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Viaggio apostolico in Inghilterra ed Scozia

Ultimo Aggiornamento: 26/09/2010 00:27
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17/09/2010 13:03
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L'incontro con la regina nel palazzo di Holyroodhouse a Edimburgo

La cordiale accoglienza in terra scozzese

dal nostro inviato Gianluca Biccini

Il vento che spinge veloci le nubi nel cielo di Edimburgo spazza via anche le polemiche che hanno accompagnato la vigilia del viaggio del Papa nel Regno Unito. È bastato il cordiale incontro con la regina Elisabetta II a convincere anche il più scettico tra i sudditi di Sua Maestà che valeva la pena invitare Benedetto XVI a visitare il Paese e ad accoglierlo con tutti gli onori, mettendo da parte qualsiasi riserva.
Del resto, le profonde radici cristiane, qui tuttora presenti in ogni strato della vita sociale, sono state richiamate da Benedetto XVI nel suo primo discorso nel Regno Unito. Rivolgendosi alla sovrana giovedì mattina, 16 settembre, nella residenza di Holyroodhouse a Edimburgo, il Papa ha affrontato anche i temi dell'autonomia scozzese, del processo di pace in Irlanda del Nord, dell'eroica opposizione britannica alla tirannia nazista, del ruolo avuto nella fondazione delle Nazioni Unite. Ma soprattutto ha posto l'accento sulle vicende storiche che hanno portato la monarchia, il governo e il popolo ad avere sempre un ruolo di primo piano nel contesto internazionale. E poiché oggi il Regno Unito si sforza di essere una società moderna e multiculturale, ha auspicato che in questo compito possa mantenere vivo - anche attraverso i mass media, esortati, specie quelli locali, a un maggior senso di responsabilità - il rispetto di quei valori tradizionali che gli attacchi del secolarismo sembrano voler porre in secondo piano.
Il velivolo con a bordo il Papa era atterrato all'aeroporto internazionale della capitale scozzese alle 10.15 locali (corrispondenti alle 11.30 italiane). Nella piazzola 203 il nunzio apostolico, l'arcivescovo Sainz Muñoz, è salito a bordo per dare il benvenuto a Benedetto XVI e al suo seguito. Sceso dalla scaletta dell'aereo il Pontefice ha ricevuto l'accoglienza ufficiale da parte di Sua Altezza Reale Filippo di Mountbatten. La presenza del duca di Edimburgo è un gesto di grande cortesia da parte della famiglia reale.
Con il consorte della regina erano tra gli altri il primo Ministro scozzese Alex Salmond, il cardinale O'Brien, l'arcivescovo Nichols, il cardinale Murphy-O'Connor, monsignor Summersgill, alcuni vescovi cattolici e anglicani, l'ambasciatore del Regno Unito presso la Santa Sede, Francis Martin-Xavier Campbell, e numerose autorità civili e politiche. Significativa la dichiarazione che Salmond ha rilasciato al termine dell'incontro: "Io penso - ha detto - che molti scettici, soprattutto fra gli operatori dei media, oggi saranno smentiti. Si tratta di un avvenimento che riguarda non solo la comunità cattolica scozzese ma l'intera nazione".
Dopo la presentazione delle personalità presenti, il Pontefice e il duca di Edimburgo si sono diretti al Royal Pavilion per un breve colloquio. Percorsi in auto quindici chilometri il Papa è giunto al Palazzo di Holyroodhouse - vicino alle rovine dell'antica abbazia della Santa Croce - per la cerimonia di benvenuto. All'ingresso è stato accolto dai reali. Dopo gli onori militari, l'esecuzione degli inni nazionali e la guardia d'onore, si è svolta la visita di cortesia a Elisabetta II. Sul trono dal 1952, è l'unico sovrano con territori in tutti i continenti. In pratica è la regina di oltre due miliardi di persone, se si considerano i Paesi membri del Commonwealth.
All'interno del palazzo, nella morning room al primo piano, è avvenuto l'incontro privato e lo scambio dei doni. Il Papa ha offerto una riproduzione dell'antico evangeliario di Lorsch - attualmente smembrato in due unità - che contiene i quattro vangeli con prologo ed epistola di san Girolamo a Papa Damaso e altri testi. La regina ha ricambiato con le copie di alcune stampe del pittore tedesco Hans Holbein, fra le quali un disegno raffigurante san Tommaso Moro. Contemporaneamente, in un'altra sala, il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, si intratteneva con il primo Ministro scozzese Salmond.
Al termine, nel grande gazebo allestito nel parco sul retro del palazzo, Benedetto XVI ha parlato alle quattrocento autorità invitate, tra le quali anche rappresentanti del Parlamento scozzese. Prima di lasciare il palazzo reale, è stato salutato dalle cornamuse e dai tamburi suonati da un gruppo di giovani studenti in abiti tradizionali. Lo stesso Pontefice ha indossato sulle spalle al momento del congedo una sciarpa tipica scozzese con sfondo verde. Ricorre infatti oggi la festa di san Niniano di Galloway, apostolo della Scozia. Così, mentre Benedetto XVI incontrava la regina, nel centro di Edimburgo si svolgeva una parata folcloristica con la partecipazione di bambini provenienti dalle scuole di tutta la Scozia: uno spettacolo teatrale storico all'aperto ha fatto rivivere i momenti più significativi dello sviluppo del territorio.
Al termine della mattinata, in automobile il Papa ha percorso Princes street - parallela alla più nota Royal Mile, il "miglio reale", un lungo rettilineo che collega il palazzo e l'abbazia in rovina di Holyrood con il castello di Edimburgo - diretto alla residenza arcivescovile. Lungo il percorso ha potuto ammirare le bellezze della storica capitale scozzese. La città più visitata del Regno Unito dopo Londra si sviluppa su una serie di colline che le conferiscono un aspetto grazioso, tanto da averle fatto guadagnare l'appellativo di "Atene del Nord". Due suoi quartieri - Old e New Town - nel 1995 sono stati dichiarati dall'Unesco patrimonio dell'umanità.
La vettura papale ha percorso cinque chilometri passando tra due ali di folla, nella quale si distinguevano gruppi di ragazzi e bambini che hanno sventolato bandierine, applaudito e cantato, coinvolgendo gli altri presenti in un clima di grande festa e gioia.
Giunto nella residenza arcivescovile, prima di entrare, con un fuori programma, il Papa ha voluto salutare personalmente le persone che da ore erano in attesa all'esterno. Sceso dalla vettura ha percorso a piedi il viale ed è uscito dal cancello per stringere le mani ai presenti, soffermandosi in particolare con i più piccoli e con gli ammalati in carrozzella.

(©L'Osservatore Romano - 17 settembre 2010)


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"CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
17/09/2010 15:30
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INCONTRO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI CON I GIORNALISTI DURANTE IL VOLO VERSO IL REGNO UNITO (16 SETTEMBRE 2010)



Ieri mattina, nel corso del viaggio aereo verso il Regno Unito, il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato i giornalisti del Volo Papale. Pubblichiamo di seguito la trascrizione dell’intervista concessa dal Papa agli operatori dei media:


TESTO DELL’INTERVISTA

P. Lombardi: Santità, benvenuto fra noi e grazie della sua disponibilità. Abbiamo un gruppo di 70 giornalisti qui presenti, delle diverse parti del mondo. Naturalmente alcuni vengono apposta dal Regno Unito per unirsi fin dal volo a questo gruppo. Come al solito, i colleghi, nei giorni scorsi, hanno dato diverse domande, che Le proponiamo per questa prima conversazione all’inizio di un viaggio molto atteso e impegnativo, che speriamo sia bellissimo. Io ho scelto una serie di domande tra quelle che sono state proposte. GlieLe propongo in italiano per non affaticarLa troppo. I colleghi si aiuteranno a capire se non conoscono bene l’italiano.

La prima domanda: durante la preparazione di questo viaggio vi sono state discussioni e posizioni contrarie. Nella tradizione passata del Paese vi sono state forti posizioni anticattoliche. Lei è preoccupato per come sarà accolto?

Santo Padre: Innanzitutto buona giornata e un buon volo per noi tutti. Devo dire che non sono preoccupato, perché quando sono andato in Francia è stato detto che quello sarebbe stato il Paese più anticlericale, con forti correnti anticlericali e con un minimo di fedeli; quando sono andato nella Repubblica Ceca è stato detto che quello sarebbe stato il Paese più areligioso d’Europa e più anticlericale anche. Così i Paesi occidentali hanno tutti, ognuno nel loro modo specifico e secondo la loro propria storia, forti correnti anticlericali e anticattoliche, ma hanno anche sempre una presenza forte di fede. Così in Francia e nella Repubblica Ceca ho visto e vissuto una calorosa accoglienza da parte della comunità cattolica, una forte attenzione da parte di agnostici che tuttavia sono in ricerca, vogliono conoscere e trovare i valori che portano avanti l’umanità, e sono stati molto attenti se potessero sentire da me qualcosa anche in questo senso. E la tolleranza e il rispetto di quanti sono anticattolici. Naturalmente la Gran Bretagna ha una sua propria storia di anticattolicesimo, questo è ovvio, ma è anche un Paese di una grande storia di tolleranza. E così sono sicuro che da una parte vi sarà un’accoglienza positiva dai cattolici e dai credenti, generalmente; attenzione da quanti cercano come andare avanti in questo nostro tempo, e rispetto e tolleranza reciproca dove c’è un anticattolicesimo. Vado avanti con grande coraggio e con gioia.

P. Lombardi: Il Regno Unito, come molti altri Paesi occidentali – è un tema che ha già toccato nella prima risposta – è considerato un Paese secolare; c’è un forte movimento di ateismo anche con motivazioni culturali, tuttavia vi sono anche segni che la fede religiosa, in particolare in Gesù Cristo, è tuttora viva a livello personale. Che cosa può significare questo per cattolici ed anglicani? Si può fare qualcosa per rendere la Chiesa come istituzione anche più credibile e attrattiva per tutti?

Santo Padre: Direi che una Chiesa che cerca soprattutto di essere attrattiva sarebbe già su una strada sbagliata. Perché la Chiesa non lavora per sé, non lavora per aumentare i propri numeri e così il proprio potere. La Chiesa è al servizio di un Altro, serve non per sé, per essere un corpo forte, ma serve per rendere accessibile l’annuncio di Gesù Cristo, le grandi verità, le grandi forze di amore, di riconciliazione apparse in questa figura e che sempre vengono dalla presenza di Gesù Cristo. In questo senso la Chiesa non cerca la propria attrattività, ma deve essere trasparente per Gesù Cristo. E nella misura nella quale non sta per se stessa, come corpo forte e potente nel mondo, che vuole avere il suo potere, ma si fa semplicemente voce di un Altro, diventa realmente trasparenza per la grande figura di Cristo e le grandi verità che ha portato nell’umanità, la forza dell’amore; allora in questo momento si ascolta e si accetta la Chiesa. Essa non dovrebbe considerare se stessa ma aiutare a considerare l’Altro, ed essa stessa vedere e parlare dell’Altro e per l’Altro. In questo senso mi sembra anche che anglicani e cattolici hanno il semplice compito, lo stesso compito, la stessa direzione da prendere. Se anglicani e cattolici vedono che ambedue non servono per se stessi, ma sono strumenti per Cristo, "amico dello Sposo" – come dice San Giovanni – se ambedue seguono la priorità di Cristo e non di se stessi, allora vengono anche insieme, perché allora la priorità di Cristo li accomuna e non sono più concorrenti, ognuno cercando il maggiore numero, ma sono congiunti nell’impegno per la verità di Cristo che entra in questo mondo, e così si trovano anche reciprocamente in un vero e fecondo ecumenismo.

P. Lombardi: Grazie Santità. Una terza domanda. Com’è noto e come è stato messo in rilievo anche da recenti sondaggi, lo scandalo degli abusi sessuali ha scosso la fiducia dei fedeli nella Chiesa. Come pensa di poter contribuire a ristabilire questa fiducia?

Santo Padre: Innanzitutto devo dire che queste rivelazioni sono state per me uno choc. Sono una grande tristezza, è difficile capire come questa perversione del ministero sacerdotale era possibile. Il sacerdote, nel momento dell’ordinazione, preparato per anni a questo momento, dice sì a Cristo per farsi la sua voce, la sua bocca, la sua mano e servirlo con tutta l’esistenza perché il Buon Pastore, che ama e aiuta e guida alla verità, sia presente nel mondo. Come un uomo che ha fatto e detto questo possa poi cadere in questa perversione, è difficile capire, è una grande tristezza, tristezza anche che l’autorità della Chiesa non era sufficientemente vigilante e non sufficientemente veloce, decisa, nel prendere le misure necessarie. Per tutto questo siamo in un momento di penitenza, di umiltà e di rinnovata sincerità, come ho scritto ai Vescovi irlandesi. Mi sembra che dobbiamo adesso realizzare proprio un tempo di penitenza, un tempo di umiltà, e rinnovare e reimparare un’assoluta sincerità. Quanto alle vittime, direi, tre cose sono importanti. Primo interesse sono le vittime, come possiamo riparare, che cosa possiamo fare per aiutare queste persone a superare questo trauma, a ritrovare la vita, a ritrovare anche la fiducia nel messaggio di Cristo. Cura, impegno per le vittime è la prima priorità con aiuti materiali, psicologici, spirituali. Secondo, è il problema delle persone colpevoli: la giusta pena, escluderli da ogni possibilità di accesso ai giovani, perché sappiamo che questa è una malattia e la libera volontà non funziona dove c’è questa malattia; quindi dobbiamo proteggere queste persone contro se stesse, e trovare il modo di aiutarle e di proteggerle contro se stesse ed escluderle da ogni accesso ai giovani. E il terzo punto è la prevenzione nella educazione e nella scelta dei candidati al sacerdozio. Essere così attenti che secondo le possibilità umane si escludano futuri casi. E vorrei in questo momento anche ringraziare l’episcopato britannico per la sua attenzione, per la sua collaborazione, sia con la Sede di San Pietro, sia con le istanze pubbliche, e per l’attenzione per le vittime e per il diritto. Mi sembra che l’episcopato britannico abbia fatto e faccia un grande lavoro e gli sono molto grato.

P. Lombardi: Santità, la figura del cardinale Newman evidentemente è molto significativa per Lei. Per il cardinale Newman Lei fa l’eccezione di presiederne la beatificazione. Pensa che il suo ricordo possa aiutare a superare le divisioni fra anglicani e cattolici? E quali sono gli aspetti della sua personalità su cui desidera mettere l’accento più forte?

Santo Padre: Il cardinale Newman è soprattutto da una parte un uomo moderno, che ha vissuto tutto il problema della modernità, che ha vissuto anche il problema dell’agnosticismo, dell’impossibilità di conoscere Dio, di credere. Un uomo che è stato in tutta la sua vita in cammino, nel cammino di lasciarsi trasformare dalla verità in una ricerca di grande sincerità e di grande disponibilità, per conoscere meglio e per trovare, accettare la strada per la vera vita. Questa modernità interiore, del suo essere e della sua vita, implica la modernità della sua fede. Non è una fede in formule di un tempo passato: è una fede personalissima, vissuta, sofferta, trovata, in un lungo cammino di rinnovamento e di conversioni. E’ un uomo di grande cultura, che da una parte partecipa nella nostra cultura scettica di oggi – alla questione se possiamo capire qualcosa di certo sulla verità dell’uomo, dell’essere o no, e come possiamo arrivare alla convergenza delle probabilità. Un uomo che, d’altra parte, con una grande cultura della conoscenza dei Padri della Chiesa, ha studiato e rinnovato la genesi interna della fede e riconosciuto così la sua figura e costruzione interiore. È un uomo di una grande spiritualità, di un grande umanesimo, un uomo di preghiera, di una relazione profonda con Dio e di una relazione personale, perciò anche di una relazione profonda con gli altri uomini del suo e del nostro tempo. Direi, quindi, questi tre elementi: modernità della sua esistenza, con tutti i dubbi e i problemi del nostro essere di oggi; cultura grande, conoscenza dei grandi tesori della cultura dell’umanità, disponibilità di ricerca permanente, di rinnovamento permanente; e spiritualità: vita spirituale, vita con Dio, danno a quest’uomo un’eccezionale grandezza per il nostro tempo. Perciò è una figura di dottore della Chiesa per noi e per tutti, e anche un ponte tra anglicani e cattolici.

P. Lombardi: E un’ultima domanda. Questa visita è considerata con il rango di visita di Stato, così è stata qualificata. Che cosa significa ciò per i rapporti tra la Santa Sede e il Regno Unito? Vi sono punti importanti di sintonia, in particolare guardando alle grandi sfide del mondo attuale?

Santo Padre: Sono molto grato a Sua Maestà la Regina Elisabetta II, che ha voluto dare a questa visita il rango di una visita di Stato, che sa esprimere il carattere pubblico di questa visita e anche la responsabilità comune tra politica e religione per il futuro del Continente e per il futuro dell’umanità. La grande e comune responsabilità perché i valori che creano giustizia e politica, e che vengono dalla religione, siano insieme, in cammino nel nostro tempo. Naturalmente questo fatto che giuridicamente è una visita di Stato non rende la mia visita un fatto politico, perché se il Papa è capo di Stato, questo è solo uno strumento per garantire l’indipendenza del suo annuncio e il carattere pubblico del suo lavoro di Pastore. In questo senso anche la visita di Stato rimane sostanzialmente ed essenzialmente una visita pastorale, cioè una visita nella responsabilità della fede, per la quale il Sommo Pontefice, il Papa esiste. E, naturalmente, mette al centro dell’attenzione, questo carattere di visita di Stato, le coincidenze tra l’interesse della politica e della religione. La politica sostanzialmente è creata per garantire giustizia, e con la giustizia libertà, ma giustizia è un valore morale, un valore religioso e così la fede, l’annuncio del Vangelo, si collega, nel punto "giustizia", con la politica, e qui nascono anche gli interessi comuni. La Gran Bretagna ha una grande esperienza e una grande attività nella lotta contro i mali di questo tempo, contro la miseria, la povertà, le malattie, la droga e tutte queste lotte contro la miseria, la povertà, la schiavitù dell’uomo, l’abuso dell’uomo, la droga, sono anche scopi della fede, perché sono scopi dell’umanizzazione dell’uomo, perché sia restituita l’immagine di Dio contro le distruzioni e le devastazioni. Un secondo compito comune è l’impegno per la pace nel mondo e la capacità di vivere la pace, l’educazione alla pace. Creare le virtù che rendono l’uomo capace di pace. E, finalmente, un elemento essenziale della pace è il dialogo delle religioni, la tolleranza, l’apertura dell’uno per l’altro, e questo è anche un profondo scopo, sia della Gran Bretagna come società, sia della fede cattolica, di aprire i cuori, di aprire al dialogo, di aprire così alla verità e al cammino comune dell’umanità, e al ritrovare i valori che sono fondamento del nostro umanesimo.

P. Lombardi: Grazie Santità di tutto questo che ci ha detto. Veramente ci ha dato una panoramica sul significato di tanti dei messaggi che vuole dare in questi giorni e noi quindi Le auguriamo di poterli dare con efficacia in tutti i suoi discorsi e, dato che noi siamo dei comunicatori, noi Le diciamo che faremo il possibile per collaborare a questa buona comprensione e diffusione dei suoi messaggi. Le siamo veramente grati per aver dedicato fin dall’inizio anche del tempo e della fatica per noi e vogliamo farLe i migliori auguri per la continuazione di questo viaggio. Grazie, Santità!










VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI NEL REGNO UNITO IN OCCASIONE DELLA BEATIFICAZIONE DEL CARDINALE JOHN HENRY NEWMAN (16-19 SETTEMBRE 2010) (IV)

INCONTRO CON IL MONDO DELL’EDUCAZIONE CATTOLICA AL ST MARY’S UNIVERSITY COLLEGE DI TWICKENHAM (LONDON BOROUGH OF RICHMOND) - SALUTO AGLI INSEGNANTI E RELIGIOSI



Questa mattina, dopo aver celebrato la Santa Messa in privato nella Cappella della Nunziatura Apostolica di Londra, il Santo Padre Benedetto XVI si reca in auto al St Mary’s University College di Twickenham (nel quartiere londinese di Richmond) dove, alle ore 10.30, incontra il mondo dell’Educazione Cattolica. Al Suo arrivo il Papa è accolto dal Rettore del College, dal Cappellano, da S.E. Mons. George Stack, Vescovo Ausiliare di Westminster e Presidente dell’Ufficio dei Governatori dell’Università di St Mary e dal Ministro dell’Istruzione, Sig. Nick Gibb.

L’incontro si svolge in due momenti: dapprima, nella Cappella del College, il Santo Padre saluta circa 300 religiosi e religiose impegnati nell’educazione cattolica e un coro di giovani; successivamente, nel Campo sportivo del College, incontra circa 4000 studenti delle scuole cattoliche britanniche.

Di seguito riportiamo le parole che il Santo Padre rivolge agli insegnanti e ai religiosi nel corso dell’incontro nella Cappella, dopo il saluto di Suor Theresa Browne e la lettura da parte della Sig.na Elaine Chaill di un passo dal Libro della Sapienza:

SALUTO DEL SANTO PADRE



Eccellentissimo Segretario di Stato per l’Educazione,
Venerato Fratello Mons. Stack,
Dr Naylor,
Reverendi Padri,
Fratelli e Sorelle in Cristo,

sono lieto di avere questa opportunità di rendere onore al notevole contributo che Religiosi e Religiose hanno dato in questa terra al nobile compito dell’ educazione. Ringrazio i giovani per i loro bei canti e ringrazio Suor Teresa per le sue parole. A lei e a tutti coloro che, uomini e donne, hanno dedicato la vita ad insegnare ai giovani, desidero esprimere i miei sentimenti di profondo apprezzamento. Voi formate nuove generazioni non solo nella conoscenza della fede ma in ogni aspetto di ciò che significa vivere come cittadini maturi e responsabili nel mondo odierno.

Come sapete, il compito dell’insegnante non è solo quello di impartire informazioni o di provvedere ad una preparazione tecnica per portare benefici economici alla società; l’educazione non è e non deve essere mai considerata come puramente utilitaristica. Riguarda piuttosto formare la persona umana, preparare lui o lei a vivere la vita in pienezza – in poche parole riguarda educare alla saggezza. E la vera saggezza è inseparabile dalla conoscenza del Creatore perché "nelle sue mani siamo noi e le nostre parole, ogni sorta di conoscenza e ogni capacità operativa" (Sap 7,16).

Questa dimensione trascendente dello studio e dell’insegnamento era chiaramente compresa dai monaci che hanno così tanto contribuito alla evangelizzazione di queste isole. Sto pensando ai Benedettini che accompagnarono Sant’Agostino nella sua missione in Inghilterra, ai discepoli di San Columba, che hanno diffuso la fede in Scozia e nell’Inghilterra del Nord, a San Davide e ai suoi compagni nel Galles. Poiché la ricerca di Dio che si colloca nel cuore della vocazione monastica, richiede un attivo impegno coi mezzi tramite i quali egli si fa conoscere - la sua creazione e la sua parola rivelata - era semplicemente naturale che il monastero dovesse avere una biblioteca ed una scuola (cfr Discorso ai rappresentanti del mondo della cultura al "Collège des Bernardins" a Parigi, 12 settembre 2008).

Fu l’impegno dei monaci nell’imparare la via sulla quale incontrare la Parola Incarnata di Dio che gettò le fondamenta della nostra cultura e civiltà occidentali.

Guardandomi attorno oggi, vedo molti Religiosi di vita apostolica il cui carisma comprende l’educazione dei giovani. Questo mi offre l’opportunità di rendere grazie a Dio per la vita e l’opera della Venerabile Mary Ward, nativa di questa terra, la cui visione pionieristica di vita religiosa apostolica per le donne, ha portato così tanti frutti. Io stesso da giovane ragazzo sono stato educato dalle "Dame Inglesi" e devo loro un profondo debito di gratitudine. Molti di voi appartengono ad ordini dediti all’insegnamento, che hanno portato la luce del Vangelo in terre lontane come parte del grande lavoro missionario della Chiesa ed anche per questo rendo grazie e benedico il Signore.

Spesso avete avviato le fondazioni per contribuire all’educazione molto prima che lo Stato assumesse una responsabilità per questo vitale servizio all’individuo e alla società. Poiché i relativi ruoli della Chiesa e dello Stato nel campo dell’educazione continuano ad evolversi, non dovete mai dimenticare che i religiosi hanno un contributo unico da offrire in questo apostolato, che è anzitutto quello di testimoniare con la vita consacrata a Dio e la fedeltà, l’amore a Cristo, il Sommo Maestro. Inoltre, la presenza dei religiosi nelle scuole cattoliche è un forte richiamo all’ampiamente discusso carattere cattolico, che è necessario permei ogni aspetto della vita scolastica. Questo riporta all’evidente esigenza che il contenuto dell'insegnamento dovrebbe essere sempre in conformità con la dottrina della Chiesa. Ciò significa che la vita di fede deve essere la forza guida alla base di ogni attività nella scuola, così che la missione della Chiesa possa essere effettivamente servita ed i giovani possano scoprire la gioia di entrare nell’ "essere per gli altri" di Cristo (cfr Spe Salvi, 28).

Prima di concludere desidero aggiungere una particolare parola di apprezzamento per coloro il cui impegno è quello di garantire che le nostre scuole assicurino un ambiente sicuro per i bambini e i giovani. La nostra responsabilità verso coloro che ci sono affidati per la loro formazione cristiana non richiede nulla di meno. Inoltre, la vita di fede può essere effettivamente coltivata solo quando l’atmosfera prevalente è di una fiducia rispettosa e affettuosa. Confido che questo possa continuare ad essere un segno distintivo delle scuole cattoliche in questo Paese.

Con questi sentimenti, cari fratelli e sorelle, vi invito alla preghiera.

* * *

Venerato Fratello Stack, vorrei chiederle di accettare in dono, quale Presidente dell’ufficio dei Governatori dell’Università di Saint Mary e a nome del Collegio, questo mosaico della Beata Vergine Maria.




INCONTRO CON IL MONDO DELL’EDUCAZIONE CATTOLICA AL ST MARY’S UNIVERSITY COLLEGE DI TWICKENHAM - DISCORSO AGLI STUDENTI



Terminato l’incontro nella Cappella del St Mary’s University College di Twickenham, il Papa attraversa il Campus fino al campo sportivo dove sono riuniti circa 4000 studenti delle scuole cattoliche britanniche. Tutte le scuole cattoliche dell’Inghilterra, del Galles e della Scozia sono collegate via internet per seguire in diretta l’evento.

Introdotto dal saluto del Vescovo di Nottingham e Presidente della Commissione Episcopale per l’Istruzione, S.E. Mons. Malcolm P. McMahon, e dalla testimonianza di una giovane, Siobhan Bellot, il Papa presiede l’inaugurazione della Fondazione "John Paul II" per lo Sport, benedice un’icona e una candela, simboli della missione della Fondazione, e una campana. Quindi pronuncia il discorso che riportiamo di seguito:

DISCORSO DEL SANTO PADRE



Cari Fratelli e Sorelle in Cristo,
Cari giovani amici,

desidero anzitutto dirvi quanto sia lieto di essere oggi qui in mezzo a voi. Estendo il più cordiale saluto a tutti voi, convenuti alla "Saint Mary’s University" dalle scuole e dai collegi cattolici del Regno Unito, e a tutti coloro che ci stanno seguendo alla televisione o via internet. Ringrazio il vescovo McMahon per il suo cortese benvenuto e il coro e la banda per la bella musica eseguita poco fa, che ha dato inizio alla nostra celebrazione. Ringrazio Miss Bellot per le gentili parole che mi ha rivolto a nome di tutti i giovani presenti. Guardando ai prossimi giochi olimpici, è stato un piacere inaugurare questa Fondazione sportiva intitolata a Giovanni Paolo II, e prego affinché tutti coloro che la frequenteranno rendano gloria a Dio attraverso le loro attività sportive, così come possano trarre giovamento per se stessi e per gli altri.

Non capita spesso ad un Papa — in verità nemmeno a qualsiasi altra persona — l’opportunità di parlare contemporaneamente agli studenti di tutte le scuole cattoliche dell’Inghilterra, del Galles e della Scozia. E dal momento che ora io ho questa possibilità, c’è qualcosa che mi sta davvero molto a cuore di dirvi. Ho la speranza che fra voi che oggi siete qui ad ascoltarmi vi siano alcuni dei futuri santi del ventunesimo secolo. La cosa che Dio desidera maggiormente per ciascuno di voi è che diventiate santi. Egli vi ama molto più di quanto voi possiate immaginare e desidera per voi il massimo. E la cosa migliore di tutte per voi è di gran lunga il crescere in santità.

Forse alcuni di voi non ci hanno mai pensato prima d’ora. Forse alcuni pensano che essere santi non sia per loro. Lasciatemi spiegare cosa intendo dire. Quando si è giovani, si è soliti pensare a persone che stimiamo e ammiriamo, persone alle quali vorremmo assomigliare. Potrebbe trattarsi di qualcuno che incontriamo nella nostra vita quotidiana e che teniamo in grande stima. Oppure potrebbe essere qualcuno di famoso. Viviamo in una cultura della celebrità ed i giovani sono spesso incoraggiati ad avere come modello figure del mondo dello sport o dello spettacolo. Io vorrei farvi questa domanda: quali sono le qualità che vedete negli altri e che voi stessi vorreste maggiormente possedere? Quale tipo di persona vorreste davvero essere?

Quando vi invito a diventare santi, vi sto chiedendo di non accontentarvi di seconde scelte. Vi sto chiedendo di non perseguire un obiettivo limitato, ignorando tutti gli altri. Avere soldi rende possibile essere generosi e fare del bene nel mondo, ma, da solo, non è sufficiente a renderci felici. Essere grandemente dotati in alcune attività o professioni è una cosa buona, ma non potrà mai soddisfarci, finché non puntiamo a qualcosa di ancora più grande. Potrà renderci famosi, ma non ci renderà felici. La felicità è qualcosa che tutti desideriamo, ma una delle grandi tragedie di questo mondo è che così tanti non riescono mai a trovarla, perché la cercano nei posti sbagliati. La soluzione è molto semplice: la vera felicità va cercata in Dio. Abbiamo bisogno del coraggio di porre le nostre speranze più profonde solo in Dio: non nel denaro, in una carriera, nel successo mondano, o nelle nostre relazioni con gli altri, ma in Dio. Lui solo può soddisfare il bisogno più profondo del nostro cuore.

Dio non solo ci ama con una profondità e intensità che difficilmente possiamo immaginare: egli ci invita a rispondere a questo amore. Tutti voi sapete cosa accade quando incontrate qualcuno di interessante e attraente, come desideriate essere amici di quella persona. Sperate sempre che quella persona vi trovi a sua volta interessanti ed attraenti e voglia fare amicizia con voi. Dio desidera la vostra amicizia. E, una volta che voi siete entrati in amicizia con Dio, ogni cosa nella vostra vita inizia a cambiare. Mentre giungete a conoscerlo meglio, vi rendete conto di voler riflettere nella vostra stessa vita qualcosa della sua infinita bontà. Siete attratti dalla pratica della virtù. Incominciate a vedere l’avidità e l’egoismo, e tutti gli altri peccati, per quello che realmente sono, tendenze distruttive e pericolose che causano profonda sofferenza e grande danno, e volete evitare di cadere voi stessi in quella trappola. Incominciate a provare compassione per quanti sono in difficoltà e desiderate fare qualcosa per aiutarli. Desiderate venire in aiuto al povero e all’affamato, confortare il sofferente, essere buoni e generosi. Quando queste cose iniziano a starvi a cuore, siete già pienamente incamminati sulla via della santità.

C’è sempre un orizzonte più grande, nelle vostre scuole cattoliche, sopra e al di là delle singole materie del vostro studio e delle varie capacità che acquisite. Tutto il lavoro che fate è posto nel contesto della crescita nell’amicizia con Dio, e da quell’amicizia tutto quel lavoro fluisce. In tal modo apprendete non solo ad essere buoni studenti, ma buoni cittadini e buone persone. Mentre proseguite con il percorso scolastico dovete compiere delle scelte circa la materia del vostro studio e iniziare a specializzarvi in vista di ciò che farete nella vita. Ciò è giusto e conveniente. Ricordate sempre però che ogni materia che studiate si inserisce in un orizzonte più ampio. Non riducetevi mai ad un orizzonte ristretto. Il mondo ha bisogno di buoni scienziati, ma una prospettiva scientifica diventa pericolosamente angusta, se ignora la dimensione etica e religiosa della vita, così come la religione diventa angusta, se rifiuta il legittimo contributo della scienza alla nostra comprensione del mondo. Abbiamo bisogno di buoni storici, filosofi ed economisti, ma se la percezione che essi offrono della vita umana all’interno del loro specifico campo è centrata su di una prospettiva troppo ristretta, essi possono seriamente portarci fuori strada.

Una buona scuola offre una formazione completa per l’intera persona. Ed una buona scuola cattolica, al di sopra e al di là di questo, dovrebbe aiutare i suoi studenti a diventare santi. So che vi sono molti non cattolici che studiano nelle scuole cattoliche in Gran Bretagna e desidero rivolgermi a tutti con le mie odierne parole. Prego affinché anche voi vi sentiate incoraggiati a praticare la virtù e a crescere nella conoscenza ed amicizia con Dio, assieme ai vostri compagni cattolici. Voi siete per loro il richiamo all’orizzonte più vasto che esiste fuori della scuola ed è fuor di dubbio che il rispetto e l’amicizia per membri di altre tradizioni religiose debba essere tra le virtù che si apprendono in una scuola cattolica. Spero anche che vorrete condividere con chiunque incontrerete i valori e gli insegnamenti che avrete appresi mediante la formazione cristiana ricevuta.

Cari amici, vi ringrazio per la vostra attenzione, vi prometto di pregare per voi e vi chiedo di pregare per me. Spero di vedere molti di voi il prossimo agosto, alla Giornata Mondiale della Gioventù a Madrid. Nel frattempo, che Dio benedica tutti voi!



Concluso l’incontro con gli studenti, il Santo Padre Benedetto XVI si reca alla Waldegrave Drawing Room presso il St Mary’s University College di Twickenham per l’incontro con i Leaders di altre religioni.












VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI NEL REGNO UNITO IN OCCASIONE DELLA BEATIFICAZIONE DEL CARDINALE JOHN HENRY NEWMAN (16-19 SETTEMBRE 2010) (V)


INCONTRO CON I LEADERS DI ALTRE RELIGIONI, NELLA WALDEGRAVE DRAWING ROOM PRESSO IL ST MARY’S UNIVERSITY COLLEGE DI TWICKENHAM (LONDON BOROUGH OF RICHMOND
)



Poco dopo le ore 12, il Santo Padre Benedetto XVI incontra i Leaders di altre religioni nella Waldegrave Drawing Room presso il St Mary’s University College di Twickenham. All’incontro prendono parte i capi delle confessioni cristiane e delle religioni maggiormente presenti nel Regno Unito: ebrei, musulmani, hindu, sikh.
Dopo gli indirizzi di saluto del Baron Sacks of Aldgate, Rabbino Capo delle "United Hebrew Congregations of the Commonwealth", e del Dr. Khaled Azzam, Direttore del "Prince’s School of Traditional Arts", il Papa pronuncia il discorso che riportiamo di seguito:

DISCORSO DEL SANTO PADRE



Distinti ospiti, cari amici,

sono lieto di avere l’odierna opportunità di incontrarvi, voi che rappresentate le varie comunità religiose in Gran Bretagna. Saluto sia i ministri religiosi presenti, sia quanti di voi svolgono attività nella politica, negli affari e nell’industria. Sono grato al Dott. Azzam ed al Rabbino Capo Lord Sacks per l’augurio che mi hanno rivolto a vostro nome. Mentre saluto voi, permettetemi di formulare voti alla comunità ebraica in Gran Bretagna ed in tutto il mondo per una celebrazione felice e santa dello Yom Kippur.

Desidero iniziare le mie parole esprimendo l’apprezzamento della Chiesa cattolica per l’importante testimonianza che voi tutti apportate quali uomini e donne dello spirito, in un tempo nel quale le convinzioni religiose non sono sempre comprese o apprezzate. La presenza di credenti impegnati in vari campi della vita sociale ed economica parla eloquentemente del fatto che la dimensione spirituale della nostra vita è fondamentale alla nostra identità di esseri umani, in altre parole, che l’uomo non vive di solo pane (cfr Dt 8,3). Quali seguaci di tradizioni religiose diverse, che lavorano insieme per il bene della comunità in senso ampio, noi diamo grande importanza a questa dimensione "fianco a fianco" della nostra collaborazione, che completa l’aspetto "faccia a faccia" del nostro costante dialogo.

A livello spirituale tutti noi, in modi diversi, siamo personalmente impegnati in un viaggio che offre una risposta importante alla questione più importante di tutte, quella riguardante il significato ultimo dell’esistenza umana. La ricerca del sacro è la ricerca dell’unica cosa necessaria, l’unica a soddisfare le aspettative del cuore umano. Nel quinto secolo, sant’Agostino descrisse quella ricerca in questi termini: "Signore, ci hai creati per te ed il nostro cuore è inquieto sino a che non riposerà in te" (Confessioni, I,1). Nell’intraprendere tale avventura ci rendiamo conto sempre di più che l’iniziativa non viene da noi, bensì dal Signore: non siamo tanto noi a ricercare Lui, ma è piuttosto Lui a cercare noi ed è senza dubbio Lui ad avere posto quella nostalgia per Lui nel profondo dei nostri cuori.

La vostra presenza e testimonianza nel mondo indica la fondamentale importanza per la vita umana di questa ricerca spirituale nella quale siamo impegnati. All’interno dei loro ambiti di competenza, le scienze umane e naturali ci forniscono una comprensione inestimabile di aspetti della nostra esistenza ed approfondiscono la nostra comprensione del modo in cui opera l’universo fisico, il quale può essere utilizzato per portare grande beneficio alla famiglia umana. E tuttavia queste discipline non danno risposta, e non possono darla, alla domanda fondamentale, perché operano ad un livello totalmente diverso. Non possono soddisfare i desideri più profondi del cuore umano, né spiegarci pienamente la nostra origine ed il nostro destino, per quale motivo e per quale scopo noi esistiamo, né possono darci una risposta esaustiva alla domanda: "Per quale motivo esiste qualcosa, piuttosto che il niente?".

La ricerca del sacro non svaluta altri campi dell’indagine umana. Al contrario, li pone in un contesto che amplifica la loro importanza quali vie mediante le quali esercitare responsabilmente il nostro essere amministratori della creazione. Nella Bibbia leggiamo che dopo aver compiuto l’opera della creazione, Dio benedisse i nostri progenitori e disse loro: "Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela" (Gn 1,28). Egli affidò a noi il compito di esplorare ed utilizzare i misteri della natura al fine di servire un bene superiore. Qual è questo bene superiore? Nella fede cristiana esso viene espresso come amore per Dio a amore per il nostro prossimo. Pertanto, ci impegniamo di tutto cuore e con entusiasmo con il mondo, ma sempre con uno sguardo per servire quel bene superiore, altrimenti sfiguriamo la bellezza della creazione sfruttandola per scopi egoistici.

Per tale motivo la genuina credenza religiosa ci indica, al di là dell’utilità presente, la trascendenza. Ci rammenta la possibilità e l’imperativo della conversione morale, del dovere di vivere in modo pacifico con il nostro prossimo, dell’importanza di vivere una vita di integrità. Propriamente compresa, porta illuminazione, purifica i nostri cuori ed ispira azioni nobili e generose, a beneficio dell’intera famiglia umana. Ci motiva a coltivare la pratica della virtù e ad avvicinarci l’un l’altro con amore, nel più grande rispetto delle tradizioni religiose diverse dalla nostra.

Sin dal Concilio Vaticano II la Chiesa cattolica ha posto speciale enfasi sull’importanza del dialogo e della collaborazione con i seguaci di altre religioni. E perché sia fruttuoso, occorre reciprocità da parte di tutte le componenti in dialogo e da parte dei seguaci delle altre religioni. Penso in particolare a situazioni in alcune parti del mondo, in cui la collaborazione e il dialogo fra religioni richiede il rispetto reciproco, la libertà di praticare la propria religione e di compiere atti di culto pubblico, come pure la libertà di seguire la propria coscienza senza soffrire ostracismo o persecuzione, anche dopo la conversione da una religione ad un’altra. Una volta che tale rispetto e attitudine aperta sono stabiliti, persone di tutte le religioni lavoreranno insieme in modo efficace per la pace e la mutua comprensione, offrendo perciò una testimonianza convincente davanti al mondo.

Questo genere di dialogo deve porsi su diversi livelli e non dovrebbe essere limitato a discussioni formali. Il dialogo della vita implica semplicemente vivere fianco a fianco ed imparare l’uno dall’altro in maniera da crescere nella reciproca comprensione e nel reciproco rispetto. Il dialogo dell’azione ci fa ravvicinare in forme concrete di collaborazione, mentre applichiamo le nostre intuizioni religiose al compito di promuovere lo sviluppo umano integrale, lavorando per la pace, la giustizia e la salvaguardia del creato. Questo tipo di dialogo può includere l’esplorare assieme come difendere la vita umana ad ogni stadio e come assicurare la non esclusione della dimensione religiosa di individui e comunità dalla vita della società. Poi, a livello delle conversazioni formali, non vi è solo la necessità dello scambio teologico, ma anche il porre alla reciproca considerazione le proprie ricchezze spirituali, il parlare della propria esperienza di preghiera e di contemplazione, l’esprimere a vicenda la gioia del nostro incontro con l’amore divino. In tale contesto sono lieto di rilevare le molte iniziative positive intraprese in questo Paese per promuovere tale dialogo a vari livelli. Come hanno sottolineato i Vescovi cattolici d’Inghilterra e Galles nel loro recente documento "Incontrare Dio nell’amico e nel forestiero", lo sforzo di andare incontro con amicizia ai seguaci di altre religioni sta diventando una parte familiare della missione della Chiesa locale (cfr n. 228), un aspetto caratteristico del panorama religioso in questa Nazione.

Cari amici, nel concludere questi pensieri, permettete di assicurarvi che la Chiesa cattolica persegue la via dell’impegno e del dialogo per un senso genuino di rispetto per voi e per le vostre credenze. I cattolici, sia in Gran Bretagna sia in tutto il mondo, continueranno ad edificare ponti di amicizia con altre religioni, per sanare gli errori del passato e per promuovere fiducia fra individui e comunità. Permettetemi di rinnovare la mia gratitudine per il vostro benvenuto e per questa opportunità di offrirvi il mio incoraggiamento per il dialogo che portate avanti con i vostri fratelli e sorelle cristiani. Su voi tutti invoco l’abbondanza delle benedizioni divine! Grazie molte.



Al termine dell’incontro, dopo le parole di ringraziamento dell’Arcivescovo di Liverpool, S.E. Mons. Patrick A. Kelly, e la presentazione individuale dei Leaders religiosi, il Papa rientra in auto alla Nunziatura Apostolica di Wimbledon per il pranzo in privato mentre, nella Waldegrave Grawing Room, ha luogo un ricevimento per i capi delle confessioni cristiane e delle religioni a cui partecipa S.E. Mons. Kurt Koch, Presidente del Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani.







La scuola cattolica deve essere coerente con la dottrina, ricorda il Papa
Incontrando i religiosi e i professori cattolici britannici




LONDRA, venerdì, 17 settembre 2010 (ZENIT.org).- Non solo quello che si insegna nelle scuole cattoliche deve essere conforme alla dottrina, ma i religiosi che si dedicano all'insegnamento devono essere un modello con la propria vita.

Papa Benedetto XVI lo ha affermato questo venerdì mattina incontrando i rappresentanti delle scuole cattoliche britanniche presso il St Mary’s University College di Twickenham (nel quartiere londinese di Richmond), proveniente dalla Nunziatura Apostolica di Londra, dove alloggia durante la sua visita pastorale in Gran Bretagna.

Il Papa ha parlato nella cappella del College a circa 300 religiosi e docenti delle scuole cattoliche, ai quali ha ricordato che la sua presenza “è un forte richiamo all’ampiamente discusso carattere cattolico che è necessario permei ogni aspetto della vita scolastica”.

“Questo riporta all’evidente esigenza che il contenuto dell'insegnamento dovrebbe essere sempre in conformità con la dottrina della Chiesa. Ciò significa che la vita di fede deve essere la forza guida alla base di ogni attività nella scuola, così che la missione della Chiesa possa essere effettivamente servita”, ha affermato.

Benedetto XVI ha quindi ricordato ai presenti, tra i quali anche il Ministro dell'Istruzione, Nick Gibb, che fin dal suo ingresso in Inghilterra il cristianesimo ha svolto un'importante azione educativa.

La dimensione trascendente dello studio e dell’insegnamento, ha osservato, “era chiaramente compresa dai monaci che hanno così tanto contribuito alla evangelizzazione di queste isole”.

“Sto pensando ai Benedettini che accompagnarono Sant’Agostino nella sua missione in Inghilterra, ai discepoli di San Columba, che hanno diffuso la fede in Scozia e nell’Inghilterra del Nord, a San Davide e ai suoi compagni nel Galles”, ha spiegato.

Allo stesso modo, ha voluto ricordare la venerabile Mary Ward e le sue Dame Inglesi. Mary Ward (1585 - 1645), nata durante la persecuzione anticattolica successiva alla Riforma, fondò un'originale opera educativa che si diffuse in tutto il continente.

“Io stesso da giovane ragazzo sono stato educato dalle 'Dame Inglesi' e devo loro un profondo debito di gratitudine”, ha riconosciuto il Papa.

In questo senso, ha voluto anche ricordare ai presenti che “il compito dell’insegnante non è solo quello di impartire informazioni o di provvedere ad una preparazione tecnica per portare benefici economici alla società”.

“L’educazione non è e non deve essere mai considerata come puramente utilitaristica – ha avvertito –. Riguarda piuttosto formare la persona umana, preparare lui o lei a vivere la vita in pienezza – in poche parole riguarda educare alla saggezza. E la vera saggezza è inseparabile dalla conoscenza del Creatore”-

Il Pontefice ha voluto quindi incoraggiare concretamente i religiosi a non abbandonare la propria presenza nell'ambito educativo.

“Poiché i relativi ruoli della Chiesa e dello Stato nel campo dell’educazione continuano ad evolversi, non dovete mai dimenticare che i religiosi hanno un contributo unico da offrire in questo apostolato, che è anzitutto quello di testimoniare con la vita consacrata a Dio e la fedeltà, l’amore a Cristo, il Sommo Maestro”, ha affermato.

In riferimento ai casi di abuso sessuale sui minori, il Vescovo di Roma ha infine sottolineato l'importanza del fatto che le scuole cattoliche siano “un ambiente sicuro” per i bambini e i giovani e che l'atmosfera di fiducia sia un tratto distintivo di questi centri.

“La nostra responsabilità verso coloro che ci sono affidati per la loro formazione cristiana non richiede nulla di meno”, ha affermato. “Inoltre, la vita di fede può essere effettivamente coltivata solo quando l’atmosfera prevalente è di una fiducia rispettosa e affettuosa”.









Il Papa agli studenti cattolici: non siate mediocri, siate santi
Tutti vogliono la felicità, ma molti non la trovano, sottolinea




LONDRA, venerdì, 17 settembre 2010 (ZENIT.org).- “Ho la speranza che fra voi che oggi siete qui ad ascoltarmi vi siano alcuni dei futuri santi del ventunesimo secolo”, ha detto Papa Benedetto XVI questo venerdì a circa 4.000 studenti delle scuole cattoliche britanniche.

“Quando vi invito a diventare santi, vi sto chiedendo di non accontentarvi di seconde scelte”, ha affermato, chiedendo di aspirare invece a un “orizzonte più grande”.

Accompagnato dal Vescovo di Nottingham e presidente della Commissione Episcopale per l'Insegnamento, monsignor Malcolm P. McMahon, il Papa ha pronunciato il suo discorso nel campo sportivo del St Mary’s University College davanti a migliaia di studenti e in connessione on-line con tutte le scuole cattoliche britanniche.

“Non capita spesso ad un Papa - in verità nemmeno a qualsiasi altra persona - l’opportunità di parlare contemporaneamente agli studenti di tutte le scuole cattoliche dell’Inghilterra, del Galles e della Scozia”, ha confessato il Pontefice.

“E dal momento che ora io ho questa possibilità, c’è qualcosa che mi sta davvero molto a cuore di dirvi. Ho la speranza che fra voi che oggi siete qui ad ascoltarmi vi siano alcuni dei futuri santi del ventunesimo secolo”.

“La cosa che Dio desidera maggiormente per ciascuno di voi è che diventiate santi. Egli vi ama molto più di quanto voi possiate immaginare e desidera per voi il massimo. E la cosa migliore di tutte per voi è di gran lunga il crescere in santità”, ha aggiunto.

“Forse alcuni di voi non ci hanno mai pensato prima d’ora”, ha ammesso, invitando i giovani a chiedersi “quale tipo di persona” vorrebbero essere davvero.

“Avere soldi rende possibile essere generosi e fare del bene nel mondo, ma, da solo, non è sufficiente a renderci felici. Essere grandemente dotati in alcune attività o professioni è una cosa buona, ma non potrà mai soddisfarci, finché non puntiamo a qualcosa di ancora più grande. Potrà renderci famosi, ma non ci renderà felici”, ha riconosciuto il Vescovo di Roma.

“La felicità è qualcosa che tutti desideriamo, ma una delle grandi tragedie di questo mondo è che così tanti non riescono mai a trovarla, perché la cercano nei posti sbagliati”.

Per questo, ha ricordato, “la vera felicità va cercata in Dio. Abbiamo bisogno del coraggio di porre le nostre speranze più profonde solo in Dio: non nel denaro, in una carriera, nel successo mondano, o nelle nostre relazioni con gli altri, ma in Dio. Lui solo può soddisfare il bisogno più profondo del nostro cuore”.

Il Papa ha quindi voluto invitare i giovani ad essere amici di Dio. “Una volta che voi siete entrati in amicizia con Dio, ogni cosa nella vostra vita inizia a cambiare. Mentre giungete a conoscerlo meglio, vi rendete conto di voler riflettere nella vostra stessa vita qualcosa della sua infinita bontà”.

“Quando queste cose iniziano a starvi a cuore, siete già pienamente incamminati sulla via della santità”, ha affermato, invitando i ragazzi “non solo ad essere buoni studenti, ma buoni cittadini e buone persone”.

“Ricordate sempre che ogni materia che studiate si inserisce in un orizzonte più ampio. Non riducetevi mai ad un orizzonte ristretto. Il mondo ha bisogno di buoni scienziati, ma una prospettiva scientifica diventa pericolosamente angusta, se ignora la dimensione etica e religiosa della vita, così come la religione diventa angusta, se rifiuta il legittimo contributo della scienza alla nostra comprensione del mondo”.

“Abbiamo bisogno di buoni storici, filosofi ed economisti, ma se la percezione che essi offrono della vita umana all’interno del loro specifico campo è centrata su di una prospettiva troppo ristretta, essi possono seriamente portarci fuori strada”.

Benedetto XVI si è rivolto anche agli alunni non cattolici che studiano in queste scuole, esortandoli a sentirsi “incoraggiati a praticare la virtù e a crescere nella conoscenza ed amicizia con Dio, assieme ai vostri compagni cattolici”.

“Voi siete per loro il richiamo all’orizzonte più vasto che esiste fuori della scuola ed è fuor di dubbio che il rispetto e l’amicizia per membri di altre tradizioni religiose debba essere tra le virtù che si apprendono in una scuola cattolica”, ha concluso.














Un’anglicana bussa alle porte di Roma
Deborah Gyapong analizza il viaggio di Benedetto XVI nel Regno Unito

di Serena Sartini



OTTAWA, venerdì, 17 settembre 2010 (ZENIT.org).- Alla vigilia della visita del Papa nel Regno Unito, ZENIT ha potuto intervistare a lungo Debora Gyapong (http://deborahgyapong.blogspot.com), membro della Comunione anglicana tradizionale (TAC), una realtà che ha chiesto la piena comunione con la Chiesa cattolica.

Deborah Gyapong scrive in materia di religione e politica principalmente per i quotidiani cattolici ed evangelici, e in particolare per il Canadian Catholic News. Nel 2005, il suo romanzo The Defilers ha vinto il premio Best New Canadian Christian Fiction Award.

Come valuta la visita di Benedetto XVI in Inghilterra? Sotto il profilo ecumenico, che significato può avere?

Gyapong: Quando nell’ottobre 2009 è stata annunciata la Costituzione apostolica Anglicanorum coetibus, alcuni l’hanno considerata come una sorta di “scippo” e come un tentativo di “mettere i carri armati sul prato” dell’Arcivescovo di Canterbury. Ma, come è stato ribadito dal Papa e da altri membri della Curia romana, l’offerta rappresenta una risposta alle ripetute richieste, non solo nostre, ma anche di altri gruppi anglicani come Forward in Faith e altri, tra cui molti individui.

La Anglicanorum coetibus non si riferisce solo a noi che siamo nella TAC, ma anche ad altri gruppi di anglicani, e i previsti Ordinariati Personali per gli anglicani potrebbero essere un modo per ridare unità a tutti quegli anglicani che iniziano a sentire l’esigenza di porsi sotto il Ministero di Pietro e che tuttavia desiderano mantenere la bella liturgia anglicana e altri aspetti del nostro patrimonio.

Ma la Costituzione apostolica non ha lo scopo di incidere sui continui rapporti ecumenici con la Chiesa anglicana di Canterbury, che rappresenta milioni di persone nel mondo. La Chiesa cattolica e la Chiesa anglicana hanno ancora molti progetti comuni, soprattutto nell’ambito dell’aiuto ai poveri. Questi continueranno, così come continueranno le buone relazioni che si sono stabilite nel corso degli anni.

Molti media britannici hanno criticato la visita del Papa nel Regno Unito e si preannunciano manifestazioni. Lei è preoccupata? Cosa ne pensa?

Gyapong: Non sono affatto preoccupata delle critiche dei media britannici circa la visita del Papa nel Regno Unito. Anzi, le considero positivamente: come un segnale che la visita del Santo Padre sarà una potente opera di Dio. Ho già assistito in passato a questo modo di fare.

Prima della Giornata mondiale della gioventù del 2002 a Toronto vi era stato un costante rullio di tamburi da parte dei media: che i giovani non avrebbero aderito, che il Papa è vecchio e lontano, e ogni altra cosa che poteva essere gettata addosso a Giovanni Paolo II e alla Chiesa. Ma quando il Papa ha messo piede sul suolo canadese, i media si sono sorpresi dell’impatto che questo uomo anziano e fragile suscitava non solo sulle centinaia di migliaia di giovani venuti da ogni luogo per ascoltarlo ma anche sugli stessi giornalisti. Mi è stato detto che alcuni membri dei media erano in lacrime e commossi dalla presenza di quel santo uomo. Quando poi è arrivato il momento degli eventi, i media avevano cambiato tono e i servizi giornalistici sulla GMG 2002 sono stati meravigliosi, rispettosi e hanno rappresentato una straordinaria opportunità di Nuova evangelizzazione attraverso i media non religiosi.

Lo stesso schema si è verificato prima della GMG di Colonia, la prima Giornata mondiale per Papa Benedetto XVI, che tutti prevedevano come un grande flop, ritenendo che il nuovo Papa mancasse del carisma di Giovanni Paolo II. Come sappiamo è stato tutt’altro che un flop! È stato un grande successo. La stessa cosa è avvenuta a Sydney.

Anche per la visita del Papa negli Stati Uniti vi erano stati servizi giornalistici negativi, compresa la riapertura delle ferite relative agli scandali degli abusi sessuali dei preti e ad altri problemi. Alla fine è stata invece una visita straordinaria, con gente che ha attraversato il Paese per poterlo vedere passare nella sua papamobile sulla Quinta strada o in altri raduni pubblici. L’esito è stato straordinario.

Non conosco bene il contesto britannico, ma credo che vi sarà maggiore curiosità e una disponibilità a rendere omaggio a questo grande e santo uomo, Papa Benedetto XVI, questo teologo che è rispettato dai cristiani di tutte le confessioni.

Quali sono le sue previsioni per l'incontro del Papa con l'arcivescovo Rowan Williams?

Gyapong: Sono sicura che l’incontro con l’arcivescovo Rowan Williams andrà molto bene. L’arcivescovo di Canterbury è un teologo rispettato e, per quanto ne so, un uomo di preghiera. È stato un periodo molto difficile per la Comunione anglicana, dovuto alla divisione tra le correnti più progressiste, altri gruppi più evangelici protestanti e altri più anglo-cattolici. Nel passato gli incontri sono stati cordiali e confido che i prossimi saranno altrettanto sereni.

Da anni avete chiesto al Papa la piena comunione con Roma. Come mai? Quali sono i tempi? Che risposte avete avuto?

Gyapong: Quando è stata fondata la Comunione anglicana tradizionale (Traditional Anglican Communion - TAC), nel 1990, con il radunarsi delle diverse chiese del movimento “Continuing Anglican” sparse nel mondo, una parte della sua missione era proprio quella dell’unità dei cristiani.

La parola “continuing” si riferisce a quegli anglicani che hanno ritenuto di non poter rimanere nella Comunione anglicana di Canterbury dopo che alcuni sinodi anglicani avevano iniziato ad approvare le ordinazioni delle donne risalenti alla fine degli anni Settanta. La considerazione era che in una religione rivelata non si possono cambiare i sacramenti voluti da Dio, come l’Ordine sacro, attraverso meccanismi democratici, o consentire alle ultime scoperte o tendenze della scienza di violare le Scritture e la Tradizione.

I Continuing Anglicans, tuttavia, senza il Ministero del Papa, sono diventati una sorta ti “Alphabet soup” (zuppa di lettere) di acronimi di chiese divise tra loro, talvolta per conflitti personali, altre volte per un diverso intendimento di cosa significhi essere anglicano.

La TAC è l’unico gruppo di Continuing Anglicans che si è reso conto che il Ministero del Papa, il Ministero di Pietro, è essenziale, non solo come segno dell’unità dei cristiani, ma come una necessità di avere un’autorità giuridica che assicuri che la fede, come ci è stata tramandata dai testimoni oculari della vita di Nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo, rimanga intatta da generazione in generazione. Alcuni dei vescovi membri della TAC desideravano l’unità dei cristiani sin da quando erano ancora nella Comunione anglicana di Canterbury.

Il vescovo Robert Mercer, in pensione nel Regno Unito, ha partecipato al dialogo dell’ARCIC (Anglican - Roman Catholic International Commission) negli anni Ottanta, quando era Vescovo di Matabeleland, nello Zimbabwe. Ma il desiderio di unità risale ancora più indietro. Sin dagli anni Sessanta vi erano grandi speranze, sotto Papa Paolo VI e l’Arcivescovo di Canterbury Michael Ramsay, di poter ricucire lo strappo, cosicché le “Chiese sorelle” potessero essere “unite ma non assorbite”.

Ma per Mercer questa speranza è stata spazzata via quando la Chiesa anglicana ha iniziato a deviare rispetto a ciò che aveva in comune con la Chiesa cattolica e con quella ortodossa. Egli ha abbandonato la Chiesa anglicana ed è poi diventato vescovo della Chiesa cattolica anglicana del Canada, che fa parte della TAC.

Ufficialmente, anche se solo per la TAC, i primi dialoghi informali sull’unità si sono svolti nei primi anni Novanta. L’allora Primate, l’arcivescovo Louis Falk era presente, con l’attuale Primate, l’arcivescovo Hepworth, allora sacerdote anglicano con funzioni di esperto o consigliere. L’esito sostanzialmente è stato questo: continuare a crescere, non creare troppi nuovi Vescovi, e continuare a coltivare buoni rapporti con la Chiesa cattolica romana locale. I dialoghi informali avevano sostanzialmente lo scopo di ottenere consigli su come meglio procedere.

La TAC ha continuato a crescere e a fare ciò che gli era stato chiesto, e poi ha cercato consiglio su come fare per presentare una richiesta formale. L’Arcivescovo Hepworth ha girato il mondo visitando i diversi sinodi della TAC per assicurarsi di avere l’avallo dei Vescovi, dei chierici e dei laici, prima di presentare la richiesta formale. È stata indirizzata anche una lettera al Papa per chiedere consiglio su come fare. Il Santo Padre ha risposto dicendo che la richiesta formale doveva essere indirizzata alla Congregazione per la dottrina della fede. Nell’ottobre del 2007 la Conferenza dei vescovi della TAC si è incontrata a Portsmouth, in Inghilterra, e ha inoltrato la richiesta formale di entrare in comunione con la Sede di Pietro.

Credete in ciò che dice il Catechismo della Chiesa cattolica? Cosa è per voi l'Eucaristia?

Gyapong: I nostri Vescovi hanno firmato il Catechismo della Chiesa cattolica, il 5 ottobre 2007, sull’altare della chiesa di Sant’Agata a Portsmouth, in Inghilterra. In questo gesto hanno dichiarato: “Accettiamo che la più completa e autentica espressione e applicazione della fede cattolica, in questo momento storico, si trova nel Catechismo della Chiesa cattolica e nel suo Compendio, che abbiamo sottoscritto insieme a questa lettera, come attestazione della fede che aspiriamo ad insegnare e a mantenere”.

Come persona laica, come giornalista e non teologa, non pretendo di conoscere tutto ciò che è nel Catechismo, né di comprendere tutto ciò che insegna. Ma sono arrivata alla conclusione che non posso continuare ad essere un piccolo papa di me stessa, scegliendo e decidendo da me quali elementi di dottrina accogliere e quali rifiutare. Gran parte della mia formazione nella fede, l’ho vissuta da adulta, come evangelica protestante, e gradualmente ho capito che invece di comprendere prima di credere era meglio seguire il consiglio di Sant’Anselmo che dice “credo per comprendere”.

Quindi scelgo di mettermi sotto l’autorità del Magistero della Chiesa cattolica in base a ciò che credo. Avere una fede apostolica è fondamentale per trovare la libertà in Cristo e la libertà di vivere come dovremmo vivere.

Non essendo teologa non posso spigare il mistero dell’Eucaristia, ma posso credere che Gesù è pienamente presente – corpo, mente, anima e divinità – nel Santissimo Sacramento e che Lui ci nutre e ci purifica e ci manda, uniti a Lui, per essere le Sue mani, i Suoi piedi, la Sua voce, per proclamare il Suo amore e la Buona Novella della salvezza ad un mondo in rovina.

Con la costituzione apostolica Anglicanorum coetibus è possibile avvicinare alcune comunità anglicane a Roma. Cosa ne pensa?

Gyapong: Credo che, inizialmente, il numero degli anglicani che si uniranno agli ordinariati sembrerà piuttosto esiguo, secondo gli standard globali. La TAC, rispetto alla Comunione anglicana, è piuttosto piccola. Molte delle persone di Forward in Faith, che è piuttosto numerosa nel Regno Unito, ma meno negli Stati Uniti, in Australia e altrove, dovrebbero lasciare stipendi sicuri, tradizioni musicali, palazzi bellissimi e i laici per i quali sentono una responsabilità pastorale, se decidessero di andare via.

Esiste un grande ostacolo: “l’ignoto”, il dover “prendere il largo”, come si dice. Molti anglicani si trovano oggi in un difficile processo di discernimento. Alcuni adottano l’atteggiamento del “wait and see” (aspettiamo e vediamo) per verificare se saranno veramente in grado di mantenere la loro identità anglicana pur diventando membri a pieno titolo della Chiesa cattolica romana.

Ma io credo che i primi Ordinariati saranno come i semi di senape che germoglieranno, cresceranno e diventeranno sempre più attraenti, non solo per gli anglicani, ma per tutti i cristiani che ritengono che una bella liturgia, vissuta con partecipazione, aiuti l’intera congregazione ad entrare nel mistero del Sacrificio unico di Gesù Cristo.

Gli Ordinariati faranno parte del rinnovamento liturgico auspicato dal Santo Padre, ma la bella liturgia si sposerà anche con l’abbraccio accorato della fede cattolica, con l’insegnamento del catechismo da parte di preti e vescovi che credono in ciò che dice, senza dover incrociare le dita dietro la schiena o ridurre il mondo soprannaturale di Dio a una metafora.

17/09/2010 15:42
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Il papa verso il Regno unito: il volo papale
Scritto da Salvatore Scolozzi

Non è solo una visita pastorale, ma anche una visita di stato. E’ il diciassettesimo viaggio internazionale di papa Benedetto XVI, in occasione della beatificazione del cardinale John Henry Newman. Del porporato anche le parole usate come tema del viaggio: «Cor ad cor loquitur», «Il cuore parla al cuore».
E’ partito alle 8,10 di oggi, 16 settembre, l’Airbus A320 “Città di Fiumicino” dell’Alitalia, volo papale codice AZ 4000. A bordo, oltre il Santo Padre, il seguito papale, i giornalisti ammessi al volo, un funzionario della Sala stampa vaticana e uno dell’Alitalia. In tutto, viaggiano con il Santo Padre 98 persone.


Il seguito papale è composto da due cardinali, due vescovi, sette sacerdoti e diciotto laici. A capo il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato. Presenti anche il cardinale Walter Kasper, Presidente emerito del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani.
Tra i vescovi, S.E.R. Mons. Kurth Koch, Presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani, S.E.R. Mons. Fernando Filoni, Sostituto alla Segreteria di Stato e S.E.R. Mons. Dominique Mamberti, Segretario per i Rapporti con gli Stati.
I sacerdoti sono Mons. Guido Marini, Maestro delle celebrazioni liturgiche, Mons. Georg Gänswein, Segretario particolare del papa, Mons. Alfred Xuereb e Mons. Leo Cushley, Officiali della Segreteria di Stato.
Fanno parte del seguito anche i coadiutori liturgici di mons. Marini, Mons. Giulio Viviani e Mons. Diego Ravelli. A curare i rapporti con i tanti media del mondo che seguiranno la visita, il direttore della Sala Stampa vaticana, del CTV e della Radio vaticana, P. Federico Lombardi, S.J., e il funzionario della Sala Stampa, Vik van Brantegem.

Tra i laici, il dott. Alberto Gasbarri, Responsabile dell’organizzazione del viaggio, coadiuvato dal dott. Paolo Corvini, e il Prof. Giovanni Maria Vian, Direttore de L'Osservatore Romano. Nel seguito anche il medico personale del papa, dott. Patrizio Polisca, il dott. Giampiero Vetturini, Direttore dei servizi sanitari S.C.V. e l’assistente di camera del papa, Paolo Gabriele.
La sicurezza personale del Santo Padre è garantita dai 5 della gendarmeria vaticana, guidati dal dott. Domenico Giani, oltre che dal Cap. Christoph Graf e dal Serg. Mag. Daniel Koch della Guardia Svizzera pontificia.
Per i media della Santa Sede, fanno parte del seguito il fotografo dell’Osservatore Romano, Francesco Sforza, due operatori del CTV e due della Radio vaticana. L’assistente dall’Alitalia è Stefania Izzo, responsabile per i trasferimenti aerei.
70 i giornalisti accreditati che viaggiano con Benedetto XVI, di cui 17 per testate italiane e 4 per conto di media vaticani. Tra questi ultimi, Alessandro Di Bussolo e Simone Coali per il CTV, Simone Risoluti e Simone Biccini per L’Osservatore Romano. Gli altri giornalisti rappresentano le più importanti testate giornalistiche mondiali. Tra tutti, 6 sono photoreporter: Gregorio Borgia per AP Photo, Francesco Monteforte per AFP Photo, Claudio Onorati per Ansa Foto, Max Rossi per Reuters Photo, Grzegorz Galazka per Sipa Press e e Alessia Giuliani per Catholic Press Photo.

Per le testate televisive lavoreranno 20 giornalisti, di cui 11 corrispondenti, 8 cameramen e un producer. Tra i corrispondenti, Cristiana Caricato di Tv2000, Mons. Guido Todeschini di Telepace, e 1 giornalista rispettivamente per KTO TV, Televisa, ABC News, ZDF, Fox News, CBS News, Deutsche Welle, France 2, Canal 13 Tv Uc Chile.
Tra i cameramen e producer gli inviati delle agenzie EU Pool TV (Stefano Belardini), TV2000 (Andrea Tramontano), Telepace (Michael Kamau), APTN Reuters Pool TV (Antonio Denti), Televisa, France 2 (Giona Messina), KTO TV, Canal 13 Tv Uc Chile.

I redattori di giornali, agenzie e periodici saranno 36. Per i quotidiani italiani saranno presenti Marco Ansaldo (La Repubblica), Giacomo Galeazzi (La Stampa), Franca Giansoldati (Il Messaggero), Carlo Marroni (Il Sole 24 Ore), Mimmo Muolo (Avvenire), Paolo Rodari (Il Foglio), Andrea Tornielli (Il Giornale) e Gian Guido Vecchi (Corriere della Sera). Per i quotidiani stranieri Paul Badde (Die Welt) Jorg Bremer (Frankfurter Allgemeine Zeitung), Rachel Donadio (The New York Times), Juan Gonzalez Boo (ABC), Jean-Marie Guénois (Le Figaro), John Hooper (The Guardian), Stéphanie Le Bars (Le Monde), Albert Link (Bild), Stacy Meichtry (The Wall Street Journal), Frederic Mounier (La Croix), Richard Owen (The Times), Nicholas Pisa (The Daily Mail), Frederic Mounier (Le Croix).
Unico inviato italiano per le agenzie di stampa, per l’Ansa, Fausto Gasparroni. Tra le altre agenzie, segnaliamo la ITAR-TASS, la EFE, Catholic News Agency, I.Media, UCA News, CNS, la CIC, l’AFP, l’AP e la Reuters. Per i periodici Fiona Elhers di Der Spiegel, Eva Kallinger di Focus, Robert Mickens di The Tablet. Due i corrispondenti per le radio, Cristiano Riccardo (Rai – Gr) e Willey David di BBC News Radio.
Dopo un volo di 3 ore e 20 minuti, 1932 km percorsi, il volo papale è atterrato alle ore 10:30 all’aeroporto di Edimburgo, dopo aver attraversato Italia, Francia, Regno Unito.
Questa sera, con partenza alle ore 20 locali, partenza del volo papale dall’aeroporto dall’Aeroporto Internazionale “Prestwick” di Glasgow per l’aeroporto di Londra Heathrow (556 km). Tempo di volo 1 ora e 25 minuti. Domenica 19 settembre, alle ore 18:45 locali, partenza del volo AZ4000 dall’Aeroporto Internazionale di Birmingham per Ciampino (Roma), dopo aver percorso 1.559 km in 2 ore e 45 minuti.

18/09/2010 00:59
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VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI NEL REGNO UNITO IN OCCASIONE DELLA BEATIFICAZIONE DEL CARDINALE JOHN HENRY NEWMAN (16-19 SETTEMBRE 2010) (VI)


VISITA DI CORTESIA ALL’ARCIVESCOVO DI CANTERBURY, A LAMBETH PALACE DI LONDRA




Questo pomeriggio, lasciata la Nunziatura Apostolica a Wimbledon, il Santo Padre Benedetto XVI si trasferisce in auto a Lambeth Palace, dove, alle ore 16, ha luogo la visita di cortesia all’Arcivescovo di Canterbury, Sua Grazia Dr. Rowan Williams.

Accolto al Suo arrivo dall’Arcivescovo di Canterbury all’ingresso della Biblioteca; nella Lobby della stessa il Santo Padre saluta l’Arcivescovo di York, il Primate di Scozia, l’Arcivescovo del Galles e i Vescovi di Londra e di Winchester.

All’interno della Biblioteca - dove è allestita una mostra in occasione del 400° anniversario di fondazione - alla presenza dei Vescovi della Comunione Anglicana dalle diverse parti del Regno Unito; dei Vescovi diocesani cattolici di Inghilterra, Galles e Scozia e di alcuni consultori ecumenici, dopo l’intervento introduttivo e il discorso del Dr. Rowan Williams, Arcivescovo di Canterbury, il Santo Padre pronuncia il discorso che pubblichiamo di seguito:

DISCORSO DEL SANTO PADRE



Vostra Grazia,

sono lieto di poter restituire la cortesia delle visite che mi ha reso a Roma attraverso una visita fraterna a Lei, qui nella Sua residenza ufficiale. La ringrazio per l’invito e per l’ospitalità che Lei così generosamente mi ha riservato. Saluto pure i Vescovi anglicani qui riuniti dalle diverse parti del Regno Unito, i miei fratelli Vescovi delle diocesi cattoliche dell’Inghilterra, del Galles e della Scozia, come pure i consultori ecumenici qui presenti.

Vostra Grazia ha accennato allo storico incontro che ebbe luogo, quasi trent’anni orsono, nella Cattedrale di Canterbury, fra due dei nostri predecessori: il Papa Giovanni Paolo II e l’Arcivescovo Robert Runcie. In quello stesso luogo dove san Tommaso di Canterbury rese testimonianza a Cristo versando il proprio sangue, essi pregarono insieme per il dono dell’unità tra i seguaci di Cristo. Anche oggi continuiamo a pregare per quel dono, sapendo che l’unità voluta da Cristo per i suoi discepoli giungerà solo come risposta alla preghiera, mediante l’azione dello Spirito Santo, che senza sosta rinnova la Chiesa e la guida alla pienezza della verità.

Non è mia intenzione parlare oggi delle difficoltà che il cammino ecumenico ha incontrato e continua ad incontrare. Tali difficoltà sono ben note a ciascuno qui presente. Vorrei piuttosto unirmi a Lei nel rendere grazie per la profonda amicizia che è cresciuta fra noi e per il ragguardevole progresso fatto in moltissime aree del dialogo in questi quarant’anni che sono trascorsi da quando la Commissione Internazionale Anglo-Cattolica ha cominciato i propri lavori. Affidiamo i frutti di quelle fatiche al Signore della messe, fiduciosi che egli benedirà la nostra amicizia mediante un’ulteriore significativa crescita.

Il contesto nel quale ha luogo il dialogo fra la Comunione Anglicana e la Chiesa Cattolica si è evoluto in maniera impressionante dall’incontro privato fra Papa Giovanni XXIII e l’Arcivescovo Geoffrey Fisher nel 1960. Da una parte, la cultura che ci circonda si sviluppa in modo sempre più distante dalle sue radici cristiane, nonostante una profonda e diffusa fame di nutrimento spirituale. Dall’altra, la crescente dimensione multiculturale della società, particolarmente accentuata in questo Paese, reca con sé l’opportunità di incontrare altre religioni. Per noi cristiani ciò apre la possibilità di esplorare, assieme ai membri di altre tradizioni religiose, delle vie per rendere testimonianza della dimensione trascendente della persona umana e della chiamata universale alla santità, conducendoci a praticare la virtù nella nostra vita personale e sociale. La collaborazione ecumenica in tale ambito rimane essenziale, e porterà sicuramente frutti nel promuovere la pace e l’armonia in un mondo che così spesso sembra a rischio di frammentazione.

Allo stesso tempo, noi cristiani non dobbiamo mai esitare di proclamare la nostra fede nell’unicità della salvezza guadagnataci da Cristo, e di esplorare insieme una più profonda comprensione dei mezzi che Egli ha posto a nostra disposizione per giungere alla salvezza. Dio "vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità" (1 Tm 2,4), e quella verità è nient’altro che Gesù Cristo, l’eterno Figlio del Padre, che ha riconciliato tutte le cose mediante la potenza della sua croce. Fedeli alla volontà del Signore, espressa in questo versetto della Prima Lettera di san Paolo a Timoteo, riconosciamo che la Chiesa è chiamata ad essere inclusiva, ma mai a scapito della verità cristiana. Qui si colloca il dilemma che sta davanti a tutti coloro che sono genuinamente impegnati nel cammino ecumenico.

Nella figura di John Henry Newman, che sarà beatificato domenica, celebriamo un uomo di Chiesa la cui visione ecclesiale fu alimentata dal suo retroterra anglicano e maturò durante i suoi lunghi anni di ministero ordinato nella Chiesa d’Inghilterra. Egli ci può insegnare le virtù che l’ecumenismo esige: da una parte egli fu mosso dal seguire la propria coscienza, anche con un pesante costo personale; dall’altra, il calore della continua amicizia con i suoi precedenti colleghi, lo portò a sondare insieme a loro, con vero spirito irenico, le questioni sulle quali divergevano, mosso da una ricerca profonda dell’unità nella fede. Vostra Grazia, in quello stesso spirito di amicizia, rinnoviamo la nostra determinazione a perseguire il fine ultimo dell’unità nella fede, nella speranza e nell’amore, secondo la volontà dell’unico nostro Signore e Salvatore, Gesù Cristo.

Con tali sentimenti prendo congedo da Lei. Che la grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi (2Cor 13,13).



Dopo lo scambio di doni e la preghiera finale, l’Arcivescovo di Canterbury accompagna il Santo Padre all’ingresso principale del Palazzo dove li attende la Consorte dell’Arcivescovo, Sig.ra Jane Paul Williams. Quindi, nella State Drawing Room, ha luogo l’incontro con la famiglia ed il colloquio privato. Al termine, il Papa si reca in auto alla Westminster Hall.









Benedetto XVI alla Westminster Hall di Londra
La religione non un problema da risolvere ma un contributo al dibattito pubblico




LONDRA, venerdì, 17 settembre 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il discorso pronunciato questo venerdì pomeriggio da Benedetto XVI nella Westminster Hall di Londra dove ha incontrato gli esponenti della società civile e politica, del mondo accademico, culturale e imprenditoriale, i membri del Corpo diplomatico e alcuni leader religiosi.


* * *

Signor Presidente,

La ringrazio per le parole di benvenuto che mi ha rivolto a nome di questa distinta assemblea. Nel rivolgermi a voi, sono consapevole del privilegio che mi è concesso di parlare al popolo britannico ed ai suoi rappresentanti nella Westminster Hall, un edificio che ha un significato unico nella storia civile e politica degli abitanti di queste Isole. Permettetemi di manifestare la mia stima per il Parlamento, che da secoli ha sede in questo luogo e che ha avuto un’influenza così profonda sullo sviluppo di forme di governo partecipative nel mondo, specialmente nel Commonwealth e più in generale nei Paesi di lingua inglese. La vostra tradizione di "common law" costituisce la base del sistema legale in molte nazioni, e la vostra particolare visione dei rispettivi diritti e doveri dello stato e del singolo cittadino, e della separazione dei poteri, rimane come fonte di ispirazione per molti nel mondo.

Mentre parlo a voi in questo luogo storico, penso agli innumerevoli uomini e donne che lungo i secoli hanno svolto la loro parte in importanti eventi che hanno avuto luogo tra queste mura e hanno segnato la vita di molte generazione di britannici e di altri popoli. In particolare, vorrei ricordare la figura di San Tommaso Moro, il grande studioso e statista inglese, ammirato da credenti e non credenti per l’integrità con cui fu capace di seguire la propria coscienza, anche a costo di dispiacere al sovrano, di cui era "buon servitore", poiché aveva scelto di servire Dio per primo. Il dilemma con cui Tommaso Moro si confrontava, in quei tempi difficili, la perenne questione del rapporto tra ciò che è dovuto a Cesare e ciò che è dovuto a Dio, mi offre l’opportunità di riflettere brevemente con voi sul giusto posto che il credo religioso mantiene nel processo politico.

La tradizione parlamentare di questo Paese deve molto al senso istintivo di moderazione presente nella Nazione, al desiderio di raggiungere un giusto equilibrio tra le legittime esigenze del potere dello stato e i diritti di coloro che gli sono soggetti. Se da un lato, nella vostra storia, sono stati compiuti a più riprese dei passi decisivi per porre dei limiti all’esercizio del potere, dall’altro le istituzioni politiche della nazione sono state in grado di evolvere all’interno di un notevole grado di stabilità. In tale processo storico, la Gran Bretagna è emersa come una democrazia pluralista, che attribuisce un grande valore alla libertà di espressione, alla libertà di affiliazione politica e al rispetto dello stato di diritto, con un forte senso dei diritti e doveri dei singoli, e dell’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge. La dottrina sociale cattolica, pur formulata in un linguaggio diverso, ha molto in comune con un tale approccio, se si considera la sua fondamentale preoccupazione per la salvaguardia della dignità di ogni singola persona, creata ad immagine e somiglianza di Dio, e la sua sottolineatura del dovere delle autorità civili di promuovere il bene comune.

E, in verità, le questioni di fondo che furono in gioco nel processo contro Tommaso Moro continuano a presentarsi, in termini sempre nuovi, con il mutare delle condizioni sociali. Ogni generazione, mentre cerca di promuovere il bene comune, deve chiedersi sempre di nuovo: quali sono le esigenze che i governi possono ragionevolmente imporre ai propri cittadini, e fin dove esse possono estendersi? A quale autorità ci si può appellare per risolvere i dilemmi morali? Queste questioni ci portano direttamente ai fondamenti etici del discorso civile. Se i principi morali che sostengono il processo democratico non si fondano, a loro volta, su nient’altro di più solido che sul consenso sociale, allora la fragilità del processo si mostra in tutta la sua evidenza. Qui si trova la reale sfida per la democrazia.

L’inadeguatezza di soluzioni pragmatiche, di breve termine, ai complessi problemi sociali ed etici è stata messa in tutta evidenza dalla recente crisi finanziaria globale. Vi è un vasto consenso sul fatto che la mancanza di un solido fondamento etico dell’attività economica abbia contribuito a creare la situazione di grave difficoltà nella quale si trovano ora milioni di persone nel mondo. Così come "ogni decisione economica ha una conseguenza di carattere morale" (Caritas in Veritate, 37), analogamente, nel campo politico, la dimensione morale delle politiche attuate ha conseguenze di vasto raggio, che nessun governo può permettersi di ignorare. Una positiva esemplificazione di ciò si può trovare in una delle conquiste particolarmente rimarchevoli del Parlamento britannico: l’abolizione del commercio degli schiavi. La campagna che portò a questa legislazione epocale, si basò su principi morali solidi, fondati sulla legge naturale, e ha costituito un contributo alla civilizzazione di cui questa nazione può essere giustamente orgogliosa.

La questione centrale in gioco, dunque, è la seguente: dove può essere trovato il fondamento etico per le scelte politiche? La tradizione cattolica sostiene che le norme obiettive che governano il retto agire sono accessibili alla ragione, prescindendo dal contenuto della rivelazione. Secondo questa comprensione, il ruolo della religione nel dibattito politico non è tanto quello di fornire tali norme, come se esse non potessero esser conosciute dai non credenti – ancora meno è quello di proporre soluzioni politiche concrete, cosa che è del tutto al di fuori della competenza della religione – bensì piuttosto di aiutare nel purificare e gettare luce sull’applicazione della ragione nella scoperta dei principi morali oggettivi. Questo ruolo "correttivo" della religione nei confronti della ragione, tuttavia, non è sempre bene accolto, in parte poiché delle forme distorte di religione, come il settarismo e il fondamentalismo, possono mostrarsi esse stesse causa di seri problemi sociali. E, a loro volta, queste distorsioni della religione emergono quando viene data una non sufficiente attenzione al ruolo purificatore e strutturante della ragione all’interno della religione. È un processo che funziona nel doppio senso. Senza il correttivo fornito dalla religione, infatti, anche la ragione può cadere preda di distorsioni, come avviene quando essa è manipolata dall’ideologia, o applicata in un modo parziale, che non tiene conto pienamente della dignità della persona umana. Fu questo uso distorto della ragione, in fin dei conti, che diede origine al commercio degli schiavi e poi a molti altri mali sociali, non da ultimo le ideologie totalitarie del ventesimo secolo. Per questo vorrei suggerire che il mondo della ragione ed il mondo della fede – il mondo della secolarità razionale e il mondo del credo religioso – hanno bisogno l’uno dell’altro e non dovrebbero avere timore di entrare in un profondo e continuo dialogo, per il bene della nostra civiltà.

La religione, in altre parole, per i legislatori non è un problema da risolvere, ma un fattore che contribuisce in modo vitale al dibattito pubblico nella nazione. In tale contesto, non posso che esprimere la mia preoccupazione di fronte alla crescente marginalizzazione della religione, in particolare del Cristianesimo, che sta prendendo piede in alcuni ambienti, anche in nazioni che attribuiscono alla tolleranza un grande valore. Vi sono alcuni che sostengono che la voce della religione andrebbe messa a tacere, o tutt’al più relegata alla sfera puramente privata. Vi sono alcuni che sostengono che la celebrazione pubblica di festività come il Natale andrebbe scoraggiata, secondo la discutibile convinzione che essa potrebbe in qualche modo offendere coloro che appartengono ad altre religioni o a nessuna. E vi sono altri ancora che – paradossalmente con lo scopo di eliminare le discriminazioni – ritengono che i cristiani che rivestono cariche pubbliche dovrebbero, in determinati casi, agire contro la propria coscienza. Questi sono segni preoccupanti dell’incapacità di tenere nel giusto conto non solo i diritti dei credenti alla libertà di coscienza e di religione, ma anche il ruolo legittimo della religione nella sfera pubblica. Vorrei pertanto invitare tutti voi, ciascuno nelle rispettive sfere di influenza, a cercare vie per promuovere ed incoraggiare il dialogo tra fede e ragione ad ogni livello della vita nazionale.

La vostra disponibilità in questo senso si è già manifestata nell’invito senza precedenti che mi avete rivolto oggi, e trova espressione in quei settori di interesse nei quali il vostro Governo si è impegnato insieme alla Santa Sede. Nel campo della pace, vi sono stati degli scambi circa l’elaborazione di un trattato internazionale sul commercio di armi; circa i diritti umani, la Santa Sede ed il Regno Unito hanno visto positivamente il diffondersi della democrazia, specialmente negli ultimi 65 anni; nel campo dello sviluppo, vi è stata collaborazione nella remissione del debito, nel commercio equo e nel finanziamento allo sviluppo, in particolare attraverso la "International Finance Facility", l’ "International Immunization Bond" e l’ "Advanced Market Commitment". La Santa Sede è inoltre desiderosa di ricercare, con il Regno Unito, nuove strade per promuovere la responsabilità ambientale, a beneficio di tutti.

Noto inoltre che l’attuale Governo si è impegnato a devolvere entro il 2013 lo 0,7% del Reddito nazionale in favore degli aiuti allo sviluppo. È stato incoraggiante, negli ultimi anni, notare i segni positivi di una crescita della solidarietà verso i poveri che riguarda tutto il mondo. Ma per tradurre questa solidarietà in azione effettiva c’è bisogno di idee nuove, che migliorino le condizioni di vita in aree importanti quali la produzione del cibo, la pulizia dell’acqua, la creazione di posti di lavoro, la formazione, l’aiuto alle famiglie, specialmente dei migranti, e i servizi sanitari di base. Quando è in gioco la vita umana, il tempo si fa sempre breve: in verità, il mondo è stato testimone delle vaste risorse che i governi sono in grado di raccogliere per salvare istituzioni finanziarie ritenute "troppo grandi per fallire". Certamente lo sviluppo integrale dei popoli della terra non è meno importante: è un’impresa degna dell’attenzione del mondo, veramente "troppo grande per fallire".

Questo sguardo generale alla cooperazione recente tra Regno Unito e Santa Sede mostra bene quanto progresso sia stato fatto negli anni trascorsi dallo stabilimento di relazioni diplomatiche bilaterali, in favore della promozione nel mondo dei molti valori di fondo che condividiamo. Spero e prego che questa relazione continuerà a portare frutto e che si rifletterà in una crescente accettazione della necessità di dialogo e rispetto, a tutti i livelli della società, tra il mondo della ragione ed il mondo della fede. Sono certo che anche in questo Paese vi sono molti campi in cui la Chiesa e le pubbliche autorità possono lavorare insieme per il bene dei cittadini, in armonia con la storica pratica di questo Parlamento di invocare la guida dello Spirito su quanti cercano di migliorare le condizioni di vita di tutto il genere umano. Affinché questa cooperazione sia possibile, le istituzioni religiose, comprese quelle legate alla Chiesa cattolica, devono essere libere di agire in accordo con i propri principi e le proprie specifiche convinzioni, basate sulla fede e sull’insegnamento ufficiale della Chiesa. In questo modo potranno essere garantiti quei diritti fondamentali, quali la libertà religiosa, la libertà di coscienza e la libertà di associazione. Gli angeli che ci guardano dalla magnifica volta di questa antica Sala ci ricordano la lunga tradizione da cui il Parlamento britannico si è sviluppato. Essi ci ricordano che Dio vigila costantemente su di noi, per guidarci e proteggerci. Ed essi ci chiamano a riconoscere il contributo vitale che il credo religioso ha reso e può continuare a rendere alla vita della nazione.

Signor Presidente, La ringrazio ancora per questa opportunità di rivolgermi brevemente a questo distinto uditorio. Mi permetta di assicurare a Lei e al Signor Presidente della Camera dei Lords i miei auguri e la mia costante preghiera per Voi e per il fruttuoso lavoro di entrambe le Camere di questo antico Parlamento. Grazie, e Dio vi benedica tutti!





[© Copyright 2010 - Libreria Editrice Vaticana]














Comunicato congiunto sull'incontro tra il Pontefice e Rowan Williams


ROMA, venerdì, 17 settembre 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il comunicato congiunto diramato al termine dell'incontro di questo venerdì tra Benedetto XVI e l’Arcivescovo di Canterbury, il dr. Rowan Williams, svoltosi nel Lambeth Palace.

* * *

A cinquant'anni dal primo incontro tra un Papa e un Arcivescovo di Canterbury in epoca moderna - quello tra Papa Giovanni XXIII e l'Arcivescovo Geoffrey Fisher, nel dicembre del 1960 – Papa Benedetto XVI ha fatto una visita fraterna all'Arcivescovo Rowan Williams.

Nella prima parte del loro incontro entrambi hanno rivolto un discorso ai Vescovi anglicani e cattolici di Inghilterra, Scozia e Galles, nella Great Hall della Biblioteca dell'Arcivescovo, prima di passare all'incontro privato.

Nel corso della loro conversazione privata, hanno affrontato molte delle questioni di comune preoccupazione per anglicani e cattolici romani. Hanno affermato il bisogno di proclamare il messaggio evangelico di salvezza in Gesù Cristo, sia in un modo ragionato e convincente nel contesto contemporaneo di profonda trasformazione culturale e sociale, sia attraverso una vita condotta in santità e trasparenza al cospetto di Dio. Si sono detti d'accordo sull'importanza di incrementare le relazioni ecumeniche e il dialogo teologico di fronte alle nuove sfide per l'unità provenienti dall'interno della comunità cristiana e dal di fuori.

Il Santo Padre e l'Arcivescovo hanno riaffermato l'importanza di proseguire il dialogo teologico sulla nozione di Chiesa come comunione, locale e universale, e le implicazioni che questo concetto ha per il discernimento dell'insegnamento etico.

Insieme hanno riflettuto sulla grave e difficile situazione dei cristiani in Medio Oriente, ed hanno fatto appello a tutti i cristiani affinché preghino per i loro fratelli e sorelle e sostengano la loro costante testimonianza pacifica in Terra Santa. Alla luce dei loro recenti interventi pubblici, hanno discusso anche sul bisogno di promuovere un impegno coraggioso e generoso nel campo della giustizia e della pace, specialmente per quanto riguarda i bisogni dei poveri, esortando la leadership internazionale a combattere contro la fame e le malattie.

[Traduzione del testo originale in inglese a cura di ZENIT]













Benedetto XVI alla celebrazione ecumenica nella Westminster Abbey di Londra



LONDRA, venerdì, 17 settembre 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito le parole pronunciate questo venerdì sera da Benedetto XVI in occasione della celebrazione ecumenica svoltasi nella Westminster Abbey di Londra.

* * *

[PAROLE INTRODUTTIVE DEL SANTO PADRE]

Vostra Grazia, Signor Decano,
Cari amici in Cristo,

vi ringrazio per il vostro gentile benvenuto. Questo nobile edificio ricorda la lunga storia dell’Inghilterra, così profondamente segnata dalla predicazione del Vangelo e dalla cultura cristiana dalla quale è nata. Vengo qui oggi come pellegrino da Roma per pregare davanti alla tomba di Sant’ Edoardo il Confessore ed unirmi a voi nell’implorare il dono dell’unità tra i cristiani. Che questi momenti di preghiera e fraternità ci confermino nell’amore per Gesù Cristo, nostro Signore e Salvatore, e nella comune testimonianza del perenne potere che ha il Vangelo di illuminare il futuro di questa grande Nazione.



[DOPO LA RECITA DEI VESPRI]

Cari amici in Cristo,

ringrazio il Signore per questa opportunità di unirmi a voi, rappresentanti delle confessioni cristiane presenti in Gran Bretagna, in questa magnifica Abbazia dedicata a San Pietro, la cui architettura e la cui storia parlano in maniera tanto eloquente della nostra comune eredità di fede. In questo luogo non possiamo non essere richiamati a come la fede cristiana abbia plasmato in modo così profondo l’unità e la cultura dell’Europa ed il cuore e lo spirito del popolo inglese. Qui, inoltre, siamo necessariamente richiamati al fatto che ciò che noi condividiamo in Cristo è più grande di ciò che continua a dividerci.

Sono grato a Sua Grazia l’Arcivescovo di Canterbury per il suo gentile saluto, così come al Decano e al Capitolo di questa venerabile Abbazia per il loro cordiale benvenuto. Ringrazio il Signore per avermi concesso, quale successore di san Pietro nella Sede di Roma, di compiere questo pellegrinaggio alla tomba di Sant’Edoardo il Confessore. Edoardo, re d’Inghilterra, rimane un modello di testimonianza cristiana ed un esempio di quella vera grandezza alla quale il Signore nelle Scritture chiama i suoi discepoli, come abbiamo appena ascoltato: la grandezza di un’umiltà e di un’obbedienza fondate sullo stesso esempio di Cristo (cfr Fil 2,6-8), la grandezza di una fedeltà che non esita ad abbracciare il mistero della Croce a motivo dell’amore per il divino Maestro e della sicura speranza nelle sue promesse (cfr Mc 10,43-44).

Quest’anno, come sappiamo, ricorre il centenario del movimento ecumenico moderno, che iniziò con l’appello della Conferenza di Edimburgo in favore dell’unità dei cristiani, come requisito previo per una credibile e convincente testimonianza del vangelo nel nostro tempo. Commemorando questo anniversario dobbiamo rendere grazie per i notevoli progressi compiuti verso questo nobile obiettivo tramite gli sforzi di cristiani impegnati di ogni confessione. Nel medesimo tempo, tuttavia, rimaniamo consapevoli che molto ancora rimane da fare. In un mondo segnato da una crescente interdipendenza e solidarietà, siamo sfidati a proclamare con rinnovata convinzione la realtà della nostra riconciliazione e liberazione in Cristo e a proporre la verità del Vangelo come la chiave di un autentico ed integrale sviluppo umano. In una società che è divenuta sempre più indifferente e persino ostile al messaggio cristiano, noi tutti siamo ancor più chiamati a dare una gioiosa e convincente testimonianza della speranza che è in noi (cfr 1Pt 3,15), e a presentare il Signore Risorto come la risposta alle più profonde domande e aspirazioni spirituali degli uomini e delle donne del nostro tempo.

Mentre entravamo in processione nel presbiterio, all’inizio di questa celebrazione, il coro ha cantato che Cristo è il nostro "sicuro fondamento". Egli è l’Eterno Figlio di Dio, della stessa sostanza del Padre, incarnato, come afferma il Credo, "per noi uomini e per la nostra salvezza". Lui solo ha parole di vita eterna. In lui, come insegna l’Apostolo, "tutte le cose sussistono" … "poiché è piaciuto a Dio che abiti in lui tutta la pienezza" (Col 1,17.19).

Il nostro impegno per l’unità dei cristiani non ha altro fondamento che la nostra fede in Cristo, in questo Cristo, risorto da morte e assiso alla destra del Padre, che tornerà nella gloria per giudicare i vivi e i morti. È la realtà della persona di Cristo, la sua opera salvifica e soprattutto il fatto storico della sua risurrezione, che è il contenuto del kerygma apostolico e di quelle formule di fede che, a partire dal Nuovo Testamento stesso, hanno garantito l’integrità della sua trasmissione. L’unità della Chiesa, in una parola, non può mai essere altro che una unità nella fede apostolica, nella fede consegnata nel rito del Battesimo ad ogni nuovo membro del Corpo di Cristo. E’ questa fede che ci unisce al Signore, che ci fa partecipi del suo Santo Spirito e perciò, anche adesso, partecipi della vita della Santissima Trinità, il modello della koinonia della Chiesa qui sulla terra.

Cari amici, siamo tutti consapevoli delle sfide e delle benedizioni, delle delusioni e dei segni di speranza che hanno contraddistinto il nostro cammino ecumenico. Questa sera li affidiamo al Signore, fiduciosi nella sua provvidenza e nel potere della sua grazia. Sappiamo che la fraternità costruita, il dialogo iniziato e la speranza che ci guida, ci daranno la forza e indicheranno la direzione, mentre perseveriamo nel nostro cammino comune. Allo stesso tempo, con evangelico realismo, dobbiamo anche riconoscere le sfide che ci stanno davanti, non solamente sulla via dell’unità dei cristiani, ma anche nel nostro impegno di proclamare Cristo ai nostri giorni. La fedeltà alla parola di Dio, proprio perché è una parola vera, ci chiede una obbedienza che ci conduca insieme verso una più profonda comprensione della volontà del Signore, una obbedienza che deve essere libera dal conformismo intellettuale o dal facile adattamento allo spirito del tempo. Questa è la parola di incoraggiamento che desidero lasciarvi questa sera, e lo faccio in fedeltà al mio ministero di Vescovo di Roma e Successore di San Pietro, incaricato di una cura particolare per l’unità del gregge di Cristo.

Riuniti in questa antica chiesa monastica, possiamo richiamare l’esempio di un grande Inglese e uomo di chiesa che onoriamo insieme: san Beda il Venerabile. All’alba della nuova era nella vita della società e della Chiesa, Beda comprese sia l’importanza della fedeltà alla parola di Dio come trasmessa dalla tradizione apostolica, sia la necessità di un’apertura creativa ai nuovi sviluppi e alle esigenze di un adeguato radicamento del Vangelo nel linguaggio e nella cultura del suo tempo.

Questa nazione, e l’Europa che Beda e i suoi contemporanei hanno contribuito ad edificare, ancora una volta si trova alle soglie di una nuova epoca. Possa l’esempio di san Beda ispirare i cristiani di queste terre a riscoprire la loro comune eredità, a consolidare quello che hanno in comune e a continuare nel loro impegno per crescere in fraternità. Che il Signore Risorto rafforzi i nostri sforzi per riparare le divisioni del passato ed affrontare le sfide del presente con speranza verso il futuro che, Egli, nella sua provvidenza, riserva a noi e al nostro mondo. Amen.

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Benedetto XVI e Williams a colloquio su teologia e pace in Medio Oriente
L'Arcivescovo di Canterbury ribadisce il diritto dei cristiani a intervenire pubblicamente




LONDRA, venerdì, 17 settembre 2010 (ZENIT.org).- Nell'inconto privato di questo venerdì Benedetto XVI e l'Arcivescovo Rowan Williams hanno affrontato alcune questioni di comune preoccupazione per cattolici e anglicani, parlando della teologia di comunione e della situazione dei cristiani in Medio Oriente.

Il Papa si è incontrato con l'Arcivescovo di Canterbury nel Lambeth Palace a Londra nel secondo giorno della sua visita di Stato nel Regno Unito. Al termine dell'incontro è stato diffusa una nota congiunta riguardante i temi al centro del colloquio.

Nella nota si legge che i due leader religiosi “hanno affermato il bisogno di proclamare il messaggio evangelico di salvezza in Gesù Cristo, sia in un modo ragionato e convincente nel contesto contemporaneo di profonda trasformazione culturale e sociale, sia attraverso una vita condotta in santità e trasparenza al cospetto di Dio”.

Il comunicato fa sapere inoltre che il Papa e l'Arcivescovo di Canterbury hanno ribadito l'importanza di incrementare le relazioni ecumeniche e di approfondire il dialogo teologico, in particolare la nozione di Chiesa come comunione.


Durante l'incontro privato è stata trattata anche la situazione dei cristiani in Medio Oriente ed è stato rivolto un appello a tutti i cristiani perché sostengano con la preghiera i propri fratelli in Terra Santa.


“Alla luce dei loro recenti interventi pubblici – continua il comunicato –, hanno discusso anche sul bisogno di promuovere un impegno coraggioso e generoso nel campo della giustizia e della pace, specialmente per quanto riguarda i bisogni dei poveri, esortando la leadership internazionale a combattere contro la fame e le malattie”.

Prima dell'incontro privato, i due leader religiosi hanno rivolto dei discorsi ai Vescovi anglicani e cattolici di Inghilterra, Scozia e Galles, presenti all'evento.


L'Arcivescovo anglicano ha parlato del compito dei Vescovi nel “rispondere alle varie tendenze presenti nel nostro ambiente culturale che cercano di presentare la fede cristiana come un ostacolo alla libertà umana e un scandalo per l'intelletto umano".

"Noi come Chiese non cerchiamo il potere o il controllo politico, oppure il dominio della fede cristiana nella sfera pubblica; ma l'opportunità di testimoniare, argomentare, qualche volta protestare qualche volta affermare – di fare la nostra parte nei dibattiti pubblici in atto nelle nostre società”.

"E, chiaramente, potremo essere efficaci non dopo essere riusciti ad accumulare una autorità politica tale da consentirci di farci largo tra gli altri ma quando riusciremo a persuadere i nostri vicini di casa che la vita di fede è una vita ben vissuta e vissuta gioiosamente".

L'Arcivescovo Williams ha poi parlato del Cardinale John Henry Newman, il teologo anglicano del XIX sec. convertitosi al cattolicesimo, che Benedetto XVI beatificherà la prossima domenica.

"Nel 1845 – ha detto –, quando infine John Henry Newman capì di dover seguire la sua coscienza e di dover cercare il suo futuro nel servire Dio in comunione con la Sede di Roma, uno dei suoi amici anglicani più intimi, il sacerdote Edward Bouverie Pusey [...] scrisse una meditazione commovente su questa 'separazione tra amici', nella quale in merito alla separazione tra anglicani e cattolici romani disse: 'è ciò che è empio da entrambe le parti a tenerci separati'”.

"Questo non ci dovrebbe sorprendere: la santità consiste nella più semplice amicizia con Cristo; e quando quell'amicizia con Cristo viene fatta maturare, così è l'amicizia tra di noi. [...] Forse non supereremo rapidamente gli ultimi ostacoli per la piena e restaurata comunione; ma nessun ostacolo si frappone sul cammino della nostra ricerca [...] di ulteriori modi per rafforzarci gli uni gli altri nella santità attraverso la preghiera e la celebrazione pubblica comune, attraverso una più stretta amicizia, e crescendo insieme nel difficile servizio verso coloro che Cristo ama, e nella missione verso coloro che Dio ha creato”.










Benedetto XVI avverte sul pericolo di adattarsi allo “spirito del tempo”
La fedeltà richiede obbedienza, ricorda in una celebrazione ecumenica




LONDRA, venerdì, 17 settembre 2010 (ZENIT.org).- Benedetto XVI ha messo in guardia i cristiani sul conformarsi a una mentalità promossa dallo “spirito del tempo”, affermando che la fedeltà alla Parola di Dio richiede un'obbedienza libera da questo adattamento.

Il Papa lo ha suggerito oggi nell'Abbazia di Westminster, dove ha incontrato l'Arcivescovo Rowan Williams, leader della Comunione Anglicana, e altri leader cristiani per i Vespri.

Il suo discorso è stato l'ultima tappa della giornata dopo un fitto programma che ha incluso un discorso dopo l'altro su istruzione, società civile, dialogo interreligioso, relazioni ecumeniche e un incontro formale con l'Arcivescovo Williams.

Durante il servizio di preghiera, il Papa ha sottolineato la celebrazione, quest'anno, del 100° anniversario del movimento ecumenico moderno, dicendo che “dobbiamo rendere grazie per i notevoli progressi compiuti verso questo nobile obiettivo”, anche se “rimaniamo consapevoli che molto ancora rimane da fare”.

La proclamazione e la testimonianza cristiana sono sempre più importanti in un mondo caratterizzato da una crescente interdipendenza e “sempre più indifferente e persino ostile al messaggio cristiano”.

Il Pontefice ha quindi parlato della fedeltà come chiave per risvegliare la società.

“La fedeltà alla parola di Dio, proprio perché è una parola vera, ci chiede una obbedienza che ci conduca insieme verso una più profonda comprensione della volontà del Signore, una obbedienza che deve essere libera dal conformismo intellettuale o dal facile adattamento allo spirito del tempo”, ha detto.

“Questa è la parola di incoraggiamento che desidero lasciarvi questa sera, e lo faccio in fedeltà al mio ministero di Vescovo di Roma e Successore di San Pietro, incaricato di una cura particolare per l’unità del gregge di Cristo”.

Fedeltà e apertura

Il Papa ha quindi ricordato l'esempio di un santo inglese, Beda il Venerabile.

“All’alba della nuova era nella vita della società e della Chiesa, Beda comprese sia l’importanza della fedeltà alla parola di Dio come trasmessa dalla tradizione apostolica, sia la necessità di un’apertura creativa ai nuovi sviluppi e alle esigenze di un adeguato radicamento del Vangelo nel linguaggio e nella cultura del suo tempo”.

La Nazione e il continente sono ancora una volta “alle soglie di una nuova epoca”, ha osservato il Papa. “Possa l’esempio di san Beda ispirare i cristiani di queste terre a riscoprire la loro comune eredità, a consolidare quello che hanno in comune e a continuare nel loro impegno per crescere in fraternità”.

Per il Santo Padre, l'unità della Chiesa “non può mai essere altro che una unità nella fede apostolica, nella fede consegnata nel rito del Battesimo ad ogni nuovo membro del Corpo di Cristo”.

“Cari amici – ha concluso –, siamo tutti consapevoli delle sfide e delle benedizioni, delle delusioni e dei segni di speranza che hanno contraddistinto il nostro cammino ecumenico. Questa sera li affidiamo al Signore, fiduciosi nella sua provvidenza e nel potere della sua grazia”.










Benedetto XVI: la religione non va emarginata dalla vita pubblica
Reclama il rispetto della libertà dei cattolici ad agire secondo coscienza




LONDRA, venerdì, 17 settembre 2010 (ZENIT.org).- “La religione per i legislatori non è un problema da risolvere, ma un fattore che contribuisce in modo vitale al dibattito pubblico nella Nazione”, ha affermato Benedetto XVI ai rappresentanti del mondo politico, sociale, accademico, culturale e imprenditoriale britannico.

Il suo atteso discorso nella Westminster Hall, luogo emblematico in cui San Tommaso Moro venne giudicato e condannato per essersi opposto al re Enrico VIII in nome della propria coscienza, si è centrato sulla difesa della necessità che la religione non venga emarginata dal dibattito pubblico.

Il Papa ha espresso una preoccupazione speciale per “la crescente marginalizzazione della religione, in particolare del Cristianesimo”, anche in Nazioni “che attribuiscono alla tolleranza un grande valore”, e ha chiesto un dialogo tra fede e ragione.

“Il dilemma con cui Tommaso Moro si confrontava, in quei tempi difficili, la perenne questione del rapporto tra ciò che è dovuto a Cesare e ciò che è dovuto a Dio, mi offre l’opportunità di riflettere brevemente con voi sul giusto posto che il credo religioso mantiene nel processo politico”, ha detto il Pontefice ai presenti.

Benedetto XVI ha anche riconosciuto ed espresso la propria stima per il ruolo che il sistema parlamentare inglese ha avuto nell'instaurazione della democrazia.

“La tradizione parlamentare di questo Paese deve molto al senso istintivo di moderazione presente nella Nazione, al desiderio di raggiungere un giusto equilibrio tra le legittime esigenze del potere dello Stato e i diritti di coloro che gli sono soggetti”, ha affermato.

La Gran Bretagna, ha aggiunto, “è emersa come una democrazia pluralista, che attribuisce un grande valore alla libertà di espressione, alla libertà di affiliazione politica e al rispetto dello Stato di diritto, con un forte senso dei diritti e doveri dei singoli, e dell’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge”.

In questo, anche se con un altro linguaggio, ha molto in comune con la Dottrina Sociale della Chiesa, nella “sua fondamentale preoccupazione per la salvaguardia della dignità di ogni singola persona, creata ad immagine e somiglianza di Dio, e la sua sottolineatura del dovere delle autorità civili di promuovere il bene comune”.

Etica e politica

Nonostante questi successi, ha affermato il Vescovo di Roma, “le questioni di fondo che furono in gioco nel processo contro Tommaso Moro continuano a presentarsi”: “A quale autorità ci si può appellare per risolvere i dilemmi morali?”.

“Se i principi morali che sostengono il processo democratico non si fondano, a loro volta, su nient’altro di più solido che sul consenso sociale, allora la fragilità del processo si mostra in tutta la sua evidenza. Qui si trova la reale sfida per la democrazia”, ha affermato il Papa.

In questo senso, ha detto, la recente crisi finanziaria globale ha messo in evidenza “l’inadeguatezza di soluzioni pragmatiche, di breve termine, ai complessi problemi sociali ed etici”, perché c'è ormai un vesto consenso sull'idea che “la mancanza di un solido fondamento etico dell’attività economica abbia contribuito a creare la situazione di grave difficoltà nella quale si trovano ora milioni di persone nel mondo”.

Allo stesso modo, “la dimensione morale delle politiche attuate ha conseguenze di vasto raggio, che nessun Governo può permettersi di ignorare”.

“La tradizione cattolica sostiene che le norme obiettive che governano il retto agire sono accessibili alla ragione, prescindendo dal contenuto della rivelazione”, ha dichiarato il Papa.

Fede e ragione

“Secondo questa comprensione, il ruolo della religione nel dibattito politico non è tanto quello di fornire tali norme, come se esse non potessero esser conosciute dai non credenti – ancora meno è quello di proporre soluzioni politiche concrete, cosa che è del tutto al di fuori della competenza della religione – bensì piuttosto di aiutare nel purificare e gettare luce sull’applicazione della ragione nella scoperta dei principi morali oggettivi”, ha continuato.

Questo ruolo “correttivo” della religione nei confronti della ragione, tuttavia, “non è sempre bene accolto”, in parte per “forme distorte di religione, come il settarismo e il fondamentalismo”, che sorgono quando “viene data una non sufficiente attenzione al ruolo purificatore e strutturante della ragione all’interno della religione”.

“Senza il correttivo fornito dalla religione, infatti, anche la ragione può cadere preda di distorsioni, come avviene quando essa è manipolata dall’ideologia, o applicata in un modo parziale, che non tiene conto pienamente della dignità della persona umana”.

Per questo, ha sottolineato il Papa, la religione “per i legislatori non è un problema da risolvere, ma un fattore che contribuisce in modo vitale al dibattito pubblico nella Nazione”.

Libertà religiosa

Il Papa ha quindi espresso la sua preoccupazione “di fronte alla crescente marginalizzazione della religione, in particolare del Cristianesimo, che sta prendendo piede in alcuni ambienti, anche in Nazioni che attribuiscono alla tolleranza un grande valore”.

“Vi sono alcuni che sostengono che la voce della religione andrebbe messa a tacere, o tutt’al più relegata alla sfera puramente privata. Vi sono alcuni che sostengono che la celebrazione pubblica di festività come il Natale andrebbe scoraggiata, secondo la discutibile convinzione che essa potrebbe in qualche modo offendere coloro che appartengono ad altre religioni o a nessuna”.

“E vi sono altri ancora che – paradossalmente con lo scopo di eliminare le discriminazioni – ritengono che i cristiani che rivestono cariche pubbliche dovrebbero, in determinati casi, agire contro la propria coscienza”.

Tutti questi, ha segnalato, “sono segni preoccupanti dell’incapacità di tenere nel giusto conto non solo i diritti dei credenti alla libertà di coscienza e di religione, ma anche il ruolo legittimo della religione nella sfera pubblica”.

In questo senso, il Pontefice ha apprezzato profondamente l'“invito senza precedenti” che gli è stato rivolto di parlare davanti alla classe politica, così come la collaborazione che Gran Bretagna e Santa Sede mantengono in molti ambiti, come l'aiuto al Terzo Mondo e la soppressione del commercio delle armi.

Per questa ragione, il Papa ha invitato le autorità britanniche a collaborare di più con le comunità cristiane locali, convinto che “anche in questo Paese vi sono molti campi in cui la Chiesa e le pubbliche autorità possono lavorare insieme per il bene dei cittadini”.

Ad ogni modo, ha segnalato, “affinché questa cooperazione sia possibile, le istituzioni religiose, comprese quelle legate alla Chiesa cattolica, devono essere libere di agire in accordo con i propri principi e le proprie specifiche convinzioni, basate sulla fede e sull’insegnamento ufficiale della Chiesa”.

“In questo modo potranno essere garantiti quei diritti fondamentali, quali la libertà religiosa, la libertà di coscienza e la libertà di associazione”, ha concluso, invitando “a riconoscere il contributo vitale che il credo religioso ha reso e può continuare a rendere alla vita della Nazione”.









Un presunto attentato non preoccupa il Papa
Arrestate sei persone accusate di voler colpire la visita pontificia




LONDRA, venerdì, 17 settembre 2010 (ZENIT.org).- Benedetto XVI sta vivendo con serenità ed entusiasmo il suo viaggio nel Regno Unito, nonostante l'annuncio dell'arresto da parte di Scotland Yard di sei persone con l'accusa di preparare un attentato contro la visita papale.

Padre Federico Lombardi, S.I., direttore della Sala Stampa della Santa Sede, ha affermato che “il Papa è felice per questo viaggio ed è calmo”.

Il portavoce vaticano ha descritto lo stato d'animo del Santo Padre con le parole che lo stesso Pontefice ha usato durante il viaggio in aereo con i giornalisti per spiegare l'atteggimento con cui visita la Gran Bretagna: “Vado avanti con grande coraggio e con gioia”.

Scotland Yard ha confermato che una sesta persona è stata arrestata questo venerdì pomeriggio dopo che altre cinque erano state arrestate alle 5.45 del mattino “perché sospettate della commissione, preparazione o istigazione di atti di terrorismo”.

Gli uomini arrestati al mattino hanno 26, 27, 36, 40 e 50 anni, quello arrestato nel pomeriggio 29.

La Polizia Metropolitana di Londra ha spiegato nel suo comunicato che l'itinerario della visita del Papa non è stato modificato perché si possono garantire le condizioni di sicurezza.

“Non c'è alcun cambiamento nel livello di minaccia del Regno Unito”, conclude Scotland Yard.

I cinque della mattina sono stati arrestati a Westminster, il quartiere in cui si trova il Parlamento britannico, in cui il Papa ha pronunciato il suo discorso storico. Il sesto arresto è avvenuto nella zona nord di Londra.

Un portavoce del Westminster City Council ha spiegato che gli arrestati di questa mattina erano impiegati di un'impresa privata di pulizie incaricata delle vie della città.

Padre Federico Lombardi ha aggiunto: “Siamo pienamente fiduciosi nella polizia, non è necessario cambiare il programma”.

“La polizia prende le misure necessarie, la situazione non è particolarmente pericolosa”.











Sì all'inclusività, no all'ignorare la verità
Il Papa incontra l'Arcivescovo di Canterbury




LONDRA, venerdì, 17 settembre 2010 (ZENIT.org).- I cristiani non dovrebbero esitare a proclamare l'unicità di Cristo, ha detto Benedetto XVI al leader della Comunione Anglicana. Anche se la Chiesa è chiamata ad essere inclusiva, ciò non dovrebbe avvenire a spesa della verità cristiana, ha sottolineato.

Il Papa ha incontrato l'Arcivescovo Rowan Williams di Canterbury al Palazzo di Lambeth questo venerdì pomeriggio, nel suo secondo giorno di viaggio nel Regno Unito, iniziato con un'accoglienza calorosissima questo giovedì in Scozia.

Nonostante si sia parlato di tensioni anglicano-cattoliche prima del viaggio, l'incontro tra i due leader ha riflettuto la loro amicizia e il comune impegno ecumenico.

Il Pontefice, infatti, ha sottolineato la sua intenzione di non voler “parlare oggi delle difficoltà che il cammino ecumenico ha incontrato e continua ad incontrare”.

“Vorrei piuttosto unirmi a Lei nel rendere grazie per la profonda amicizia che è cresciuta fra noi e per il ragguardevole progresso fatto in moltissime aree del dialogo in questi quarant’anni che sono trascorsi da quando la Commissione Internazionale Anglo-Cattolica ha cominciato i propri lavori. Affidiamo i frutti di quelle fatiche al Signore della messe, fiduciosi che egli benedirà la nostra amicizia mediante un’ulteriore significativa crescita”, ha affermato.

Preghiera

La stessa Comunione Anglicana sta affrontando delle frizioni al suo interno essenzialmente su due aspetti: il ruolo delle donne, soprattutto nel ministero episcopale, e le questioni morali collegate all'attività omosessuale, includendo la possibilità di “matrimoni” omosessuali e il fatto di avere omosessuali attivi nel ministero.

Nel novembre dello scorso anno, Benedetto XVI ha scritto la Costituzione Apostolica Anglicanorum coetibus, che permette Ordinariati personali per gli anglicani che vogliono entrare in gruppo nella piena comunione con la Chiesa cattolica.

Il saluto del Papa di questo venerdì, ad ogni modo, si è concentrato sul cammino verso una maggiore unità tra le due confessioni cristiane.

Il Pontefice ha sottolineato il riferimento dell'Arcivescovo Williams a un incontro di quasi 30 anni fa tra i loro predecessori, Papa Giovanni Paolo II e l'Arcivescovo Robert Runcie.

“In quello stesso luogo dove San Tommaso di Canterbury rese testimonianza a Cristo versando il proprio sangue, essi pregarono insieme per il dono dell’unità tra i seguaci di Cristo. Anche oggi continuiamo a pregare per quel dono, sapendo che l’unità voluta da Cristo per i suoi discepoli giungerà solo come risposta alla preghiera, mediante l’azione dello Spirito Santo, che senza sosta rinnova la Chiesa e la guida alla pienezza della verità”, ha detto il Pontefice.

Battaglie comuni

Benedetto XVI ha poi proseguito riflettendo sul contesto mutevole del dialogo ecumenico da quando Papa Giovanni XXIII e l'Arcivescovo Geoffrey Fisher si sono incontrati nel 1960.

La cultura stessa è ora più distante dalle sue radici cristiane, ha osservato, e c'è una “crescente dimensione multiculturale della società” che dà l'opportunità di incontrare altre religioni.

“Per noi cristiani ciò apre la possibilità di esplorare, assieme ai membri di altre tradizioni religiose, delle vie per rendere testimonianza della dimensione trascendente della persona umana e della chiamata universale alla santità, conducendoci a praticare la virtù nella nostra vita personale e sociale”, ha riflettuto il Santo Padre.

Allo stesso modo, ha avvertito contro l'annacquamento della verità cristiana.

“Noi cristiani non dobbiamo mai esitare di proclamare la nostra fede nell’unicità della salvezza guadagnataci da Cristo, e di esplorare insieme una più profonda comprensione dei mezzi che Egli ha posto a nostra disposizione per giungere alla salvezza”.

L'esempio del Cardinale Newman

Benedetto XVI si è infine riferito al Cardinale John Henry Newman come esempio per le relazioni ecumeniche. Il Cardinale Newman è stato allevato nella religione anglicana e ha trascorso metà della sua vita in quella Comunione prima di convertirsi al cattolicesimo. Il Papa lo beatificherà questa domenica, nell'ultimo giorno del suo viaggio nel Regno Unito.

“Nella figura di John Henry Newman, che sarà beatificato domenica, celebriamo un uomo di Chiesa la cui visione ecclesiale fu alimentata dal suo retroterra anglicano e maturò durante i suoi lunghi anni di ministero ordinato nella Chiesa d’Inghilterra”, ha detto il Pontefice.

“Egli ci può insegnare le virtù che l’ecumenismo esige: da una parte egli fu mosso dal seguire la propria coscienza, anche con un pesante costo personale; dall’altra, il calore della continua amicizia con i suoi precedenti colleghi, lo portò a sondare insieme a loro, con vero spirito irenico, le questioni sulle quali divergevano, mosso da una ricerca profonda dell’unità nella fede”.

“In quello stesso spirito di amicizia, rinnoviamo la nostra determinazione a perseguire il fine ultimo dell’unità nella fede, nella speranza e nell’amore, secondo la volontà dell’unico nostro Signore e Salvatore, Gesù Cristo”, ha concluso il Papa rivolgendosi all'Arcivescovo di Canterbury.










Il segreto della serenità del Papa? Trasparenza e fede in Cristo
L'editoriale del portavoce vaticano, padre Federico Lombardi




ROMA, venerdì, 17 settembre 2010 (ZENIT.org).- La serenità e la gioia con cui Benedetto XVI sta affrontando il suo viaggio nel Regno Unito, nonostante le proteste annunciate, deriva dalla coscienza che la forza della Chiesa sta nella sua trasperanza nel comunicare la fede in Cristo.

E' quanto ha affermato padre Federico Lombardi nell’editoriale per Octava Dies, il settimanale informativo del Centro Televisivo Vaticano.

“Rispondendo sull’aereo alla domanda se fosse preoccupato per le critiche e le opposizioni che lo attendevano nel Regno Unito, il Papa ha risposto ai giornalisti che non era preoccupato, che andava avanti con coraggio e con gioia”, ha detto il direttore della Sala Stampa vaticana.

“Ha anche aggiunto la ragione del coraggio e della gioia: ha detto che la Chiesa non si deve occupare tanto di dimostrarsi forte e attrattiva, quanto di essere del tutto trasparente della persona e delle parole di Gesù Cristo”.

“Se la Chiesa cerca veramente di essere questa trasparenza per le persone che la incontrano, ha fatto il suo dovere, ha compiuto la sua missione e non ha alcun motivo di avere paura. Qui sta il semplicissimo segreto della serenità del Papa anche in situazioni difficili”.

“Una serenità – ha continuato padre Lombardi –, che diventa messaggio essa stessa ed esempio per i credenti. Il segreto è, infatti, la fede in Gesù Cristo. Benedetto XVI la propone con intelligenza, con fiducia e con gioia, sapendo e rispettando le domande e le difficoltà dei suoi interlocutori”.

“Non per nulla, evocando la figura del cardinale Newman mette in rilievo la sua modernità e la sua continua ricerca della verità – ha spiegato ancora –. Sa bene che oggi l’incontro con Dio e con la fede cristiana non sono facili e scontati; ci vuole una voce e una mano amica che proponga con chiarezza e accompagni con amore a riscoprire il bello e il valore della proposta cristiana”.

“Viene accolta o no, questa proposta? Qui vi è naturalmente lo spazio della libertà di chi ascolta e la responsabilità di chi è mediatore del messaggio e può facilitare, o rendere più difficile, il suo giungere all’ascoltatore”.

“Ma la proposta è bella: è quanto di meglio il Papa può offrire. Perciò la fa con gioia. E chi la accoglie, partecipa a questa gioia”, ha infine concluso.











Il Papa: il dialogo interreligioso richiede rispetto reciproco e libertà
Discorso ai leader delle religioni più presenti nel Regno Unito




LONDRA, venerdì, 17 settembre 2010 (ZENIT.org).- Benedetto XVI ha affermato che il dialogo e la collaborazione tra i membri delle varie religioni richiedono reciprocità in coloro che dialogano, lamentando che in alcuni luoghi del mondo manchino il rispetto reciproco e la libertà religiosa.

Il Papa si è espresso in questo modo nel discorso che ha rivolto questo venerdì mattina ai leader religiosi nella Waldegrave Drawing Room del St Mary’s University College.

Il Pontefice si è riferito “a situazioni in alcune parti del mondo in cui la collaborazione e il dialogo fra religioni richiede il rispetto reciproco, la libertà di praticare la propria religione e di compiere atti di culto pubblico, come pure la libertà di seguire la propria coscienza senza soffrire ostracismo o persecuzione, anche dopo la conversione da una religione ad un’altra”.

“Una volta che tale rispetto e attitudine aperta sono stabiliti, persone di tutte le religioni lavoreranno insieme in modo efficace per la pace e la mutua comprensione, offrendo perciò una testimonianza convincente davanti al mondo”, ha affermato.

Tre livelli di dialogo

Rivolgendosi ai leader delle confessioni cristiane e delle religioni con maggiore presenza nel Regno Unito – ebrei, musulmani, induisti e sikh –, il Papa ha sottolineato che il dialogo interreligioso “non dovrebbe essere limitato a discussioni formali”.

Questo tipo di dialogo, ha indicato, “deve porsi su diversi livelli”, che ha identificato nel “dialogo della vita”, “dialogo dell'azione” e “conversazioni formali”.

“Il dialogo della vita implica semplicemente vivere fianco a fianco ed imparare l’uno dall’altro in maniera da crescere nella reciproca comprensione e nel reciproco rispetto”, ha spiegato.

“Il dialogo dell’azione ci fa ravvicinare in forme concrete di collaborazione, mentre applichiamo le nostre intuizioni religiose al compito di promuovere lo sviluppo umano integrale, lavorando per la pace, la giustizia e la salvaguardia del creato”.

Questo tipo di dialogo, ha aggiunto, “può includere l’esplorare assieme come difendere la vita umana ad ogni stadio e come assicurare la non esclusione della dimensione religiosa di individui e comunità dalla vita della società”.

Quanto alle conversazioni formali, ha proseguito, “non vi è solo la necessità dello scambio teologico, ma anche il porre alla reciproca considerazione le proprie ricchezze spirituali, il parlare della propria esperienza di preghiera e di contemplazione, l’esprimere a vicenda la gioia del nostro incontro con l’amore divino”.

Impegno

In questo contesto, il Papa ha esortato i leader delle varie religioni a portare avanti il dialogo con i fratelli e le sorelle cristiani.

“Sono lieto di rilevare le molte iniziative positive intraprese in questo Paese per promuovere tale dialogo a vari livelli”, ha detto.

Dal canto suo, ha assicurato che “i cattolici, sia in Gran Bretagna sia in tutto il mondo, continueranno ad edificare ponti di amicizia con altre religioni, per sanare gli errori del passato e per promuovere fiducia fra individui e comunità”.

“Sin dal Concilio Vaticano II la Chiesa cattolica ha posto speciale enfasi sull’importanza del dialogo e della collaborazione con i seguaci di altre religioni”, ha sottolineato Benedetto XVI.

“La Chiesa cattolica persegue la via dell’impegno e del dialogo per un senso genuino di rispetto per voi e per le vostre credenze”.

Grande gioia del Papa

L'incontro ha riunito non solo leader di spicco, ma anche rappresentanti del clero e fedeli di altre religioni.

Il Barone Sacks di Aldgate, rabbino capo della United Hebrew Congregations of the Commonwealth, e il direttore della Prince’s School of Traditional Arts, Khaled Azzam, hanno rivolto al Papa alcune parole di saluto.

Il Pontefice ha poi iniziato il suo discorso sottolineando la propria gioia per il fatto di poter incontrare i rappresentanti delle varie comunità religiose presenti in Gran Bretagna e auspicando alla comunità ebraica del Paese e di tutto il mondo una felice e santa celebrazione dello Yom Kippur.

Ha quindi voluto segnalare “l’apprezzamento della Chiesa cattolica per l’importante testimonianza che voi tutti apportate quali uomini e donne dello spirito, in un tempo nel quale le convinzioni religiose non sono sempre comprese o apprezzate”.

“La presenza di credenti impegnati in vari campi della vita sociale ed economica parla eloquentemente del fatto che la dimensione spirituale della nostra vita è fondamentale alla nostra identità di esseri umani”, ha dichiarato.

Allo stesso modo, ha rimarcato la “grande importanza” della “dimensione 'fianco a fianco' della nostra collaborazione, che completa l’aspetto 'faccia a faccia' del nostro costante dialogo”.

L'unica cosa necessaria

Benedetto XVI ha sottolineato l'impegno di tutti i presenti nella ricerca spirituale, dicendo a quanti lo ascoltavano che la loro presenza e testimonianza nel mondo ricorda “la fondamentale importanza per la vita umana di questa ricerca spirituale nella quale siamo impegnati”.

Citando Sant'Agostino, ha segnalato che “la ricerca del sacro è la ricerca dell’unica cosa necessaria, l’unica a soddisfare le aspettative del cuore umano”.

In questa ricerca, ha aggiunto, “l’iniziativa non viene da noi, bensì dal Signore: non siamo tanto noi a ricercare Lui, ma è piuttosto Lui a cercare noi ed è senza dubbio Lui ad avere posto quella nostalgia per Lui nel profondo dei nostri cuori”.

Il Papa ha poi riconosciuto che “le scienze umane e naturali ci forniscono una comprensione inestimabile”, ma “non danno risposta, e non possono darla, alla domanda fondamentale”.

“La ricerca del sacro non svaluta altri campi dell’indagine umana. Al contrario, li pone in un contesto che amplifica la loro importanza quali vie mediante le quali esercitare responsabilmente il nostro essere amministratori della creazione”.

Nella Bibbia, ha spiegato, Dio “affidò a noi il compito di esplorare ed utilizzare i misteri della natura al fine di servire un bene superiore”, e nella fede cristiana questo bene superiore “viene espresso come amore per Dio a amore per il nostro prossimo”.

“Pertanto, ci impegniamo di tutto cuore e con entusiasmo con il mondo, ma sempre con uno sguardo per servire quel bene superiore, altrimenti sfiguriamo la bellezza della creazione sfruttandola per scopi egoistici”.

“Per tale motivo la genuina credenza religiosa ci indica, al di là dell’utilità presente, la trascendenza”.

Benedetto XVI ha quindi sottolineato vari aspetti positivi della credenza religiosa: “ci rammenta la possibilità e l’imperativo della conversione morale, del dovere di vivere in modo pacifico con il nostro prossimo, dell’importanza di vivere una vita di integrità”.

“Propriamente compresa, porta illuminazione, purifica i nostri cuori ed ispira azioni nobili e generose, a beneficio dell’intera famiglia umana – ha aggiunto –. Ci motiva a coltivare la pratica della virtù e ad avvicinarci l’un l’altro con amore, nel più grande rispetto delle tradizioni religiose diverse dalla nostra”.










Il Papa inaugura la Fondazione "John Paul II" per lo Sport



LONDRA, venerdì, 17 settembre 2010 (ZENIT.org).- Questo venerdì Benedetto XVI ha presieduto l'inaugurazione di un complesso sportivo intitolato a Giovanni Paolo II che verrà utilizzato come campo d'allenamento in vista delle Olimpiadi di Londra del 2012.

Il Papa ha benedetto la Fondazione "John Paul II" per lo Sport del St Mary’s University College a Twickenham, nel quartiere londinese di Richmond, prima di rivolgere il suo discorso agli oltre 800.000 studenti delle scuole cattoliche dell’Inghilterra, del Galles e della Scozia collegati via internet per seguire in diretta l’evento.

“Guardando ai prossimi giochi olimpici – ha detto il Pontefice –, è stato un piacere inaugurare questa Fondazione sportiva intitolata a Giovanni Paolo II, e prego affinché tutti coloro che la frequenteranno rendano gloria a Dio attraverso le loro attività sportive, così come possano trarre giovamento per se stessi e per gli altri”.

La Fondazione è stata creata dalla Conferenza dei Vescovi cattolici di Inghilterra e Galles al fine di promuovere gli insegnamenti di Giovanni Paolo II sullo sport. La sede è stata scelta dalla squadra olimpica sudafricana per prepararsi all'appuntamento del 2012.

L'Arcivescovo Vincent Nichols, Presidente della Conferenza dei Vescovi cattolici di Inghilterra e Galles, ha espresso il suo profondo sostegno alla Fondazione, il cui scopo è quello di "utilizzare lo sport per tentare di presentare ai giovani e agli anziani l'importanza della salute, la dignità dei nostri corpi, la cura del benessere fisico e il suo significato spirituale”.











La scuola cattolica deve essere coerente con la dottrina, ricorda il Papa
Incontrando i religiosi e i professori cattolici britannici




LONDRA, venerdì, 17 settembre 2010 (ZENIT.org).- Non solo quello che si insegna nelle scuole cattoliche deve essere conforme alla dottrina, ma i religiosi che si dedicano all'insegnamento devono essere un modello con la propria vita.

Papa Benedetto XVI lo ha affermato questo venerdì mattina incontrando i rappresentanti delle scuole cattoliche britanniche presso il St Mary’s University College di Twickenham (nel quartiere londinese di Richmond), proveniente dalla Nunziatura Apostolica di Londra, dove alloggia durante la sua visita pastorale in Gran Bretagna.

Il Papa ha parlato nella cappella del College a circa 300 religiosi e docenti delle scuole cattoliche, ai quali ha ricordato che la sua presenza “è un forte richiamo all’ampiamente discusso carattere cattolico che è necessario permei ogni aspetto della vita scolastica”.

“Questo riporta all’evidente esigenza che il contenuto dell'insegnamento dovrebbe essere sempre in conformità con la dottrina della Chiesa. Ciò significa che la vita di fede deve essere la forza guida alla base di ogni attività nella scuola, così che la missione della Chiesa possa essere effettivamente servita”, ha affermato.

Benedetto XVI ha quindi ricordato ai presenti, tra i quali anche il Ministro dell'Istruzione, Nick Gibb, che fin dal suo ingresso in Inghilterra il cristianesimo ha svolto un'importante azione educativa.

La dimensione trascendente dello studio e dell’insegnamento, ha osservato, “era chiaramente compresa dai monaci che hanno così tanto contribuito alla evangelizzazione di queste isole”.

“Sto pensando ai Benedettini che accompagnarono Sant’Agostino nella sua missione in Inghilterra, ai discepoli di San Columba, che hanno diffuso la fede in Scozia e nell’Inghilterra del Nord, a San Davide e ai suoi compagni nel Galles”, ha spiegato.

Allo stesso modo, ha voluto ricordare la venerabile Mary Ward e le sue Dame Inglesi. Mary Ward (1585 - 1645), nata durante la persecuzione anticattolica successiva alla Riforma, fondò un'originale opera educativa che si diffuse in tutto il continente.

“Io stesso da giovane ragazzo sono stato educato dalle 'Dame Inglesi' e devo loro un profondo debito di gratitudine”, ha riconosciuto il Papa.

In questo senso, ha voluto anche ricordare ai presenti che “il compito dell’insegnante non è solo quello di impartire informazioni o di provvedere ad una preparazione tecnica per portare benefici economici alla società”.

“L’educazione non è e non deve essere mai considerata come puramente utilitaristica – ha avvertito –. Riguarda piuttosto formare la persona umana, preparare lui o lei a vivere la vita in pienezza – in poche parole riguarda educare alla saggezza. E la vera saggezza è inseparabile dalla conoscenza del Creatore”-

Il Pontefice ha voluto quindi incoraggiare concretamente i religiosi a non abbandonare la propria presenza nell'ambito educativo.

“Poiché i relativi ruoli della Chiesa e dello Stato nel campo dell’educazione continuano ad evolversi, non dovete mai dimenticare che i religiosi hanno un contributo unico da offrire in questo apostolato, che è anzitutto quello di testimoniare con la vita consacrata a Dio e la fedeltà, l’amore a Cristo, il Sommo Maestro”, ha affermato.

In riferimento ai casi di abuso sessuale sui minori, il Vescovo di Roma ha infine sottolineato l'importanza del fatto che le scuole cattoliche siano “un ambiente sicuro” per i bambini e i giovani e che l'atmosfera di fiducia sia un tratto distintivo di questi centri.

“La nostra responsabilità verso coloro che ci sono affidati per la loro formazione cristiana non richiede nulla di meno”, ha affermato. “Inoltre, la vita di fede può essere effettivamente coltivata solo quando l’atmosfera prevalente è di una fiducia rispettosa e affettuosa”.











Il Papa agli studenti cattolici: non siate mediocri, siate santi
Tutti vogliono la felicità, ma molti non la trovano, sottolinea




LONDRA, venerdì, 17 settembre 2010 (ZENIT.org).- “Ho la speranza che fra voi che oggi siete qui ad ascoltarmi vi siano alcuni dei futuri santi del ventunesimo secolo”, ha detto Papa Benedetto XVI questo venerdì a circa 4.000 studenti delle scuole cattoliche britanniche.

“Quando vi invito a diventare santi, vi sto chiedendo di non accontentarvi di seconde scelte”, ha affermato, chiedendo di aspirare invece a un “orizzonte più grande”.

Accompagnato dal Vescovo di Nottingham e presidente della Commissione Episcopale per l'Insegnamento, monsignor Malcolm P. McMahon, il Papa ha pronunciato il suo discorso nel campo sportivo del St Mary’s University College davanti a migliaia di studenti e in connessione on-line con tutte le scuole cattoliche britanniche.

“Non capita spesso ad un Papa - in verità nemmeno a qualsiasi altra persona - l’opportunità di parlare contemporaneamente agli studenti di tutte le scuole cattoliche dell’Inghilterra, del Galles e della Scozia”, ha confessato il Pontefice.

“E dal momento che ora io ho questa possibilità, c’è qualcosa che mi sta davvero molto a cuore di dirvi. Ho la speranza che fra voi che oggi siete qui ad ascoltarmi vi siano alcuni dei futuri santi del ventunesimo secolo”.

“La cosa che Dio desidera maggiormente per ciascuno di voi è che diventiate santi. Egli vi ama molto più di quanto voi possiate immaginare e desidera per voi il massimo. E la cosa migliore di tutte per voi è di gran lunga il crescere in santità”, ha aggiunto.

“Forse alcuni di voi non ci hanno mai pensato prima d’ora”, ha ammesso, invitando i giovani a chiedersi “quale tipo di persona” vorrebbero essere davvero.

“Avere soldi rende possibile essere generosi e fare del bene nel mondo, ma, da solo, non è sufficiente a renderci felici. Essere grandemente dotati in alcune attività o professioni è una cosa buona, ma non potrà mai soddisfarci, finché non puntiamo a qualcosa di ancora più grande. Potrà renderci famosi, ma non ci renderà felici”, ha riconosciuto il Vescovo di Roma.

“La felicità è qualcosa che tutti desideriamo, ma una delle grandi tragedie di questo mondo è che così tanti non riescono mai a trovarla, perché la cercano nei posti sbagliati”.

Per questo, ha ricordato, “la vera felicità va cercata in Dio. Abbiamo bisogno del coraggio di porre le nostre speranze più profonde solo in Dio: non nel denaro, in una carriera, nel successo mondano, o nelle nostre relazioni con gli altri, ma in Dio. Lui solo può soddisfare il bisogno più profondo del nostro cuore”.

Il Papa ha quindi voluto invitare i giovani ad essere amici di Dio. “Una volta che voi siete entrati in amicizia con Dio, ogni cosa nella vostra vita inizia a cambiare. Mentre giungete a conoscerlo meglio, vi rendete conto di voler riflettere nella vostra stessa vita qualcosa della sua infinita bontà”.

“Quando queste cose iniziano a starvi a cuore, siete già pienamente incamminati sulla via della santità”, ha affermato, invitando i ragazzi “non solo ad essere buoni studenti, ma buoni cittadini e buone persone”.

“Ricordate sempre che ogni materia che studiate si inserisce in un orizzonte più ampio. Non riducetevi mai ad un orizzonte ristretto. Il mondo ha bisogno di buoni scienziati, ma una prospettiva scientifica diventa pericolosamente angusta, se ignora la dimensione etica e religiosa della vita, così come la religione diventa angusta, se rifiuta il legittimo contributo della scienza alla nostra comprensione del mondo”.

“Abbiamo bisogno di buoni storici, filosofi ed economisti, ma se la percezione che essi offrono della vita umana all’interno del loro specifico campo è centrata su di una prospettiva troppo ristretta, essi possono seriamente portarci fuori strada”.

Benedetto XVI si è rivolto anche agli alunni non cattolici che studiano in queste scuole, esortandoli a sentirsi “incoraggiati a praticare la virtù e a crescere nella conoscenza ed amicizia con Dio, assieme ai vostri compagni cattolici”.

“Voi siete per loro il richiamo all’orizzonte più vasto che esiste fuori della scuola ed è fuor di dubbio che il rispetto e l’amicizia per membri di altre tradizioni religiose debba essere tra le virtù che si apprendono in una scuola cattolica”, ha concluso.


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Difensore della vita contro il relativismo

La missione: il teologo Ratzinger condanna l'empirismo così radicato nella cultura anglosassone che cancella Dio.

Angela Pellicciari

Sarà un caso, ma il discorso che Ratzinger ha fatto al nuovo ambasciatore di Germania il 13 settembre è un’ottima introduzione ai temi che sta affrontando nel viaggio di stato appena iniziato in Inghilterra. Il papa tedesco è partito dal ricordo dei martiri cristiani durante il nazismo. In quell'epoca si viveva in uno stato etico, in cui la differenza fra bene e male veniva stabilita dalle leggi dello stato. Le conseguenze si sono viste. La vita che contava era quella che i nazisti volevano proteggere: quella degli ariani. E anche in questo caso con evidenti limitazioni: ariani sani, belli e giovani. «Amante della vita», così il libro della Sapienza definisce il Dio biblico.
Chi si allontana da questo Dio non è più amante della vita. Ma solo protettore di una vita particolare. La vita che volta a volta è definita da chi detiene il potere: «L'agire sociale viene dominato sempre di più dall'interesse privato o dal calcolo del potere, a danno della società», diceva Ratzinger all'ambasciatore Schmid. Ratzinger ha individuato la radice del relativismo moderno nell'abbandono della fede in un Dio personale che non si limita a creare, ma che vede, ama, protegge le sue creature, tutte le sue creature, per salvarle dalla morte. Il vero nemico del Dio biblico, della Trinità formata da tre persone, è la morte. Paolo di Tarso parla della morte come dell'ultimo nemico che sarà sconfitto. Quando la fede in questo Dio personale viene meno, dice il papa, «Se però uno abbandona la fede verso un Dio personale, sorge l'alternativa di un "dio" che non conosce, non sente e non parla. E, più che mai, non ha un volere. Se Dio non ha una propria volontà, il bene e il male alla fine non sono più distinguibili; il bene e il male non sono più in contraddizione fra di loro, ma sono in opposizione in cui l'uno sarebbe complementare all'altro».
La visione del mondo tratteggiata dal pontefice in queste righe è in parte determinante originata dalla filosofia inglese: dall'empirismo e dalla massoneria che ne divulga il credo. Un uomo inerme, piccolo, semplice, calunniato, vestito di bianco, vicario di Cristo, arriva in un'Inghilterra dominata dal relativismo. In cui non si può più distinguere fra uomo e donna perché è politicamente scorretto. In cui la famiglia ha smesso di avere le sue caratteristiche naturali ed il suo valore di datrice e custode della vita. In cui orfanotrofi cattolici sono stati chiusi perché obbligati ad affidare i bambini indifferentemente ad una coppia eterosessuale o ad una omosessuale. In cui la sharia sta sempre più prendendo il posto il posto dei tribunali civili. In cui l'anglicanesimo, religione di stato il cui capo è la regina Elisabetta, ammette donne prete e preti omosessuali. In cui viene permessa la creazione di ibridi uomo-animale.
L'Inghilterra ha da tempo perso la bussola del buon senso. Oltre che, come ovvio, della fede cristiana. Per non dire della ragione e della sua capacità di conoscere la verità. Un filosofo mite, un teologo mite, un grande saggio dei nostri tempi arriva in Inghilterra come un'ancora di salvezza. Porta le ragioni del Dio amante della vita, del Dio logos che chiama il nostro logos ad interrogarsi su cos'è la verità. Una grande sfida per Ratzinger, una seria opportunità per una grande nazione.

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Difensore della vita contro il relativismo

La missione: il teologo Ratzinger condanna l'empirismo così radicato nella cultura anglosassone che cancella Dio.

Angela Pellicciari

Sarà un caso, ma il discorso che Ratzinger ha fatto al nuovo ambasciatore di Germania il 13 settembre è un’ottima introduzione ai temi che sta affrontando nel viaggio di stato appena iniziato in Inghilterra. Il papa tedesco è partito dal ricordo dei martiri cristiani durante il nazismo. In quell'epoca si viveva in uno stato etico, in cui la differenza fra bene e male veniva stabilita dalle leggi dello stato. Le conseguenze si sono viste. La vita che contava era quella che i nazisti volevano proteggere: quella degli ariani. E anche in questo caso con evidenti limitazioni: ariani sani, belli e giovani. «Amante della vita», così il libro della Sapienza definisce il Dio biblico.
Chi si allontana da questo Dio non è più amante della vita. Ma solo protettore di una vita particolare. La vita che volta a volta è definita da chi detiene il potere: «L'agire sociale viene dominato sempre di più dall'interesse privato o dal calcolo del potere, a danno della società», diceva Ratzinger all'ambasciatore Schmid. Ratzinger ha individuato la radice del relativismo moderno nell'abbandono della fede in un Dio personale che non si limita a creare, ma che vede, ama, protegge le sue creature, tutte le sue creature, per salvarle dalla morte. Il vero nemico del Dio biblico, della Trinità formata da tre persone, è la morte. Paolo di Tarso parla della morte come dell'ultimo nemico che sarà sconfitto. Quando la fede in questo Dio personale viene meno, dice il papa, «Se però uno abbandona la fede verso un Dio personale, sorge l'alternativa di un "dio" che non conosce, non sente e non parla. E, più che mai, non ha un volere. Se Dio non ha una propria volontà, il bene e il male alla fine non sono più distinguibili; il bene e il male non sono più in contraddizione fra di loro, ma sono in opposizione in cui l'uno sarebbe complementare all'altro».
La visione del mondo tratteggiata dal pontefice in queste righe è in parte determinante originata dalla filosofia inglese: dall'empirismo e dalla massoneria che ne divulga il credo. Un uomo inerme, piccolo, semplice, calunniato, vestito di bianco, vicario di Cristo, arriva in un'Inghilterra dominata dal relativismo. In cui non si può più distinguere fra uomo e donna perché è politicamente scorretto. In cui la famiglia ha smesso di avere le sue caratteristiche naturali ed il suo valore di datrice e custode della vita. In cui orfanotrofi cattolici sono stati chiusi perché obbligati ad affidare i bambini indifferentemente ad una coppia eterosessuale o ad una omosessuale. In cui la sharia sta sempre più prendendo il posto il posto dei tribunali civili. In cui l'anglicanesimo, religione di stato il cui capo è la regina Elisabetta, ammette donne prete e preti omosessuali. In cui viene permessa la creazione di ibridi uomo-animale.
L'Inghilterra ha da tempo perso la bussola del buon senso. Oltre che, come ovvio, della fede cristiana. Per non dire della ragione e della sua capacità di conoscere la verità. Un filosofo mite, un teologo mite, un grande saggio dei nostri tempi arriva in Inghilterra come un'ancora di salvezza. Porta le ragioni del Dio amante della vita, del Dio logos che chiama il nostro logos ad interrogarsi su cos'è la verità. Una grande sfida per Ratzinger, una seria opportunità per una grande nazione.

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Effettuati questa mattina, riferisce Sky News

Roma, 17 set. (Apcom)

Cinque uomini sono stati arrestati questa mattina in Gran Bretagna per una potenziale minaccia a papa Benedetto XVI. Lo riferisce Scotland Yard, come riporta la tv satellitare britannica Sky News, che riporta anche come la minaccia non avrebbe origine all'estero. La notizia è stata rilanciata anche dalla Bbc, la tv pubblica britannica. Gli arresti sono stati effettuati a Londra alle 5.45 (le 6.45 in Italia). Nella capitale sono stati perquisiti uffici e abitazioni, ma in base a un comunicato di Scotland Yard al momento non sarebbe stato rinvenuto nulla di rilevante per le indagini. I cinque uomini, arrestati in base al Terrorism Act, hanno rispettivamente 26, 27, 36, 40 e 50 anni. A quanto si è appreso Scotland Yard era a conoscenza di questa potenziale minaccia contro il pontefice, ma ha deciso che la visita andasse avanti come da programma. I dispositivi per la visita sono stati attentamente rivalutati e la polizia britannica ha fatto sapere di essere rassicurata dal piano attuale. Anche per questo, non ci saranno cambiamenti all'itinerario del Santo Padre. Fco set 10 MAZ

Apcom


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PAPA: PADRE LOMBARDI, FIDUCIA NELLA POLIZIA, PROGRAMMA RESTA

Salvatore Izzo

(AGI) - Londra, 17 set.

"Siamo pienamente fiduciosi nella polizia, non e' necessario cambiare il programma". Lo ha detto il portavoce vaticano, Padre Federico Lombardi, in merito all'arresto dei cinque presunti terroristi che - secondo fonti locali - stavano preparando attentati al pontefice in visita in Gran Bretagna. "La polizia prende le misure necessarie, la situazione non e' particolarmente pericolosa", ha aggiunto Lombardi, ricordando che "a Sarajevo, la situazione era piu' pericolosa" e assicurando che "il Papa e' felice di questo viaggio, ed e' calmo".

© Copyright (AGI)


PAPA: PADRE LOMBARDI, RITARDO SOLO PER RAGIONI LOGISTICHE

Salvatore Izzo

(AGI) - Londra, 17 set.

Il programma di Benedetto XVI a Londra, che prevede oggi ben sei interventi pubblici, e' iniziato con oltre mezz'ora di ritardo. "Questo ritardo - ha spiegato ai giornalisti il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi - e' dovuto solo a ragioni logistiche".
Il religioso ha poi definito "una grandissima festa" l'accoglienza tributata al Papa nel Regno Unito. "Una visita molto attesa e, come capita altre volte, preceduta da qualche polemica". Si tratta in realta' solo di opposizioni di frange minoritarie (in mattinata, ad esempio, tre gay seminudi con ali sulle spalle hanno tentato di avvicinarsi al corteo papale e sono stati gentilmente dissuasi). Ma Benedetto XVI, ha aggiunto Lombardi, "nello stile di Pietro, continua a rendere ragione della speranza cristiana con dolcezza e rispetto".
"Rispondendo sull'aereo alla domanda se fosse preoccupato per le critiche e le opposizioni che lo attendevano nel Regno Unito, il Papa - ha ricordato in proposito il portavoce - ha risposto ai giornalisti che non era preoccupato, che andava avanti con coraggio e con gioia. Ha anche aggiunto la ragione del coraggio e della gioia: ha detto che la Chiesa non si deve occupare tanto di dimostrarsi forte e attrattiva, quanto di essere del tutto trasparente della persona e delle parole di Gesu' Cristo. Se la Chiesa cerca veramente di essere questa trasparenza per le persone che la incontrano, ha fatto il suo dovere, ha compiuto la sua missione e non ha alcun motivo di avere paura". Per Lombardi, "qui sta il semplicissimo segreto della serenita' del Papa anche in situazioni difficili. Una serenita', che diventa messaggio essa stessa ed esempio per i credenti. Sa bene che oggi l'incontro con Dio e con la fede cristiana non sono facili e scontati; ci vuole una voce e una mano amica che proponga con chiarezza e accompagni con amore a riscoprire il bello e il valore della proposta cristiana. Viene accolta o no, questa proposta? Qui vi e' naturalmente lo spazio della liberta' di chi ascolta e la responsabilita' di chi e' mediatore del messaggio e puo' facilitare, o rendere piu' difficile, il suo giungere all'ascoltatore. Ma la proposta - ha concluso il portavoce ai microfoni della Radio Vaticana - e' bella: e' quanto di meglio il Papa puo' offrire. Percio' la fa con gioia. E chi la accoglie, partecipa a questa gioia".

© Copyright (AGI)


[Modificato da Paparatzifan 18/09/2010 10:44]
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B-XVI nella terra di Newman

“Qui Bbc, il Papa non è un orco”

di William Ward

Il giorno in Scozia e una lunghissima diretta silenziano i contestatori
“Qui parla la Bbc. E’ ufficiale, il Papa non è un mostro”.
Dopo averlo sbattuto in prima pagina giorno dopo giorno con denunce luride e notizie storpiate, viene il giorno per i media britannici di scoprire con sorpresa che Joseph Ratzinger è in realtà un essere umano, e persino molto gentile e sensibile. Potrebbe essere la sintesi dei reportage delle varie testate online e televisioni dopo la prima giornata della visita papale nel Regno Unito. Alla vigilia, e persino in prima pagina, la massima attenzione e potenza di fuoco era stata data all’apparente gaffe del cardinale Walter Kasper, quasi per cercare di predeterminare negativamente il tono della visita di Stato. Menzionare il multiculturalismo in maniera irrispettosa – e bollarlo da “Terzo mondo” è per una cultura come quella dominante in Gran Bretagna un po’ come dubitare la verginità della Madonna in Vaticano. La Bbc, il Guardian, l’Independent avevano tutti dato il massimo rilievo all’uscita di Kasper, mettendo in grande imbarazzo anche la stessa chiesa cattolica inglese, il cui primate, l’arcivescovo di Westminister Vincent Nichols, ha dovuto prendere le distanze dalle parole del collega, chiosando che “non si trattava del parere ufficiale della Santa Sede, che la vede diversamente”. Così, sembrava che lo tsunami mediatico di articoli iper critici e di trasmissioni televisive tendenziose, corredati dai blog arrabbiati sui “costi assurdi della visita sostenuti dal contribuente” degli ultimi giorni fossero tutti giustificati, e che la visita di Benedetto XVI sarebbe stata una catastrofe sin dall’inizio.

Eppure: dal momento in cui il Pontefice ha sceso la scaletta del volo Alitalia (i cui colori di livrea erano in perfetta sintonia con i kilt della scorta d’onore del Royal Scottish Regiment in silenziosa attesa), per essere accolto dal principe Consorte, l’89enne Filippo, Duca d’Edimburgo, si è capito che la lunga ed eccellente diretta della Bbc avrebbe prodotto un altro esito. E che contrasto: dopo gli astiosi commenti nelle ultime settimane degli intellettuali atei e dei membri degli “special interest group” che per un motivo o un altro ce l’hanno a morte con il Vaticano, sentire i morbidi e rispettosi toni del gallese Huw Edwards, il principale anchorman di Bbc1 News, commentare l’evento con la tipica puntualità riservata per i grandi servizi in esterno del broadcaster di stato. Tutta un’altra cosa, un segnale che la permanenza del Pontefice sul suolo britannico è destinata a risolversi in un successo. Fra la lunghissima telecronaca della mattina, seguendo i passi del Papa dal momento dell’atterraggio all’incontro assai affabile con la regina Elisabetta, alla passeggiata tradizionale lungo il bellissimo Royal Mile, la via princiaple del centro storico di Edimburgo, e filo alla messa nel parco di Bellahouston a Glasgow ieri sera, si è trattato della copertura televisiva più lunga e più intensa dai tempi dei funerali della principessa Diana nel settembre del 1997.

L’incontro con la sovrana britannica nella sua principale residenza scozzese – Holyroodhouse - trasmesso dalla Bbc è stato addirittura un inedito assoluto rispetto al consueto protocollo, che prevede che le voci della regina e dei suoi illustri ospiti non si sentano. Forse per espressa volontà del Vaticano, si è rovesciato il protocollo per creare una curiosa intimità fra i due coetani – entrambi 83enni – che si sono scambiati gentilezze, un po’ di circostanza, in diretta mondiale: dettagli che hanno colpito il pubblico, in due leader d’esperienza ma fondamentalmente schivi e riservati. Quasi un miracolo insomma, come la consueta spocchia della Bbc che si è sciolta davanti alla naturalezza e gentilezza dell’illustre ospite, alla sua disarmante umiltà davanti a un paese forse preventivamente ostile. Lungo il percorso della Royal Mile di Edimburgo, si vedevano sventolare alcune bandiere arcobaleno – che nei paesi anglofoni indicano non la Pace, ma l’orgoglio gay – insieme a lunghe strisce con le foto delle vittime degli arcinoti abusi sessuali: due testimonianze consueti e ormai ritualistiche nella loro prevedibilità, ma per l’anchorman Edwards e i suoi colleghi lungo la strada, valevano questa volta soltanto un accenno di passaggio: roba di ieri, perché oggi è la giornata del Papa venuto da Roma. Dopo le tante parole dette sui numeri striminziti dei fedeli previsti per le ceremonie pubbliche, bisogna invece annotare una contabilità differente: le divisioni anti Papa sono state ieri pochissime. Mentre la messa serale all’aria aperta al Bellahouston Park a Glasgow ha avuto una partecipazione trionfale. Il leone liberal della Bbc si è disteso accanto all’agnello.

© Copyright Il Foglio, 17 settembre 2010


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BXVI in GB,miracoli e successi

GIACOMO GALEAZZI

INVIATO A LONDRA

Il primo giorno della visita del Papa in Gran Bretagna è stato "formidabile", ha detto alla Bbc Chris Patten, rappresentante del premier David Cameron per l'organizzazione del viaggio di Benedetto XVI nel Regno Unito.
Lord Patten ha dato il benvenuto al "pentimento" espresso dal Papa per lo scandalo della pedofilia e a proposito dell'incontro di oggi con l'Arcivescovo di Canterbury Rowan Williams ha detto che il capo della Chiesa di Roma e il primate della Chiesa di Inghilterra "veicolano essenzialmente lo stesso messaggio".
Una nuvola simile al volto del Papa, il volto di Gesù in un peperone e, ovviamente, il sole e non la solita nuvolaglia sulla Scozia e su Londra: i lettori del Guardian hanno segnalato su una mappa interattiva del sito online almeno sette 'miracoli' o quanto meno fatti 'inconsueti' nella prima giornata della visita di Benedetto XVI in Gran Bretagna. Nessuno di questi 'miracoli' è degno di esser portato a esempio in un processo di beatificazione. Vengono elencati infatti nella mappa (Crowdmap) anche eventi banali o ironici come "ho ritrovato le chiavi" o "la faccia del Papa si è creata in un pomodoro della mia serra", come scrive un 'fedele' nei pressi di Chelmsford, a nordest di Londra. Non è risultato invece un miracolo l'innaturale 'inverdimento' del prato di Cofton Park a Birmingham, il luogo della beatificazione del Cardinale John Henry Newman domenica prossima. L'immagine di un uomo che spruzza l'erba ingiallita dal sole del parco e la fa diventare immediatamente più verde, rimbalzata migliaia di volte sul web tra ieri e oggi, sembra più attribuibile a un tocco di vernice che a un intervento divino a dispetto delle smentite del Cabinet Office, l'ufficio del governo che sovraintende alla visita papale. Crowdmap riporta anche reazioni popolari miste, tra orgoglio e ironia: "Nulla la dice lunga sulla fede in Dio di tre centimetri di vetro anti-proiettile", ha 'postato' uno spettatore su Twitter mentre la Papamobile solcava Princes Street a Edimburgo. Ironia, ma anche commozione, ha suscitato l'incontro di Benedetto XVI con la regina Elisabetta: "E' stato uno degli aspetti più toccanti della visita finora", ha scritto James Roberts: "Un vecchio tedesco di 83 anni e una vecchia signora inglese di 84 hanno memorie molto particolari in comune".

www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=242&ID_articolo=2661&ID_sezione=524&...


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PAPA: AUGURA FELICE YOM KIPPUR AGLI EBREI DI TUTTO IL MONDO

Salvatore Izzo

(AGI) - Londra, 17 set.

Benedetto XVI ha approfittato del previsto incontro con i leader delle diverse religioni a Londra per "formulare voti alla comunita' ebraica in Gran Bretagna ed in tutto il mondo per una celebrazione felice e santa dello Yom Kippur".
Ieri a Edimburgo il Papa aveva, condannato ancora una volta "la tirannia nazista che aveva in animo di sradicare Dio dalla societa' e negava a molti la nostra comune umanita', specialmente gli ebrei, che venivano considerati non degni di vivere". Oggi ha assicurato in particolare la sua gratitudine al Rabbino Capo Lord Sacks per l'augurio che gli aveva rivolto poco prima, alternandosi al microfono con il rappresentante dei musulmani, Kahled Azzam. "Desidero esprimere - ha aggiunto - l'apprezzamento della Chiesa Cattolica per l'importante testimonianza che voi tutti apportate quali uomini e donne dello spirito, in un tempo nel quale le convinzioni religiose non sono sempre comprese o apprezzate". Per il Pontefice, "la presenza di credenti impegnati in vari campi della vita sociale ed economica parla eloquentemente del fatto che la dimensione spirituale della nostra vita e' fondamentale alla nostra identita' di esseri umani, in altre parole, che l'uomo non vive di solo pane". "Quali seguaci di tradizioni religiose diverse, che lavorano insieme per il bene della comunita' in senso ampio, noi diamo grande importanza - ha aggiunto - a questa dimensione 'fianco a fianco' della nostra collaborazione, che completa l'aspetto 'faccia a faccia' del nostro costante dialogo".

© Copyright (AGI)


PAPA: DIALOGO INTERRELIGIOSO PRETENDE RECIPROCITA' E RISPETTO

Salvatore Izzo

(AGI) - Londra, 17 set.

"Perche' il dialogo interreligioso sia fruttuoso, occorre reciprocita' da parte di tutte le componenti in dialogo e da parte dei seguaci delle altre religioni". Lo ha affermato Benedetto XVI nel discorso ai leader delle altre religioni, nel Waldgreve Drawing Room della St. Mary University di Londra, riferendosi "in particolare a situazioni in alcune parti del mondo, in cui la collaborazione e il dialogo fra religioni richiede il rispetto reciproco, la liberta' di praticare la propria religione e di compiere atti di culto pubblico, come pure la liberta' di seguire la propria coscienza senza soffrire ostracismo o persecuzione, anche dopo la conversione da una religione ad un'altra".
"Una volta che tale rispetto e attitudine aperta sono stabiliti - ha detto - persone di tutte le religioni lavoreranno insieme in modo efficace per la pace e la mutua comprensione, offrendo percio' una testimonianza convincente davanti al mondo".
Per il Papa, "questo genere di dialogo deve porsi su diversi livelli e non dovrebbe essere limitato a discussioni formali". Infatti, "il dialogo della vita implica semplicemente vivere fianco a fianco ed imparare l'uno dall'altro in maniera da crescere nella reciproca comprensione e nel reciproco rispetto.
Il dialogo dell'azione ci fa ravvicinare in forme concrete di collaborazione, mentre applichiamo le nostre intuizioni religiose al compito di promuovere lo sviluppo umano integrale, lavorando per la pace, la giustizia e la salvaguardia del creato".
"Questo tipo di dialogo - ha concluso riconoscendo che lo sforzo di andare incontro con amicizia ai seguaci di altre religioni rappresenta ormai un aspetto caratteristico del panorama religioso della Gran Bretagna - - puo' includere l'esplorare assieme come difendere la vita umana ad ogni stadio e come assicurare la non esclusione della dimensione religiosa di individui e comunita' dalla vita della societa'".

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PAPA: CATTOLICI VOGLIONO SANARE GLI ERRORI DEL PASSATO

(AGI) - Londra, 17 set.

Salvatore Izzo

"La Chiesa Cattolica persegue la via dell'impegno e del dialogo per un senso genuino di rispetto per voi e per le vostre credenze".
Lo ha assicurato il Papa ai leader delle altre religioni, al termine dell'incontro di questa mattina alla Waldegrave Drawing Room della St. Mary University . "I cattolici, sia in Gran Bretagna sia in tutto il mondo, continueranno ad edificare - ha detto - ponti di amicizia con altre religioni, per sanare gli errori del passato e per promuovere fiducia fra individui e comunita'".

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PAPA: SCIENZA E FEDE NON SONO NEMICHE, NON IMMISERIRE DONI DI DIO

Salvatore Izzo

(AGI) - Londra, 17 set.

"La ricerca del sacro non svaluta altri campi dell'indagine umana. Al contrario, li pone in un contesto che amplifica la loro importanza quali vie mediante le quali esercitare responsabilmente il nostro essere amministratori della creazione".
Lo ha affermato il Papa nell'incontro con i leader religiosi nella Waldgreve Drawing Room della St. Mary University di Londra, ammonendo il progresso a non sfruttare "la bellezza della creazione per scopi egoistici". "All'interno dei loro ambiti di competenza - ha spiegato - le scienze umane e naturali ci forniscono una comprensione inestimabile di aspetti della nostra esistenza ed approfondiscono la nostra comprensione del modo in cui opera l'universo fisico, il quale puo' essere utilizzato per portare grande beneficio alla famiglia umana". Ovviamente, "non danno risposta, e non possono darla, alla domanda fondamentale 'per quale motivo esiste qualcosa, piuttosto che il niente?', ne' spiegarci pienamente la nostra origine ed il nostro destino", perche' solo la fede "porta illuminazione, purifica i nostri cuori ed ispira azioni nobili e generose, a beneficio dell'intera famiglia umana". Essa, ha concluso, "ci motiva a coltivare la pratica della virtu' e ad avvicinarci l'un l'altro con amore, nel piu' grande rispetto delle tradizioni religiose diverse dalla nostra".

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PAPA: SCUOLA NON DEVE TRASMETTERE SOLO INFORMAZIONI TECNICHE

Salvatore Izzo

(AGI) - Londra, 17 set.

"Il compito dell'insegnante non e' solo quello di impartire informazioni o di provvedere ad una preparazione tecnica", ma "piuttosto formare la persona umana, preparare lui o lei a vivere la vita in pienezza, in poche parole educare alla saggezza". Lo afferma Benedetto XVI nel primo discorso pronunciato a Londra, dove e' giunto ieri sera da Glasgow. Ad ascoltarlo il mondo della scuola, radunato al St. Mary University College. Per il Papa la scuola non deve solo formare dei tecnici per "portare benefici economici alla societa'; l'educazione non e' e non deve essere mai considerata come puramente utilitaristica".
Nel successivo incontro con gli studenti delle scuole cattoliche inglesi, il Papa teologo torna poi sullo stesso tema. "Ricordate sempre - li esorta - che ogni materia che studiate si inserisce in un orizzonte piu' ampio. Non riducetevi mai ad un orizzonte ristretto. Il mondo ha bisogno di buoni scienziati, ma una prospettiva
scientifica diventa pericolosamente angusta, se ignora la dimensione etica e religiosa della vita, cosi' come la religione diventa angusta, se rifiuta il legittimo contributo della scienza alla nostra comprensione del mondo".
"Abbiamo bisogno - spiega Ratzinger - di buoni storici, filosofi ed economisti, ma se la percezione che essi offrono della vita umana all'interno del loro specifico campo e' centrata su di una prospettiva troppo ristretta, essi possono seriamente portarci fuori strada. Una buona scuola offre una formazione completa per l'intera persona. Ed una buona scuola cattolica, al di sopra e al di la' di questo, dovrebbe aiutare i suoi studenti a diventare santi. So che vi sono molti non cattolici che studiano nelle scuole cattoliche in Gran Bretagna e desidero rivolgermi a tutti con le mie odierne parole". "Prego - conclude - affinche' anche voi vi sentiate incoraggiati a praticare la virtu' e a crescere nella conoscenza ed amicizia con Dio, assieme ai vostri compagni cattolici. Voi siete per loro il richiamo all'orizzonte piu' vasto che esiste fuori della scuola ed e' fuor di dubbio che il rispetto e l'amicizia per membri di altre tradizioni religiose debba essere tra le virtu' che si apprendono in una scuola cattolica. Spero anche che vorrete condividere con chiunque incontrerete i valori e gli insegnamenti che avrete appresi mediante la formazione cristiana ricevuta".

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PAPA: BENEDICE IMPIANTI PER OLIMPIADI DI LONDRA

Salvatore Izzo

(AGI) - Londra, 17 set.

Un campo di addestramento per le Olimpiadi di Londra del 2012 e' stato benedetto questa mattina da Papa Ratzinger alla St. Mary University di Londra, l'istituto cattolico scelto dalla squadra del Sudafrica come propria base nel periodo dei Giochi. Nello stesso campus, Benedetto XVI ha poi inaugurato la Fondazione Giovanni Paolo II per lo sport, promossa dalla Chiesa Cattolica inglese. Al Papa e' stata presentata anche la campionessa olimpionica Rebecca Romero, argento 2004 nel canottaggio, oro 2008 nel ciclismo su pista. "Guardando ai prossimi giochi olimpici - ha poi commentato il Pontefice - e' stato un piacere inaugurare questa Fondazione sportiva intitolata a Giovanni Paolo II, e prego affinche' tutti coloro che la frequenteranno rendano gloria a Dio attraverso le loro attivita' sportive, cosi' come possano trarre giovamento per se stessi e per gli altri".

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PAPA: RAGAZZI, NON IDOLATRATE IL JET SET E VENITE A GMG DI MADRID

Salvatore Izzo

(AGI) - Londra, 17 set.

"Viviamo in una cultura della celebrita' ed i giovani sono spesso incoraggiati ad avere come modello figure del mondo dello sport o dello spettacolo" Lo sottolinea Bendetto XVI parlando agli allievi delle scuole cattoliche inglesi, ai quali ha suggerito invece di imitare i santi e "di non accontentarsi di seconde scelte". "Vi sto chiedendo - ha spiegato il Papa parlando all'esterno della St. Mary University di Londra - di non perseguire un obiettivo limitato, ignorando tutti gli altri. Avere soldi rende possibile essere generosi e fare del bene nel mondo, ma, da solo, non e' sufficiente a renderci felici. Essere grandemente dotati in alcune attivita' o professioni e' una cosa buona, ma non potra' mai soddisfarci, finche' non puntiamo a qualcosa di ancora piu' grande. Potra' renderci famosi, ma non ci rendera' felici". "Incominciate a vedere - ha suggerito il Pontefice ai 3 mila giovani che lo ascoltavano - l'avidita' e l'egoismo, e tutti gli altri peccati, per quello che realmente sono, tendenze distruttive e pericolose che causano profonda sofferenza e grande danno, e volete evitare di cadere voi stessi in quella trappola. Incominciate a provare compassione per quanti sono in difficolta' e desiderate fare qualcosa per aiutarli. Desiderate venire in aiuto al povero e all'affamato, confortare il sofferente, essere buoni e generosi.
Quando queste cose iniziano a starvi a cuore, siete gia' pienamente incamminati sulla via della santita'".
"Cari amici - ha poi concluso - vi ringrazio per la vostra attenzione, vi prometto di pregare per voi e vi chiedo di pregare per me. Spero di vedere molti di voi il prossimo agosto, alla Giornata Mondiale della Gioventu' a Madrid. Nel frattempo, che Dio benedica tutti voi".

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PAPA: I MECCANISMI DELL'ATTRAZIONE SONO GLI STESSI PER TUTTI

Salvatore Izzo

(AGI) - Londra, 17 set.

"Cosa accade quando incontrate qualcuno di
interessante e attraente?". A questa domanda il Papa ha voluto rispondere oggi
conversando con i ragazzi delle scuole cattoliche inglesi radunati nel campus
della St. Mary University di Londra, che gli hanno fatto anche indossare la loro tipica sciarpa blu' e nera. "Sperate sempre - ha spiegato ai ragazzi - che quella persona vi trovi a sua volta interessanti ed attraenti e voglia fare amicizia con voi". "Dio - ha poi aggiunto - desidera la vostra amicizia. E, una volta che voi siete entrati in amicizia con Dio, ogni cosa nella vostra vita inizia a cambiare. Mentre giungete a conoscerlo meglio, vi rendete conto di voler riflettere nella vostra stessa vita qualcosa della sua infinita bonta'.
Siete attratti dalla pratica della virtu'".
I problemi per il Papa nascono nella vita dei ragazzi (e di tutti, ndr) quando si sbaglia l'obiettivo. "Una delle grandi tragedie di questo mondo - ha osservato infatti l'83enne Joseph Ratzinger - e' che cosi' tanti non riescono
mai a trovare la felicita', perche' la cercano nei posti sbagliati. La soluzione e' molto semplice: la vera felicita' va cercata in Dio. Abbiamo bisogno del coraggio di porre le nostre speranze piu' profonde solo in Dio: non nel denaro, in una carriera, nel successo mondano, o nelle nostre relazioni con gli altri, ma in Dio. Lui solo - ha concluso - puo' soddisfare il bisogno piu' profondo del nostro cuore".

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PAPA: UNA VENTINA DI MANIFESTANTI DAVANTI A ST. MARY UNIVERSITY

Salvatore Izzo

(AGI) - Londra, 17 set.

Una ventina di manifestanti hanno atteso il Papa all'esterno della St. Mary Univesity, per inalberare dei cartelli di solidarieta' con le vittime degli abusi sessuali compiuti da religiosi. Si tratta di una iniziativa delle associazioni delle vittime che non e' stata autorizzata dalla polizia, la quale ha tuttavia tollerato la presenza degli attivisti.

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PAPA/GB: BBC, CONTRO ARRESTATI ANCORA NESSUNA 'PROVA CONCRETA'

(ASCA) - Londra, 17 set - Non ci sono ancora ''prove concrete'' contro i cinque uomini arrestati da Scotland Yard perche' avrebbero cercato di organizzare un attentato contro papa Benedetto XVI. Secondo quanto riferisce la BBC, gli uomini stanno venendo interrogati dalla polizia e le loro case e posti di lavoro sono stati perquisiti, ma fino ad ora senza risultati. (Asca)


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Papa in Gb/ Governi hanno salvato banche, salvino paesi poveri

Come istituti di credito anche loro 'troppo grande per fallire'

Londra, 17 set. (Apcom)

A poca distanza dalla City, nella Westminster Hall, il Papa esorta i governi di tutto il mondo - che hanno salvato "istituzioni finanziarie ritenute troppo grandi per fallire" - ad usare pari solerzia per aiutare i paesi in via di sviluppo.
"Noto che l'attuale Governo si è impegnato a devolvere entro il 2013 lo 0,7% del Reddito nazionale in favore degli aiuti allo sviluppo", ha detto Benedetto XVI in un discorso ai politici, ai diplomatici e agli intellettuali britannici. "E' stato incoraggiante, negli ultimi anni, notare i segni positivi di una crescita della solidarietà verso i poveri che riguarda tutto il mondo. Ma per tradurre questa solidarietà in azione effettiva - ha proseguito Ratzinger - c'è bisogno di idee nuove, che migliorino le condizioni di vita in aree importanti quali la produzione del cibo, la pulizia dell'acqua, la creazione di posti di lavoro, la formazione, l'aiuto alle famiglie, specialmente dei migranti, e i servizi sanitari di base. Quando è in gioco la vita umana, il tempo si fa sempre breve: in verità - ha detto il Papa - il mondo è stato testimone delle vaste risorse che i governi sono in grado di raccogliere per salvare istituzioni finanziarie ritenute 'troppo grandi per fallire'. Certamente lo sviluppo integrale dei popoli della terra non è meno importante: è un'impresa degna dell'attenzione del mondo, veramente 'troppo grande per fallire'".

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PAPA/GB: DA GOVERNI MILIARDI PER SALVARE BANCHE. E PER I POPOLI?

(ASCA) - Londra, 17 set

''Il mondo e' stato testimone delle vaste risorse che i governi sono in grado di raccogliere per salvare istituzioni finanziarie ritenute 'troppo grandi per fallire'. Certamente lo sviluppo integrale dei popoli della terra non e' meno importante: e' un'impresa degna dell'attenzione del mondo, veramente 'troppo grande per fallire'''. E' l'appello lanciato oggi pomeriggio da papa Benedetto XVI nel suo atteso discorso al Parlamento britannico, di fronte ad una platea di esponenti della societa' civile e politica, del mondo accademico, culturale e imprenditoriale, oltre ai membri del Corpo Diplomatico e ad alcuni leader religiosi. Il pontefice ha ricordato come il governo britannico si sia ''impegnato a devolvere entro il 2013 lo 0,7% del Reddito nazionale in favore degli aiuti allo sviluppo. E' stato incoraggiante, negli ultimi anni, notare i segni positivi di una crescita della solidarieta' verso i poveri che riguarda tutto il mondo''. ''Ma - ha aggiunto - per tradurre questa solidarieta' in azione effettiva c'e' bisogno di idee nuove, che migliorino le condizioni di vita in aree importanti quali la produzione del cibo, la pulizia dell'acqua, la creazione di posti di lavoro, la formazione, l'aiuto alle famiglie, specialmente dei migranti, e I servizi sanitari di base. Quando e' in gioco la vita umana, il tempo si fa sempre breve''.

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Papa in Gb/ Applausi e qualche fischio davanti a Westminster Abbey

Gruppo evangelico tra folla di fedeli cattolici

Londra, 17 set. (Apcom)

Molti applausi e qualche fischio per il Papa al suo ingresso nell'abbazia di Westminster, la 'cattedrale' anglicana di Londra, da parte della folla che lo attendeva nella piazza antistante. Oltre a una folla di fedeli, era presente un gruppo di evangelici che ha fischiato l'arrivo di Benedetto XVI, issando cartelli con scritte come 'No Popery' (No al papato), 'Exalt Christ, not the Pope' (Esaltare Cristo, non il Papa) e 'The Pope is the anti-christ' (Il Papa è l'anticristo). Anche tra la folla di cattolici spuntavano bandierine con i colori del Vaticano e il logo della visita papale.
Benedetto XVI ha celebrato con il primate anglicano, Rowan Williams, una cerimonia ecumenica.

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Comunicato congiunto sull'incontro tra il Pontefice e Rowan Williams

ROMA, venerdì, 17 settembre 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il comunicato congiunto diramato al termine dell'incontro di questo venerdì tra Benedetto XVI e l’Arcivescovo di Canterbury, il dr. Rowan Williams, svoltosi nel Lambeth Palace.

* * *

A cinquant'anni dal primo incontro tra un Papa e un Arcivescovo di Canterbury in epoca moderna - quello tra Papa Giovanni XXIII e l'Arcivescovo Geoffrey Fisher, nel dicembre del 1960 – Papa Benedetto XVI ha fatto una visita fraterna all'Arcivescovo Rowan Williams.

Nella prima parte del loro incontro entrambi hanno rivolto un discorso ai Vescovi anglicani e cattolici di Inghilterra, Scozia e Galles, nella Great Hall della Biblioteca dell'Arcivescovo, prima di passare all'incontro privato.

Nel corso della loro conversazione privata, hanno affrontato molte delle questioni di comune preoccupazione per anglicani e cattolici romani. Hanno affermato il bisogno di proclamare il messaggio evangelico di salvezza in Gesù Cristo, sia in un modo ragionato e convincente nel contesto contemporaneo di profonda trasformazione culturale e sociale, sia attraverso una vita condotta in santità e trasparenza al cospetto di Dio. Si sono detti d'accordo sull'importanza di incrementare le relazioni ecumeniche e il dialogo teologico di fronte alle nuove sfide per l'unità provenienti dall'interno della comunità cristiana e dal di fuori.

Il Santo Padre e l'Arcivescovo hanno riaffermato l'importanza di proseguire il dialogo teologico sulla nozione di Chiesa come comunione, locale e universale, e le implicazioni che questo concetto ha per il discernimento dell'insegnamento etico.

Insieme hanno riflettuto sulla grave e difficile situazione dei cristiani in Medio Oriente, ed hanno fatto appello a tutti i cristiani affinché preghino per i loro fratelli e sorelle e sostengano la loro costante testimonianza pacifica in Terra Santa. Alla luce dei loro recenti interventi pubblici, hanno discusso anche sul bisogno di promuovere un impegno coraggioso e generoso nel campo della giustizia e della pace, specialmente per quanto riguarda i bisogni dei poveri, esortando la leadership internazionale a combattere contro la fame e le malattie.

[Traduzione del testo originale in inglese a cura di ZENIT]


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PAPA/GB: LA PRIMA VOLTA DI UN PAPA NELL'ABBAZIA DI WESTMINSTER

(ASCA) - Londra, 17 set

Per la prima volta un papa mette piede nell'abbazia di Westminster, il cuore della Chiesa anglicana, per una preghiera ecumenica a fianco del primate della Chiesa d'Inghiterra, l'arcivescovo di Canterbury Rowan Williams.
Entrando nell'abbazia, il pontefice ha avuto modo di vedere la statua di mons. Oscar Romero, che campeggia al centro dell'architrave che sovrasta la porta da cui e' entrato Ratzinger. Il processo di beatificazione dell'arcivescovo cattolico di San Salvador, ucciso nel 1980 dalle milizie paramilitari mente celebrava messa, e' ancora in corso in Vaticano ma per gli anglicani l'arcivescovo cattolico e' gia' un 'martire del ventesimo secolo', tanto da meritare la statua a lui dedicata nell'abbazia. All'interno della chiesa, papa Ratzinger ha anche reso omaggio al monumento al milite ignoto, un evento particolarmente atteso dalla stampa britannica perche' in questi giorni cade l'anniversario della 'Battaglia d'Inghilterra'', con la quale durante il secondo conflitto mondiale l'Inghilterra respinse gli attacchi aerei della Germania nazista. Da registrare infine i fischi e i cori che hanno accompagnato l'ultimo tratto del tragitto in papamobile che ha portato il pontefice all'abbazia: dietro la protesta contro il papa non c'erano tanto i gruppi atei e secolari che hanno piu' volte fatto sentire la loro voce nei media britannici in questi giorni quanto alcuni gruppi di cristiani evangelici che contestano il ruolo di 'intermediario' tra Dio e gli uomini che la Chiesa cattolica si attribuisce. ''No al papato'', ''Esaltate Cristo e non il papa'' e ''Il papa non e' Cristo'' tra gli slogan dei cartelli innalzati dai manifestanti.

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PAPA: DOPO LITURGIA E 6 DISCORSI SI AFFACCIA DA NUNZIATURA

Salvatore Izzo

(AGI) - Londra, 17 set.

Dopo una giornata lunghissima e fitta di impegni (nel corso della quale ha pronunciato ben sei discorsi in altrettante occasioni pubbliche) e la solenne celebrazione ecumenica presieduta insieme al primate anglicano Rowan Williams nella Westminster Abbey, Benedetto XVI ha trovato ancora la forza di affacciarsi dalla finestra della Nunziatura Apostolica di Londra per non deludere la folla dei fedeli che erano da ore in attesa di questo gesto all'esterno dell'edificio.
Anche ieri sera arrivando - altrettanto stanco - da Glasgow, Papa Ratzinger aveva concesso questo fuori programma alla folla londinese.
Sempre ieri, in mattinata, a Edimburgo, c'era stato un altro fuori programma: giunto alla residenza dell'arcivescovo dove era atteso a pranzo, il Pontefice si era rifiutato di entrare nell'edificio e a piedi aveva riattraversato il giardino ed era tornato all'esterno per stringere le mani e benedire almeno quelli che erano nelle prime file.

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Un orizzonte più grande

Con buona pace degli immancabili profeti di sventura, la visita di Benedetto XVI nel Regno Unito non poteva iniziare meglio, come mostrano le cronache e i commenti in prevalenza positivi dei media britannici. Confermando in questo modo la fiducia che il Papa ha manifestato ai giornalisti già mentre volava verso Edimburgo e, soprattutto, mostrando il suo volto gentile e persuasivo ai cittadini di questo grande Paese moderno e multiculturale.
La voce rispettosa, amichevole e chiara del Pontefice è stata ascoltata con attenzione e uguale rispetto in Scozia - nell'incontro con Elisabetta II e durante la messa a Glasgow - e nei primi impegni londinesi, non a caso riservati a due ambiti che Joseph Ratzinger considera di fondamentale importanza. A Twickenham, sede del più prestigioso college cattolico britannico, infatti, il Papa ha parlato a docenti e studenti di tutto il Paese e poi a rappresentanti di diverse tradizioni religiose alla vigilia della festa ebraica di Kippur, che ha augurato "felice e santa".
Anche in contesti secolarizzati il punto di vista religioso resta significativo e prezioso. Anzi, di fronte al dilagare pervasivo del relativismo che oscura il bene autentico dell'uomo la religione è "garanzia di libertà e di rispetto", ha sottolineato Benedetto XVI nella liturgia celebrata per i cattolici scozzesi, mentre al vento fresco di un pomeriggio pieno di sole si mescolavano melodie e canti struggenti. Espressione della profonda eredità cristiana del Paese nella festa di san Ninian, uno dei primi missionari nella terra dove sventola la bandiera con la croce di sant'Andrea, radicata in quella di Cristo a cui si rivolge un'antica invocazione: bona crux salva me.
In tutta la Gran Bretagna, come altrove, la tradizione cristiana ha fondato e ispirato sin dall'alto medioevo un'importante opera culturale ed educativa motivata dalla ricerca di Dio, quel quaerere Deum spiegato da Papa Benedetto nel memorabile discorso al collegio parigino dei Bernardins. Grazie all'impegno instancabile e durevole di religiosi e laici, donne e uomini, come quello pionieristico di Mary Ward e delle "dame inglesi", conosciute dal piccolo Joseph Ratzinger e che il Pontefice ha ricordato con gratitudine nell'incontro con educatori e docenti.
A Twickenham ha impressionato l'accoglienza composta ma molto calorosa di migliaia di giovani e giovanissimi. Soprattutto nella Big Assembly, il festoso e ordinato happening durante il quale Benedetto XVI, indossando una lunga stola blu appena donatagli, ha tenuto un discorso singolarmente efficace sul significato della felicità. "C'è qualcosa - ha esordito - che mi sta molto a cuore di dirvi": e cioè la speranza che "fra voi che oggi siete qui ad ascoltarmi vi siano alcuni dei futuri santi del ventunesimo secolo".
La vera felicità va infatti cercata in Dio, l'orizzonte più grande che solo può soddisfare il bisogno del cuore. In una prospettiva larga e armoniosa che integra scienza e religione - entrambe anguste se si rifiutano reciprocamente - e che è tornata nell'incontro con i rappresentanti religiosi. A loro il Papa ha ricordato l'importanza della collaborazione "fianco a fianco" che completa il dialogo "faccia a faccia". Non dimenticando di sottolineare che in molti Paesi la coesistenza tra religioni è ancora una realtà lontana per l'intolleranza e, non di rado, per le violenze e le persecuzioni. Perché soltanto il rispetto e l'amicizia portano a quell'orizzonte più grande di cui il cuore umano ha nostalgia.

g. m. v.

(©L'Osservatore Romano - 18 settembre 2010)


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