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Viaggio apostolico in Benin...

Ultimo Aggiornamento: 22/11/2011 20:08
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PAPA: LA CHIESA AFRICA PROPONGA FEDE VERA, LIBERA DA SINCRETISMI

(AGI) - Cotonou, 19 nov.

La Chiesa Africana deve vigilare contro le tentazioni di ridurre a qualcos'altro il messaggio del Vangelo e proporre "una fede autentica e viva, fondamento incrollabile di una vita cristiana santa e al servizio dell'edificazione di un mondo nuovo".
Lo ha chiesto Benedetto XVI nel suo secondo giorno di visita in Benin. "L'amore per il Dio rivelato e per la sua Parola, l'amore per i Sacramenti e per la Chiesa, sono - ha spiegato - un antidoto efficace contro i sincretismi che sviano".
Secondo il Papa, "questo amore favorisce una giusta integrazione dei valori autentici delle culture nella fede cristiana e libera dall'occultismo e vince gli spiriti malefici, perche' e' mosso dalla potenza stessa della Santa Trinita'".
"Vissuto profondamente - ha assicurato - e' anche un fermento di comunione che infrange ogni barriera, favorendo cosi' l'edificazione di una Chiesa nella quale non vi e' segregazione tra i battezzati, perche' tutti non sono che uno in Cristo Gesu'". (AGICon questo spirito, il Papa ha lanciato nel pomeriggio la celebrazione anche in Africa dell'Anno della fede, che ha indetto in occasione del cinquantesimo anniversario dell'apertura del Concilio Vaticano II.
"Sara' certamente una circostanza propizia per permettere ai fedeli di riscoprire e di approfondire la loro fede nella persona del Salvatore degli uomini", ha affermato dopo essere rientrato a Cotonou dopo la visita di oggi a Ouidah, dove ha firmato l'esortazione apostolica post-sinodale "Africae munus" e reso omaggio alla memoria del cardinale Bernardin Gantin, che fu suo amico personale oltre che predecessore nell'incarico di decano del Collegio Cardinalizio.
Una figura gigantesca di vescovo africano che ha saputo mettersi al servizo della Chiesa Universale. Uomini come lui, ha detto il Papa tedesco ai vescovi del Benin, "hanno accettato di mettere Cristo al centro della loro vita che, dopo 150 anni, degli uomini e delle donne hanno avuto il coraggio di donare tutto per il servizio del Vangelo". Ed oggi, ha scandito, "questo stesso atto dev'essere al centro della vita della Chiesa intera".
"La Parola di Dio - ha spiegato - la Chiesa non puo' tenerla per se stessa, ma ha la vocazione di annunciarla al mondo". Negli auspici di Papa Ratzinger, "questo anno giubilare dev'essere per la Chiesa del Benin un'occasione privilegiata per ridare vigore alla sua coscienza missionaria. Lo zelo apostolico che deve animare tutti i fedeli deriva direttamente dal loro Battesimo, e pertanto essi non possono sottrarsi alla responsabilita' di confessare la loro fede in Cristo e nel suo Vangelo dovunque si trovino, e nella loro vita quotidiana". "Quanto ai vescovi e ai sacerdoti, essi - ha rimarcato il Capo della Chiesa Cattolica - sono chiamati a risvegliare questa coscienza nelle famiglie, nelle parrocchie, nelle comunita' e nei diversi movimenti ecclesiali". Nel suo discorso, il Pontefice ha anche espresso "una volta ancora" la sua "ammirazione per il ruolo essenziale giocato dai catechisti nell'attivita' missionaria delle diocesi del Benin".

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"CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
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VIAGGIO APOSTOLICO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI IN BENIN (18-20 NOVEMBRE 2011)

SANTA MESSA E CONSEGNA DELL’ESORTAZIONE APOSTOLICA POST-SINODALE AFRICAE MUNUS AI VESCOVI DELL’AFRICA NELLO "STADE DE L’AMITIÉ" DI COTONOU

Alle ore 8.15 di questa mattina, lasciata la Nunziatura Apostolica, il Santo Padre Benedetto XVI si trasferisce in auto panoramica allo "Stade de l’Amitié", dove, alle ore 9, celebra la Santa Messa in occasione della pubblicazione dell’Esortazione Apostolica post-sinodale Africae munus della II Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi.
Concelebrano con il Papa oltre duecento Vescovi da tutta l’Africa e un migliaio di sacerdoti del Benin. Sono presenti fedeli da tutta la Nazione, e gruppi di pellegrini anche dalla Nigeria, dal Togo, dal Ghana e dal Burkina Faso. Assiste al sacro rito il Presidente della Repubblica con altre personalità istituzionali.
La Santa Messa della solennità di Gesù Cristo Re dell’universo è introdotta dal saluto di S.E. Mons. Antoine Ganyé, Arcivescovo Metropolita di Cotonou e Presidente della Conferenza Episcopale del Benin.
Dopo la proclamazione del Santo Vangelo, il Papa pronuncia l’omelia che riportiamo di seguito:

OMELIA DEL SANTO PADRE

Cari Fratelli nell’episcopato e nel sacerdozio,
cari fratelli e sorelle!

Sulla scia del mio beato Predecessore, il Papa Giovanni Paolo II, è per me una grande gioia visitare per la seconda volta questo caro Continente africano, venendo tra voi, in Benin, e rivolgervi un messaggio di speranza e di pace. Desidero anzitutto ringraziare molto cordialmente Monsignor Antoine Ganyé, Arcivescovo di Cotonou, per le sue parole di benvenuto e salutare i Vescovi del Benin, come pure tutti i Cardinali e i Vescovi giunti da numerosi Paesi dell’Africa e di altri continenti. E a voi tutti, amati fratelli e sorelle, venuti per partecipare a questa Messa celebrata dal Successore di Pietro, rivolgo il mio più caloroso saluto. Penso certo agli abitanti del Benin, ma anche ai fedeli dei Paesi francofoni vicini, il Togo, il Burkina Faso, il Niger ed altri. La nostra celebrazione eucaristica in questa solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’universo è l’occasione per rendere grazie a Dio per il 150° anniversario degli inizi dell’evangelizzazione del Benin, come pure per la Seconda Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi, tenutasi a Roma vari mesi fa.

Il Vangelo che abbiamo appena ascoltato ci dice che Gesù, il Figlio dell’uomo, il giudice ultimo delle nostre vite, ha voluto prendere il volto di quanti hanno fame e sete, degli stranieri, di quanti sono nudi, malati o prigionieri, insomma di tutte le persone che soffrono o sono messe da parte; il comportamento che noi abbiamo nei loro confronti sarà dunque considerato come il comportamento che abbiamo nei confronti di Gesù stesso. Non vediamo in questo una semplice formula letteraria, una semplice immagine! Tutta l’esistenza di Gesù ne è una dimostrazione. Lui, il Figlio di Dio, è diventato uomo, ha condiviso la nostra esistenza, sino nei dettagli più concreti, facendosi il servo del più piccolo dei suoi fratelli. Lui che non aveva dove posare il capo, sarà condannato a morire su una croce. Questo è il Re che celebriamo!

Indubbiamente questo ci può sembrare sconcertante! Ancor oggi, come 2000 anni fa, abituati a vedere i segni della regalità nel successo, nella potenza, nel denaro o nel potere, facciamo fatica ad accettare un simile re, un re che si fa servo dei più piccoli, dei più umili, un re il cui trono è una croce. E tuttavia, ci dicono le Scritture, è così che si manifesta la gloria di Cristo: è nell’umiltà della sua esistenza terrena che Egli trova il potere di giudicare il mondo. Per Lui, regnare è servire! E ciò che ci chiede è di seguirlo su questa via, di servire, di essere attenti al grido del povero, del debole, dell’emarginato. Il battezzato sa che la sua decisione di seguire Cristo può condurlo a grandi sacrifici, talvolta persino a quello della vita. Ma, come ci ha ricordato san Paolo, Cristo ha vinto la morte e ci trascina dietro di Sé nella sua risurrezione. Ci introduce in un mondo nuovo, un mondo di libertà e di felicità. Ancora oggi tanti legami con il mondo vecchio, tante paure ci tengono prigionieri e ci impediscono di vivere liberi e lieti. Lasciamo che Cristo ci liberi da questo mondo vecchio! La nostra fede in Lui, che è vincitore di tutte le nostre paure, di ogni nostra miseria, ci fa entrare in un mondo nuovo, un mondo in cui la giustizia e la verità non sono una parodia, un mondo di libertà interiore e di pace con noi stessi, con gli altri e con Dio. Ecco il dono che Dio ci ha fatto nel Battesimo!

"Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo" (Mt 25,34). Accogliamo questa parola di benedizione che il Figlio dell’uomo rivolgerà, nel giorno del Giudizio, agli uomini e alle donne che avranno riconosciuto la sua presenza fra i più umili dei loro fratelli, in un cuore libero e pieno dell’amore del Signore! Fratelli e sorelle, questo passo del Vangelo è veramente una parola di speranza, poiché il Re dell’universo s’è fatto vicinissimo a noi, servo dei più piccoli e dei più umili.

E io vorrei rivolgermi con affetto a tutte le persone che soffrono, ai malati, a quanti sono colpiti dall’AIDS o da altre malattie, a tutti i dimenticati della società. Abbiate coraggio! Il Papa vi è vicino con la preghiera e con il ricordo. Abbiate coraggio! Gesù ha voluto identificarsi con i piccoli, con i malati; ha voluto condividere la vostra sofferenza e riconoscere in voi dei fratelli e delle sorelle, per liberarli da ogni male, da ogni sofferenza! Ogni malato, ogni povero merita il nostro rispetto e il nostro amore, perché attraverso di lui Dio ci indica la via verso il cielo.

E quest’oggi vi invito ancora a rallegrarvi con me. In effetti, sono 150 anni che la croce di Cristo è stata piantata sulla vostra terra, che il Vangelo è stato annunciato in essa per la prima volta. In questo giorno rendiamo grazie a Dio per l’opera compiuta dai missionari, dagli "operai apostolici" originari di casa vostra o venuti da altre parti, vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose, catechisti, tutti coloro che, ieri come oggi, hanno permesso l’estendersi della fede in Gesù Cristo sul Continente africano! Saluto qui la memoria del venerato Cardinale Bernardin Gantin, esempio di fede e di sapienza per il Benin e per tutto il Continente africano!

Cari fratelli e sorelle, tutti coloro che hanno ricevuto il dono meraviglioso della fede, questo dono dell’incontro con il Signore risorto, sentono anche il bisogno di annunciarlo agli altri. La Chiesa esiste per annunciare questa Buona Novella! E tale compito è sempre urgente! Dopo 150 anni, molti sono coloro che non hanno ancora udito il messaggio della salvezza di Cristo! Molti sono anche quanti fanno resistenza ad aprire il proprio cuore alla Parola di Dio! Molti sono coloro la cui fede è debole, e la cui mentalità, le abitudini, il modo di vivere ignorano la realtà del Vangelo, pensando che la ricerca di un benessere egoista, del guadagno facile o del potere sia lo scopo ultimo della vita umana. Con entusiasmo siate testimoni ardenti della fede che avete ricevuto! Fate risplendere in ogni luogo il volto amorevole del Salvatore, in particolare davanti ai giovani alla ricerca di ragioni di vita e di speranza in un mondo difficile!

La Chiesa in Benin ha ricevuto molto dai missionari: essa deve a sua volta recare questo messaggio di speranza ai popoli che non conoscono o non conoscono più il Signore Gesù. Cari fratelli e sorelle, vi invito ad avere questa preoccupazione per l’evangelizzazione, nel vostro Paese e tra i popoli del vostro Continente e del mondo intero. Il recente Sinodo dei Vescovi per l’Africa lo ricorda insistentemente: uomo di speranza, il cristiano non si può disinteressare dei propri fratelli e sorelle. Questo sarebbe in aperta contraddizione con il comportamento di Gesù. Il cristiano è un costruttore instancabile di comunione, di pace e di solidarietà, doni che Gesù stesso ci ha fatto. Nell’esservi fedeli, noi collaboriamo alla realizzazione del piano di salvezza di Dio per l’umanità.

Cari fratelli e sorelle, vi invito perciò a rafforzare la vostra fede in Gesù Cristo, operando un’autentica conversione alla sua persona. Soltanto Lui ci dà la vera vita e ci può liberare da tutte le nostre paure e lentezze, da ogni nostra angoscia. Ritrovate le radici della vostra esistenza nel Battesimo che avete ricevuto e che fa di voi dei figli di Dio! Che Cristo Gesù dia a tutti voi la forza di vivere da cristiani e di cercare di trasmettere generosamente alle nuove generazioni ciò che avete ricevuto dai vostri Padri nella fede! (In lingua fon) Che il Signore vi colmi delle sue grazie!

(in inglese)

In questo giorno di festa, ci rallegriamo insieme per il regno di Cristo Re su tutta la terra. E’ Lui che rimuove tutto ciò che ostacola la riconciliazione, la giustizia e la pace. Noi sappiamo che la vera regalità non consiste in una dimostrazione di potenza, ma nell’umiltà del servizio, non consiste nell’oppressione dei deboli, ma nella capacità di proteggerli e condurli alla vita in abbondanza (cfr Gv 10,10). Cristo regna dalla Croce e, con le sue braccia aperte, abbraccia tutti i popoli della terra e li attira verso l’unità. Mediante la Croce, abbatte i muri della divisione, ci riconcilia gli uni con gli altri e con il Padre. Preghiamo oggi per i popoli dell’Africa, affinché tutti possano essere capaci di vivere nella giustizia, nella pace e nella gioia del Regno di Dio (cfr Rm 14,17). Con questi sentimenti saluto affettuosamente tutti i fedeli di lingua inglese venuti dal Ghana, dalla Nigeria, e dai Paesi limitrofi. Dio vi benedica tutti!

(in portoghese)

Cari fratelli e sorelle dell’Africa lusofona che mi ascoltate, rivolgo a tutti il mio saluto e vi invito a rinnovare la vostra decisione di appartenere a Cristo e di servire il suo Regno di riconciliazione, di giustizia e di pace! Il suo Regno può esser messo in pericolo nel nostro cuore. Qui, Dio si incontra con la nostra libertà. Noi – e soltanto noi – possiamo impedirgli di regnare su noi stessi e, di conseguenza, rendere difficile la sua signoria sulla famiglia, sulla società e sulla storia. A causa di Cristo, numerosi uomini e donne si sono vittoriosamente opposti alle tentazioni del mondo per vivere fedelmente la propria fede, talvolta sino al martirio. Cari Pastori e fedeli, siate, sul loro esempio, sale e luce di Cristo nella terra africana! Amen.

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VIAGGIO APOSTOLICO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI IN BENIN (18-20 NOVEMBRE 2011)

CONSEGNA DELL’ESORTAZIONE APOSTOLICA POST-SINODALE AFRICAE MUNUS DELLA II ASSEMBLEA SPECIALE PER L’AFRICA DEL SINODO DEI VESCOVI, NELLO "STADE DE L’AMITIÉ" A COTONOU

Al termine della Santa Messa celebrata questa mattina nello "Stade de l’Amitié" di Cotonou, il Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, S.E. Mons. Nikola Eterović, rivolge al Papa alcune parole di ringraziamento.
Quindi, all’atto di consegnare l’Esortazione Apostolica post-sinodale Africae munus ai Presidenti delle 35 Conferenze Episcopali nazionali dell’Africa e ai Responsabili delle 7 Conferenze Episcopali Regionali del Continente, il Papa pronuncia il discorso che riportiamo di seguito:

DISCORSO DEL SANTO PADRE

(in francese)

Signori Cardinali,
Venerati Fratelli nell’episcopato e nel sacerdozio,
Cari fratelli e sorelle!

Durante questa solenne celebrazione liturgica, abbiamo reso grazie al Signore per il dono della Seconda Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi, celebrata nell’ottobre del 2009 sul tema La Chiesa in Africa a servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace: "Voi siete il sale della terra… voi siete la luce del mondo" (Mt 5,13-14). Ringrazio tutti i Padri sinodali per il loro contributo ai lavori di questa Assemblea sinodale. La mia gratitudine va anche al Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, Mons. Nikola Eterović, per il lavoro compiuto e per le parole che mi ha indirizzato a nome vostro.

Dopo aver firmato ieri l’Esortazione apostolica post-sinodale Africae munus, sono felice oggi di poter consegnare a tutte le Chiese particolari, tramite voi, Presidenti delle Conferenze Episcopali dell’Africa, sia nazionali che regionali, e i Presidenti dei Sinodi delle Chiese orientali cattoliche. Dopo ricezione di questo documento, prendono avvio a livello locale le fasi di assimilazione e di applicazione dei dati teologici, ecclesiologici, spirituali e pastorali contenuti in questa Esortazione. Questo testo intende promuovere, incoraggiare e consolidare le diverse iniziative locali già esistenti. Intende altresì ispirarne altre per la Chiesa cattolica in Africa.

(in inglese)

Una delle prime missioni della Chiesa è l’annuncio di Gesù Cristo e del suo Vangelo ad gentes, ossia l’evangelizzazione di coloro che, in un modo o nell’altro, sono lontane dalla Chiesa. Mi auguro che questa Esortazione vi guiderà nell’annuncio della Buona Novella di Gesù in Africa. Questa non è solamente un messaggio o una parola. E’ soprattutto apertura e adesione ad una Persona: Gesù Cristo, il Verbo incarnato. Lui solo possiede parole di vita eterna (cfr Gv 6,68)! Sull’esempio di Cristo, tutti i cristiani sono chiamati a rispecchiare la misericordia del Padre e la luce dello Spirito Santo. L’evangelizzazione presuppone e comporta anche la riconciliazione, e promuove la pace e la giustizia.

(in portoghese)

Cara Chiesa in Africa, sii sempre più il sale della terra, di questa terra che Gesù Cristo ha benedetto con la sua presenza quando vi ha trovato rifugio! Sii il sale della terra africana, benedetta dal sangue di tanti martiri, uomini, donne e bambini, testimoni della fede cristiana fino al dono supremo della loro vita! Sii luce del mondo, luce dell’Africa che spesso, attraverso le prove, cerca la via della pace e della giustizia per tutti i suoi abitanti. La tua luce è Gesù Cristo, "Luce del mondo" (Gv 8,12). Dio ti benedica, cara Africa!

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PAPA: CELEBRA MESSA AFRICANA NELLO STADIO DI COTONOU GREMITO

Salvatore Izzo

(AGI) - Cotonou, 20 nov.

Insieme ai vescovi del Benin e ai presidenti delle 40 Conferenze Episcopali dell'Africa e del Madagascar, Benedetto XVI celebra una grande messa nello Stadio de l'Amitie' di Cotonou, gremito sul prato e negli spalti da 50 mila persone, mentre le centinaia di migliaia che non hanno trovato posto sono rimaste all'esterno.
Il Pontefice e' pero' passato tra loro con la Papamobile. La Liturgia e' celebrata in latino e francese, ma le preghiere e le letture sono nelle principali lingue che si parlano in Benin (dove in tutto ce ne sono 300).

© Copyright (AGI)  

PAPA: CHIESA DALLA PARTE MALATI DI AIDS, CON RISPETTO E CURE

Salvatore Izzo

(AGI) - Cotonou, 20 nov.

La Chiesa e' mobilitata contro il dramma dell'Aids, che sta falcidiando la popolazione dell'Africa. Una presenza che e' stata evocata dal Papa nell'omelia pronunciata questa mattina nello Stadio de l'Amitie' a Cotonou, con parole molto sentite e assicurando da parte sua vicinanza solidarieta', vicinanza e appoggio. "Gesu', il Re dell'universo - ha detto - s'e' fatto vicinissimo a noi, servo dei piu' piccoli e dei piu' umili.
E io vorrei rivolgermi con affetto a tutte le persone che soffrono, ai malati, a quanti sono colpiti dall'Aids o da altre malattie, a tutti i dimenticati della societa'". "Abbiate coraggio! Il Papa - ha aggiunto - vi e' vicino con la preghiera e con il ricordo. Abbiate coraggio! Gesu' ha voluto identificarsi con i piccoli, con i malati; ha voluto condividere la vostra sofferenza e riconoscere in voi dei fratelli e delle sorelle, per liberarli da ogni male, da ogni sofferenza". "Ogni malato, ogni povero - ha concluso - merita il nostro rispetto e il nostro amore, perche' attraverso di lui Dio ci indica la via verso il cielo".
Nell'Esortazione Apostolica "Africae munus", firmata ieri a Ouidah e che al termine della messa di oggi a Cotonou sara' consegnata ufficialmente ai rappresentanti delle 40 Conferenze Episcopali dell'Africa e del Madagascar, Papa Ratzinger lancia un forte appello all'intera comunita' internazionale: occorre "trovare soluzioni e rendere accessibili a tutti i trattamenti e le medicine, considerando le situazioni di precarieta'". "La Chiesa - ricorda il testo - sostiene da molto tempo la causa di un trattamento medico di alta qualita' e a minore costo per tutte le persone coinvolte". In unione con i vescovi africani, scrive inoltre Ratzinger, "rinnovo il mio sostegno e mi rivolgo a tutte le istituzioni e a tutti i movimenti della Chiesa che operano nel settore della sanita' e specialmente dell'Aids: realizzate un lavoro meraviglioso e importante. Chiedo alle agenzie internazionali di riconoscervi e di aiutarvi nel rispetto della vostra specificita' e in spirito di collaborazione. Incoraggio vivamente ancora una volta". Nel testo il Papa tedesco si preoccupa anche delle condizioni difficilissime dei detenuti in molti paesi dell'Africa e chiede che "la dignita' umana del carcerato sia rispettata". "Agli operatori pastorali -precisa il Pontefice - e' affidato il compito di studiare e proporre la giustizia restitutiva come mezzo e procedimento per favorire la riconciliazione, la giustizia e la pace e il reinserimento delle vittime e dei trasgressori nelle comunita'".
Per il Papa la lotta all'Aids come l'intero futuro dell'Africa passa moltissimo per l'impegno educativo. "I giovani - scrive il Pontefice nel documento - costituiscono in Africa la maggioranza della popolazione: un dono e un tesoro di Dio, di cui tutta la Chiesa e' riconoscente al Signore della vita. Occorre amare questa gioventu', stimarla e rispettarla, perche' esprime un anelito profondo, nonostante possibili ambiguita', verso quei valori autentici che hanno in Cristo la loro pienezza". Cosi' anche il problema dell'Aids che, afferma il testo papale, "esige certamente una risposta medica e farmaceutica", in realta' "e' piu' profondo, e' anzitutto etico". Dunque le altre soluzioni, pure utili e da non abbandonare, si rivelano "insufficienti" da sole. Per sconfiggere questa epidemia, serve invece "un cambio di comportamento che esige l'astinenza sessuale, il rifiuto della promiscuita' sessuale, la fedelta' coniugale" e cio' "in ultima analisi la questione dello sviluppo integrale che richiede un approccio e una risposta globali della Chiesa". Infatti, "per essere efficace, la prevenzione dell'Aids deve poggiarsi su una educazione sessuale fondata essa stessa su un'antropologia ancorata al diritto naturale e illuminata dalla Parola di Dio e dall'insegnamento della Chiesa".Infine un altro nemico dell'Africa che occorre sconfiggere e' l'analfabetismo. "La difesa della vita - osserva il Papa nella Africae munus - comporta ugualmente lo sradicamento dell'ignoranza attraverso l'alfabetizzazione delle popolazioni ed una educazione qualificata che inglobi tutta la persona. Lungo il corso della propria storia, la Chiesa cattolica ha prestato particolare attenzione all'educazione. Ha sempre sensibilizzato, incoraggiato e aiutato i genitori a vivere la loro responsabilita' di primi educatori della vita e della fede dei propri figli". "In Africa, le sue strutture, come le scuole, i collegi, i licei, le scuole professionali, le universita', mettono a disposizione della popolazione strumenti per accedere al sapere, senza discriminazione di origine, di possibilita' economiche o di religione". "La Chiesa - assicura il Pontefice - da' il proprio contributo per permettere di valorizzare e portare a frutto i talenti che Dio ha posto nel cuore di ogni uomo. Numerose Congregazioni religiose sono nate a questo scopo. Innumerevoli Santi e Sante hanno capito che santificare l'uomo significava prima di tutto promuoverne la dignita' mediante l'educazione".

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PAPA: DIO CI GIUDICHERA' SU ACCOGLIENZA AGLI STRANIERI E CARCERI

Salvatore Izzo

(AGI) - Cotonou, 20 nov.

Nel Vangelo "Gesu', il Figlio dell'uomo, il giudice ultimo delle nostre vite, ha voluto prendere il volto di quanti hanno fame e sete, degli stranieri, di quanti sono nudi, malati o prigionieri, insomma di tutte le persone che soffrono o sono messe da parte". Lo ha ricordato oggi Benedetto XVI nell'omelia della messa celebrata questa mattina nello Stadio de l'Amitie' di Cotonou, da dove ha lanciato un forte monito: "il comportamento che noi abbiamo nei loro confronti sara' considerato - ha scandito - come il comportamento che abbiamo nei confronti di Gesu' stesso". "Non vediamo in questo - ha avvertito il Papa - una semplice formula letteraria, una semplice immagine". Infatti, "tutta l'esistenza di Gesu' ne e' una dimostrazione". "Il Figlio di Dio - ha ricordato - e' diventato uomo, ha condiviso la nostra esistenza, sino nei dettagli piu' concreti, facendosi il servo del piu' piccolo dei suoi fratelli. Lui che non aveva dove posare il capo, sara' condannato a morire su una croce". "Questo - ha commentato Ratzinger - e' il Re che celebriamo", anche se "indubbiamente ci puo' sembrare sconcertante". "Ancor oggi, come 2000 anni fa, abituati a vedere i segni della regalita' nel successo, nella potenza, nel denaro o nel potere, facciamo fatica - ha osservato il Pontefice teologo - ad accettare un simile Re, un Re che si fa servo dei piu' piccoli, dei piu' umili, un re il cui trono e' una croce. E tuttavia, ci dicono le Scritture, e' cosi' che si manifesta la gloria di Cristo: e' nell'umilta' della sua esistenza terrena che Egli trova il potere di giudicare il mondo". Nell'ottica del Vangelo, dunque, "regnare e' servire ed e' cio' che ci chiede e' di seguirlo su questa via, di servire, di essere attenti al grido del povero, del debole, dell'emarginato".
Nell'Esortazione Apostolica "Africae Munus" che ha consegnato alle 40 Conferenze Episcopali dell'Africa e del Madagascar al termine della messa di oggi, accanto alle forti denunce per i maltrattamenti inflitti a donne e bambini, il Papa individua proprio nei profughi e nei carcerati le vittime di una violenza intollerabile. "In milioni - scrive citando esplicitamente sia migranti che rifugiati - cercano una patria e una terra di pace in Africa o in altri continenti" ma "incontrano ogni sorta di violenza e di sfruttamento, addirittura la prigione o troppo spesso la morte".
"Alcuni Stati - lamenta Ratzinger - hanno risposto a questo dramma attraverso una legislazione repressiva. La situazione di precarieta' di tali poveri dovrebbe suscitare la compassione e la solidarieta' generose da parte di tutti; al contrario, fa nascere spesso la paura e l'ansieta'". Assistiamo "a reazioni di intolleranza, di xenofobia e di razzismo. Ne risulta che questi migranti sono essi stessi costretti, a causa della precarieta' della loro situazione, a svolgere lavori mal remunerati spesso illegali, umilianti o degradanti". "La coscienza umana - allora - non puo' che indignarsi di fronte a queste situazioni".
"La migrazione all'interno e all'esterno del Continente diventa cosi' - conclude il Pontefice - un dramma pluridimensionale, che colpisce seriamente il capitale umano dell'Africa, provocando la destabilizzazione o la distruzione delle famiglie". Nell'Esortazione e' fortissima anche la denuncia delle condizioni difficilissime dei detenuti in molti paesi dell'Africa. Il Papa chiede che "la dignita' umana del carcerato sia rispettata". "Agli operatori pastorali - ricorda - e' affidato il compito di studiare e proporre la giustizia restitutiva come mezzo e procedimento per favorire la riconciliazione, la giustizia e la pace e il reinserimento delle vittime e dei trasgressori nelle comunita'".

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Ultimo giorno in Benin, bagno di folla per il Papa allo stadio

Messa colorata a Cotonou per consegnare l'esortazione apostolica sul 'continente nero'

Roma, 19 nov. (TMNews)

Terza ed ultima giornata oggi per la visita in Benin di Papa Benedetto XVI. Il Pontefice ha lasciato questa mattina la Nunziatura Apostolica, per trasferirsi in auto allo "Stade de l'Amitié" di Cotonou, dove sta per iniziare a la Messa da lui presieduta, in occasione della pubblicazione dell'Esortazione Apostolica post-sinodale Africae munus della II Assemblea Speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi.
Concelebrano con il Papa oltre duecento Vescovi da tutta l'Africa e un migliaio di sacerdoti del Benin. Sono presenti fedeli da tutta la Nazione, e gruppi di pellegrini anche dalla Nigeria,dal Togo, dal Ghana e dal Burkina Faso. Assiste al sacro rito il Presidente della Repubblica con altre personalità istituzionali. Nel pomeriggio, intorno alle 16,30, è previsto il decollo del Pontefice da Cotonou per far rientro a Roma e,quindi, in Vaticano. Quella firmata ieri dal Pontefice (l'"Africae munus" ovvero 'L'impegno dell'Africa'), e consegnata oggi a clero e fedeli accorsi in Benin è una sorta di "road map" per la Chiesa in Africa che pone l'accento sulla "liberazione delle donne" in un continente che, per Benedetto XVI, ancora non valorizza a sufficienza quello che Wojtyla chiamava il "genio femminile". Papa Ratzinger ha firmato oggi un'esortazione apostolica che verrà consegnata ai vescovi africani domani, nel terzo ed ultimo giorno del suo viaggio in Benin.
"Quando mi sono recato in terra africana - scrive il Papa in riferimento al suo viaggio in Camerun e Angola nel 2009 - ho ricordato con forza che bisogna riconoscere, affermare e difendere l'uguale dignità dell'uomo e della donna: sono ambedue persone, a differenza di ogni altro essere vivente del mondo attorno a loro. L'evoluzione delle mentalità in questo campo è, purtroppo, eccessivamente lenta. La Chiesa ha il dovere di contribuire a questo riconoscimento e a questa liberazione della donna seguendo l'esempio dato da Cristo che la valorizzava. Creare per lei uno spazio in cui poter prendere la parola e in cui poter esprimere i suoi talenti, attraverso iniziative che rafforzino il suo valore, la sua autostima e la sua specificità, le permetterebbe di occupare un posto uguale a quello dell'uomo nella società - senza confusione, né livellamento della specificità di ciascuno -, dato che entrambi sono immagine del Creatore". Scrive ancora Benedetto XVI: "Se è innegabile che dei progressi sono stati compiuti per favorire la promozione e l'educazione della donna in certi Paesi africani, ciononostante, nell'insieme, la sua dignità, i suoi diritti così come il suo apporto essenziale alla famiglia ed alla società continuano a non essere pienamente riconosciuti, né apprezzati. Così la promozione delle ragazze e delle donne è spesso meno favorita di quella dei ragazzi e degli uomini. Troppo numerose sono ancora le pratiche che umiliano le donne e le avviliscono, in nome della tradizione ancestrale. Con i Padri sinodali, invito insistentemente i discepoli di Cristo a combattere ogni atto di violenza contro le donne, a denunciarlo e a condannarlo.93 In questo contesto, converrebbe che i comportamenti all'interno stesso della Chiesa siano un modello per l'insieme della società".

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Padre Lombardi: la speranza, il cuore del messaggio del Papa in Benin

Quale parola, quale messaggio ha lasciato il Papa in Benin? Ci risponde il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, al microfono di Massimiliano Menichetti e Maria Dulce Araujo Evora:

R. - La speranza, come chiave di volta di un nuovo “lancio” del continente africano verso il futuro: questo è il messaggio del viaggio del Papa in Benin e anche il messaggio dell’Esortazione apostolica post-sinodale “Africae munus”. Mi sembra che sia veramente questo un punto da non perdere: noi siamo troppo abituati, soprattutto negli altri continenti e nelle altre parti del mondo, a vedere gli aspetti negativi – che senz’altro ci sono - i conflitti, le sofferenze, le malattie e così via – e a chiudere l’orizzonte sugli aspetti positivi. E’ l’aspetto della sofferenza da superare con le grandi risorse che ci sono e che vanno liberate, che vanno aiutate a poter decollare, a potersi manifestare: con il buon governo, con l’educazione, con l’aiuto per lo sviluppo, con l’annuncio della speranza cristiana. Mi pare che gli africani, senza bisogno di tanti discorsi, abbiano capito questo messaggio di speranza e la loro gioia nell’accogliere il Papa lo ha manifestato.

D. – Possiamo dire che questa è una visita che non si ferma qui e che tutto quello che il Papa ha detto, in realtà, si proietta in avanti?

R. – Sì: il Papa lo ha detto proprio alla fine della Messa, consegnando l’Esortazione post-sinodale ai presidenti delle Conferenze episcopali; adesso, in un certo senso, la consegna di questo documento chiude il cammino della preparazione, della celebrazione del Sinodo e della raccolta e sintesi dei risultati dell’Assemblea sinodale. Ma adesso parte, poi, tutto il cammino dell’assimilazione, del tradurre in pratica. E mi sembra che il documento si presti molto bene a questo perché ha diverse suggestioni di tipo piuttosto concreto per la pastorale della Chiesa non solo nei diversi campi di apostolato e di esperienza, ma anche proprio con alcuni suggerimenti di iniziative concrete che possono partire in tempi abbastanza brevi: un Anno della Riconciliazione, Giornate o Settimane di riconciliazione che possono essere organizzati localmente dalle Conferenze episcopali. Quindi, il cammino si mantiene vivo e non deve assolutamente interrompersi, adesso, come se si fosse già raggiunto lo scopo. Tutt’altro. E’ un punto di partenza.

D. – C’è stato l’incontro con le autorità politiche e con i bambini, che sono le prime vittime del malgoverno in Africa … forse due momenti simbolici di questo viaggio …

R. – Hai detto molto bene: anch’io ho avuto l’impressione che i momenti simbolici, che ci rimarranno in mente – oltre alla grande festa eucaristica finale, della Messa così festosa con le rappresentanze di tutte le Conferenze episcopali – siano stati il discorso ai governanti, ai responsabili della società, e l’incontro con i bambini, perché i primi sono in un certo senso i responsabili del futuro. Il Papa dice: “Non private il vostro popolo della sua speranza e del suo futuro”. E dall’altra, ci sono i bambini che sono il futuro concreto che sta già incominciando e che vivono le loro difficoltà, che possono essere vittime di ingiustizia e di malattie, di povertà e possono essere anche il tesoro che, amato e seguito con grande attenzione, può dare poi una ricchezza di risorse umane e spirituali straordinarie, da cui dipende il futuro dell’Africa. Ecco: mi sembrano due immagini significative: il Papa che parla con forza ai responsabili, il Papa che accoglie con grande amore e sta insieme ai bambini che sono questo domani che va aiutato a fiorire. Spero che tutti capiscano. Del resto, sono state immagini molto evidenti e molto efficaci: l’incontro del Papa con i bambini è una cosa che entra attraverso gli occhi nel cuore, in modo molto diretto. E spero che veramente tutti l’abbiano potuto cogliere. (gf)

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PAPA: RICERCA DENARO E POTERE IMPEDISCE ALL'UOMO DI VEDERE DIO

Salvatore Izzo

(AGI) - Cotonou, 20 nov.

Nel mondo di oggi si diffondono "mentalita', abitudini, e modi di vivere che ignorano la realta' del Vangelo" e alimentano "la ricerca di un benessere egoista, del guadagno facile o del potere", concepita come "lo scopo ultimo della vita umana".
Lo ha denunciato Benedetto XVI descrivendo la condizione di coloro "la cui fede e' debole" nell'omelia della messa celebrata questa mattina nello Stadio de l'Amitie' di Cotonou. "Tanti legami con il mondo vecchio, tante paure - ha aggiunto - ci tengono prigionieri e ci impediscono di vivere liberi e lieti.
Lasciamo che Cristo ci liberi da questo mondo vecchio", ma "la nostra fede in Lui, che e' vincitore di tutte le nostre paure, di ogni nostra miseria, ci fa entrare in un mondo nuovo, un mondo in cui la giustizia e la verita' non sono una parodia, un mondo di liberta' interiore e di pace con noi stessi, con gli altri e con Dio". "Con entusiasmo - ha chiesto il Papa ai 50 mila fedeli che gremivano all'inverosimile l'impianto sportivo - siate testimoni ardenti della fede che avete ricevuto. Fate risplendere in ogni luogo il volto amorevole del Salvatore, in particolare davanti ai giovani alla ricerca di ragioni di vita e di speranza in un mondo difficile".

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PAPA: A CONSEGNA ESORTAZIONE INVOCA "AFRICA SIA LUCE DEL MONDO"

Salvatore Izzo

(AGI) - Cotonou, 20 nov.

"Cara Chiesa in Africa, sii sempre piu' il sale della terra, di questa terra che Gesu' Cristo ha benedetto con la sua presenza quando vi ha trovato rifugio! Sii il sale della terra africana, benedetta dal sangue di tanti martiri, uomini, donne e bambini, testimoni della fede cristiana fino al dono supremo della loro vita! Sii luce del mondo, luce dell'Africa che spesso, attraverso le prove, cerca la via della pace e della giustizia per tutti i suoi abitanti".
Con questa invocazione, Benedetto XVI ha concluso la cerimonia di consegna dell'Esortazione Apostolica "Africae Munus" ai vescovi rappresentanti delle 40 Conferenze Episcopali dell'Africa e del Madagascar riuniti oggi a Cotonou per quest'ultima fase del Sinodo Speciale per l'Africa.
"Una delle prime missioni della Chiesa - ha ricordato il Papa nel suo breve discorso - e' l'annuncio di Gesu' Cristo e del suo Vangelo ad gentes, ossia l'evangelizzazione di coloro che, in un modo o nell'altro, sono lontane dalla Chiesa. Mi auguro che questa Esortazione vi guidera' nell'annuncio della Buona Novella di Gesu' in Africa. Questa non e' solamente un messaggio o una parola. E' soprattutto apertura e adesione ad una Persona: Gesu' Cristo, il Verbo incarnato. Lui solo possiede parole di vita eterna Sull'esempio di Cristo, tutti i cristiani sono chiamati a rispecchiare la misericordia del Padre e la luce dello Spirito Santo. L'evangelizzazione presuppone e comporta anche la riconciliazione, e promuove la pace e la giustizia". In portoghese il Papa si e' poi rivolto all'Africa intera. "la tua luce - ha concluso - e' Gesu' Cristo, 'Luce del mondo'. Dio ti benedica, cara Africa!".
"Africae munus" e' un'accorata invocazione di pace e giustizia per l'Africa, continente dimenticato dal resto del mondo e ferito da violenze e abusi di ogni genere. Il Pontefice non dimentica il tema della Misericordia, ma invoca una giustizia che sia anche concreta per i popoli africani, attraverso il perseguimento delle responsabilita' degli scempi commessi ai danni dei piu' deboli. "La pace degli uomini che si ottiene senza la giustizia - afferma - e' illusoria ed effimera. La giustizia degli uomini che non trova la propria sorgente nella riconciliazione attraverso la verita' nella carita' rimane incompiuta e non e' autentica giustizia". E' questa in fondo la tesi di fondo dell'Esortazione Apostolica" firmata ieri nella Cattedrale di Oudah e consegnata oggi ai rappresentanti delle 40 Conferenze Episcopali dell'Africa e del Madagascar, che egli stesso riuni' in Vaticano nel 2009 per un Sinodo Speciale dedicato al Continente e alle sue attese di giustizia e di pace. Nel testo, il Papa ammette che il compito di coniugare pace e giustizia "non e' facile" ma questa ricerca deve "tracciare la via che ogni giustizia umana deve imboccare per giungere alla restaurazione dei legami di fraternita' nella famiglia umana, comunita' di pace". "La giustizia - ricorda Benedetto XVI - non e' disincarnata. Essa si ancora necessariamente nella coerenza umana". Ed anche "una carita' che non rispetta la giustizia e il diritto di tutti e' erronea". "Incoraggio pertanto i cristiani - chiede Ratzinger - a diventare esemplari in materia di giustizia e di carita'". Nelle circa 80 pagine dell'Esortazione, il Papa affronta molti temi concreti e le frasi piu' forti sono forse quelle dedicate alla drammatica condizione delle donne africane che pagano ancora un prezzo altissimo alla cultura tribale, ma anche le novita' in arrivo dall'Occidente non sempre le hanno davvero "promosse". "Se e' innegabile - denuncia Ratzinger - che dei progressi sono stati compiuti per favorire la promozione e l'educazione della donna in certi Paesi africani, ciononostante, nell'insieme, la sua dignita', i suoi diritti cosi' come il suo apporto essenziale alla famiglia ed alla societa' continuano a non essere pienamente riconosciuti, ne' apprezzati".
"La promozione delle ragazze e delle donne - sottolinea inoltre Benedetto XVI - e' spesso meno favorita di quella dei ragazzi e degli uomini. Troppo numerose sono ancora le pratiche che umiliano le donne e le avviliscono, in nome della tradizione ancestrale". Unito ai vescovi dell'Africa, afferma allora il Pontefice, esorto "a combattere ogni atto di violenza contro le donne, a denunciarlo e a condannarlo". E in questo contesto, aggiunge il documento, converrebbe che i comportamenti all'interno stesso della Chiesa siano un modello per l'insieme della societa'".
Nel nuovo documento - elaborato sulla base delle 'propositiones' approvate dal Sinodo per l'Africa del 2009 - Ratzinger esorta il mondo intero a mobilitarsi per dire basta "ai trattamenti intollerabili inflitti in Africa a tanti bambini: quelli uccisi prima della nascita, i piccoli non desiderati, gli orfani, gli albini, i fanciulli di strada, quelli abbandonati, i bambini-soldato, i bambini prigionieri, i piccoli forzati a lavorare, quelli maltrattati a causa di un handicap fisico o mentale, quelli considerati come stregoni, i fanciulli detti serpenti, i ragazzi venduti come schiavi sessuali, quelli traumatizzati, senza alcuna prospettiva di un avvenire".
"I bambini - scrive il Papa che ieri pomeriggio, in un tenerissimo incontro con 800 di loro nella parrocchia di Santa Rita alla periferia di Cotonou lo ha testimoniato di persona - sono un dono di Dio all'umanita', e pertanto devono essere oggetto di particolare cura da parte delle loro famiglie, della Chiesa, della societa' e dei governi, poiche' sono fonte di speranza e di rinnovamento nella vita. Dio e' ad essi particolarmente vicino, e la loro vita e' preziosa ai suoi occhi, anche quando le circostanze sembrano contrarie o impossibili". Nel testo, Benedetto XVI esalta poi "la visione africana del mondo", nella quale "la vita viene percepita come una realta' che ingloba ed include gli antenati, i vivi e i bambini che devono nascere, tutta la creazione ed ogni essere: quelli che parlano e quelli che sono muti, quelli che pensano e quelli che non hanno alcun pensiero". Sul tema della difesa della vita prende spunto dalla denuncia del recente Sinodo Africano riguardo a "una mancanza di chiarezza etica" emersa "nel corso degli incontri internazionali, addirittura un linguaggio confuso che veicola valori contrari alla morale cattolica".
"L'aborto che consiste nella soppressione di un innocente non nato, e' contrario - conferma il documento consegnato oggi - alla volonta' di Dio, poiche' il valore e la dignita' della vita umana debbono esser protetti dal concepimento sino alla morte naturale. La Chiesa in Africa deve impegnarsi ad aiutare ed accompagnare le donne e le coppie tentate dall'aborto, e ad esser vicina a quanti ne hanno fatto la triste esperienza, per educarli al rispetto della vita". Il Papa apprezza nell'Esortazione "il coraggio dei governi che hanno legiferato contro la cultura della morte, della quale l'aborto e' espressione drammatica, in favore della cultura della vita" e identifica tre grandi nemici dell'Africa di oggi: l'aborto e l'aids che falcidiano le vite e l'analfabetismo che impedisce di fatto di promuoverle e difenderle. Gli appelli alle cure e al rispetto per i malati, all'accoglienza ai profughi e immigrati e per condizioni piu' umane per i carcerati sono quindi seguiti da una esaltazione accorata dell'educazione: l'analfabetismo resta debolezza strutturale dell'Africa ed e' all'origine di tanti suoi mali.

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PAPA: SI CONGEDA DA BENIN, AFRICANI POSSONO INDICARE STRADA

Salvatore Izzo

(AGI) - Cotonou, 20 nov.

Benedetto XVI si e' congedato dal Benin con un "augurio di fiducia e speranza".
"Possano gli Africani - ha auspicato - vivere riconciliati nella pace e nella giustizia". "Ho desiderato visitare di nuovo il Continente africano per il quale ho una stima ed un affetto particolari, perche' - ha spiegato il Pontefice al termine della visita durata tre giorni - ho l'intima convinzione che e' una terra di speranza. Ne ho parlato del resto gia' parecchie volte. Autentici valori, capaci di ammaestrare il mondo, si trovano qui e non chiedono che di sbocciare con l'aiuto di Dio e la determinazione degli Africani". Ma nel discorso al presidente Boni Yayi, il Papa oggi e' andato anche oltre. "Perche' un paese africano non potrebbe indicare al resto del mondo la strada da prendere per vivere una fraternita' autentica nella giustizia fondandosi sulla grandezza della famiglia e del lavoro?", si e' chiesto parlando sulla pista dell'aeroporto internazionale "Cardinal Bernardin Gantin" di Cotonou, prima di imbarcarsi sul'aereo che lo portera' a Roma. E non e' mancata una sottolineatura del grande contributo di questo "eminente figlio del Benin la cui grandezza e' stata riconosciuta al punto che questo Aeroporto porta il suo nome, ha partecipato con me a numerosi Sinodi, e ha saputo apportarvi un contributo essenziale e apprezzato". Il suo ricordo possa accompagnare, ha auspicato il Papa, "l'attuazione dell'Esortazione Apostolica post-sinodale 'Africae munus' che puo' contribuirvi validamente, perche' essa apre prospettive pastorali e suscitera' interessanti iniziative. Un documento, ha aggiunto, "che affido a tutti i fedeli africani che sapranno studiarla con attenzione e tradurla in azioni concrete nella loro vita quotidiana".
"Il mio viaggio apostolico in terra africana - ha rilevato infine con qualche nostalgia - volge al termine. Sono riconoscente a Dio per questi giorni trascorsi con voi nella gioia e nella cordialita'. Ringrazio quanti hanno contribuito con generosita' alla riuscita di queste giornate. Non dimentico l'intera popolazione del Benin che mi ha ricevuto con calore ed entusiasmo. La mia gratitudine va anche ai membri della Chiesa Cattolica, ai diversi presidenti delle Conferenze Episcopali nazionali e regionali che hanno viaggiato per giungere fino a qui, e naturalmente, in modo del tutto particolare, ai vescovi del Benin".

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PAPA: IN AFRICA VIVERE INSIEME DA FRATELLI NON E' UN'UTOPIA

Salvatore Izzo

(AGI) - Cotonou, 20 nov.

"Vivere insieme da fratelli, nonostante le legittime differenze, non e' un'utopia".
Lo ha detto il Pontefice rispondendo al saluto del presidente del Benin, Boni Yayi, al momento di imbarcarsi per Roma. Visitando il Paese, ha aggiunto, ho potuto constatare "la possibilita' di una coesistenza armoniosa in seno alla Nazione, e tra la Chiesa e lo Stato". "La buona volonta' e il rispetto reciproco - ha commentato Ratzinger - aiutano non solamente il dialogo, ma sono essenziali per costruire l'unita' tra le persone, le etnie e i popoli. La parola "Fraternita'" e' del resto la prima delle tre parole del vostro motto nazionale.
"Signor Presidente - ha poi concluso rivolto a Yayi - le rinnovo i miei sinceri ringraziamenti che estendo a tutti i Suoi concittadini, ai vescovi del Benin e a tutti i fedeli del Paese. Desidero anche incoraggiare l'intero Continente a essere sempre di piu' sale della terra e luce del mondo. Per l'intercessione di Nostra Signora d'Africa, Dio vi benedica tutti".

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PAPA: AFRICA CHE OSPITO' SACRA FAMIGLIA ORA SALVI LE SUE FAMIGLIE

Salvatore Izzo

(AGI) - Cotonou, 20 nov.

"Cari fratelli e sorelle dell'Africa, terra ospitale per la Santa Famiglia, continuate a coltivare i valori familiari cristiani". Lo ha chiesto il Papa ai Cattolici del Benin prima di lasciare il Paese africano dopo la sua straordinaria visita apostolica. "Mentre tante famiglie sono divise, esiliate, funestate da conflitti senza fine, siate - ha insisitito Benedetto XVI rivolto ai fedeli - gli artefici della riconciliazione e della speranza. Con Maria, la Vergine del Magnificat, possiate sempre rimanere nella gioia. Questa gioia sia al cuore delle vostre famiglie e dei vostri Paesi". "Affidiamo alla nostra amata Madre - ha poi concluso - le intenzioni che portiamo nel cuore e preghiamola per l'Africa e per il mondo intero".

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PAPA: PARTENDO DAL BENIN AFFIDA L'AFRICA ALLA VERGINE MARIA

Salvatore Izzo

(AGI) - Cotonou, 20 nov.

"Dopo aver consegnato l'Esortazione apostolica 'Africae Munus', desidero affidare alla Vergine Maria, Nostra Signora d'Africa, la nuova tappa che si apre per la Chiesa in questo Continente, affinche' ella accompagni il futuro di questa evangelizzazione dell'intera Africa e particolarmente quella di questa terra del Benin".
Lo ha detto il Papa a conclusione della visita di tre giorni compiuta in Benin. "Maria - ha ricordato - ha accolto gioiosamente l'invito del Signore a diventare la Madre di Gesu'. Ci porti a rispondere alla missione che Dio ci affida oggi!".
"Maria - ha ricordato Benedetto XVI - e' la donna della nostra terra che ha ricevuto il privilegio di dare alla luce il Salvatore del mondo. Chi meglio di Lei conosce il valore e la bellezza della vita umana? Che mai venga meno il nostro stupore davanti al dono della vita! Chi meglio di Lei conosce i nostri bisogni di uomini e donne ancora in pellegrinaggio sulla terra?". "Ai piedi della Croce, unita al suo Figlio crocifisso, Ella e' la Madre della speranza. Questa speranza ci permette di assumere il quotidiano con la forza che da' la verita' manifestata da Gesu'".

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PAPA: AEREO DECOLLATO DA COTONOU CON 10 MINUTI DI RITARDO

Salvatore Izzo

(AGI) - Cotonou, 20 nov.

Il volo speciale dell'Alitalia che riporta Benedetto XVI a Roma e' decollato alle 16,40 dall'aeroporto internazionale "Cardinal Bernardin Gantin" di Cotonou, cioe' con dieci minuti di ritardo sull'orario previsto. L'atterraggio e' previsto per le 22 di questa sera all'aeroporto militare di Ciampino.

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PAPA: SOLE E LUNA INSIEME A MESSA STADIO E QUALCUNO VEDE DI PIU'

Salvatore Izzo

(AGI) - Cotonou, 20 nov.

Questa mattina alle 8, il cielo che si e' aperto sullo Stadio de l'Amitie' di Cotonou, gia' gremito di fedeli, molti dei quali erano li' fino dalle 3 del mattino, ha mostrato insieme la luna e il sole, un evento rarissimo in Africa, che ha suscitato grande stupore nella folla, come ha riferito ai giornalisti il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi. Poco piu' tardi non pochi fedeli hanno dichiarato di aver visto anche il sole risplendere senza accecare, tanto da poterlo guardare a lungo senza problemi. Anche chi abbassava gli occhi e li rialzava non aveva nessun disturbo visivo.
Il fenomeno - ovviamente - e' stato interpretato come un prodigio dovuto alla presenza del Papa.

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VIAGGIO APOSTOLICO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI IN BENIN (18-20 NOVEMBRE 2011)

TELEGRAMMA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA

A SUA ECCELLENZA
ON. GIORGIO NAPOLITANO
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA
PALAZZO DEL QUIRINALE
00187 ROMA

AL RIENTRO DAL MIO VIAGGIO APOSTOLICO NEL CONTINENTE AFRICANO DOVE HO AVUTO LA POSSIBILITÀ DI INCONTRARE UN POPOLO ANCORATO A SALDE TRADIZIONI SPIRITUALI E DESIDEROSO DI PROGREDIRE NEL GIUSTO BENESSERE FORMULO DI CUORE PER LEI SIGNOR PRESIDENTE E PER LA DILETTA NAZIONE ITALIANA UN CORDIALE AUSPICIO DI SERENITÀ ASSICURANDO LA MIA COSTANTE PREGHIERA

BENEDICTUS PP. XVI

Bollettino Ufficiale Santa Sede

Messaggio del Presidente Napolitano al Papa Benedetto XVI al suo rientro dal Benin

C o m u n i c a t o

Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha inviato a Sua Santità Benedetto XVI il seguente messaggio:

"Santità a nome mio personale e del popolo italiano tutto desidero porgerle il più cordiale bentornato al rientro dal suo viaggio apostolico in Benin.
Consegnando ai popoli dell'Africa l'esortazione apostolica "africae munus", Vostra Santità ha tradotto in orientamenti pastorali le indicazioni emerse dal sinodo del 2009.
Mi unisco al suo messaggio di esortazione ma al contempo di speranza per il futuro dell'Africa. Le Chiese locali svolgono un ruolo importante nel promuovere il percorso di pacificazione e progresso dei popoli del continente, nella consapevolezza che tale percorso è in primo luogo nelle mani degli africani stessi.
Con profonda considerazione le rivolgo il mio affettuoso pensiero".

Roma, 20 novembre 2011

Sito ufficiale Quirinale


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PAPA: OSSERVATORE, BENEDETTO XVI E' UN VERO AMICO DELL'AFRICA

Salvatore Izzo

(AGI) - Cotonou, 20 nov.

"Il vescovo di Roma e' un vero amico dell'Africa, rispettata e amata dalla Chiesa Cattolica". Lo scrive l'osservatore Romano in un editoriale dedicato al viaggio del Papa nel Benin. "Sentimenti di amicizia e rispetto - sottolinea il direttore, professor Giovanni Maria Vian - che emergono a ogni pagina dell'Esortazione Apostolica 'Africae munus', un documento che non e' rivolto soltanto al grande continente che avanza e si rinnova, ma a tutto il mondo. Con parole che invitano a non avere paura della modernita' e a viverla con coraggio, radicati nella tradizione. Secondo una continuita' cattolica che in queste terre risale alle primissime generazioni cristiane". Secondo Vian, "significativi sono cosi' il ricordo dei Padri della Chiesa africani, il richiamo della vita contemplativa abbracciata nei primi secoli ma anche nel Novecento e l'auspicio a rinnovare la tradizione teologica e intellettuale della scuola di Alessandria". "Modernita' e tradizione - aggiunge l'editoriale - che, come nei canti latini mescolati a ritmi africani, oggi rinnovano l'esperimento felice della 'Missa luba' di oltre mezzo secolo fa, a dimostrazione della maturita' cristiana raggiunta, come afferma l'esortazione 'Africae munus', con indicazioni valide per tutto il mondo cattolico, nel riaffermare che il ruolo della Chiesa non e' politico, ma soprattutto di educazione al senso religioso, per annunciare Cristo, tesoro prezioso". Ma "impegnative politicamente - conclude il giornale della Santa Sede - sono le conseguenze che devono scaturirne: riconciliazione, giustizia, pace, dialogo paziente tra le religioni. Per non spegnere la speranza, espressa dal simbolo, evocato dal Papa, della mano tesa".

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PAPA: LOMBARDI, UN SALOTTO AFRICANO NEL PALAZZO APOSTOLICO

Salvatore Izzo

(AGI) - Cotonou, 20 nov. - Certamente eleganti, talvolta scolpiti come vere opere d'arte, i salotti di legno d'ebano che spesso impreziosiscono le case delle famiglie africane benestanti non rispondono agli standard di comodita' delle assai piu' morbide e accoglienti poltrone occidentali. Ma a Papa Ratzinger piacciono davvero, tanto che oggi gli uomini della Gendarmeria che lo hanno accompagnato anche in Benin e il personale di volo dell'Alitalia sono alle prese con il problema di imbarcare sedie, panche e sgabelli nella stiva dell'apparecchio che tra due ore decollera' alla volta dell'Italia. E' successo, ha spiegato ai giornalisti il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, che la famiglia di monsignor Bartholemy Adoukonou, il presule beninese ex allievo del Papa all'Universita' di Regensburg e oggi segretario del Pontificio Consiglio della cultura, ha pensato di fare questo dono - in effetti piuttosto ingombrante - all'antico professore del loro parente. E lui, il tedesco Joseph Ratzinger, si e' entusiasmato: "e' un salotto di legno duro, molto simile a quello che aveva il cardinale Gantin a Roma e che quindi conoscevo bene", ha detto ai collaboratori ricordando con nostalgia le tante conversazioni avute con il porporato africano che lo ha preceduto nell'incarico di decano del Collegio Cardinalizio e le cui dimissioni date nel 2002 per rientrare in Benin hanno di fatto favorito l'elezione al Pontificato di Ratzinger, che era all'epoca il vice decano (proprio ieri il Pontefice ha voluto pregare sulla sua tomba nel seminario di Ouidah). Detto fatto, e' cominciato il viaggio del salotto alla volta del Palazzo Apostolico, prima tappa proprio l'aeroporto internazionale "Cardinal Bernardin Gantin" che celebra a Cotonou questo grande padre della Chiesa Africana. Un episodio piccolo, che pero' testimonia il grande rispetto del Papa per la cultura africana che - ha ricordato oggi Lombardi nel suo briefing - ha imparato a apprezzare quando era professore di teologia in Germania proprio grazie al suo allievo Adoukonou, che si e' laureato sotto la direzione del futuro Papa e sul tema dell'inculturazione del crisitianesimo nella realta' africana.

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PAPA: LOMBARDI, CHIEDE A AFRICA DI RIPARTIRE DAI SUOI VALORI

Salvatore Izzo

(AGI) - Cotonou, 20 nov.

Anche se nella omelia di oggi "il primo punto e' la sofferenza, la malattia, le poverta' da superare con un impegno ispirato dal Vangelo in una chiave di speranza, e insieme l'affermazione che il Signore ci giudica su come avremo soccorso i piu' deboli", per padre Federico Lombardi "la vera novita' del viaggio del Papa in Africa e' pero' la sua insistenza nell'esaltare le possibilita' e i valori positivi dell'Africa".
"IL Papa - spiega il suo portavoce ai giornalisti - non si limita a lanciare appelli alla Comunita' Internazionale. Parla agli africani della responsabilita' dell'Africa, pur ricordando le responsabilita' di tutti". "Mi pare - commenta il gesuita - che in altre occasioni in cui si parla dell'Africa si moltiplicano gli appelli alla Comunita' Internazionale e ai Governi perche' siano solidali e possano aiutare l'Africa a uscire dai suoi problemi. Ora questa dimensione non e' esclusa, ma l'accento del Pontefice e' piu' sulla responsabilita' e le possibilita' dell'Africa stessa di sperare, di essere capace di credere in se stessa e dare il suo contributo: 'Alzati Africa', invoca il Papa. Sei 'il polmone spirituale del mondo' afferma l'Esortazione Apostolica consegnata oggi ai vescovi del Continente".

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Papa/ 'O.Romano': Senza condom e abusi media hanno ignorato Benin
"Nonostante le indicazioni contrarie dei loro stessi inviati"


Città del Vaticano, 21 nov. (TMNews)

"Perché un Paese africano non potrebbe indicare la via al resto del mondo? Benedetto XVI ha lasciato il Benin con una domanda che interpella non solo il continente dove per la seconda volta è stato in meno di tre anni.
Precisando subito dopo che si tratta di una via per vivere una fraternità autentica, fondata sulla famiglia e sul lavoro". Così il direttore dell''Osservatore romano', Giovanni Maria Vian, commenta in un editoriale di prima pagina il viaggio appena concluso dal Papa in Benin. "Anche l'ultimo dei discorsi beninesi - prosegue - è dunque servito al Papa per ripetere il suo forte incoraggiamento all'Africa e ammonire quanti continuano a sfruttarla con forme malcelate di neocolonialismo. Oppure finiscono per ignorarla, come è avvenuto su quei media che hanno minimizzato o trascurato il viaggio papale, nonostante le indicazioni contrarie dei loro stessi inviati, testimoni della sua importanza e novità. Un avvenimento ritenuto da questi media privo d'interesse forse perché senza condom e senza abusi, che sembrano essere divenuti ingredienti indispensabili perché si informi sulla Chiesa cattolica".

© Copyright TMNews


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22/11/2011 03:29
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I media hanno dato ampio risalto alla visita di Benedetto XVI

Nel cuore degli africani

Dal nostro inviato MARIO PONZI

"Il Papa ama Africa, l'Africa ama il Papa". Sono le ultime parole che i beninesi hanno gridato mentre Benedetto XVI lasciava la loro terra domenica pomeriggio, a conclusione della sua visita. All'aeroporto di Cotonu, ma ancor prima lungo il tragitto dalla nunziatura, c'è stato l'ultimo atto di una scenografia piena di colori e di calore. E si è ascoltato di nuovo il "milolo", quel gridolino che lanciano le donne quando non trovano più parole per esprimere la loro felicità. Ed era certamente "soddisfatto e felice" anche il Papa, come aveva detto il direttore della Sala Stampa ai giornalisti nell'ultimo briefing quotidiano, poco prima di partire. Era felice e soddisfatto per quel meraviglioso rapporto che si è instaurato tra lui e il grande continente nero.
Anche il quotidiano beninese "Mattinale" ha usato quasi la stessa espressione titolando l'edizione domenicale: "Benedetto XVI ama veramente l'Africa, ma l'Africa ama veramente Benedetto XVI". Poche parole per riassumere il senso di una storia che parla di un legame maturato negli anni e vissuto nel segno della continuità apostolica. Ma sono anche le parole che sostanzialmente esprimono, forse nel modo migliore, il senso del viaggio appena concluso. Sullo stesso tono, del resto, anche i titoli di altre edizioni domenicali, alcune straordinarie, dei quotidiani nazionali: "L'Africa nel cuore del Papa e della Chiesa" per "La Nation"; "Benedetto XVI ha portato la riconciliazione, la giustizia e la pace per l'Africa" per il "Béninois Liberé"; "Il Sinodo africano per un futuro di speranza" per "Meilleur"; "Una benedizione sull'Africa" per "Fraternité". Raccontare i tre giorni trascorsi dal Papa iniziando da una piccola rassegna sul come i quotidiani locali hanno seguito il suo cammino, aiuta a capire quanto Benedetto XVI sia penetrato nell'anima di questo popolo straordinario. Si sono parlati, si son detti tutto quello che c'era da dire. E se mai qualcosa non fosse rimasta chiara il Papa ha lasciato all'Africa un documento capace di guidarne i passi verso un futuro di speranza.
Sono state quarantotto ore sviluppatesi nell'arco di tre giornate intense, fitte di appuntamenti per il Pontefice, di emozioni indimenticabili ma soprattutto sono state gettate le basi per un futuro che si vuole e si spera diverso. Il Papa lo ha messo saldamente nelle mani degli africani. E non a caso ha titolato la sua esortazione "L'impegno dell'Africa". Alla comunità internazionale ha chiesto solidarietà non egoismo né pietismo. Un invito chiaro, netto, senza possibilità di dubbie interpretazioni.
La consegna del documento sinodale è avvenuta al termine dell'unica grande eucaristia celebrata dal Papa in questi giorni. Si è svolta nello stadio dell'Amitiè di Cotonou, trasformatosi in un'immensa arena della preghiera. L'immagine più intensa resta lo sfilare dinanzi all'altare eretto al limitare del prato verde, dei presidenti di Conferenze episcopali locali e sei presidenti di riunioni di Conferenze episcopali regionali, per ricevere dalle mani del Papa un libricino con su scritto Africae munus. Lo stringevano tra le mani, tradendo ora emozione, ora gioia, ora perplessità per un futuro che sanno comunque difficile.
L'immagine più suggestiva l'hanno invece offerta loro, i trentamila stretti tra le scalinate del complesso sportivo, e i cinquantamila che si erano sistemati all'esterno dello stadio, per seguire la cerimonia almeno attraverso i maxi schermi. Venivano un po' da tutti i Paesi dell'Africa. Da Togo, Nigeria, Burkina Faso i più numerosi. Ognuno, fasciato in abiti di foggia diversa ma tutti coloratissimi, portava con sé tutta ricchezza della propria cultura. E che non fossero tutti cattolici lo si è intuito poco prima che giungesse il Papa. Il cielo era velato da una coltre di nubi tutt'altro che minacciose. Tuttavia nascondevano il sole. Quando si sono diradate sole e luna sono comparsi quasi contemporaneamente. La folla ha lanciato un grido, certamente di stupore. Molti hanno intonato un canto chiaramente sacro; i più giovani hanno improvvisato una danza; i più anziani si sono inchinati portando la destra all'altezza del cuore. Forse solo stupore o forse qualche forma sincretistica, chissà.
Melodie, danze e musiche tutte così diverse ma così omogenee, hanno segnato l'atmosfera di incredibile entusiasmo come unica espressione di una gioia innata nel popolo africano, la sua ricchezza forse più grande. Il Papa è stato accolto da un boato. Un coro gigantesco dettava il ritmo delle ovazioni e accompagnava l'ondeggiare della folla sugli spalti straordinariamente unita. Secondo alcuni la parola "Africa" deriva dalla voce semitica "farag" che significa "separazione". Ma a dispetto di questa etimologia ieri in quello stadio nel cuore del "quartiere latino" del continente, come romanticamente viene definito il Benin, sembrava essersi veramente radunata un'Africa in miniatura, rappresentata da tutti i suoi popoli.
Le diverse parti della messa sono state arricchite da elementi tipicamente africani. È in questi momenti, espressioni di una fede profonda, che questi popoli amano proporre tutta la bellezza della loro tradizione, che nulla toglie alla solennità della celebrazione, anzi la rende veramente più partecipata e interiorizzata. Non è una Chiesa africana, ma è la Chiesa in Africa.
All'altare con il Papa sono saliti, oltre ai prelati del seguito, i tre presidenti delegati della seconda assemblea speciale per l'Africa del sinodo dei Vescovi, con il relatore, il segretario speciale e gli altri membri, un centinaio di vescovi africani. Il più anziano era monsignor Robert Dosseh, un vescovo emerito togolese di 87 anni, molto legato al Benin. 1500 i sacerdoti africani sistemati ai piedi dell'altare, sotto un sole cocente che ha martellato l'assemblea per tutto il tempo della celebrazione. La messa è stata quella di Cristo Re. Anzi proprio per questo motivo le cento pianete confezionate per i vescovi avevano ricamato dietro le spalle la figura di Cristo Re.
Nella sua omelia il Papa ha come chiuso il cerchio del suo magistero africano di questi giorni. E quando al termine della messa ha consegnato materialmente il documento sinodale, ha voluto ribadire che da quel momento spettava ai pastori di questa Chiesa tradurlo nella realtà perché diventi prassi quotidiana. "Questo testo - ha spiegato - vuole solo promuovere, incoraggiare e consolidare le iniziative locali".
La sua consegna al Paese Benedetto XVI l'ha lasciata il pomeriggio all'aeroporto di Cotonou, prima di salire sull'aereo che lo ha riportato a Roma. Così senza retorica, come aveva detto al momento dell'arrivo, ha salutato l'Africa come una "terra di speranza" e le ha affidato un compito immenso: indicare al resto del mondo la rotta da seguire per vivere una fraternità autentica nella giustizia, nella riconciliazione e nella pace. Vivere insieme come fratelli, ha detto, malgrado le legittime differenze "non è un'utopia".

(©L'Osservatore Romano 21-22 novembre 2011)


Il post precedente dice che i media hanno ignorato il viaggio... Questo qua invece afferma il contrario... Allora chi è che ha ragione?
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PAPA: SOLE IN MOVIMENTO, ARCIVESCOVO EHUZU ESCLUDE ISTERIA COLLETTIVA

Salvatore Izzo

(AGI) - Cotonou, 21 nov.

All'indomani della messa celebrata da Benedetto XVI nello Stadio de l'Amitie' di Cotonou, anche i vescovi del Benin si interrogano sullo straordinario fenomeno che ha consentito alle 8 del mattino agli 80 mila fedeli presenti di vedere insieme la luna e il sole, un evento rarissimo in Africa a quella latitudine, che ha suscitato grande stupore nella folla, come ha riferito ai giornalisti il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi.
Tanto piu' che non pochi fedeli hanno dichiarato di aver visto anche il sole muoversi e risplendere senza accecare, cosi' da poterlo guardare a lungo senza problemi (anche chi abbassava gli occhi e li rialzava non aveva nessun disturbo visivo).
Un fenomeno interpretato dagli africani come un prodigio dovuto alla presenza del Papa, ma che ha turbato anche gli operatori dei media e molti vescovi, anche perche', a quanto si e' appreso, non e' stato un fatto isolato ma si e' ripetuto altre volte nel corso della visita. Monsignor Rene'-Marie Ehuzu, vescovo di Porto Novo e presidente della Commissione Pastorale Sociale della Conferenza Episcopale del Benin, nonche' responsabile organizzativo della visita papale nel Paese, ha dichiarato all'Agi che "sabato pomeriggio, quando il Papa nel tragitto verso la parrocchia di Santa Rita, alla periferia di Cotonou, si e' fermato per salutare e benedire gli ammalati dell'ospedale che si trova li' vicino, si e' verificato un fenomeno analogo, tanto che gli ospiti del nosocomio hanno voluto recarsi nella Cappella per una preghiera di ringraziamento".
"Per tutti e tre i giorni della visita - ha affermato il presule - ci sono testimonianze su eventi simili e foto scattate con i cellulari dai testimoni, in qualche caso sacerdoti. Personalmente non so dare una spiegazione ma escludo che si tratti di un fenomeno di isteria collettiva".
"La luna e' attualmente molto vicina al sole (una piccola falce visibile prima dell'alba), percio' e' impossibile vederla insieme al sole, cioe' quando questo e' alto nel cielo. Se era visibile, e' evidente che il bagliore del sole era temperato, come appunto dicono i testimoni.
C'e' un'evidente analogia con i molti prodigi solari legati alle apparizioni della Madonna", commenta da parte sua un esperto sul blog "Amici di Papa Ratzinger" e nella discussione che si e' aperta i fedeli italiani concordano con i loro correligionari dell'Afrca, infatti altri post affermano che si e' trattato di un miracolo: "il Papa ha portato la luce di Cristo". "Senza la protezione e la forza che gli viene da Dio come avrebbe potuto superare questi sei anni e mezzo di feroci attacchi?", si chiede Laura e un anonimo commenta: "Gesu' ci dice che il Regno di Dio e' in mezzo a noi, e non lo dice soltanto a parole ma anche attraverso segni e prodigi. Dio con questo Suo intervento divino, ci chiama alla speranza e alla conversione".
Come e' noto il "miracolo del sole" si e' verificato a Fatima all'indomani delle apparizioni mariane e piu' volte a Roma, alle Tre Fontane. A Cova di Iria, dove pregavano i pastorelli, il 13 ottobre 1917 - raccontano le cronache - il sole apparve come una gigantesca ruota iridata, che girava e irradiava multiformi colori. Si arresto' per tre volte e poi parve staccarsi dal firmamento per precipitare sulla terra. Uno straordinario fenomeno simile a quello che si era verificato in Portogallo e' stato visto da migliaia di fedeli alle Tre Fontane il 12 aprile 1947 e si e' poi ripetuto nel 1968 e nel 1980 (mentre a Fatima una replica ci sarebbe stata lo scorso 13 maggio).
Alle Tre Fontane, il disco solare prima si e' comportato come a Fatima (eccetto il fenomeno di apparire in procinto di precipitare sulla terra) ma in un secondo tempo ha preso il colore di un’ostia, come se fosse coperto di una gigantesca ostia.
Un appunto privato di Pio XII pubblicato recentemente dal vaticanista Andrea Tornielli testimonia un episodio analogo nei Giardini Vaticani, che nel 1950 fu interpretato in cuor suo da Papa Pacelli come una conferma della validita' del dogma dell'Assunzione di Maria che stava per proclamare.

© Copyright (AGI)


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Re: Dal blog di Lella...
Paparatzifan, 22/11/2011 03.29:


I media hanno dato ampio risalto alla visita di Benedetto XVI


Il post precedente dice che i media hanno ignorato il viaggio... Questo qua invece afferma il contrario... Allora chi è che ha ragione?
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L'articolo si riferisce ai quotidiani locali, mentre credo che Vian si riferisce ai quotidiani italiani..... Grande Vian senza peli sulla lingua [SM=g6398] [SM=g6398]
22/11/2011 20:01
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Dal blog di Lella...

Tra i ragazzini assistiti dalle suore missionarie fondate da madre Teresa di Calcutta

Nella casa della carità

Dal nostro inviato Mario Ponzi

E alla fine, curiosi ma contenti per l'insolito dono, rigiravano tra le loro manine la coroncina del rosario che il Papa aveva appena regalato loro. Un dono semplice ma prezioso, quello lasciato da Benedetto XVI ai duecento bambini incontrati nella parrocchia di Santa Rita a Cotonou, sabato pomeriggio, prima di concludere un'intensa giornata attorno alla tavola con i vescovi della regione, in nunziatura.
Il Pontefice ha lasciato uno «strumento», come lo ha definito, per aiutare i bambini a pregare. E per convincere anche i genitori a farlo. A pregare per il Papa, come ha chiesto loro, per la Chiesa e per tutte le cose importanti di cui hanno bisogno. La preghiera sembra essere l'unica ancora di salvezza per tanti, tantissimi di loro.
Lo è sicuramente per quei bambini che non condividono la sorte di quello sparuto gruppo di più fortunati tra loro che hanno trovato, con l'accoglienza, l'amore e l'assistenza delle missionarie della Carità nel Foyer Pace e gioia. Il Papa è andato a trovarli prima di recarsi nella parrocchia di Santa Rita. La commozione è stata forte. Si è trovato dinnanzi bimbi sfigurati nei volti e storpiati nei corpi dalla malattia, abbandonati a se stessi se non fosse per queste suore dal cuore immenso.
Già venerdì sera, poco dopo l'arrivo in Benin, nella basilica di Notre Dame di Cotonou, il Papa aveva salutato un piccolo gruppo di bambini colpiti dalla lebbra. Proprio in momenti come questi si mostra una delle piaghe più grandi dell'Africa, la sofferenza degli innocenti.
Benedetto XVI si è trovato in mezzo ai piccoli riuniti nel cortile della casa delle religiose di madre Teresa di Calcutta. Lo stavano aspettando da ore, vestiti a festa.
I più piccini all'occidentale, con tanto di camicia nuovissima, come le scarpe e la cravatta. I più grandicelli invece indossavano abiti tradizionali, più consoni alle coreografie che hanno eseguito per il Papa.
Entrato nel Foyer gli è stata presentata Benedicta, di appena quindici giorni. L'ha guardata con grande tenerezza e ha segnato la sua fronte con la croce. Poi si è messo ad ascoltare le canzoni dei bimbi e assistere ai loro balletti. Il volto era sorridente, ma gli occhi chiaramente velati dalla tristezza. È riuscito a mascherarla fino a quando lo hanno circondato di nuovo per accompagnarlo nella parrocchia dove lo attendevano gli altri. In dono ha lasciato un mosaico raffigurante la Madonna zingarella. È un'immagine molto cara a questi bambini. Ne custodivano una simile all'ingresso della casa. La chiamano zingarella perché è un'immagine che ha fatto il giro del mondo prima di finire nel foyer. Durante il sopralluogo compiuto lo scorso anno da Alberto Gasbarri e Paolo Corvini per la definizione di alcuni aspetti logistici della visita, era stata notata questa immagine, ormai rovinata dal tempo. E così si è pensato di riprodurla in un mosaico. Sono stati felicissimi di riceverla.
Nella chiesa parrocchiale il Papa è stato accolto dal canto guidato dal coro dell'Infanzia missionaria. Poi, dopo il discorso degli adulti -- il vescovo di Porto Novo, capitale del Benin, monsignor René-Marie Ehouzou, responsabile della Pastorale per i bambini -- Aïcha Hounsounou, una ragazzina di nove anni con una voce argentina, gli ha parlato di loro e del loro Paese. Parole forse anche troppo importanti per una bambina, che tuttavia non hanno illustrato a pieno la realtà del dramma che pesa sulle loro gracili spalle. Forse Aïcha non sa che ancora oggi almeno quattrocentomila bambini beninesi sono vittime di loschi traffici; che gli ospedali del Paese sono sovraffollati di piccoli ricoverati in gravi condizioni perché denutriti; seimila nel 2010 quelli assistiti nell'ospedale dei Fatebenefratelli a Tanguìeta. «Solo nell'ultimo anno -- ha detto fra' Luca Beato, vice presidente di una onlus che da quindici anni sostiene gli ospedali dei fatebenefratelli in Benin e in Togo -- a causa dell'aggravarsi della crisi economica che colpisce il Paese, i bambini ricoverati per denutrizione sono raddoppiati, da tremila a seimila». E la situazione non accenna a diminuire. Gli ospedali scoppiano; i piccoli pazienti vengono adagiati anche lungo i corridoi su misere stuoie. «Il personale assistente -- spiega -- fa fatica persino a passare».
Ma è la storia stessa del Paese a essere deturpata dalle violenze perpetrate nei confronti dei bambini.
Ne è testimone padre Pierre Bio-Sanou, missionario che vive tra i Bariba del nord del Benin, in stragrande maggioranza animisti e ossessionati dalla credenza nel potere degli stregoni. «Un'antica usanza -- racconta -- vuole che sia dichiarato stregone, e come tale debba morire appena uscito dal grembo della madre, ogni bambino che nasce con parto podalico, o prematuro di otto mesi e nato a faccia in giù. Viene abbandonato appena nato, senza nessuna assistenza. Poi passano i carnefici che lo portano in un luogo da cui non torna mai più. Quando attraversano il villaggio con il neonato si crea il vuoto attorno». Ne racconta altre di storie padre Pierre. Estremamente drammatiche. «Chi nasce con un dente o inizia la dentizione dall'arcata superiore a otto mesi -- aggiunge -- viene sottoposto a inaudita violenza sino alla morte». Molti genitori ormai tengono nascosti i figli che nascono con questi difetti e mantengono il segreto. È difficile dire se e quanto ancora oggi sia seguita questa infame usanza. Padre Auguste, un cappuccino locale, lotta da anni insieme a una suora dell'istituto figlie di Padre Pio, contro questa piaga, e ha denunciato l'infanticidio in tutte le sedi nazionali e internazionali. Lui si dice «certo che in alcune regioni ancora si pratica questa barbarie, condannata peraltro anche in sede istituzionale. Ma è difficile o quasi inesistente il controllo». Anche se non lo sanno i bambini di Santa Rita, pregheranno anche per questo.
La Chiesa locale è molto impegnata nel soccorrere i più disagiati. Sono realizzate diverse strutture nelle quali è possibile assisterli. Peraltro l'ospedale pediatrico del Papa, il Bambino Gesù, proprio in concomitanza con la visita in Benin ha sottoscritto un accordo con l'Ospedale San Padre Pio di N'Dali, area rurale proprio nel nord dello Stato. L'accordo, prevede la formazione di personale medico per fronteggiare la malnutrizione. L'ospedale è gestito dalla Congregazione beninese delle figlie di San Padre Pio e dai frati cappuccini. Ora grazie alla collaborazione siglata con il presidente Profiti e il dottor Borghese, della sezione internazionale del Bambino Gesù, sarà in grado di garantire assistenza e cure a una popolazione di oltre 500.000 abitanti. La festa nella parrocchia di Santa Rita è andata avanti per un bel po'. Il Papa, per nulla affaticato dal tour de force che ha caratterizzato la giornata di sabato, era felice di trovarsi in quel luogo, di ascoltare quei bambini, di fermarsi con loro nonostante la pesantezza di un clima soffocante, per l'umidità al 97 per cento.
Uscito dalla chiesa si è ritrovato ancora una volta immerso in una folla gigantesca, colorata quanto festosa. Con molte difficoltà il corteo è riuscito a procedere. Cantavano tutti, muovendosi ritmicamente e anche pericolosamente perché ballavano anche le tante donne con i loro carichi appoggiati sulla testa. Portano di tutto: da ceste di pane a frigo portatili con le bibite, a cesti pieni di sigarette. Ce ne era addirittura una con un vecchio televisore caricato sulla testa, di quelli piccolini con ancora il tubo catodico. Sono loro il mercato mobile di Cotonou. Ce n'è una succursale in ogni strada ed è possibile acquistare di tutto, dai generi alimentari, ai vestiti a suppellettili varie. Eppure nonostante il peso anche queste donne coraggiose non hanno voluto far mancare il loro apporto a una festa che tutta la città ha vissuto con una gioia intensa.

(©L'Osservatore Romano 21-22 novembre 2011)


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Re: Re: Dal blog di Lella...

-danich-, 22/11/2011 17.10:



L'articolo si riferisce ai quotidiani locali, mentre credo che Vian si riferisce ai quotidiani italiani..... Grande Vian senza peli sulla lingua [SM=g6398] [SM=g6398]



Vedi come fanno confusione? Chi legge solo i titoli (come molte volte succede a me) capisce diversamente. Bastava aggiungere la parola "locali" e la cosa sarebbe stata più chiara! [SM=g7566] [SM=g8431]

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