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Viaggio apostolico in Inghilterra ed Scozia

Ultimo Aggiornamento: 26/09/2010 00:27
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18/09/2010 01:01
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Benedetto XVI e Williams a colloquio su teologia e pace in Medio Oriente
L'Arcivescovo di Canterbury ribadisce il diritto dei cristiani a intervenire pubblicamente




LONDRA, venerdì, 17 settembre 2010 (ZENIT.org).- Nell'inconto privato di questo venerdì Benedetto XVI e l'Arcivescovo Rowan Williams hanno affrontato alcune questioni di comune preoccupazione per cattolici e anglicani, parlando della teologia di comunione e della situazione dei cristiani in Medio Oriente.

Il Papa si è incontrato con l'Arcivescovo di Canterbury nel Lambeth Palace a Londra nel secondo giorno della sua visita di Stato nel Regno Unito. Al termine dell'incontro è stato diffusa una nota congiunta riguardante i temi al centro del colloquio.

Nella nota si legge che i due leader religiosi “hanno affermato il bisogno di proclamare il messaggio evangelico di salvezza in Gesù Cristo, sia in un modo ragionato e convincente nel contesto contemporaneo di profonda trasformazione culturale e sociale, sia attraverso una vita condotta in santità e trasparenza al cospetto di Dio”.

Il comunicato fa sapere inoltre che il Papa e l'Arcivescovo di Canterbury hanno ribadito l'importanza di incrementare le relazioni ecumeniche e di approfondire il dialogo teologico, in particolare la nozione di Chiesa come comunione.


Durante l'incontro privato è stata trattata anche la situazione dei cristiani in Medio Oriente ed è stato rivolto un appello a tutti i cristiani perché sostengano con la preghiera i propri fratelli in Terra Santa.


“Alla luce dei loro recenti interventi pubblici – continua il comunicato –, hanno discusso anche sul bisogno di promuovere un impegno coraggioso e generoso nel campo della giustizia e della pace, specialmente per quanto riguarda i bisogni dei poveri, esortando la leadership internazionale a combattere contro la fame e le malattie”.

Prima dell'incontro privato, i due leader religiosi hanno rivolto dei discorsi ai Vescovi anglicani e cattolici di Inghilterra, Scozia e Galles, presenti all'evento.


L'Arcivescovo anglicano ha parlato del compito dei Vescovi nel “rispondere alle varie tendenze presenti nel nostro ambiente culturale che cercano di presentare la fede cristiana come un ostacolo alla libertà umana e un scandalo per l'intelletto umano".

"Noi come Chiese non cerchiamo il potere o il controllo politico, oppure il dominio della fede cristiana nella sfera pubblica; ma l'opportunità di testimoniare, argomentare, qualche volta protestare qualche volta affermare – di fare la nostra parte nei dibattiti pubblici in atto nelle nostre società”.

"E, chiaramente, potremo essere efficaci non dopo essere riusciti ad accumulare una autorità politica tale da consentirci di farci largo tra gli altri ma quando riusciremo a persuadere i nostri vicini di casa che la vita di fede è una vita ben vissuta e vissuta gioiosamente".

L'Arcivescovo Williams ha poi parlato del Cardinale John Henry Newman, il teologo anglicano del XIX sec. convertitosi al cattolicesimo, che Benedetto XVI beatificherà la prossima domenica.

"Nel 1845 – ha detto –, quando infine John Henry Newman capì di dover seguire la sua coscienza e di dover cercare il suo futuro nel servire Dio in comunione con la Sede di Roma, uno dei suoi amici anglicani più intimi, il sacerdote Edward Bouverie Pusey [...] scrisse una meditazione commovente su questa 'separazione tra amici', nella quale in merito alla separazione tra anglicani e cattolici romani disse: 'è ciò che è empio da entrambe le parti a tenerci separati'”.

"Questo non ci dovrebbe sorprendere: la santità consiste nella più semplice amicizia con Cristo; e quando quell'amicizia con Cristo viene fatta maturare, così è l'amicizia tra di noi. [...] Forse non supereremo rapidamente gli ultimi ostacoli per la piena e restaurata comunione; ma nessun ostacolo si frappone sul cammino della nostra ricerca [...] di ulteriori modi per rafforzarci gli uni gli altri nella santità attraverso la preghiera e la celebrazione pubblica comune, attraverso una più stretta amicizia, e crescendo insieme nel difficile servizio verso coloro che Cristo ama, e nella missione verso coloro che Dio ha creato”.










Benedetto XVI avverte sul pericolo di adattarsi allo “spirito del tempo”
La fedeltà richiede obbedienza, ricorda in una celebrazione ecumenica




LONDRA, venerdì, 17 settembre 2010 (ZENIT.org).- Benedetto XVI ha messo in guardia i cristiani sul conformarsi a una mentalità promossa dallo “spirito del tempo”, affermando che la fedeltà alla Parola di Dio richiede un'obbedienza libera da questo adattamento.

Il Papa lo ha suggerito oggi nell'Abbazia di Westminster, dove ha incontrato l'Arcivescovo Rowan Williams, leader della Comunione Anglicana, e altri leader cristiani per i Vespri.

Il suo discorso è stato l'ultima tappa della giornata dopo un fitto programma che ha incluso un discorso dopo l'altro su istruzione, società civile, dialogo interreligioso, relazioni ecumeniche e un incontro formale con l'Arcivescovo Williams.

Durante il servizio di preghiera, il Papa ha sottolineato la celebrazione, quest'anno, del 100° anniversario del movimento ecumenico moderno, dicendo che “dobbiamo rendere grazie per i notevoli progressi compiuti verso questo nobile obiettivo”, anche se “rimaniamo consapevoli che molto ancora rimane da fare”.

La proclamazione e la testimonianza cristiana sono sempre più importanti in un mondo caratterizzato da una crescente interdipendenza e “sempre più indifferente e persino ostile al messaggio cristiano”.

Il Pontefice ha quindi parlato della fedeltà come chiave per risvegliare la società.

“La fedeltà alla parola di Dio, proprio perché è una parola vera, ci chiede una obbedienza che ci conduca insieme verso una più profonda comprensione della volontà del Signore, una obbedienza che deve essere libera dal conformismo intellettuale o dal facile adattamento allo spirito del tempo”, ha detto.

“Questa è la parola di incoraggiamento che desidero lasciarvi questa sera, e lo faccio in fedeltà al mio ministero di Vescovo di Roma e Successore di San Pietro, incaricato di una cura particolare per l’unità del gregge di Cristo”.

Fedeltà e apertura

Il Papa ha quindi ricordato l'esempio di un santo inglese, Beda il Venerabile.

“All’alba della nuova era nella vita della società e della Chiesa, Beda comprese sia l’importanza della fedeltà alla parola di Dio come trasmessa dalla tradizione apostolica, sia la necessità di un’apertura creativa ai nuovi sviluppi e alle esigenze di un adeguato radicamento del Vangelo nel linguaggio e nella cultura del suo tempo”.

La Nazione e il continente sono ancora una volta “alle soglie di una nuova epoca”, ha osservato il Papa. “Possa l’esempio di san Beda ispirare i cristiani di queste terre a riscoprire la loro comune eredità, a consolidare quello che hanno in comune e a continuare nel loro impegno per crescere in fraternità”.

Per il Santo Padre, l'unità della Chiesa “non può mai essere altro che una unità nella fede apostolica, nella fede consegnata nel rito del Battesimo ad ogni nuovo membro del Corpo di Cristo”.

“Cari amici – ha concluso –, siamo tutti consapevoli delle sfide e delle benedizioni, delle delusioni e dei segni di speranza che hanno contraddistinto il nostro cammino ecumenico. Questa sera li affidiamo al Signore, fiduciosi nella sua provvidenza e nel potere della sua grazia”.










Benedetto XVI: la religione non va emarginata dalla vita pubblica
Reclama il rispetto della libertà dei cattolici ad agire secondo coscienza




LONDRA, venerdì, 17 settembre 2010 (ZENIT.org).- “La religione per i legislatori non è un problema da risolvere, ma un fattore che contribuisce in modo vitale al dibattito pubblico nella Nazione”, ha affermato Benedetto XVI ai rappresentanti del mondo politico, sociale, accademico, culturale e imprenditoriale britannico.

Il suo atteso discorso nella Westminster Hall, luogo emblematico in cui San Tommaso Moro venne giudicato e condannato per essersi opposto al re Enrico VIII in nome della propria coscienza, si è centrato sulla difesa della necessità che la religione non venga emarginata dal dibattito pubblico.

Il Papa ha espresso una preoccupazione speciale per “la crescente marginalizzazione della religione, in particolare del Cristianesimo”, anche in Nazioni “che attribuiscono alla tolleranza un grande valore”, e ha chiesto un dialogo tra fede e ragione.

“Il dilemma con cui Tommaso Moro si confrontava, in quei tempi difficili, la perenne questione del rapporto tra ciò che è dovuto a Cesare e ciò che è dovuto a Dio, mi offre l’opportunità di riflettere brevemente con voi sul giusto posto che il credo religioso mantiene nel processo politico”, ha detto il Pontefice ai presenti.

Benedetto XVI ha anche riconosciuto ed espresso la propria stima per il ruolo che il sistema parlamentare inglese ha avuto nell'instaurazione della democrazia.

“La tradizione parlamentare di questo Paese deve molto al senso istintivo di moderazione presente nella Nazione, al desiderio di raggiungere un giusto equilibrio tra le legittime esigenze del potere dello Stato e i diritti di coloro che gli sono soggetti”, ha affermato.

La Gran Bretagna, ha aggiunto, “è emersa come una democrazia pluralista, che attribuisce un grande valore alla libertà di espressione, alla libertà di affiliazione politica e al rispetto dello Stato di diritto, con un forte senso dei diritti e doveri dei singoli, e dell’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge”.

In questo, anche se con un altro linguaggio, ha molto in comune con la Dottrina Sociale della Chiesa, nella “sua fondamentale preoccupazione per la salvaguardia della dignità di ogni singola persona, creata ad immagine e somiglianza di Dio, e la sua sottolineatura del dovere delle autorità civili di promuovere il bene comune”.

Etica e politica

Nonostante questi successi, ha affermato il Vescovo di Roma, “le questioni di fondo che furono in gioco nel processo contro Tommaso Moro continuano a presentarsi”: “A quale autorità ci si può appellare per risolvere i dilemmi morali?”.

“Se i principi morali che sostengono il processo democratico non si fondano, a loro volta, su nient’altro di più solido che sul consenso sociale, allora la fragilità del processo si mostra in tutta la sua evidenza. Qui si trova la reale sfida per la democrazia”, ha affermato il Papa.

In questo senso, ha detto, la recente crisi finanziaria globale ha messo in evidenza “l’inadeguatezza di soluzioni pragmatiche, di breve termine, ai complessi problemi sociali ed etici”, perché c'è ormai un vesto consenso sull'idea che “la mancanza di un solido fondamento etico dell’attività economica abbia contribuito a creare la situazione di grave difficoltà nella quale si trovano ora milioni di persone nel mondo”.

Allo stesso modo, “la dimensione morale delle politiche attuate ha conseguenze di vasto raggio, che nessun Governo può permettersi di ignorare”.

“La tradizione cattolica sostiene che le norme obiettive che governano il retto agire sono accessibili alla ragione, prescindendo dal contenuto della rivelazione”, ha dichiarato il Papa.

Fede e ragione

“Secondo questa comprensione, il ruolo della religione nel dibattito politico non è tanto quello di fornire tali norme, come se esse non potessero esser conosciute dai non credenti – ancora meno è quello di proporre soluzioni politiche concrete, cosa che è del tutto al di fuori della competenza della religione – bensì piuttosto di aiutare nel purificare e gettare luce sull’applicazione della ragione nella scoperta dei principi morali oggettivi”, ha continuato.

Questo ruolo “correttivo” della religione nei confronti della ragione, tuttavia, “non è sempre bene accolto”, in parte per “forme distorte di religione, come il settarismo e il fondamentalismo”, che sorgono quando “viene data una non sufficiente attenzione al ruolo purificatore e strutturante della ragione all’interno della religione”.

“Senza il correttivo fornito dalla religione, infatti, anche la ragione può cadere preda di distorsioni, come avviene quando essa è manipolata dall’ideologia, o applicata in un modo parziale, che non tiene conto pienamente della dignità della persona umana”.

Per questo, ha sottolineato il Papa, la religione “per i legislatori non è un problema da risolvere, ma un fattore che contribuisce in modo vitale al dibattito pubblico nella Nazione”.

Libertà religiosa

Il Papa ha quindi espresso la sua preoccupazione “di fronte alla crescente marginalizzazione della religione, in particolare del Cristianesimo, che sta prendendo piede in alcuni ambienti, anche in Nazioni che attribuiscono alla tolleranza un grande valore”.

“Vi sono alcuni che sostengono che la voce della religione andrebbe messa a tacere, o tutt’al più relegata alla sfera puramente privata. Vi sono alcuni che sostengono che la celebrazione pubblica di festività come il Natale andrebbe scoraggiata, secondo la discutibile convinzione che essa potrebbe in qualche modo offendere coloro che appartengono ad altre religioni o a nessuna”.

“E vi sono altri ancora che – paradossalmente con lo scopo di eliminare le discriminazioni – ritengono che i cristiani che rivestono cariche pubbliche dovrebbero, in determinati casi, agire contro la propria coscienza”.

Tutti questi, ha segnalato, “sono segni preoccupanti dell’incapacità di tenere nel giusto conto non solo i diritti dei credenti alla libertà di coscienza e di religione, ma anche il ruolo legittimo della religione nella sfera pubblica”.

In questo senso, il Pontefice ha apprezzato profondamente l'“invito senza precedenti” che gli è stato rivolto di parlare davanti alla classe politica, così come la collaborazione che Gran Bretagna e Santa Sede mantengono in molti ambiti, come l'aiuto al Terzo Mondo e la soppressione del commercio delle armi.

Per questa ragione, il Papa ha invitato le autorità britanniche a collaborare di più con le comunità cristiane locali, convinto che “anche in questo Paese vi sono molti campi in cui la Chiesa e le pubbliche autorità possono lavorare insieme per il bene dei cittadini”.

Ad ogni modo, ha segnalato, “affinché questa cooperazione sia possibile, le istituzioni religiose, comprese quelle legate alla Chiesa cattolica, devono essere libere di agire in accordo con i propri principi e le proprie specifiche convinzioni, basate sulla fede e sull’insegnamento ufficiale della Chiesa”.

“In questo modo potranno essere garantiti quei diritti fondamentali, quali la libertà religiosa, la libertà di coscienza e la libertà di associazione”, ha concluso, invitando “a riconoscere il contributo vitale che il credo religioso ha reso e può continuare a rendere alla vita della Nazione”.









Un presunto attentato non preoccupa il Papa
Arrestate sei persone accusate di voler colpire la visita pontificia




LONDRA, venerdì, 17 settembre 2010 (ZENIT.org).- Benedetto XVI sta vivendo con serenità ed entusiasmo il suo viaggio nel Regno Unito, nonostante l'annuncio dell'arresto da parte di Scotland Yard di sei persone con l'accusa di preparare un attentato contro la visita papale.

Padre Federico Lombardi, S.I., direttore della Sala Stampa della Santa Sede, ha affermato che “il Papa è felice per questo viaggio ed è calmo”.

Il portavoce vaticano ha descritto lo stato d'animo del Santo Padre con le parole che lo stesso Pontefice ha usato durante il viaggio in aereo con i giornalisti per spiegare l'atteggimento con cui visita la Gran Bretagna: “Vado avanti con grande coraggio e con gioia”.

Scotland Yard ha confermato che una sesta persona è stata arrestata questo venerdì pomeriggio dopo che altre cinque erano state arrestate alle 5.45 del mattino “perché sospettate della commissione, preparazione o istigazione di atti di terrorismo”.

Gli uomini arrestati al mattino hanno 26, 27, 36, 40 e 50 anni, quello arrestato nel pomeriggio 29.

La Polizia Metropolitana di Londra ha spiegato nel suo comunicato che l'itinerario della visita del Papa non è stato modificato perché si possono garantire le condizioni di sicurezza.

“Non c'è alcun cambiamento nel livello di minaccia del Regno Unito”, conclude Scotland Yard.

I cinque della mattina sono stati arrestati a Westminster, il quartiere in cui si trova il Parlamento britannico, in cui il Papa ha pronunciato il suo discorso storico. Il sesto arresto è avvenuto nella zona nord di Londra.

Un portavoce del Westminster City Council ha spiegato che gli arrestati di questa mattina erano impiegati di un'impresa privata di pulizie incaricata delle vie della città.

Padre Federico Lombardi ha aggiunto: “Siamo pienamente fiduciosi nella polizia, non è necessario cambiare il programma”.

“La polizia prende le misure necessarie, la situazione non è particolarmente pericolosa”.











Sì all'inclusività, no all'ignorare la verità
Il Papa incontra l'Arcivescovo di Canterbury




LONDRA, venerdì, 17 settembre 2010 (ZENIT.org).- I cristiani non dovrebbero esitare a proclamare l'unicità di Cristo, ha detto Benedetto XVI al leader della Comunione Anglicana. Anche se la Chiesa è chiamata ad essere inclusiva, ciò non dovrebbe avvenire a spesa della verità cristiana, ha sottolineato.

Il Papa ha incontrato l'Arcivescovo Rowan Williams di Canterbury al Palazzo di Lambeth questo venerdì pomeriggio, nel suo secondo giorno di viaggio nel Regno Unito, iniziato con un'accoglienza calorosissima questo giovedì in Scozia.

Nonostante si sia parlato di tensioni anglicano-cattoliche prima del viaggio, l'incontro tra i due leader ha riflettuto la loro amicizia e il comune impegno ecumenico.

Il Pontefice, infatti, ha sottolineato la sua intenzione di non voler “parlare oggi delle difficoltà che il cammino ecumenico ha incontrato e continua ad incontrare”.

“Vorrei piuttosto unirmi a Lei nel rendere grazie per la profonda amicizia che è cresciuta fra noi e per il ragguardevole progresso fatto in moltissime aree del dialogo in questi quarant’anni che sono trascorsi da quando la Commissione Internazionale Anglo-Cattolica ha cominciato i propri lavori. Affidiamo i frutti di quelle fatiche al Signore della messe, fiduciosi che egli benedirà la nostra amicizia mediante un’ulteriore significativa crescita”, ha affermato.

Preghiera

La stessa Comunione Anglicana sta affrontando delle frizioni al suo interno essenzialmente su due aspetti: il ruolo delle donne, soprattutto nel ministero episcopale, e le questioni morali collegate all'attività omosessuale, includendo la possibilità di “matrimoni” omosessuali e il fatto di avere omosessuali attivi nel ministero.

Nel novembre dello scorso anno, Benedetto XVI ha scritto la Costituzione Apostolica Anglicanorum coetibus, che permette Ordinariati personali per gli anglicani che vogliono entrare in gruppo nella piena comunione con la Chiesa cattolica.

Il saluto del Papa di questo venerdì, ad ogni modo, si è concentrato sul cammino verso una maggiore unità tra le due confessioni cristiane.

Il Pontefice ha sottolineato il riferimento dell'Arcivescovo Williams a un incontro di quasi 30 anni fa tra i loro predecessori, Papa Giovanni Paolo II e l'Arcivescovo Robert Runcie.

“In quello stesso luogo dove San Tommaso di Canterbury rese testimonianza a Cristo versando il proprio sangue, essi pregarono insieme per il dono dell’unità tra i seguaci di Cristo. Anche oggi continuiamo a pregare per quel dono, sapendo che l’unità voluta da Cristo per i suoi discepoli giungerà solo come risposta alla preghiera, mediante l’azione dello Spirito Santo, che senza sosta rinnova la Chiesa e la guida alla pienezza della verità”, ha detto il Pontefice.

Battaglie comuni

Benedetto XVI ha poi proseguito riflettendo sul contesto mutevole del dialogo ecumenico da quando Papa Giovanni XXIII e l'Arcivescovo Geoffrey Fisher si sono incontrati nel 1960.

La cultura stessa è ora più distante dalle sue radici cristiane, ha osservato, e c'è una “crescente dimensione multiculturale della società” che dà l'opportunità di incontrare altre religioni.

“Per noi cristiani ciò apre la possibilità di esplorare, assieme ai membri di altre tradizioni religiose, delle vie per rendere testimonianza della dimensione trascendente della persona umana e della chiamata universale alla santità, conducendoci a praticare la virtù nella nostra vita personale e sociale”, ha riflettuto il Santo Padre.

Allo stesso modo, ha avvertito contro l'annacquamento della verità cristiana.

“Noi cristiani non dobbiamo mai esitare di proclamare la nostra fede nell’unicità della salvezza guadagnataci da Cristo, e di esplorare insieme una più profonda comprensione dei mezzi che Egli ha posto a nostra disposizione per giungere alla salvezza”.

L'esempio del Cardinale Newman

Benedetto XVI si è infine riferito al Cardinale John Henry Newman come esempio per le relazioni ecumeniche. Il Cardinale Newman è stato allevato nella religione anglicana e ha trascorso metà della sua vita in quella Comunione prima di convertirsi al cattolicesimo. Il Papa lo beatificherà questa domenica, nell'ultimo giorno del suo viaggio nel Regno Unito.

“Nella figura di John Henry Newman, che sarà beatificato domenica, celebriamo un uomo di Chiesa la cui visione ecclesiale fu alimentata dal suo retroterra anglicano e maturò durante i suoi lunghi anni di ministero ordinato nella Chiesa d’Inghilterra”, ha detto il Pontefice.

“Egli ci può insegnare le virtù che l’ecumenismo esige: da una parte egli fu mosso dal seguire la propria coscienza, anche con un pesante costo personale; dall’altra, il calore della continua amicizia con i suoi precedenti colleghi, lo portò a sondare insieme a loro, con vero spirito irenico, le questioni sulle quali divergevano, mosso da una ricerca profonda dell’unità nella fede”.

“In quello stesso spirito di amicizia, rinnoviamo la nostra determinazione a perseguire il fine ultimo dell’unità nella fede, nella speranza e nell’amore, secondo la volontà dell’unico nostro Signore e Salvatore, Gesù Cristo”, ha concluso il Papa rivolgendosi all'Arcivescovo di Canterbury.










Il segreto della serenità del Papa? Trasparenza e fede in Cristo
L'editoriale del portavoce vaticano, padre Federico Lombardi




ROMA, venerdì, 17 settembre 2010 (ZENIT.org).- La serenità e la gioia con cui Benedetto XVI sta affrontando il suo viaggio nel Regno Unito, nonostante le proteste annunciate, deriva dalla coscienza che la forza della Chiesa sta nella sua trasperanza nel comunicare la fede in Cristo.

E' quanto ha affermato padre Federico Lombardi nell’editoriale per Octava Dies, il settimanale informativo del Centro Televisivo Vaticano.

“Rispondendo sull’aereo alla domanda se fosse preoccupato per le critiche e le opposizioni che lo attendevano nel Regno Unito, il Papa ha risposto ai giornalisti che non era preoccupato, che andava avanti con coraggio e con gioia”, ha detto il direttore della Sala Stampa vaticana.

“Ha anche aggiunto la ragione del coraggio e della gioia: ha detto che la Chiesa non si deve occupare tanto di dimostrarsi forte e attrattiva, quanto di essere del tutto trasparente della persona e delle parole di Gesù Cristo”.

“Se la Chiesa cerca veramente di essere questa trasparenza per le persone che la incontrano, ha fatto il suo dovere, ha compiuto la sua missione e non ha alcun motivo di avere paura. Qui sta il semplicissimo segreto della serenità del Papa anche in situazioni difficili”.

“Una serenità – ha continuato padre Lombardi –, che diventa messaggio essa stessa ed esempio per i credenti. Il segreto è, infatti, la fede in Gesù Cristo. Benedetto XVI la propone con intelligenza, con fiducia e con gioia, sapendo e rispettando le domande e le difficoltà dei suoi interlocutori”.

“Non per nulla, evocando la figura del cardinale Newman mette in rilievo la sua modernità e la sua continua ricerca della verità – ha spiegato ancora –. Sa bene che oggi l’incontro con Dio e con la fede cristiana non sono facili e scontati; ci vuole una voce e una mano amica che proponga con chiarezza e accompagni con amore a riscoprire il bello e il valore della proposta cristiana”.

“Viene accolta o no, questa proposta? Qui vi è naturalmente lo spazio della libertà di chi ascolta e la responsabilità di chi è mediatore del messaggio e può facilitare, o rendere più difficile, il suo giungere all’ascoltatore”.

“Ma la proposta è bella: è quanto di meglio il Papa può offrire. Perciò la fa con gioia. E chi la accoglie, partecipa a questa gioia”, ha infine concluso.











Il Papa: il dialogo interreligioso richiede rispetto reciproco e libertà
Discorso ai leader delle religioni più presenti nel Regno Unito




LONDRA, venerdì, 17 settembre 2010 (ZENIT.org).- Benedetto XVI ha affermato che il dialogo e la collaborazione tra i membri delle varie religioni richiedono reciprocità in coloro che dialogano, lamentando che in alcuni luoghi del mondo manchino il rispetto reciproco e la libertà religiosa.

Il Papa si è espresso in questo modo nel discorso che ha rivolto questo venerdì mattina ai leader religiosi nella Waldegrave Drawing Room del St Mary’s University College.

Il Pontefice si è riferito “a situazioni in alcune parti del mondo in cui la collaborazione e il dialogo fra religioni richiede il rispetto reciproco, la libertà di praticare la propria religione e di compiere atti di culto pubblico, come pure la libertà di seguire la propria coscienza senza soffrire ostracismo o persecuzione, anche dopo la conversione da una religione ad un’altra”.

“Una volta che tale rispetto e attitudine aperta sono stabiliti, persone di tutte le religioni lavoreranno insieme in modo efficace per la pace e la mutua comprensione, offrendo perciò una testimonianza convincente davanti al mondo”, ha affermato.

Tre livelli di dialogo

Rivolgendosi ai leader delle confessioni cristiane e delle religioni con maggiore presenza nel Regno Unito – ebrei, musulmani, induisti e sikh –, il Papa ha sottolineato che il dialogo interreligioso “non dovrebbe essere limitato a discussioni formali”.

Questo tipo di dialogo, ha indicato, “deve porsi su diversi livelli”, che ha identificato nel “dialogo della vita”, “dialogo dell'azione” e “conversazioni formali”.

“Il dialogo della vita implica semplicemente vivere fianco a fianco ed imparare l’uno dall’altro in maniera da crescere nella reciproca comprensione e nel reciproco rispetto”, ha spiegato.

“Il dialogo dell’azione ci fa ravvicinare in forme concrete di collaborazione, mentre applichiamo le nostre intuizioni religiose al compito di promuovere lo sviluppo umano integrale, lavorando per la pace, la giustizia e la salvaguardia del creato”.

Questo tipo di dialogo, ha aggiunto, “può includere l’esplorare assieme come difendere la vita umana ad ogni stadio e come assicurare la non esclusione della dimensione religiosa di individui e comunità dalla vita della società”.

Quanto alle conversazioni formali, ha proseguito, “non vi è solo la necessità dello scambio teologico, ma anche il porre alla reciproca considerazione le proprie ricchezze spirituali, il parlare della propria esperienza di preghiera e di contemplazione, l’esprimere a vicenda la gioia del nostro incontro con l’amore divino”.

Impegno

In questo contesto, il Papa ha esortato i leader delle varie religioni a portare avanti il dialogo con i fratelli e le sorelle cristiani.

“Sono lieto di rilevare le molte iniziative positive intraprese in questo Paese per promuovere tale dialogo a vari livelli”, ha detto.

Dal canto suo, ha assicurato che “i cattolici, sia in Gran Bretagna sia in tutto il mondo, continueranno ad edificare ponti di amicizia con altre religioni, per sanare gli errori del passato e per promuovere fiducia fra individui e comunità”.

“Sin dal Concilio Vaticano II la Chiesa cattolica ha posto speciale enfasi sull’importanza del dialogo e della collaborazione con i seguaci di altre religioni”, ha sottolineato Benedetto XVI.

“La Chiesa cattolica persegue la via dell’impegno e del dialogo per un senso genuino di rispetto per voi e per le vostre credenze”.

Grande gioia del Papa

L'incontro ha riunito non solo leader di spicco, ma anche rappresentanti del clero e fedeli di altre religioni.

Il Barone Sacks di Aldgate, rabbino capo della United Hebrew Congregations of the Commonwealth, e il direttore della Prince’s School of Traditional Arts, Khaled Azzam, hanno rivolto al Papa alcune parole di saluto.

Il Pontefice ha poi iniziato il suo discorso sottolineando la propria gioia per il fatto di poter incontrare i rappresentanti delle varie comunità religiose presenti in Gran Bretagna e auspicando alla comunità ebraica del Paese e di tutto il mondo una felice e santa celebrazione dello Yom Kippur.

Ha quindi voluto segnalare “l’apprezzamento della Chiesa cattolica per l’importante testimonianza che voi tutti apportate quali uomini e donne dello spirito, in un tempo nel quale le convinzioni religiose non sono sempre comprese o apprezzate”.

“La presenza di credenti impegnati in vari campi della vita sociale ed economica parla eloquentemente del fatto che la dimensione spirituale della nostra vita è fondamentale alla nostra identità di esseri umani”, ha dichiarato.

Allo stesso modo, ha rimarcato la “grande importanza” della “dimensione 'fianco a fianco' della nostra collaborazione, che completa l’aspetto 'faccia a faccia' del nostro costante dialogo”.

L'unica cosa necessaria

Benedetto XVI ha sottolineato l'impegno di tutti i presenti nella ricerca spirituale, dicendo a quanti lo ascoltavano che la loro presenza e testimonianza nel mondo ricorda “la fondamentale importanza per la vita umana di questa ricerca spirituale nella quale siamo impegnati”.

Citando Sant'Agostino, ha segnalato che “la ricerca del sacro è la ricerca dell’unica cosa necessaria, l’unica a soddisfare le aspettative del cuore umano”.

In questa ricerca, ha aggiunto, “l’iniziativa non viene da noi, bensì dal Signore: non siamo tanto noi a ricercare Lui, ma è piuttosto Lui a cercare noi ed è senza dubbio Lui ad avere posto quella nostalgia per Lui nel profondo dei nostri cuori”.

Il Papa ha poi riconosciuto che “le scienze umane e naturali ci forniscono una comprensione inestimabile”, ma “non danno risposta, e non possono darla, alla domanda fondamentale”.

“La ricerca del sacro non svaluta altri campi dell’indagine umana. Al contrario, li pone in un contesto che amplifica la loro importanza quali vie mediante le quali esercitare responsabilmente il nostro essere amministratori della creazione”.

Nella Bibbia, ha spiegato, Dio “affidò a noi il compito di esplorare ed utilizzare i misteri della natura al fine di servire un bene superiore”, e nella fede cristiana questo bene superiore “viene espresso come amore per Dio a amore per il nostro prossimo”.

“Pertanto, ci impegniamo di tutto cuore e con entusiasmo con il mondo, ma sempre con uno sguardo per servire quel bene superiore, altrimenti sfiguriamo la bellezza della creazione sfruttandola per scopi egoistici”.

“Per tale motivo la genuina credenza religiosa ci indica, al di là dell’utilità presente, la trascendenza”.

Benedetto XVI ha quindi sottolineato vari aspetti positivi della credenza religiosa: “ci rammenta la possibilità e l’imperativo della conversione morale, del dovere di vivere in modo pacifico con il nostro prossimo, dell’importanza di vivere una vita di integrità”.

“Propriamente compresa, porta illuminazione, purifica i nostri cuori ed ispira azioni nobili e generose, a beneficio dell’intera famiglia umana – ha aggiunto –. Ci motiva a coltivare la pratica della virtù e ad avvicinarci l’un l’altro con amore, nel più grande rispetto delle tradizioni religiose diverse dalla nostra”.










Il Papa inaugura la Fondazione "John Paul II" per lo Sport



LONDRA, venerdì, 17 settembre 2010 (ZENIT.org).- Questo venerdì Benedetto XVI ha presieduto l'inaugurazione di un complesso sportivo intitolato a Giovanni Paolo II che verrà utilizzato come campo d'allenamento in vista delle Olimpiadi di Londra del 2012.

Il Papa ha benedetto la Fondazione "John Paul II" per lo Sport del St Mary’s University College a Twickenham, nel quartiere londinese di Richmond, prima di rivolgere il suo discorso agli oltre 800.000 studenti delle scuole cattoliche dell’Inghilterra, del Galles e della Scozia collegati via internet per seguire in diretta l’evento.

“Guardando ai prossimi giochi olimpici – ha detto il Pontefice –, è stato un piacere inaugurare questa Fondazione sportiva intitolata a Giovanni Paolo II, e prego affinché tutti coloro che la frequenteranno rendano gloria a Dio attraverso le loro attività sportive, così come possano trarre giovamento per se stessi e per gli altri”.

La Fondazione è stata creata dalla Conferenza dei Vescovi cattolici di Inghilterra e Galles al fine di promuovere gli insegnamenti di Giovanni Paolo II sullo sport. La sede è stata scelta dalla squadra olimpica sudafricana per prepararsi all'appuntamento del 2012.

L'Arcivescovo Vincent Nichols, Presidente della Conferenza dei Vescovi cattolici di Inghilterra e Galles, ha espresso il suo profondo sostegno alla Fondazione, il cui scopo è quello di "utilizzare lo sport per tentare di presentare ai giovani e agli anziani l'importanza della salute, la dignità dei nostri corpi, la cura del benessere fisico e il suo significato spirituale”.











La scuola cattolica deve essere coerente con la dottrina, ricorda il Papa
Incontrando i religiosi e i professori cattolici britannici




LONDRA, venerdì, 17 settembre 2010 (ZENIT.org).- Non solo quello che si insegna nelle scuole cattoliche deve essere conforme alla dottrina, ma i religiosi che si dedicano all'insegnamento devono essere un modello con la propria vita.

Papa Benedetto XVI lo ha affermato questo venerdì mattina incontrando i rappresentanti delle scuole cattoliche britanniche presso il St Mary’s University College di Twickenham (nel quartiere londinese di Richmond), proveniente dalla Nunziatura Apostolica di Londra, dove alloggia durante la sua visita pastorale in Gran Bretagna.

Il Papa ha parlato nella cappella del College a circa 300 religiosi e docenti delle scuole cattoliche, ai quali ha ricordato che la sua presenza “è un forte richiamo all’ampiamente discusso carattere cattolico che è necessario permei ogni aspetto della vita scolastica”.

“Questo riporta all’evidente esigenza che il contenuto dell'insegnamento dovrebbe essere sempre in conformità con la dottrina della Chiesa. Ciò significa che la vita di fede deve essere la forza guida alla base di ogni attività nella scuola, così che la missione della Chiesa possa essere effettivamente servita”, ha affermato.

Benedetto XVI ha quindi ricordato ai presenti, tra i quali anche il Ministro dell'Istruzione, Nick Gibb, che fin dal suo ingresso in Inghilterra il cristianesimo ha svolto un'importante azione educativa.

La dimensione trascendente dello studio e dell’insegnamento, ha osservato, “era chiaramente compresa dai monaci che hanno così tanto contribuito alla evangelizzazione di queste isole”.

“Sto pensando ai Benedettini che accompagnarono Sant’Agostino nella sua missione in Inghilterra, ai discepoli di San Columba, che hanno diffuso la fede in Scozia e nell’Inghilterra del Nord, a San Davide e ai suoi compagni nel Galles”, ha spiegato.

Allo stesso modo, ha voluto ricordare la venerabile Mary Ward e le sue Dame Inglesi. Mary Ward (1585 - 1645), nata durante la persecuzione anticattolica successiva alla Riforma, fondò un'originale opera educativa che si diffuse in tutto il continente.

“Io stesso da giovane ragazzo sono stato educato dalle 'Dame Inglesi' e devo loro un profondo debito di gratitudine”, ha riconosciuto il Papa.

In questo senso, ha voluto anche ricordare ai presenti che “il compito dell’insegnante non è solo quello di impartire informazioni o di provvedere ad una preparazione tecnica per portare benefici economici alla società”.

“L’educazione non è e non deve essere mai considerata come puramente utilitaristica – ha avvertito –. Riguarda piuttosto formare la persona umana, preparare lui o lei a vivere la vita in pienezza – in poche parole riguarda educare alla saggezza. E la vera saggezza è inseparabile dalla conoscenza del Creatore”-

Il Pontefice ha voluto quindi incoraggiare concretamente i religiosi a non abbandonare la propria presenza nell'ambito educativo.

“Poiché i relativi ruoli della Chiesa e dello Stato nel campo dell’educazione continuano ad evolversi, non dovete mai dimenticare che i religiosi hanno un contributo unico da offrire in questo apostolato, che è anzitutto quello di testimoniare con la vita consacrata a Dio e la fedeltà, l’amore a Cristo, il Sommo Maestro”, ha affermato.

In riferimento ai casi di abuso sessuale sui minori, il Vescovo di Roma ha infine sottolineato l'importanza del fatto che le scuole cattoliche siano “un ambiente sicuro” per i bambini e i giovani e che l'atmosfera di fiducia sia un tratto distintivo di questi centri.

“La nostra responsabilità verso coloro che ci sono affidati per la loro formazione cristiana non richiede nulla di meno”, ha affermato. “Inoltre, la vita di fede può essere effettivamente coltivata solo quando l’atmosfera prevalente è di una fiducia rispettosa e affettuosa”.











Il Papa agli studenti cattolici: non siate mediocri, siate santi
Tutti vogliono la felicità, ma molti non la trovano, sottolinea




LONDRA, venerdì, 17 settembre 2010 (ZENIT.org).- “Ho la speranza che fra voi che oggi siete qui ad ascoltarmi vi siano alcuni dei futuri santi del ventunesimo secolo”, ha detto Papa Benedetto XVI questo venerdì a circa 4.000 studenti delle scuole cattoliche britanniche.

“Quando vi invito a diventare santi, vi sto chiedendo di non accontentarvi di seconde scelte”, ha affermato, chiedendo di aspirare invece a un “orizzonte più grande”.

Accompagnato dal Vescovo di Nottingham e presidente della Commissione Episcopale per l'Insegnamento, monsignor Malcolm P. McMahon, il Papa ha pronunciato il suo discorso nel campo sportivo del St Mary’s University College davanti a migliaia di studenti e in connessione on-line con tutte le scuole cattoliche britanniche.

“Non capita spesso ad un Papa - in verità nemmeno a qualsiasi altra persona - l’opportunità di parlare contemporaneamente agli studenti di tutte le scuole cattoliche dell’Inghilterra, del Galles e della Scozia”, ha confessato il Pontefice.

“E dal momento che ora io ho questa possibilità, c’è qualcosa che mi sta davvero molto a cuore di dirvi. Ho la speranza che fra voi che oggi siete qui ad ascoltarmi vi siano alcuni dei futuri santi del ventunesimo secolo”.

“La cosa che Dio desidera maggiormente per ciascuno di voi è che diventiate santi. Egli vi ama molto più di quanto voi possiate immaginare e desidera per voi il massimo. E la cosa migliore di tutte per voi è di gran lunga il crescere in santità”, ha aggiunto.

“Forse alcuni di voi non ci hanno mai pensato prima d’ora”, ha ammesso, invitando i giovani a chiedersi “quale tipo di persona” vorrebbero essere davvero.

“Avere soldi rende possibile essere generosi e fare del bene nel mondo, ma, da solo, non è sufficiente a renderci felici. Essere grandemente dotati in alcune attività o professioni è una cosa buona, ma non potrà mai soddisfarci, finché non puntiamo a qualcosa di ancora più grande. Potrà renderci famosi, ma non ci renderà felici”, ha riconosciuto il Vescovo di Roma.

“La felicità è qualcosa che tutti desideriamo, ma una delle grandi tragedie di questo mondo è che così tanti non riescono mai a trovarla, perché la cercano nei posti sbagliati”.

Per questo, ha ricordato, “la vera felicità va cercata in Dio. Abbiamo bisogno del coraggio di porre le nostre speranze più profonde solo in Dio: non nel denaro, in una carriera, nel successo mondano, o nelle nostre relazioni con gli altri, ma in Dio. Lui solo può soddisfare il bisogno più profondo del nostro cuore”.

Il Papa ha quindi voluto invitare i giovani ad essere amici di Dio. “Una volta che voi siete entrati in amicizia con Dio, ogni cosa nella vostra vita inizia a cambiare. Mentre giungete a conoscerlo meglio, vi rendete conto di voler riflettere nella vostra stessa vita qualcosa della sua infinita bontà”.

“Quando queste cose iniziano a starvi a cuore, siete già pienamente incamminati sulla via della santità”, ha affermato, invitando i ragazzi “non solo ad essere buoni studenti, ma buoni cittadini e buone persone”.

“Ricordate sempre che ogni materia che studiate si inserisce in un orizzonte più ampio. Non riducetevi mai ad un orizzonte ristretto. Il mondo ha bisogno di buoni scienziati, ma una prospettiva scientifica diventa pericolosamente angusta, se ignora la dimensione etica e religiosa della vita, così come la religione diventa angusta, se rifiuta il legittimo contributo della scienza alla nostra comprensione del mondo”.

“Abbiamo bisogno di buoni storici, filosofi ed economisti, ma se la percezione che essi offrono della vita umana all’interno del loro specifico campo è centrata su di una prospettiva troppo ristretta, essi possono seriamente portarci fuori strada”.

Benedetto XVI si è rivolto anche agli alunni non cattolici che studiano in queste scuole, esortandoli a sentirsi “incoraggiati a praticare la virtù e a crescere nella conoscenza ed amicizia con Dio, assieme ai vostri compagni cattolici”.

“Voi siete per loro il richiamo all’orizzonte più vasto che esiste fuori della scuola ed è fuor di dubbio che il rispetto e l’amicizia per membri di altre tradizioni religiose debba essere tra le virtù che si apprendono in una scuola cattolica”, ha concluso.


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