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Viaggio apostolico in Portogallo

Ultimo Aggiornamento: 17/06/2010 15:39
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PAPA A FATIMA: PROFEZIA DELLA VERGINE NON SI E'ANCORA COMPIUTA

Salvatore Izzo

(AGI) - Fatima, 13 mag.

Anche se non esistono altre parti non rivelate del Messaggio di Fatima, le sofferenze della Chiesa e dell'umanita' previste dalla Vergine, e confidate da Suor Lucia Dos Santos nel testo fatto pubblicare 83 anni dopo le Apparizioni da Giovanni Paolo II, non sono affatto finite. Esse infatti non riguardavano solo le guerre mondiali, le persecuzioni del comunismo verso i credenti e l'attentato al Papa. E nonostante cio' possiamo e dobbiamo guardare con speranza al "futuro di Dio".
Questo in sostanza il ragionamento che Benedetto XVI ha sviluppato nell'omelia di oggi, a dieci anni dalla pubblicazione del cosidetto terzo segreto, che egli stesso, da cardinale prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede, era stato chiamato a commentare.
"Si illuderebbe - ha affermato oggi davanti a circa 500 mila fedeli che gremivano la spianata del Santuario portoghese - chi pensasse che la missione profetica di Fatima sia conclusa. Qui rivive quel disegno di Dio che interpella l'umanita' sin dai suoi primordi: 'Dov'e' Abele, tuo fratello? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo!'". "L'uomo - sono le parole del Pontefice - ha potuto scatenare un ciclo di morte e di terrore, ma non riesce ad interromperlo... Nella Sacra Scrittura appare frequentemente che Dio sia alla ricerca di giusti per salvare la citta' degli uomini".
Secondo Papa Ratzinger, "lo stesso fa qui, in Fatima, quando la Madonna domanda: 'Volete offrirvi a Dio per sopportare tutte le sofferenze che Egli vorra' mandarvi, in atto di riparazione per i peccati con cui Egli e' offeso, e di supplica per la conversione dei peccatori?".
"Con la famiglia umana pronta a sacrificare i suoi legami piu' santi sull'altare di gretti egoismi di nazione, razza, ideologia, gruppo, individuo, e' venuta dal Cielo - ha ricordato il Papa teologo - la nostra Madre benedetta offrendosi per trapiantare nel cuore di quanti le si affidano l'Amore di Dio che arde nel suo. In quel tempo erano soltanto tre, il cui esempio di vita si e' diffuso e moltiplicato in gruppi innumerevoli per l'intera superficie della terra, in particolare al passaggio della Vergine Pellegrina, i quali si sono dedicati alla causa della solidarieta' fraterna".
"Possano - ha auspicato Ratzinger - questi sette anni che ci separano dal centenario delle Apparizioni affrettare il preannunciato trionfo del Cuore Immacolato di Maria a gloria della Santissima Trinita'".
"Sorelle e fratelli tanto amati, anch'io - ha confidato Benedetto XVI - sono venuto come pellegrino a Fatima, a questa 'casa' che Maria ha scelto per parlare a noi nei tempi moderni. Sono venuto a Fatima per gioire della presenza di Maria e della sua materna protezione. Sono venuto a Fatima, perche' verso questo luogo converge oggi la Chiesa pellegrinante, voluta dal Figlio suo quale strumento di evangelizzazione e sacramento di salvezza. Sono venuto a Fatima per pregare, con Maria e con tanti pellegrini, per la nostra umanita' afflitta da miserie e sofferenze. Infine, sono venuto a Fatima, con gli stessi sentimenti dei Beati Francesco e Giacinta e della Serva di Dio Lucia, per affidare alla Madonna - ha rivelato con commozione il Papa - l'intima confessione che 'amo', che la Chiesa, che i sacerdoti 'amano' Gesu' e desiderano tenere fissi gli occhi in Lui, mentre si conclude quest'Anno Sacerdotale".
"Tra sette anni - ha aggiunto rivolto alla folla immensa che lo ascoltava in un silenzio irreale - ritornerete qui per celebrare il centenario della prima visita fatta dalla Signora 'venuta dal Cielo', come Maestra che introduce i piccoli veggenti nell'intima conoscenza dell'Amore trinitario e li porta ad assaporare Dio stesso come la cosa piu' bella dell'esistenza umana".
"Nell'udire le innocenti e profonde confidenze mistiche dei Pastorelli, qualcuno - ha osservato Ratzinger - potrebbe guardarli con un po' d'invidia perche' essi hanno visto, oppure con la delusa rassegnazione di chi non ha avuto la stessa fortuna, ma insiste nel voler vedere. A tali persone, il Papa dice come Gesu': 'Non e' forse per questo che siete in errore, perche' non conoscete le Scritture, ne' la potenza di Dio?'". Per Benedetto XVI, "quella Luce nell'intimo dei Pastorelli, che proviene dal futuro di Dio, e' la stessa che si e' manifestata nella pienezza dei tempi ed e' venuta per tutti: il Figlio di Dio fatto uomo. Che Egli abbia il potere di infiammare i cuori piu' freddi e tristi, lo vediamo nei discepoli di Emmaus".
"Percio' - ha rilevato - la nostra speranza ha fondamento reale, poggia su un evento che si colloca nella storia e al tempo stesso la supera: e' Gesu' di Nazaret". "La fede in Dio - infatti - apre all'uomo l'orizzonte di una speranza certa che non delude; indica un solido fondamento sul quale poggiare, senza paura, la propria vita; richiede l'abbandono, pieno di fiducia, nelle mani dell'Amore che sostiene il mondo".

© Copyright (AGI)

PAPA A FATIMA: AI MALATI,"AVETE VALORE, NON SENTITEVI UN PESO"

Salvatore Izzo

(AGI) - Fatima, 13 mag.

"Fratello mio e Sorella mia, agli occhi di Dio hai 'un valore cosi' grande da essersi Egli stesso fatto uomo per poter com-patire con l'uomo, in modo molto reale, in carne e sangue, come ci viene dimostrato nel racconto della Passione di Gesu'". Lo ha detto il Papa in un saluto rivolto ai malati dopo la messa celebrata nel Santuario di Fatima. "In ogni sofferenza umana - ha spiegato - e' entrato uno che condivide la sofferenza e la sopportazione; da li' si diffonde in ogni sofferenza la
consolatio, la consolazione dell'amore partecipe di Dio e cosi' sorge la stella della speranza'". "Con questa speranza nel cuore - ha continuato il Pontefice sempre parlando ai malati - potrai uscire dalle sabbie mobili della malattia e della morte e rimanere in piedi sulla salda roccia dell'amore divino. In altre parole: potrai superare la sensazione di inutilita' della sofferenza che consuma la persona nell''intimo di se stessa e la fa sentire un peso per gli altri, quando, in verita', la sofferenza, vissuta con Gesu', serve per la salvezza dei fratelli".
Nella visione cristiana, ha ricordato il Papa teologo, "le sorgenti della potenza divina sgorgano proprio in mezzo alla debolezza umana". "E' questo - ha scandito - il paradosso del Vangelo. Percio' il divino Maestro, piu' che dilungarsi a spiegare le ragioni della sofferenza, ha preferito chiamare ciascuno a seguirlo, dicendo: 'Prendi la tua croce e seguimi'". "Vieni con me. Prendi parte, con la tua sofferenza - ha continuato Ratzinger parafrasando le parole del Vangelo - a quest'opera di salvezza del mondo, che si realizza mediante la mia sofferenza, per mezzo della mia Croce. Man mano che abbracci la tua croce, unendoti spiritualmente alla mia Croce, si svelera' ai tuoi occhi il significato salvifico della sofferenza. Troverai nella sofferenza la pace interiore e perfino la gioia spirituale". "Cari malati - ha poi concluso - accogliete questa chiamata di Gesu' che passera' accanto a voi nel Santissimo Sacramento e affidategli ogni contrarieta' e pena che affrontate, affinche' diventino, secondo i suoi disegni , mezzo di redenzione per il mondo intero.
Voi sarete redentori nel Redentore, come siete figli nel Figlio".

© Copyright (AGI)


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