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Viaggio apostolico in Inghilterra ed Scozia

Ultimo Aggiornamento: 26/09/2010 00:27
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21/09/2010 21:12
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Benedetto XVI apprezzato persino dalla Bbc

La tv inglese realizza filmati pieni di solennità e affetto. In tre giorni, nei media inglesi, il papa "orco" diventa un uomo degno di rispetto. La sua presenza e i suoi discorsi sopiscono anche la polemica sulla pedofilia

di Benedetta Frigerio

La violenza preceduta al viaggio di Benedetto XVI nel Regno Unito si è convertita in rispetto curioso già dal primo giorno del suo arrivo. I più feroci attacchi erano giunti dai media. Con copertine che dipingevano il Pontefice come un orco. Con intellettuali che ne volevano l'arresto. Con parole usate per apostrofarlo che rasentavano l'indecenza.
Quegli stessi media dopo l'arrivo del Papa devono essersi sentiti spaesati. Non riuscivano più a metterlo in quel vecchio format. Quell'uomo andava di giorno in giorno contro i loro schemi. Allora hanno solo descritto. Hanno cercato di prendere atto di quanto accadeva.
Cosa ne è uscito? Non c'è stato servizio né articolo di punta da cui non trasparisse almeno il rispetto, se non la commozione per la carità dipinta sul volto di Benedetto XVI e lo stupore per le sue movenze, di una tranquillità e forza disarmanti. La sorpresa è stata quella di vedere un uomo come tutti, che mai ha accontentato l'audience per placare le polemiche: davanti agli anglicani, in cui poteva trovare il miglior appoggio, non ha nascosto i problemi che ci sono (preti, donne o gay, accolti nella Chiesa anglicana), ma ha ribadito che serve l'unità di fronte ad una società che vuole ridurre la religione a fatto privato; ha dribblato finemente il tentativo di essere trattato da star religiosa dagli organizzatori dell'incontro con gli studenti cattolici del Saint Mary's College, e ha chiesto loro la santità: per meno di questo avrete il successo forse, ma rimarrete degli infelici; e davanti alla platea di politici, imprenditori ed esponenti della società civile ha sottolineato perché è fondamentale per il bene, non solo dei credenti ma di tutto il paese, che la fede abbia un ruolo pubblico.
Poi ha confortato il suo gregge. Non abbiate paura del nuovo martirio moderno, ha chiesto il Papa: «Nella nostra epoca, il prezzo da pagare per la fedeltà al Vangelo non è tanto quello di essere impiccati, affogati e squartati, ma spesso implica l’essere additati come irrilevanti, ridicolizzati o fatti segno di parodia». Mentre alla beatificazione del cardinale John Henry Newman, figura che sintetizza l'importanza dell'educazione, del ruolo pubblico della religione e dell'unità fra cristiani, ha indicato ai suoi la strada per la testimonianza: «Newman insegnò che la “luce gentile” della fede ci conduce a renderci conto della verità su noi stessi, sulla nostra dignità di figli di Dio, e sul sublime destino che ci attende in cielo. Permettendo a questa luce di risplendere nei nostri cuori e abbandonandoci ad essa mediante la quotidiana unione al Signore nella preghiera e nella partecipazione ai sacramenti, diventiamo noi stessi luce per quanti ci stanno attorno; spesso, senza saperlo, attiriamo le persone più vicino al Signore ed alla sua verità. Senza la vita di preghiera, senza l’interiore trasformazione che avviene mediante la grazia dei sacramenti, non possiamo – con le parole di Newman – “irradiare Cristo”; diveniamo semplicemente un altro “cembalo squillante” in un mondo già pieno di crescente rumore e confusione, pieno di false vie che conducono solo a profondo dolore del cuore e ad illusione».
Davanti a tanto, pure la polemica sulla pedofilia si è sopita. La Bbc stessa ha mandato in onda un filmato in cui un intellettuale ateo ammette che Benedetto XVI sta facendo tutto il possibile perché le ferite siano curate.
E se si guarda al sito della tv inglese si scopre qualcosa che appena una settimana fa sembrava impensabile. I filmati che descrivono la permanenza del Pontefice nel Regno Unito sono carichi di una solennità e persino di un affetto sconosciuti e prima impensabili.

www.tempi.it/esteri/009797-benedetto-xvi-apprezzato-persino-d...


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«Lascia una traccia molto profonda»

«La gente ha visto come il Pontefice sia diverso dall’immagine fornita dalla stampa. Sotto il profilo ecumenico vederlo pregare con Williams è un segno di grande speranza»

Padre Langhan responsabile dei rapporti con gli anglicani nel dicastero per l’unità dei cristiani: il suo messaggio sulla fede nella società ha cambiato il dibattito politico nel Paese

DAL NOSTRO INVIATO A LONDRA

SALVATORE MAZZA

Un viaggio che ha rovesciato le attese, e che la Gran Bre tagna ha vissuto «in modo positivo». Padre Mark Langham, per sette anni rettore della Cattedrale di Westminster e, oggi, responsabi le dei rapporti con gli angli cani del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani, ri­percorre passo per passo la visita nel Regno Unito di Be nedetto XVI. Sottolinean done l’aspetto forse più sor prendente: «Si può pensare che non sia troppo troppo dire che le sue parole han no cambiato la natura del dibattito politico nel nostro Paese».

Quattro giorni davvero in tensi. Che traccia hanno la sciato?

L’effetto è stato molto profondo. In primo luogo, a livello personale: il pubblico britannico ha visto diret tamente Papa Benedetto, e ha sco perto come sia diverso dall’imma gine spesso data dalla stampa. Ha incontrato una persona gentile, u mile e sensibile, e questo ha creato un impressione molto buona. In se condo luogo, il suo messaggio - sul ruolo della religione nella società, sulle necessarie distinzioni etiche e sociali - è stato ben accolto, e ha su scitato un ampio dibattito. Non a caso, nel salutarlo a Birmingham, il primo ministro ha detto: «Ha dato a tutti noi qualcosa su cui riflettere».

A Westminster Hall Benedetto XVI ha pronunciato un discorso forse tra i più importanti del suo ponti ficato. Quali punti, secondo lei, so no stati i più rilevanti?

Sì, credo anche io che quello sia sta to forse il discorso più importante. Già il luogo era molto significativo: Westminster Hall è il cuore del go verno, ed è la scena di molti degli e venti storici che hanno delineato il sistema politico britannico. Il suo è stato un messaggio forte sul peri colo che deriva dall’escludere la fe de dalle decisioni che vengono pre se riguardo e all’interno della no stra società. Parole potenti, ma an che molto sottili - non ha detto che la religione deve controllare o det tare il dibattito, ma piuttosto che la religione può chiarire le questioni, e può aiutare a rivelare le conside razioni fondamentali su cui si fon da una società. Si può pensare che non sia troppo troppo dire che le sue parole hanno cambiato la na tura del dibattito politico nel nostro Paese.

Chiesa e abusi sui minori. Mai pri ma d’ora Benedetto XVI aveva af frontato con tanta forza questo scandalo.

Il Papa ha davvero usato molta for za - e per la prima volta lo ha fatto nel contesto della Messa, collegan do la sofferenza delle vittime degli abusi alle sofferenze di Cristo, e queste parole sono state sorpren denti. Il Papa si è mostrato sensibi le al danno che questa crisi ha pro­vocato sia al prestigio morale della Chiesa nella società, sia alla fede dei cattolici. E ha dimostrato che è de terminato a risolvere questo pro blema, e a rimuovere questo male dalla Chiesa.

Qual è stato il significato ecume nico della visita, che ha conferma to i rapporti fraterni che legano cat tolici e anglicani, al di là, come ha detto il Papa, dei problemi che re stano?

Il messaggio del Papa ha dato gran de incoraggiamento a quanti lavo rano per l’unità. Il tema di Bene detto XVI - la religione ha un ruolo centrale da svolgere nella società è una sfida non solo per i cattolici, ma per tutti i cristiani, ed è un la voro talmente importante che dob­biamo farlo insieme. Diversi vesco vi anglicani mi hanno detto che so no stati ispirati e rinvigoriti dalle sue parole. In secondo luogo, l’impatto liturgico – e soprattutto visivo – del la storica visita all’Abbazia di West minster è stata immenso. L’ecume nismo non è solo incontri tra i teo logi, ma coinvolge anche i cristiani in parrocchie, scuole, comunità. Ve dere il Papa e l’arcivescovo di Can terbury abbracciarsi, e pregare in sieme, è stata una potente immagi ne di ciò che ci unisce, e un grande segno di speranza per i cristiani.

Raramente si è vista altrettanta at tenzione da parte delle autorità ci vile verso un viaggio papale. Come lo spiega?

Direi per due ragioni. In primo luo go, storicamente, il papato ha avu to un rapporto difficile con la Gran Bretagna. Il governo sta cercando di sanare queste divisioni, e di dimo strare che i cattolici, tra i quali mol ti dei più recenti immigrati nel pae se, fanno parte della società, non sono ai margini. Di ciò ho avuto u na visione, per così dire, altamente simbolica pas sando ieri per il Mall, la strada cerimoniale con­duce a Buckingham Pala ce, pavesata con le ban diere della Gran Bretagna e della Santa Sede: uno spettacolo che sarebbe stato impensabile anche solo cinquant’anni fa. In secondo luogo, governo britannico e Vaticano condividono molti obiet tivi, in particolare su temi come sviluppo, aiuti internaziona li, ecologia. Il governo riconosce che la Chiesa cattolica ha un’esperien za e un’influenza senza pari in que sti settori, e vuole mostrare il suo sostegno per molte delle iniziative intraprese dalla Santa Sede.

Molte polemiche hanno preceduto questo viaggio, e il Papa ha fatto un esplicito appello alla responsabi lità dei media britannici. Cosa pen sa della copertura offerta a questa visita?

Nell’attesa del Papa la stampa bri tannica è stata ostile e, forse anche di più, s’è dimostrata ignorante ri spetto alla Chiesa cattolica. Alcuni atteggiamenti sono difficili da cam biare, e ancora ieri mattina alcuni quotidiani citavano statistiche cri tiche. Ma in generale vi è stato un grande cambiamento di opinione, sia sulla persona del Papa sia sul ruolo della Chiesa cattolica nella so cietà. In televisione, nonostante al­cuni programmi ostili prima della visita, la copertura è stata assoluta mente positiva. Ed è stato notevole il fatto che il principale canale, la Bbc ha coperto l’intera visita, e in modo molto positivo.

© Copyright Avvenire, 21 settembre 2010


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Il nuovo beato accende la festa di un popolo

Birmingham: settantamila persone al rito di beatificazione presieduto da Benedetto XVI

DAL NOSTRO INVIATO A BIRMINGHAM

MIMMO MUOLO

Per un giorno la pace delle Lickey Hills è stata festosamente viola ta. Canti, grande entusiasmo e la gioiosa invasione di 70mila fedeli che, nonostante la pioggia, si sono stretti in torno a Benedetto XVI nella Messa di beatificazione del cardinale John Henry Newman. Ma di sicuro il porporato, che su queste colline veniva con gli amici per i suoi momenti di relax, non sareb be stato scontento. Perché, come dice il Papa, già all’inizio della Messa e poi di nuovo nel successivo incontro con i ve scovi, «questo è un giorno di grande gioia per la comunità cattolica di Gran Breta gna ». È il giorno di Newman, appunto, con un nuovo bagno di folla per il Pon tefice, dopo il trionfale appuntamento di sabato sera ad Hyde Park. Ed è un gior no importante anche per l’Inghilterra, che ricorda il 70° anniversario della Bat tle of Britain.
Perciò Benedetto XVI aggiunge a questo ricordo anche la sua memoria persona le. «Per me, che ho vissuto e sofferto lun go i tenebrosi giorni del regime nazista in Germania – confida ai 70mila presenti – è profondamente commovente esse re qui con voi in tale occasione e ricor dare quanti dei vostri concittadini han no sacrificato la propria vita, resistendo coraggiosamente a quella ideologia ma ligna ». Cita quindi il terribile bombar damento di Coventry e conclude con un impegno che è anche un auspicio.
«Set tant’anni dopo, ricordiamo con vergo gna ed orrore la spaventosa quantità di morte e distruzione che la guerra porta con sé al suo destarsi, e rinnoviamo il nostro proposito di agire per la pace e la riconciliazione in qualunque luogo in cui sorga la minaccia di conflitti».
Parole forti, che vengono ancor più sot tolineate dalla calorosa accoglienza ri servata al Pontefice da Birmingham. Il parco di Cofton, dove si svolge la solen ne celebrazione eucaristica in cui il gran de pensatore inglese viene iscritto nel grande libro dei santi e beati della Chie sa cattolica, ispira davvero pensieri di pace. Tutto è al suo posto, i fedeli sono ordinatamente disposti nei diversi set tori che il Pontefice attraversa con la pa pamobile al suo arrivo, prima di dare i nizio alla Mes sa. Dall’alto, le immagini mo strano il grande abbraccio della folla al palco papale, sul qua le troneggia, ac canto alla croce, una gigantografia di Newman.
Anche il Papa, con la sua omelia, dise gna un ritratto del nuovo beato, la cui festa liturgica viene fissata al 9 ottobre, data in cui nel 1845 fu accolto nella Chie sa cattolica (in questo caso si è deroga to, dunque, alla regola secondo cui la fe sta dei santi e beati coincide con quella della morte). Newman, dice, fu uomo di preghiera, ma anche di profonda cultu ra, che aveva compreso come ognuno ha una missione nel Regno di Dio. «Le sue intuizioni sulla relazione fra fede e ragione – sottolinea il Papa – sullo spa zio vitale della religione rivelata nella so­cietà civilizzata, e sulla necessità di un approccio all’educazione ampiamente fondato a lungo raggio, non furono sol tanto di importanza profonda per l’In ghilterra vittoriana, ma continuano an che oggi ad ispirare e ad illuminare mol ti in tutto il mondo». I laici cristiani, ad esempio, soprattutto gli insegnanti di religione e catechisti, potrebbero trarre grande beneficio da questa sua frase citata dal Pontefice: «Vo glio un laicato non arrogante, non pre cipitoso nei discorsi, non polemico, ma uomini che conoscono la propria reli gione, che in essa vi entrino, che sap piano bene dove si ergono, che sanno cosa credono e cosa non credono, che conoscono il proprio credo così bene da dare conto di esso, che conoscono così bene la storia da poterlo difendere».
La Messa continua, tra canti molto sug gestivi e un generale decoro liturgico. La preghiera dell’Angelus, subito dopo, offre lo spunto al Papa per ricordare la grande devozione mariana del neo bea to. E quando infine la grande assemblea si scioglie c’è chi non si stanca di resta re ad osservare il palco, dal quale con tinuano a giungere note gioiose. Il car dinale Newman, dalla sua gigantogra fia, sembra sorridere. Sì, è proprio una giornata di festa. E non solo per Bir mingham.

© Copyright Avvenire, 21 settembre 2010


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22/09/2010 00:13
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I quotidiani inglesi moderano i toni dopo la visita papale
di Inma Álvarez


LONDRA, martedì, 21 settembre 2010 (ZENIT.org).- La rivista satirica britannica Private Eye pubblica spesso ipotetiche lettere di scusa della stampa quando l'opinione che questa ha trasmesso su una persona viene smentita dai fatti.

“Potrebbe applicarsi alla visita di Stato di Papa Benedetto XVI”, ha affermato Dominic Lawson, editorialista del The Independent, nella sua rubrica di questo martedì Pope Benedict... an apology.

“Il Papa. Una scusa. Vogliamo chiedere scusa per aver descritto Sua Santità come il leader tirannico con gli stivali militari di un'istituzione corrotta impegnata nella violenza sui bambini e nello sterminio di tutto il continente africano. Ora accettiamo che è un uomo anziano e dolce, mai più felice di quando bacia i bambini, e che questo Paese ha molto da imparare dalla sua umanità e dalla sua preoccupazione per i più deboli della società”.

Con questo tono ironico, Lawson constata il cambiamento di tono generale della stampa inglese dopo la visita del Papa. Lo stesso Independent, osserva, ha pubblicato commenti editoriali che “sarebbero stati impensabili una settimana prima”.

“Quando qualcuno viene definito un mostro (o 'un vecchio villano lascivo in sottana', come ha detto Richard Dawkins) ed emerge come una modesta figura accademica visibilmente a disagio con la magniloquenza politica di una visita di Stato, i commentatori comprendono che i loro lettori preferirebbero un tono più gentile”, afferma Lawson.

“Sospetto che sia proprio il carattere apolitico di Papa Benedetto XVI a dargli una certa attrattiva popolare, anche da parte di coloro che non sono membri della Chiesa cattolica, e che senza dubbio non si sentono costretti a seguire i suoi inamovibili pronunciamenti dottrinali”.

L'articolista, che è stato direttore dello Spectator, conclude: “L'umiltà è forse la più difficile delle virtù; i più presuntuosi critici laicisti del Papa potrebbero imparare da lui”.

Non è l'unico commento al riguardo. Nel “giorno dopo” della visita, come constata un rapporto di Catholic Voices, è evidente la moderazione della stampa inglese di ogni settore d'opinione, così come è unanime il riconoscimento del successo della visita, contro quasi tutti i pronostici.

Ripercorrendo una per una le cinque maggiori testate inglesi nella loro edizione di lunedì 20 settembre, il rapporto mostra come è stata la copertura della beatificazione del Cardinale Newman a Cofton Park.

La sinistra

The Guardian, rappresentante della sinistra liberale, dedica una doppia pagina a un reportage sulla beatificazione, firmato dal suo corrispondente religioso Stephen Bates.

Un'altra corrispondente, Riazat Butt, afferma che “il vero successo di questo viaggio storico non è stato Benedetto XVI, ma il suo gregge, che ha sfidato le aspettative e la pubblicità negativa per dare il benvenuto al Papa in Gran Bretagna”.

Nella sezione del quotidiano dedicata ai commenti, un dirigente ricorda ai lettori perché The Guardian ha sostenuto la visita “nonostante il conservatorismo intransigente e a volte crudele di Benedetto XVI”, perché “si trattava di una questione diplomatica seria”.

L'editoriale non crede che il Papa abbia superato “la divisione religiosa-laica”, ma ha alcune parole critiche contro i manifestanti, che “forse non vedono alcun legame tra loro e le torme antipapiste del passato, ma c'è un fallimento nel dare alla fede il rispetto sincero che le è dovuto”.

Nella sezione della difesa del lettore, spicca la critica di molti lettori verso quella che considerano l'“ostilità istintiva nei confronti della religione” da parte del quotidiano, anche se l'ombudsman ricorda l'estesa copertura data dal Guardian alla visita.

Forse il cambiamento più sintomatico è stato, come riferiva l'inizio di questa notizia, il caso del The Independent, quotidiano che nel periodo precedente la visita si era fatto portavoce del settore laicista più aggressivo.

Nel suo editoriale di questo lunedì,Benedict spoke to Britain, il quotidiano ammetteva che la visita è “andata meglio, anche molto meglio di quanto ci si poteva aspettare”, grazie soprattutto “a ciò che il Papa ha detto e a come l'ha detto”, mostrando “che ha un lato molto più caldo, più umano e meno rigido di quanto può sembrare da lontano”.

“Quanto alle sue allusioni su quanto sia rischioso per la tolleranza relegare la religione ai margini, forse ha lasciato una Gran Bretagna con la mente un po' più aperta di quando l'ha trovata”, conclude sorprendentemente l'editoriale.

Conservatori

Dal canto suo, il Daily Mail, conservatore, pubblica un commento firmato da Stephen Glover in cui si afferma che la visita “è andata molto al di là” di un successo che la stessa gerarchia cattolica non si aspettava. “Il Papa ha parlato all'anima del nostro Paese, affermando le verità morali eterne che i nostri leader politici e religiosi preferiscono evitare”.

Uno dei successi sorprendenti sottolineati da Glover è il “volto giovane” della Chiesa cattolica britannica. Si criticano poi gli atei radicali contrari alla visita: “non hanno niente da offrire né ai giovani né agli altri come via di speranza”.

The Times non ha dedicato un editoriale, ma ha pubblicato un reportage di Richard Owen, il suo corrispondente a Roma, che si sorprende dell'enfasi del Papa sul “sano pluralismo” e sulle “diverse tradizioni religiose” della società britannica, affermando che “questo non è l'uomo che è stato eletto Papa cinque anni fa”.

Il Daily Thelegraph, infine, riporta un Papa sorridente in prima pagina e afferma che il Pontefice “sembrava molto più preoccupato di riconstruire il dialogo tra la Chiesa e la società civile che di convertire”, criticando allo stesso tempo le “esagerazioni laiciste”.

Il rapporto può essere letto sul blog di Catholic Voices.

[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]










Molti britannici colpiti da "post papal depression”
Il “perché” di un così grande successo di Benedetto XVI nel Regno Unito

di Luis Badilla*



ROMA, martedì, 21 settembre 2010 (ZENIT.org).- Anna Arco, vaticanista britannica, collaboratrice di numerose pubblicazioni specializzate, ha confessato di soffrire di "ppd", e cioè "post papal depression".

Forse, nella gigantesca mole di articoli scritti in queste ore per fare un bilancio dei quattro giorni di Benedetto XVI nel Regno Unito, non c'è battuta migliore per dare una misura, seppur immediata, di quanto sia la dimensione del successo pastorale, ecclesiale, spirituale e umano della visita del Papa.

I primi sorpresi di un così grande successo, come scrive oggi Fiona Ehlers su “Der Spiegel” (online), non sempre tenero con Benedetto XVI, sono i cittadini del Regno Unito. Da un estremo all'altro del tessuto sociale britannico serpeggia, anche tra i critici (e nonostate i loro "però") una sola idea, quella di Damian Thompson su “The Telegraph”: "Un vero trionfo personale".

Perché? Le ragioni sono molte, ma la prima è una sola: i britannici hanno visto "le cose come sono", la verità, e non più ciò che un giornalismo molto forbito, acculturato e griffato ha visto per alcuni mesi; a volte contro ogni evidenza e non sempre rispettando la verità.

Hanno "visto" il Papa (centinaia di migliaia da vicino e un bel po' di milioni atraverso la tv). Hanno "sentito parlare" il Papa, in diverse circostanze, e su molti temi che stanno a cuore alle persone semplici che hanno sete di pensiero e di serietà. Poi, c'è anche un'altra ragione da non sottovalutare: la società britannica, come tutte le altre società europee, attraversa un periodo, ormai troppo lungo e devastante, di superficialità esistenziale e sente profondamente, con dolore e lacerazione, la mancanza di progetto, di futuro, di utopia, in un sola parola: di umanità (e di umanesimo), all'interno della quale ciascuno è persona e non solo cittadino, elettore, utente o consumatore.

Benedetto XVI non è andato a conquistare voti; a vendere profumi o macchina di grossa cilindrata; a promuovere un improbabile format televisivo o a dire il contrario di ciò che pensa.

Infine, come ha detto il suo portavoce, padre Federico Lombardi, è andato a proporre "il messaggio della fede come un qualche cosa di positivo", a proporre "delle riflessioni per poter discernere, per poter capire la situazione in cui noi ci troviamo oggi storicamente come società, come mondo, di fronte alle grandi sfide dell’oggi e del futuro, a quali valori possiamo orientarci, ai rischi anche di perdere l’orientamento ai valori essenziali".

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*Luis Badilla è creatore e curatore di Il Sismografo.

23/09/2010 19:46
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Il successo del viaggio di Benedetto XVI

Un'agenda per la Chiesa del Regno Unito

di Vincent Nichols
Arcivescovo di Westminster
Presidente della Conferenza episcopale
di Inghilterra e Galles

Il viaggio apostolico di Benedetto XVI nel Regno Unito è stato un successo straordinario. Il Papa è stato accolto ovunque con calore, entusiasmo e gioia.
Certamente alcuni hanno espresso opinioni diverse, ma sono stati pochi e isolati. Oltre mezzo milione di persone ha visto il Pontefice di persona e altre duecentomila si sono riversate nelle strade di Londra in occasione del suo passaggio. Ho avuto il privilegio di stare con lui nella papamobile. È stata un'esperienza meravigliosa vedere i sorrisi, la gioia, il rispetto e l'entusiasmo su così tanti volti. Questa visita ha arricchito molto i nostri Paesi.
È stata una visita di Stato ufficiale, ma anche i momenti solenni istituzionali sono stati caratterizzati da grande calore. Sua Maestà la Regina era raggiante. E così erano anche i principali leader politici che hanno incontrato il Papa nel palazzo arcivescovile a Westminster. Secondo me il culmine della visita è stato il discorso storico rivolto alle autorità politiche e religiose di queste Nazioni, che hanno accolto il Papa con un grande e caloroso applauso, e che hanno continuato così per tutto il lento incedere nella grande sala del Parlamento.
Il messaggio della visita è stato coerente e chiaro: la fede in Dio svolge un ruolo importante nelle moderne società pluraliste. Il Papa ha spiegato con chiarezza che non possiamo permetterci di dimenticare o di trascurare i nostri fondamenti culturali. La democrazia ha bisogno di fondarsi su principi morali per essere stabile. Fede e ragione servono l'una all'altra e si completano l'una con l'altra.
All'aeroporto di Birmingham, nel suo discorso in occasione del congedo del Papa, il primo ministro britannico Cameron ha richiamato questi temi in modo chiaro. Ha descritto la visita come "un grande onore per il nostro Paese" e ha ringraziato il Papa per aver "posto interrogativi sulla nostra società e su come trattiamo noi stessi e gli altri". Ha assicurato Benedetto XVI del fatto che "la fede è parte del tessuto del nostro Paese. Lo è sempre stata e sempre lo sarà. Come lei ha detto, Santità, la fede - ha aggiunto il premier - non è un problema da risolvere per i legislatori, ma piuttosto una parte vitale del nostro discorso nazionale". Ha citato il cardinale Newman, appena beatificato, il quale affermò che una piccola azione per recare sollievo ai malati e ai bisognosi o per perdonare un nemico, manifesta maggior fede di qualsiasi "profonda conversazione religiosa".
Poi, il primo ministro ha lanciato il suo appello al Papa: "Quando penserà al nostro Paese, pensi a un luogo che non solo serba la fede, ma che è anche profondamente e pacificamente compassionevole". Credo che chi ha partecipato a questa visita riconoscerà la verità di quelle parole.
Durante la visita, il Papa ha fissato una nuova agenda per la Chiesa nel Regno Unito. In primo luogo, ha definito il modo per parlare della fede alla nostra complessa società. Le qualità che ha stabilito come essenziali sono: cortesia, sensibilità verso i successi e i fallimenti di chi ascolta, apertura di cuore, disponibilità a dire cose difficili con chiarezza e con ragione, capacità di non sopravvalutare le esigenze della fede. Spero che tutti coloro che in Gran Bretagna cercano di parlare della fede mostrino queste qualità.
Poi ha evidenziato il nucleo della testimonianza che dobbiamo rendere. Ci chiede di "testimoniare la bellezza della santità, lo splendore della verità e la gioia e la libertà di un rapporto con Cristo" (dall'omelia nella cattedrale di Westminster).
La bellezza della santità si è manifestata tanto spesso nelle liturgie di questa visita, in particolare nei momenti di silenzio fervente che le hanno costellate. Chi potrà mai dimenticare il silenzio profondo di ottantamila persone in preghiera di fronte al Santissimo Sacramento ad Hyde Park? Quel silenzio è d'oro.
Qualsiasi testimonianza della verità, se la verità deve splendere, deve mostrare il fascino e la bontà della verità stessa più che la sua coerenza logica.
Una testimonianza di gioia e di felicità è stata data da moltissimi giovani. Fuori dalla cattedrale di Westminster hanno promesso di essere i santi del xxi secolo. La loro disponibilità alla preghiera e la loro scelta del silenzio, insieme con la loro cortesia e la loro compassione concrete, mostrano che stanno imparando la via.
Il terzo aspetto degli orientamenti che abbiamo ricevuto dal Pontefice va visto nel modo in cui ha attirato la nostra attenzione verso Cristo, Cristo taumaturgo, Cristo che ha offerto se stesso in sacrificio sulla croce, Cristo che rende quel sacrificio presente a noi nella messa, Cristo che continua a offrire un eterno sacrificio al Padre celeste. A questo proposito Benedetto XVI ci ricorda che solo nel dono del sacrificio personale di Cristo troveremo la libertà per esprimere l'oblazione di sé, che è al centro di tutto l'amore autentico e duraturo. Conosciamo tutti la nobiltà del rinunciare a ciò che vogliamo per il bene di quanti amiamo. Tutti sappiamo che il sacrificio è una parte chiave della realizzazione di sé. Lo facciamo sempre. Ciò è compreso nel mistero di Cristo e diviene veramente salvifico. Solo in tale mistero possiamo superare i nostri fallimenti e ricominciare, e dobbiamo farlo. In tale contesto, il Papa ha ripetuto di nuovo il suo dolore e la sua costernazione per il crimine degli abusi sui bambini all'interno di ambienti cattolici e per il fallimento di noi vescovi che a volte non siamo riusciti ad affrontare tali problemi in modo efficace.
Il Papa ci ha lasciato un'agenda di maggiore cooperazione con le autorità pubbliche per il bene comune. Ci ha ricordato che in un momento di difficoltà finanziaria la nostra generosità e la nostra sensibilità verso le necessità degli altri saranno interpellate maggiormente. Ci ha anche lasciato un'agenda di maggiore cooperazione fra la Santa Sede e il Governo britannico su una gamma di questioni internazionali di interesse reciproco: l'alleviamento della povertà e della mortalità materna, la tutela dell'ambiente, il progetto di educazione primaria nelle zone più povere del mondo.
È stata una visita veramente notevole. Il Papa ha contribuito a un importante passo nella nostra ricca storia e ci aiuta a delineare il nostro futuro. Rendiamo grazie a Dio per il suo ministero e lo assicuriamo del nostro amore e delle nostre preghiere.

(©L'Osservatore Romano - 24 settembre 2010)


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In viaggio con il beato Newman
La visita di Benedetto XVI in Gran Bretagna



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