Le vacanze

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Paparatzifan
00sabato 18 luglio 2009 19:40
Dal blog di Lella...

«Preghiera e vicinanza i segni del nostro affetto»

Il vescovo Anfossi: lo sentiamo uno di famiglia

DAL NOSTRO INVIATO AD A OSTA

NELLO SCAVO

«Gli vogliamo bene, non solo come Santo Pa dre. Per la nostra gen te Benedetto XVI è come se fosse un parente, un amico, insomma uno di famiglia, perciò desideriamo che possa riposare e ritemprarsi proprio adesso che ne ha bisogno. La Valle d’Aosta non gli farà mancare tran quillità, affetto e preghiere». Mon signor Giuseppe Anfossi, vescovo di Aosta, parla appena dopo aver in contrato il segretario del Pontefice, monsignor Georg Gänswein, e i me dici dell’ospedale regionale di Aosta.

Che cosa le hanno raccontato?

Mi hanno confermato che il Papa sta bene, che era di ottimo umore sia prima che dopo la breve perma nenza in ospedale e che ha affron­tato le cure con serenità. In poche settimane riprenderà la funziona lità della mano al cento per cento.
E la cosa curiosa è che sono stati i medici e gli infermieri a ringraziare il Papa, perché è stato un paziente collaborativo, disponibile, per nul la spaventato.

Per molte ore numerose persone si sono radunate all’ingresso del Pronto soccorso, mentre altri spon taneamente si sono recati in pre ghiera nella Cattedrale dell’Assun ta.

Questo è il nostro modo, semplice e sincero, di stargli vicino. È la ri prova che qui Benedetto XVI è a mato, ma allo stesso tempo rispet­tato. I valdostani non lo hanno mai disturbato, né lo faranno adesso. Anzi è la nostra gente a fare di tutto perché il Pontefice possa riposare. Il fatto che il Santo Padre sia torna to nello chalet, conferma che tra noi lui sta bene e desidera continuare a godere delle meraviglie di questa terra, in tutta tranquillità e serenità.

Da due anni il Papa mancava al l’appuntamento con Les Combes. Speravate nel suo ritorno?

Nel corso della visita pastorale di quest’anno, ovunque mi sono reca to, con chiunque mi sono trovato a parlare, alla fine c’era sempre qual cuno, un adulto o un bambino, che riproponeva la medesima doman da: «Ma il Papa tornerà a riposarsi da noi in Valle d’Aosta?». Questo spiega l’attaccamento al Pontefice e l’attesa dei valdostani. E su una co sa tutti siamo d’accordo: il riposo del Papa deve essere rispettato, fa vorito e difeso. Anche per questa ra gione Benedetto XVI qui si sente co me in famiglia.

La Valle d’Aosta come sta vivendo la permanenza del Papa?

La diocesi di Aosta e tutta la comu nità valdostana hanno accolto con gioia Benedetto XVI. Abbiamo cer cato di preparare tutto quello che dipendeva da noi affinché le sue va canze fossero serene fin dall’inizio e con serenità possano proseguire. Per tutti i valdostani la presenza del Papa è un grande onore; per i cre denti rappresenta un momento di grazia.

State preparando qualche appun tamento con il Pontefice?

Tutti noi lo aspettiamo venerdì prossimo per il Vespro nella nostra Cattedrale, che è stata appena re staurata. Inoltre, come sempre ac­cade durante il soggiorno, alla do menica la preghiera dei fedeli con tiene speciali invocazioni dedicate a lui. Poi venerdì gli sveleremo ap­punto il nostro Duomo, un tesoro di architettura e di fede che affon da le radici nel quarto secolo. Ci sa ranno i sacerdoti, i religiosi, i laici, i fedeli che da lungo tempo attendo no questo momento. E vedrete che per allora l’inconveniente alla ma no destra del Papa sarà già passato in secondo piano.

© Copyright Avvenire, 18 luglio 2009


Paparatzifan
00sabato 18 luglio 2009 20:40
Dal blog di Lella...

PAPA: ORTOPEDICO DOPO VISITA, TUTTO PROCEDE PER IL MEGLIO

(ANSA) - AOSTA, 18 LUG

Il decorso post operatorio di Papa Benedetto XVI "procede molto bene".
E' quanto riferisce all'ANSA, dopo la visita di controllo svoltasi a Les Combes, Laura Mus, l'ortopedico aostano specializzato in chirurgia della mano che ha operato ieri il polso di Papa Ratzinger, assieme al primario di ortopedia dell'Ospedale Parini di Aosta, Manuel Mancini.
Quella che si è svolta oggi, poco dopo mezzogiorno, nello chalet sopra Introd, è stata una "visita di controllo di routine", durata circa un'ora: "Abbiamo potuto constatare con piacere - ha riferito con orgoglio la dottoressa Mus - che il lavoro fatto ieri procede per il meglio".
Durante l'incontro, c'é stato anche il tempo per qualche battuta: "Il Papa - riferisce il medico - era di ottimo umore ed ha scherzato con noi".
Gli ortopedici Mancini e Mus, accompagnati dall'infermiere Celestino Perron, sono stati accolti da "un clima di grande ospitalità", tanto da ricevere da parte del Papa l'invito a pranzo: "Non potevamo fermarci - ha spiegato con grande rammarico Laura Mus - avevamo alcuni impegni lavorativi urgenti".

© Copyright (ANSA)

PAPA: ORTOPEDICI FANNO VISITA DI CONTROLLO A LES COMBES

(ANSA) - AOSTA, 18 LUG - Papa Benedetto XVI sarà sottoposto poco dopo mezzogiorno, nell'abitazione di Les Combes, ad una visita medica di controllo, dopo che ieri è stato operato per la riduzione di una frattura al polso.
Gli ortopedici che hanno eseguito l'intervento, il dottor Manuel Mancini, primario del reparto di ortopedia dell'Ospedale Parini di Aosta e la dottoressa Laura Mus, assieme al gessista Celestino Perron, si stanno recando in queste ore nella località in cui il Papa sta trascorrendo le vacanze estive.
Si tratterebbe - secondo quanto si è appreso da fonti ospedaliere - di una visita di controllo di routine al gesso in vetroresina con cui è stato immobilizzato il polso desto. Sempre secondo quanto si è appreso, il Papa ha trascorso bene la notte e non ha avuto dolore.

© Copyright (ANSA)


+PetaloNero+
00domenica 19 luglio 2009 16:08
LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS

Da lunedì 13 luglio, il Santo Padre Benedetto XVI si trova a Les Combes (Introd), in Valle d’Aosta, per trascorrere un periodo di riposo.

Oggi, a mezzogiorno, il Papa guida la recita dell’Angelus nella Piazza Ruggia antistante la chiesa parrocchiale dei SS. Pietro e Solutore a Romano Canavese (Piemonte).

Nell’atto di introdurre la preghiera mariana, il Santo Padre pronuncia le parole che seguono:


PRIMA DELL’ANGELUS

Cari fratelli e sorelle!

Sono venuto con grande gioia nella vostra bella città, nella vostra bella chiesa, la città nativa del mio primo collaboratore, cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, con il quale avevo già collaborato anni nella Congregazione per la Dottrina della Fede.

Come vedete, a causa del mio infortunio, sono un po’ limitato nella mia agilità, ma la presenza del cuore è piena, e sono con voi con grande gioia!

Vorrei in questo momento dire grazie con tutto il mio cuore a tutti: sono stati tanti che hanno mostrato, in questo momento, la loro vicinanza, la loro simpatia, il loro affetto per me e hanno pregato per me, e così si è rafforzata la rete della preghiera che ci unisce in tutte le parti del mondo.

Innanzitutto, vorrei dire grazie ai medici e al personale medico di Aosta che mi ha trattato con tanta diligenza, con tanta competenza ed amicizia e – vedete – con successo – speriamo! – finale.

Vorrei dire grazie anche alle autorità di Stato, della Chiesa e a tutti i semplici che mi hanno scritto o mi hanno fatto vedere il loro affetto e la loro vicinanza.

Salutare vorrei poi soprattutto il vostro vescovo, Mons. Arrigo Miglio, e ringraziarlo per le gentili parole piene di amicizia, che mi ha anche insegnato un po’ la situazione storica e presente di questa vostra città. E vorrei ringraziare anche Sua Eccellenza Luigi Bettazzi per la sua presenza. Saluto il Sindaco, che mi ha dato un bellissimo dono, le Autorità civili e militari, saluto il Parroco e gli altri sacerdoti, i religiosi e le religiose, i responsabili delle associazioni e dei movimenti ecclesiali e l’intera cittadinanza, con un pensiero speciale per i bambini, i giovani, le famiglie, i malati, le persone bisognose. A tutti e ciascuno va il mio più vivo ringraziamento per l’accoglienza che mi avete riservato in questo breve soggiorno fra voi.

Questa mattina avete celebrato l’Eucaristia e il Cardinale Tarcisio Bertone vi ha già certamente illustrato la Parola di Dio, che la liturgia offre alla nostra meditazione in questa XVI domenica del Tempo Ordinario. Come il Signore invita i discepoli a ritirarsi in disparte per ascoltarlo nell’intimità, così anch’io vorrei intrattenermi con voi, ricordando che proprio l’ascolto e l’accoglienza del Vangelo hanno dato vita alla vostra comunità cittadina, il cui nome richiama i legami bimillenari del Canavese con Roma. La vostra terra fu ben presto bagnata, come ha detto Sua Eccellenza, dal sangue dei martiri, tra i quali san Solutore – devo confessare che finora non conoscevo il suo nome, ma sono sempre grato di conoscere nuovi Santi Intercessori! – e insieme a San Pietro, l’Apostolo, è titolare della vostra chiesa. Testimonianza eloquente di una lunga storia di fede è la vostra imponente chiesa parrocchiale, che domina una larga parte della terra canavesana, la cui gente è ben nota per il suo amore e il suo attaccamento al lavoro. Attualmente, però, so che anche qui, nella zona di Ivrea, molte famiglie sperimentano una situazione di difficoltà economiche a causa della carenza di occupazioni lavorative. Su questo problema – come ha ricordato anche Sua Eccellenza – sono intervenuto più volte ed ho voluto affrontarlo più approfonditamente nella recente Enciclica Caritas in veritate. Spero che possa mobilitare le forze positive per rinnovare il mondo!

Cari amici, non scoraggiatevi! La Provvidenza aiuta sempre chi opera il bene e si impegna per la giustizia; aiuta quanti non pensano solo a sé, ma anche a chi sta peggio di loro. E voi lo sapete bene, perché i vostri nonni furono costretti ad emigrare per carenza di lavoro, ma poi lo sviluppo economico ha portato benessere e altri sono immigrati qui dall’Italia e dall’estero. I valori fondamentali della famiglia e del rispetto della vita umana, la sensibilità per la giustizia sociale, la capacità di affrontare la fatica e il sacrificio, il forte legame con la fede cristiana attraverso la vita parrocchiale e specialmente la partecipazione alla santa Messa, sono stati lungo i secoli la vostra vera forza. Saranno questi stessi valori a permettere alle generazioni di oggi di costruire con speranza il proprio futuro, dando vita a una società veramente solidale e fraterna, dove tutti i vari ambiti, le istituzioni e l’economia siano permeati di spirito evangelico.

In modo speciale mi rivolgo ai giovani, ai quali occorre pensare in prospettiva educativa. Qui, come dappertutto, bisogna domandarsi quale tipo di cultura vi viene; quali esempi e modelli vengano proposti, e valutare se siano tali da incoraggiarvi a seguire le vie del Vangelo e della libertà autentica. La gioventù è piena di risorse, ma va aiutata a vincere la tentazione di vie facili e illusorie, per trovare la strada della Vita vera e piena.

Cari fratelli e sorelle! In questa vostra terra, ricca di tradizioni cristiane e di valori umani, sono fiorite numerose vocazioni maschili e femminili, in particolare per la Famiglia Salesiana; come quella del Cardinale Bertone, che è nato proprio in questa vostra parrocchia, è stato battezzato in questa chiesa, ed cresciuto in una famiglia dove ha assimilato una fede genuina. La vostra Diocesi deve molto ai figli e alle figlie di Don Bosco, per la loro presenza diffusa e feconda in tutta la zona fin dagli anni in cui era ancora in vita il Santo Fondatore. Sia questo un ulteriore incoraggiamento per la vostra comunità diocesana ad impegnarsi sempre più nel campo dell’educazione e dell’accompagnamento vocazionale. Invochiamo per questo la protezione di Maria, la Vergine Assunta Patrona della Diocesi, Aiuto dei cristiani, Madre amata e venerata in modo speciale nei numerosi santuari a Lei dedicati tra i monti del Gran Paradiso e la pianura del Po. La sua presenza materna indichi a tutti la via della speranza e ve li conduca come la stella che guidò i santi Magi. La Madonna della Stella vegli su voi tutti dal colle che domina Ivrea, il Monte Stella dedicato a Lei e ai Re Magi. Affidiamoci ora con fiducia filiale alla Madonna invocandola con la preghiera dell’Angelus.





Grande folla attorno al Papa per l'Angelus a Romano Canavese. Benedetto XVI ringrazia per la solidarietà ricevuta dopo l'infortunio


Una folla di diverse migliaia di persone ha accolto questa mattina Benedetto XVI a Romano Canavese, cittadina piemontese in provincia di Ivrea, dove il Papa ha presieduto il primo dei due Angelus domenicali che caratterizzano il suo periodo di riposo estivo in montagna. Dopo aver ringraziato i medici e tutti coloro che nei giorni passati lo hanno aiutato, con le cure e la solidarietà, a superare l’infortunio al polso occorsogli venerdì scorso, il Pontefice ha dedicato la riflessione dell’Angelus ai temi della sua ultima Enciclica, Caritas in veritate, invitando a lavorare per un futuro nel quale la società e l’economia siano permeate di “spirito evangelico”. La cronaca nel servizio di Alessandro De Carolis:

Incoraggiamenti e applausi, tanti, a scrosci in qualche momento, quando il braccio destro levato in alto in segno di saluto, e anche a mo' di scherzo, scopriva maggiormente la porzione di gesso che da due giorni gli protegge la frattura al polso. E’ accaduto così, poco prima delle 12, quando Benedetto XVI è giunto a Romano Canavese ed è entrato nella chiesa monumentale che dal 1843 domina Piazza Ruggia, oggi affollata come le vie circostanti da migliaia di persone. Quel sorriso con il quale il Papa si era congedato due giorni fa dall’ospedale di Aosta ha preceduto e accompagnato tutta la recita dell’Angelus, soprattutto le prime parole spontanee, dedicate a tutti coloro che, ha detto, lo hanno circondato di affetto e di cure in questi ultimi due giorni:


“Come vedete, a causa del mio infortunio, sono un po’ limitato nella mia agilità, ma la presenza del cuore è piena, e sono con voi con grande gioia! (applausi) Vorrei in questo momento dire grazie con tutto il mio cuore a tutti: sono stati tanti che hanno mostrato, in questo momento, la loro vicinanza, la loro simpatia, il loro affetto per me e hanno pregato per me, e così si è rafforzata la rete della preghiera che ci unisce in tutte le parti del mondo. Innanzitutto, vorrei dire grazie ai medici e al personale medico di Aosta che mi ha trattato con tanta diligenza, con tanta competenza ed amicizia (… ) E vorrei dire grazie anche alle autorità di Stato, della Chiesa e a tutti i semplici che mi hanno scritto o mi hanno fatto vedere il loro affetto e la loro vicinanza”.


Benedetto XVI è giunto in auto nella cittadina piemontese un quarto d’ora prima delle 12, dopo essere atterrato verso le 11.30 a Scarmagno, in elicottero, proveniente da Les Combes. Dopo una breve sosta in preghiera all’interno della chiesa dedicata ai all’Apostolo Pietro e a San Solutore martire, e un saluto festoso ai fedeli che erano radunati all’interno, il Pontefice ha subito sottolineato come la visita alla città fosse un “omaggio” al suo “più stretto collaboratore”, il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, che a Romano Canavese è nato il 2 dicembre del 1934 e dove questa mattina ha presieduto la Santa Messa. Quindi, in risposta al vescovo di Ivrea, Arrigo Miglio, che lo ringraziava in particolare per il dono della Caritas in veritate, il Papa è subito entrato in argomento affermando che anche una terra che conosce bene il valore del lavoro - perché ha vissuto epoche in cui la sua gente è stata costretta ad emigrare per trovarlo - non deve mai dimenticare che, specie in tempi critici come quelli attuali, la chiave della convivenza sta nella solidarietà e non in una economia di solo profitto:


“Attualmente, però, so che anche qui, nella zona di Ivrea, molte famiglie sperimentano una situazione di difficoltà economiche a causa della carenza di occupazioni lavorative (…) Cari amici, non scoraggiatevi! La Provvidenza aiuta sempre chi opera il bene e si impegna per la giustizia; aiuta quanti non pensano solo a sé, ma anche a chi sta peggio di loro”.


Lungo i secoli, ha proseguito, la “vostra vera forza” sono stati “i valori fondamentali della famiglia e del rispetto della vita umana, la sensibilità per la giustizia sociale, la capacità di affrontare la fatica e il sacrificio, il forte legame con la fede cristiana attraverso la vita parrocchiale e specialmente la partecipazione alla santa Messa”. Ora, ha soggiunto:


“Saranno questi stessi valori a permettere alle generazioni di oggi di costruire con speranza il proprio futuro, dando vita a una società veramente solidale e fraterna, dove tutti i vari ambiti, le istituzioni e l’economia siano permeati di spirito evangelico”.


Auspicando che il contributo della Caritas in veritate “spossa mobilitare le forze positive per rinnovare il mondo”, Benedetto XVI ha rivolto un pensiero particolare ai giovani, ma soprattutto agli adulti che ne hanno la responsabilità educativa:


“Qui, come dappertutto, bisogna domandarsi quale tipo di cultura viene loro proposta; quali esempi e modelli vengano ad essi proposti, e valutare se siano tali da incoraggiarli a seguire le vie del Vangelo e della libertà autentica. La gioventù è piena di risorse, ma va aiutata a vincere la tentazione di vie facili e illusorie, per trovare la strada della Vita vera e piena”.


Nella parte conclusiva della sua riflessione, prima della recita dell’Angelus, Benedetto XVI è tornato, come in parte all’inizio, sulla ricchezza di tradizioni cristiane e di valori umani del Canavese, testimoniate - ha messo in risalto - “dalle numerose vocazioni maschili e femminili”, specie della Famiglia salesiana alla quale appartiene il cardinale Bertone. La vostra terra fu “ben presto bagnata dal sangue dei martiri, tra i quali San Solutore”, ha ricordato il Papa, che ha concluso esortando la comunità diocesana “ad impegnarsi sempre più nel campo dell’educazione e dell’accompagnamento vocazionale”, sotto l’ausilio della Madonna della Stella che veglia dal Monte omonimo che sovrasta Ivrea. Infine, dopo l’Angelus, come previsto Benedetto XVI si è recato a pranzo nella casa natale del cardinale Bertone, dove all’esterno i familiari del porporato, che lo hanno accolto, hanno fatto apporre una targa nella quale si ringrazia con gioia il Papa per la sua visita.



www.radiovaticana.org/it1/videonews_ita.asp?anno=2009&videoclip=920&sett...
Paparatzifan
00domenica 19 luglio 2009 17:25
Dal blog di Lella...

La villetta di Les Combes è dotata di tutti i confort

Uno chalet a prova di gesso

ROMA

Ripide scale a chiocciola, pericolosi parquet in legno con qualche asse a rischio incrinatura, camera da letto troppo lontana dal resto della casa: nulla di tutto ciò - tipico di molte case di alta montagna - riguarda lo chalet papale di Les Combes, perfettamente adatto ad accogliere un signore di oltre ottant'anni che ha appena subito una frattura al polso.
La villetta di Les Combes fu infatti fatta costruire a tempo di record nel 2000 per Giovanni Paolo II, che a quel tempo aveva 80 anni tondi e più di qualche acciacco legato sia all'età avanzata che alle diverse operazioni subite.
Nella residenza valdostana tutto fu predisposto per facilitare la vita quotidiana del Pontefice e renderla la più tranquilla possibile.
Così, nonostante il polso destro ingessato, la permanenza di Benedetto XVI nello chalet che sorge sulla proprietà dei Salesiani non dovrebbe subire alcuna limitazione né incorrere in fastidiosi "tranelli" legati all'architettura domestica.
Rispetto alla precedente e decisamente meno comoda residenza – un tempo adibita a caserma della Forestale – che dall'89 al '97 ospitò papa Wojtyla, lo chalet in pietra a vista e legno con il tetto di ardesia fatto costruire nove anni fa è più grande e dotato di ogni confort, perfino di una sorta di montacarichi adibito al trasporto di una persona, che sale al primo piano, dove è situata la camera papale.
Sullo stesso piano c'è anche la camera per il segretario personale del Papa – che nel caso di Benedetto XVI è George Gaeswein – e un piccolo studio.
Al piano terra, la sala da pranzo, la cucina e le stanze destinate alle altre persone al servizio del Pontefice.
Infine, davanti allo chalet si trova un giardino dotato di un barbecue sotto un grande ombrellone, che sfocia direttamente nei boschi circostanti. Il Pontefice ha così la possibilità di godere del contatto immediato con la natura anche se e quando non se la sentirà - o non lo farà come misura precauzionale - di affrontare lunghe escursioni con il polso destro ingessato.

© Copyright Gazzetta del sud, 18 luglio 2009


Paparatzifan
00domenica 19 luglio 2009 17:28
Dal blog di Lella...

“Dottore, può venire?
C’è il Papa in attesa”


STEFANO SERGI

AOSTA

Alle 16,20 Pierluigi Berti, direttore sanitario dell’«Umberto Parini», può tirare un sospiro di sollievo, il Papa ha appena lasciato l’ospedale di Aosta per tornare a Les Combes con un polso ingessato. «Tutto bene sia sul fronte sanitario sia su quello di gestione dell’emergenza rispetto alla normale attività della nostra struttura».
Per la sanità valdostana è stato il giorno più lungo, con i riflettori del mondo puntati addosso fin dalle 10 quando i primi lanci di agenzia comunicavano ai quattro angoli del pianeta che Benedetto XVI era rimasto vittima di un incidente ed era entrato nell’ospedale di Aosta.
Il Papa durante le visite ha detto di voler esser trattato come chiunque altro e ha atteso il suo turno per entrare in sala operatoria, ma non si poteva di certo considerare un paziente qualunque, se non altro per il mastodontico apparato di sicurezza che comporta ogni suo spostamento.
Massimo Pesenti, primario del Pronto soccorso, è stato quello che ha dovuto far partire l’intera macchina dell’emergenza quando, poco dopo le 8, è arrivata la telefonata da Les Combes: «Il Papa deve essere sottoposto ad accertamenti in ospedale, preparatevi». Racconta il medico: «Può sembrare strano, ma non è stato fatto nulla di straordinario, tutto il personale era già in servizio regolarmente. Certo, trovarsi di fronte il Papa non è propriamente una cosa normale». Con l’abito bianco e le scarpe rosse, e un ombrello bianco per ripararsi dalla pioggia, Benedetto XVI è stato fatto entrare dall’ingresso a fianco del reparto di Rianimazione, poi ha cominciato l’iter normale di ogni paziente anziano con una sospetta frattura al polso.
Unica differenza, il fatto di dover garantire le misure di sicurezza. «Per questo lo abbiamo fatto entrare in Rianimazione, il reparto più protetto e più facilmente gestibile - dice Pesenti -. Siamo stati noi per primi in Pronto soccorso ad accoglierlo, per gli accertamenti e le visite.
Poi è andato direttamente in Radiologia, per le lastre». Il Papa è stato sottoposto agli esami di rito pre-anestesia, poi ha dovuto aspettare un paio d’ore, a causa della colazione che sconsigliava un immediato intervento chirurgico. E nel trasferirsi da una sala all’altra, ha sempre salutato pazienti e personale sanitario. «A creare a volte malumori in questo ospedale per il loro atteggiamento sono semmai i signorotti locali, non certo il Papa» sibila un dirigente dell’Umberto Parini.
Manuel Mancini, primario dell’Ortopedia, era in sala operatoria quando l’hanno chiamato: «Dottore, può venire quando ha finito? Nell’altra sala c’è il Papa che ha bisogno di un intervento». Alle 15,30 Benedetto XVI è stato giudicato idoneo a tornare a Les Combes. «Ha ringraziato tutto il personale che l’ha assistito e ha salutato molto cordialmente» aggiunge Berti. Che conclude così: «Oggi è stata la gestione di un caso ordinario su una persona straordinaria».

© Copyright La Stampa (Aosta), 18 luglio 2009


Paparatzifan
00domenica 19 luglio 2009 17:32
Dal blog di Lella...

Gian Maria Vian

“Quella notte che Wojtyla si ruppe il femore”

DALL’INVIATO A LES COMBES (Aosta)

Gian Maria Vian (direttore dell’Osservatore romano e storico del cristianesimo), anche a Wojtyla accadde due volte di cadere.
Neanche i Papi riescono a sfuggire alle insidie della quotidianità?

«Sono uomini come gli altri, non possono essere sorvegliati 24 ore su 24. Nel ‘94 anche Giovanni Paolo II scivolò, come ora è successo a Ratzinger, nella stanza da bagno, procurandosi quella frattura del femore destro che tante sofferenze gli ha causato anche dopo l’operazione. E’ assurdo ipotizzare che si potesse evitare l’infortunio capitato nello chalet di Les Combes. Soprattutto nelle ore notturne i Papi vivono la solitudine normale di qualsiasi essere umano. Sulle loro notti c’è una ricca aneddotica, soprattutto nei periodi di malattia. Per esempio, quand’era molto avanti con gli anni, Leone XIII soffriva cronicamente di insonnia perciò faceva dormire in anticamera i monsignori Alessandro Volpini, Rinaldo Angeli, cioè i “segretari perugini”, così chiamati perché se li era portati in Vaticano da Perugia dov’era stato vescovo. E Leone XIII in piena notte cominciava a dettare versi in latino, la sua passione».

Perché Benedetto XVI non ha avvisato nessuno dopo la caduta notturna?

«E’ il suo carattere. Non mi sorprende che non abbia avvertito dell’infortunio e sia tornato a letto dopo la botta. Ciò è sintomatico dell’atteggiamento di una persona di estrema gentilezza. Ratzinger vuole sempre disturbare il meno possibile. Ne sono testimone diretto nei soggiorni all’estero in nunziatura: ci tiene a incomodare il meno possibile.
All’ospedale di Aosta ha aspettato il suo turno in accettazione e in sala operatoria. E’ lo stesso stile semplice che aveva da cardinale. Ogni mattina da casa sua in piazza della Città Leonina arrivava a piedi al palazzo del Sant’Uffizio, con il basco in testa e sotto braccio una vecchia cartella di cuoio nero. Rispondeva al saluto di tutti e si fermava a scambiare quattro parole, magari di musica sacra, con chi lo incontrava per strada».

E’ attento alla sua «privacy»?

«Si veste da solo, non si fa aiutare dal cameriere nelle cose personali. Del resto cammina a passo svelto ed è autonomo in tutto. Persino nei 35 gradi dell’Angola si metteva il cappello rosso di paglia e faceva la sua immancabile passeggiata. Credo che raccomandi a chi gli sta accanto di lasciarlo fare una vita il più possibile normale».

© Copyright La Stampa, 18 luglio 2009


Paparatzifan
00domenica 19 luglio 2009 17:54
Dal blog di Lella...

PAPA: SI E' RIMESSO L'ANELLO PISCATORIO ALLA MANO DESTRA

(ANSA) - ROMANO CANAVESE (TORINO), 19 LUG

E' tornato ad ornare l'anulare della mano destra di Benedetto XVI l'anello piscatorio che aveva spostato sulla sinistra dopo l'intervento alla mano di venerdì scorso.
Il papa è apparso così ai fedeli riuniti sulla piazza di Romano Canavese (Torino). Le persone che lo hanno avvicinato hanno comunque baciato, salutandolo, la mano sinistra del pontefice. Una signora, che gli ha baciato la mano destra, è stata rimproverata.

© Copyright (ANSA).

Beh...voleva l'applauso delle guardie?
R.

PAPA: BENEDICE CON LA DESTRA NONOSTANTE GESSO

(ANSA) - ROMANO CANAVESE (TORINO), 19 LUG - Papa Benedetto XVI ha benedetto i fedeli con la mano destra, nonostante il gesso, alla fine della preghiera dell'Angelus a Romano Canavese (Torino).

© Copyright (ANSA).


Paparatzifan
00domenica 19 luglio 2009 18:00
Dal blog di Lella...

Papa/ Ora pranzo a casa Bertone, poi il rientro a Les Combes

Percorso a bordo di una jeep scoperta

Al termine della preghiera dell'Angelus, a Romano Canavese, il Papa ha raggiunto la casa natale del cardinale Tarcisio Bertone, suo segretario di Stato, a bordo di una jeep scoperta colore militare, tra due ali di folla. La jeep - targata Sc 00981 - con due bandierine del Vaticano e una poltroncina bianca, ha raggiunto piazza Sarti. Il Papa è ora a pranzo a casa del cardinale Bertone.

Apcom


Paparatzifan
00domenica 19 luglio 2009 18:08
Dal blog di Lella...

PAPA: UN'ORA DI RELAX A PRANZO CON FAMIGLIA BERTONE

(ANSA) - ROMANO CANAVESE (TORINO), 19 LUG

Venti persone a tavola, il papa, i suoi più stretti collaboratori e gli adulti della famiglia del segretario di Stato Vaticano, card. Tarcisio Bertone.
In un pranzo accompagnato da vini locali, tra risotti e medaglioni di filetto di vitello, Benedetto XVI ha trascorso un'ora di piacevole relax dopo l'Angelus, scherzando con gli altri commensali, ma anche commentando i problemi della diocesi, tra cui il futuro lavorativo dei giovani e la crisi occupazionale generale dopo la chiusura della Olivetti.
"Il pranzo si è svolto in un clima molto simpatico e distensivo", ha riferito Valeriano Bertone, fratello del porporato e padrone di casa. Oltre ai membri della famiglia (era presente anche la sorella Mariuccia), vi erano anche il segretario particolare del Papa, don Georg Gaenswein e il direttore della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi.
"Non vi era alcuna atmosfera di soggezione, perché il Santo Padre è molto alla mano e ci ha messi tutti a nostro agio", ha proseguito il signor Valeriano. Ricco il menù: antipasto di salumi, risotto, maccheroncini, medaglioni di filetto di vitella con sfoglia, patate e sorbetto finale. In tavola c'erano i vini locali tra cui un "Erbaluce", prodotto proprio dal fratello del cardinal Bertone. Il Papa ha però bevuto la sua solita aranciata e non ha assaggiato nessun alcolico. Si è parlato brevemente anche dell'incidente domestico, in cui Benedetto XVI si è rotto il braccio destro.
Il Pontefice "spera di riprendere presto almeno a suonare", ha detto Valeriano.
Dopo il pranzo, che si è svolto nel soggiorno al primo piano, vi è stata la foto di gruppo nel cortile della casa di famiglia. Qui, attorno a Papa Ratzinger, si sono raccolte 50 persone tra grandi e piccini; tanti anche i nipoti e i pronipoti del segretario di Stato Vaticano.
Il Papa ha donato rosari a tutti. Alle 14,15 è ripartito alla volta di Les Combes, in Val d'Aosta, dove sta trascorrendo un periodo di vacanze estive. Sul muro di casa Bertone è stata inchiodata una targa a ricordo di questa memorabile visita. "I membri della famiglia Bertone e i loro congiunti ricordano con immensa gioia e profonda gratitudine il Santo Padre Benedetto XVI venuto a visitarli nella casa paterna", vi si legge.

© Copyright (ANSA)


Paparatzifan
00domenica 19 luglio 2009 18:09
Dal blog di Lella...

Papa/ Bernabè dona computer Olivetti a Benedetto XVI

Nel pc le foto delle visite pastorali di grandi Papi nel Canavese

Un computer 'netbook' Olivetti di ultima generazione per poter, forse, continuare a scrivere la seconda parte del libro su Gesù di Nazareth in seguito all'incidente di venerdì scorso che gli impedisce di scrivere con la mano destra.
A donarlo a Papa Benedetto XVI, a Romano Canavese, l'amministratore delegato di Telecom Italia, Franco Bernabè, accompagnato dal presidente di Olivetti, Francesco Forlenza.
Nel computer portatile è stato installato uno slideshow con le fotografie dei grandi Papi della storia, da Pio XII a Giovanni Paolo II, che sono stati in visita pastorale nel Canavese, luogo storico del marchio Olivetti.

Apcom


Paparatzifan
00domenica 19 luglio 2009 18:15
Dal blog di Lella...

PAPA: BENEDICE CON DESTRA INGESSATA, ANELLO A SUO POSTO/ANSA

CARD. BERTONE SCHERZA, CON SINISTRA PROBLEMI LITURGICI

(dell'inviata Elisa Pinna)

(ANSA) - ROMANO CANAVESE, 19 LUG

Benedice con il braccio destro, quello ingessato, papa Ratzinger, nella sua prima uscita pubblica dopo la frattura del polso. E' in grande forma, alza l'arto infortunato con disinvoltura, muove le dita della mano, quasi suonasse il pianoforte e all'anulare ha rimesso l'anello "del pescatore", simbolo dei pontefici, spostandolo dalla provvisorietà della mano sinistra.
La folla di Romano Canavese, il paesino della campagna piemontese dove è nato il segretario di Stato vaticano card. Tarcisio Bertone, lo applaude con entusiasmo.
"Come vedete sono un po' limitato nell'agilità, ma la mia gioia del cuore è piena", dice lui, prima della preghiera dell'Angelus. Benedetto XVI ha ringraziato tutti coloro che hanno pregato per lui dopo la caduta notturna nel suo chalet delle vacanze estive a Les Combes e si è rivolto soprattutto ai medici che lo hanno trattato "con diligenza e amicizia".
"Speriamo con successo, anche", ha aggiunto strappando risate e applausi ai fedeli che stipavano piazza della Ruggia.
Accanto a lui il card. Bertone è felice. Il papa, nonostante il gesso, non ha cancellato il suo impegno domenicale e dopo il bagno di folla in piazza davanti alla chiesa parrocchiale, si è fermato a pranzo nella casa della grande famiglia del porporato.
Il segretario di Stato vaticano ha scherzato con i giornalisti sul polso immobile del papa e sulla sua abilità ad usare comunque il braccio destro.
"Non ha dovuto benedire con la sinistra; così non ci sono stati problemi liturgici teologici", ha osservato ridendo. Il canone 169 del cerimoniale-episcopale prevede che per le benedizioni si adoperi la mano destra, appartenente alla 'parte nobile' del corpo. Diverse le eccezioni: già nell'Antico Testamento, Giobbe benedì i figli di Giuseppe con la sinistra e, in tempi più recenti, Giovanni Paolo II, quando si lussò la spalla destra nel 1993, usò per alcune settimane la mano sinistra.
Papa Ratzinger - come ha rimarcato lo stesso card. Bertone - é apparso oggi "in ottima forma, spigliato, gioioso", sia in pubblico che in privato.
All'Angelus ha affrontato anche temi seri, come la disoccupazione, esortando i poveri a non scoraggiarsi. Qui a Romano Canavese la crisi morde come altrove, lo stabilimento della Olivetti è in disarmo da metà degli anni novanta.
Se ne é parlato anche durante il pranzo a casa Bertone : "c'é un buon progetto di rilancio per l'Olivetti", ha riferito il porporato, ricordando la "mitica Lettera 22", la macchina da scrivere con cui anche Pio XII batteva i suoi documenti.
Altri temi di conversazione a tavola sono stati la situazione delle vocazioni sacerdotali, il futuro dei giovani, la difesa delle famiglie e, naturalmente, il polso ingessato di Benedetto XVI.
"Deve abituarsi a vivere con la sinistra, è un esercizio nuovo che sta facendo", ha raccontato il card. Bertone.
A tavola, al primo piano di casa Bertone, una ventina di adulti: oltre al fratello e alla sorella del cardinale, Valeriano e Mariuccia, alcuni altri parenti e il papa con il suo staff più ristretto. Menù ricco: antipasti di salumi, risotto, maccheroncini, filetto di vitello in sfoglia, patate,e sorbetto finale. Il tutto innaffiato con vini locali, tra cui un 'Erbaluce' prodotto dal fratello del porporato. Il papa ha mangiato usando la sinistra e bevendo la sua solita aranciata.
Poi, alle 14:15 i saluti e la foto, nel cortile di casa, con la famiglia al completo: una tribù di una cinquantina di persone, nipoti e pronipoti compresi. Tra i tanti doni che il papa ha riportato con sé a Les Combes, tra le motagne della Val D'Aosta, anche un computer portatile. Qualcuno ha suggerito di installarvi un programma con i comandi vocali per favorire il lavoro di Benedetto XVI alla scrittura della seconda parte del suo 'Gesu' di Nazareth' . "Chissà, vedremo di capire i misteri di queste nuove tecnologia", ha risposto il card. Bertone, mentre il papa si imbarcava di nuovo sull'elicottero che lo aveva condotto a Romano Canavese poco prima di mezzogiorno.

(ANSA).


+PetaloNero+
00lunedì 20 luglio 2009 15:42
L'incoraggiamento del Papa ai disoccupati: il commento del presidente delle Acli


Vasta eco hanno avuto le parole del Papa ieri all'Angelus a Romano Canavese. In particolare ha suscitato commenti l'incoraggiamento di Benedetto XVI a quanti a causa della crisi si ritrovano senza lavoro. Ma qual è la situazione della disoccupazione in Italia? Sergio Centofanti lo ha chiesto ad Andrea Olivero, presidente delle Acli:

R. – La situazione è difficile, complessa perché in alcune parti del Paese, in particolare quelle più sviluppate e che quindi tradizionalmente non avevano un problema così rilevante di disoccupazione, si stanno perdendo decine di migliaia di posti di lavoro e non c’è una prospettiva immediata alla possibilità di andare a recuperare, perché c’è ancora una situazione di stagnazione perdurante. Questo porta appunto moltissime persone – noi ne incontriamo ogni giorno – a perdere il lavoro ma soprattutto a non aver fiducia nella prospettiva di ritrovarne un altro. Ed è per questo che le parole del Pontefice sono state quanto mai opportune.

D. – Il Papa ha auspicato che l’enciclica “Caritas in veritate” possa mobilitare le forze positive per contribuire a rivedere modelli di sviluppo...

R. – Sì, in particolare è molto importante questo riferimento che lui ha fatto su una civilizzazione dell’economia, su un’economia che deve convertirsi e che deve riscoprire effettivamente il suo servizio all’uomo, ed è molto opportuno che il Papa richiami tutti gli uomini di buona volontà a leggere, a guardare questa sua riflessione perché è una riflessione che fa osare, che in qualche modo ci sprona a non trovare soluzioni di comodo ma, invece, a guardare effettivamente a ciò che è il bene comune.

D. – Ha ricordato anche i valori fondamentali su cui basare questo sviluppo: famiglia, rispetto della vita, giustizia, solidarietà, capacità di sacrificio …

R. – E’ importante questo raccordo profondo che lui ha fatto sulla questione antropologica come grande questione sociale. Credo che le cose che sono state dette in questi anni – molto opportunamente – sui temi della vita, non siano in nessun modo e non possano essere slegate rispetto ai temi del lavoro, rispetto ai temi dell’immigrazione, anche rispetto alle grandi scelte tradizionalmente sociali. Oggi si deve scommettere su tutto insieme!

D. – Infine, si è domandato quale cultura venga proposta oggi ai giovani, esortandoli a vincere la tentazione di vie facili e illusorie …

R. – Sì. Anche qui, è indubbio che stiamo attraversando una fase critica, perché i modelli culturali che abbiamo prospettato ai giovani sono entrati in crisi. Non è tanto la generazione dei giovani, come talvolta si dice, che sta attraversando la crisi: la crisi la attraversiamo tutti! Anzi, forse sono più i genitori, sono più le figure degli adulti che sono entrate profondamente in crisi e che non riescono quindi poi a dare di se stesse un’immagine e una prospettiva per i più giovani, una prospettiva allettante che, insomma, dia motivazione per una scelta di vita. Credo che bene faccia il Pontefice a richiamarci a questo dovere, ad identificare gli scopi di una vita. Non è un caso che poi nell’enciclica si parli con molta forza del tema della gratuità, del dono! Se noi non abbiamo il coraggio ad andare a chiedere ai giovani di rischiare nella propria vita mettendosi anche al servizio degli altri, andando a vedere la propria vita non con egoismo ma con dedizione ad un progetto più grande, difficilmente instilleremo in loro anche il desiderio di crescere o il desiderio di mettersi in gioco, il desiderio – in fondo – di avere una vita piena, di avere una vita che valga la pena di essere vissuta!


Radio Vaticana
+PetaloNero+
00lunedì 20 luglio 2009 15:42
Padre Lombardi: la soluzione migliore per il Papa l'intervento deciso dai medici ad Aosta


Il Papa ha iniziato la seconda settimana del suo soggiorno a Les Combes in Valle d’Aosta. Ma come sta proseguendo questo periodo di riposo? Ascoltiamo il direttore della Sala Stampa vaticana padre Federico Lombardi, al microfono di Sergio Centofanti:

R. – Prosegue molto bene. Oggi è una giornata tranquilla, il tempo è veramente splendido e tra l’altro il Papa, rientrando in elicottero ieri da Romano Canavese, ha potuto avere una vista sulle Alpi della Val d’Aosta assolutamente straordinaria. Naturalmente questa è una giornata di riposo dopo una giornata impegnativa come quella di ieri, che è andata veramente molto bene e di cui anche il Papa è stato veramente molto soddisfatto.


D. – Quali sono le previsioni per i prossimi giorni?


R. – Sono quelle di un soggiorno molto tranquillo, senza particolari impegni o movimenti all’esterno. E’ prevista questa celebrazione dei Vespri nella cattedrale di Aosta venerdì pomeriggio alle 17.30, insieme ai sacerdoti della diocesi ed anche ai rappresentanti delle diverse parrocchie; sono previste circa 400 persone e sarà un momento di preghiera molto bello. Poi, domenica, c’è l’appuntamento per l’Angelus proprio qui, vicino al luogo della residenza del Papa.


D. – Abbiamo visto sulla stampa alcune interviste a medici che hanno espresso perplessità riguardo all’intervento subìto dal Papa…


R. – Direi che il tipo d’intervento attuato e le sue modalità sono state decise dopo una riflessione attenta di persone competenti, tenuto conto – com’è naturale e giusto – della conoscenza diretta del paziente e delle circostanze concrete. Bisogna osservare che le diverse opinioni, manifestate dai medici, sono di carattere un po’ teorico, nel senso che non possono tener conto degli elementi determinanti della conoscenza diretta del paziente, della sua situazione e delle circostanze in cui si trova, che sono elementi decisivi in caso d’intervento come quello che si è realizzato. Credo che si può avere pienamente fiducia che, nella situazione concreta, è la soluzione più ragionevole e la migliore che si poteva prendere e non vi è nessun motivo di coltivare preoccupazioni.


Radio Vaticana
Paparatzifan
00lunedì 20 luglio 2009 17:04
Dal blog di Lella...

L’incontro. Quella carezza alla mamma senza più bimbo

di Redazione

C'era anche una giovane mamma, che ha perso il figlio in seguito a una caduta dal balcone, tra le persone che il Papa ha salutato a Romano Canavese. La signora, di Ivrea, è stata fatta avvicinare a Benedetto XVI dal vescovo monsignor Arrigo Miglio. La donna, in lacrime, stringendo la mano del Papa gli ha raccontato la tragedia vissuta, e Benedetto XVI le ha carezzato la testa.

© Copyright Il Giornale, 20 luglio 2009


Paparatzifan
00lunedì 20 luglio 2009 17:10
Dal blog di Lella...

L’appuntamento

Domani benedirà il passaggio del Tour de France

di Redazione

La 16ma tappa del Tour de France passerà domani a soli tre chilometri dallo chalet in Valle d’Aosta dove Benedetto XVI è in vacanza. La tappa partirà da Martigny (Svizzera) per concludersi a Bourg Saint Maurice (Francia). Ratzinger dovrebbe rivolgere un messaggio ai ciclisti. Eccezionalmente un elicottero che segue la corsa potrà sorvolare e filmare la zona della residenza del Papa, attività di solita proibita.

© Copyright Il Giornale, 20 luglio 2009


Paparatzifan
00lunedì 20 luglio 2009 17:14
Dal blog di Lella...

E' giallo sull’efficacia dell'intervento al Papa

Dubbi per una rapida ripresa del polso. «Con una semplice operazione sarebbe bastato un tutore»

GIACOMO GALEAZZI

Benedetto XVI, prima dell’Angelus, ha ricordato i medici che venerdì lo hanno operato «speriamo con successo finale». Ma è giallo sull’efficacia e l’adeguatezza dell’intervento.
All’ospedale di Aosta sono stati applicati al polso destro fratturato del Pontefice alcuni fili metallici per rimettere a posto i frammenti e adesso sarà necessaria un’immobilizzazione di almeno un mese, cioè un’ingessatura che ne limiterà la mobilità per circa 30-40 giorni. «E’ stata scelta una tecnica superata che veniva impiegata fino a quindici anni fa, ma che ormai è stata pressoché totalmente abbandonata», spiega il professor Orfeo Soldati, primario del reparto di chirurgia della mano dell’Ospedale Pellegrini di Napoli, centro d’eccellenza a livello europeo.
Ciò che andava fatto, invece, era «un’operazione chirurgica per ricomporre la frattura scomposta», fissando internamente i frammenti di ossa. «In questo modo, attraverso un semplice tutore, in una settimana il Pontefice avrebbe ripreso l’uso della mano, la riabilitazione sarebbe stata più rapida e presto sarebbe tornato tutto come prima - precisa Soldati -. Anziché mettere fili che poi dovranno essere asportati successivamente al consolidamento della frattura, sarebbe stato molto meglio utilizzare un perno. Ossia una specie di impalcatura che, percorrendo tutta la lunghezza dell’osso, avrebbe tenuto uniti internamente i due frammenti».
Questa tecnica «corrisponde a un protocollo mondiale» e «costituisce la soluzione adottata universalmente». Tenendo saldamente uniti i due frammenti ossei (cosa che i fili applicati al Papa invece «non consentono di ottenere allo stesso livello») non si creano movimenti né spostamenti, quindi il paziente «può muovere il polso molto precocemente, ben prima che le ossa siano naturalmente consolidate». Insomma, assicura Soldati, «una soluzione molto più moderna ed efficace». E aggiunge: «Anche noi utilizzavamo i fili ma fino a una quindicina di anni fa. Da parecchio tempo è prassi mondiale intervenire chirurgicamente in anestesia locale applicando un perno perché una frattura non sottoposta a questo tipo di intervento non garantisce la stessa riuscita e necessita di una riabilitazione più lunga».
Tre giorni fa, dopo la brutta caduta notturna nello chalet di Les Combes, papa Ratzinger è stato sottoposto a una «riduzione e sintesi» della frattura. In pratica sono stati fatti due fori, con una sorta di trapano chirurgico, e sono stati infilati a «cielo coperto» (cioè senza aprire con il bisturi) due fili metallici per mettere in trazione la frattura. Dopodiché il polso è stato fasciato con una ingessatura in vetroresina leggera. «Intervento di 25 minuti con anestesia locale perfettamente riuscito - assicura l’ospedale Parini -. Il Papa potrà recuperare con un’adeguata riabilitazione il pieno possesso della mano destra e tornare a scrivere e a suonare, senza problemi». Nella notte tra giovedì e venerdì Benedetto XVI si è fratturato il polso in modo «accidentale», ma, pensando non fosse nulla di grave, è tornato a letto e solo in mattinata, dopo aver celebrato la messa e fatto colazione, è stato accompagnato nel nosocomio del capoluogo aostano. Gli sono stati fatti una radiografia, che ha accertato una frattura multipla del polso destro, e un «check-up completo», che ha escluso un malore quale causa della caduta. Classificato come «paziente numero 917», Benedetto XVI ha voluto essere trattato come qualsiasi altra persona, ed ha atteso il suo turno per la sala operatoria, dove nel frattempo è stato eseguito un più urgente intervento di peritonite. Poi è toccato a lui.

© Copyright La Stampa, 20 luglio 2009


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Paparatzifan
00lunedì 20 luglio 2009 17:19
Dal blog di Lella...

Il Canavese accoglie Benedetto XVI

di Annarita Scalvenzo

Un cielo incredibilmente terso e azzurro, un sole splendente mitigato da una leggera brezza ed una giornata di rara perfezione, hanno fatto da cornice alla visita di Sua Santità Benedetto XVI a Romano Canavese.
Fin dal primo mattino, i fedeli hanno raggiunto il piccolo centro alle porte di Ivrea, paese natio del Cardinal Tarcisio Bertone, Segretario di Stato della Santa Sede ed al quale si deve questa venuta del Papa in Canavese. Ottima l’organizzazione che ha consentito alla gente di distribuirsi nei diversi punti allestiti con maxi schermi e alle autorità religiose e civili ed ai residenti di accedere a piazza Ruggia per assistere alla santa messa celebrata dal Cardinale Bertone e all’Angelus di Benedetto XVI.
«Una famiglia di fedeli che si è dilatata a comprendere tutta la parrocchia di Romano e il Canavese per vivere in modo speciale il giorno del Signore Risorto – ha detto il Vescovo di Ivrea, Monsignor Arrigo Miglio, aprendo la celebrazione -. Ma con il Santo Padre, nell’imminenza del suo arrivo, è la Chiesa universale che viene a noi».
La funzione, animata dai canti della Corale della Pastorale Giovanile, ha avuto il suo momento culminante nell’omelia del Cardinale Bertone, omelia che ha raccolto molti argomenti importanti, che sono poi ritornati anche nel saluto di benvenuto al Santo Padre da parte di Monsignor Miglio e nel discorso dello stesso Benedetto XVI.
Il Papa, ha detto Bertone, ha fatto l’onore di visitare il Canavese nell’Anno Sacerdotale che egli stesso ha istituito e che punta l’attenzione sulla figura del Pastore, su colui che viene chiamato dal Signore per guidare il suo popolo.
Il Cardinale ha invitato tutti a pregare affinché cresca il numero delle vocazioni in Canavese, una terra che – come ricorderà poco dopo anche il Papa – è già stata molto generosa ed a pregare affinché i giovani abbiano il coraggio di ascoltare la chiamata del Signore e seguirla.
Bertone ha ricordato un giorno del lontano 1949, «Quando ho detto ai miei genitori, papà Pietro e mamma Pierina, della mia intenzione di seguire la strada del sacerdozio». Una famiglia, quella del Cardinale Bertone, al centro di questa giornata, famiglia che come sottolineerà Benedetto XVI ha accolto il grande dono della vocazione e famiglia che domenica ha accolto il Cardinale e il Santo Padre per il pranzo domenicale nella casa natale di piazza Sarti, a poche decine di metri dalla piazza della chiesa parrocchiale.
L’arrivo di Benedetto XVI, previsto per le 11.30 nell’area ex Olivetti di Scarmagno dove il Papa è giunto in elicottero dalla residenza estiva di Les Combes nella vicina Valle d’Aosta, è stato annunciato da un volo radente di elicotteri dell’invalicabile servizio di sorveglianza che ha cinto il piccolo paese in un assedio inespugnabile. Il Papa ha poi raggiunto la chiesa parrocchiale a bordo di una berlina scura, dalla quale ha salutato la folla che si è assiepata lungo le vie.
«Grazie per il regalo di questa giornata, un dono ancora più grande perché giunge in questi pochi giorni di vacanza»: così il Vescovo di Ivrea ha salutato Benedetto XVI, non nascondendo la preoccupazione e la trepidazione per il lieve incidente domestico occorso al Papa all’alba di venerdì scorso.
Il Santo Padre, accolto da una folla festante, ha subito rivolto un saluto speciale al Cardinale Bertone, «Il mio primo collaboratore» e poi ha voluto rivolgere un «Grazie di cuore a tutti quelli che mi hanno dimostrato vicinanza, affetto e simpatia», al personale medico di Aosta, «Che mi ha trattato con diligenza e simpatia e, speriamo, con successo finale».
Un ringraziamento a Monsignor Miglio, a Monsignor Bettazzi e al sindaco di Romano, Oscarino Ferrero, per i bellissimi doni ricevuti. Prima di recitare l’Angelus, Benedetto XVI ha ripreso ancora una volta il tema delle vocazioni ed ha invitato tutti a pregare la Vergine Maria, alla quale sono dedicati tanti santuari del Gran Paradiso e della pianura ed in particolare una preghiera alla «Madonna del Monte Stella, che veglia su di voi e che indichi la via della Speranza».

© Copyright Localport notizie


Paparatzifan
00lunedì 20 luglio 2009 17:32
Dal blog di Lella...

BENEDETTO XVI - Le tre immagini

Il polso ingessato, un paese accogliente, una mamma

Fabio Zavattaro

Tre momenti, tre immagini per la visita di papa Benedetto a Romano Canavese, avvenuta a pochi giorni dall’incidente che lo ha costretto a recarsi all’ospedale di Aosta, per la frattura del polso destro.
La prima, il Papa sorridente, che benedice con la mano destra, il polso ingessato, o meglio tenuto fermo da una protesi in vetroresina. L’anello tornato all’anulare destro. Le braccia tese quasi tentativo di abbracciare la folla che si è radunata nella piazza della chiesa dedicata a san Pietro e a san Solutore, un santo, quest’ultimo, che confessa di non conoscere: è sempre bello, dice, scoprire nuovi santi.
Le prime parole sono proprio per dire la gioia di essere “nella vostra bella città, nella vostra bella Chiesa”. Quindi il primo esplicito riferimento all’incidente di venerdì scorso: “Come vedete a causa del mio infortunio, sono nella mia agilità un po' limitato, ma la presenza del cuore è piena e sono con grande gioia con voi”. Il Papa ha anche parole di ringraziamento che pronuncia senza guardare il foglio del suo discorso. “Vorrei in questo momento dire grazie con tutto il mio cuore ai tanti che hanno in questo momento mostrato la loro vicinanza, la loro simpatia, il loro affetto per me, che hanno pregato per me, e così si è rafforzata la rete della preghiera che ci unisce in tutte le parti del mondo. Innanzitutto vorrei dire grazie ai medici e al personale medico di Aosta che mi hanno trattato con tanta diligenza, competenza e amicizia. Speriamo – ha concluso – con successo finale”.
La seconda immagine è più un gesto: è il suo interrompere il riposo a Les Combes per essere nella città del suo primo collaboratore, il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato Vaticano: un gesto di amicizia, con chi, per tanti anni, si è condiviso il lavoro e le preoccupazioni . Un racconto diretto è nelle parole del fratello più giovane del cardinale, Valerio, ancora emozionato per aver mangiato allo stesso tavolo con papa Benedetto. Dice: “A tavola eravamo una ventina. Il Papa è stato molto simpatico, abbiamo parlato dei problemi dei giovani, dei problemi del lavoro della nostra zona, ma anche della crisi di vocazione della diocesi”. Proprio con loro, in quel clima di cordialità che si respira tra le mura di casa, Benedetto XVI si è sentito in famiglia, e parlando del polso ingessato ha detto: speriamo di poter riprendere presto a suonare.
Il cardinale Bertone incontrando il sabato mattina i giornalisti, aveva un po’ anticipato quelli che sarebbero stati i temi del discorso del Papa, prima della recita della preghiera mariana dell’Angelus, e cioè il lavoro, la crisi e i giovani. Aveva anche sottolineato che al Papa sono giunti molti inviti da paesi che si trovano in continenti che Benedetto XVI ha già visitato. Bisognerà guardare a terre non ancora visitate – un chiaro riferimento all’Asia – ma bisogna tener conto anche della lunghezza dei viaggi.
Papa Benedetto affronta le questioni più calde di questi luoghi: queste terre hanno una lunga storia di fede e la gente “è ben nota per il suo amore e per il suo attaccamento al lavoro. Attualmente, però, so che qui, nella zona di Ivrea, molte famiglie sperimentano una situazione di difficoltà economiche a causa della carenza di occupazioni lavorative. Su questo problema sono intervenuto più volte ed ho voluto affrontarlo più approfonditamente nella recente enciclica Caritas in veritate”. Ma il messaggio che lascia non è di pessimismo. Auspica che la sua enciclica sociale, la terza del suo pontificato, possa mobilitare forze positive per muovere il mondo. L’invito del Papa è a non scoraggiarsi perché “la Provvidenza aiuta sempre chi opera il bene e si impegna per la giustizia; aiuta quanti non pensano solo a sé, ma anche a chi sta peggio di loro”. È il tema dell’immigrazione che entra nella riflessione del Papa; ricorda che molti – “i vostri nonni”, dice – furono costretti a emigrare perché non c’era lavoro, ma poi questa terra è diventata terra di immigrazione da altri luoghi dell’Italia e dall’estero. Oggi la crisi tocca ancora queste terre; poco distante dal sagrato della chiesa dove parla il Papa si trova una realtà industriale, l’Olivetti, che è stata al centro di questo movimento migratorio negli anni dello sviluppo e oggi vive le difficoltà di una crisi che è comune a molte realtà produttive. E in occasione della visita, il Papa ha ricevuto in dono dall’amministratore delegato di Telecom Italia, Franco Bernabè, e dal presidente di Olivetti, Francesco Forlenza, un computer portatile nel quale era stato inserito un programma che mostrava una serie di immagini dei papi da Pio XII a Giovanni Paolo II, che sono stati in visita nel Canavese. Guardando il computer Benedetto XVI avrà forse pensato al consiglio che suo fratello gli ha dato dopo l’incidente del polso, e cioè che per completare il suo libro su Gesù avrebbe dovuto imparare ad usare proprio un computer.
Nelle parole che il Papa pronuncia davanti ad una folla che si è radunata nella piazza antistante la chiesa e dove il cardinale Bertone aveva celebrato messa assieme ai vescovi di questa terra, c’è un preciso invito a tenere saldi “i valori fondamentali della famiglia e del rispetto della vita umana, la sensibilità per la giustizia sociale, la capacità di affrontare la fatica e il sacrificio, il forte legame con la fede cristiana attraverso la vita parrocchiale e specialmente la partecipazione alla santa messa”, perché, dice, sono stati “lungo i secoli la vostra vera forza”. Saranno proprio questi valori, aggiunge ancora il Papa, “a permettere alle generazioni di oggi di costruire con speranza il proprio futuro, dando vita a una società veramente solidale e fraterna, dove tutti i vari ambiti, le istituzioni e l’economia siano permeati di spirito evangelico”.
Un pensiero particolare Benedetto XVI lo rivolge infine ai giovani, ai quali occorre pensare “in prospettiva educativa”. Qui, come dappertutto, “bisogna domandarsi quale tipo di cultura viene loro proposta, quali esempi e modelli vengano ad essi proposti, e valutare se siano tali da incoraggiarli a seguire le vie del Vangelo e della libertà autentica. La gioventù – ha aggiunto il Pontefice – è piena di risorse ma va aiutata a vincere la tentazione di vie facili e illusorie, per trovare la strada della vita vera e piena”.
Per il vescovo di Ivrea, mons. Arrigo Miglio – sul sagrato anche il vescovo emerito, mons. Luigi Bettazzi, testimone diretto come il Papa del Concilio Vaticano II – la visita di Benedetto XVI è un “dono reso ancora più prezioso perché si inserisce nel breve periodo di vacanza”. E aggiunge: “Siamo eredi e responsabili di una lunga tradizione cristiana che ci ha lasciato valori ben radicati, come la famiglia, la solidarietà, l'accoglienza degli emigrati, valori che oggi sono ancora vivi nella nostra comunità”.
Ed è proprio mons. Miglio che in un certo senso ci offre la terza immagine di questa visita del Papa a Romano Canavese. Mentre il Papa nella chiesa saluta i fedeli presenti, il vescovo di Ivrea gli presenta una donna. La terza immagine è proprio il pianto di questa giovane donna, cui è stato strappato un figlio in un tragico incidente. Quella carezza, quel tenere la mano sinistra sul suo viso ancora segnato dalle lacrime è il gesto più intenso di questa domenica del Papa: esprime vicinanza, dolore, solidarietà, affetto, conforto.

© Copyright Sir


Paparatzifan
00lunedì 20 luglio 2009 17:43
Dal blog di Lella...

PAPA: PER ORA NIENTE PC, RATZINGER NON E' COSI TECNOLOGICO

(ANSA) - LES COMBES (VAL D'AOSTA), 20 LUG

Giornata casalinga, nello chalet di Les Combes in Val d'Aosta, per papa Ratzinger, dopo la trasferta di ieri a Romano Canavese, in provincia di Torino, per l'Angelus domenicale.
"Il Papa ha dormito bene, è in buona forma, forse nel pomeriggio farà una passeggiata", ha riferito ai giornalisti padre Federico Lombardi, portavoce del Vaticano, che ha raggiunto Benedetto XVI nella località valdostana, a 1300 metri di quota.
Al momento, il Papa non ha ancora usato il computer che gli era stato regalato ieri da Franco Bernabé presidente di Telecom. "Non è abituato a scrivere al pc, non è così tecnologico", ha commentato padre Lombardi.
"Specialmente nel lavoro di creazione (come quello di impostazione della seconda parte del libro 'Gesu' di Nazareth', ndr) preferisce usare la penna", ha osservato.
Per oggi non sono nemmeno previste visite, ma nei prossimi giorni salirà allo chalet pontificio il Segretario di stato vaticano cardinal Tarcisio Bertone, per parlare con il Papa di alcuni dossier vaticani. Niente di eccezionale, perché è consuetudine che, anche durante le vacanze estive, il più stretto collaboratore del Papa lo ragguagli su problemi, avvenimenti, proposte di nomine.

© Copyright (ANSA).


Paparatzifan
00lunedì 20 luglio 2009 20:28
Dal blog di Lella...

Papa/ Il medico che l'ha operato: Tutto procede regolarmente

Nei prossimi giorni la radiografia a Les Combes

"Il Papa sta bene, ho controllato il polso sabato mattina e procedeva tutto regolarmente.
Ieri l'avete visto, stava bene e ha anche benedetto con la destra": così il medico che ha operato il Papa, Manuel Mancini, primario di ortopedia all'ospedale di Aosta, spiega le condizioni di salute di Benedetto XVI a tre giorni dall'intervento di riduzione della frattura scomposta al polso destro.
"Non ho consigliato nulla di particolare al Papa, nemmeno di fare escursioni - dice il medico contattato telefonicamente da Apcom - sabato mattina l'ho visitato e tutto procedeva bene".
La prossima visita si terrà nel fine settimana.
"Dobbiamo fare una radiografia - prosegue il primario - e credo che porteremo noi l'apparecchio per fare la radiografia a Les Combes. Ma tutto è in via di definizione".

Paparatzifan
00lunedì 20 luglio 2009 20:31
Dal blog di Lella...

Papa/ Niente escursioni, tutto annullato causa polso bloccato

Confermati visita Aosta e Angelus domenica, ma no gite fuori porta

Niente escursioni per Papa Benedetto XVI. Ratzinger, con il polso bloccato dal gesso che dovrà tenere per un mese, dovrà rinunciare a fare 'gite fuori' porta.
"Le escursioni che avevamo proposto al Pontefice - dice il sindaco di Introd, Osvaldo Naudin - erano una visita al Forte di Bard e una visita all'impianto idroelettrico di Champagne di Introd.
Ma, forse consigliato dai medici, il Papa non farà escursioni".
A meno di cambiamenti dell'ultimo minuto, dunque, Benedetto XVI - che resterà in Val d'Aosta fino al 29 luglio - potrà godersi la montagna dal suo chalet a Les Combes, alle pendici del Monte Bianco.
Potrà farsi qualche passeggiata nei dintorni della sua residenza estiva, tra i boschi e il verde della zona, senza tuttavia allontanarsi.
Non ci sarà nemmeno il concerto di musica proposto dalla Regione Val d'Aosta, e organizzato per un ascoltatore raffinato come Ratzinger, amante della musica. Il Forte di Bard, imponente fortezza sabauda, ospita un moderno Museo delle Alpi, mentre gli impianti idroelettrici sono stati recentemente rinnovati e gli organizzatori desideravano mostrarlo al Papa.
Confermati invece i due appuntamenti già annunciati: i vespri di venerdì ad Aosta, alle 17.30, nella Cattedrale. C'è anche l'ipotesi - al momento solo un'ipotesi - che il Pontefice possa attraversare la città in auto scoperta, passando per la Collegiata di Sant'Orso. Confermato anche l'Angelus di domenica prossima, da Les Combes.

© Copyright Apcom

+PetaloNero+
00martedì 21 luglio 2009 02:03
Fiducia del Papa nei medici che lo hanno operato al polso
Il Pontefice parteciperà a un incontro di preghiera questo venerdì ad Aosta



LES COMBES, lunedì, 20 luglio 2009 (ZENIT.org).- Il portavoce della Santa Sede ha confermato la fiducia di Benedetto XVI e dei suoi collaboratori nei medici che hanno deciso l'operazione al polso venerdì scorso.

Padre Federico Lombardi S.I., direttore della Sala Stampa vaticana, ha risposto così alle polemiche che hanno cercato di suscitare alcune interviste pubblicate da certi media che sollevavano dubbi sul modo in cui ha avuto luogo l'operazione.

"Direi che il tipo d’intervento attuato e le sue modalità sono state decise dopo una riflessione attenta di persone competenti, tenuto conto – com’è naturale e giusto – della conoscenza diretta del paziente e delle circostanze concrete", ha spiegato il portavoce.

"Bisogna osservare che le diverse opinioni, manifestate dai medici, sono di carattere un po’ teorico, nel senso che non possono tener conto degli elementi determinanti della conoscenza diretta del paziente, della sua situazione e delle circostanze in cui si trova, che sono elementi decisivi in caso d’intervento come quello che si è realizzato".

"Credo che si può avere pienamente fiducia che, nella situazione concreta, è la soluzione più ragionevole e la migliore che si poteva prendere e non vi è nessun motivo di coltivare preoccupazioni", ha detto padre Lombardi ai microfoni della “Radio Vaticana”.

Circa lo stato di salute del Pontefice, il portavoce, da Les Combes, ha spiegato ai giornalisti che il Papa è in buone condizioni e che questo lunedì ha trascorso la giornata nella casa di pietra e legno in cui alloggia. E' possibile che esca per fare una passeggiata nei pressi della casa.

P. Lombardi ha confermato che al momento il Papa non ha usato il computer che gli era stato regalato da una compagnia italiana per aiutarlo a scrivere ora che ha il polso immobilizzato.

"Non è abituato a scrivere al pc, non è così tecnologico", ha commentato. "Specialmente nel lavoro di creazione preferisce usare la penna".

Il sacerdote ha confermato che venerdì prossimo il Papa ha previsto di partecipare alla celebrazione dei Vespri nella Cattedrale di Aosta, alle 17.30, insieme ai sacerdoti della Diocesi e ai rappresentanti delle diverse parrocchie.

"Sono previste circa 400 persone e sarà un momento di preghiera molto bello - ha aggiunto -. Poi, domenica, c’è l’appuntamento per l’Angelus proprio qui, vicino al luogo della residenza del Papa".
+PetaloNero+
00martedì 21 luglio 2009 16:46
DICHIARAZIONE DEL DIRETTORE DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE, REV.DO P. FEDERICO LOMBARDI. S.I. SUL SALUTO DEL SANTO PADRE IN OCCASIONE DEL PASSAGGIO DEL TOUR DE FRANCE IN VALLE D’AOSTA

Oggi la corsa ciclistica del Tour de France transita nella Valle d’Aosta vicino ad Introd, dove il Santo Padre si trova per un periodo di riposo. In tale occasione il Papa indirizza ai partecipanti e a tutti gli sportivi un messaggio di saluto e di auguri.


SALUTO DEL SANTO PADRE

In occasione del passaggio del Tour de France, nella Valle d’Aosta, il Santo Padre - che si trova in questi giorni a Les Combes di Introd - indirizza il suo cordiale saluto a tutti gli atleti e agli organizzatori della corsa e allarga allo stesso tempo il suo pensiero a tutti gli sportivi impegnati in questo periodo in varie attività e competizioni, augurando che l’impegno nello sport contribuisca alla crescita integrale della persona, non sia mai separato dal rispetto dei valori morali e sia attento ai valori educativi.

A l’occasion du passage du Tour de France dans la Vallée d’Aoste, le Saint-Père – qui séjourne aux Combes d’Introd au Val d’Aoste – adresse ses chalereuses salutations à tous les coureurs et aux organisateurs de cette compétition. Par la même occasion, le Pape tourne ses pensées vers tous les sportifs actuellement engagés dans diverses activités et compétitions, en souhaitant que l’engagement sportif contribue à la croissance intégrale de la personne et aille toujours de pair avec le respect des valeurs morales et de l’effort éducatif.



Benedetto XVI al Tour de France che transita vicino a Les Combes: lo sport rispetti i valori educativi e morali. Intervista con padre Lombardi

Sarà un primo pomeriggio piuttosto particolare quello che oggi avrà per teatro la località valdostana di Introd, nella cui frazione di Les Combes Benedetto XVI ha iniziato ieri la sua seconda settimana di soggiorno montano. In questa zona, a pochi metri dallo chalet che ospita il Papa, transiterà la carovana ciclistica del Tour de France. Per l’occasione, Benedetto XVI rivolge un messaggio alla corsa affinché, in questo periodo estivo di competizioni, lo sport “contribuisca - scrive - alla crescita integrale della persona” e “non sia mai separato dal rispetto dei valori morali e sia attento ai valori educativi”. Alessandro De Carolis ne ha parlato con il direttore della Sala Stampa Vaticana, padre Federico Lombardi, raggiunto telefonicamente a Les Combes:

R. - Ho visto che, qui, questo evento è considerato molto importante, anche per alcune circostanze: sono circa 60 anni che il Tour non passa in Val d’Aosta, e quindi è considerato un avvenimento eccezionale. Inoltre, mi hanno detto che il primo vincitore del Tour de France era un valdostano. Quindi, loro avvertono questo passaggio come un qualcosa di molto speciale. Naturalmente, è anche un momento di richiamo e di attenzione sulla Valle, e quindi per motivi turistici si tratta di un’occasione che le autorità, i responsabili del turismo della Valle cercano di utilizzare al meglio. Ma, effettivamente, c’è anche la circostanza simpatica di un itinerario che passa proprio sotto, nella Valle, ma molto vicino ad Introd e quindi anche alla residenza del Santo Padre, che si trova più elevata ma comunque vicinissima al passaggio. Per questo motivo, è stato suggerito questo messaggio e ben volentieri il Papa è stato disponibile per un saluto che, naturalmente, è molto semplice ma significativo. Tra l’altro, mi sembra che questa sia una stagione, un periodo in cui ci sono tanti eventi, tante manifestazioni sportive - pensiamo anche solo ai Mondiali di nuoto in corso a Roma - e quindi il fatto di salutare una manifestazione sportiva, incoraggiare ai valori positivi che ci sono nell’attività sportiva per la crescita della persona, è una cosa che certamente rientra nello spirito dell’amicizia, dell’incoraggiamento per tutto ciò che di buon c’è nell’attività umana e che, in particolare, in questo tempo estivo trova un suo spazio particolarmente favorevole. C’è da dire che oggi pomeriggio si prevede che, quando il Tour passerà proprio qui in Valle d’Aosta, l’elicottero che accompagna sempre la corsa per le riprese aeree sorvoli la residenza del Papa e ne riprenda delle immagini. C’è, quindi, tutta un’attesa, una simpatica atmosfera di eccitazione intorno a questo evento sportivo.


D. - Questo evento, in qualche modo, riporta in un binario più di riposo, di svago, un soggiorno che per il Papa è iniziato con una intensità imprevista a causa dell’infortunio. Come ha ripreso, il Santo Padre, il suo soggiorno?


R. - Mi sembra che l’infortunio sia stato assorbito in tempi molto brevi e che non abbia inciso tantissimo, perché l’appuntamento importante di Romano Canavese è stato rispettato pienamente e anche l’altro appuntamento importante, previsto con il clero di Aosta venerdì sera, non subisce nessun condizionamento come pure l’Angelus di domenica prossima. Naturalmente, il condizionamento maggiore è quello nell’uso della mano che modifica il tipo di attività personale del Santo Padre nel suo lavoro di scrittura. Questo, certamente, ha qualche conseguenza sul programma di lavoro personale del Papa. Ma sono le evenienze con cui bisogna fare i conti e mi pare che si portino con grande serenità e pazienza.



Radio Vaticana
Paparatzifan
00martedì 21 luglio 2009 20:40
Dal blog di Lella...

voci e volti

La gioia di Romano Canavese «Quasi non ci sembra vero»

Gli abitanti del paese si sono moltiplicati per dieci. Tanti ragazzi ma anche anziani e famiglie intere. Una gerbera da Andrea e Giorgia sposi da meno di un giorno

DAL NOSTRO INVIATO A ROMANO CANAVESE (TORINO)

NELLO SCAVO

«Non si vedeva tanta gente dai tempi dei soldati dell’impe ro».
Il signor Osvaldo scherza gio cando sulle origini di Romano Ca navese: tremila anime che dome nica si sono moltiplicate per die ci. « Me ne andrò in pace » , sospira l’anziano. « Posso dire di aver visto il Papa » , ripete in una allegra can tilena.
L’Italia che non ti aspetti è tra i vi coli di questo antico borgo. A mi gliaia, di domenica, per stare accanto a Benedetto XVI.
Niente lustrini, niente eccessi. Fa miglie allegramen te insieme, anziani tenuti per mano dai nipoti, pellegri ni che all’alba sbar cano dai bus parti ti da tutta la dioce si di Ivrea, dal Pie monte, dalla Liguria come dalla Lombardia e dalla vicina Val d’Ao sta.
In paese c’è posto per poche mi gliaia di fedeli. Per tutti gli altri so no stati allestiti maxischermi ed a ree assistite dalla Protezione civi le. Di pass per varcare le transen ne che consentono l’ingresso nel le vie adiacenti alla magnifica chie sa dei Santi Pietro e Solutore ne so no stati emessi tremila. Due li a spettavano anche Andrea e Gior gia, sposi da meno di un giorno. Andrea Montrucchio, geologo trentunenne di Romano Canavese e Giorgia Riva, 28 anni, commer cialista praticante di Collegno, non si sono neanche cambiati d’abito. Lui di scuro, lei nell’inconfondibi le bianco nuziale. Raccontano che in Comune avevano ricevuto la promessa dei due lasciapassare per accedere al sagrato della chie sa da dove Benedetto XVI avrebbe recitato l’Angelus. «Quei due ticket però non sono mai arrivati » , han no spiegato domenica.
Sarà perché, come ricordava il vec chio Osvaldo, i romani fondarono Romano Canavese nel 25 avanti Cristo istallandovi un accampa mento militare (per secoli il centro abitato sarà una fortezza inespu gnabile in cui fece base perfino u na guarnigione di Carlo Magno), insomma qualcosa di quell’antica pugnacità si tramanda ancora, se Andrea e Giorgia non hanno fatto un solo passo indietro. « Dobbia mo andare dal Papa, dobbiamo fa re benedire le nostre nozze» .
Una trattativa andata avanti a lungo, con le forze dell’ordine che alla fi ne hanno scortato i due sposi a po chi passi dal Pontefice. Andrea e Giorgia hanno incontrato il Papa sotto il porticato d’ingresso della famiglia Bertone, gli hanno con segnato una gerbera rossa a cui e ra arrotolato un bi gliettino con i loro nomi. « È stata una splendida occasio ne, di più non ci potevamo aspetta re, è stato tutto molto bello » .
I più entusiasti so no però i ragazzi del paese. Da setti mane aspettavano l’incontro con il Santo Padre. « Quasi non sembra vero – esclama Matteo Piras, 17 an ni –. Il Papa che viene da noi, in un piccolo centro. Il Papa che ci par la con parole semplici ad essere al legri e coerenti. Tra di noi certa mente ne parleremo a lungo » . Matteo l’anno scorso era Sydney per la Giornata mondiale della Gioventù. Chi non riuscì a partire per l’Australia adesso prende in gi ro chi c’è stato: « Avete fatto tutto quel viaggio quando poi il Papa è venuto direttamente a casa no stra».
La maggioranza però è sor presa: «In televisione Benedetto X VI – osserva Federica, arrivata da Torino con marito e due bambini che ingurgitano una focaccina do po l’altra –, sembra sempre serio, mette quasi soggezione, invece vi sto da vicino mi sembra quasi ti mido, si comporta come se avesse bisogno di noi » .
Anche il vecchio Osvaldo è con tento. Prima di riportare in casa i suoi novant’anni si stropiccia gli occhi per leggere una targa appe na scoperta. Si ricorda « con im mensa gioia e profonda gratitudi ne » l’Angelus recitato dal Papa. « Me ne andrò in pace – ripete –, posso dire di aver visto il Papa » .

© Copyright Avvenire, 21 luglio 2009


Paparatzifan
00martedì 21 luglio 2009 20:45
Dal blog di Lella...

l’abbraccio

«Le pietre delle nostre vie non sono più le stesse»

DAL NOSTRO INVIATO A ROMANO CANAVESE ( TORINO)

NELLO SCAVO

«Le nostre mani per te» .
Lo striscione è ancora lì, messo apposta dai ragazzi di Romano Canavese per ché Benedetto XVI, reduce dal l’infortunio alla mano destra, sa pesse di «non essere da solo – per dirla con il 17enne Edoardo Pesce – nel raccogliere il gregge che a vol te appare smarrito».
Se non fosse che è luglio, si direb be che a Romano Canavese è lunedì di Pasquetta. E non solo per l’at mosfera di giubilo che si respira tra i vicoli. I festoni penzolano ancora dai palazzotti che trasudano storia. I bambini corrono tra le strade di pietra antica come a cercare ancora Benedetto XVI. Il giorno dopo re stano le immagini del Papa che non si cura della fasciatura rigida e del dolore per abbracciare idealmente con tutte e due le mani i fedeli ve nuti a pregare con lui. « Un mes saggio concreto, di grande speran za e di alto profilo spirituale», os serva don Roberto Farinella, diret tore del settimanale diocesano di I vrea Il Risveglio Popolare.
«Speriamo che adesso si riesca a riallacciare i fili della collaborazio ne e della solidarietà, sia all’inter no della comunità sia verso i co­siddetti 'cristiani della soglia' che aspettano un invito, una chiamata, per rientrare nel gregge», auspica Paolo De Stalis, presidente del Con siglio pastorale parrocchiale.
«La Provvidenza – ha detto il Papa – aiuta sempre chi opera il bene e si impegna per la giustizia; aiuta quanti non pensano solo a sé, ma anche a chi sta peggio di loro». Pa role «ancora una volta arrivate pun tuali e concrete», osserva don Fari nella.
Sale e lievito di cui la comunità a veva bisogno.
«È strano – ammette Edoardo – passare oggi nei luoghi che viviamo e frequentiamo da sempre e scoprire che ci sembrano diversi » . La piazza, la strada che porta al bar, alla bottega di alimen tari e poi verso la campagna. « In questi luoghi c’è stato il Papa – si ri pete il ragazzo – e non sono più gli stessi, la città non è la stessa, e in fondo anche noi non possiamo re stare quelli di sempre».
Sentimenti abbracciati da molti. «La presenza di Papa Benedetto è stata il segno di un legame profon do che lo unisce al Canavese e al Piemonte – ha detto il presidente del Consiglio regionale del Pie monte, Davide Gariglio –, terre ric che di grandi esperienze di fede, luoghi che videro nascere e cresce re la magnifica opera di don Gio vanni Bosco, fondatore dei Salesia ni ». Ci sono doni che si ricevono e ba sta. Altri bisogna guadagnarseli. «La grazia che ha fatto il Pontefice ai fe deli di Romano – annota ancora De Stalis – non dovrà andare persa; è un regalo che sicuramente molte comunità vicine e più lontane ci in vidiano e per questo dovremo di mostrare di meritarlo, rinnovando il nostro impegno a servire il Van gelo ». La migliore risposta, questa, ai maligni che invano hanno ten tato di rovinare la festa sostenendo «che i soldi spesi per questo even to – racconta il presidente del Con siglio pastorale – potevano essere risparmiati: anche questa è un’opi­nione che il cittadino ha il diritto di esprimere».
Il parroco, il polacco don Jacek Pe leszyk, ci ride su e guarda avanti. A desso sa di poter contare su molte forze. « Il gregge – dice – deve di mostrarsi accogliente: è un percor so difficile ma possibile, ora che ab biamo toccato da vicino la forza del successore di Pietro».

© Copyright Avvenire, 21 luglio 2009


Paparatzifan
00martedì 21 luglio 2009 21:28
Dal blog di Lella...

Benedetto XVI ha rivelato la statura eccezionale nel suo essere uno di noi

Se un Papa dimostra la sua grandezza impersonando l'umiltà nei piccoli gesti

Franco Piccinelli

Tanto più si amano le persone quanto più i loro comportamenti si umanizzano pur se simbolicamente eccelsa ne è la figura. Perciò Papa Benedetto nel recente fine settimana ci è parso di statura eccezionale nel suo essere uno di noi. Non, prestandosi all'umiltà: ma spontaneamente impersonandola nel trascorrere della quotidianità, in parte imprevedibile, in parte rigidamente programmata.
Del resto non si ricordano Papi che abbiano scelto località marine per riposarsi, stanti le opposte immagini suscitate dai contrapposti luoghi. Le vette richiamano alla spiritualità, alla contemplazione pur se ugualmente vasti sono gli orizzonti acquatici. Sembrano persino dilatare il tempo prefissato per la scrittura avendo in mente un progetto ambizioso qual è la vita di Gesù. E nella vacanza i piccoli ma puntuali preparativi con la Comunità di Romano Canavese, per un giorno elevata a centro della cattolicità.
Romano Canavese grazie alla vicinanza con la sede della villeggiatura valdostana, ma anche, soprattutto anzi, perché è il paese natale di Tarcisio Bertone il cardinale che qui nacque predestinato a meritarsi la fiducia di Ratzinger, Prefetto dell'ex Sant'Uffizio: l'uomo illuminato e sempre sorretto dall'insegnamento di Don Bosco. Quindi salesiano d'animo, di nutrimento, d'aspetto. Volto radioso di chi non nasconde i propri sentimenti, contrariamente a quanto fanno di solito i preti fuorviati sui propri stati d'animo dalle confidenze degli animi altrui.
Il percorso che ora farete con me non si discostad'un passo dal vero.
Detto in sintesi: «Santità, se veniste per l'Angelus a Romano che è due passi da Les Combes? Una breve deviazione, e il mio animo proverebbe l'emozione più grande, dopo quella della prima Messa nella medesima chiesa».
«Perché no? Stando così le cose, si può fare. Se è un onore, ve lo siete meritato in lunghi anni di comune lavoro, e in questi ultimi come Segretario di Stato. Va bene così?».
E per Bertone ebbe principio l'effervescenza d'un cuore rimasto, dopo sessant'anni, quello dello studente di terza media nell'Oratorio Salesiano di Torino, a fianco della Basilica di Maria Ausiliatrice, nei palazzi in porfido che ospitarono per un secolo la Casa Madre della Congregazione.
Il cuore infantile che scruta, discerne, intuisce e agisce: costretto alla diplomazia di cui tuttavia farebbe a meno volentieri. E dopo il sì di Ratzinger, il pensiero a dove il Beatissimo ospite avrebbe pranzato, perché comunque i ritmi biologici hanno le loro esigenze, e scandiscono ore non soltanto canoniche in senso stretto.
Il Cardinale viene da una famiglia numerosa, otto tra fratelli e sorelle inizialmente, ancora ci sono parecchie donne abilissime nel dare corso alle antiche ricette rurali. E c'è uno stuolo di nipoti d'ogni età, di pronipoti che anelano a imparare la poesiola, due poesiole, anche tre se bisogna contetarli proprio tutti e se Sua santità avrà pazienza. Un pranzo di mezzogiorno in una casa privata, in un piccolo paese, le due più alte autorità della Chiesa...
Poi, d'improvviso, tutto il sogno sembra spezzarsi, assieme al polso destro fratturato nella caduta. Ma i miracoli sono possibili, quando di Lassù approvano. Così i frammenti dell'osso ricomposti, l'arrivo in paese, l'entusiasmo canavesano, il dialogo quasi a confidenze tra gli infiniti che vogliono toccare la mano del Papa, senza nemmeno particolari riverenze: come avviene fra amici, con il più importante ma pur sempre fragile al pari di ciascuno d'essi, con quel tutore all'avambraccio.
E ancora più umanizzante la dichiarata attesa che si liberasse la sala operatoria, il riconoscimento di bravura a ortopedici e infermieri d'un eccellente ospedale pur sempre di provincia. Come avrebbe fatto un patriarca contadino, perciò amatissimo, nel giorno della dimissione.
Davvero. Un Papa come Benedetto è una benedizione. Da volergli un mondo di bene.

© Copyright Gazzetta del sud, 21 luglio 2009


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Paparatzifan
00martedì 21 luglio 2009 21:33
Dal blog di Lella...

Precedenti Giovanni Paolo II in Cile benedì tra i lacrimogeni

Wojtyla «sperimentò» la sinistra Di Pio XII l’esecuzione perfetta

Luigi Accattoli

Da quando i Papi sono scrutati dalle telecamere e da quando vanno in giro per il mondo anche la loro benedizione — atto rituale quant’altri mai — è diventato un gesto a rischio: nell’autunno del 1993 vedemmo per quasi un mese Giovanni Paolo II benedire con la sinistra, avendo la spalla e il braccio destro immobilizzati. Lo stesso Papa fu protagonista di benedizioni in contesti drammatici, come a Managua nel marzo del 1982 a conclusione di una messa rumorosamente contestata dalle formazioni sandiniste e come a Santiago del Cile nell’aprile del 1986 quando benedì la folla di una celebrazione in mezzo al fumo dei lacrimogeni lanciati dai carabineros per disperdere una manifestazione anti-Pinochet ai margini della folla papale.
Gli esperti di liturgia spiegano che non esiste nessuna proibizione canonica all’uso della sinistra per la benedizione con il segno di croce durante le celebrazioni. Ma sta il fatto che le «rubriche» tradizionali prevedevano l’uso della mano destra — essendo considerata la destra come appartenente alla «parte nobile» del corpo — e nei seminari si chiedeva ai mancini di esercitarsi in vista di quell’uso.
Nonostante il precedente di Papa Wojtyla, costretto a benedire con la sinistra dai postumi di una caduta nell’Aula delle Benedizioni, si direbbe che papa Ratzinger si sia posto — l’altroieri — il problema del gesto insolito che sarebbe risultato dall’uso della sinistra, stante la battuta con cui il cardinale Bertone riferì il primo colloquio subito dopo l'intervento del chirurgo: «Ciò che gli dispiaceva di più era di non poter benedire con la destra e di non poter stringere tante mani».
Vedendo che riusciva a sollevare il braccio, ha preferito evitare il gesto insolito che dicevamo. Si sono così schivati «problemi liturgici e teologici» ha poi detto scherzando il cardinale Bertone.
Che non vada bene benedire con la sinistra lo potrebbe pensare solo una persona superstiziosa: gli amanti dell’occulto sanno che il segno di croce con la sinistra si fa nelle «messe nere».
L’Enciclopedia cattolica alla voce «benedizione » annota: «I Papi impartiscono la loro benedizione con le prime tre dita della mano destra distese (simbolo delle tre persone della Trinità) e le altre due ripiegate ». Pio XII era maestro in questo ripiegamento delle dita. Ma il rotondo Roncalli, l’assorto Montini, l’apprendista Luciani e il creativo Wojtyla avevano smarrito quella perfezione, che neanche il teologo Ratzinger ha mai cercato.
La croce di ieri era fatta con tutta la mano e si direbbe con tutto il braccio.
Indimenticate sono restate le ultime quattro o cinque benedizioni senza parole tracciate da Papa Wojtyla dalla finestra del Gemelli e da quella del Palazzo vaticano. Il gesto lo compiva con la destra, sul polso della quale si scorgeva il cerotto che teneva ferma la cannula della flebo.

© Copyright Corriere della sera, 20 luglio 2009


Paparatzifan
00martedì 21 luglio 2009 21:38
Dal blog di Lella...

Per la generazione cui appartiene Benedetto XVI il lavoro di creazione avviene «scrivendo con la penna»

Niente computer: il Papa non è tecnologico

Dovrà aspettare il completo recupero per finire il suo nuovo libro «Gesù di Nazareth»

Elisa Pinna

LES COMBES (VAL D'AOSTA)

Doveva aiutarlo a scrivere la seconda parte del suo libro «Gesù di Nazareth». Ma il computer che gli è stato regalato domenica dal presidente di Telecom, Franco Bernabè, durante l'Angelus domenicale a Romano Canavese in Piemonte, è lì su un tavolo, nello chalet di Les Combes, 1300 metri in quota in Val D'Aosta.
Un dono apprezzato, certo: tuttavia vi è un problema. Il papa «non è abituato a scrivere al pc; non mi sembra così tecnologico», ha riferito ieri ai giornalisti padre Federico Lombardi. Per «Gesù di Nazareth» bisogna dunque aspettare il completo recupero della mano destra.
È una questione di abitudini, di cultura. Per la generazione cui appartiene Benedetto XVI, che ha 82 anni compiuti, il lavoro di creazione avviene «scrivendo con la penna, a mano», osserva il portavoce vaticano. «Solo in un secondo momento, quando si dà una forma più organica alle idee, si passa al computer».
Non che il Papa o il Vaticano sottovalutino la potenza dei nuovi strumenti tecnologici o della rete. Tutt'altro: sin dal 1997 la Santa Sede comunica con il mondo attraverso un sito organizzato con maestria (vatican.va), che partì con tre computer, a cui venne dato il nome degli arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele: Michele (colui che sconfisse Satana) per difendere il web pontificio da virus e haker, Gabriele (quello dell'Annunciazione) per portare i messaggi e Raffaele per contenere le informazioni.
«Il computer ha un po' cambiato il mondo e certamente ha cambiato la mia vita», ammise papa Wojtyla nel 1998, incontrando gli studenti della Luiss a Roma. In realtà anche lui usava il pc solo per le email: i testi li componeva a mano. Ma ne comprendeva tutte le potenzialità, tanto che ormai malato e impossibilitato a recarsi di persona in Oceania, nel novembre 2001, per la prima volta nella storia della Chiesa cattolica, inviò via computer un documento post-sinodale.
Tornando alle giornate valdostane di Benedetto XVI e tolta per il momento la possibilità di scrivere, esse sono cadenzate dalla lettura, dalla meditazione, dalla preghiera e dal relax, con piccole passeggiate pomeridiane, sul sentiero che porta dallo chalet all'abitato di Les Combes.
Il Papa, che ha confermato gli impegni pubblici già annunciati (ovvero i Vespri ad Aosta e il prossimo Angelus domenicale a Les Combes), ha invece rinunciato a ulteriori gite in Val D'Aosta, come ha riferito ai giornalisti il sindaco di Les Combes-Introd, Osvaldo Naudin. Intanto padre Lombardi, in una dichiarazione alla Radio Vaticana, ha rintuzzato alcune polemiche sull'efficacia dell'intervento chirurgico praticato dai medici di Aosta a Benedetto XVI.
È stata «la soluzione più ragionevole e la migliore che si poteva prendere», ha detto il portavoce vaticano.
In serata infine, il medico personale di Ratzinger, Patrizio Polisca, ha invitato a cena a Les Combes l'équipe medica che ha operato il Papa in ringraziamento di quanto fatto per il pontefice. L'incontro è avvenuto nella Colonia salesiana, vicino allo chalet pontificio e vi ha partecipato, ha precisato il portavoce vaticano padre Federico Lombardi, il seguito del Papa ma non Benedetto XVI.

© Copyright Gazzetta del sud, 21 luglio 2009


+PetaloNero+
00mercoledì 22 luglio 2009 01:41
Il Papa rivendica i valori dello sport al passaggio del Tour de France
In un messaggio alla tappa che è passata vicino a dove è in vacanza



LES COMBES, martedì, 21 luglio 2009 (ZENIT.org).- Benedetto XVI ha rivendicato i valori morali ed educativi che devono caratterizzare lo sport in un messaggio inviato questo martedì al Tour de France, che passava molto vicino alla casa in cui sta trascorrendo le vacanze.

Il Papa ha indirizzato “il suo cordiale saluto a tutti gli atleti e agli organizzatori della corsa”, che nella sua 16ma tappa ha lasciato la frontiera francese per attraversare la Svizzera e l'Italia, a circa tre chilometri da Les Combes di Introd.

Il Santo Padre ha esteso il suo messaggio “a tutti gli sportivi impegnati in questo periodo in varie attività e competizioni, augurando che l’impegno nello sport contribuisca alla crescita integrale della persona, non sia mai separato dal rispetto dei valori morali e sia attento ai valori educativi”.

Padre Federico Lombardi S.I., direttore della Sala Stampa della Santa Sede, che ha diffuso il messaggio del Pontefice, ha voluto unirsi anche alla gioia della popolazione della Valle d'Aosta, che ha seguito la corsa con grande entusiasmo.

"Sono circa 60 anni che il Tour non passa in Val d’Aosta, e quindi è considerato un avvenimento eccezionale. Inoltre, mi hanno detto che il primo vincitore del Tour de France era un valdostano", ha spiegato il portavoce in alcune dichiarazioni riportate dalla “Radio Vaticana”.

Per questo, ha rivelato, "è stato suggerito questo messaggio e ben volentieri il Papa è stato disponibile per un saluto che, naturalmente, è molto semplice ma significativo".

P. Lombardi osserva che in queste settimane si svolgono molte manifestazioni sportive. “Pensiamo anche solo ai Mondiali di nuoto in corso a Roma - e quindi il fatto di salutare una manifestazione sportiva, incoraggiare ai valori positivi che ci sono nell’attività sportiva per la crescita della persona, è una cosa che certamente rientra nello spirito dell’amicizia, dell’incoraggiamento per tutto ciò che di buon c’è nell’attività umana".

Il Papa si trova dal 13 luglio nella residenza di Les Combes, nella località di Introd, dove rimarrà fino al 29 luglio.

Trascorrerà il resto dell'estate nella residenza pontificia di Castel Gandolfo, a circa 30 chilometri da Roma.

+PetaloNero+
00mercoledì 22 luglio 2009 16:18
Frattura del Papa: p. Lombardi sottolinea la sua serenità e pazienza
“Il Santo Padre sta bene, è di buon umore”



CITTA' DEL VATICANO, mercoledì, 22 luglio 2009 (ZENIT.org).- Benedetto XVI “sta bene, è di buon umore, continua ad imparare come si vive con un polso ingessato”, ha affermato questo mercoledì il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, in un breve comunicato.

Queste informazioni corroborano le dichiarazioni rilasciate da Lombardi questo martedì alla “Radio Vaticana”, in cui sosteneva che il Papa è in buone condizioni di salute e che non è prevista alcuna modifica degli atti programmati durante il suo soggiorno in Valle d'Aosta.

Dopo l'incidente, ha osservato martedì il portavoce vaticano, il Pontefice sopporta “con grande serenità e pazienza” le conseguenze della frattura al polso, che ha avuto certamente “qualche conseguenza sul programma di lavoro personale del Papa”.

Nel comunicato odierno, p. Lombardi precisa che Benedetto XVI “si è attrezzato con un registratore per poter dettare le sue riflessioni non potendo usare con facilità la penna”.

La frattura non ha tuttavia modificato la sua abitudine di fare “brevi passeggiate dopo il pranzo e nel tardo pomeriggio”.

Il Papa, inoltre, “ha regolari comunicazioni telefoniche con il fratello, che fra pochi giorni sarà a Castel Gandolfo per trascorrere 4 settimane con lui come gli anni scorsi”.

“Oggi è venuto a visitarlo il Card. Bertone, arrivato alle 10.30 in elicottero da Romano Canavese. Ha un colloquio con il Papa e pranza con lui”, per poi rientrare a Romano, da dove questo giovedì mattina partirà per Roma.

Il Cardinal Bertone è stato invitato dal presidente del Senato Renato Schifani a pronunciare una conferenza sulla nuova Enciclica del Papa, Caritas in Veritate, il 28 luglio prossimo.

Il Papa è stato ricoverato il 17 luglio dopo essere caduto nella sua stanza durante la notte. Ha subito una frattura e ha dovuto sottoporsi a un breve intervento chirurgico prima di tornare nella casa di Les Combes dove prosegue le sue vacanze.

Secondo quanto ha spiegato questo martedì p. Lombardi, l'infortunio è stato “assorbito in tempi molto brevi” e non ha avuto grandi ripercussioni, visto che l'incontro a Romano Canavese di domenica “è stato rispettato pienamente”, così come l'appuntamento venerdì 24 luglio con il clero di Aosta e l'Angelus di domenica 26, a Les Combes di Introd.

Attività previste

In questo senso, è stato reso noto questo mercoledì il programma ufficiale della visita del Papa ad Aosta venerdì prossimo, per recitare i Vespri nella Cattedrale.

Alle 17.30 il Pontefice arriverà in città su una macchina coperta; nella piazza dell’arco di Augusto sarà accolto dalle autorità, percorrendo poi in auto scoperta il centro cittadino passando da porta Pretoria fino alla cattedrale.

Ai Vespri è prevista la partecipazione di circa quattrocento persone: sacerdoti, religiosi e religiose, due rappresentanti laici di ogni parrocchia e rappresentanti degli uffici diocesani delle organizzazioni ecclesiali.

I Vespri saranno quelli della liturgia del giorno in italiano e in francese, e il Papa terrà l’omelia. Sulla via del ritorno, passando per Introd, il Pontefice saluterà gli ospiti della casa di riposo locale.

P. Lombardi si è riferito anche al passaggio del Tour de France a pochi chilometri dal luogo in cui Benedetto XVI sta trascorrendo le vacanze.

“Ho visto che, qui, questo evento è considerato molto importante”, ha spiegato. Si è trattato di una “circostanza simpatica”, per cui è stato suggerito al Papa di scrivere un messaggio per l'occasione.

Il Papa si è rivolto a tutti i corridori e agli organizzatori dell'evento ed “è stato disponibile per un saluto che, naturalmente, è molto semplice ma significativo”.










Il cardinale Bertone in visita al Papa a Les Combes. Ad Aosta si intesificano i preparativi per la celebrazione dei Vespri di venerdì


Da dieci giorni, Benedetto XVI sta vivendo nella quiete di Les Combes, in Valle d’Aosta, un periodo di riposo in alta montagna. Una quiete che l’infortunio al polso destro, subito venerdì scorso, ha in parte modificato, costringendo il Papa a un qualche mutamento di abitudini e di programmi personali. Tuttavia, il Pontefice sta godendo delle bellezze naturali che offre il panorama attorno al suo chalet, mentre nel capoluogo di Aosta si definiscono intanto i preparativi per dopodomani, quando Benedetto XVI presiederà la preghiera dei Vespri nella cattedrale della città. Su questi ultimi aspetti del soggiorno del Papa, Alessandro De Carolis ha sentito telefonicamente da Les Combes il direttore della Sala Stampa Vaticana, padre Federico Lombardi:

R. - Il Papa sta bene, è di buon umore. Continua a imparare come si vive con un polso ingessato e si è attrezzato anche con un piccolo registratore per poter dettare le sue riflessioni, non potendo usare in questi giorni con facilità la penna. Ha anche delle comunicazioni regolari per telefono con il fratello, sappiamo come siano molto affezionati. Fra pochi giorni, il fratello sarà a Castelgandolfo per trascorrere le settimane di agosto insieme con il Papa, come del resto è stata abitudine anche negli anni passati. Il Santo Padre continua a fare le sue brevi passeggiate dopo pranzo e nel tardo pomeriggio, con molta serenità e tranquillità. Oggi, è venuto a visitarlo il cardinale Bertone che si trovava ancora a Romano Canavese e che nel pomeriggio rientrerà ancora nella sua città natale prima di trasferirsi a Roma, domattina. E’ un incontro abituale: anche negli altri anni durante l’estate, quando il Papa era in vacanza in montagna, c’era sempre una visita del cardinale Bertone per aggiornamento, per riflessioni comuni sui problemi riguardanti il governo corrente della Chiesa. Si tratta quindi di un momento fraterno, piacevole, che si conclude con il pranzo del cardinale Bertone assieme al Papa.


D. - Si avvicina intanto anche l’appuntamento di dopodomani quando, come è noto, il Papa presiederà con il clero locale la preghiera dei Vespri nella cattedrale di Aosta...


R. - Sì, proprio questa mattina c’è stata una riunione organizzativa per stabilire gli ultimi particolari dello svolgimento. Il Papa raggiunge Aosta in macchina coperta, però se il tempo è buono, come speriamo, nella piazza dell’arco di Augusto viene accolto dalle autorità e da lì poi sale sulla macchina scoperta e percorre il centro della città, passando attraverso l’antica Porta pretoria e raggiungendo la cattedrale. I Vespri nella cattedrale sono per la diocesi, quindi ci saranno tutti i sacerdoti, i religiosi e le religiose, i rappresentanti laici di ogni parrocchia e delle organizzazioni ecclesiali per un totale di circa 400 persone, che trovano posto bene nella cattedrale. Il Papa farà la sua omelia, i Vespri saranno in italiano e in francese - qui si usano le due lingue - e poi terminata la celebrazione, il Papa esce sul sagrato dove è preparato un piccolo palco dal quale saluterà - a braccio, evidentemente - i fedeli presenti che non hanno potuto trovare spazio nella cattedrale. Infine, passando per Introd al rientro, saluterà anche gli ospiti della locale casa di riposo.


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