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Viaggio apostolico in Cipro

Ultimo Aggiornamento: 08/06/2010 16:13
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06/06/2010 20:58
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Dal blog di Lella...

SINODO M.O.: CRISTIANI FUGGONO NELL'INDIFFERENZA DEL MONDO

Salvatore Izzo

(AGI) - Nicosia, 6 giu.

"Sarebbe una perdita per la Chiesa universale se il Cristianesimo dovesse affievolirsi o scomparire proprio là dove è nato”.
C’è dunque la “grave responsabilità” di “mantenere la fede cristiana in queste terre sante”.
Lo afferma il documento di base dell'Assemblea Speciale del Sinodo che Benedetto XVI ha consegnato questa mattina, nel corso di una celebrazione a Nicosia, ai rappresentanti dell’episcopato del Medio Oriente che si riuniranno a Roma dal 10 al 24 ottobre sul tema: “La Chiesa Cattolica in Medio Oriente: comunione e testimonianza.
‘La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola’”. "Da decenni - denuncia il documento - la mancata risoluzione del conflitto israelo-palestinese, il non rispetto del diritto internazionale e dei diritti umani, e l’egoismo delle grandi potenze hanno destabilizzato l’equilibrio della regione e imposto alle popolazioni una violenza che rischia di gettarle nella disperazione".
Il documento sottolinea che i conflitti regionali rendono "ancora più fragile" la situazione dei cristiani. Essi infatti "sono tra le principali vittime della guerra in Iraq", ma "ancor’oggi la politica mondiale non ne tiene sufficiente conto". Mentre “in Libano, i cristiani sono divisi sul piano politico e confessionale”. “In Egitto, la crescita dell’Islam politico, da una parte, e il disimpegno, in parte forzato, dei cristiani nei confronti della società civile, dall’altra, rendono la loro vita esposta a serie difficoltà”. “In altri Paesi, l’autoritarismo, cioè la dittatura, spinge la popolazione, compresi i cristiani, a sopportare tutto in silenzio per salvare l’essenziale. In Turchia, il concetto attuale di laicità pone ancora problemi alla piena libertà religiosa del Paese” . Nel dociumento "i cristiani sono esortati a non tralasciare il loro impegno nella società nonostante le tentazioni allo scoraggiamento".
"In questo contesto di conflittualità, difficoltà economiche e limitazioni politiche e religiose, i cristiani - constatano i membri del Consiglio della Segreteria del Sinodo - continuano ad emigrare", mentre “nel gioco delle politiche internazionali si ignora spesso l’esistenza dei cristiani, i quali ne sono le prime vittime; questa è una delle cause principali dell’emigrazione". I vescovi del Medio Oriente, dunque, "invitano le Chiese in Occidente a sensibilizzare i governi dei loro Paesi a questa situazione". Ma soprattutto si rivolgono ai loro fedeli, posti davanti a questa "sfida". "Sostenuto dalla comunità cristiana universale, il cristiano del Medio Oriente - affermano i presuli - è chiamato ad accettare la propria vocazione, al servizio della società”. L’invito ai credenti è che “siano dei testimoni, consapevoli che testimoniare la verità può portare ad essere perseguitati”. I cristiani, nonostante il loro “numero esiguo”, ricorda il documento, “appartengono a pieno titolo al tessuto sociale e all’identità stessa” di questi Paesi. La loro scomparsa rappresenterebbe una perdita per il pluralismo del Medio Oriente".
Il testo esprime “la preoccupazione per le difficoltà del momento presente, ma, al contempo, la speranza, fondata sulla fede cristiana”. “La storia - si legge nel documento - ha fatto sì che diventassimo un piccolo gregge. Ma noi, con la
nostra condotta, possiamo tornare ad essere una presenza che conta".
“Ai cristiani del Medio Oriente - sottolinea l’Instrumentum laboris - si può ripetere ancora oggi: ‘Non temere, piccolo gregge', tu hai una missione, da te dipenderà la crescita del tuo Paese e la vitalità della tua Chiesa, e ciò avverrà solo con la pace, la giustizia e l’uguaglianza di tutti i suoi cittadini”.
"Purtroppo - ammettono i vescovi - si deve constatare che oggi lo slancio
evangelico è spesso frenato e la fiamma dello Spirito sembra essersi affievolita”.
“Se la Chiesa non lavora per le vocazioni è destinata a scomparire”. La crisi delle vocazioni è dovuta a varie cause: emigrazione delle famiglie, diminuzione delle nascite, un ambiente sempre più contrario ai valori evangelici. Inoltre “la mancanza di unità tra i membri del clero” costituisce “una controtestimonianza” mentre “la formazione umana e spirituale di sacerdoti, religiosi e religiose talvolta lascia a desiderare” . Anche “la vita contemplativa, pilastro di ogni vera consacrazione è assente nella maggior parte delle congregazioni”.
Infine il documento rileva la crescente immigrazione in Medio Oriente di lavoratori africani ed asiatici, tra cui molti cristiani, “spesso oggetto di ingiustizie sociali sfruttamento e abusi sessuali”. In questa situazione i cattolici sono chiamati ad essere “sempre più testimoni autentici della Resurrezione nella società” .

© Copyright (AGI)

SINODO M.O.: LA LAICITA' POSITIVA COSTRUISCE LA PACE E LA DEMOCRAZIA

Salvatore Izzo

(AGI) - Nicosia, 6 giu.

I cattolici del Medio Oriente sono chiamati a promuovere il concetto di “laicità positiva” dello Stato per “alleviare il carattere teocratico del governo” e permettere “più uguaglianza tra i cittadini di religioni differenti favorendo così la promozione di una democrazia sana, positivamente laica, che riconosca pienamente il ruolo della religione, anche nella vita pubblica, nel pieno rispetto della distinzione tra gli ordini religioso e temporale”. Lo afferma il documento di base dell'Assemblea Speciale del Sinodo che Benedetto XVI ha consegnato questa mattina a Nicosia. "I cristiani - spiega il testo - devono essere minoranza attiva, senza ripiegarsi su di sé “in un atteggiamento ghettizzante”. La Chiesa incoraggia a formare famiglie numerose e promuove l’educazione, “che resta l’investimento maggiore”: le scuole e università cattoliche accolgono migliaia di persone di tutte le religioni, così come i centri ospedalieri e i servizi sociali". Tuttavia, le Chiese e le scuole cattoliche “potrebbero aiutare di più i meno fortunati”. E’ infatti “soprattutto grazie alle attività caritative indirizzate non soltanto ai cristiani, ma anche ai musulmani e agli ebrei, che l’azione delle Chiese in favore del bene comune è particolarmente tangibile”. C’è poi nel testo un “richiamo alla trasparenza nella gestione del denaro della Chiesa, soprattutto da parte dei sacerdoti e dei Vescovi, per distinguere ciò che è dato per uso personale da ciò che appartiene alla Chiesa".

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SINODO M.O.: VIOLENZA DEI FORTI PORTA A RISPOSTA TERRORISMO

Salvatore Izzo

(AGI) - Nicosia, 6 giu.

Nella situazione conflittuale della regione i cristiani, sono esortati a promuovere "la pedagogia della pace": si tratta di una via "realistica, anche se rischia di essere respinta dai piu'; essa ha anche piu' possibilita' di essere accolta, visto che la violenza tanto dei forti quanto dei deboli ha condotto, nella regione del Medio Oriente, unicamente a fallimenti e a uno stallo generale". Si tratta di una situazione "sfruttata dal terrorismo mondiale piu' radicale".
"Il cristiano - si legge nel documento di base del Sinodo Speciale, consegnato oggi dal Papa a Nicosia - ha un contributo speciale da apportare nell'ambito della giustizia e della pace"; ha il dovere di "denunciare con coraggio la violenza da qualunque parte essa provenga, e suggerire una soluzione, che non puo' passare che per il dialogo", la riconciliazione e il perdono. Tuttavia i cristiani devono "esigere con mezzi pacifici" che anche i loro diritti "siano riconosciuti dalle autorita' civili"

© Copyright (AGI)

SINODO M.O.: occupazione israeliana dei territori e' grave ingiustizia

Salvatore Izzo

(AGI) - Nicosia, 6 giu.

“L’occupazione israeliana dei territori Palestinesi rende difficile la vita quotidiana per la libertà di movimento, l’economia e la vita sociale e religiosa (accesso ai Luoghi Santi, condizionato da permessi militari accordati agli uni e rifiutati agli altri, per ragioni di sicurezza)".
Lo afferma il documento di base dell'Assemblea Speciale del Sinodo che Benedetto XVI ha consegnato questa mattina a Nicosia.
Inoltre, denuncia il testo, "alcuni gruppi fondamentalisti cristiani giustificano, basandosi sulle Sacre Scritture, l’ingiustizia politica imposta ai palestinesi, il che rende ancor più delicata la posizione dei cristiani arabi”.
I rapporti con l’ebraismo che trovano “nel Concilio Vaticano II un punto di riferimento fondamentale” occupano un lungo capitolo dell'Instrumentum laboris redatto dal Consiglio della Segreteria del Sinodo sulla base delle risposte ai questionari fatte pervenire a Roma dagli episcopati locali. Il dialogo con gli ebrei è definito “essenziale, benché non facile” risentendo del conflitto israelo-palestinese.
La Chiesa auspica che “ambedue i popoli possano vivere in pace in una patria che sia la loro, all’interno di confini sicuri ed internazionalmente riconosciuti”. Si ribadisce la ferma condanna dell’antisemitismo, sottolineando che “gli attuali atteggiamenti negativi tra popoli arabi e popolo ebreo sembrano piuttosto di carattere politico” e dunque estranei ad ogni discorso ecclesiale. I cristiani sono chiamati “a portare uno spirito di riconciliazione basata sulla giustizia e l’equità per le due parti. D’altra parte, le Chiese nel Medio Oriente invitano a mantenere la distinzione tra la realtà religiosa e quella politica”.
Anche le relazioni della Chiesa Cattolica con i musulmani hanno fondamento nel Concilio Vaticano II. Vengono ribadite in proposito le parole di Benedetto XVI: “Il dialogo interreligioso e interculturale fra cristiani e musulmani non può ridursi ad una scelta stagionale. Esso è infatti una necessità vitale, da cui dipende in gran parte il nostro futuro”. Si rileva che “è importante da una parte avere i dialoghi bilaterali - con gli ebrei e con l’Islam - e poi anche il dialogo trilaterale”.

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SINODO M.O.: CON ISLAM IL CONFLITTO E' SULLA LIBERTA' RELIGIOSA

Salvatore Izzo

(AGI) - Nicosia, 6 giu.

In Medio Oriente, "libertà di religione vuol dire solitamente libertà di culto, non dunque libertà di coscienza, cioè della libertà di credere o non credere, di praticare una religione da soli o in pubblico senza alcun impedimento, e dunque della libertà di cambiare religione". Lo denuncia il documento di base dell'Assemblea Speciale del Sinodo che Benedetto XVI ha consegnato questa mattina a Nicosia. In questo contesto, affermano i vescovi, "la religione è, in generale, una scelta sociale e perfino nazionale, non individuale". E "cambiare religione è ritenuto un tradimento verso la società, la cultura e la Nazione costruita principalmente su una tradizione religiosa”. Per questo “la conversione alla fede cristiana è vista come il frutto di un proselitismo interessato, non di una convinzione religiosa autentica. Per il musulmano, essa è spesso vietata dalle leggi dello Stato”.
D’altra parte, per quanto riguarda i cristiani, rileva il testo, “in alcuni casi, la conversione all’Islam non avviene per convinzione religiosa, ma per interessi personali. A volte, essa può verificarsi anche sotto la pressione del proselitismo musulmano”. E se i cattolici "affermano il fermo rifiuto del proselitismo cristiano (il documento condanna infatti “decisamente il proselitismo che usa mezzi non conformi al Vangelo”), esso è apertamente praticato da alcune comunità ‘evangeliche". Per i vescovi dunque "la questione dell’annuncio ha bisogno di una riflessione più approfondita” per arrivare ad affermare “il diritto di ogni persona e la sua completa libertà di coscienza".
Le relazioni tra cristiani e musulmani sono, più o meno spesso, difficili - rileva il documento - soprattutto per il fatto che i musulmani non fanno distinzione tra religione e politica, il che mette i cristiani nella situazione delicata di non-cittadini, mentre essi sono cittadini di questi Paesi già da ben prima dell’arrivo dell’Islam".
Secondo i vescovi, "la chiave del successo della coesistenza tra cristiani e musulmani dipende dal riconoscere la libertà religiosa e i diritti dell’uomo”. “I cristiani sono chiamati - affermano i presuli del Medio Oriente - a non isolarsi in ghetti, in atteggiamenti difensivi e di ripiegamento su di sé tipici delle minoranze.
Molti fedeli insistono sul fatto che cristiani e musulmani sono chiamati a lavorare assieme per promuovere la giustizia sociale, la pace e la libertà, e difendere i diritti umani e i valori della vita e della famiglia”. Si suggerisce “la revisione dei libri scolastici e soprattutto di insegnamento religioso, affinché siano liberi da ogni pregiudizio e stereotipo sull’altro” e si invita al dialogo della “verità nella carità”.
Il documento affronta quindi il tema dell’evangelizzazione in una società musulmana affermando che può avvenire solo attraverso la testimonianza: ma “si chiede che essa sia garantita anche da opportuni interventi esterni”. Secondo i vescovi, l’attività caritativa delle comunità cattoliche “verso i più poveri e gli esclusi, senza discriminazione, rappresenta il modo più evidente della diffusione dell’insegnamento cristiano. Tali servizi - infatti - spesso sono assicurati solo dalle istituzioni ecclesiali".

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SINODO M.O.: L'ESTREMISMO ISLAMICO E' UNA MINACCIA PER TUTTI

Salvatore Izzo

(AGI) - Nicosia, 6 giu.

"L’estremismo islamico continua a crescere in tutta l’area del Medio Oriente costituendo “una minaccia per tutti, cristiani, ebrei
e musulmani”. Lo denuncia il documento di base dell'Assemblea Speciale del
Sinodo che Benedetto XVI ha consegnato questa mattina a Nicosia.
Il documento, di una quarantina di pagine, è stato realizzato dall’elaborazione delle
numerose risposte al questionario pervenute dai Sinodi dei vescovi delle Chiese Orientali Cattoliche sui iuris, dalle Conferenze episcopali, dai Dicasteri della Curia Romana, dall’Unione dei Superiori Generali come pure da tante persone singole e gruppi ecclesiali.
Nella prefazione, il segretario generale del Sinodo dei Vescovi, l’arcivescovo Nikola Eterovich;, sottolinea che “la situazione attuale nel Medio Oriente è per non pochi versi simile a quella vissuta dalla primitiva comunità cristiana in Terra Santa” in mezzo a difficoltà e persecuzioni. “I primi cristiani agivano in situazioni alquanto avverse. Trovavano l’opposizione e l’inimicizia dei poteri religiosi del proprio popolo, la loro patria era occupata, inserita all’interno del potente impero romano”. Ciononostante “proclamavano integra la Parola di Dio”, compreso l’amore per i nemici, arrivando a testimoniare “con il martirio la fedeltà al Signore della vita”.

© Copyright (AGI)


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