Discorsi, omelie, udienze, angelus e altri documenti

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+PetaloNero+
00giovedì 29 ottobre 2009 15:57
LE UDIENZE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

S.E. il Signor Ali Akbar Naseri, Ambasciatore della Repubblica Islamica dell’Iran presso la Santa Sede, in occasione della presentazione delle Lettere Credenziali;

Em.mo Card. Ivan Dias, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli.

Il Papa riceve questa mattina in Udienza:

Partecipanti alla Plenaria del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali.





RINUNCE E NOMINE


NOMINA DI MEMBRI DEL CONSIGLIO DIRETTIVO DELL’ "AGENZIA DELLA SANTA SEDE PER LA VALUTAZIONE E LA PROMOZIONE DELLA QUALITÀ DELLE UNIVERSITÀ E FACOLTÀ ECCLESIASTICHE" (AVEPRO)

Il Santo Padre ha nominato Membri del Consiglio direttivo dell’ "Agenzia della Santa Sede per la Valutazione e la Promozione della Qualità delle Università e Facoltà Ecclesiastiche" (AVEPRO) i Reverendi: Mons. Piero Coda, Presidente dell’Associazione Teologica Italiana; Sac. Philippe Curbelié, Decano della Facoltà di Teologia dell’Institut Catholique di Toulouse; P. Friedrich Bechina, F.S.O., Officiale della Congregazione per l’Educazione Cattolica; e gli Illustrissimi Signori: Prof. Sjur Bergan, Direttore del Dipartimento di Istruzione Superiore e Ricerca presso il Consiglio d’Europa; Prof. Paolo Blasi, già Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Firenze; Prof. Jan Sadlak, Direttore dell’European Centre for Higher Education (UNESCO-CEPES) a Bucarest; Dott.ssa Annick Johnson, Direttrice della medesima Agenzia.
+PetaloNero+
00giovedì 29 ottobre 2009 15:57
UDIENZA AI PARTECIPANTI ALLA PLENARIA DEL PONTIFICIO CONSIGLIO DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI

Alle ore 12 di questa mattina, nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza i partecipanti all’Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali e rivolge loro il discorso che riportiamo di seguito:


DISCORSO DEL SANTO PADRE

Signori Cardinali,

venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,

cari fratelli e sorelle in Cristo,

con grande gioia vi porgo il mio cordiale benvenuto in occasione dell’Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali. Desidero anzitutto esprimere la mia gratitudine a Mons. Claudio Maria Celli, Presidente del vostro Pontificio Consiglio, per le cortesi parole che mi ha rivolto a nome di voi tutti. Estendo il mio saluto ai suoi collaboratori e a voi qui presenti, ringraziandovi per il contributo che offrite ai lavori della Plenaria, e per il servizio che rendete alla Chiesa nel campo delle comunicazioni sociali.

In questi giorni vi soffermate a riflettere sulle nuove tecnologie della comunicazione. Anche un osservatore poco attento può facilmente costatare che nel nostro tempo, grazie proprio alle più moderne tecnologie, è in atto una vera e propria rivoluzione nell’ambito delle comunicazioni sociali, di cui la Chiesa va prendendo sempre più responsabile consapevolezza. Tali tecnologie, infatti, rendono possibile una comunicazione veloce e pervasiva, con una condivisione ampia di idee e di opinioni; facilitano l’acquisizione di informazioni e di notizie in maniera capillare e accessibile a tutti. Il Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali segue da tempo questa sorprendente e veloce evoluzione dei media, facendo tesoro degli interventi del magistero della Chiesa. Vorrei qui ricordare, in particolare, due Istruzioni Pastorali: la Communio et Progressio del Papa Paolo VI e la Aetatis Novae voluta da Giovanni Paolo II. Due autorevoli documenti dei miei venerati Predecessori, che hanno favorito e promosso nella Chiesa un’ampia sensibilizzazione su queste tematiche. Inoltre, i grandi cambiamenti sociali avvenuti negli ultimi vent’anni hanno sollecitato e continuano a sollecitare un’attenta analisi sulla presenza e sull’azione della Chiesa in tale campo. Il Servo di Dio Giovanni Paolo II nell’Enciclica Redemptoris missio (1990) ricordava che "l’impegno nei mass media, non ha solo lo scopo di moltiplicare l’annunzio: si tratta di un fatto più profondo, perché l’evangelizzazione stessa della cultura moderna dipende in gran parte dal loro influsso". Ed aggiungeva: "Non basta, quindi, usarli per diffondere il messaggio cristiano e il magistero della Chiesa, ma occorre integrare il messaggio stesso in questa ‘nuova cultura’ creata dalla comunicazione moderna" (n. 37.c). In effetti, la cultura moderna scaturisce, ancor prima che dai contenuti, dal dato stesso dell’esistenza di nuovi modi di comunicare che utilizzano linguaggi nuovi, si servono di nuove tecniche e creano nuovi atteggiamenti psicologici. Tutto questo costituisce una sfida per la Chiesa chiamata ad annunciare il Vangelo agli uomini del terzo millennio mantenendone inalterato il contenuto, ma rendendolo comprensibile grazie anche a strumenti e modalità consoni alla mentalità e alle culture di oggi.

I mezzi di comunicazione sociale, così chiamati nel Decreto conciliare Inter Mirifica, hanno oggi assunto potenzialità e funzioni all’epoca forse difficilmente immaginabili. Il carattere multimediale e la interattività strutturale dei singoli nuovi media, ha, in un certo modo, diminuito la specificità di ognuno di essi, generando gradualmente una sorta di sistema globale di comunicazione, per cui, pur mantenendo ciascun mezzo il proprio peculiare carattere, l’evoluzione attuale del mondo della comunicazione obbliga sempre più a parlare di un’unica forma comunicativa, che fa sintesi delle diverse voci o le pone in stretta reciproca connessione. Molti fra voi, cari amici, sono esperti in materia e possono analizzare con più grande professionalità le varie dimensioni di questo fenomeno, incluse soprattutto quelle antropologiche. Vorrei cogliere l’occasione per invitare quanti nella Chiesa operano nell’ambito della comunicazione ed hanno responsabilità di guida pastorale a saper raccogliere le sfide che pongono all’evangelizzazione queste nuove tecnologie.

Nel Messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali di quest’anno, sottolineando l’importanza che rivestono le nuove tecnologie, ho incoraggiato i responsabili dei processi comunicativi ad ogni livello, a promuovere una cultura del rispetto per la dignità e il valore della persona umana, un dialogo radicato nella ricerca sincera della verità, dell’amicizia non fine a se stessa, ma capace di sviluppare i doni di ciascuno per metterli a servizio della comunità umana. In tal modo la Chiesa esercita quella che potremmo definire una "diaconia della cultura" nell’odierno "continente digitale", percorrendone le strade per annunciare il Vangelo, la sola Parola che può salvare l’uomo. Al Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali tocca approfondire ogni elemento della nuova cultura dei media, a iniziare dagli aspetti etici, ed esercitare un servizio di orientamento e di guida per aiutare le Chiese particolari a cogliere l’importanza della comunicazione, che rappresenta ormai un punto fermo e irrinunciabile di ogni piano pastorale. Proprio le caratteristiche dei nuovi mezzi rendono, peraltro, possibile, anche su larga scala e nella dimensione globalizzata che essa ha assunto, un’azione di consultazione, di condivisione e di coordinamento che, oltre a incrementare un’efficace diffusione del messaggio evangelico, evita talvolta un’inutile dispersione di forze e di risorse. Per i credenti la necessaria valorizzazione delle nuove tecnologie mediatiche va sempre però sostenuta da una costante visione di fede, sapendo che, al di là dei mezzi che si utilizzano, l’efficacia dell’annuncio del Vangelo dipende in primo luogo dall’azione dello Spirito Santo, che guida la Chiesa e il cammino dell’umanità.

Cari fratelli e sorelle, quest’anno ricorre il 50.mo anniversario della fondazione della Filmoteca Vaticana, voluta dal mio venerato predecessore, il Beato Giovanni XXIII, e che ha raccolto e catalogato materiale filmato dal 1896 a oggi in grado di illustrare la storia della Chiesa. La Filmoteca Vaticana possiede pertanto un ricco patrimonio culturale, che appartiene all’intera umanità. Mentre esprimo viva gratitudine per ciò che è già stato compiuto, incoraggio a proseguire tale interessante lavoro di raccolta, che documenta le tappe del cammino della cristianità, attraverso la suggestiva testimonianza dell’immagine, affinché questi beni siano custoditi e conosciuti. A voi qui presenti ancora una volta grazie per l’apporto che offrite alla Chiesa in un ambito quanto mai importante, com’è quello delle Comunicazioni Sociali, e vi assicuro la mia preghiera perché l’azione del vostro Pontificio Consiglio continui a portare molti frutti. Invoco su ciascuno l’intercessione della Madonna ed imparto a tutti voi la Benedizione Apostolica.
+PetaloNero+
00giovedì 29 ottobre 2009 15:58
LE LETTERE CREDENZIALI DELL’AMBASCIATORE DELLA REPUBBLICA ISLAMICA DELL’IRAN PRESSO LA SANTA SEDE

Alle ore 11 di questa mattina, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in Udienza S.E. il Signor Ali Akbar Naseri, Ambasciatore della Repubblica Islamica dell’Iran presso la Santa Sede, in occasione della presentazione delle Lettere Credenziali.

Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha rivolto al nuovo ambasciatore, nonché i cenni biografici essenziali di S.E. il Signor Ali Akbar Naseri:


DISCORSO DEL SANTO PADRE

Monsieur l’Ambassadeur,

Je suis heureux de vous accueillir en ce jour où vous présentez les Lettres qui vous accréditent comme Ambassadeur extraordinaire et plénipotentiaire de la République Islamique d’Iran près le Saint-Siège. Je vous exprime ma gratitude pour les aimables paroles que vous m’avez adressées ainsi que pour les vœux que vous m’avez transmis de la part de Son Excellence Monsieur Mahmoud Ahmadinejad, Président de la République. En retour, je vous serais reconnaissant de l’en remercier et de l’assurer de mes souhaits cordiaux pour toute la Nation.

Votre présence ici, ce matin, manifeste l’intérêt de votre pays pour le développement de bonnes relations avec le Saint-Siège. Comme vous le savez, Monsieur l’Ambassadeur, par sa présence dans les instances internationales et ses relations bilatérales avec de nombreux pays, le Saint-Siège souhaite défendre et promouvoir la dignité de l’homme. Il veut ainsi être au service du bien de la famille humaine, en portant un intérêt particulier aux aspects éthiques, moraux et humanitaires des relations entre les peuples. Dans cette perspective, le Saint-Siège désire consolider ses relations avec la République Islamique d’Iran, et favoriser la compréhension mutuelle et la collaboration en vue du bien commun.

L’Iran est une grande Nation qui possède d’éminentes traditions spirituelles et son peuple a une sensibilité religieuse profonde. Ceci peut être un motif d’espérance pour une ouverture croissante et une collaboration confiante avec la communauté internationale. Pour sa part, le Saint-Siège sera toujours prêt à travailler en harmonie avec ceux qui servent la cause de la paix et qui promeuvent la dignité dont le Créateur a doté tout être humain. Aujourd’hui, nous devons tous espérer et soutenir une nouvelle phase de coopération internationale, plus solidement fondée sur des principes humanitaires et sur l’aide effective à ceux qui souffrent, moins dépendante de froids calculs d’échanges et de bénéfices techniques et économiques.

La foi dans le Dieu unique doit rapprocher tous les croyants et les inciter à travailler ensemble pour la défense et la promotion des valeurs humaines fondamentales. Parmi les droits universels, la liberté religieuse et la liberté de conscience tiennent une place fondamentale, car elles sont à la source des autres libertés. La défense d’autres droits qui naissent de la dignité des personnes et des peuples, en particulier la promotion de la protection de la vie, de la justice et de la solidarité, doivent aussi être l’objet d’une réelle collaboration. D’ailleurs, comme j’ai eu souvent l’occasion de le souligner, l’établissement de relations cordiales entre les croyants des diverses religions est une nécessité urgente de notre temps, afin de construire un monde plus humain et plus conforme au projet de Dieu sur la création. Je me réjouis donc de l’existence, depuis plusieurs années, de rencontres organisées régulièrement, conjointement par le Conseil pontifical pour le Dialogue interreligieux et par l’Organisation pour la Culture et les Relations islamiques, sur des thèmes d‘intérêt commun. En contribuant à rechercher ensemble ce qui est juste et vrai, de telles rencontres permettent à tous de progresser dans la connaissance réciproque et de coopérer dans la réflexion sur les grandes questions qui touchent la vie de l’humanité.

D’autre part, les catholiques sont présents en Iran depuis les premiers siècles du christianisme et ils ont toujours été partie intégrante de la vie et de la culture de la Nation. Cette communauté est réellement iranienne et son expérience séculaire de convivialité avec les croyants musulmans est d’une grande utilité pour la promotion d’une plus grande compréhension et coopération. Le Saint-Siège a confiance que les Autorités iraniennes sauront renforcer et garantir aux chrétiens la liberté de professer leur foi et assurer à la communauté catholique les conditions essentielles pour son existence, notamment la possibilité d’avoir un personnel religieux suffisant et des facilités de déplacement dans le pays pour assurer le service religieux des fidèles. Dans cette perspective, je souhaite qu’un dialogue confiant et sincère se développe avec les institutions du pays afin d’améliorer la situation des communautés chrétiennes et de leurs activités dans le contexte de la société civile ainsi que de faire croître leur sens de l’appartenance à la vie nationale. Pour sa part, le Saint-Siège dont il est dans la nature et dans la mission de s’intéresser directement à la vie des Eglises locales, souhaite faire les efforts nécessaires pour aider la communauté catholique en Iran à maintenir vivants les signes de la présence chrétienne, dans un esprit d’entente bienveillante avec tous.

Monsieur, l’Ambassadeur, je voudrais enfin profiter de cette heureuse occasion pour saluer chaleureusement les communautés catholiques qui vivent en Iran, ainsi que leurs Pasteurs. Le Pape demeure proche de tous les fidèles et prie pour eux afin que tout en maintenant avec persévérance leur identité propre et en restant attachés à leur terre, ils collaborent généreusement avec tous leurs compatriotes au développement de la Nation.

Excellence, alors que débute votre mission auprès du Saint-Siège, je vous adresse mes meilleurs vœux de réussite. Je puis vous assurer qu’auprès de mes collaborateurs vous trouverez toujours compréhension et soutien pour son heureux accomplissement.

J’invoque de grand cœur sur votre personne, sur votre famille, sur vos collaborateurs ainsi que sur tous les Iraniens, l’abondance des Bénédictions du Très-Haut.

S.E. il Signor Ali Akbar Naseri,

Ambasciatore della Repubblica Islamica dell’Iran presso la Santa Sede

È nato a Babol l'8 settembre 1956.

È sposato, con figli.

È specializzato in Studi Giuridici, Teologici e Filosofici. . Ha ricoperto i seguenti incarichi: Responsabile dell’Ente per la Ricostruzione nella provincia di Babol (1981-1984); Rettore e Docente del Centro di Studi per la formazione del Clero musulmano a Babol (1985-1994); Guida della Preghiera del Venerdì nelle città di Mahmud Abad e di Babol (1995-2004); Docente universitario (1992-2009); Deputato all' Assemblea Legislativa islamica (settima legislatura: 2004-2008); Consigliere del Presidente dell'Assemblea Legislativa islamica (dal gennaio 2009).

È autore di numerosi articoli e oratore in convegni scientifici in Iran e all’estero.

Parla l’arabo.
+PetaloNero+
00venerdì 30 ottobre 2009 00:20
Discorso del nuovo ambasciatore iraniano nell'udienza con il Papa
Ferma opposizione a ogni forma di ingiustizia



CITTA' DEL VATICANO, giovedì, 29 ottobre 2009 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il discorso pronunciato questo giovedì dal signor Ali Akbar Naseri, nuovo ambasciatore della Repubblica Islamica dell'Iran presso la Santa Sede, in occasione dell'udienza dal Papa per la presentazione delle Lettere credenziali.

* * *

Questo il discorso dell'Ambasciatore al Papa.

Nel nome di Dio, Clemente Misericordioso

Dì, Profeta: O Gente del Libro

volgetevi a una parola di verità

che è comune tra noi e voi,

di non adorare altri che Dio

e di non attribuire a Lui

socio alcuno.

(Sacro Corano: III, 64)

Santità,

sono lieto di iniziare, con la presentazione delle Lettere Credenziali, la mia missione in qualità di Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario della Repubblica Islamica dell'Iran presso la Santa Sede e di trasmettere, in questa occasione, al Sommo Pontefice Benedetto xvi i saluti più cordiali di Sua Eccellenza il Dottor Mahmud Ahmadinejad, Presidente della Repubblica, e del nobile popolo iraniano.

L'importanza delle relazioni tra l'Iran e la Santa Sede, instauratesi ufficialmente più di cinquant'anni fa, non è certo ignota a Vostra Santità. La posizione strategica nella regione del Medio Oriente e nel contesto internazionale dell'Iran islamico, con la sua storia risalente all'antica Persia e la sua grande civiltà islamica, il ruolo svolto nell'avanzamento della carovana scientifica e spirituale dell'umanità sono evidenti a tutti. In particolare l'avvento della Rivoluzione islamica alla guida instancabile dell'imam Ruhollah Khomeini, (che sia benedetta la sua anima) segna l'inizio di un mutamento all'insegna della giustizia nel cammino verso il perfezionamento umano.

La Santa Sede altresì quale supremo organo direttivo religioso della cattolicità, grazie all'eminenza spirituale e scientifica della Santità Vostra, svolge una funzione primaria e determinante nel guidare, orientare e diffondere etica e spiritualità nell'ambito dell'umana società.

Le specificità in senso religioso della Santa Sede e della Repubblica Islamica dell'Iran, la particolare collocazione, le posizioni comuni nella lotta contro l'ateismo, il materialismo, l'idolatria, i mali morali e sociali, l'oppressione, l'ingiustizia, la discriminazione, l'ineguaglianza, nonché l'atteggiamento critico verso le politiche aggressive e oppressive di nefasti sistemi prevaricatori possono creare il terreno adatto al confronto e alla cooperazione a livello mondiale. Le potenzialità di collaborazione, sia bilaterale sia multilaterale, sia internazionale, in campo politico, culturale, scientifico, religioso sono assai vaste e la loro attuazione sempre più ampia e migliore richiede il dialogo, la comprensione delle realtà delle parti e il rafforzamento e l'allargamento delle relazioni esistenti.

La Santità Vostra sa bene che la corruzione morale, le difficoltà e le insicurezze sociali, la diffusione della povertà e delle malattie, la guerra, la violenza, le stragi, l'uso di armi di distruzione di massa, le interessate aggressioni militari di potenze arroganti, la violazione dei più elementari diritti umani, l'eliminazione spietata di centinaia di migliaia di esseri innocenti e inermi, il razzismo e la discriminazione razziale e insomma la profanazione della dignità umana si annoverano tra le tante tragedie che oggi affliggono l'uomo.

Al giorno d'oggi l'imperialismo dell'informazione, lo sfruttamento economico di sistemi prevaricatori attraverso l'occupazione e l'ingerenza nelle questioni interne di vari Paesi, l'oppressione dei popoli, il diritto di veto — riconosciuto, senza alcun fondamento logico, giuridico e religioso, a grandi potenze — il terrorismo, in particolare il terrorismo di matrice purtroppo religiosa, alimentato dai complotti di potenze prevaricatrici, il flagello della droga, l'uso strumentale della religione, del ruolo santo della donna, e di mezzi di diffusione culturale, quali le antenne paraboliche e internet nella propagazione dell'immoralità e nella manipolazione della cultura hanno posto l'umanità in una situazione desolante e costituiscono una vera sfida per la sua stessa dignità spirituale.

La Repubblica Islamica dell'Iran, ispirata ai valori del puro islam del Profeta e degli imam immacolati, si oppone a ogni forma di ingiustizia, degenerazione, corruzione morale ed economica, ai mali sociali, all'ignoranza, alla guerra, all'odio, alla violenza, alle aggressioni e alle stragi e, ritenendo tutto ciò inconciliabile e incompatibile con i fini indicati dalle religioni e dai profeti di Dio nonché con la dignità dell'uomo, conformemente alla propria missione religiosa e rivoluzionaria, si ritiene vincolata e impegnata alla loro estirpazione. Giusto il pronunciamento dell'eminentissimo Ayatollah Seyyed Ali Khamene'ei, Guida Suprema della Repubblica Islamica, «la pace, la serenità e la giustizia costituiscono il nuovo e luminoso messaggio del popolo iraniano a tutte le nazioni, in base al quale si auspica un mondo dove non esista aggressione, e sopruso» (Discorso del 6.10.2009).

Come la Santità Vostra sa bene, è peraltro buona cosa che il mondo attuale, avendo profondamente compreso la gravità di questi flagelli e le conseguenze nefaste dell'allontanamento dalla fede, frustrato e disingannato da una vita unicamente materialistica e deluso dalle dottrine e dagli attuali «ismi» politici, sociali, ed economici, si sia nuovamente rivolto, fiducioso, alla religione: tale nuovo atteggiamento comporta una maggiore responsabilità delle guide religiose.

La Repubblica Islamica dell'Iran, credendo fermamente nell'efficacia dell'opera delle religioni, in particolare le due grandi religioni abramitiche, Cristianesimo e Islam, nell'arginare le crisi, nella soluzione dei problemi mondiali, e nell'offrire una risposta ai bisogni naturali, spirituali e materiali dell'uomo, al fine di eliminare le tensioni e superare le crisi a livello mondiale e regionale, specificatamente nella regione sensibile del Medio Oriente, non indietreggia di fronte a nessuno sforzo, non lesina la propria cooperazione e accoglie con favore il dialogo, lo scambio di opinioni e il confronto.

Conformemente al messaggio di Sua Eccellenza il Dottor Mahmud Ahmadinejad, Presidente della Repubblica, rivolto alla Santità Vostra (27.12.2006) l'adorazione dell'unico Dio, la diffusione della giustizia, l'amore, il rifiuto dell'oppressione e la difesa dei tiranneggiati costituiscono valori comuni nell'insegnamento di tutti i Profeti di Dio.

Indubbiamente, le religioni rivelate sono proclama di monoteismo e indicazione della via che conduce alla fonte della grandezza superna e del sempre crescente amore divino. La Santità Vostra nell'Enciclica Deus caritas est ha offerto le proprie profonde riflessioni sull'amore divino. Il percorrere tale retta via innalza l'uomo all'altissimo grado in cui diviene specchio che riflette la verità divina: con la manifestazione dell'amore e della misericordia di Dio la giustizia, la rettitudine, la clemenza e la grazia abbracciano il mondo intero e l'uomo e tutte le creature sono fatte oggetto del santo amore celeste e l'oppressione e il male si allontanano. A riguardo Sa'di, poeta mistico iraniano, canta:

Sono lieto del mondo

Perché il mondo è lieto di Lui

Sono amante del mondo

Perché il mondo è Suo.

La salda presenza delle religioni rivelate, in specie Islam e Cristianesimo, l'assolvimento responsabile da parte delle guide religiose alla loro missione, il rafforzamento della cooperazione tra, le parti comportano la realizzazione della giustizia sociale e la difesa della dignità umana.

Le giuste posizioni e la fermezza della Santità Vostra a difesa costante della dignità umana di ognuno, grazie alle qualità intellettuali e filosofiche e alla carica santa di guida religiosa che ricopre, avrà sempre un ruolo di rilievo nella diffusione della giustizia e della pace nel mondo.

Mi è propizia l'occasione per richiamare l'attenzione della Santità Vostra su alcuni punti:

— Purtroppo a motivo di tendenziosità politiche l'islamofobia si è diffusa in occidente e questo nonostante l'islam si annoveri tra le religioni rivelate e annunci felicità, clemenza, pace e libertà e nonostante la grande civiltà islamica abbia avuto un ruolo determinante nel progresso dell'umanità in tutti i campi.

— La società iraniana è un chiaro esempio di convivenza pacifica tra i seguaci delle religioni celesti e fra le varie componenti etniche. I cristiani d'Iran nel corso della storia, specie con l'instaurazione della Repubblica Islamica, come cittadini iraniani, hanno sempre goduto di rispetto e in quanto tali godono di tutti i diritti derivanti dalla loro cittadinanza. Essi hanno una presenza attiva nei vari ambiti del culto, della politica, dell'istruzione, dello sport e delle varie professioni. Conformemente alla Legge Costituzionale, nonostante l'assenza di una sufficiente presenza numerica, grazie alla quota loro riservata per l'appartenenza religiosa, hanno tre propri deputati nella più alta istituzione legislativa e deliberativa ossia l'Assemblea Legislativa Islamica dove svolgono un ruolo attivo.

— La Repubblica Islamica dell'Iran, appoggiando fermamente le giuste posizioni miranti al bando totale degli armamenti atomici a livello mondiale, in particolare nella cruciale regione del Medio Oriente, sottolinea di dare corso alle proprie pacifiche attività nucleari, come membro del Trattato di non Proliferazione Nucleare, sotto la sorveglianza dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica e nel pieno rispetto delle norme internazionali. Suscita stupore e viva protesta l'attuazione di una politica basata su due pesi e due misure di certi governi in base a cui da un lato le pacifiche attività nucleari dell'Iran vengono ostacolate e boicottate mentre da un altro lato alcuni Paesi nuclearizzati che in nessun modo ottemperano alle norme internazionali vengono sostenuti pienamente.

— La Repubblica Islamica dell'Iran, in forza della legittimità religiosa e dell'adesione popolare di cui gode, è vincolata ai principi della democrazia: dopo ben trenta anni di governo, nonostante i numerosi complotti, ha potuto ascrivere a suo titolo d'onore, in occasione delle recenti elezioni presidenziali, un'epica partecipazione popolare pari all'85% degli aventi diritto al voto.

Infine, nella mia qualità di Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario della Repubblica Islamica dell'Iran, nella mia veste di teologo e di religioso, facendo tesoro delle mie esperienze scientifiche e in ambito legislativo ed esecutivo, dedicherò tutte le mie capacità e i miei sforzi allo sviluppo e all'ampliamento delle relazioni bilaterali. Esprimo fin d'ora il mio apprezzamento e i più sentiti ringraziamenti per il sostegno che la Santità Vostra e le esimie autorità della Santa Sede mi vorranno offrire.

Prego Dio di concedermi successo a Lui rivolgendomi.











Il Papa al nuovo ambasciatore dell'Iran presso la Santa Sede


CITTA' DEL VATICANO, giovedì, 29 ottobre 2009 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il discorso pronunciato questo giovedì da Benedetto XVI nel ricevere in udienza in Vaticano il signor Ali Akbar Naseri, nuovo ambasciatore della Repubblica Islamica dell'Iran presso la Santa Sede, il quale ha presentato le Lettere con cui viene accreditato nell'alto ufficio.

* * *

Signor Ambasciatore,

Sono lieto di accoglierla in questo giorno in cui presenta le Lettere che l'accreditano come Ambasciatore straordinario e plenipotenziario della Repubblica Islamica dell'Iran presso la Santa Sede. Le esprimo la mia gratitudine per le cordiali parole che mi ha rivolto, come anche per i voti che mi ha trasmesso da parte di Sua Eccellenza il signor Mahmoud Ahmadinejad, Presidente della Repubblica. In cambio le sarei grato se potesse ringraziarlo e assicurarlo dei miei auguri cordiali per tutta la nazione.

La sua presenza qui, questa mattina, manifesta l'interesse del suo Paese per lo sviluppo di buone relazioni con la Santa Sede. Come lei sa, signor Ambasciatore, con la sua presenza nelle istanze internazionali e le sue relazioni bilaterali con numerosi Paesi, la Santa Sede desidera difendere e promuovere la dignità dell'uomo. Vuole così essere al servizio del bene della famiglia umana, mostrando particolare interesse per gli aspetti etici, morali e umanitari delle relazioni fra i popoli. In questa prospettiva, la Santa Sede desidera consolidare le sue relazioni con la Repubblica Islamica dell'Iran, e favorire la comprensione reciproca e la collaborazione in vista del bene comune.

L'Iran è una grande Nazione che possiede eminenti tradizioni spirituali e il suo popolo ha una sensibilità religiosa profonda. Questo può essere un motivo di speranza per un'apertura crescente e una collaborazione fiduciosa con la comunità internazionale. Da parte sua, la Santa Sede sarà sempre pronta a lavorare in armonia con coloro che servono la causa della pace e promuovono la dignità di cui il Creatore ha dotato ogni essere umano. Oggi tutti dobbiamo auspicare e sostenere una nuova fase di cooperazione internazionale, più saldamente fondata su principi umanitari e sull'aiuto effettivo a quanti soffrono, meno dipendente da freddi calcoli di scambio e da benefici tecnici ed economici.

La fede nel Dio unico deve avvicinare tutti i credenti e spingerli a lavorare insieme per la difesa e la promozione dei valori umani fondamentali. Fra i diritti universali, la libertà religiosa e la libertà di coscienza occupano un posto fondamentale, poiché sono alla base delle altre libertà. La difesa di altri diritti che nascono dalla dignità delle persone e dei popoli, in particolare la promozione della tutela della vita, della giustizia e della solidarietà, deve essere a sua volta l'oggetto di una reale collaborazione. Del resto, come ho avuto spesso occasione di sottolineare, stabilire relazioni cordiali fra i credenti delle diverse religioni è una necessità urgente del nostro tempo, per costruire un mondo più umano e più conforme al progetto di Dio per il creato. Sono dunque lieto dell'esistenza, da diversi anni, d'incontri organizzati regolarmente e congiuntamente dal Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso e dall'Organizzazione per la Cultura e le Relazioni Islamiche, su temi d'interesse comune. Contribuendo a ricercare insieme ciò che è giusto e vero, simili incontri permettono a tutti di progredire nella conoscenza reciproca e di cooperare nella riflessione sulle importanti questioni che concernono la vita dell'umanità.

D'altro canto, i cattolici sono presenti in Iran dai primi secoli del cristianesimo e sono sempre stati parte integrante della vita e della cultura della Nazione. Questa comunità è realmente iraniana e la sua esperienza secolare di buona convivenza con i credenti musulmani è di grande utilità per la promozione di una maggiore comprensione e cooperazione. La Santa Sede confida nel fatto che le Autorità iraniane sapranno rafforzare e garantire ai cristiani la libertà di professare la loro fede e sapranno assicurare alla comunità cattolica le condizioni essenziali per la sua esistenza, in particolare la possibilità di avere personale religioso sufficiente e di spostarsi facilmente nel Paese al fine di garantire il servizio religioso ai fedeli. In tale prospettiva, auspico che un dialogo fiducioso e sincero si sviluppi con le istituzioni del Paese al fine di migliorare la situazione delle comunità cristiane e delle loro attività nel contesto della società civile e anche di far crescere il loro senso di appartenenza alla vita nazionale. Da parte sua, la Santa Sede, della cui natura e della cui missione è proprio l'interessarsi direttamente alla vita delle Chiese locali, desidera compiere gli sforzi necessari per aiutare la comunità cattolica in Iran a mantenere vivi i segni della presenza cristiana, in uno spirito d'intesa benevola con tutti.

Signor Ambasciatore, desidero infine approfittare di questa lieta occasione per salutare calorosamente le comunità cattoliche che vivono in Iran, e anche i loro Pastori. Il Papa è vicino a tutti i fedeli e prega per loro affinché, pur conservando con perseveranza la loro identità propria e restando legati alla loro terra, collaborino generosamente con tutti i loro concittadini allo sviluppo della Nazione.

Eccellenza, mentre inizia la sua missione presso la Santa Sede, le formulo i miei migliori auspici per il suo buon esito. Le posso assicurare che presso i miei collaboratori troverà sempre comprensione e sostegno per il suo felice svolgimento.

Invoco di tutto cuore sulla sua persona, sulla sua famiglia, sui suoi collaboratori, come pure su tutti gli Iraniani, l'abbondanza delle Benedizioni dell'Altissimo.

[Traduzione del testo originale in francese a cura de “L'Osservatore Romano”]
+PetaloNero+
00venerdì 30 ottobre 2009 17:57
LE UDIENZE

Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in Udienza:

S.E. la Signora Delia Cárdenas Christie, Ambasciatore di Panama presso la Santa Sede, in occasione della presentazione delle Lettere Credenziali;

Em.mo Card. Angelo Bagnasco, Arcivescovo di Genova (Italia), Presidente della Conferenza Episcopale Italiana;

Prof. Angelo Caloia.

Il Papa riceve questa mattina in Udienza:

Partecipanti all’Incontro promosso dalla Specola Vaticana, in occasione dell’Anno Internazionale dell’Astronomia:

Il Santo Padre riceve questo pomeriggio in Udienza:

Em.mo Card. William Joseph Levada, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.




RINUNCE E NOMINE


RINUNCIA DEL VESCOVO DI KOHIMA (INDIA)


NOMINA DI MEMBRO DELLA CONGREGAZIONE PER I VESCOVI E DELLA CONGREGAZIONE PER L’EVANGELIZZAZIONE DEI POPOLI


RINUNCIA DEL VESCOVO DI KOHIMA (INDIA)

Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Kohima (India), presentata da S.E. Mons. Jose Mukala, in conformità al can. 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico.

[01585-01.01]


NOMINA DI MEMBRO DELLA CONGREGAZIONE PER I VESCOVI E DELLA CONGREGAZIONE PER L’EVANGELIZZAZIONE DEI POPOLI

Il Papa ha nominato Membro della Congregazione per i Vescovi e della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli l’Em.mo Card. Cormac Murphy-O’Connor, Arcivescovo emerito di Westminster (Gran Bretagna).
+PetaloNero+
00venerdì 30 ottobre 2009 17:58
Il Papa: Chiesa e Stato devono collaborare senza sovrapporsi


Riceve il nuovo ambasciatore di Panama presso la Santa Sede


CITTA' DEL VATICANO, venerdì, 30 ottobre 2009 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il testo del discorso pronunciato questo venerdì da Benedetto XVI ricevendo le Lettere credenziali del nuovo ambasciatore di Panama presso la Santa Sede, Delia Cárdenas Christie, secondo la traduzione riportata da "L'Osservatore Romano".

* * *





Signora Ambasciatore,

1. Sono lieto di riceverla in questo solenne atto in cui lei, Eccellenza, presenta le Lettere che l'accreditano come Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario della Repubblica di Panamá presso la Santa Sede.

La ringrazio per le cordiali parole che mi ha rivolto, e anche per il deferente saluto da parte del Presidente della Repubblica, l'Eccellentissimo Signor Ricardo Martinelli Berrocal. La prego di volergli trasmettere i miei voti migliori per lo svolgimento della sua missione, ricordando con stima la cortesia e la cordialità da lui mostrate nel nostro recente incontro a Castel Gandolfo.

Lei, Eccellenza, è qui in rappresentanza di una Nazione che mantiene relazioni bilaterali fluide e fruttuose con la Santa Sede. La visita del Signor Presidente di Panamá, che ho menzionato prima, è una significativa dimostrazione della buona intesa esistente, già dimostrata nell'accordo firmato il 1º giugno 2005, che si spera venga prontamente ratificato e si possa così erigere una circoscrizione ecclesiastica che assista pastoralmente le Forze di Sicurezza Panamensi.

Nel quadro delle rispettive competenze e del rispetto reciproco, l'operato della Chiesa che, a motivo della sua missione non si confonde con quello dello Stato, né può identificarsi con alcun programma politico, si muove in un ambito di natura religiosa e spirituale, che tende alla promozione della dignità dell'essere umano e alla tutela dei suoi diritti fondamentali. Tuttavia, questa distinzione non implica indifferenza o mutua ignoranza, poiché, sebbene a diverso titolo, Chiesa e Stato convergono nel bene comune degli stessi cittadini, stando al servizio della loro vocazione personale e sociale (cfr. Gaudium et spes, n. 76). Allo stesso modo, le funzioni diplomatiche cercano di promuovere la grande causa dell'uomo e di far crescere la concordia fra i popoli, e per questo la Santa Sede nutre grande considerazione e stima per il compito che oggi lei, Eccellenza, inizia a svolgere.

2. L'identità del suo Paese, che si è forgiata nel corso dei secoli come un mosaico di etnie, popoli e culture, si presenta come un segno eloquente di fronte all'intera famiglia umana del fatto che è possibile una convivenza pacifica fra persone di origine diversa, in un clima di comunione e di cooperazione. Questa pluralità umana deve essere considerata un elemento di ricchezza e un aspetto che va potenziato ogni giorno di più, nella consapevolezza che il fattore umano è il primo capitale da salvaguardare e da valorizzare (cfr. Caritas in veritate, n. 25). A tal proposito, incoraggio tutti i suoi concittadini a lavorare per una maggiore uguaglianza sociale, economica e culturale fra i diversi settori della società, di modo che, rinunciando agli interessi egoistici, rafforzando la solidarietà e conciliando le volontà, si bandisca, con le parole di Papa Paolo vi, «lo scandalo di disuguaglianze clamorose» (Populorum progressio, n. 9).

3. Il messaggio del Vangelo ha svolto un ruolo fondamentale e costruttivo nella configurazione dell'identità panamense, formando parte del patrimonio spirituale e del bagaglio culturale di questa Nazione. Una testimonianza luminosa di ciò è la Bolla Pastoralis officii debitum, con la quale, il 9 settembre 1513, Papa Leone x eresse canonicamente la diocesi di Santa María La Antigua, la prima sulla terra ferma del Continente americano. Per commemorare il v Centenario di questo evento tanto significativo, la Chiesa nel Paese sta preparando diverse iniziative, che mostreranno quanto è radicata nella sua Patria la comunità ecclesiale, che non mira ad altro bene oltre a quello del popolo stesso, di cui fa parte e che ha servito e serve con fini nobili e generosità. Chiedo a Dio che questa ricorrenza accresca la vita cristiana di tutti gli amati figli di questa Nazione, di modo che la fede continui a essere in essa fonte ispiratrice per affrontare in modo positivo e proficuo le sfide con cui questa Repubblica deve attualmente confrontarsi.

In tal senso, è giusto riconoscere le numerose attività di promozione umana e sociale che realizzano a Panamá le diocesi, le parrocchie, le comunità religiose, le associazioni laicali e i movimenti di apostolato, contribuendo in modo decisivo a dare dinamismo al presente e a ravvivare l'anelito di un futuro promettente per la sua Patria. Particolare importanza ha la presenza della Chiesa nel campo educativo e nell'assistenza ai poveri, ai malati, ai detenuti e agli emigranti, e nella difesa di aspetti fondamentali come l'impegno per la giustizia sociale, la lotta contro la corruzione, l'operato a favore della pace, l'inviolabilità del diritto alla vita umana dal momento del suo concepimento fino alla sua morte naturale, come pure la salvaguardia della famiglia basata sul matrimonio fra un uomo e una donna. Questi sono elementi insostituibili per creare un sano tessuto sociale ed edificare una società vigorosa, proprio per la solidità dei valori morali che la sostengono, la nobilitano e le danno dignità.

In tale contesto, non posso non riconoscere l'impegno che le autorità panamensi hanno ripetutamente profuso nel rafforzare le istituzioni democratiche e una vita pubblica fondata su solidi pilastri etici. A tale riguardo, non bisogna lesinare sforzi per promuovere un sistema giuridico efficiente e indipendente, e bisogna agire in ogni ambito con onestà, trasparenza nella gestione comunitaria e professionalità e diligenza nella risoluzione dei problemi che riguardano i cittadini. Ciò favorirà lo sviluppo di una società giusta e fraterna, nella quale nessun settore della popolazione si veda dimenticato o esposto alla violenza e alla emarginazione.

4. Il momento presente invita tutti noi, le istituzioni e i responsabili del destino dei popoli, a riflettere seriamente sui fenomeni che si producono a livello internazionale e locale. È degno di menzione il prezioso ruolo che Panamá sta svolgendo per la stabilità politica dell'area centroamericana, in momenti come quello attuale in cui la congiuntura mette in evidenza come un progresso consistente e armonioso della comunità umana non dipende unicamente dallo sviluppo economico e dalle scoperte tecnologiche. Questi aspetti devono essere necessariamente completati con altri di carattere etico e spirituale, poiché una società progredisce soprattutto quando in essa abbondano persone con rettitudine interiore, condotta irreprensibile e ferma volontà di prodigarsi per il bene comune, e che, inoltre, inculchino nelle nuove generazioni un vero umanesimo, seminato nella famiglia e coltivato nella scuola, di modo che la vitalità della Nazione sia frutto della crescita integrale della persona e di tutte le persone (cfr. Caritas in veritate, nn. 61, 70).

5. Signora Ambasciatore, prima di concludere il nostro incontro, rinnovo il mio saluto e il mio benvenuto a lei, Eccellenza, e alle persone a lei care, e allo stesso tempo le auguro un lavoro fecondo, insieme con il personale di questa Missione diplomatica, a favore del suo Paese, tanto vicino al cuore del Papa.

Con questi sentimenti, ripongo nelle mani della Santissima Vergine Maria, Nostra Signora La Antigua, le speranze e le sfide dell'amato popolo panamense, per il quale supplico dal Signore copiose benedizioni.

[© Copyright 2009 - Libreria Editrice Vaticana]
+PetaloNero+
00venerdì 30 ottobre 2009 17:59
AVVISO DELL’UFFICIO DELLE CELEBRAZIONI LITURGICHE


CAPPELLA PAPALE IN SUFFRAGIO DEI CARDINALI E DEI VESCOVI DEFUNTI NEL CORSO DELL’ANNO


Giovedì 5 novembre 2009, alle ore 11.30, il Santo Padre Benedetto XVI presiederà, all’Altare della Cattedra della Basilica Vaticana, la concelebrazione della Santa Messa con i Membri del Collegio Cardinalizio, in suffragio dei Cardinali e Vescovi defunti durante l’anno.
+PetaloNero+
00venerdì 30 ottobre 2009 17:59
Benedetto XVI: scoprire il Creatore attraverso la creazione


Udienza del Papa all'Incontro promosso dalla Specola Vaticana




CITTA' DEL VATICANO, venerdì, 30 ottobre 2009 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il testo del discorso pronunciato questo venerdì mattina da Benedetto XVI ricevendo in udienza i partecipanti all'Incontro promosso dalla Specola Vaticana in occasione dell'Anno Internazionale dell'Astronomia.





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Eminenza,

Signore e Signori,

sono lieto di salutare quest'assemblea d'insigni astronomi provenienti da tutto il mondo, che si incontrano in Vaticano per la celebrazione dell'Anno Internazionale dell'Astronomia, e ringrazio il Cardinale Giovanni Lajolo per le cordiali parole di introduzione. Questa celebrazione, che segna il quattrocentesimo anniversario delle prime osservazioni dei cieli da parte di Galileo Galilei con il telescopio, ci invita a considerare il progresso immenso della conoscenza scientifica nell'età moderna e, in modo particolare, a volgere il nostro sguardo al cielo con uno spirito di meraviglia, contemplazione e impegno per la ricerca della verità, ovunque essa debba essere trovata.

Il vostro incontro coincide anche con l'inaugurazione dei nuovi locali della Specola Vaticana a Castel Gandolfo. Come sapete, la storia della Specola è legata in modo molto concreto alla figura di Galileo, alle controversie intorno alle sue ricerche nonché al tentativo della Chiesa di ottenere una comprensione corretta e feconda del rapporto fra scienza e religione. Colgo questa occasione per esprimere gratitudine non solo per gli studi accurati che hanno chiarito il preciso contesto storico della condanna di Galileo, ma anche per gli sforzi di tutti coloro che sono impegnati nel dialogo e nella riflessione costanti sulla complementarità della fede e della ragione al servizio di una comprensione integrale dell'uomo e del suo posto nell'universo. Sono particolarmente grato al personale della Specola nonché agli amici e ai benefattori della Fondazione della Specola Vaticana per i loro sforzi volti a promuovere la ricerca, opportunità pedagogiche e il dialogo fra la Chiesa e il mondo scientifico.

L'Anno Internazionale dell'Astronomia intende, non da ultimo, catturare nuovamente per le persone di tutto il mondo la meraviglia e lo stupore straordinari che hanno caratterizzato la grande età delle scoperte nel sedicesimo secolo. Penso, per esempio, all'esultanza degli scienziati del Collegio Romano che, proprio a pochi passi da qui, fecero osservazioni e calcoli che portarono all'adozione mondiale del calendario gregoriano. La nostra epoca, che è sull'orlo di scoperte scientifiche forse ancor più grandi e di più vasta portata, trarrebbe beneficio da quello stesso senso di ammirata soggezione e dal desiderio di ottenere una sintesi veramente umanistica della conoscenza che ha ispirato i padri della scienza moderna. Chi può negare che la responsabilità del futuro dell'umanità, e, di fatto, il rispetto per la natura e per il mondo che ci circonda, richiedano, oggi più che mai, l'attenta osservazione, il giudizio critico, la pazienza e la disciplina che sono essenziali per il metodo scientifico moderno? Nello stesso tempo, i grandi scienziati dell'età delle scoperte ci ricordano anche che la conoscenza autentica è sempre rivolta alla sapienza, e, invece di restringere gli occhi della mente, ci invita ad alzare lo sguardo verso un più elevato regno dello spirito.

In breve, la conoscenza deve essere compresa e perseguita in tutta la sua ampiezza liberatrice. Essa si può certamente ridurre a calcoli e a esperimenti, ma, se aspira a essere sapienza, capace di orientare l'uomo alla luce dei suoi primi inizi e della sua conclusione finale, si deve impegnare nella ricerca della verità ultima che, pur essendo sempre al di là della nostra completa portata, è, nondimeno, la chiave della nostra felicità e della nostra libertà autentiche (cfr Gv 8, 32), la misura della nostra vera umanità e il criterio per un rapporto giusto con il mondo fisico e con i nostri fratelli e le nostre sorelle nella più grande famiglia umana.

Cari amici, la cosmologia moderna ci ha mostrato che né noi né la terra su cui viviamo siamo il centro del nostro universo, composto da miliardi di galassie, ognuna delle quali con miriadi di stelle e pianeti. Tuttavia, mentre cerchiamo di rispondere alla sfida di quest'Anno, di alzare gli occhi al cielo per riscoprire il nostro posto nell'universo, in che modo possiamo essere catturati dalla meraviglia espressa dal Salmista così tanto tempo fa? Infatti, contemplando il cielo stellato egli gridò con stupore a Dio: «Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita, la luna e le stelle che hai fissato, che cos'è mai l'uomo perché di lui ti ricordi, il figlio dell'uomo, perché te ne curi?» (Sal 8, 4-5). Spero che lo stupore e l'esultanza che intendono essere i frutti di questo Anno Internazionale dell'Astronomia condurranno oltre la contemplazione delle meraviglie del creato fino alla contemplazione del Creatore e di quell'Amore che è il motivo che sottende la sua creazione, l'Amore che, con le parole di Dante Alighieri, «Move il sole e l'altre stelle» (Paradiso xxxiii, 145). L'Apocalisse ci dice che, nella pienezza dei tempi, la Parola attraverso la quale tutte le cose sono state fatte è venuta a dimorare in mezzo a noi. In Cristo, il nuovo Adamo, riconosciamo il centro autentico dell'universo e di tutta la storia, e in Lui, il Logos incarnato, vediamo la misura colma della nostra grandeur di esseri umani, dotati di ragione e chiamati a un destino eterno.

Cari amici, con queste riflessioni vi saluto tutti con rispetto e stima e offro i miei buoni auspici oranti per la vostra ricerca e per il vostro insegnamento. Su di voi, sulle vostre famiglie e sui vostri cari invoco cordialmente le benedizioni di sapienza, gioia e pace di


[© Copyright 2009 - Libreria Editrice Vaticana, traduzione dall'inglese a cura de L'Osservatore Romano]
+PetaloNero+
00sabato 31 ottobre 2009 18:33
LE UDIENZE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:
S.E. il Signor Nikola Ivanov Kaludov, Ambasciatore di Bulgaria presso la Santa Sede, in occasione della presentazione delle Lettere Credenziali;

Em.mo Card. Giovanni Battista Re, Prefetto della Congregazione per i Vescovi;

Em.mo Card. Stanisław Ryłko, Presidente del Pontificio Consiglio per i Laici;

Em.mo Card. Agostino Vallini, Vicario Generale di Sua Santità per la Diocesi di Roma.

Il Papa riceve oggi in Udienza:
Sua Altezza Reale il Principe di Hohenzollern, con la Famiglia.




RINUNCE E NOMINE


RINUNCIA DI AUSILIARE DI SAN JUAN DE PUERTO RICO (PORTO RICO)


Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia all’ufficio di Ausiliare dell’arcidiocesi di San Juan de Puerto Rico (Porto Rico) presentata da S.E. Mons. Héctor Manuel Rivera Pérez, in conformità ai can. 411 e 401 §1 del Codice di Diritto Canonico.
+PetaloNero+
00sabato 31 ottobre 2009 18:37
Benedetto XVI al nuovo Ambasciatore di Bulgaria

La cultura cristiana
pegno di un futuro promettente




Benedetto XVI ha ricevuto nella mattina di sabato 31 ottobre, alle ore 11, in solenne udienza, Sua Eccellenza il Signor Nikola Ivanov Kadulov, nuovo Ambasciatore di Bulgaria presso la Santa Sede, che ha presentato le Lettere con le quali viene accreditato nell'alto ufficio.
L'Ambasciatore, rilevato alla sua residenza da un Gentiluomo di Sua Santità e da un Addetto di Anticamera, è giunto alle 10.45 al Cortile di San Damaso, nel Palazzo Apostolico Vaticano, ove un reparto della Guardia Svizzera Pontificia rendeva gli onori. Al ripiano degli ascensori, era ricevuto da un Gentiluomo di Sua Santità e subito dopo saliva alla seconda Loggia, dove si trovavano ad attenderlo gli Addetti di Anticamera e i Sediari. Dalla seconda Loggia il corteo si dirigeva alla Sala Clementina, dove il diplomatico veniva ricevuto dal prefetto della Casa Pontificia, l'arcivescovo James Michael Harvey, il quale lo introduceva alla presenza del Pontefice nella Biblioteca privata. Dopo la presentazione delle Credenziali da parte dell'Ambasciatore avevano luogo lo scambio dei discorsi e, quindi, il colloquio privato. Successivamente, nella Sala Clementina l'Ambasciatore prendeva congedo dal prefetto della Casa Pontificia e si recava a far visita al cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato. Al termine del colloquio il diplomatico discendeva nella basilica Vaticana: ricevuto da una delegazione del Capitolo, si recava dapprima nella Cappella del Santissimo Sacramento per un breve atto di adorazione; passava poi a venerare l'immagine della Beatissima Vergine e, quindi, la tomba di san Pietro.
Infine, l'Ambasciatore prendeva congedo dalla delegazione del Capitolo, quindi, alla Porta della Preghiera, prima di lasciare la basilica, si congedava dai dignitari che lo avevano accompagnato e faceva ritorno alla sua residenza.

Questo è il testo del discorso del Papa.

Monsieur l'Ambassadeur,
Je suis heureux d'accueillir Votre Excellence en cette circonstance solennelle de la présentation des Lettres qui L'accréditent en qualité d'Ambassadeur extraordinaire et plénipotentiaire de la République de Bulgarie près le Saint-Siège. Je vous remercie, Monsieur l'Ambassadeur, pour les paroles aimables que vous m'avez adressées. En retour, je vous saurai gré de bien vouloir exprimer au Président de la République, Monsieur Georgi Parvanov, mes voeux cordiaux pour sa personne ainsi que pour le bonheur et la réussite du peuple bulgare.
Je me félicite, à mon tour, des bonnes relations qu'entretiennent la Bulgarie et le Saint-Siège, dans la dynamique créée par le voyage de mon prédécesseur le Pape Jean-Paul ii dans votre pays en 2002. Ces rapports méritent d'être intensifiés encore et je me réjouis d'entendre votre souhait d'oeuvrer avec ardeur pour les renforcer et en élargir le champ.
En cet automne, nous célébrons le vingtième anniversaire de la chute du mur de Berlin qui a permis à la Bulgarie de faire le choix de la démocratie et de retrouver des relations libres et autonomes avec l'ensemble du Continent européen. Je sais que votre pays consent aujourd'hui des efforts importants en vue d'une intégration encore plus forte dans l'Union européenne dont il fait partie depuis le 1 janvier 2007. Il est important que dans ce processus de la construction européenne chaque peuple ne fasse pas le sacrifice de sa propre identité culturelle, mais trouve au contraire les moyens de lui faire porter de bons fruits qui viendront enrichir l'ensemble communautaire. En raison de sa situation géographique et culturelle, il est particulièrement heureux, comme vous venez de l'exprimer, que votre Nation n'ait pas seulement le souci de sa propre destinée, mais qu'elle manifeste une grande attention aux pays qui sont ses voisins et travaille à favoriser leurs liens avec l'Union européenne. La Bulgarie a ainsi indubitablement un rôle important à jouer dans la construction de relations apaisées entre les pays qui l'environnent, ainsi que dans la défense et la promotion des droits de l'homme.
Comme vous l'avez également souligné à l'instant, cette préoccupation pour le bien commun des peuples ne peut se limiter aux frontières du Continent, il est aussi nécessaire d'être attentif à créer les conditions d'une mondialisation réussie. Pour que celle-ci puisse être vécue positivement, il faut en effet qu'elle puisse servir "tout l'homme et tous les hommes". C'est ce principe que j'ai voulu souligner avec force dans ma récente Encyclique Caritas in Veritate. Il est essentiel en effet que le développement légitimement recherché ne concerne pas le seul domaine économique, mais prenne en compte l'intégralité de la personne humaine. La mesure de l'homme ne réside pas dans son avoir, mais dans l'épanouissement de son être selon toutes les potentialités que sa nature recèle. Ce principe trouve sa raison ultime dans l'amour créateur de Dieu, que révèle pleinement la Parole divine. En ce sens, pour que le développement de l'homme et de la société puisse être authentique, il doit nécessairement comporter une dimension spirituelle (nn. 76-77). Il réclame aussi de la part de tous les responsables publics une grande exigence morale vis-à-vis d'eux-mêmes afin de pouvoir gérer la part d'autorité qui leur est confiée, de manière efficace et désintéressée. La culture chrétienne qui imprègne profondément votre peuple n'est pas uniquement un trésor du passé à conserver, mais tout autant le gage d'un avenir vraiment prometteur en ce qu'il protège l'homme des tentations qui menacent toujours de lui faire oublier sa propre grandeur ainsi que l'unité du genre humain et les exigences de solidarité qu'elle implique.
C'est animée de cette intention que la communauté catholique en Bulgarie désire oeuvrer à la réussite de toute la population. Ce souci partagé du bien commun constitue l'un des éléments qui devrait faciliter le dialogue entre les diverses et nombreuses communautés religieuses qui composent le paysage culturel de votre antique Nation. Ce dialogue, afin d'être sincère et constructif, requiert une connaissance et une estime réciproque que les pouvoirs publics peuvent grandement favoriser par la considération qu'ils portent eux-mêmes aux différentes familles spirituelles. Pour sa part, la communauté catholique exprime le souhait d'être généreusement ouverte à tous et de travailler avec tous; elle le démontre concrètement à travers ses oeuvres sociales dont elle ne veut pas réserver le bénéfice à ses seuls membres.
C'est de façon chaleureuse que, par votre intermédiaire, Monsieur l'Ambassadeur, je souhaite saluer les évêques, les prêtres, les diacres et tous les fidèles qui forment la communauté catholique de votre Pays. Je les invite à considérer les grandes richesses que Dieu, dans l'étendue de sa miséricorde, a mises dans leurs coeurs de croyants et, pour cette raison, à s'engager avec audace, à travers une coopération aussi étroite que possible avec tous les citoyens de bonne volonté, à témoigner sur tous les plans de la dignité que Dieu a inscrite dans l'être de l'homme.
Au moment où Votre Excellence inaugure officiellement ses fonctions auprès du Saint-Siège, je forme les souhaits les meilleurs pour l'heureux accomplissement de sa mission. Soyez sûr, Monsieur l'Ambassadeur, de toujours trouver auprès de mes collaborateurs l'attention et la compréhension cordiales que mérite votre haute fonction ainsi que l'affection du Successeur de Pierre pour votre pays. En invoquant l'intercession de la Vierge Marie et des saints Cyrille et Méthode, je prie le Seigneur de répandre de généreuses bénédictions sur vous-même, sur votre famille et sur vos collaborateurs, ainsi que sur le peuple bulgare et sur ses dirigeants.

Questa la traduzione italiana del discorso del Papa all'Ambasciatore.

Signor Ambasciatore,
Sono lieto di accoglierla in questa circostanza solenne della presentazione delle Lettere che l'accreditano come Ambasciatore straordinario e plenipotenziario della Repubblica di Bulgaria presso la Santa Sede. La ringrazio, signor Ambasciatore, per le cordiali parole che mi ha rivolto. In cambio, le sarei grato se volesse trasmettere al Presidente della Repubblica, il signor Georgi Parvanov, i miei voti cordiali per la sua persona e anche per la felicità e per il successo del popolo bulgaro.
Mi rallegro, a mia volta, delle buone relazioni che la Bulgaria e la Santa Sede intrattengono, nella dinamica creata dal viaggio del mio predecessore Papa Giovanni Paolo II nel suo Paese nel 2002. Queste relazioni meritano di essere intensificate e sono lieto di apprendere del suo desiderio di operare con ardore per rafforzarle e per ampliarne il campo.
Questo autunno celebriamo il ventesimo anniversario della caduta del muro di Berlino che ha permesso alla Bulgaria di fare la scelta della democrazia e di ristabilire relazioni libere e autonome con l'insieme del Continente europeo. So che il suo Paese sta compiendo oggi importanti sforzi in vista di una maggiore integrazione nell'Unione europea di cui fa parte dal 1º gennaio 2007. È importante che in questo processo di costruzione europea ogni popolo non sacrifichi la propria identità culturale, ma trovi al contrario i mezzi per farle recare buoni frutti, che arricchiranno l'insieme comunitario. Per la sua situazione geografica e culturale, è particolarmente apprezzabile il fatto che, come lei ha appena detto, la sua Nazione non si preoccupi solo del suo destino, ma mostri anche grande attenzione per i Paesi vicini e si adoperi per favorire i loro legami con l'Unione europea. La Bulgaria ha così indubbiamente un ruolo importante da svolgere nella costruzione di relazioni serene fra i paesi che la circondano, come pure nella difesa e nella promozione dei diritti dell'uomo.
Come lei ha altresì appena sottolineato, questa preoccupazione per il bene comune dei popoli non si può limitare al Continente europeo, ma è necessario anche essere attenti e creare le condizioni di una globalizzazione riuscita. Perché quest'ultima possa essere vissuta positivamente, è necessario in effetti che possa servire "ogni uomo e tutti gli uomini". È questo principio che ho voluto sottolineare con forza nella mia recente Enciclica Caritas in veritate. È essenziale in effetti che lo sviluppo legittimamente cercato non riguardi il solo ambito economico, ma tenga conto anche della persona umana nella sua totalità. Il valore dell'uomo non consiste in ciò che possiede, ma nello sviluppo del suo essere secondo tutte le potenzialità che la sua natura cela. Questo principio trova la sua ragione ultima nell'amore creatore di Dio, che rivela pienamente la Parola divina. In tal senso, affinché lo sviluppo dell'uomo e della società possa essere autentico, deve necessariamente implicare una dimensione spirituale (nn. 76-77). Richiede anche da tutti i responsabili pubblici che siano moralmente molto esigenti con se stessi, al fine di potere gestire la parte di autorità che viene affidata loro in modo efficace e disinteressato. La cultura cristiana che pervade profondamente il vostro popolo non è solo un tesoro del passato da custodire, ma anche il pegno di un futuro veramente promettente in quanto protegge l'uomo dalle tentazioni che minacciano sempre di fargli dimenticare la propria grandezza, come pure l'unità del genere umano e le esigenze di solidarietà che essa comporta.
Animata da questa intenzione, la comunità cattolica in Bulgaria desidera operare per il successo di tutta la popolazione. Questa preoccupazione condivisa del bene comune costituisce uno degli elementi che dovrebbero facilitare il dialogo fra le diverse e numerose comunità religiose che compongono il paesaggio culturale della sua antica Nazione. Questo dialogo, per essere sincero e costruttivo, richiede una conoscenza e una stima reciproche che i poteri pubblici possono favorire ampiamente con la considerazione in cui essi stessi tengono le diverse famiglie spirituali. Da parte sua, la comunità cattolica formula il voto di essere generosamente aperta a tutti e di lavorare con tutti; lo dimostra concretamente attraverso le sue opere sociali i cui benefici non vuole riservare ai suoi soli membri.
È in modo caloroso che, per mezzo di lei, signor Ambasciatore, desidero salutare i vescovi, i sacerdoti, i diaconi e tutti i fedeli che formano la comunità cattolica del suo Paese. Li invito a considerare le grandi ricchezze che Dio, nella sua immensa misericordia, ha posto nei loro cuori di credenti e, per questa ragione, a impegnarsi con audacia, attraverso la cooperazione più stretta possibile con tutti i cittadini di buona volontà, a rendere testimonianza, a tutti i livelli, della dignità che Dio ha inscritto nell'essere dell'uomo.
Mentre lei, Eccellenza, inizia ufficialmente la sua missione presso la Santa Sede, formulo i miei voti migliori per il suo felice compimento. Sia certo, signor Ambasciatore, di trovare sempre presso i miei collaboratori l'attenzione e la comprensione cordiali che la sua alta funzione merita, come pure l'affetto del Successore di Pietro per il suo Paese. Invocando l'intercessione della Vergine Maria e dei santi Cirillo e Metodio, prego il Signore di effondere generose benedizioni su di lei, sulla sua famiglia e sui suoi collaboratori, e anche sul popolo bulgaro e sui suoi dirigenti.



(©L'Osservatore Romano - 1 novembre 2009)
+PetaloNero+
00domenica 1 novembre 2009 15:28
LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS


Alle ore 12 di oggi, Solennità di Tutti i Santi, il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro. Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:


PRIMA DELL’ANGELUS

Cari fratelli e sorelle!

L’odierna domenica coincide con la solennità di Tutti i Santi, che invita la Chiesa pellegrina sulla terra a pregustare la festa senza fine della Comunità celeste, e a ravvivare la speranza nella vita eterna. Ricorrono quest’anno 14 secoli da quando il Pantheon – uno dei più antichi e celebri monumenti romani – fu destinato al culto cristiano e intitolato alla Vergine Maria e a tutti i Martiri: "Sancta Maria ad Martyres". Il tempio di tutte le divinità pagane veniva così convertito alla memoria di coloro che, come dice il Libro dell’Apocalisse, "vengono dalla grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello" (Ap 7,14). Successivamente, la celebrazione di tutti i martiri è stata estesa a tutti i santi, "una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua" (Ap 7,9) – come si esprime ancora san Giovanni. In questo Anno Sacerdotale, mi piace ricordare con speciale venerazione i santi sacerdoti, sia quelli che la Chiesa ha canonizzato, proponendoli come esempio di virtù spirituali e pastorali; sia quelli – ben più numerosi – che sono noti al Signore. Ognuno di noi conserva la grata memoria di qualcuno di essi, che ci ha aiutato a crescere nella fede e ci ha fatto sentire la bontà e la vicinanza di Dio.

Domani, poi, ci attende l’annuale Commemorazione di tutti i fedeli defunti. Vorrei invitare a vivere questa ricorrenza secondo l’autentico spirito cristiano, cioè nella luce che proviene dal Mistero pasquale. Cristo è morto e risorto e ci ha aperto il passaggio alla casa del Padre, il Regno della vita e della pace. Chi segue Gesù in questa vita è accolto dove Lui ci ha preceduto. Mentre dunque facciamo visita ai cimiteri, ricordiamoci che lì, nelle tombe, riposano solo le spoglie mortali dei nostri cari in attesa della risurrezione finale. Le loro anime – come dice la Scrittura – già "sono nelle mani di Dio" (Sap 3,1). Pertanto, il modo più proprio ed efficace di onorarli è pregare per loro, offrendo atti di fede, di speranza e di carità. In unione al Sacrificio eucaristico, possiamo intercedere per la loro salvezza eterna, e sperimentare la più profonda comunione, in attesa di ritrovarci insieme, a godere per sempre dell’Amore che ci ha creati e redenti.

Cari amici, quanto è bella e consolante la comunione dei santi! E’ una realtà che infonde una dimensione diversa a tutta la nostra vita. Non siamo mai soli! Facciamo parte di una "compagnia" spirituale in cui regna una profonda solidarietà: il bene di ciascuno va a vantaggio di tutti e, viceversa, la felicità comune si irradia sui singoli. E’ un mistero che, in qualche misura, possiamo già sperimentare in questo mondo, nella famiglia, nell’amicizia, specialmente nella comunità spirituale della Chiesa. Ci aiuti Maria Santissima a camminare spediti sulla via della santità, e si mostri Madre di misericordia per le anime dei defunti.



DOPO L’ANGELUS

Sono trascorsi esattamente dieci anni da quando alti rappresentanti della Federazione Luterana Mondiale e della Chiesa cattolica, il 31 ottobre 1999, ad Augsburg, firmarono la Dichiarazione Congiunta sulla Dottrina della Giustificazione. Ad essa aderì poi, nel 2006, anche il Consiglio Metodista Mondiale. Quel documento attestò un consenso tra luterani e cattolici su verità fondamentali della dottrina della giustificazione, verità che ci conducono al cuore stesso del Vangelo e a questioni essenziali della nostra vita. Da Dio siamo accolti e redenti; la nostra esistenza si iscrive nell’orizzonte della grazia, è guidata da un Dio misericordioso, che perdona il nostro peccato e ci chiama ad una nuova vita nella sequela del suo Figlio; viviamo della grazia di Dio e siamo chiamati a rispondere al suo dono; tutto questo ci libera dalla paura e ci infonde speranza e coraggio in un mondo pieno di incertezza, inquietudine, sofferenza. Nel giorno della firma della Dichiarazione Congiunta, il Servo di Dio Giovanni Paolo II la definì "una pietra miliare sulla non facile strada della ricomposizione della piena unità tra i cristiani" (Angelus, 31 ottobre 1999). Questo anniversario è dunque un’occasione per ricordare la verità sulla giustificazione dell’uomo, testimoniata insieme, per riunirci in celebrazioni ecumeniche e per approfondire ulteriormente tale tematica e le altre che sono oggetto del dialogo ecumenico. Spero di cuore che questa importante ricorrenza contribuisca a far progredire il cammino verso l’unità piena e visibile di tutti i discepoli di Cristo.

Je salue avec joie les pèlerins de langue française, et tout particulièrement le groupe des enfants de chœur de Metz. Aujourd’hui nous célébrons la multitude des saints qui intercèdent pour nous auprès de Dieu. Dans cette multitude, il y a aussi tous ceux et toutes celles qui se sont efforcés d’accomplir la volonté divine en œuvrant pour le Royaume. Aujourd’hui comme hier Jésus appelle au bonheur les hommes et les femmes qui, dans leur cœur et dans leur vie, acceptent l’action de Dieu. Que l’exemple des saints soit pour nous un encouragement et que la Vierge Marie nous guide sur les chemins du bonheur éternel ! Bonne fête de la Toussaint !

I greet all the English-speaking pilgrims and visitors present for this Angelus. Today we celebrate the great solemnity of All Saints. In honouring all of the holy men and women gone before us marked with the sign of faith, and who are now united with the Lord in Heaven, we are encouraged to pray and work with pure hearts as we anticipate with joy seeing the Lord as he really is. Upon each of you and your loved ones at home, I invoke God’s abundant blessings!

Ein herzliches "Grüß Gott" sage ich allen deutschsprachigen Pilgern und Besuchern, insbesondere den Seminaristen des Spätberufenenseminars St. Matthias in Waldram. Gestern jährte sich zum zehnten Mal der Tag der Unterzeichnung der „Gemeinsamen Erklärung zwischen der Katholischen Kirche und dem Lutherischen Weltbund über die Rechtfertigungslehre". Christen verschiedener Konfessionen sind seitdem auf dem Weg gegenseitiger Verständigung nicht zuletzt durch das Gebet füreinander ein gutes Stück vorangekommen. Wir erkennen, daß die göttliche Gnade jeder menschlichen Initiative vorausgeht. Zugleich macht uns gerade das heutige liturgische Fest Allerheiligen deutlich, daß es auch am Menschen liegt, heilig zu werden. Wir dürfen die Liebe annehmen, die vom Heiligen Geist in unsere Herzen ausgegossen ist, und so unserer Berufung gemäß als Kinder Gottes leben. Der Herr beschütze euch und eure Lieben!

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española que participan en esta oración mariana. En la solemnidad de Todos los Santos, os invito a contemplar a los mejores hijos de la Iglesia, que nos estimulan con su ejemplo y ayudan con su intercesión a vivir para alabanza de la Trinidad, rechazando lo que es indigno de nuestra condición de cristianos y tendiendo con humildad a la perfección del amor. Sin complejos ni mediocridades, seguid con alegría las huellas de Cristo, haciéndoos conformes a su imagen y siendo obedientes en todo a la voluntad del Padre. ¡No tengáis miedo a ser santos! Es el mejor servicio que podéis prestar a vuestros hermanos. Muchas gracias.

Serdecznie pozdrawiam Polaków. W Uroczystość Wszystkich Świętych nasza myśl biegnie do tych, którzy już osiągnęli chwałę nieba. Uczą nas oni świętości życia, miłości Boga i bliźnich, abyśmy byli „solą ziemi i światłem świata" (por. Mt 5, 13-14). W duchu tajemnicy świętych obcowania stajemy w zadumie nad grobami naszych bliskich, polecając wszystkich wiernych zmarłych Bożemu Miłosierdziu. Niech Bóg przyjmie nasze modlitwy za nich i nam błogosławi.

[Saluto cordialmente i Polacchi. Nella Solennità di Tutti i Santi il nostro pensiero corre a coloro che hanno già raggiunto la gloria del cielo. Questi ci insegnano la santità della vita, dell’amore di Dio e del prossimo, affinché diventiamo "il sale della terra e la luce del mondo" (cfr. Mt 5, 13-14). Nello spirito della comunione dei santi ci fermiamo in meditazione davanti ai sepolcri dei nostri cari, raccomandando tutti i fedeli defunti alla Divina Misericordia. Dio accetti le nostre preghiere per loro e ci benedica.]

Rivolgo infine un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana, in particolare ai partecipanti alla "Corsa dei Santi", iniziativa che unisce lo sport e l’impegno umanitario. Saluto inoltre i ragazzi di Modena che hanno ricevuto la Cresima, con i genitori e i catechisti, come pure la Fondazione Ente Cassa di Faetano, della Repubblica di San Marino. Il mio pensiero va anche ai fedeli radunati a Paderno Dugnano, presso Milano, per la conclusione della peregrinatio della statua della Madonna di Fatima, nel 50° della consacrazione dell’Italia al Cuore Immacolato di Maria. A tutti auguro una buona domenica, nella gioia di far parte della grande famiglia dei Santi.
+PetaloNero+
00lunedì 2 novembre 2009 13:45
MOMENTO DI PREGHIERA DEL SANTO PADRE NELLE GROTTE VATICANE

Alle ore 18.00 di oggi, Commemorazione di tutti i fedeli defunti, il Santo Padre Benedetto XVI si reca nelle Grotte della Basilica Vaticana per un momento di preghiera in privato, in suffragio dei Sommi Pontefici ivi sepolti e di tutti i defunti.
+PetaloNero+
00martedì 3 novembre 2009 12:50
Discorso del Papa al nuovo ambasciatore della Bulgaria presso la Santa Sede


CITTA' DEL VATICANO, martedì, 3 novembre 2009 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il discorso pronunciato da Benedetto XVI nel ricevere il 31 ottobre in Vaticano il nuovo ambasciatore della Bulgaria presso la Santa Sede, Nikola Ivanov Kaludov, per la presentazione delle Lettere credenziali.

* * *

Signor Ambasciatore,

Sono lieto di accoglierla in questa circostanza solenne della presentazione delle Lettere che l'accreditano come Ambasciatore straordinario e plenipotenziario della Repubblica di Bulgaria presso la Santa Sede. La ringrazio, signor Ambasciatore, per le cordiali parole che mi ha rivolto. In cambio, le sarei grato se volesse trasmettere al Presidente della Repubblica, il signor Georgi Parvanov, i miei voti cordiali per la sua persona e anche per la felicità e per il successo del popolo bulgaro.

Mi rallegro, a mia volta, delle buone relazioni che la Bulgaria e la Santa Sede intrattengono, nella dinamica creata dal viaggio del mio predecessore Papa Giovanni Paolo II nel suo Paese nel 2002. Queste relazioni meritano di essere intensificate e sono lieto di apprendere del suo desiderio di operare con ardore per rafforzarle e per ampliarne il campo.

Questo autunno celebriamo il ventesimo anniversario della caduta del muro di Berlino che ha permesso alla Bulgaria di fare la scelta della democrazia e di ristabilire relazioni libere e autonome con l'insieme del Continente europeo. So che il suo Paese sta compiendo oggi importanti sforzi in vista di una maggiore integrazione nell'Unione europea di cui fa parte dal 1º gennaio 2007. È importante che in questo processo di costruzione europea ogni popolo non sacrifichi la propria identità culturale, ma trovi al contrario i mezzi per farle recare buoni frutti, che arricchiranno l'insieme comunitario. Per la sua situazione geografica e culturale, è particolarmente apprezzabile il fatto che, come lei ha appena detto, la sua Nazione non si preoccupi solo del suo destino, ma mostri anche grande attenzione per i Paesi vicini e si adoperi per favorire i loro legami con l'Unione europea. La Bulgaria ha così indubbiamente un ruolo importante da svolgere nella costruzione di relazioni serene fra i paesi che la circondano, come pure nella difesa e nella promozione dei diritti dell'uomo.

Come lei ha altresì appena sottolineato, questa preoccupazione per il bene comune dei popoli non si può limitare al Continente europeo, ma è necessario anche essere attenti e creare le condizioni di una globalizzazione riuscita. Perché quest'ultima possa essere vissuta positivamente, è necessario in effetti che possa servire "ogni uomo e tutti gli uomini". È questo principio che ho voluto sottolineare con forza nella mia recente Enciclica Caritas in veritate. È essenziale in effetti che lo sviluppo legittimamente cercato non riguardi il solo ambito economico, ma tenga conto anche della persona umana nella sua totalità. Il valore dell'uomo non consiste in ciò che possiede, ma nello sviluppo del suo essere secondo tutte le potenzialità che la sua natura cela. Questo principio trova la sua ragione ultima nell'amore creatore di Dio, che rivela pienamente la Parola divina. In tal senso, affinché lo sviluppo dell'uomo e della società possa essere autentico, deve necessariamente implicare una dimensione spirituale (nn. 76-77). Richiede anche da tutti i responsabili pubblici che siano moralmente molto esigenti con se stessi, al fine di potere gestire la parte di autorità che viene affidata loro in modo efficace e disinteressato. La cultura cristiana che pervade profondamente il vostro popolo non è solo un tesoro del passato da custodire, ma anche il pegno di un futuro veramente promettente in quanto protegge l'uomo dalle tentazioni che minacciano sempre di fargli dimenticare la propria grandezza, come pure l'unità del genere umano e le esigenze di solidarietà che essa comporta.

Animata da questa intenzione, la comunità cattolica in Bulgaria desidera operare per il successo di tutta la popolazione. Questa preoccupazione condivisa del bene comune costituisce uno degli elementi che dovrebbero facilitare il dialogo fra le diverse e numerose comunità religiose che compongono il paesaggio culturale della sua antica Nazione. Questo dialogo, per essere sincero e costruttivo, richiede una conoscenza e una stima reciproche che i poteri pubblici possono favorire ampiamente con la considerazione in cui essi stessi tengono le diverse famiglie spirituali. Da parte sua, la comunità cattolica formula il voto di essere generosamente aperta a tutti e di lavorare con tutti; lo dimostra concretamente attraverso le sue opere sociali i cui benefici non vuole riservare ai suoi soli membri.

È in modo caloroso che, per mezzo di lei, signor Ambasciatore, desidero salutare i vescovi, i sacerdoti, i diaconi e tutti i fedeli che formano la comunità cattolica del suo Paese. Li invito a considerare le grandi ricchezze che Dio, nella sua immensa misericordia, ha posto nei loro cuori di credenti e, per questa ragione, a impegnarsi con audacia, attraverso la cooperazione più stretta possibile con tutti i cittadini di buona volontà, a rendere testimonianza, a tutti i livelli, della dignità che Dio ha inscritto nell'essere dell'uomo.

Mentre lei, Eccellenza, inizia ufficialmente la sua missione presso la Santa Sede, formulo i miei voti migliori per il suo felice compimento. Sia certo, signor Ambasciatore, di trovare sempre presso i miei collaboratori l'attenzione e la comprensione cordiali che la sua alta funzione merita, come pure l'affetto del Successore di Pietro per il suo Paese. Invocando l'intercessione della Vergine Maria e dei santi Cirillo e Metodio, prego il Signore di effondere generose benedizioni su di lei, sulla sua famiglia e sui suoi collaboratori, e anche sul popolo bulgaro e sui suoi dirigenti.



[© Copyright 2009 - Libreria Editrice Vaticana]
+PetaloNero+
00mercoledì 4 novembre 2009 14:41
RINUNCE E NOMINE



RINUNCIA E SUCCESSIONE DEL VESCOVO DI PORTO NACIONAL (BRASILE)

Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Porto Nacional (Brasile), presentata da S.E. Mons. Geraldo Vieira Gusmão, in conformità al can. 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.

Gli succede S.E. Mons. Romualdo Matias Kujawski, finora Vescovo Coadiutore della medesima diocesi.



EREZIONE DELLA DIOCESI DI SAN JACINTO DE YAGUACHI (ECUADOR) E NOMINA DEL PRIMO VESCOVO

Il Santo Padre ha eretto la diocesi di San Jacinto de Yaguachi (Ecuador) con territorio dismembrato dall’arcidiocesi di Guayaquil, rendendola suffraganea della medesima Chiesa Metropolitana di Guayaquil.

Il Papa ha nominato primo Vescovo di San Jacinto de Yaguachi (Ecuador) S.E. Mons. Aníbal Nieto Guerra, O.C.D., finora Vescovo Ausiliare dell’arcidiocesi di Guayaquil.

S.E. Mons. Aníbal Nieto Guerra, O.C.D.
S.E. Mons. Aníbal Nieto Guerra, O.C.D., è nato in Spagna a Formaselle (diocesi di Zamora), il 23 febbraio 1949. È stato ammesso nell’Ordine dei Carmelitani Scalzi nel 1964, a Burgos, dove ha ricevuto l’abito nel settembre 1965. Ha emesso i voti semplici a Calahorra nel 1967 e la Professione solenne nel 1975 a Oviedo. Partito, in seguito, per l’Ecuador, è stato destinato alla Missione Carmelitana di Sucumbíos (ora Vicariato Apostolico), per un periodo di tre anni. È stato, quindi, inviato a Quito, dove ha compiuto gli studi presso il Seminario Maggiore "San José", frequentando i corsi di Filosofia e di Teologia presso la Pontificia Università Cattolica dell’Ecuador, dal 1978 al 1983. È stato ordinato sacerdote l’8 agosto 1982. Con eccezione dei periodi a Sucumbíos, poi a Quito (1983-1986) e a Cuenca (1989-1991), tutta la sua vita sacerdotale, fino ad oggi, è trascorsa a Guayaquil. Da sacerdote ha svolto il suo ministero come Parroco dal 1983 fino a 2006.
Nominato Vescovo titolare di Tuscania ed Ausiliare dell’arcidiocesi di Guayaquil il 10 giugno 2006, ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 22 luglio successivo.

Dati statistici
La nuova diocesi di San Jacinto de Yaguachi (nome latino: Sancti Hyacinthi de Yaguachi) ha una superficie di 6265 Km2, e una popolazione di 715.856 abitanti di cui 618.301 sono cattolici. Le parrocchie sono 42; vi sono 40 sacerdoti diocesani e 9 sacerdoti religiosi, 13 seminaristi maggiori e 3 diaconi permanenti. Come Cattedrale è stata designata la Chiesa di "San Jacinto", nella città di Yaguachi.
Con l’erezione della nuova diocesi di San Jacinto de Yaguachi le circoscrizioni ecclesiastiche in Ecuador sono ora 24.



NOMINA DI AUSILIARE DI GUAYAQUIL (ECUADOR)

Il Santo Padre ha nominato Vescovo Ausiliare di Guayaquil (Ecuador) il Rev.do Sacerdote Guido Iván Minda Chalá, Parroco e Vicario Episcopale per il Clero della diocesi di Ibarra, assegnandogli la sede titolare di Nisa di Licia.

Rev.do Guido Iván Minda Chalá
Il Rev.do Guido Iván Minda Chalá è nato ad Apula, diocesi di Ibarra, il 20 febbraio 1960. Ha compiuto gli studi di filosofia e teologia presso il Seminario Maggiore di Ibarra e il "Colegio Eclesiástico Internacional Bidaosa, a Pamplona.
È stato ordinato sacerdote il 27 giugno 1998 e incardinato nella diocesi di Ibarra. Nel 2004 ha conseguito la Licenza in Filosofia presso l’Università di Navarra.
Durante il suo ministero sacerdotale ha ricoperto i seguenti incarichi: Vicario Parrocchiale nella Parrocchia "Santísimo Sacramento" (1998-1999); Parroco della Parrocchia "La Esperanza" e Direttore del Seminario minore di Ibarra (1999-2002), formatore e Segretario del Seminario Maggiore (2004-2005).
Attualmente era Parroco di Salinas, Vicario Episcopale per il Clero, Membro del Consiglio Presbiterale ed anche Amministratore della Parrocchia "La Carolina".
+PetaloNero+
00mercoledì 4 novembre 2009 14:42
L’UDIENZA GENERALE


L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 in Piazza San Pietro dove il Santo Padre ha incontrato gruppi di pellegrini e di fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo.

Nel discorso in lingua italiana, il Papa, continuando a parlare dello sviluppo della teologia nel XII secolo, si è soffermato sulla controversia fra San Bernardo ed Abelardo.

Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.

L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica impartita insieme ai Vescovi presenti.


CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

Cari fratelli e sorelle,

nell’ultima catechesi ho presentato le caratteristiche principali della teologia monastica e della teologia scolastica del XII secolo, che potremmo chiamare, in un certo senso, rispettivamente "teologia del cuore" e "teologia della ragione". Tra i rappresentanti dell’una e dell’altra corrente teologica si è sviluppato un dibattito ampio e a volte acceso, simbolicamente rappresentato dalla controversia tra san Bernardo di Chiaravalle ed Abelardo.

Per comprendere questo confronto tra i due grandi maestri, è bene ricordare che la teologia è la ricerca di una comprensione razionale, per quanto è possibile, dei misteri della Rivelazione cristiana, creduti per fede: fides quaerens intellectum – la fede cerca l’intellegibilità – per usare una definizione tradizionale, concisa ed efficace. Ora, mentre san Bernardo, tipico rappresentante della teologia monastica, mette l’accento sulla prima parte della definizione, cioè sulla fides - la fede, Abelardo, che è uno scolastico, insiste sulla seconda parte, cioè sull’intellectus, sulla comprensione per mezzo della ragione. Per Bernardo la fede stessa è dotata di un’intima certezza, fondata sulla testimonianza della Scrittura e sull’insegnamento dei Padri della Chiesa. La fede inoltre viene rafforzata dalla testimonianza dei santi e dall’ispirazione dello Spirito Santo nell’anima dei singoli credenti. Nei casi di dubbio e di ambiguità, la fede viene protetta e illuminata dall’esercizio del Magistero ecclesiale. Così Bernardo fa fatica ad accordarsi con Abelardo, e più in generale con coloro che sottoponevano le verità della fede all’esame critico della ragione; un esame che comportava, a suo avviso, un grave pericolo, e cioè l’intellettualismo, la relativizzazione della verità, la messa in discussione delle stesse verità della fede. In tale modo di procedere Bernardo vedeva un’audacia spinta fino alla spregiudicatezza, frutto dell’orgoglio dell’intelligenza umana, che pretende di "catturare" il mistero di Dio. In una sua lettera, addolorato, scrive così: "L’ingegno umano si impadronisce di tutto, non lasciando più nulla alla fede. Affronta ciò che è al di sopra di sé, scruta ciò che gli è superiore, irrompe nel mondo di Dio, altera i misteri della fede, più che illuminarli; ciò che è chiuso e sigillato non lo apre, ma lo sradica, e ciò che non trova percorribile per sé, lo considera nulla, e rifiuta di credervi" (Epistola CLXXXVIII,1: PL 182, I, 353).

Per Bernardo la teologia ha un unico scopo: quello di promuovere l’esperienza viva e intima di Dio. La teologia è allora un aiuto per amare sempre di più e sempre meglio il Signore, come recita il titolo del trattato sul Dovere di amare Dio (De diligendo Deo). In questo cammino, ci sono diversi gradi, che Bernardo descrive approfonditamente, fino al culmine quando l’anima del credente si inebria nei vertici dell’amore. L’anima umana può raggiungere già sulla terra questa unione mistica con il Verbo divino, unione che il Doctor Mellifluus descrive come "nozze spirituali". Il Verbo divino la visita, elimina le ultime resistenze, l’illumina, l’infiamma e la trasforma. In tale unione mistica, essa gode di una grande serenità e dolcezza, e canta al suo Sposo un inno di letizia. Come ho ricordato nella catechesi dedicata alla vita e alla dottrina di san Bernardo, la teologia per lui non può che nutrirsi della preghiera contemplativa, in altri termini dell’unione affettiva del cuore e della mente con Dio.

Abelardo, che tra l’altro è proprio colui che ha introdotto il termine "teologia" nel senso in cui lo intendiamo oggi, si pone invece in una prospettiva diversa. Nato in Bretagna, in Francia, questo famoso maestro del XII secolo era dotato di un’intelligenza vivissima e la sua vocazione era lo studio. Si occupò dapprima di filosofia e poi applicò i risultati raggiunti in questa disciplina alla teologia, di cui fu maestro nella città più colta dell’epoca, Parigi, e successivamente nei monasteri in cui visse. Era un oratore brillante: le sue lezioni venivano seguite da vere e proprie folle di studenti. Spirito religioso, ma personalità inquieta, la sua esistenza fu ricca di colpi di scena: contestò i suoi maestri, ebbe un figlio da una donna colta e intelligente, Eloisa. Si pose spesso in polemica con i suoi colleghi teologi, subì anche condanne ecclesiastiche, pur morendo in piena comunione con la Chiesa, alla cui autorità si sottomise con spirito di fede. Proprio san Bernardo contribuì alla condanna di alcune dottrine di Abelardo nel sinodo provinciale di Sens del 1140, e sollecitò anche l’intervento del Papa Innocenzo II. L’abate di Chiaravalle contestava, come abbiamo ricordato, il metodo troppo intellettualistico di Abelardo, che, ai suoi occhi, riduceva la fede a una semplice opinione sganciata dalla verità rivelata. Quelli di Bernardo non erano timori infondati ed erano condivisi, del resto, anche da altri grandi pensatori del tempo. Effettivamente, un uso eccessivo della filosofia rese pericolosamente fragile la dottrina trinitaria di Abelardo, e così la sua idea di Dio. In campo morale il suo insegnamento non era privo di ambiguità: egli insisteva nel considerare l’intenzione del soggetto come l’unica fonte per descrivere la bontà o la malizia degli atti morali, trascurando così l’oggettivo significato e valore morale delle azioni: un soggettivismo pericoloso. È questo – come sappiamo - un aspetto molto attuale per la nostra epoca, nella quale la cultura appare spesso segnata da una crescente tendenza al relativismo etico: solo l’io decide cosa sia buono per me, in questo momento. Non bisogna dimenticare, comunque, anche i grandi meriti di Abelardo, che ebbe molti discepoli e contribuì decisamente allo sviluppo della teologia scolastica, destinata a esprimersi in modo più maturo e fecondo nel secolo successivo. Né vanno sottovalutate alcune sue intuizioni, come, ad esempio, quando afferma che nelle tradizioni religiose non cristiane c’è già una preparazione all’accoglienza di Cristo, Verbo divino.

Che cosa possiamo imparare, noi oggi, dal confronto, dai toni spesso accesi, tra Bernardo e Abelardo, e, in genere, tra la teologia monastica e quella scolastica? Anzitutto credo che esso mostri l’utilità e la necessità di una sana discussione teologica nella Chiesa, soprattutto quando le questioni dibattute non sono state definite dal Magistero, il quale rimane, comunque, un punto di riferimento ineludibile. San Bernardo, ma anche lo stesso Abelardo, ne riconobbero sempre senza esitazione l’autorità. Inoltre, le condanne che quest’ultimo subì ci ricordano che in campo teologico deve esserci un equilibrio tra quelli che possiamo chiamare i principi architettonici datici dalla Rivelazione e che conservano perciò sempre la prioritaria importanza, e quelli interpretativi suggeriti dalla filosofia, cioè dalla ragione, e che hanno una funzione importante ma solo strumentale. Quando tale equilibrio tra l’architettura e gli strumenti di interpretazione viene meno, la riflessione teologica rischia di essere viziata da errori, ed è allora al Magistero che spetta l’esercizio di quel necessario servizio alla verità che gli è proprio. Inoltre, occorre mettere in evidenza che, tra le motivazioni che indussero Bernardo a "schierarsi" contro Abelardo e a sollecitare l’intervento del Magistero, vi fu anche la preoccupazione di salvaguardare i credenti semplici ed umili, i quali vanno difesi quando rischiano di essere confusi o sviati da opinioni troppo personali e da argomentazioni teologiche spregiudicate, che potrebbero mettere a repentaglio la loro fede.

Vorrei ricordare, infine, che il confronto teologico tra Bernardo e Abelardo si concluse con una piena riconciliazione tra i due, grazie alla mediazione di un amico comune, l’abate di Cluny, Pietro il Venerabile, del quale ho parlato in una delle catechesi precedenti. Abelardo mostrò umiltà nel riconoscere i suoi errori, Bernardo usò grande benevolenza. In entrambi prevalse ciò che deve veramente stare a cuore quando nasce una controversia teologica, e cioè salvaguardare la fede della Chiesa e far trionfare la verità nella carità. Che questa sia anche oggi l’attitudine con cui ci si confronta nella Chiesa, avendo sempre come meta la ricerca della verità.



SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE

○ Sintesi della catechesi in lingua francese

Chers Frères et Sœurs,

Entre la théologie monastique et la théologie scolastique dont nous avons parlé dans la dernière catéchèse, un grand débat a vu le jour, représenté symboliquement par la controverse entre saint Bernard et Abélard. En effet, la théologie est la recherche d’une compréhension rationnelle des mystères de la Révélation, crus dans la foi. Pour reprendre une définition traditionnelle, c’est la foi qui cherche l’intelligibilité. Saint Bernard mettait l’accent sur la première partie de cette définition : la foi, et Abélard sur la seconde : la compréhension au moyen de la raison. Pour Bernard la théologie a un unique but : celui de promouvoir l’expérience vivante et intime de Dieu. Dès lors, il contesta la méthode trop intellectuelle d’Abélard qui, à ses yeux, réduisait la foi à une simple opinion détachée de la vérité révélée. Finalement, cette confrontation théologique se conclut par une pleine réconciliation entre les deux théologiens, grâce à la médiation d’un ami commun, Pierre le Vénérable. Ce débat montre l’utilité et la nécessité d’une saine discussion théologique dans l’Eglise, surtout quand les questions débattues n’ont pas été définies par le Magistère, qui demeure un point de référence incontournable.

Je suis heureux de saluer les pèlerins de langue française, venant notamment de France, de Suisse et de Belgique. Que votre pèlerinage à Rome soit une occasion pour approfondir votre foi afin de donner une place centrale à la personne du Christ dans votre vie. Avec ma Bénédiction apostolique !


○ Sintesi della catechesi in lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

Today we continue our comparison of the monastic and scholastic approaches to theology which we began last week, by looking again at Saint Bernard of Clairvaux, this time in comparison with Abelard. Both of them considered theology as "faith seeking understanding"; but whereas Bernard placed the accent on "faith", Abelard emphasized "understanding". Bernard, for whom the aim of theology was to have a living experience of God, cautioned against intellectual pride which makes us think we can grasp fully the mysteries of faith. Abelard, who strove to apply the insights of philosophy to theology, saw in other religions the seeds of an openness to Christ. The respective approaches of Bernard and Abelard—one a "theology of the heart" and the other a "theology of reason"—were not without tension. They therefore illustrate the importance of healthy theological discussion and humble obedience to ecclesial authority. Theology must respect the principles it receives from revelation as it uses philosophy to interpret them. Whenever a theological dispute arises, everyone, and in a particular way the Magisterium, has a responsibility to safeguard the integrity of the faith. As we strive to deepen our understanding of the Gospel, may God strengthen us to extol its truth in charity.

I am pleased to welcome the English-speaking pilgrims present at today’s Audience. I particularly greet priests from the dioceses of England and Wales celebrating Jubilees, pilgrims from the Diocese of Wichita, students and teachers from Catholic schools in Denmark, and Catholic nurses from the United States. God’s blessings upon you all!


○ Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

Im Anschluß an die letzte Katechese über die monastische und die scholastische Theologie möchte ich heute über die Auseinandersetzung zwischen dem heiligen Bernhard von Clairvaux und Abelard, zwei Vertretern dieser beiden Richtungen, sprechen. Dabei ging es im Grunde um das Verhältnis von Glaube und Vernunft bei der theologischen Suche nach einem Verstehen der Geheimnisse der Offenbarung. Für Bernhard besitzt der Glaube eine innere Gewißheit, die sich auf das Zeugnis der Heiligen Schrift und der Kirchenväter und auf das Lehramt stützt. Das Nachdenken über die Glaubenswahrheiten steht im Dienst der Gotteserfahrung und will eine größere Liebe zu Gott entfachen. Abelard hingegen, ein geborener Denker und brillanter Redner, untersuchte die theologischen Fragestellungen mit scharfem Verstand und der aus dem Studium der Philosophie gewonnenen Denkweise. In intellektualistischem Überschwang geriet er aber auch auf Abwege, denn er achtete zu wenig auf das gebotene Verhältnis zwischen der im Glauben angenommenen göttlichen Offenbarung und den philosophisch-rationalen Instrumenten, mit denen wir das Geheimnis Gottes in einem gewissen Maß erschließen können. Nach jahrelanger und in voller Schärfe geführter Debatte zwischen den beiden Theologen sah Abelard demütig seine Fehler ein, und Bernhard zeigte große Güte, so daß es zu einer Versöhnung in der Gemeinschaft der Kirche kommen konnte. Beiden lagen die Bewahrung des Glaubens und der Sieg der Wahrheit in der Liebe am Herzen, was die Grundhaltung in einer jeden theologischen Diskussion sein sollte.

Ganz herzlich grüße ich alle deutschsprachigen Pilger und Besucher und heiße heute besonders die Gruppe der Auerbacher Schulschwestern willkommen. Bitten wir Gott um die Gnade, am offenbarten Glauben und an der Gemeinschaft der Kirche festzuhalten und uns jederzeit mit Herz und Verstand in den Dienst der Wahrheit und der Liebe zu stellen. Der Herr begleite euch alle mit seinem Segen.


○ Sintesi della catechesi in lingua spagnola

Queridos hermanos y hermanas:

Hoy me detengo en el debate que mantuvieron en el siglo doce San Bernardo, representante de la teología monástica, y Abelardo, exponente de la teología escolástica. Para entender esta cuestión, hay que recordar que la teología es la fe que busca comprender. Mientras que para San Bernardo el acento recae sobre la primera parte de la definición, es decir, sobre la fe, Abelardo insiste en la segunda parte, esto es, en la comprensión por medio de la razón. Para el primero, la teología tiene como fin promover la experiencia personal de Dios. En este sentido, es una ayuda para amar cada vez más y mejor al Señor. En cambio, Abelardo, a quien por otra parte se debe la introducción del vocablo "teología" en el sentido que hoy lo entendemos, se coloca en una perspectiva diversa, de corte más intelectualista y con un uso a veces excesivo de la filosofía. ¿Qué nos enseña a nosotros esta disputa? Especialmente, la utilidad de una sana discusión teológica dentro de la Iglesia, sobre todo cuando las cuestiones debatidas no están definidas por el Magisterio, que es punto de referencia ineludible. Al final, la confrontación entre Bernardo y Abelardo acabó en una reconciliación entre ambos, gracias también a Pedro el Venerable, amigo de los dos.

Saludo a los peregrinos de lengua española, en particular, a los miembros de la Hermandad de Labradores "Paso Azul", de Lorca, a los fieles de distintas diócesis de Guatemala, a la delegación de la Escuela de Investigaciones Policiales de Chile, así como a los demás grupos procedentes de España, México y otros países latinoamericanos. Que en vuestra vida salvaguardéis siempre la fe de la Iglesia y hagáis triunfar la verdad en la caridad. Muchas gracias.


○ Sintesi della catechesi in lingua portoghese

Queridos irmãos e irmãs,

Na semana passada, falei da «teologia monástica» e da «teologia escolástica», que poderemos de certo modo chamar «teologia do coração» e «teologia da razão». Um dos expoentes da primeira foi São Bernardo de Claraval, que via na teologia um auxílio para amar cada vez mais e melhor o Senhor. Intérprete da outra corrente teológica, foi Abelardo, mais empenhado na busca duma compreensão racional dos mistérios da revelação cristã que a fé acredita. Subindo até à nascente divina pelas margens opostas do mesmo rio, estas duas figuras – Bernardo e Abelardo – envolveram-se em vivos debates teológicos, mas acabaram acordando-se no ponto essencial: salvaguardar a fé da Igreja e fazer triunfar a verdade na caridade.

Uma cordial saudação aos peregrinos vindos de Coimbra e de São Paulo, ao grupo de Focolarinos do Brasil, aos fiéis cristãos da Catedral Nossa Senhora da Conceição em Bragança Paulista com seu Bispo Dom José Maria Pinheiro, e à tripulação do Navio-Escola «Brasil» com o seu comandante, que aqui vieram movidos pelo desejo de afirmar e consolidar sua fé e adesão a Cristo, o Senhor dos Navegantes: Ele vos encha de alegria e o seu Espírito ilumine todas as decisões da vossa vida para realizardes fielmente o projeto de Deus a vosso respeito. Acompanha-vos a minha oração e Bênção.



SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE


○ Saluto in lingua polacca

Witam polskich pielgrzymów. W dniu świętego Karola Boromeusza wspominamy mojego poprzednika, Sługę Bożego Jana Pawła II. Niech przykład jego życia i nauczanie umacniają nas w wierze i inspirują na drodze do świętości. Niech Bóg wam błogosławi!

[Saluto i pellegrini polacchi. Nel giorno di San Carlo Borromeo ricordiamo il mio predecessore, il Servo di Dio Giovanni Paolo II. L’esempio della sua vita e il suo insegnamento ci confermino nella fede e ci ispirino sulla via della santità. Dio vi benedica!]


○ Saluto in lingua croata

Srdačno pozdravljam sve hrvatske hodočasnike, a posebno članove Mješovitog zbora župe svetih Euzebija i Poliona iz Vinkovaca! Svakodnevni susret s Gospodinom u molitvi i pjesmi, neka vam srca ispuni radošću i nadom kako bi oduševljeno svjedočili svoju vjeru i naviještali silna Božja djela! Hvaljen Isus i Marija!

[Di cuore saluto i pellegrini croati, particolarmente i membri del coro della parrocchia dei SS. Eusebio e Polione, di Vinkovci! L’incontro quotidiano con il Signore nella preghiera e nel canto, riempia i vostri cuori di gioia e di speranza, affinché con entusiasmo possiate testimoniare la fede e proclamare le grandi opere di Dio. Siano lodati Gesù e Maria!]


○ Saluto in lingua italiana

Nel salutare i pellegrini italiani, rivolgo un cordiale benvenuto alle Religiose di diverse Congregazioni che partecipano al corso promosso dall’USMI, ed auspico che esso susciti in tutte un rinnovato impegno a testimoniare la presenza e l’amore di Dio. Saluto le Suore di Santa Dorotea di santa Paola Frassinetti, che celebrano il Capitolo Generale e assicuro la mia preghiera affinchè l’importante evento sia per l’Istituto momento di riflessione e di rilancio nell’azione spirituale e missionaria. Saluto con affetto il Cardinale Salvatore De Giorgi, che accompagna il nutrito gruppo di genitori e amici del Movimento "Ragazzi in cielo" e, nel ricordo sempre vivo di quanti sono prematuramente scomparsi per incidenti o malattie, incoraggio tutti, specialmente i genitori a coltivare la speranza nella vita eterna fondata nella morte e risurrezione di Cristo. Molti di questi "Ragazzi in cielo" facevano parte della Federazione Italiana Esercizi Spirituali. Rivolgo ora un pensiero speciale alla Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata dal compianto don Oreste Benzi, morto due anni or sono. Cari amici, la feconda eredità spirituale di questo benemerito sacerdote sia per voi stimolo a far fruttificare nella Chiesa e per il mondo la provvidenziale opera da lui iniziata a favore degli ultimi della nostra società. Vi accompagno volentieri con la preghiera.

Saluto infine, i giovani, i malati e gli sposi novelli. Ricorre oggi la memoria liturgica di San Carlo Borromeo, Vescovo insigne della Diocesi di Milano, che, animato da ardente amore per Cristo, fu instancabile maestro e guida dei fratelli. Il suo esempio aiuti voi, cari giovani, a lasciarvi condurre da Cristo nelle vostre scelte quotidiane; incoraggi voi, cari ammalati, ad offrire la vostra sofferenza per i Pastori della Chiesa e per la salvezza delle anime; sostenga voi, cari sposi novelli, a fondare la vostra famiglia sui valori evangelici.

+PetaloNero+
00giovedì 5 novembre 2009 15:04
RINUNCE E NOMINE



RINUNCIA E SUCCESSIONE DELL’ARCIVESCOVO DI SEVILLA (SPAGNA)

Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Sevilla (Spagna), presentata dall’Em.mo Card. Carlos Amigo Vallejo, O.F.M., in conformità al can. 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.

Gli succede S.E. Mons. Juan José Asenjo Pelegrina, finora Arcivescovo Coadiutore della medesima arcidiocesi.



RINUNCIA DEL SUPERIORE ECCLESIASTICO DELLA MISSIO SUI IURIS A BAKU (REPUBBLICA DELL’AZERBAIJAN) E NOMINA DEL NUOVO SUPERIORE ECCLESIASTICO

Il Papa ha accolto la rinuncia dell’Ufficio di Superiore Ecclesiastico della Missio sui iuris a Baku (Repubblica dell’Azerbaijan), presentata dal Rev.mo Don Ján Čapla, S.D.B., e, in pari tempo, ha nominato Superiore ecclesiastico della medesima Missio sui iuris il Rev.do Don Vladimir Fekete, S.D.B.

Rev.do Don Vladimir Fekete, S.D.B.

Il Rev.do Don Vladimir Fekete, S.D.B., è nato a Bratislava (Slocacchia) l’11 agosto 1955. Ha compiuto i suoi studi superiori presso la Facoltà di Scienze Naturali dell’Università di Comenio, laureandosi in matematica e geologia. Il 15 febbraio 1975 ha emesso la sua prima professione religiosa nella Congregazione salesiana. È stato ordinato sacerdote il 30 gennaio 1983. Ha completato gli studi di Teologia presso l’Università di Vienna ottenendo il titolo di Magister in Teologia (1995) e, successivamente, presso l’Università Cattolica di Lublino, dove ha conseguito la Licenza in Teologia (1999). È stato Ispettore dell’Ispettoria salesiana della Slovacchia (1999 - 2005). In seguito ha frequentato un corso per formatori presso la Pontificia Università Salesiana di Roma (2006). Dall’agosto 2006 è Maestro dei novizi salesiani a Poprad.

Parla lo slovacco, il russo, il polacco e l’italiano.



NOMINA DEL NUNZIO APOSTOLICO IN PARAGUAY

Il Santo Padre ha nominato Nunzio Apostolico in Paraguay S.E. Mons. Eliseo Antonio Ariotti, Arcivescovo titolare di Vibiana, finora Nunzio Apostolico in Camerun e in Guinea Equatoriale.



NOMINA DI CAPO UFFICIO NELLA CONGREGAZIONE PER GLI ISTITUTI DI VITA CONSACRATA E LE SOCIETÀ DI VITA APOSTOLICA

Il Papa ha nominato Capo Ufficio nella Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica il Rev.do Mons. Orazio Pepe, finora Officiale della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti.
+PetaloNero+
00giovedì 5 novembre 2009 15:05
SANTA MESSA IN SUFFRAGIO DEI CARDINALI E VESCOVI DEFUNTI NEL CORSO DELL’ANNO

Alle ore 11.30 di questa mattina, all’Altare della Cattedra della Basilica Vaticana, il Santo Padre Benedetto XVI presiede la Celebrazione Eucaristica in suffragio dei Cardinali e dei Vescovi defunti nel corso dell’anno.

Pubblichiamo di seguito l’omelia che il Papa pronuncia nel corso della Santa Messa:


OMELIA DEL SANTO PADRE

Venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,

cari fratelli e sorelle!

"Quale gioia, quando mi dissero: Andremo alla casa del Signore!". Le parole del Salmo 122, che abbiamo cantato poco fa, ci invitano ad elevare lo sguardo del cuore verso la "casa del Signore", verso il Cielo dove è misteriosamente raccolta, nella visione beatifica di Dio, la schiera di tutti i Santi che la liturgia ci ha fatto contemplare qualche giorno fa. Alla solennità dei Santi è seguita la commemorazione di tutti i Fedeli defunti. Queste due celebrazioni, vissute in un profondo clima di fede e di preghiera, ci aiutano a meglio percepire il mistero della Chiesa nella sua totalità e a comprendere sempre più che la vita deve essere una continua vigile attesa, un pellegrinaggio verso la vita eterna, compimento ultimo che dà senso e pienezza al nostro cammino terreno. Alle porte della Gerusalemme celeste "già sono fermi i nostri piedi" (v. 2).

A questa meta definitiva sono ormai giunti i compianti Cardinali: Avery Dulles, Pio Laghi, Stéphanos II Ghattas, Stephen Kim Sou-Hwan, Paul Joseph Pham Đình Tung, Umberto Betti, Jean Margéot, e i numerosi Arcivescovi e Vescovi che ci hanno lasciato durante quest’ultimo anno. Li ricordiamo con affetto e rendiamo grazie a Dio per il bene che hanno compiuto. In loro suffragio offriamo il Sacrificio eucaristico, raccolti, come ogni anno, in questa Basilica Vaticana. Pensiamo a loro nella comunione, reale e misteriosa, che unisce noi pellegrini sulla terra a quanti ci hanno preceduti nell’aldilà, certi che la morte non spezza i vincoli di fraternità spirituale sigillati dai Sacramenti del Battesimo e dell’Ordine.

In questi venerati nostri Fratelli amiamo riconoscere i servi di cui parla la parabola evangelica poc’anzi proclamata: servi fedeli, che il padrone, di ritorno dalle nozze, ha trovato svegli e pronti (cfr Lc 12,36-38); pastori che hanno servito la Chiesa assicurando al gregge di Cristo la necessaria cura; testimoni del Vangelo che, nella varietà dei doni e dei compiti, hanno dato prova di operosa vigilanza, di generosa dedizione alla causa del Regno di Dio. Ogni celebrazione eucaristica, alla quale tante volte essi pure hanno partecipato dapprima come fedeli e poi come sacerdoti, anticipa nel modo più eloquente quanto il Signore ha promesso: Egli stesso, sommo ed eterno Sacerdote, farà mettere i suoi servi a tavola e passerà a servirli (cfr Lc 12,37). Sulla Mensa eucaristica, convito nuziale della Nuova Alleanza, Cristo, Agnello pasquale si fa nostro cibo, distrugge la morte e ci dona la sua vita, la vita senza fine. Fratelli e sorelle, anche noi restiamo desti e vigilanti: ci trovi così "il padrone quando torna dalle nozze, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba" (cfr Lc 12,38). Anche noi, allora, come i servi del Vangelo, saremo Beati!

"Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio" (Sap 3,1). La prima lettura, tratta dal libro della Sapienza, parla di giusti perseguitati, messi ingiustamente a morte. Ma se anche la loro morte – sottolinea l’Autore sacro – avviene in circostanze umilianti e dolorose tali da sembrare una sciagura, in verità per chi ha fede non è così: "essi sono nella pace" e, se pur subirono castighi agli occhi degli uomini, "la loro speranza è piena di immortalità" (vv. 3-4). È doloroso il distacco dai propri cari, è un enigma carico di inquietudine l’evento della morte, ma, per i credenti, comunque esso avvenga, è sempre illuminato dalla "speranza dell’immortalità". La fede ci sostiene in questi momenti umanamente carichi di tristezza e di sconforto: "Ai tuoi occhi la vita non è tolta ma trasformata – ricorda la liturgia -; e mentre si distrugge la dimora di questo esilio terreno, viene preparata un’abitazione eterna nel Cielo" (Prefazio dei defunti). Cari fratelli e sorelle, sappiamo bene e lo sperimentiamo nel nostro cammino che non mancano difficoltà e problemi in questa vita, ci sono situazioni di sofferenza e di dolore, momenti difficili da comprendere e accettare. Tutto però acquista valore e significato se viene considerato nella prospettiva dell’eternità. Ogni prova, infatti, accolta con perseverante pazienza ed offerta per il Regno di Dio, torna a nostro vantaggio spirituale già quaggiù e soprattutto nella vita futura, in Cielo. In questo mondo siamo di passaggio, saggiati nel crogiuolo come l’oro, afferma la Sacra Scrittura (cfr Sap 3,6). Misteriosamente associati alla passione di Cristo, possiamo fare della nostra esistenza un’offerta gradita al Signore, un volontario sacrificio di amore.

Nel Salmo responsoriale e poi nella seconda lettura, tratta dalla prima Lettera di Pietro, troviamo come un’eco alle parole del libro della Sapienza. Mentre il Salmo 122, riprendendo il canto dei pellegrini che scendono alla Città santa e dopo un lungo cammino giungono pieni di gioia alle sue porte, ci proietta nel clima di festa del Paradiso, san Pietro ci esorta, durante il pellegrinaggio terreno, a tener viva nel cuore la prospettiva della speranza, di una "speranza viva" (1,3). Di fronte all’inevitabile dissolversi della scena di questo mondo – egli annota – ci è data la promessa di un’"eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce" (v. 4), perché Dio ci ha rigenerati, nella sua grande misericordia, "mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti" (1,3). Ecco il motivo per cui dobbiamo essere "ricolmi di gioia", anche se siamo afflitti da varie pene. Se, infatti, perseveriamo nel bene, la nostra fede, purificata da molte prove, risplenderà un giorno in tutto il suo fulgore e tornerà a nostra lode, gloria e onore quando Gesù si manifesterà nella sua gloria. Sta qui la ragione della nostra speranza, che già qui ci fa esultare "di gioia indicibile e gloriosa", mentre siamo in cammino verso la meta della nostra fede: la salvezza delle anime (cfr vv. 6-8).

Cari fratelli e sorelle, è con tali sentimenti che vogliamo affidare alla Divina Misericordia questi Cardinali, Arcivescovi e Vescovi, con i quali abbiamo lavorato insieme nella vigna del Signore. Definitivamente liberati da ciò che resta in loro dell’umana fragilità li accolga il Padre celeste nel suo Regno eterno e conceda loro il premio promesso ai buoni e fedeli servitori del Vangelo. Li accompagni, con la sua materna sollecitudine, la Vergine Santa, e apra loro le porte del Paradiso. Aiuti la Vergine Maria anche noi, ancora viandanti sulla terra, a mantenere fisso lo sguardo verso la patria che ci attende; ci incoraggi a restare pronti "con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese" per accogliere il Signore "quando arriva e bussa" (Lc 12,35-36). A qualsiasi ora e in qualsiasi momento. Amen!
+PetaloNero+
00venerdì 6 novembre 2009 15:31
LE UDIENZE

Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in Udienza:

S.E. il Signor Nursultan Nazarbayev, Presidente della Repubblica di Kazakhstan, e Seguito;

Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale del Brasile (Regione SUL I), in Visita "ad Limina Apostolorum":

S.E. Mons. Jacyr Francisco Braido, C.S., Vescovo di Santos;

S.E. Mons. Manuel Parrado Carral, Vescovo di São Miguel Paulista

con il Vescovo emerito, S.E. Mons. Fernando Legal, S.D.B.;

S.E. Mons. Caetano Ferrari, Vescovo di Bauru;

S.E. Mons. Sérgio Krzywy, Vescovo di Araçatuba.

Il Papa riceve questo pomeriggio in Udienza:

Em.mo Card. William Joseph Levada, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede;

Em.mo Card. Walter Kasper, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani.











RINUNCE E NOMINE



NOMINA DEL VESCOVO DI WITBANK (SUD AFRICA)

Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato Vescovo di Witbank (Sud Africa) il Rev.do P. Giuseppe Sandri, M.C.C.J., Superiore Provinciale dei Missionari Comboniani in Sud Africa.

Rev.do P. Giuseppe Sandri, M.C.C.J.

Il Rev.do P. Giuseppe Sandri, M.C.C.J., è nato il 28 agosto 1946 a Faedo (arcidiocesi di Trento, Italia). Ha emesso i primi voti con i Missionari Comboniani il 15 agosto 1968 e la professione solenne il 15 agosto 1971. Ha completato il noviziato e gli studi di Teologia a Cincinnati (U.S.A.) nel 1968 e ha conseguito un Master’s Degree in Teologia nel 1972, sempre negli Stati Uniti. È stato ordinato sacerdote il 27 maggio 1972.

Dopo l’ordinazione sacerdotale ha ricoperto i seguenti ministeri: 1972-1973: Assistente parrocchiale ad Acornhoek, nella diocesi di Witbank; 1974-1980: Parroco, Waterval-Bushbuckbridge, diocesi di Witbank; 1981-1985: Parroco, Luckau Parish, Lydenburg, e responsabile del Centro pastorale diocesano; 1986-1992: Parroco a Witbank; 1993-1998: Superiore dei Missionari Comboniani in Sud Africa (due mandati); 1999-2007: Segretario Generale dei Missionari Comboniani, a Roma.

Dal 2008: Superiore Provinciale dei Missionari Comboniani in Sud Africa (terzo mandato).



NOMINA DI AUSILIARI DI TORONTO (CANADA)

Il Papa ha nominato Vescovi Ausiliari dell’arcidiocesi di Toronto (Canada):

- il Rev.do Vincent Nguyen, del clero della medesima arcidiocesi, finora Vicario Giudiziale aggiunto e Vice Cancelliere, assegnandogli la sede titolare vescovile di Ammaedara;

- il Rev.do William Terrence McGrattan, del clero della diocesi di London, finora Rettore del Seminario Maggiore "Saint Peter" di London, assegnandogli la sede titolare vescovile di Fornos Minore.

Rev.do Vincent Nguyen

Il Rev.do Vincent Nguyen è nato in Vietnam l’8 maggio 1966. Il suo bisnonno è uno dei Santi Martiri Vietnamiti. Nel 1981, all’età di 15 anni, ha lasciato il Vietnam ed è giunto in Canada nel 1984 attraverso il Giappone.

Dopo gli studi scolastici superiori, ha conseguito il Bachelor of Applied Science in Electrical Engineering (Scienza Applicata di Ingegneria Elettrica) all’Università di Toronto. Entrato nel 1993 nel "St. Augustine’s Seminary" di Toronto, vi ha ottenuto il Master of Divinity.

È stato ordinato sacerdote il 9 maggio 1998 per l’arcidiocesi di Toronto.

Nel 2008 ha conseguito la Licenza in Diritto Canonico presso la Pontificia Università S. Tommaso d’Aquino (Angelicum) di Roma, quale alunno del Pontificio Collegio Canadese (2005-2008).

Dopo l’ordinazione sacerdotale, ha ricoperto i seguenti incarichi: Vicario parrocchiale della parrocchia "St. Patrick’s" di Mississauga (1998-2001); Amministratore della parrocchia "St. Monica’s" di Toronto (2001-2003); Parroco della parrocchia "St. Cecilia’s" e della Missione "Vietnamese Martyrs" di Toronto (2003-2005).

Dal 2008 ad oggi è stato Vice Cancelliere e Vicario Giudiziale aggiunto.

Rev.do William Terrence McGrattan

Il Rev.do William Terrence McGrattan è nato a London, Ontario, il 19 settembre 1956. Prima di entrare in Seminario, ha conseguito la laurea in Ingegneria industriale alla "University of Western Ontario", esercitando per alcuni anni la professione di ingegnere.

Ha compiuto quindi gli studi ecclesiastici nel "St. Peter’s Seminary" di London, ottenendo il Master of Divinity.

È stato ordinato sacerdote il 2 maggio 1987 per la diocesi di London.

Nel 1992 ha conseguito la Licenza in Teologia a Roma, presso la Pontificia Università Gregoriana.

Dopo l’ordinazione sacerdotale, ha ricoperto i seguenti incarichi: Vicario parrocchiale della parrocchia "St. Michael’s" di Leamington (1987); Vicario parrocchiale della parrocchia "St. Joseph’s" di Chatham (1987-1990); Direttore dell’Ufficio per le Vocazioni (1994-1995).

Dal 1992 ad oggi ha insegnato Teologia nel "St. Peter’s Seminary" di London e dal 1997 è Rettore del medesimo Seminario.

È membro del Consiglio Presbiterale e del Collegio dei Consultori. Fa parte di vari Comitati diocesani e nazionali, fra i quali la Società Canadese di Bioetica.




+PetaloNero+
00sabato 7 novembre 2009 15:11
LE UDIENZE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale del Brasile (Regione SUL I), in Visita "ad Limina Apostolorum":

S.E. Mons. Nelson Westrupp, S.C.I., Vescovo di Santo André;

S.E. Mons. Raimundo Damasceno Assis, Arcivescovo di Aparecida;

S.E. Mons. Edmilson Amador Caetano, O. Cist., Vescovo di Barretos;

S.E. Mons. Moacir Silva, Vescovo di São José dos Campos;

S.E. Mons. Salvatore Paruzzo, Vescovo di Ourinhos.





RINUNCE E NOMINE



NOMINA DEL VESCOVO DI RUTENG (INDONESIA)

Il Santo Padre ha nominato Vescovo di Ruteng (Indonesia) il Rev.do Hubertus Leteng, del clero di Ruteng, Rettore del Seminario Maggiore di Ritapiret, Maumere.

Rev.do Hubertus Leteng

Il Rev.do Hubertus Leteng è nato il 1° gennaio 1959 a Taga, nella diocesi di Ruteng. È entrato nel Seminario Minore diocesano "Pius XII" di Kisol, proseguendo gli studi filosofici e teologici nel Seminario Maggiore "St. Petrus" di Ritapiret.

È stato ordinato sacerdote il 29 luglio 1988 ed incardinato nella diocesi di Ruteng.

Ha svolto poi i seguenti ministeri: 1988-1989: Assistente nel Seminario Minore (TOR) a Ilela; 1989-1991: Formatore nel Seminario Maggiore di Ritapiret; 1991-1992: Studi e attività parrocchiale a Jakarta; 1992-1996: Studi per la Laurea in Teologia Spirituale presso il "Teresianum" a Roma; 1997-2007: Direttore Spirituale del Seminario Maggiore di Ritapiret; 1997-2009: Decano della Scuola Teologica di Ledalero.

Dal 2009: Rettore del Seminario Maggiore di Ritapiret.



NOMINA DI CONSULTORI DEL PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA CULTURA

Il Papa ha nominato Consultori del Pontificio Consiglio della Cultura, i Reverendi: P. Pio Estepa, S.V.D., Segretario per le Missioni della Società del Verbo Divino; Sac. Jorge Juan Fernández Sangrador, Direttore del Segretariato per la Cultura dell’Arcidiocesi di Madrid (Spagna); e l’Ill.mo Prof. Marco Impagliazzo, Professore straordinario di Storia contemporanea all’Università per Stranieri di Perugia (Italia) e Presidente della Comunità Sant’Egidio.
+PetaloNero+
00sabato 7 novembre 2009 15:11
MESSAGGIO DEL SANTO PADRE AL PRESIDENTE DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER I LAICI IN OCCASIONE DEL SEMINARIO DI STUDI SUL TEMA: "SPORT, EDUCAZIONE, FEDE: PER UNA NUOVA STAGIONE DEL MOVIMENTO SPORTIVO CATTOLICO"

Pubblichiamo di seguito il Messaggio che il Santo Padre Benedetto XVI ha inviato al Presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, Em.mo Card. Stanisław Ryłko, e ai partecipanti al Seminario di studi sul tema: "Sport, educazione, fede: per una nuova stagione del movimento sportivo cattolico" (Roma, 6 - 7 novembre 2009):


MESSAGGIO DEL SANTO PADRE

Al Venerato Fratello

Stanisław Card. RYŁKO

Presidente del Pontificio Consiglio per i Laici

Con vero piacere, invio un cordiale saluto a Lei, al Segretario, ai collaboratori del Pontificio Consiglio per i Laici, ai rappresentanti degli Organismi Cattolici che operano nel mondo dello sport, ai responsabili delle associazioni sportive internazionali e nazionali e a tutti coloro che prendono parte al Seminario di studi sul tema: "Sport, educazione, fede: per una nuova stagione del movimento sportivo cattolico", organizzato dalla Sezione "Chiesa e sport" di codesto Dicastero.

Lo sport possiede un notevole potenziale educativo soprattutto in ambito giovanile e, per questo, occupa grande rilievo non solo nell’impiego del tempo libero, ma anche nella formazione della persona. Il Concilio Vaticano II lo ha voluto annoverare tra i mezzi che appartengono al patrimonio comune degli uomini e che sono adatti al perfezionamento morale ed alla formazione umana (cfr Gravissimum Educationis, n. 4).

Se questo è vero per l’attività sportiva in generale, tanto più lo è per quella svolta negli oratori, nelle scuole e nelle associazioni sportive, con lo scopo di assicurare una formazione umana e cristiana alle nuove generazioni. Come ho avuto modo di ricordare recentemente, non va dimenticato che "lo sport, praticato con passione e vigile senso etico, specialmente per la gioventù, diventa palestra di un sano agonismo e di perfezionamento fisico, scuola di formazione ai valori umani e spirituali, mezzo privilegiato di crescita personale e di contatto con la società" (cfr Discorso ai partecipanti dei Mondiali di Nuoto, 1 agosto 2009).

Attraverso le attività sportive, la comunità ecclesiale contribuisce alla formazione della gioventù, fornendo un ambito adatto alla sua crescita umana e spirituale. Infatti, quando sono finalizzate allo sviluppo integrale della persona e gestite da personale qualificato e competente, le iniziative sportive si rivelano occasione proficua in cui sacerdoti, religiosi e laici possono diventare veri e propri educatori e maestri di vita dei giovani. È pertanto necessario che, in questa nostra epoca – in cui si avverte urgente l’esigenza di educare le nuove generazioni -, la Chiesa continui a sostenere lo sport per i giovani, valorizzando appieno anche l'attività agonistica nei suoi aspetti positivi, come, ad esempio, nella capacità di stimolare la competitività, il coraggio e la tenacia nel perseguire gli obbiettivi, evitando, però, ogni tendenza che ne snaturi la natura stessa con il ricorso a pratiche persino dannose per l’organismo, come avviene nel caso del doping. In un’azione formativa coordinata, i dirigenti, i tecnici e gli operatori cattolici devono considerarsi sperimentate guide per gli adolescenti, aiutandoli a sviluppare le proprie potenzialità agonistiche senza trascurare quelle qualità umane e quelle virtù cristiane che rendono la persona completamente matura.

In tale prospettiva, trovo quanto mai utile che questo terzo Seminario della Sezione "Chiesa e sport" del Pontificio Consiglio per i Laici, incentri la sua attenzione sulla specifica missione e sulla identità cattolica delle associazioni sportive, delle scuole e degli oratori gestiti dalla Chiesa. Auspico di cuore che esso aiuti a cogliere le molte e preziose opportunità che lo sport può offrire alla pastorale giovanile e, mentre auguro un incontro fruttuoso, assicuro la mia preghiera invocando sui partecipanti e su coloro che sono impegnati a promuovere una sana attività sportiva, in modo particolare nelle Istituzioni cattoliche, la guida dello Spirito Santo e la protezione materna di Maria. Con tali sentimenti, invio di cuore a tutti la mia Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 3 Novembre 2009

BENEDICTUS PP. XVI
+PetaloNero+
00domenica 8 novembre 2009 15:13
VISITA PASTORALE DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI A BRESCIA E CONCESIO (8 NOVEMBRE 2009) - I



SOSTA ALLA CHIESA PARROCCHIALE DI BOTTICINO SERA (BRESCIA)


Alle ore 8.30 di oggi, il Santo Padre Benedetto XVI parte in aereo dall’aeroporto di Ciampino (Roma) per la Visita Pastorale a Brescia e Concesio.

All’arrivo - previsto per le 9.30 - all’aeroporto militare "Tenente Alfredo Fusco" di Ghedi, il Papa è accolto dal Vescovo di Brescia, S.E. Mons. Luciano Monari, dall’On. Gianni Letta, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Rappresentante del Governo Italiano, insieme alle altre Autorità politiche, civili ed ecclesiastiche.

Nel tragitto in auto verso Brescia, il Santo Padre sosta nella chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta a Botticino Sera, per venerare il corpo di sant’Arcangelo Tadini (1846-1912), parroco di Botticino Sera dal 1887 fino alla morte e fondatore della Congregazione delle Suore Operaie della Santa Casa di Nazareth, canonizzato il 26 aprile scorso. Sulla soglia della chiesa il Papa è accolto dal Parroco, Don Raffaele Licini e dal Sindaco, Dott. Mario Benetti. Al termine della breve visita, riparte in auto alla volta di Brescia.



CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA IN PIAZZA PAOLO VI A BRESCIA

All’arrivo a Brescia, il Santo Padre transita in Piazza della Loggia davanti alla lapide che ricorda l’atto terroristico del 28 maggio 1974, nel quale persero la vita 8 persone e molte altre rimasero ferite.

Sul sagrato del Duomo di Brescia, alle ore 10.15, il Papa riceve il saluto di benvenuto di S.E. Mons. Luciano Monari, Vescovo di Brescia e del Sindaco della città, On. Adriano Paroli.

Subito dopo è accolto dai Canonici nel Duomo, dove sosta davanti al monumento dedicato a Paolo VI, opera dello scultore Lello Scorzelli. Venera quindi le reliquie di Sant’Andrea e di San Benedetto e si sofferma davanti al Santissimo Sacramento. Infine saluta i Seminaristi dell diocesi e gli ammalati presenti all’interno del tempio.

Alle ore 10.30, nella vicina Piazza Paolo VI, il Santo Padre Benedetto XVI presiede la Santa Messa nel corso della quale pronuncia l’omelia che riportiamo di seguito:

OMELIA DEL SANTO PADRE

Cari fratelli e sorelle!

È grande la mia gioia nel poter spezzare con voi il pane della Parola di Dio e dell’Eucaristia, qui, nel cuore della Diocesi di Brescia, dove nacque ed ebbe la formazione giovanile il servo di Dio Giovanni Battista Montini, Papa Paolo VI. Vi saluto tutti con affetto e vi ringrazio per la vostra calorosa accoglienza! Ringrazio in particolare il Vescovo, Mons. Luciano Monari, per le espressioni che mi ha rivolto all’inizio della celebrazione, e con lui saluto i Cardinali, i Vescovi, i sacerdoti e i diaconi, i religiosi e le religiose, e tutti gli operatori pastorali. Ringrazio il Sindaco per le sue parole e per il suo dono, e le altre Autorità civili e militari. Un pensiero speciale rivolgo agli ammalati che si trovano all’interno del Duomo.

Al centro della Liturgia della Parola di questa domenica – la 32.ma del Tempo Ordinario – troviamo il personaggio della vedova povera, o, più precisamente, troviamo il gesto che ella compie gettando nel tesoro del Tempio gli ultimi spiccioli che le rimangono. Un gesto che, grazie allo sguardo attento di Gesù, è diventato proverbiale: "l’obolo della vedova", infatti, è sinonimo della generosità di chi dà senza riserve il poco che possiede. Prima ancora, però, vorrei sottolineare l’importanza dell’ambiente in cui si svolge tale episodio evangelico, cioè il Tempio di Gerusalemme, centro religioso del popolo d’Israele e il cuore di tutta la sua vita. Il Tempio è il luogo del culto pubblico e solenne, ma anche del pellegrinaggio, dei riti tradizionali, e delle dispute rabbiniche, come quelle riportate nel Vangelo tra Gesù e i rabbini di quel tempo, nelle quali, però, Gesù insegna con una singolare autorevolezza, quella del Figlio di Dio. Egli pronuncia giudizi severi - come abbiamo sentito - nei confronti degli scribi, a motivo della loro ipocrisia: essi, infatti, mentre ostentano grande religiosità, sfruttano la povera gente imponendo obblighi che loro stessi non osservano. Gesù, insomma, si dimostra affezionato al Tempio come casa di preghiera, ma proprio per questo lo vuole purificare da usanze improprie, anzi, vuole rivelarne il significato più profondo, legato al compimento del suo stesso Mistero, il Mistero della Sua morte e risurrezione, nella quale Egli stesso diventa il nuovo e definitivo Tempio, il luogo dove si incontrano Dio e l’uomo, il Creatore e la Sua creatura.

L’episodio dell’obolo della vedova si inscrive in tale contesto e ci conduce, attraverso lo sguardo stesso di Gesù, a fissare l’attenzione su un particolare fuggevole ma decisivo: il gesto di una vedova, molto povera, che getta nel tesoro del Tempio due monetine. Anche a noi, come quel giorno ai discepoli, Gesù dice: Fate attenzione! Guardate bene che cosa fa quella vedova, perché il suo atto contiene un grande insegnamento; esso, infatti, esprime la caratteristica fondamentale di coloro che sono le "pietre vive" di questo nuovo Tempio, cioè il dono completo di sé al Signore e al prossimo; la vedova del Vangelo, come anche quella dell’Antico Testamento, dà tutto, dà se stessa, e si mette nelle mani di Dio, per gli altri. È questo il significato perenne dell’offerta della vedova povera, che Gesù esalta perché ha dato più dei ricchi, i quali offrono parte del loro superfluo, mentre lei ha dato tutto ciò che aveva per vivere (cfr Mc 12,44), e così ha dato se stessa.

Cari amici! A partire da questa icona evangelica, desidero meditare brevemente sul mistero della Chiesa, del Tempio vivo di Dio, e così rendere omaggio alla memoria del grande Papa Paolo VI, che alla Chiesa ha consacrato tutta la sua vita. La Chiesa è un organismo spirituale concreto che prolunga nello spazio e nel tempo l’oblazione del Figlio di Dio, un sacrificio apparentemente insignificante rispetto alle dimensioni del mondo e della storia, ma decisivo agli occhi di Dio. Come dice la Lettera agli Ebrei – anche nel testo che abbiamo ascoltato – a Dio è bastato il sacrificio di Gesù, offerto "una volta sola", per salvare il mondo intero (cfr Eb 9,26.28), perché in quell’unica oblazione è condensato tutto l’Amore del Figlio di Dio fattosi uomo, come nel gesto della vedova è concentrato tutto l’amore di quella donna per Dio e per i fratelli: non manca niente e niente vi si potrebbe aggiungere. La Chiesa, che incessantemente nasce dall’Eucaristia, dall’autodonazione di Gesù, è la continuazione di questo dono, di questa sovrabbondanza che si esprime nella povertà, del tutto che si offre nel frammento. È il Corpo di Cristo che si dona interamente, Corpo spezzato e condiviso, in costante adesione alla volontà del suo Capo. Sono lieto che stiate approfondendo la natura eucaristica della Chiesa, guidati dalla Lettera pastorale del vostro Vescovo.

È questa la Chiesa che il servo di Dio Paolo VI ha amato di amore appassionato e ha cercato con tutte le sue forze di far comprendere e amare. Rileggiamo il suo Pensiero alla morte, là dove, nella parte conclusiva, parla della Chiesa. "Potrei dire – scrive – che sempre l’ho amata … e che per essa, non per altro, mi pare d’aver vissuto. Ma vorrei che la Chiesa lo sapesse". Sono gli accenti di un cuore palpitante, che così prosegue: "Vorrei finalmente comprenderla tutta, nella sua storia, nel suo disegno divino, nel suo destino finale, nella sua complessa, totale e unitaria composizione, nella sua umana e imperfetta consistenza, nelle sue sciagure e nelle sue sofferenze, nelle debolezze e nelle miserie di tanti suoi figli, nei suoi aspetti meno simpatici, e nel suo sforzo perenne di fedeltà, di amore, di perfezione e di carità. Corpo mistico di Cristo. Vorrei – continua il Papa - abbracciarla, salutarla, amarla, in ogni essere che la compone, in ogni Vescovo e sacerdote che la assiste e la guida, in ogni anima che la vive e la illustra; benedirla". E le ultime parole sono per lei, come alla sposa di tutta la vita: "E alla Chiesa, a cui tutto devo e che fu mia, che dirò? Le benedizioni di Dio siano sopra di te; abbi coscienza della tua natura e della tua missione; abbi il senso dei bisogni veri e profondi dell’umanità; e cammina povera, cioè libera, forte ed amorosa verso Cristo".

Che cosa si può aggiungere a parole così alte ed intense? Soltanto vorrei sottolineare quest’ultima visione della Chiesa "povera e libera", che richiama la figura evangelica della vedova. Così dev’essere la Comunità ecclesiale, per riuscire a parlare all’umanità contemporanea. L’incontro e il dialogo della Chiesa con l’umanità di questo nostro tempo stavano particolarmente a cuore a Giovanni Battista Montini in tutte le stagioni della sua vita, dai primi anni di sacerdozio fino al Pontificato. Egli ha dedicato tutte le sue energie al servizio di una Chiesa il più possibile conforme al suo Signore Gesù Cristo, così che, incontrando lei, l’uomo contemporaneo possa incontrare Lui, Cristo, perché di Lui ha assoluto bisogno. Questo è l’anelito di fondo del Concilio Vaticano II, a cui corrisponde la riflessione del Papa Paolo VI sulla Chiesa. Egli volle esporne programmaticamente alcuni punti salienti nella sua prima Enciclica, Ecclesiam suam, del 6 agosto 1964, quando ancora non avevano visto la luce le Costituzioni conciliari Lumen gentium e Gaudium et spes.

Con quella prima Enciclica il Pontefice si proponeva di spiegare a tutti l’importanza della Chiesa per la salvezza dell’umanità e, al tempo stesso, l’esigenza che tra la Comunità ecclesiale e la società si stabilisca un rapporto di mutua conoscenza e di amore (cfr Enchiridion Vaticanum, 2, p. 199, n. 164). "Coscienza", "rinnovamento", "dialogo": queste le tre parole scelte da Paolo VI per esprimere i suoi "pensieri" dominanti – come lui li definisce – all’inizio del ministero petrino, e tutt’e tre riguardano la Chiesa. Anzitutto, l’esigenza che essa approfondisca la coscienza di se stessa: origine, natura, missione, destino finale; in secondo luogo, il suo bisogno di rinnovarsi e purificarsi guardando al modello che è Cristo; infine, il problema delle sue relazioni con il mondo moderno (cfr ibid., pp. 203-205, nn. 166-168). Cari amici – e mi rivolgo in modo speciale ai Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio –, come non vedere che la questione della Chiesa, della sua necessità nel disegno di salvezza e del suo rapporto con il mondo, rimane anche oggi assolutamente centrale? Che, anzi, gli sviluppi della secolarizzazione e della globalizzazione l’hanno resa ancora più radicale, nel confronto con l’oblio di Dio, da una parte, e con le religioni non cristiane, dall’altra? La riflessione di Papa Montini sulla Chiesa è più che mai attuale; e più ancora è prezioso l’esempio del suo amore per lei, inscindibile da quello per Cristo. "Il mistero della Chiesa – leggiamo sempre nell’Enciclica Ecclesiam suam – non è semplice oggetto di conoscenza teologica, dev’essere un fatto vissuto, in cui ancora prima di una sua chiara nozione l’anima fedele può avere quasi connaturata esperienza" (ibid., p 229, n. 178). Questo presuppone una robusta vita interiore, che è – così continua il Papa - "la grande sorgente della spiritualità della Chiesa, modo suo proprio di ricevere le irradiazioni dello Spirito di Cristo, espressione radicale e insostituibile della sua attività religiosa e sociale, inviolabile difesa e risorgente energia nel suo difficile contatto col mondo profano" (ibid., p. 231, n. 179). Proprio il cristiano aperto, la Chiesa aperta al mondo hanno bisogno di una robusta vita interiore.

Carissimi, che dono inestimabile per la Chiesa la lezione del Servo di Dio Paolo VI! E com’è entusiasmante ogni volta rimettersi alla sua scuola! È una lezione che riguarda tutti e impegna tutti, secondo i diversi doni e ministeri di cui è ricco il Popolo di Dio, per l’azione dello Spirito Santo. In questo Anno Sacerdotale mi piace sottolineare come essa interessi e coinvolga in modo particolare i sacerdoti, ai quali Papa Montini riservò sempre un affetto e una sollecitudine speciali. Nell’Enciclica sul celibato sacerdotale egli scrisse: "«Preso da Cristo Gesù» (Fil 3,12) fino all’abbandono di tutto se stesso a lui, il sacerdote si configura più perfettamente a Cristo anche nell’amore col quale l’eterno Sacerdote ha amato la Chiesa suo corpo, offrendo tutto se stesso per lei… La verginità consacrata dei sacri ministri manifesta infatti l’amore verginale di Cristo per la Chiesa e la verginale e soprannaturale fecondità di questo connubio" (Sacerdotalis caelibatus, 26). Dedico queste parole del grande Papa ai numerosi sacerdoti della Diocesi di Brescia, qui ben rappresentati, come pure ai giovani che si stanno formando nel Seminario. E vorrei ricordare anche quelle che Paolo VI rivolse agli alunni del Seminario Lombardo il 7 dicembre 1968, mentre le difficoltà del post-Concilio si sommavano con i fermenti del mondo giovanile: "Tanti – disse – si aspettano dal Papa gesti clamorosi, interventi energici e decisivi. Il Papa non ritiene di dover seguire altra linea che non sia quella della confidenza in Gesù Cristo, a cui preme la sua Chiesa più che non a chiunque altro. Sarà Lui a sedare la tempesta… Non si tratta di un’attesa sterile o inerte: bensì di attesa vigile nella preghiera. È questa la condizione che Gesù ha scelto per noi, affinché Egli possa operare in pienezza. Anche il Papa ha bisogno di essere aiutato con la preghiera" (Insegnamenti VI, [1968], 1189). Cari fratelli, gli esempi sacerdotali del Servo di Dio Giovanni Battista Montini vi guidino sempre, e interceda per voi sant’Arcangelo Tadini, che ho poc’anzi venerato nella breve sosta a Botticino.

Mentre saluto ed incoraggio i sacerdoti, non posso dimenticare, specialmente qui a Brescia, i fedeli laici, che in questa terra hanno dimostrato straordinaria vitalità di fede e di opere, nei vari campi dell’apostolato associato e dell’impegno sociale. Negli Insegnamenti di Paolo VI, cari amici bresciani, voi potete trovare indicazioni sempre preziose per affrontare le sfide del presente, quali, soprattutto, la crisi economica, l’immigrazione, l’educazione dei giovani. Al tempo stesso, Papa Montini non perdeva occasione per sottolineare il primato della dimensione contemplativa, cioè il primato di Dio nell’esperienza umana. E perciò non si stancava mai di promuovere la vita consacrata, nella varietà dei suoi aspetti. Egli amò intensamente la multiforme bellezza della Chiesa, riconoscendovi il riflesso dell’infinita bellezza di Dio, che traspare sul volto di Cristo.

Preghiamo perché il fulgore della bellezza divina risplenda in ogni nostra comunità e la Chiesa sia segno luminoso di speranza per l’umanità del terzo millennio. Ci ottenga questa grazia Maria, che Paolo VI volle proclamare, alla fine del Concilio Ecumenico Vaticano II, Madre della Chiesa. Amen!










VISITA PASTORALE DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI A BRESCIA E CONCESIO (8 NOVEMBRE 2009) - II


LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS DOMINI IN PIAZZA PAOLO VI A BRESCIA

Al termine della Santa Messa celebrata in Piazza Paolo VI a Brescia, il Papa guida la recita dell’Angelus Domini. Queste le parole del Santo Padre nell’introdurre la preghiera mariana:

PRIMA DELL’ANGELUS

Al termine di questa solenne celebrazione, ringrazio cordialmente quanti ne hanno curato l’animazione liturgica e coloro che in diversi modi hanno collaborato alla preparazione e alla realizzazione della mia visita pastorale qui a Brescia. Grazie a tutti! Saluto anche quanti ci seguono mediante la radio e la televisione, come pure da Piazza San Pietro, in modo speciale i numerosi volontari dell’Unione Nazionale Pro Loco d’Italia. In quest’ora dell’Angelus desidero ricordare la profonda devozione che il Servo di Dio Giovanni Battista Montini nutriva per la Vergine Maria. Egli celebrò la sua Prima Messa nel Santuario di Santa Maria delle Grazie, cuore mariano della vostra città, non molto lontano da questa Piazza. In tal modo, pose il suo sacerdozio sotto la materna protezione della Madre di Gesù, e questo legame lo ha accompagnato per tutta la vita.

Via via che le sue responsabilità ecclesiali aumentavano, egli andava infatti maturando una visione sempre più ampia ed organica del rapporto tra la Beata Vergine Maria e il mistero della Chiesa. In tale prospettiva, rimane memorabile il Discorso di chiusura del 3° Periodo del Concilio Vaticano II, il 21 novembre 1964. In quella sessione venne promulgata la Costituzione sulla Chiesa Lumen gentium, che – sono parole di Paolo VI – "ha come vertice e coronamento un intero capitolo dedicato alla Madonna". Il Papa fece notare che si trattava della più ampia sintesi di dottrina mariana, mai elaborata da un Concilio Ecumenico, finalizzata a "manifestare il volto della santa Chiesa, alla quale Maria è intimamente congiunta" (Enchiridion Vaticanum, Bologna 1979, p. [185], nn. 300-302). In quel contesto proclamò Maria Santissima "Madre della Chiesa" (cfr ibid., n. 306), sottolineando, con viva sensibilità ecumenica, che "la devozione a Maria… è mezzo essenzialmente ordinato ad orientare le anime a Cristo e così congiungerle al Padre, nell’amore dello Spirito Santo" (ibid., n. 315).

Facendo eco alle parole di Paolo VI, anche noi oggi preghiamo: O Vergine Maria, Madre della Chiesa, a Te raccomandiamo questa Chiesa bresciana e l’intera popolazione di questa regione. Ricordati di tutti i tuoi figli; avvalora presso Dio le loro preghiere; conserva salda la loro fede; fortifica la loro speranza; aumenta la carità. O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria (cfr ibid., nn. 317.320.325).

Angelus Domini…


Conclusa la Celebrazione eucaristica, il Papa raggiunge il Centro Pastorale Paolo VI a Brescia per il pranzo e una sosta di riposo.

Alle ore 16.00, prima di lasciare il Centro Pastorale, il Santo Padre saluta gli organizzatori della Visita.


+PetaloNero+
00lunedì 9 novembre 2009 16:07
LE UDIENZE

Il Santo Padre Benedetto XVI riceve questa mattina in Udienza:

Partecipanti al VI Congresso Mondiale per la Pastorale dei Migranti e dei Rifugiati.





UDIENZA AI PARTECIPANTI AL VI CONGRESSO MONDIALE PER LA PASTORALE DEI MIGRANTI E DEI RIFUGIATI

Alle ore 12.00 di questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza i partecipanti al VI Congresso per la Pastorale dei Migranti e dei Rifugiati, che inizia oggi in Vaticano e che ha per tema: "Una risposta pastorale al fenomeno migratorio nell’era della globalizzazione. A cinque anni dall’Istruzione Erga migrantes caritas Christi".

Nel corso dell’incontro il Papa rivolge ai presenti il discorso che riportiamo di seguito:


DISCORSO DEL SANTO PADRE

Signori Cardinali,

venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,

cari fratelli e sorelle!

Sono lieto di accogliervi all’inizio del Congresso mondiale della pastorale per i migranti e i rifugiati. Saluto in primo luogo il Presidente del vostro Pontificio Consiglio, Mons. Antonio Maria Vegliò, e lo ringrazio per le cordiali espressioni con cui ha introdotto questo incontro. Saluto il Segretario, i Membri, i Consultori e gli Officiali del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti. Un deferente ossequio rivolgo all’Onorevole Renato Schifani, Presidente del Senato della Repubblica. Saluto tutti voi qui presenti. Ad ognuno va il mio apprezzamento per l’impegno e la sollecitudine con cui operate in un ambito sociale oggi tanto complesso e delicato, offrendo sostegno a chi, per libera scelta o per costrizione, lascia il proprio Paese d’origine ed emigra in altre nazioni.

Il tema del Convegno - "Una risposta al fenomeno migratorio nell’era della globalizzazione " - evidenzia il particolare contesto in cui si collocano le migrazioni nella nostra epoca. Infatti, se il fenomeno migratorio è antico quanto la storia dell’umanità, esso non aveva mai assunto un rilievo così grande per consistenza e per complessità di problematiche, come al giorno d’oggi. Interessa ormai quasi tutti i Paesi del mondo e si inserisce nel vasto processo della globalizzazione. Donne, uomini, bambini, giovani e anziani, a milioni affrontano i drammi dell’emigrazione talvolta per sopravvivere, più che per cercare migliorate condizioni di vita per sé e per i loro familiari. Si va infatti allargando sempre più il divario economico fra Paesi poveri e quelli industrializzati. La crisi economica mondiale, con l’enorme crescita della disoccupazione, riduce le possibilità di impiego e aumenta il numero di coloro che non riescono a trovare neppure un lavoro del tutto precario. Tanti si vedono allora costretti ad abbandonare le proprie terre e le loro comunità di origine; sono disposti ad accettare lavori in condizioni per nulla consone alla dignità umana con un inserimento faticoso nelle società di accoglienza a causa della diversità di lingua, di cultura e degli ordinamenti sociali.

La condizione dei migranti, ed ancor più quella dei rifugiati, richiama alla mente, in un certo modo, la vicenda dell’antico popolo biblico che, in fuga dalla schiavitù dell’Egitto con il sogno nel cuore della terra promessa, attraversò il Mar Rosso e, anziché giungere subito alla meta desiderata, dovette affrontare le asperità del deserto. Oggi, molti migranti abbandonano il loro Paese per sfuggire a condizioni di vita umanamente inaccettabili senza però trovare altrove l’accoglienza che speravano. Di fronte a situazioni così complesse, come non fermarsi a riflettere sulle conseguenze di una società basata fondamentalmente sul mero sviluppo materiale? Nell’Enciclica Caritas in veritate notavo che vero sviluppo è solo quello integrale, quello cioè che interessa ogni uomo e tutto l’uomo.

Lo sviluppo autentico riveste sempre un carattere solidale. In effetti, in una società in via di globalizzazione, il bene comune e l’impegno per esso – ho osservato ancora nella Caritas in veritate - non possono non assumere le dimensioni dell’intera famiglia umana, vale a dire della comunità dei popoli e delle Nazioni" (cfr n. 7). Anzi, lo stesso processo di globalizzazione, secondo quanto opportunamente ebbe a sottolineare il Servo di Dio Giovanni Paolo II, può costituire un’occasione propizia per promuovere lo sviluppo integrale, soltanto però "se le differenze culturali vengono accolte come occasione di incontro e di dialogo, e se la ripartizione disuguale delle risorse mondiali provoca una nuova coscienza della necessaria solidarietà che deve unire la famiglia umana" (Messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 1999, in: Insegnamenti XXII, 2, [1999], 988). Ne consegue che occorre dare risposte adeguate ai grandi cambiamenti sociali in atto, avendo chiaro che non ci può essere uno sviluppo effettivo se non si favorisce l’incontro tra i popoli, il dialogo tra le culture e il rispetto delle legittime differenze.

In questa ottica, perché non considerare l’attuale fenomeno mondiale migratorio come condizione favorevole per la comprensione tra i popoli e per la costruzione della pace e di uno sviluppo che interessi ogni Nazione? Proprio questo ho voluto ricordare nel Messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato nell’Anno giubilare Paolino: le migrazioni invitano a mettere in luce l’unità della famiglia umana, il valore dell’accoglienza, dell’ospitalità e dell’amore per il prossimo. Ciò va però tradotto in gesti quotidiani di condivisione, di compartecipazione e di sollecitudine verso gli altri, specialmente verso i bisognosi. Per essere accoglienti gli uni degli altri – insegna san Paolo – i cristiani sanno di dover essere disponibili all’ascolto della Parola di Dio, che chiama a imitare Cristo e a restare uniti a Lui. Solo in tal modo essi diventano solleciti nei confronti del prossimo e non cedono mai alla tentazione del disprezzo e del rifiuto di chi è diverso. Conformati a Cristo, ogni uomo e ogni donna vengono visti come fratelli e sorelle, figli dello stesso Padre. Un tale tesoro di fratellanza li rende ‘premurosi nell’ospitalità’, figlia primogenita dell’agapê (cfr Insegnamenti IV, 2 [2008], 176-180).

Cari fratelli e sorelle, fedele all’insegnamento di Gesù ogni comunità cristiana non può non nutrire rispetto e attenzione per tutti gli uomini, creati a immagine e somiglianza di Dio e redenti dal sangue di Cristo, ancor più quando si trovano in difficoltà. Ecco perché la Chiesa invita i fedeli ad aprire il cuore ai migranti e alle loro famiglie, sapendo che essi non sono solo un "problema", ma costituiscono una "risorsa" da saper valorizzare opportunamente per il cammino dell’umanità e per il suo autentico sviluppo. A ciascuno di voi rinnovo il mio ringraziamento per il servizio che rendete alla Chiesa e alla società, ed invoco la materna protezione di Maria su ogni vostra azione a favore dei migranti e dei rifugiati. Da parte mia vi assicuro la preghiera, mentre volentieri benedico voi e quanti fanno parte della grande famiglia dei migranti e dei rifugiati.
+PetaloNero+
00martedì 10 novembre 2009 15:47
RINUNCE E NOMINE



NOMINA DEL VESCOVO DI VASAI (INDIA)

Il Santo Padre ha nominato Vescovo della diocesi di Vasai (India) S.E. Mons. Felix Anthony Machado, finora Arcivescovo-Vescovo di Nashik.



NOMINA DEL SOTTO-SEGRETARIO DELLA CONGREGAZIONE PER IL CLERO

Il Papa ha nominato Sotto-Segretario della Congregazione per il Clero il Rev.do Mons. Celso Morga Iruzubieta, finora Capo Ufficio nel medesimo Dicastero.



NOMINA DI CONSULTORE DELLA CONGREGAZIONE DELLE CAUSE DEI SANTI

Il Santo Padre ha nominato Consultore della Congregazione delle Cause dei Santi il Rev.do P. Felice Ruffini, M.I.

+PetaloNero+
00martedì 10 novembre 2009 15:47
MESSAGGIO DEL SANTO PADRE AL PRESIDENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Pubblichiamo di seguito il Messaggio che il Santo Padre Benedetto XVI ha inviato al Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, Em.mo Card. Angelo Bagnasco, in occasione dei lavori della 60a Assemblea Generale della CEI (Assisi, 9-12 novembre 2009):


MESSAGGIO DEL SANTO PADRE

Al Venerato Fratello

Il Signor Card. Angelo Bagnasco

Presidente della Conferenza Episcopale Italiana

In occasione dei lavori della 60a Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana, mi è particolarmente gradito inviare il mio affettuoso saluto a Lei, al Segretario della CEI e a tutti i Pastori della Chiesa che è in Italia, riuniti in Assisi, città simbolo di quella vita cristiana condotta "secondo la forma" del Vangelo, incarnata nell’esistenza di san Francesco e santa Chiara, che continuano ad esercitare in Italia e nel mondo un irresistibile fascino spirituale. Idealmente presente esprimo a tutti la mia vicinanza spirituale, ben conoscendo lo zelo con cui voi, venerati e cari Fratelli, operate quotidianamente al servizio delle comunità affidate alle vostre cure pastorali. Nei viaggi apostolici che vado compiendo nelle diocesi italiane, come pure in altre occasioni che mi portano a contatto con l’amata Chiesa che è in Italia, incontro comunità vive, salde nel loro legame col Successore di Pietro e nella comunione reciproca. Per questo, "continuamente rendo grazie per voi ricordandovi nelle mie preghiere" (Ef 1,16), insieme ai presbiteri, vostri primi collaboratori nelle fatiche apostoliche, insieme ai diaconi, ai religiosi e alle religiose e ai fedeli laici che condividono la vostra gioia e la vostra responsabilità di testimoni di Cristo in ogni ambito della società italiana. Questi periodici incontri - ne sono certo - alimentano la vostra reciproca cooperazione indispensabile per realizzare il mandato, che contraddistingue la vostra azione apostolica, di incrementare nel popolo cristiano la fede, la speranza e la carità, di alimentare i rapporti con le altre comunità religiose e le autorità civili, di operare per la presenza del lievito del Vangelo nella cultura e nel tessuto della società italiana, per la tutela della vita umana, per la promozione della pace e della giustizia e per la difesa del creato. Lo scambio e la fraternità che caratterizzano i vostri lavori assembleari danno forza e vivacità all’impegno comune per l’unica Chiesa di Cristo e per la crescita del tessuto umano della società.

Sono trascorsi pochi mesi dal nostro incontro in occasione dell’Assemblea Generale svoltasi a maggio, nel corso della quale è stata individuata nell’educazione la prospettiva di fondo degli orientamenti pastorali per il prossimo decennio. L’emergere dell’istanza educativa è un segno dei tempi che provoca l’Italia intera a porre la formazione delle nuove generazioni al centro dell’attenzione e dell’impegno di ciascuno, secondo le rispettive responsabilità e nel quadro di un’ampia convergenza di intenti. Come ricordavo nel mio intervento del 28 maggio scorso, l’educazione è "una esigenza costitutiva e permanente della vita della Chiesa" e si colloca nel cuore della sua missione, volta a far sì che ogni persona possa incontrare e seguire il Signore Gesù, Via che conduce all’autenticità dell’amore, Verità che ci viene incontro e Vita del mondo. La sfida educativa attraversa tutti i settori della Chiesa ed esige che siano affrontate con decisione le grandi questioni del tempo contemporaneo: quella relativa alla natura dell’uomo e alla sua dignità - elemento decisivo per una formazione completa della persona - e la "questione di Dio", che sembra quanto mai urgente nella nostra epoca. Vorrei richiamare, in proposito, ciò che ebbi a dire, il 24 luglio scorso, durante la celebrazione dei Vespri nella Cattedrale di Aosta: "Se la relazione fondamentale - la relazione con Dio - non è viva, non è vissuta, anche tutte le altre relazioni non possono trovare la loro forma giusta. Ma questo vale anche per la società, per l’umanità come tale. Anche qui, se Dio manca, se si prescinde da Dio, se Dio è assente, manca la bussola per mostrare l’insieme di tutte le relazioni per trovare la strada, l’orientamento dove andare. Dio! Dobbiamo di nuovo portare in questo nostro mondo la realtà di Dio, farlo conoscere e farlo presente" (L’Osservatore Romano, 26 luglio 2009, p. 8)

Perché ciò si realizzi occorre che noi per primi, cari Fratelli Vescovi, con tutto il nostro essere, diventiamo adorazione vivente, dono che trasforma il mondo e lo restituisce a Dio. È questo il messaggio profondo dell’Anno Sacerdotale, che costituisce una straordinaria occasione per andare al cuore del ministero ordinato, riconducendo a unità, in ciascun sacerdote, l’identità e la missione. Sono contento di vedere come, nelle vostre Diocesi, questa speciale proposta stia generando non poche iniziative soprattutto di carattere spirituale e vocazionale, e contribuisca a mettere in luce il cammino di santità tracciato nel tempo da tanti Vescovi e presbiteri italiani. La storia d’Italia, infatti, è anche la storia di un’innumerevole schiera di sacerdoti che si sono chinati sulle ferite di un’umanità smarrita e sofferente, facendo di se stessi un’offerta di salvezza. Mi auguro che possiate raccogliere abbondanti frutti da questa corale preghiera e meditazione sul dono del sacerdozio, scaturito dal cuore di Cristo per la salvezza del mondo.

Un altro tema al quale sarà dedicato ampio spazio nei lavori della vostra Assemblea, è la "questione meridionale". A vent’anni dalla pubblicazione del documento "Sviluppo nella solidarietà. Chiesa italiana e Mezzogiorno", avvertite il bisogno di farvi voce e carico delle esigenze di un Paese che non crescerà se non insieme. Nelle terre del Sud la presenza della Chiesa è germe di rinnovamento, personale e sociale, e di sviluppo integrale. Possa il Signore benedire gli sforzi di coloro che operano, con la tenace forza del bene, per la trasformazione delle coscienze e la difesa della verità dell’uomo e della società.

Nel corso della vostra Assemblea, inoltre, verrà esaminata la nuova edizione italiana del Rito delle esequie. Essa risponde alla necessità di coniugare la fedeltà all’originale latino con gli opportuni adattamenti alla situazione nazionale, facendo tesoro dell’esperienza maturata dopo il Concilio Vaticano II, con sguardo attento al mutato contesto socio-culturale e alle esigenze della nuova evangelizzazione. Il momento delle esequie costituisce un’importante occasione per annunciare il Vangelo della speranza e manifestare la maternità della Chiesa. Il Dio che "verrà nella gloria per giudicare i vivi e i morti", è Colui che "asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non vi sarà più la morte né lutto né lamento né affanno" (Ap 21,4). In una cultura che tende a rimuovere il pensiero della morte, quando addirittura non cerca di esorcizzarla riducendola a spettacolo o trasformandola in un diritto, è compito dei credenti gettare su tale mistero la luce della rivelazione cristiana, certi "che l’amore possa giungere fin nell’aldilà, che sia possibile un vicendevole dare e ricevere, nel quale rimaniamo legati gli uni agli altri con vincoli di affetto" (Spe salvi, 48).

Signor Cardinale e venerati Fratelli nell’Episcopato, cinquant’anni fa, al termine del XVI Congresso Eucaristico Nazionale e dopo una straordinaria Peregrinatio Mariae, i Vescovi italiani vollero consacrare l’Italia al Cuore Immacolato di Maria. Di tale atto così significativo e fecondo, voi rinnoverete la memoria, confermando il particolarissimo legame di affetto e devozione che unisce il popolo italiano alla celeste Madre del Signore. Volentieri mi unisco a questo ricordo, affidando i lavori della vostra Assemblea, la Chiesa che è in Italia e l’intera Nazione alla materna protezione della Vergine Maria, Regina degli Angeli e immagine purissima della Chiesa. Invoco la sua intercessione, con quella dei santi Francesco e Chiara d’Assisi e di tutti i santi e le sante della terra italiana. Con tali sentimenti imparto di cuore a Lei, ai Vescovi, ai loro collaboratori e a tutti i presenti la Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 4 novembre 2009

BENEDICTUS PP. XVI
+PetaloNero+
00mercoledì 11 novembre 2009 15:46
RINUNCE E NOMINE


RINUNCIA DEL VESCOVO DI LAGES (BRASILE) E NOMINA DEL SUCCESSORE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Lages (Brasile), presentata da S.E. Mons. João Oneres Marchiori in conformità al can. 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.

Il Papa ha nominato Vescovo di Lages (Brasile) il Rev.do Padre Irineu Andreassa, O.F.M., finora Parroco delle Parrocchie di "Sant’Ana" e "Nossa Senhora Aparecida" nella diocesi di Marília.

Rev.do Padre Irineu Andreassa, O.F.M.

Il Rev.do Padre Irineu Andreassa, O.F.M., è nato il 15 dicembre 1949 a Iacri, nella diocesi di Marília, Stato di São Paulo. Dopo aver compiuto gli studi di Filosofia e di Teologia presso l’Istituto Francescano "Sagrado Coração de Jesus" a Petrópolis, il 30 settembre 1977 ha emesso la professione religiosa nell’Ordine dei Frati Minori ed è stato ordinato sacerdote il 16 dicembre 1978.

Ha svolto i seguenti incarichi: Parroco della Parrocchia "Nossa Senhora Aparecida" a Olimpia e membro del Consiglio Presbiterale della diocesi di Barretos (1979-1981), Definitore nella Custodia Francescana "Sagrado Coração de Jesus" (1980-1983 e 1986-1995), Parroco della Parrocchia "Santo Antônio Maria Claret" a Ribeirão Preto (1982-1987 e 2001-2007), Formatore degli studenti di Filosofia e Teologia della Provincia Francescana (1982-1987), Membro del Consiglio Presbiterale e del Collegio dei Consultori dell’arcidiocesi di Riberão Preto (1982-1987), Parroco della Parrocchia "São Judas Tadeu" in Franca (1987), Formatore dei Postulanti e Filosofi della Provincia Francescana (1988-1993), Parroco della Parrocchia "Sagrado Coração de Jesus" nella diocesi di Jaboticabal (1994-1998), Ministro Provinciale della Custodia Francescana "Sagrado Coração de Jesus" (1998-2001).

Dal febbraio 2007 è Parroco delle Parrocchie di "Sant’Ana" in Herculândia e "Nossa Senhora Aparecida" a Queiroz, nella diocesi di Marília.

+PetaloNero+
00mercoledì 11 novembre 2009 15:47
L’UDIENZA GENERALE


L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 nell’Aula Paolo VI dove il Santo Padre ha incontrato gruppi di pellegrini e di fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo.

Nel discorso in lingua italiana, il Papa, continuando a parlare dello sviluppo della teologia nel XII secolo, si è soffermato sul contributo al rinnovamento della vita monastica dato dall’Ordine di Cluny.

Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.

Al termine dell’Udienza Generale, il Papa ha pronunciato un appello alla Comunità internazionale in favore dello Sri Lanka.

L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica impartita insieme ai Vescovi presenti.


CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

Cari fratelli e sorelle,

questa mattina vorrei parlarvi di un movimento monastico che ebbe grande importanza nei secoli del Medioevo, e di cui ho già fatto cenno in precedenti catechesi. Si tratta dell’Ordine di Cluny, che, all’inizio del XII secolo, momento della sua massima espansione, contava quasi 1200 monasteri: una cifra veramente impressionante! A Cluny, proprio 1100 anni fa, nel 910, fu fondato un monastero posto sotto la guida dell’abate Bernone, in seguito alla donazione di Guglielmo il Pio, Duca di Aquitania. In quel momento il monachesimo occidentale, fiorito qualche secolo prima con san Benedetto, era molto decaduto per diverse cause: le instabili condizioni politiche e sociali dovute alle continue invasioni e devastazioni di popoli non integrati nel tessuto europeo, la povertà diffusa e soprattutto la dipendenza delle abbazie dai signori locali, che controllavano tutto ciò che apparteneva ai territori di loro competenza. In tale contesto, Cluny rappresentò l’anima di un profondo rinnovamento della vita monastica, per ricondurla alla sua ispirazione originaria.

A Cluny venne ripristinata l’osservanza della Regola di san Benedetto con alcuni adattamenti già introdotti da altri riformatori. Soprattutto si volle garantire il ruolo centrale che deve occupare la Liturgia nella vita cristiana. I monaci cluniacensi si dedicavano con amore e grande cura alla celebrazione delle Ore liturgiche, al canto dei Salmi, a processioni tanto devote quanto solenni e, soprattutto, alla celebrazione della Santa Messa. Promossero la musica sacra; vollero che l’architettura e l’arte contribuissero alla bellezza e alla solennità dei riti; arricchirono il calendario liturgico di celebrazioni speciali come, ad esempio, all’inizio di novembre, la Commemorazione dei fedeli defunti, che anche noi abbiamo da poco celebrato; incrementarono il culto della Vergine Maria. Fu riservata tanta importanza alla liturgia, perché i monaci di Cluny erano convinti che essa fosse partecipazione alla liturgia del Cielo. Ed i monaci si sentivano responsabili di intercedere presso l’altare di Dio per i vivi e per i defunti, dato che moltissimi fedeli chiedevano loro con insistenza di essere ricordati nella preghiera. Del resto, proprio con questo scopo Guglielmo il Pio aveva voluto la nascita dell’Abbazia di Cluny. Nell’antico documento, che ne attesta la fondazione, leggiamo: "Stabilisco con questo dono che a Cluny sia costruito un monastero di regolari in onore dei santi apostoli Pietro e Paolo, e che ivi si raccolgano monaci che vivono secondo la Regola di san Benedetto (…) che lì un venerabile asilo di preghiera con voti e suppliche sia frequentato, e si ricerchi e si brami con ogni desiderio e intimo ardore la vita celeste, e assiduamente orazioni, invocazioni e suppliche siano dirette al Signore". Per custodire ed alimentare questo clima di preghiera, la regola cluniancense accentuò l’importanza del silenzio, alla cui disciplina i monaci si sottoponevano volentieri, convinti che la purezza delle virtù, a cui aspiravano, richiedeva un intimo e costante raccoglimento. Non meraviglia che ben presto una fama di santità avvolse il monastero di Cluny, e che molte altre comunità monastiche decisero di seguire le sue consuetudini. Molti principi e Papi chiesero agli abati di Cluny di diffondere la loro riforma, sicché in poco tempo si estese una fitta rete di monasteri legati a Cluny o con veri e propri vincoli giuridici o con una sorta di affiliazione carismatica. Si andava così delineando un’Europa dello spirito nelle varie regioni della Francia, in Italia, in Spagna, in Germania, in Ungheria.

Il successo di Cluny fu assicurato anzitutto dalla spiritualità elevata che vi si coltivava, ma anche da alcune altre condizioni che ne favorirono lo sviluppo. A differenza di quanto era avvenuto fino ad allora, il monastero di Cluny e le comunità da esso dipendenti furono riconosciuti esenti dalla giurisdizione dei Vescovi locali e sottoposti direttamente a quella del Romano Pontefice. Ciò comportava un legame speciale con la sede di Pietro e, grazie proprio alla protezione e all’incoraggiamento dei Pontefici, gli ideali di purezza e di fedeltà, che la riforma cluniacense intendeva perseguire, poterono diffondersi rapidamente. Inoltre, gli abati venivano eletti senza alcuna ingerenza da parte delle autorità civili, diversamente da quello che avveniva in altri luoghi. Persone veramente degne si succedettero alla guida di Cluny e delle numerose comunità monastiche dipendenti: l’abate Oddone di Cluny, di cui ho parlato in una Catechesi di due mesi fa, e altre grandi personalità, come Emardo, Maiolo, Odilone e soprattutto Ugo il Grande, i quali svolsero il loro servizio per lunghi periodi, assicurando stabilità alla riforma intrapresa e alla sua diffusione. Oltre a Oddone, sono venerati come santi Maiolo, Odilone e Ugo.

La riforma cluniacense ebbe effetti positivi non solo nella purificazione e nel risveglio della vita monastica, bensì anche nella vita della Chiesa universale. Infatti, l’aspirazione alla perfezione evangelica rappresentò uno stimolo a combattere due gravi mali che affliggevano la Chiesa di quel periodo: la simonia, cioè l’acquisizione di cariche pastorali dietro compenso, e l’immoralità del clero secolare. Gli abati di Cluny con la loro autorevolezza spirituale, i monaci cluniacensi che divennero Vescovi, alcuni di loro persino Papi, furono protagonisti di tale imponente azione di rinnovamento spirituale. E i frutti non mancarono: il celibato dei sacerdoti tornò a essere stimato e vissuto, e nell’assunzione degli uffici ecclesiastici vennero introdotte procedure più trasparenti.

Significativi pure i benefici apportati alla società dai monasteri ispirati alla riforma cluniacense. In un’epoca in cui solo le istituzioni ecclesiastiche provvedevano agli indigenti fu praticata con impegno la carità. In tutte le case, l’elemosiniere era tenuto a ospitare i viandanti e i pellegrini bisognosi, i preti e i religiosi in viaggio, e soprattutto i poveri che venivano a chiedere cibo e tetto per qualche giorno. Non meno importanti furono altre due istituzioni, tipiche della civiltà medioevale, promosse da Cluny: le cosiddette "tregue di Dio" e la "pace di Dio". In un’epoca fortemente segnata dalla violenza e dallo spirito di vendetta, con le "tregue di Dio" venivano assicurati lunghi periodi di non belligeranza, in occasione di determinate feste religiose e di alcuni giorni della settimana. Con "la pace di Dio" si chiedeva, sotto la pena di una censura canonica, di rispettare le persone inermi e i luoghi sacri.

Nella coscienza dei popoli dell’Europa si incrementava così quel processo di lunga gestazione, che avrebbe portato a riconoscere, in modo sempre più chiaro, due elementi fondamentali per la costruzione della società, e cioè il valore della persona umana e il bene primario della pace. Inoltre, come accadeva per le altre fondazioni monastiche, i monasteri cluniacensi disponevano di ampie proprietà che, messe diligentemente a frutto, contribuirono allo sviluppo dell’economia. Accanto al lavoro manuale, non mancarono neppure alcune tipiche attività culturali del monachesimo medioevale come le scuole per i bambini, l’allestimento delle biblioteche, gli scriptoria per la trascrizione dei libri.

In tal modo, mille anni fa, quando era in pieno svolgimento il processo di formazione dell’identità europea, l’esperienza cluniacense, diffusa in vaste regioni del continente europeo, ha apportato il suo contributo importante e prezioso. Ha richiamato il primato dei beni dello spirito; ha tenuto desta la tensione verso le cose di Dio; ha ispirato e favorito iniziative e istituzioni per la promozione dei valori umani; ha educato ad uno spirito di pace. Cari fratelli e sorelle, preghiamo perché tutti coloro che hanno a cuore un autentico umanesimo e il futuro dell’Europa sappiano riscoprire, apprezzare e difendere il ricco patrimonio culturale e religioso di questi secoli.



SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE


○ Sintesi della catechesi in lingua francese

Chers Frères et Sœurs,

Au début du douzième siècle, l’Ordre de Cluny, en revitalisant la Règle de saint Benoît, a contribué à un profond renouvellement de la vie monastique, garantissant le rôle central que la Liturgie occupe dans la vie chrétienne et accentuant l’importance du silence pour protéger et alimenter le climat de prière. De nombreux monastères se lièrent à Cluny, esquissant ainsi une Europe de l’esprit. Le succès de cet Ordre est dû à sa haute spiritualité, mais aussi à l’encouragement des Papes aux idéaux qu’il poursuivait pour la purification et le réveil de la vie monastique. Cette réforme apporta de grands bienfaits pour le renouveau de la vie sacerdotale dans l’Eglise. Elle permit encore un développement des œuvres de charité et, dans un monde fortement marqué par la violence, elle institua ‘la trêve de Dieu’ et ‘la paix de Dieu’. Dans la conscience des peuples de l’Europe, la réforme de Cluny permit une reconnaissance plus claire de la valeur de la personne humaine et du bienfait de la paix. Les monastères clunisiens contribuèrent aussi au développement de l’économie et de la culture. Que tous ceux qui ont à cœur un authentique humanisme et l’avenir de l’Europe, sache redécouvrir, apprécier et défendre le riche patrimoine culturel et religieux de cette grande époque !

Je suis heureux d’accueillir ce matin les pèlerins francophones. Que la recherche de la contemplation du mystère de Dieu qui anima les moines de Cluny soit aussi pour vous aujourd’hui un stimulant sur votre chemin vers Dieu et vers vos frères. Que Dieu vous bénisse !


○ Sintesi della catechesi in lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

In our catechesis on the Christian culture of the Middle Ages, we now turn to the monastic reform linked to the great monastery of Cluny. Founded eleven hundred years ago, Cluny restored the strict observance of the Rule of Saint Benedict and made the Church’s liturgy the centre of its life. It stressed the solemn celebration of the Liturgy of the Hours and Holy Mass, and enriched the worship of God with splendid art, architecture and music. The monastic liturgy, seen as a foretaste of the heavenly liturgy, was accompanied by a daily regime marked by silence and intercessory prayer. Cluny’s reputation for sanctity and learning caused its influence to spread to monasteries throughout Europe. Exempt from interference by feudal authorities, the monastery freely elected its abbots and flourished under a series of outstanding spiritual leaders like Saints Odo and Hugh. Cluny also contributed to the reform of the universal Church by its concern for holiness, the restoration of clerical celibacy and the elimination of simony. At a formative time of Europe’s history, Cluny helped to forge the Continent’s Christian identity by its emphasis on the primacy of the spirit, respect for human dignity, commitment to peace and an authentic and integral humanism.

I cordially welcome the English-speaking visitors in attendance at today’s Audience. I particularly greet pilgrims from the Diocese of Fort Worth, students and staff from the Franciscan University of Steubenville, Diocesan Directors of Communications from England and Wales, as well as priests from Japan. Upon all of you I invoke God’s blessings of joy and peace!


○ Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

Die Reformbewegung von Cluny war im Mittelalter nicht nur für die geistliche Erneuerung der Kirche von größter Bedeutung, sondern auch für die Identitätsbildung eines christlichen Europas. 910 gründete Herzog Wilhelm III. von Aquitanien im burgundischen Cluny ein Benediktinerkloster, das rasch zu einem wichtigen geistlichen Zentrum werden sollte. Das abendländische Mönchtum war aufgrund verschiedener politischer und sozialer Umstände im Verfall begriffen. Cluny brachte hier eine Wende und neue Blüte durch die Rückführung des monastischen Lebens auf seine ursprünglichen Ideale und die erneute Einhaltung der Benediktregel. Im Mittelpunkt stand dabei die Feier der Liturgie, die einen Vorgeschmack und eine Teilnahme an der Liturgie des Himmels darstellt. Dazu gehörte auch die Förderung der Musik, der Kunst und Architektur, vor allem aber die Schaffung eines Klimas des Gebets in Stille und innerer Sammlung. Viele Klöster schlossen sich der Reform von Cluny an oder waren Gründungen dieser Abtei, so daß schon bald ein Netz cluniazensischer Klöster Europa überzog. Die Verbreitung der Bewegung wurde auch dadurch begünstigt, daß die Klöster nicht der bischöflichen oder weltlichen Gewalt unterstellt waren, sondern direkt unter dem Schutz des Papstes standen. So konnte die cluniazensische Reform auf die ganze Kirche ausstrahlen und mithelfen, die Übel der Zeit – die Simonie, d.h. den Kauf von kirchlichen Ämtern, und die Unmoral vieler Kleriker – zu bekämpfen. Die Gesellschaft insgesamt profitierte von den sozial-karitativen Tätigkeiten sowie den wirtschaftlichen und kulturellen Leistungen der Klöster. Die Bewegung von Cluny hat so auch Anteil an dem langen Prozeß der europäischen Völker, der zur Anerkennung der Werte der menschlichen Person und des Friedens als Grundlagen der Gesellschaft führte.

Gerne begrüße ich alle Pilger und Besucher deutscher Sprache. Das religiöse und kulturelle Erbe des mittelalterlichen Mönchtums ist Auftrag an uns heute. In Treue zum Evangelium und zum christlichen Menschenbild wollen wir die Zukunft Europas und der Welt mitgestalten. Dabei führe und leite uns der Heilige Geist. Euch allen wünsche ich eine gute Zeit in Rom!


○ Sintesi della catechesi in lingua spagnola

Queridos hermanos y hermanas:

Esta mañana quisiera hablaros de la Orden de Cluny, un movimiento monástico de gran importancia en la Edad Media, que restauró la observancia de la Regla benedictina. Puso la celebración litúrgica en el centro de la vida cristiana, ensalzándola con la música sacra, la arquitectura y el arte, convencidos de que es participación en la liturgia celestial. Enriqueció también el calendario litúrgico, añadiendo, por ejemplo, la conmemoración de los fieles difuntos, que hemos celebrado hace unos días. Cluny, fundado precisamente hace mil cien años, adquirió muy pronto fama de santidad, y dio origen a casi mil doscientos monasterios en diversos países de Europa. Su portentosa difusión fue debida también a su dependencia directa del Romano Pontífice, que liberaba a los monasterios de las injerencias de las autoridades locales. Así pudieron oponerse eficazmente a la simonía en la concesión de los oficios eclesiásticos, y a fomentar mayor estima por el celibato y la moralidad de los sacerdotes. Además, los monjes de Cluny se ocupaban de los necesitados, de la educación y la cultura, cuando no había instituciones para ello, y a crear espacios de paz, en una época de mucha violencia. Todo esto abrió las puertas al reconocimiento del valor de la persona humana y a la necesidad de la paz.

Saludo a los peregrinos de lengua española, en particular a los venidos de España, El Salvador, Argentina y otros países latinoamericanos. Que sepamos apreciar y cultivar los bienes del espíritu y el verdadero humanismo de los monjes de Cluny.

Muchas gracias por vuestra atención.


○ Sintesi della catechesi in lingua portoghese

Queridos irmãos e irmãs,

Há mil e cem anos, nascia o mosteiro de Cluny segundo a observância da Regra de São Bento, cujos monges davam grande importância à liturgia porque estavam convictos firmemente de que era participação na liturgia do Céu. Os frutos de santidade multiplicaram-se e esta fama levou muitas outras comunidades monásticas a seguir a reforma de Cluny: no início do século XII a Ordem contava cerca de mil e duzentos mosteiros, a partir dos quais se foi delineando uma Europa do espírito. A eles se devem as chamadas «tréguas de Deus» e «a paz de Deus», duas instituições típicas da civilização medieval que foram cimentando, na consciência dos povos, dois elementos fundamentais da sociedade: o valor da pessoa humana e o bem primordial da paz.

Saúdo os fiéis da paróquia Imaculado Coração de Maria em Criciúma e demais grupos vindos do Brasil. Para vós e todos os peregrinos lusófonos presentes, vai a minha saudação cordial, com votos de boa viagem de regresso às vossas terras e famílias, que vos esperam transfigurados pela graça desta romaria penitencial aos túmulos dos Apóstolos São Pedro e São Paulo. Também eu vo-lo desejo, ao dar-vos, propiciadora de abundantes graças celestes, a Bênção Apostólica.



SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE


○ Saluto in lingua polacca

Drodzy pielgrzymi polscy! Pozwólcie, że w dniu Święta Niepodległości waszej Ojczyzny przypomnę słowa Sługi Bożego Jana Pawła II: „Pocałunek złożony na ziemi polskiej ma dla mnie sens szczególny. Jest to jakby pocałunek złożony na rękach matki – albowiem Ojczyzna jest naszą matką ziemską. Niełatwe są jej dzieje… wiele przecierpiała… ma prawo do miłości szczególnej" (Warszawa, 16.06.1983 r.). Niech takie rozumienie Ojczyzny będzie dla was powodem wdzięczności za jej wolność i zachętą do troski o jej pomyślny rozwój. Niech Bóg błogosławi Polsce i każdemu z was.

[Cari pellegrini polacchi! Nel giorno della Festa nazionale della vostra patria, consentitemi di rievocare le parole del Servo di Dio Giovanni Paolo II: "Il bacio deposto sul suolo polacco ha però per me un significato particolare. È come un bacio dato nelle mani della madre, poiché la Patria è la nostra madre terrena. La sua storia non è facile… ha sofferto molto… ha anche diritto ad un amore speciale" (Varsavia, 16.06.1983). Questa descrizione della patria sia per voi motivo di gratitudine per la sua libertà e incoraggiamento ad operare con sollecitudine per il suo futuro. Il Signore benedica la Polonia e ciascuno di voi.]


○ Saluto in lingua ungherese

Nagy szeretettel köszöntöm a magyar híveket, különösen is az ökumenikus csoport tagjait. A mai napon emlékezünk meg Szent Mártonról, Pannonia e nagy szülöttjéről. Legyen ez a föld Pannonia Sacra, a szentek bölcsője.

Apostoli áldásommal. Dicsértessék a Jézus Krisztus!

[Con grande rispetto saluto i fedeli di lingua ungherese, specialmente i Membri del gruppo ecumenico. Oggi commemoriamo san Martino, che è nato in Pannonia. Sia questa vostra terra la Pannonia Sacra, terra dei santi.

Con la mia Benedizione. Sia lodato Gesù Cristo!]


○ Saluto in lingua ceca

Srdečně vítám poutníky z Jihlavy a ze Zlína!

Milovaní, zítra je tomu 20 let od svatořečení Anežky České, která je v podvědomí národa spojována s darem nového nabytí svobody. Využívejte tohoto daru pro své posvěcení.

Rád vám všem žehnám! Chvála Kristu!

[Carissimi, domani celebrerete il XX anniversario della canonizzazione di Agnese di Boemia, la quale nell'immaginario collettivo della Nazione, viene connessa al dono della riacquistata libertà. Servitevi di questo dono per la vostra santificazione.

Volentieri vi benedico tutti. Sia lodato Gesù Cristo!]


○ Saluto in lingua slovacca

Zo srdca pozdravujem Sestry Božského Vykupiteľa zo Slovenska, ktoré slávia dvadsiate piate výročie svojej rehoľnej profesie.

Milé sestry, plňte stále viac Pánovu vôľu, podľa vzoru Márie. Božie slovo nech vás osvecuje na tejto ceste. S láskou žehnám vás, vaše komunity i vašich drahých.

Pochválený buď Ježiš Kristus!

[Saluto di cuore le Suore del Divin Redentore dalla Slovacchia, che celebrano il venticinquesimo anniversario della loro professione religiosa.

Care suore, aderite sempre di più alla volontà del Signore, secondo il modello di Maria. La Parola di Dio vi illumini su questo cammino. Con affetto benedico voi, le vostre comunità ed i vostri cari.

Sia lodato Gesù Cristo!]


○ Saluto in lingua croata

Radosno pozdravljam sve hrvatske hodočasnike! Dragi prijatelji, pohodeći grobove svetih apostola, nasljedujte njihovo svjedočanstvo vjere u Isusa Krista, Sina Božjega, našega Spasitelja! Hvaljen Isus i Marija!

[Con gioia saluto i pellegrini croati! Cari amici, visitando le tombe dei Santi Apostoli, seguite la loro testimonianza della fede in Gesù Cristo, Figlio di Dio, nostro Salvatore. Siano lodati Gesù e Maria!]


○ Saluto in lingua italiana

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare saluto i partecipanti al pellegrinaggio promosso dalla Famiglia dei Discepoli e delle Ancelle del Signore, in occasione del cinquantesimo anniversario della morte del loro fondatore padre Giovanni Minozzi. Umile e tenace apostolo dell’amore di Dio tra i poveri delle regioni meridionali d’Italia, egli seppe rinnovare i cuori con la luce del Vangelo e la forza dell’Eucaristia, dalla quale attinse quell’ardore di carità che lo fece attento specialmente alle necessità dei giovani, divenendo per loro amico, fratello e padre. Cari amici, imitate l’esempio del Servo di Dio Giovanni Minozzi e siate anche voi, come lui, segni luminosi della presenza di Cristo tra i fratelli. Saluto con particolare affetto gli Ufficiale e gli allievi della Guardia di Finanza, provenienti dalla Caserma di Coppito (L’Aquila). Cari amici, la vostra sede è diventata il punto di riferimento della popolazione aquilana, così duramente provata. La medaglia più bella di cui il vostro reparto possa fregiarsi è quella della solidarietà, della quale in questi mesi la vostra struttura è stata protagonista e testimone. Ciò impegna anche voi a svolgere il vostro lavoro con autentico spirito di servizio.

Il mio saluto va, ora, ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Cari giovani, specialmente voi cari alunni della scuola "Santa Teresa del Bambino Gesù" di Santa Marinella, guardate l'esempio di san Martino, di cui oggi celebriamo la festa, per un impegno di generosa testimonianza evangelica. Voi, cari malati, come lui confidate nel Signore, che non ci abbandona nel momento della prova. E voi, cari sposi novelli, animati dalla fede che contraddistinse san Martino, sappiate rispettare e servire sempre la vita, che è dono di Dio.



APPELLO DEL SANTO PADRE

Sono passati circa sei mesi dal termine del conflitto che ha insanguinato lo Sri Lanka. Si notano con soddisfazione gli sforzi di quelle Autorità che, in queste settimane, stanno facilitando il ritorno a casa degli sfollati di guerra. Incoraggio vivamente un'accelerazione di tale impegno e chiedo a tutti i cittadini di adoperarsi per una rapida pacificazione, nel pieno rispetto dei diritti umani, e per una giusta soluzione politica delle sfide che ancora attendono il Paese. Auspico, infine, che la Comunità internazionale si adoperi in favore delle necessità umanitarie ed economiche dello Sri Lanka, ed elevo la mia preghiera alla Vergine Santa di Madhu, affinché continui a vegliare su quella amata Terra.
+PetaloNero+
00giovedì 12 novembre 2009 15:54
LE UDIENZE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

S.E. il Signor Stjepan Mesić, Presidente della Repubblica di Croazia, e Seguito;

S.E. Mons. Eduardo Benes de Sales Rodrigues, Arcivescovo di Sorocaba (Brasile), in Visita "ad Limina Apostolorum";

S.E. Mons. Luiz Demétrio Valentini, Vescovo di Jales (Brasile), in Visita "ad Limina Apostolorum".

Il Papa riceve questa mattina in Udienza:

Docenti e Studenti della Libera Università Maria Santissima Assunta (LUMSA).

Il Santo Padre ha ricevuto ieri in Udienza:

Em.mo Card. Paul Josef Cordes, Presidente del Pontificio Consiglio "Cor Unum".
+PetaloNero+
00giovedì 12 novembre 2009 15:55
COMUNICATO DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE: UDIENZA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DI CROAZIA

Questa mattina, il Presidente della Repubblica di Croazia, il Sig. Stejpan Mesić, è stato ricevuto dal Santo Padre Benedetto XVI e, successivamente, ha incontrato il Segretario di Stato, Sua Eminenza il Card. Tarcisio Bertone, accompagnato dal Segretario per i Rapporti con gli Stati, Sua Eccellenza Mons. Dominique Mamberti.

Nel corso dei cordiali colloqui ci si è soffermati sulla situazione della Regione, sulle sfide principali che l’attendono, sui fattori che ne favoriscono la stabilità e che rafforzano la pace.

Inoltre, è stata richiamata la tradizione cattolica della Croazia, antichissima e sempre viva, come pure l’importanza di rispettare tale identità e di promuovere il bene comune tramite un dialogo costruttivo fra le Autorità Governative e l’Episcopato e con tutte le componenti della Società.
+PetaloNero+
00giovedì 12 novembre 2009 15:55
UDIENZA AI DOCENTI E AGLI STUDENTI DELLA LIBERA UNIVERSITÀ MARIA SANTISSIMA ASSUNTA (LUMSA)

Alle ore 12 di questa mattina, nell’Aula Paolo VI, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza i Docenti e gli Studenti della Libera Università Maria Santissima Assunta, in occasione del 70° anniversario di fondazione dell’Ateneo, e rivolge loro il discorso che riportiamo di seguito:


DISCORSO DEL SANTO PADRE

Signori Cardinali,

Signor Presidente del Senato e distinte Autorità,

Magnifico Rettore e chiarissimi Professori,

care Missionarie della Scuola,

cari studenti e amici tutti!

Sono lieto di incontrarvi in occasione del 70° anniversario di fondazione della Libera Università Maria Santissima Assunta. Saluto cordialmente il Rettore della vostra Università, Prof. Giuseppe Dalla Torre, e lo ringrazio per le cortesi parole che mi ha rivolto. Mi è gradito salutare il Presidente del Senato, Onorevole Renato Schifani, e le altre Autorità civili e militari italiane, come pure le numerose Personalità, i Rettori e i Direttori Amministrativi presenti. A tutti voi, che formate la grande famiglia della LUMSA, rivolgo il mio caloroso benvenuto.

Il vostro Ateneo, sorto nel 1939 per iniziativa della serva di Dio Madre Luigia Tincani, fondatrice dell’Unione Santa Caterina da Siena delle Missionarie della Scuola, e del Cardinale Giuseppe Pizzardo, allora Prefetto della Congregazione dei Seminari e delle Università degli Studi, con lo scopo di promuovere un’adeguata formazione universitaria per le religiose destinate all’insegnamento nelle scuole cattoliche, iniziò la sua attività nel clima di impegno educativo del mondo cattolico suscitato dall’Enciclica di Pio XI Divini illius Magistri. La vostra Università è nata quindi con un’identità cattolica ben precisa, su impulso anche della Santa Sede, con la quale conserva uno stretto legame. Nei trascorsi settant’anni, la LUMSA ha preparato schiere di insegnanti e si è notevolmente sviluppata, specie dopo la trasformazione, nel 1989, in Libera Università, e la conseguente creazione di nuove Facoltà con l’ampliamento del bacino di utenza. So che oggi essa conta circa 9000 studenti nelle quattro sedi sul territorio nazionale e rappresenta un riferimento importante nel campo educativo. Mentre andava profondamente evolvendosi la situazione culturale e legislativa in Italia e in Europa, la LUMSA ha saputo compiere un percorso di crescita con una duplice attenzione: rimanere fedele all’intuizione originaria di Madre Tincani e, al tempo stesso, rispondere alle nuove sfide della società.

In effetti, il contesto odierno è caratterizzato da una preoccupante emergenza educativa, sulla quale ho avuto modo di soffermarmi in varie occasioni, nella quale assume una rilevanza del tutto particolare il compito di coloro che sono chiamati all’insegnamento. Si tratta anzitutto del ruolo dei docenti universitari, ma anche dello stesso iter formativo degli studenti che si preparano a svolgere la professione di docenti nei diversi ordini e gradi della scuola, oppure di professionisti nei vari ambiti della società. Infatti, ogni professione diventa occasione per testimoniare e tradurre in pratica i valori interiorizzati personalmente durante il periodo accademico. La profonda crisi economica, diffusa in tutto il mondo, con le cause che ne sono all’origine, hanno evidenziato l’esigenza di un investimento più deciso e coraggioso nel campo del sapere e dell’educazione, quale via per rispondere alle numerose sfide aperte e per preparare le giovani generazioni a costruire un futuro migliore (cfr Enc. Caritas in veritate, 30-31; 61). Ed ecco allora che si avverte la necessità di creare nell’ambito educativo legami di pensiero, insegnare a collaborare tra discipline diverse e ad imparare gli uni dagli altri. Dinanzi ai profondi mutamenti in atto, sempre più urgente è poi la necessità di appellarsi ai valori fondamentali da trasmettere, come indispensabile patrimonio, alle giovani generazioni e, pertanto, di interrogarsi su quali siano tali valori. Alle istituzioni accademiche si pongono quindi, in modo pressante, questioni di carattere etico.

In tale contesto, alle Università cattoliche è affidato un ruolo rilevante, nella fedeltà alla loro identità specifica e nello sforzo di prestare un servizio qualificato nella Chiesa e nella società. Risultano quanto mai attuali, in tal senso, le indicazioni offerte dal mio venerato predecessore Giovanni Paolo II nella Costituzione apostolica Ex corde Ecclesiae, quando invitava l’Università cattolica a garantire istituzionalmente una presenza cristiana nel mondo accademico. Nella complessa realtà sociale e culturale, l’Università cattolica è chiamata ad agire con l’ispirazione cristiana dei singoli e della comunità universitaria come tale; con l’incessante riflessione sapienziale, illuminata dalla fede, e la ricerca scientifica; con la fedeltà al messaggio cristiano così come è presentato dalla Chiesa; con l’impegno istituzionale al servizio del popolo di Dio e della famiglia umana, nel loro cammino verso la meta ultima (cfr n. 13).

Cari amici, la LUMSA è un’Università cattolica, che ha come elemento specifico della propria identità questa ispirazione cristiana. Come si legge nella sua Magna charta, essa si propone un lavoro scientifico orientato alla ricerca della verità, nel dialogo tra fede e ragione, in una ideale tensione verso l’integrazione delle conoscenze e dei valori. Si prefigge al tempo stesso un’attività formativa da condursi con costante attenzione etica, elaborando positive sintesi tra fede e cultura e tra scienza e sapienza, per la crescita piena ed armonica della persona umana. Questa impostazione è per voi, cari docenti, stimolante ed esigente. Infatti, mentre vi impegnate ad essere sempre meglio qualificati nell’insegnamento e nella ricerca, vi proponete anche di coltivare la missione educativa. Oggi, come in passato, l’Università ha bisogno di veri maestri, che trasmettano, insieme a contenuti e saperi scientifici, un rigoroso metodo di ricerca e valori e motivazioni profonde. Immersi in una società frammentata e relativista, voi, cari studenti, mantenete sempre aperti la mente e il cuore alla verità. Dedicatevi ad acquisire, in modo profondo, le conoscenze che concorrono alla formazione integrale della vostra personalità, ad affinare la capacità di ricerca del vero e del bene durante tutta la vita, a prepararvi professionalmente per diventare costruttori di una società più giusta e solidale. L’esempio della Madre Tincani fomenti in tutti l’impegno di accompagnare il rigoroso lavoro accademico con un’intensa vita interiore, sostenuta dalla preghiera. La Vergine Maria, Sedes Sapientiae, guidi questo cammino con la vera sapienza, che viene da Dio. Vi ringrazio di questo gradito incontro e di cuore benedico ciascuno di voi e il vostro lavoro.
+PetaloNero+
00venerdì 13 novembre 2009 16:07
LE UDIENZE

Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in Udienza:

S.E. il Signor Gordon Bajnai, Primo Ministro della Repubblica di Ungheria, e Seguito;

Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale del Brasile (Regione SUL 1), in Visita "ad Limina Apostolorum":

S.E. Mons. Bruno Gamberini, Arcivescovo di Campinas;

S.E. Mons. Luiz Gonzaga Bergonzini, Vescovo di Guarulhos;

S.E. Mons. Fernando Antônio Figueiredo, O.F.M., Vescovo di Santo Amaro.

Il Papa riceve questa mattina in Udienza:

Membri della Plenaria del Pontificio Consiglio "Cor Unum".

Il Santo Padre riceve questo pomeriggio in Udienza:

Em.mo Card. William Joseph Levada, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.





RINUNCE E NOMINE


ASSENSO ALL’ELEZIONE DELL’ARCIVESCOVO DI MOSSUL DEI CALDEI (IRAQ)

Il Santo Padre ha dato il Suo assenso all’elezione canonicamente fatta dal Sinodo dei Vescovi della Chiesa Caldea del Rev.do Sacerdote Emil Shimoun Nona, del clero eparchiale di Alqosh, ad Arcivescovo di Mossul dei Caldei (Iraq).

Rev.do Emil Shimoun Nona

Il Rev.do Emil Shimoun Nona è nato ad Alqosh il 1° novembre 1967. Completati gli studi secondari, nel 1985 è entrato nel Seminario Patriarcale Caldeo ed è stato ordinato sacerdote l’11 gennaio 1991 a Baghdad.

Dal 1993 al 1997 è stato vicario parrocchiale ad Alqosh, quindi parroco fino al 2000, quando si è iscritto alla Pontificia Università Lateranense. Nel 2005 ha conseguito la Laurea in Teologia ed è rientrato in patria svolgendo il ministero pastorale come parroco ad Alqosh.

Al presente è Proto-Sincello dell’Arcieparchia di Alqosh ed è professore di Antropologia al "Babel College".

Parla l’arabo, l’italiano, il caldeo e conosce l’inglese.

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