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Viaggio apostolico in Cipro

Ultimo Aggiornamento: 08/06/2010 16:13
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06/06/2010 08:39
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Il Papa a Cipro: contribuite al dialogo

«Troviamo tutti la saggezza e la forza di lavorare insieme per una giusta soluzione dei problemi ancora da risolvere»

Elisa Pinna

NICOSIA

Le finestre dell'abside si trovano nella parte turca di Nicosia, la navata nella terra di nessuno controllata dai caschi blu dell'Onu. In mezzo un muro che taglia la parrocchia cattolica della Santa Croce, minuscolo segmento di quella linea verde che spezza in due la vita di Cipro dal 1974, da quando i turchi invasero il Nord dell'isola in risposta a un tentativo di colpo di stato filo-greco. In questa chiesa, simbolo di uno dei tanti fili elettrici scoperti che attraversano il Medio Oriente, Papa Benedetto XVI ieri sera ha celebrato messa e ha lanciato un appello ai cristiani e, in particolare, ai religiosi: non cedete di fronte alla tentazione di emigrare, il Medio Oriente ha bisogno della «speranza» cristiana.
Poco prima, a riprova che nonostante le difficoltà il dialogo e l'amicizia possono apparire da dietro l'angolo, il pontefice aveva incontrato nel giardino della nunziatura un anziano leader musulmano del Nord dell'isola. Un mistico sufi conosciuto in tutto il mondo: Sheik Mehmet Nazim Adil Al - Haquani. Benedetto XVI indossava i paramenti sacri ed era già alla testa della processione diretta verso la vicina parrocchia; Nazim, 89 anni, lo attendeva su una sedia, circondato da discepoli premurosi. Si sono salutati, hanno scherzato sulla loro vecchiaia e alla fine si sono abbracciati e si sono promessi reciproche preghiere.
Nell'incessante tessitura di rapporti ecumenici e interreligiosi, il Papa ha fatto visita ieri all'arcivescovo Chrysostomos, capo della Chiesa greco-ortodossa di Cipro. Si erano già salutati venerdì, all'arrivo del pontefice sull'isola, e l'esponente orientale aveva criticato duramente la «barbara» occupazione turca nei territori del Nord. Ieri mattina solo parole di benvenuto. È stato Benedetto XVI a parlare della situazione di Cipro dove gli sforzi per una riunificazione tra le due parti e per il ritiro delle truppe turche non hanno avuto ancora un esito positivo. Il Papa ha detto di pregare «perché tutti gli abitanti di Cipro, con l'aiuto di Dio, trovino la saggezza e la forza di lavorare insieme per una giusta soluzione dei problemi che ancora sono da risolvere, impegnandosi per la pace e la riconciliazione e costruendo per le generazioni future una società che si distingua per il rispetto dei diritti di tutti». Poi, allargando il discorso all'intero Medio Oriente, ha scandito: «Nessuno può rimanere indifferente alla necessità di offrire sostegno in ogni maniera possibile ai cristiani di quella tormentata regione, affinché le sue antiche Chiese possano vivere in pace e prosperità».
Durante la messa di fine giornata, nella parrocchia situata nella terra di nessuno e protetta dai caschi blu dell'Onu, Benedetto XVI ha rilanciato il messaggio. L'ombra dell'uccisione di mons. Padovese, anche se non dettata da motivazioni politiche o religiose pesa, e rende percepibile l'isolamento in cui vivono spesso i vescovi e i preti nell'area. «Nei miei pensieri e nelle mie preghiere mi ricordo in modo speciale – ha confessato il papa – dei molti sacerdoti e religiosi del Medio Oriente che stanno sperimentando in questi momenti una particolare chiamata a conformare le proprie vite al mistero della croce del Signore».

Le tre vie

L'appello lanciato a Cipro da Benedetto XVI alla comunità internazionale è un appello alla ragione, concreto e «con uno scopo che può essere compreso e accettato da tutti, al di là di ogni divisione: servire il bene comune». Lo afferma un editoriale dell'Osservatore Romano a firma del direttore, Giovanni Maria Vian. Spiega il quotidiano della Santa Sede: «Tre sono le vie indicate dal Papa» a Nicosia: «Agire sulla base della conoscenza dei fatti reali, destrutturare le nefaste ideologie politiche che hanno disseminato di tragedie il Novecento, fondarsi sui principi etici della legge naturale». Tutto ciò fa parte, prosegue l'Osservatore, di un appello concreto da parte del Pontefice che non va scambiato per un «pacato ragionare di Benedetto XVI» o «per un esercizio teorico e sterile di raffinata intellettualità». Ancor più, sottolinea il quotidiano, che l'appello di Ratzinger è stato lanciato «in un Paese diviso innaturalmente e sulle soglie di una regione, il Vicino e il Medio Oriente, segnata da conflitti che sembrano non avere fine e costituiscono un pericolo permanente per la pace mondiale». «Con la conseguenza gravissimadi allargare l'abisso dell'odio e di mettere a rischio l'esistenza stessa di antichissime Chiese cristiane, proprio là dove il cristianesimo è nato e si è sviluppato nei primi secoli».

© Copyright Gazzetta del sud, 6 giugno 2010


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