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2 Febbraio La Candelora e la Presentazione di Gesù al Tempio: Giornata per la Vita Consacrata

Ultimo Aggiornamento: 02/02/2014 15:46
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01/02/2010 18:47
 
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La festa dell'Ingresso del Signore nel Tempio

Beato il sacerdote
che oggi offre al Padre il Figlio del Padre



di Manuel Nin

La tradizione liturgica siro-occidentale celebra come grande festa il quarantesimo giorno dopo la nascita di Cristo, a partire dal vangelo di Luca (2, 22-40). Già Egeria, nella seconda metà del iv secolo, ci parla di questa celebrazione a Gerusalemme, presso la basilica della Risurrezione e la paragona quasi alla Pasqua:  cum summa laetitia ac si per Pascha. Nei secoli v e vi la festa  si celebra ad Alessandria, Antiochia e Costantinopoli  e  alla  fine  del  vii viene  introdotta  a  Roma  da  papa Sergio 1
.

In tutte le liturgie cristiane la festa del 2 febbraio è un annunzio evidente della Pasqua. Nella tradizione siro-occidentale l'Ingresso di Gesù nel tempio si celebra in un contesto di prefigurazione pasquale e viene messo in parallelo con la sua discesa agli inferi. Una delle prime preghiere dei vespri recita:  "Per salvare gli uomini fatti dalla polvere, ecco che Dio scende fino allo Sheol; concede ai prigionieri la salvezza e la libertà, ai ciechi la vista, e ai muti la voce per cantare:  sei benedetto Signore, Onnipotente Dio dei nostri padri".

Diversi testi dell'ufficiatura vespertina leggono allegoricamente lo stesso testo evangelico:  "Tu che accetti i sacrifici e porti a compimento i misteri, tu hai, secondo la Legge, presentato un paio di tortore. Ed ecco che l'anziano Simeone seppe che tu sei il Signore dei due Testamenti, dell'Antico e del Nuovo". Simeone è paragonato, nell'accogliere e reggere il bambino, agli angeli attorno al trono di Dio:  "Simeone fu un cherubino spirituale e anche un serafino; nelle sue braccia, come delle ali, tenne il Signore dei serafini e chiese a un bambino, come fosse un re, la sua liberazione".

Gli Inni di sant'Efrem cantati nell'ufficiatura della notte sottolineano diversi aspetti della teologia della festa. Simeone viene presentato allo stesso tempo come offerente e offerto, titolo che la liturgia bizantina poi darà direttamente a Cristo:  "Per amore di Lui divenne grande il vecchio Simeone, al punto di poter offrire, lui, un mortale, colui che vivifica tutto. Con la forza che viene da Lui Simeone lo poté portare; proprio lui, che lo offriva, era da Lui offerto".

Ancora Efrem presenta Simeone e Anna come due nonni che cantano delle nenie al bambino. In una strofa si ritrovano il tema della discesa agli inferi e il collegamento con la Pasqua:  "Nel tempio santo Simeone lo portava cantandogli una nenia:  Sei venuto, o clemente, tu che hai clemenza della mia vecchiaia e fai entrare le mie ossa in pace nello Sheol. Grazie a te risusciterò dal sepolcro al paradiso". Come Adamo Simeone verrà introdotto dal Signore in paradiso.

Per Anna una delle strofe utilizza immagini fortemente sacramentali nel descrivere il suo incontro con il bambino:  "Lo abbracciò Anna, e pose la propria bocca sulle sue labbra. E lo Spirito si posò sulle sue labbra, come fu con Isaia:  muta era la sua bocca, ma il carbone ardente avvicinato alle sue labbra aprì la sua bocca".

Anna è quasi paragonata alla Chiesa e ai cristiani che ricevono i Santi doni. Infatti, la tradizione liturgica siro-occidentale chiama "brace" e "carbone ardente" il Corpo e il Sangue di Cristo nella celebrazione eucaristica. L'altra strofa presenta Anna che contempla nel bambino il Figlio di Dio fattosi piccolo:  "Ribolliva Anna dello Spirito dalla sua bocca e gli cantò una nenia:  O figlio di condizione regale, o figlio di condizione vile, in silenzio ascolti, invisibile vedi, nascosto intendi, Dio figlio d'uomo sia gloria al tuo nome".

E Simeone, toccando il bambino, viene purificato e santificato:  "Beato il sacerdote che, nel santuario, ha offerto al Padre il Figlio del Padre; frutto raccolto dal nostro albero, pur provenendo interamente dalla divina maestà. Beate le sue mani, santificate dall'averlo portato, e la sua canizie, ringiovanita dall'averlo abbracciato. Nel tempio lo Spirito attendeva con ardore il suo ingresso e quando fu crocifisso uscì, strappando il velo".

L'icona della festa mette in luce l'incontro di Dio con l'uomo, manifesta il mistero dell'incarnazione e prefigura la passione, morte e risurrezione di Cristo. Diventando l'annuncio dell'altro grande incontro, quando l'uomo nuovo, Cristo, scende nell'Ade per annunciare ad Adamo la sua salvezza e la sua risurrezione.


(©L'Osservatore Romano - 1-2 febbraio 2010)


                                            



La Candelora è celebrata anche nella tradizione pagana e neopagana, ed alcuni studiosi rilevano come si tratti di una festività introdotta appunto in sostituzione di una preesistente. Chiamata Imbolc nella tradizione celtica, segnava il passaggio tra l’inverno e la primavera ovvero tra il momento di massimo buio e freddo e quello di risveglio della luce.


Detta anche: Festa delle luci (cfr Lc 2,30-32), ebbe origine in Oriente con il nome di ‘Ipapante’, cioè ‘Incontro’. Nel sec. VI si estese all’Occidente con sviluppi originali: a Roma con carattere più penitenziale e in Gallia con la solenne benedizione e processione delle candele popolarmente nota come la ‘candelora’. La presentazione del Signore chiude le celebrazioni natalizie e con l’offerta della Vergine Madre e la profezia di Simeone apre il cammino verso la Pasqua. (Mess. Rom.)

Martirologio Romano: Festa della Presentazione del Signore, dai Greci chiamata Ipapánte: quaranta giorni dopo il Natale del Signore, Gesù fu condotto da Maria e Giuseppe al Tempio, sia per adempiere la legge mosaica, sia soprattutto per incontrare il suo popolo credente ed esultante, luce per illuminare le genti e gloria del suo popolo Israele.

La festività odierna, di cui abbiamo la prima testimonianza nel secolo IV a Gerusalemme, venne denominata fino alla recente riforma del calendario festa della Purificazione della SS. Vergine Maria, in ricordo del momento della storia della sacra Famiglia, narrato al capitolo 2 del Vangelo di Luca, in cui Maria, in ottemperanza alla legge, si recò al Tempio di Gerusalemme, quaranta giorni dopo la nascita di Gesù, per offrire il suo primogenito e compiere il rito legale della sua purificazione. La riforma liturgica del 1960 ha restituito alla celebrazione il titolo di "presentazione del Signore", che aveva in origine. L'offerta di Gesù al Padre, compiuta nel Tempio, prelude alla sua offerta sacrificale sulla croce.

Questo atto di obbedienza a un rito legale, al compimento del quale né Gesù né Maria erano tenuti, costituisce pure una lezione di umiltà, a coronamento dell'annuale meditazione sul grande mistero natalizio, in cui il Figlio di Dio e la sua divina Madre ci si presentano nella commovente ma mortificante cornice del presepio, vale a dire nell'estrema povertà dei baraccati, nella precaria esistenza degli sfollati e dei perseguitati, quindi degli esuli.

L'incontro del Signore con Simeone e Anna nel Tempio accentua l'aspetto sacrificale della celebrazione e la comunione personale di Maria col sacrificio di Cristo, poiché quaranta giorni dopo la sua divina maternità la profezia di Simeone le fa intravedere le prospettive della sua sofferenza: "Una spada ti trafiggerà l'anima": Maria, grazie alla sua intima unione con la persona di Cristo, viene associata al sacrificio del Figlio. Non stupisce quindi che alla festa odierna si sia dato un tempo tale risalto da indurre l'imperatore Giustiniano a decretare il 2 febbraio giorno festivo in tutto l'impero d'Oriente.

Roma adottò la festività verso la metà del VII secolo; papa Sergio 1 (687-701) istituì la più antica delle processioni penitenziali romane, che partiva dalla chiesa di S. Adriano al Foro e si concludeva a S. Maria Maggiore.
Il rito della benedizione delle candele, di cui si ha testimonianza già nel X secolo, si ispira alle parole di Simeone: "I miei occhi han visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti".

 Da questo significativo rito è derivato il nome popolare di festa della "candelora". La notizia data già da Beda il Venerabile, secondo la quale la processione sarebbe un contrapposto alla processione dei Lupercalia dei Romani, e una riparazione alle sfrenatezza che avvenivano in tale circostanza, non trova conferma nella storia.


[Modificato da Caterina63 01/02/2010 18:48]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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