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Viaggio apostolico in Cipro

Ultimo Aggiornamento: 08/06/2010 16:13
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03/06/2010 16:10
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Domani il Papa a Cipro. Il Patriarca Twal: un Paese diviso come la Terra Santa che aspira alla pace



Avrà inizio domani il viaggio apostolico di Benedetto XVI a Cipro, primo Papa in assoluto a mettere piede nell’isola. Molti i motivi che portano Benedetto XVI in questa terra e molte le attese per questo evento “storico” che porterà per alcuni giorni Cipro all’attenzione dei mass-media internazionali. Ma sentiamo la nostra inviata, Adriana Masotti.



Il Papa stesso ha chiarito l’obiettivo di questa sua visita accennandovi domenica scorsa e all’udienza generale di ieri: presentare le linee di lavoro per il Sinodo per il Medioriente, in Vaticano il prossimo ottobre, e “incontrarsi e pregare con i fedeli cattolici e ortodossi”. Benedetto XVI ha poi chiesto di pregare perchè questo viaggio “sia ricco di frutti spirituali per le care comunità cristiane del Medioriente”. Non ultimo motivo poi ripercorrere le orme di San Paolo che, come si legge negli “Atti degli Apostoli” ha toccato il porto di Paphos a sud ovest dell’isola, prima tappa di Benedetto XVI a Cipro. Un viaggio dunque a carattere spirituale e pastorale, ma inserito nella particolare situazione dell’isola, la cosiddetta “questione cipriota”. Cipro soffre ancora oggi una dolorosa divisione: al nord i territori occupati dal 1974 dalle truppe turche autoproclamati “Repubblica turca di Cipro Nord”, abitati da turchi-ciprioti, musulmani. Al Sud la Repubblica di Cipro dove vivono i greco-ciprioti a maggioranza ortodossi, economicamente molto più sviluppata. A dividere l’isola una linea di demarcazione mai oltrepassata fino al 2003 e oggi con 6 valichi lungo tutto il suo percorso. Anche Nicosia è divisa e solo nel 2008 è praticabile, con documenti in mano, il passaggio attraverso un check-point che taglia in due via Ledra, la strada principale della capitale. Lungo la linea di demarcazione, la zona cuscinetto controllata dai soldati dell’Onu. Ed è proprio all’interno di quest’area che soggiornerà il Papa nel convento francescano che ospita la nunziatura. Il Papa avrà dunque sotto gli occhi i segni concreti della divisione: fili spinati, sacchi anti proiettile ammassati, vetri rotti e edifici abbandonati. In tutti la speranza che la presenza del Papa serva ad incoraggiare i negoziati in corso tra il Presidente di Cipro, Demetris Christofias e il leader turco-cipriota Dervish Eroglu per una soluzione. Il Papa ha in programma l’incontro con la Chiesa cattolica nei suoi diversi riti, in tutto circa 25 mila; l’incontro con fedeli ortodossi e in particolare con l’arcivescovo ortodosso di Cipro, Sua Beatitudine Chrysostomos II sul cui invito Benedetto XVI sarà a Cipro. E poi la visita al presidente Christofias e la Messa, domenica mattina, nel Palazzo dello sport di Nicosia. La stampa locale dà risalto alla visita del Papa, dimostra interesse per una presenza che può favorire la pace e la giustizia, la gente è curiosa. Molti tra gli ortodossi non conoscono Benedetto XVI e sono contenti di questa opportunità. I cattolici, la maggioranza dei quali sono lavoratori immigrati dall’Asia e dall’Africa, la vivono come l’occasione per la loro vita di poter dire: “Ho visto il Papa”.



Il viaggio apostolico di Benedetto XVI a Cipro rappresenta un’ideale prosecuzione del suo pellegrinaggio un anno fa in Terra Santa e dimostra il costante interesse del Papa per le comunità cristiane del Medioriente. A Cipro, Benedetto XVI consegnerà ai vescovi della regione l’Instrumentum Laboris, tappa importante verso il Sinodo per il Medioriente. Tra essi ci sarà anche il Patriarca latino di Gerusalemme, mons. Fouad Twal. Adriana Masotti lo ha intervistato:



R. – Siamo francamente felici di vedere il Santo Padre visitare nuovamente la Terra Santa, di visitare di nuovo il Patriarcato latino, visto che l’isola di Cipro è parte integrante del Patriarcato latino di Gerusalemme. Siamo felici, è un segno in più della sua sollecitudine e preoccupazione per questa terra, senza dimenticare l’aspetto della comunione, l’aspetto dell’ecumenismo, che con questo gesto lui compie, sia con le autorità ortodosse e religiose cipriote che quelle civili. Siamo molto, molto felici. Cipro ha una cosa in comune con Gerusalemme: i muri che stanno a due passi da qui, che separano l’isola in due parti, nord e sud. Noi siamo abituati a questi muri di vergogna che separano la gente, le famiglie, le proprietà, le parrocchie, i preti, i parrocchiani. E’ un dramma che continua. Noi non dimentichiamo che siamo ancora una Chiesa del Calvario e la Croce ormai è il nostro pane quotidiano, senza dimenticare che il Calvario non è lontano da una tomba vuota. Siamo la Chiesa della Resurrezione e della speranza. Tocca a noi, capi religiosi, insieme al Santo Padre, incoraggiare la gente a non aver paura, ad andare avanti. C’è una dimensione spirituale, c’è un Dio che è con noi, che ci ama, che ci perdona. Non dobbiamo avere paura. D'altra parte l’attacco di Israele non ha fatto altro che aggravare la situazione. Il buon senso manca totalmente lì. Se la gente vede che la politica è fatta solamente da reazioni di paura, non possiamo fare niente. Manca la pace, manca la fiducia, manca la buona volontà e forse tocca a noi e a loro, alla comunità internazionale, fare qualcosa per creare una mentalità di pace, per cambiare il modo di pensare e non avere paura della pace. Finora, alcuni hanno più paura della pace che della guerra. Eppure la pace è bella, ne abbiamo bisogno e merita tutti i nostri sacrifici.



Ma cosa si attende dal Papa la comunità cattolica di Cipro? Adriana Masotti lo ha chiesto a padre Umberto Barato, vicario patriarcale dei Latini a Cipro:



R. - Ci confermerà nella nostra fede cattolica, ci confermerà nel valore che ha il Papato nella Chiesa e nell’unità di tutti noi con il vicario di Cristo, che è padre più che capo. Io penso che lui venga qui da padre e noi possiamo considerarci dei figli e delle figlie davanti a lui. Quindi, che lui ci dia questa parola che confermi la nostra fede, che la aumenti se è possibile e nello stesso tempo anche che dia a questa gente e agli immigrati una parola di consolazione, soprattutto agli immigrati. Io metto sempre l’accento su di loro, perché sono - diciamo così - i più infelici anche, i più isolati, quelli che sono lontani fisicamente dalle loro famiglie.





D. - L’edificio che ospiterà il Papa a Nicosia è un convento francescano dove risiede anche il nunzio apostolico e si trova nella cosiddetta zona cuscinetto controllata dai soldati dell’Onu. Il Papa affacciandosi vedrà la zona nord della città, quella al di là della linea di demarcazione, che taglia il paese. Pensa che sarà un impatto forte?





R. - Penso di sì. Anche qui gli edifici davanti alla Chiesa sono lasciati un po’ come sono, cioè semidistrutti, semicadenti: così potrà vedere com’è la situazione. Ho sentito dire dall’Onu: c’è l’urgenza di trovare una soluzione tra le due parti, affinché non ci sia più questa grande divisione, e lui dirà senz’altro una parola anche su questo, non una parola per risolvere il problema, ma certamente d’incoraggiamento per i due capi che si incontrano.





D. - Voi avete speranza in questo?





R. - Certo, la speranza c’è sempre. Dobbiamo andare avanti, anche se ci sono difficoltà da una parte e dall’altra, per trovare una soluzione.

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