
D’altra parte, per quanto riguarda i cristiani, rileva il testo, “in alcuni casi, la conversione all’Islam non avviene per convinzione religiosa, ma per interessi personali. A volte, essa può verificarsi anche sotto la pressione del proselitismo musulmano”. E se i cattolici "affermano il fermo rifiuto del proselitismo cristiano (il documento condanna infatti “decisamente il proselitismo che usa mezzi non conformi al Vangelo”), esso è apertamente praticato da alcune comunità ‘evangeliche". Per i vescovi dunque "la questione dell’annuncio ha bisogno di una riflessione più approfondita” per arrivare ad affermare “il diritto di ogni persona e la sua completa libertà di coscienza".
Le relazioni tra cristiani e musulmani sono, più o meno spesso, difficili - rileva il documento - soprattutto per il fatto che i musulmani non fanno distinzione tra religione e politica, il che mette i cristiani nella situazione delicata di non-cittadini, mentre essi sono cittadini di questi Paesi già da ben prima dell’arrivo dell’Islam".
Secondo i vescovi, "la chiave del successo della coesistenza tra cristiani e musulmani dipende dal riconoscere la libertà religiosa e i diritti dell’uomo”. “I cristiani sono chiamati - affermano i presuli del Medio Oriente - a non isolarsi in ghetti, in atteggiamenti difensivi e di ripiegamento su di sé tipici delle minoranze.
Molti fedeli insistono sul fatto che cristiani e musulmani sono chiamati a lavorare assieme per promuovere la giustizia sociale, la pace e la libertà, e difendere i diritti umani e i valori della vita e della famiglia”. Si suggerisce “la revisione dei libri scolastici e soprattutto di insegnamento religioso, affinché siano liberi da ogni pregiudizio e stereotipo sull’altro” e si invita al dialogo della “verità nella carità”.
Il documento affronta quindi il tema dell’evangelizzazione in una società musulmana affermando che può avvenire solo attraverso la testimonianza: ma “si chiede che essa sia garantita anche da opportuni interventi esterni”. Secondo i vescovi, l’attività caritativa delle comunità cattoliche “verso i più poveri e gli esclusi, senza discriminazione, rappresenta il modo più evidente della diffusione dell’insegnamento cristiano. Tali servizi - infatti - spesso sono assicurati solo dalle istituzioni ecclesiali".

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SINODO M.O.: L'ESTREMISMO ISLAMICO E' UNA MINACCIA PER TUTTI

Salvatore Izzo

(AGI) - Nicosia, 6 giu.

"L’estremismo islamico continua a crescere in tutta l’area del Medio Oriente costituendo “una minaccia per tutti, cristiani, ebrei
e musulmani”. Lo denuncia il documento di base dell'Assemblea Speciale del
Sinodo che Benedetto XVI ha consegnato questa mattina a Nicosia.
Il documento, di una quarantina di pagine, è stato realizzato dall’elaborazione delle
numerose risposte al questionario pervenute dai Sinodi dei vescovi delle Chiese Orientali Cattoliche sui iuris, dalle Conferenze episcopali, dai Dicasteri della Curia Romana, dall’Unione dei Superiori Generali come pure da tante persone singole e gruppi ecclesiali.
Nella prefazione, il segretario generale del Sinodo dei Vescovi, l’arcivescovo Nikola Eterovich;, sottolinea che “la situazione attuale nel Medio Oriente è per non pochi versi simile a quella vissuta dalla primitiva comunità cristiana in Terra Santa” in mezzo a difficoltà e persecuzioni. “I primi cristiani agivano in situazioni alquanto avverse. Trovavano l’opposizione e l’inimicizia dei poteri religiosi del proprio popolo, la loro patria era occupata, inserita all’interno del potente impero romano”. Ciononostante “proclamavano integra la Parola di Dio”, compreso l’amore per i nemici, arrivando a testimoniare “con il martirio la fedeltà al Signore della vita”.

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Paparatzifan
00domenica 6 giugno 2010 21:00
Dal blog di Lella...

Equivoco: Pri polemizza col Papa. "Prive di equilibrio le sue parole su Israele". Ma non sono parole del Papa

Il segretario del Pri, Nucara confonde il documento-base del Sinodo con il discorso di Benedetto XVI sul Medio Oriente

GIACOMO GALEAZZI

INVIATO A CIPRO

"Apprezziamo le preoccupazioni del Pontefice per la tensione in Medio Oriente, ma dobbiamo constatare purtroppo una mancanza di equilibrio nelle sue parole": lo dichiara in una nota il segretario del Pri, Francesco Nucara. "Perchè - spiega - se i cristiani devono giudicare l'occupazione dei territori come un'ingiustizia politica, debbono altrettanto giudicare come ingiusto il mancato riconoscimento dello Stato ebraico e ricordare che quando Israele restituì i territori (lo fece Sharon nella striscia di Gaza nel 2005), i palestinesi li utilizzarono per avanzare il fuoco delle loro batterie di missili contro i confini israeliani". Nel testo che prepara il Sinodo si legge che "da decenni la mancata risoluzione del conflitto israelo-palestinese, il non rispetto del diritto internazionale e dei diritti umani, e l’egoismo delle grandi potenze hanno destabilizzato l’equilibrio della regione e imposto alle popolazioni una violenza che rischia di gettarle nella disperazione". Si parla anche dell’occupazione israeliana, defnita "un’ un’ingiustizia politica imposta ai palestinesi", che non si può giustificare con pretese teologiche.

www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=242&ID_articolo=2164&ID_sezione=&...


Paparatzifan
00domenica 6 giugno 2010 21:03
Dal blog di Lella...

Il riepilogo della terza giornata del Papa a Cipro

(AGI) - Nicosia, 6 giu.

(di Salvatore Izzo)

Serve "uno sforzo internazionale urgente e concertato al fine di risolvere le tensioni che continuano nel Medio Oriente, specie in Terra Santa, prima che tali conflitti conducano a uno spargimento maggiore di sangue".
A lanciare questo drammatico appello e' stato Benedetto XVI a Nicosia, consegnando ai vescovi del Medio Oriente il documento di base per il prossimo Sinodo Speciale che in ottobre li riunira' in Vaticano.
"Il Mediterraneo Orientale non e' estraneo - ha poi ripetuto nel discorso di saluto pronunciato all'aeroporto di Larnaca - a conflitti e spargimento di sangue, come abbiamo tragicamente visto negli ultimi giorni".
"Raddoppiamo i nostri sforzi - ha esortato - al fine di costruire una pace reale e duratura per tutti i popoli della regione". "In un Mediterraneo formato da un ricco mosaico di popoli con le loro proprie culture e le loro bellezze, calore ed umanita', Cipro - ha osservato Ratzinger - puo' giocare un ruolo particolare nel promuovere il dialogo e la cooperazione.
Impegnandovi pazientemente per la pace dei vostri focolari domestici e per la prosperita' dei vostri vicini, voi sarete ben preparati ad ascoltare e comprendere tutti gli aspetti di molte complesse questioni, ed aiutare i popoli a giungere ad una maggiore comprensione gli uni degli altri".
"Abitando nella Nunziatura Apostolica, che si trova nella zona cuscinetto sotto il controllo delle Nazioni Unite, ho potuto vedere di persona - ha confidato - qualcosa della triste divisione dell'isola, come pure rendermi conto della perdita di una parte significativa di un'eredita' culturale che appartiene a tutta l'umanita'".
Lo ha detto Benedetto XVI che prima di lasciare Cipro ha parlato esplicitamente dell'occupazione turca di un terzo del territorio.
"Ho potuto anche ascoltare - ha rivelato - ciprioti del nord che vorrebbero ritornare in pace alle loro case e ai loro luoghi di culto, e sono stato profondamente toccato dalle loro richieste".
Per il Papa, "verita' e riconciliazione, insieme al mutuo rispetto, sono il fondamento piu' solido per un futuro in unita' e pace per quest'isola e per la stabilita' e prosperita' di tutti i suoi abitanti. Molto di positivo e' stato raggiunto, a questo riguardo, negli anni scorsi, per mezzo di un dialogo concreto, benche' ancora molto rimanga da fare per superare le divisioni". Il Pontefice ha voluto cosi' "incoraggiare i ciprioti a lavorare con pazienza e costanza con i vostri vicini per costruire un futuro migliore e piu' sicuro per tutti".
"Il Medio Oriente ha un posto speciale nel cuore di tutti i cristiani: e' mia ferma speranza - ha aggiunto rivolto ora ai cattolici del Medio Oriente - che i vostri diritti siano sempre piu' rispettati, compreso il diritto alla liberta' di culto e la liberta' religiosa, e che non soffriate giammai di discriminazioni di alcun tipo".
Ai cattolici della Regione (rappresentati dai 6 mila presenti stamani nel Palazzo dello Sport della capitale cipriota, a pochi passi dalla linea verde che divide in due l'Isola dall'occupazione turca del 1974) il Papa ha chiesto di abbattere le barriere per portare "pace e riconciliazione dove ci sono i conflitti, ed offrire al mondo un messaggio di speranza".
"Abbattere le barriere tra noi e i nostri vicini - ha spiegato - e' prima premessa per entrare nella vita divina all quale siamo chiamati. Abbiamo bisogno di essere liberati da tutto quello che ci blocca e ci isola timore e sfiducia verso gli altri, avidita' ed egoismo, mancanza di volonta' di accettare il rischio della vulnerabilita' alla quale ci esponiamo quando ci apriamo all'amore".
"Il Sinodo Speciale - ha continuato parlando ai fedeli cattolici dei diversi riti - desidera incoraggiarvi nella testimonianza della vostra fede in Cristo, che voi rendete nei Paesi dove questa fede e' nata ed e' cresciuta".
"E' noto - ha continuato - che alcuni fra voi soffrono grandi prove dovute alla situazione attuale della regione. L'Assemblea Speciale e' un'occasione per i cristiani del resto del mondo di offrire un sostegno spirituale e una solidarieta' per i loro fratelli e sorelle del Medio Oriente".
Prima di consegnare il documento ai vescovi Benedetto XVI ha voluto ricordare mons. Luigi Padovese ucciso in Turchia giovedi' scorso. "Prima di iniziare, ritengo doveroso - ha detto - fare memoria del defunto vescovo Luigi Padovese, che, come presidente della Conferenza Episcopale Turca, ha contribuito alla preparazione dell'Instrumentum Laboris, che oggi vi consegno.
La notizia della sua morte improvvisa e tragica, avvenuta giovedi', ha sorpreso e colpito tutti noi. Affido la sua anima alla misericordia di Dio onnipotente, ricordando quanto egli si impegno', specialmente come vescovo, per la mutua comprensione in ambito interreligioso e culturale e per il dialogo tra le Chiese. La sua morte e' un lucido richiamo alla vocazione che tutti i cristiani condividono ad essere, in ogni circostanza, testimoni coraggiosi di tutto cio' che e' buono, nobile e giusto".
"L'estremismo islamico continua a crescere in tutta l'area del Medio Oriente costituendo "una minaccia per tutti, cristiani, ebrei e musulmani", denuncia il documento: una quarantina di pagine che rappresentano "l'elaborazione delle numerose risposte al questionario pervenute dai Sinodi dei vescovi delle Chiese Orientali Cattoliche sui iuris, dalle Conferenze episcopali, dai Dicasteri della Curia Romana, dall'Unione dei Superiori Generali come pure da tante persone singole e gruppi ecclesiali".
Le affermazioni in esso contenute, dunque, dovranno essere discusse al Sinodo e sara' poi il Papa in persona a formulare le posizioni della Chiesa nella sua esortazione apostolica post-sinodale, ma questo non toglie autorevolezza alle affermazioni del testo.
Nella situazione conflittuale della regione i cristiani, si legge, sono esortati a promuovere "la pedagogia della pace": si tratta di una via "realistica, anche se rischia di essere respinta dai piu'; essa ha anche piu' possibilita' di essere accolta, visto che la violenza tanto dei forti quanto dei deboli ha condotto, nella regione del Medio Oriente, unicamente a fallimenti e a uno stallo generale". Si tratta di una situazione "sfruttata dal terrorismo mondiale piu' radicale".
I cristiani devono "esigere con mezzi pacifici" che anche i loro diritti "siano riconosciuti dalle autorita' civili". E sono chiamati a promuovere il concetto di "laicita' positiva" dello Stato per "alleviare il carattere teocratico del governo" e permettere "piu' uguaglianza tra i cittadini di religioni differenti favorendo cosi' la promozione di una democrazia sana, positivamente laica, che riconosca pienamente il ruolo della religione, anche nella vita pubblica, nel pieno rispetto della distinzione tra gli ordini religioso e temporale". "Sarebbe una perdita - dunque - se il Cristianesimo dovesse affievolirsi o scomparire proprio la' dove e' nato".
Ma "da decenni - denuncia il documento - la mancata risoluzione del conflitto israelo-palestinese, il non rispetto del diritto internazionale e dei diritti umani, e l'egoismo delle grandi potenze hanno destabilizzato l'equilibrio della regione e imposto alle popolazioni una violenza che rischia di gettarle nella disperazione".
Il documento sottolinea che i conflitti regionali rendono "ancora piu' fragile" la situazione dei cristiani. Essi infatti "sono tra le principali vittime della guerra in Iraq", ma "ancor'oggi la politica mondiale non ne tiene sufficiente conto". Mentre "in Libano, i cristiani sono divisi sul piano politico e confessionale". "In Egitto, la crescita dell'Islam politico, da una parte, e il disimpegno, in parte forzato, dei cristiani nei confronti della societa' civile, dall'altra, rendono la loro vita esposta a serie difficolta'". "In altri Paesi, l'autoritarismo, cioe' la dittatura, spinge la popolazione, compresi i cristiani, a sopportare tutto in silenzio per salvare l'essenziale. In Turchia, il concetto attuale di laicita' pone ancora problemi alla piena liberta' religiosa del Paese".
"L'occupazione israeliana dei territori Palestinesi - afferma inoltre il testo - rende difficile la vita quotidiana per la liberta' di movimento, l'economia e la vita sociale e religiosa (accesso ai Luoghi Santi, condizionato da permessi militari accordati agli uni e rifiutati agli altri, per ragioni di sicurezza)". I rapporti con l'ebraismo, che trovano "nel Concilio Vaticano II un punto di riferimento fondamentale", occupano un lungo capitolo dell'Instrumentum laboris: il dialogo con gli ebrei e' definito "essenziale, benche' non facile" risentendo del conflitto israelo- palestinese.
La Chiesa auspica che "ambedue i popoli possano vivere in pace in una patria che sia la loro, all'interno di confini sicuri ed internazionalmente riconosciuti". Si ribadisce la ferma condanna dell'antisemitismo, sottolineando che "gli attuali atteggiamenti negativi tra popoli arabi e popolo ebreo sembrano piuttosto di carattere politico" e dunque estranei ad ogni discorso ecclesiale. Anche le relazioni della Chiesa Cattolica con i musulmani hanno fondamento nel Concilio Vaticano II", ma "sono spesso, difficili - rileva il documento - soprattutto per il fatto che i musulmani non fanno distinzione tra religione e politica, il che mette i cristiani nella situazione delicata di non-cittadini, mentre essi sono cittadini di questi Paesi gia' da ben prima dell'arrivo dell'Islam". Secondo i vescovi, "la chiave del successo della coesistenza tra cristiani e musulmani dipende dal riconoscere la liberta' religiosa e i diritti dell'uomo" e questo significa consentire anche la conversione al cristianesimo.
"Le autorita', sia quelle politiche, sia quelle religiose, hanno fatto presente con molta forza - chiarisce prima della partenaza il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi - le loro attese, i loro problemi, connessi anche alla situazione di divisione dell'isola, di rischio di perdita del patrimonio culturale cristiano e cosi' via. Lo hanno fatto con molta chiarezza, approfittando anche dell'occasione di avere un ospite cosi' importante".
E, tiene a sottolineare Lombardi rispondendo implicitamente a polemiche suscitate non dalle parole del Pontefice ma dal documento dei vescovi del Medio Oriente che alcuni media hanno attribuito tout court alla Santa Sede, "il Papa ha risposto da par suo con grande equilibrio e con chiarezza, sostenendo quelli che sono i principi fondamentali della convivenza: il rispetto dei diritti della persona umana e il diritto di poter tornare ai propri luoghi originari, essere in comunicazione con essi per coloro che li hanno dovuti lasciare, il diritto alla liberta' religiosa, alla liberta' di coscienza, alla liberta' di culto.
Ecco, quindi, in modo molto pacato il Papa ha saputo dimostrare la sua sensibilita' a questi problemi e anche le vie attraverso cui si possono superare, cosi' come negli appelli di pace per la regione del Medio Oriente". "Alla conclusione della messa c'e' stato un appello molto esplicito proprio per la pace nel Medio Oriente e l'impegno di tutti in questa direzione.
Tra l'altro, la venuta del Papa, e l'aver scelto Cipro come luogo del lancio del Sinodo del Medio Oriente, ha dato grandissima dignita' all'isola in se stessa come crocevia, come punto di incontro, come luogo dove si puo' convenire da tutti i vari Paesi del Medio Oriente. Quindi, la dignita', l'importanza storica, culturale, religiosa di quest'isola e' stata affermata nei fatti dal Papa e dalla Chiesa Cattolica con grande evidenza, proprio approfittando di questo viaggio".

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+PetaloNero+
00lunedì 7 giugno 2010 00:43
Discorso di Benedetto XVI alla cerimonia di congedo da Cipro
Pace e riconciliazione per l'isola



LARNACA, domenica, 6 giugno 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il discorso pronunciato questa domenica da Benedetto XVI all’aeroporto internazionale di Larnaca, prima di far ritorno a Roma.

* * *

Signor Presidente,
Distinte Autorità,
Signore e Signori,

è giunto ormai il tempo per me di lasciarvi, dopo il mio breve ma fruttuoso Viaggio Apostolico a Cipro.

Signor Presidente, la ringrazio per le gentili parole e sono felice di esprimere la mia gratitudine a Lei per tutto quello che Lei, il suo Governo e le Autorità civili e militari hanno fatto per rendere la mia visita un memorabile successo.

Mentre lascio la vostra terra, come molti pellegrini prima di me, ricordo ancora come il Mediterraneo è formato da un ricco mosaico di popoli con le loro proprie culture e le loro bellezze, calore ed umanità. Nonostante tale realtà, il Mediterraneo Orientale, al medesimo tempo, non è estraneo a conflitto e spargimento di sangue, come abbiamo tragicamente visto negli ultimi giorni. Raddoppiamo i nostri sforzi al fine di costruire una pace reale e duratura per tutti i popoli della regione.

Assieme a questo obiettivo generale, Cipro può giocare un ruolo particolare nel promuovere il dialogo e la cooperazione. Impegnandovi pazientemente per la pace dei vostri focolari domestici e per la prosperità dei vostri vicini, voi sarete ben preparati ad ascoltare e comprendere tutti gli aspetti di molte complesse questioni, ed aiutare i popoli a giungere ad una maggiore comprensione gli uni degli altri. La strada che state percorrendo è una di quelle alle quali la comunità internazionale guarda con grande interesse e speranza e noto con soddisfazione tutti gli sforzi compiuti per favorire la pace per il vostro popolo e per tutta l’isola di Cipro.

Mentre rendo grazie a Dio per questi giorni che hanno visto il primo incontro della comunità cattolica di Cipro con il successore di Pietro nella vostra terra, ricordo anche con gratitudine i miei incontri con le altre autorità cristiane, in particolare Sua Beatitudine Crisostomo II e gli altri rappresentanti della Chiesa di Cipro che ringrazio per la loro fraterna accoglienza. Spero che la mia visita qui possa essere un ulteriore passo lungo il cammino che è stato aperto prima di noi con l’abbraccio a Gerusalemme dell’allora Patriarca Atenagora ed il mio venerabile predecessore Papa Paolo VI. I loro primi passi profetici compiuti insieme ci hanno indicato la strada che anche noi dobbiamo percorrere. Abbiamo un appello divino ad essere fratelli, a camminare fianco a fianco nella fede, umili davanti a Dio onnipotente e con inscindibili legami di affetto l’uno per l’altro. Nell’invitare i fedeli cristiani a continuare questo cammino, desidero assicurarli che la Chiesa Cattolica, con la grazia di Dio, impegnerà se stessa per raggiungere l’obiettivo della perfetta unità nella carità tramite una stima più profonda verso ciò che Cattolici ed Ortodossi hanno di più caro.

Lasciatemi anche esprimere ancora la mia sincera speranza e preghiera che, insieme, Cristiani e Musulmani diverranno un lievito di pace e riconciliazione tra i Ciprioti e ciò sarà di esempio per gli altri Paesi.

Infine, Signor Presidente, mi permetta di incoraggiare Lei ed il suo Governo nella vostra alta responsabilità. Come ben sapete, fra i vostri compiti più importanti vi è quello di assicurare la pace e la sicurezza di tutti i Ciprioti. Avendo pernottato in questi ultimi giorni nella Nunziatura Apostolica, che si trova nella zona cuscinetto sotto il controllo delle Nazioni Unite, ho potuto vedere di persona qualcosa della triste divisione dell’isola, come pure rendermi conto della perdita di una parte significativa di un’eredità culturale che appartiene a tutta l’umanità. Ho potuto anche ascoltare Ciprioti del nord che vorrebbero ritornare in pace alle loro case e ai loro luoghi di culto, e sono stato profondamente toccato dalle loro richieste. Certamente, verità e riconciliazione, insieme al mutuo rispetto, sono il fondamento più solido per un futuro in unità e pace per quest’isola e per la stabilità e prosperità di tutti i suoi abitanti. Molto di positivo è stato raggiunto, a questo riguardo, negli anni scorsi, per mezzo di un dialogo concreto, benché ancora molto rimanga da fare per superare le divisioni. Mi permetta di incoraggiare Lei ed i suoi concittadini a lavorare con pazienza e costanza con i vostri vicini per costruire un futuro migliore e più sicuro per tutti i vostri figli. In questo impegno, sia certo delle mie preghiere per la pace di tutta Cipro.

[Signor Presidente, cari amici, con queste brevi parole vi porgo il mio arrivederci. Grazie mille e che la Trinità Santissima e la Vergine Tutta Santa vi benedica sempre. Addio! La pace sia con voi!]

[© Copyright 2010 - Libreria Editrice Vaticana]





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Paparatzifan
00lunedì 7 giugno 2010 20:52
Dal blog di Lella...

APPELLO CONTRO LE VIOLENZE

“Bagno di sangue se non ci sarà pace in Terra Santa”

GIACOMO GALEAZZI

INVIATO A CIPRO

«Si rischia un bagno di sangue: l’estremismo islamico è una minaccia per tutti e l’ingiusta occupazione di Israele destabilizza la Terra Santa».
Nell’ultimo giorno del complicato viaggio a Cipro, il Papa lancia un accorato monito al Medio Oriente, una regione in cui «da decenni il mancato rispetto dei diritti umani e internazionali ha imposto alle popolazioni una violenza che rischia di gettarle nella disperazione». Il documento-base del Sinodo (consegnato ieri dal Papa ai vescovi) chiede alla comunità internazionale un «urgente intervento» per porre fine a pericolose «tensioni» e invoca una «risoluzione del conflitto israelo-palestinese» («focolaio principale» dei vari fronti mediorientali), superando «l’egoismo delle grandi potenze».
Grava l’ombra sanguinosa dell’omicidio del vescovo Luigi Padovese e del blitz israeliano contro la flottiglia pacifista diretta a Gaza. Il barbaro assassino del capo della Chiesa cattolica turca rappresenta un «triste monito alla vocazione che tutti i cristiani condividono, essere coraggiosi testimoni in ogni circostanza di ciò che è buono, nobile e giusto», evidenzia il Pontefice. La morte di Padovese, «tragica e imprevedibile», «ci ha sorpreso e sconvolto tutti».
L’occupazione israeliana è «un’ingiustizia politica imposta ai palestinesi», che nessun cristiano può giustificare con pretese teologiche. E infatti l’«ostpolitik» ratzingeriana punta proprio sul rapporto con ebraismo e Islam e su un «franco» dialogo interreligioso.
Benedetto XVI auspica che israeliani e palestinesi «possano vivere in pace in una patria che sia la loro, all’interno di confini sicuri e internazionalmente riconosciuti» e rinnova «la condanna dell’antisemitismo».
In uno scenario a tinte fosche «i cristiani sono chiamati a portare uno spirito di riconciliazione basato sulla giustizia e l’equità per le due parti». Le relazioni con l’Islam sono «spesso difficili», soprattutto «per il fatto che i musulmani non fanno distinzione tra religione e politica e ciò mette i cristiani nella situazione delicata di non-cittadini, mentre essi sono cittadini di questi Paesi già da ben prima dell’arrivo dell’Islam».
Quindi, «la chiave del successo della coesistenza tra le fedi dipende dal riconoscere la libertà religiosa e i diritti dell’uomo».
Anche il dialogo con gli ebrei è «essenziale, benché non facile» a causa del conflitto israelo-palestinese.
Dunque, «abbattere le barriere tra noi e i nostri vicini è la prima premessa per entrare nella vita divina alla quale siamo chiamati», ammonisce il Papa, che lancia un appello ai cristiani dell’area mediorientale affinché «superino le loro differenze, siano capaci di portare pace e riconciliazione dove ci sono i conflitti, e offrire al mondo un messaggio di speranza».
Il Papa sprona i credenti a dire no a «egoismo, avidità e sfiducia verso gli altri», in quanto «ciascuno di noi che apparteniamo alla Chiesa ha bisogno di uscire dal mondo chiuso della propria individualità e accettare la compagnia di coloro che condividono il pane con lui». Proprio «confermare e rafforzare i cristiani nella loro identità mediante la parola di Dio e i sacramenti» e «ravvivare la comunione ecclesiale tra le chiese» sono i principali obiettivi del Sinodo di ottobre in Vaticano. Ma l’assise dei vescovi sarà anche l’occasione per rafforzare «l’impegno ecumenico e il dialogo con ebrei e musulmani per il bene dell’intera società e perché la religione diventi sempre di più motivo di pace». La Santa Sede «intende fornire ai cristiani le ragioni della loro presenza in una società prevalentemente musulmana, sia essa araba, turca, iraniana o ebrea nello stato di Israele».
Nella cerimonia di congedo all’aeroporto di Larnaca, Benedetto XVI ha fatto riferimento alla strage al largo di Gaza.
«Il Mediterraneo è formato da un ricco mosaico di popoli con le loro culture, calore e umanità ma al medesimo tempo il Mediterraneo Orientale non è estraneo al conflitto e allo spargimento di sangue - ha detto -. Solo verità e riconciliazione garantiranno stabilità e prosperità».

© Copyright La Stampa, 7 giugno 2010


+PetaloNero+
00martedì 8 giugno 2010 16:13
A Cipro, Benedetto XVI non ha cercato di vincere, ma di convincere
La visita supera le aspettative

di Jesús Colina


CITTA' DEL VATICANO, martedì, 8 giugno 2010 (ZENIT.org).- I viaggi di Benedetto XVI, inclusa la sua ultima visita apostolica a Cipro, dal 4 al 6 giugno, sono diventati altoparlanti perché il suo magistero possa penetrare nei mezzi di comunicazione.

Dopo il sedicesimo itinerario internazionale del pontificato, esplicitamente presentato come una continuazione di quello in Terra Santa, ai giornalisti non sarà più possibile mettere in dubbio la sua posizione e il suo impegno a favore dell'unità dei cristiani, del dialogo con l'islam o della pace e della riconciliazione nello scenario internazionale.

I numeri parlano da sé. La Messa che ha presieduto questa domenica a Nicosia è stata uno degli incontri più affollati della storia del Paese, e l'avvenimento più importante della storia della Chiesa cattolica a Cipro (vi hanno partecipato più di 10.000 cattolici).

L'interesse della stampa è stato evidente, e infatti questa domenica la consegna dell'Instrumentum laboris (documento di lavoro) per il Sinodo dei Vescovi del Medio Oriente appariva sulla maggior parte delle prime pagine dei quotidiani europei su Internet. La gran parte degli articoli aveva un tono positivo.

Padre Federico Lombardi S.I., direttore della Sala Stampa della Santa Sede, constata come, con i suoi ultimi tre viaggi a Malta, in Portogallo e a Cipro, Benedetto XVI abbia modificato decisamente la percezione che si era creata nei mezzi di comunicazione con la crisi degli abusi sessuali.

“Una cosa che colpisce è che nel giro di poco più di un mese e mezzo abbiamo avuto tre viaggi all’estero del Papa, tutti e tre coronati direi da grandissimo successo, rispetto agli obiettivi che si potevano attendere e anche al di là di essi”, ha spiegato il portavoce vaticano.

Progresso ecumenico

In primo luogo, come ha riconosciuto lo stesso padre Lombardi, il grande successo del viaggio è stato ecumenico, in particolare relativamente al progresso nelle relazioni con la Chiesa ortodossa, maggioritaria nell'isola.

“Questo abbraccio di pace durante la Messa, questa mattina, tra il Papa e Chrysostomos, è il simbolo di questo incontro che segna un passo ulteriore sulla lunga strada dell’ecumenismo, ma con una Chiesa, come quella di Cipro, che pur essendo piccola numericamente è molto significativa nel movimento ecumenico, soprattutto nell’ambito ortodosso, e molto ricca di iniziative”, ha affermato padre Lombardi.

E' un risultato che non era assolutamente evidente alla vigilia del viaggio, perché i mezzi di comunicazione avevano dato ampio spazio alle voci critiche del dialogo con la Chiesa cattolica nella Chiesa ortodossa di Cipro.

Anche Giovanni Maria Vian, direttore de “L'Osservatore Romano”, è categorico: “La portata del viaggio, in un Paese ortodosso, è storica per l'avvicinamento ulteriore a un'autorevole e veneranda Chiesa sorella, che sotto la guida dell'Arcivescovo Crisostomo II si è impegnata con decisione nel cammino ecumenico”.

Rapporti con l'islam

Il progresso nel dialogo con l'islam è un altro dei successi di questo viaggio di Benedetto XVI a Cipro, ed è servito per smentire quanti continuano a presentare il Papa come un “nemico” dell'islam basandosi sulla polemica generata da una frase estrapolata dal contesto a Ratisbona nel settembre 2006.

Quando il Papa si stava recando da Roma a Paphos, nel suo incontro con i giornalisti, ha dato prova della sua volontà di “dialogo con i fratelli musulmani, che sono fratelli, nonostante le diversità”. Le sue parole sono state riportate sulla prima pagina dei quotidiani del Medio Oriente e del resto del mondo. Abbandonando l'isola, al momento del congedo all'aeroporto di Larnaca, il Pontefice ha poi espresso la sua “speranza e preghiera che, insieme, cristiani e musulmani diverranno un lievito di pace e riconciliazione”.

A causa del conflitto tra Turchia e Cipro, non ha potuto avere luogo un incontro del Papa con alcune delle principali autorità musulmane di Cipro Nord, ma ha commosso l'abbraccio che il Papa ha scambiato con un anziano rappresentante sufi, al quale la stampa ha dato ampio spazio.

Riconciliazione e pace

Nessun leader internazionale in genere vuole recarsi a Cipro, perché teme le conseguenze che questa visita potrebbe avere sulle sue relazioni con la Turchia o la Grecia (e l'Europa in generale) a causa della divisione che soffre l'isola dal 1974.

Benedetto XVI, che ha visitato la Turchia tra il novembre e il dicembre 2006, ha invece avuto il coraggio di visitare Cipro e lo ha fatto in circostanze estremamente difficili, dopo la morte di cittadini turchi che facevano parte della piccola flotta che cercava di rompere l'embargo a Gaza attaccata dall'esercito israeliano.

Se ciò non bastasse, alla vigilia del viaggio è stato assassinato dal suo autista monsignor Luigi Padovese, presidente della Conferenza Episcopale Turca, che avrebbe dovuto incontrare il Papa a Cipro.

“Le autorità, sia quelle politiche, sia quelle religiose, hanno fatto presente con molta forza le loro attese, i loro problemi, connessi anche alla situazione di divisione dell’isola, di rischio di perdita del patrimonio culturale cristiano. Lo hanno fatto con molta chiarezza, approfittando anche dell’occasione di avere un ospite così importante”, ha riconosciuto padre Lombardi.

“Il Papa ha risposto da par suo con grande equilibrio e con chiarezza, sostenendo quelli che sono i principi fondamentali della convivenza: il rispetto dei diritti della persona umana e il diritto di poter tornare ai propri luoghi originari, essere in comunicazione con essi per coloro che li hanno dovuti lasciare, il diritto alla libertà religiosa, alla libertà di coscienza, alla libertà di culto”, ha aggiunto.

“Da Cipro il Papa lancia alla comunità internazionale un nuovo e forte appello alla ragione”, ha spiegato Giovanni Maria Vian commentando il discorso che il Papa ha rivolto alle autorità civili e al corpo diplomatico, che paragona per importanza a quelli pronunciati dal Pontefice nel 2006 all'università di Ratisbona e nel 2008 a New York davanti alle Nazioni Unite.

“Con uno scopo che può essere compreso e accettato da tutti, al di là di ogni divisione: servire il bene comune”, ha osservato.

A Malta, ad aprile, Benedetto XVI ha sorpreso i mezzi di comunicazione nel bel mezzo di una campagna contro la sua persona. In Portogallo, a maggio, ha aperto una nuova fase del suo pontificato, quando alcuni media occidentali hanno iniziato a fare marcia indietro nei loro attacchi. A Cipro il Pontefice non ha voluto vincere, ma convincere.
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