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Viaggio apostolico in Malta

Ultimo Aggiornamento: 18/08/2010 00:13
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16/04/2010 15:31
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La visita del Papa a Malta: la gioia del presidente George Abela e dell'arcivescovo Paul Cremona


Domani pomeriggio il Papa partirà per Malta. Si tratta del suo 14.mo viaggio internazionale, l’ottavo nel Continente europeo. La breve visita apostolica, che si concluderà domenica, avviene nel 1950.mo anniversario del naufragio di San Paolo sull’isola del Mediterraneo. Il servizio del nostro inviato a Malta Alessandro De Carolis:

La bambina ferma sul marciapiede assieme alla mamma svolge lentamente la grande pagina centrale a colori di quella che sembra una rivista per i più piccoli e l’immagine che appare è quella di un sorridente Benedetto XVI. La scena, un semplice scorcio di quotidianità colta a poche ore dall’arrivo del Papa, anima una polverosa viuzza di Rabat, sobborgo dove vecchie pietre a ridosso del mare custodiscono la piccola grotta nella quale 1950 anni fa San Paolo, sbattuto dalla tempesta contro le sue coste, fece scoccare a Malta la prima scintilla della fede. Tutto ciò che riguarda il prossimo arrivo eccellente è accompagnato da grande sobrietà. Foto, stemmi vaticani campeggiano in modo discreto, quasi a dire al mondo che il calore, l’affetto – quello sì intenso – che si nutre per il Papa non ha bisogno di essere acceso dal clamore. Del resto, per la gente dell’Isola, la cui solidità cristiana è testimoniata dalle 365 chiese sparse dovunque – “una per ogni giorno dell’anno”, dicono con orgoglio – San Paolo è più che l’Apostolo delle Genti universalmente noto. Qui è venerato come un “padre” dai 413 mila cattolici, il 95% dei 443 mila abitanti.


Da Rabat in mezz’ora si arriva a La Valletta e a Floriana, sorta di città-quartieri fortificate che si snodano l’una di seguito all’altra, divise da invisibili confini amministrativi ma unite da un unico cordone urbano: qui, si lavora per ultimare l’accoglienza e la sicurezza dei luoghi che vedranno la presenza di Benedetto XVI. Si ritocca il grande altare davanti alla Chiesa di San Publio che affaccia sulla piazza dei Granai, dove una volta i romani ammassavano le granaglie e gli angloamericani le vettovaglie di guerra, e da dove il Papa domenica parlerà al cuore dei maltesi durante la Messa. E fermento si registra sulle banchine della frazione portuale di Kalkara, da dove domenica pomeriggio il Pontefice rivivrà in simbolo l’arrivo di San Paolo a Malta, percorrendo in catamarano 3 miglia marine fino al Porto Grande di La Valletta, luogo del raduno dei giovani. A raccontare gli eventi saranno quasi 200 giornalisti stranieri (più di 300 contando i locali) e una sessantina di televisioni, gran parte dei quali già al lavoro nell’accogliente centro stampa allestito all’Hotel Excelsior. Per le strade saranno in servizio 1800 poliziotti. Intanto, la Chiesa maltese – annunciano i giornali di oggi – prepara al Papa una sorpresa: 5 mila bambini pronti a intonare sabato pomeriggio, subito dopo la visita al presidente, il “Tanti auguri a te” al Papa, che oggi festeggia il suo compleanno. Un segno di festa e soprattutto di innocenza in un periodo in cui – e Malta non è immune – la tempesta degli abusi commessi dal clero si è abbattuta sulla Chiesa. Ma qui sanno bene, e la loro storia lo insegna, che da venti contrari, tempeste e naufragi Dio sa impiantare il seme del Vangelo.

Ascoltiamo il presidente di Malta George Abela, al microfono di Alessandro De Carolis:

R. - Siamo molto lieti, siamo entusiasti di ricevere il Santo Padre qui, a Malta, in questo tempo particolare per il Santo Padre e anche per la nostra Isola. E' veramente una impronta sui nostri valori, basati sulla fede cattolica. E' una grande occasione, una grande gioia.


D. - Quindi, le radici cristiane che qui sono antichissime sono anche un valore da esportare?


R. - Sì, sì: certamente. Però dobbiamo essere un esempio per tutta l'Europa!


“E’ inevitabile che andiamo a finire su qualche isola”. Con queste parole tratte dagli Atti degli Apostoli i vescovi di Malta hanno deciso di sintetizzare lo spirito della visita apostolica che Benedetto XVI compirà sull’Isola del Mediterraneo. Le parole, attribuite a San Paolo, descrivono gli attimi prima del naufragio che nel 60 dopo Cristo porta l’Apostolo delle Genti a fondare sulle coste maltesi la prima comunità cristiana locale. Una comunità che sta preparandosi da diversi mesi all’incontro con il Papa. Lo conferma l’arcivescovo di Malta, Paul Cremona, nell’intervista di Alessandro De Carolis:

R. – Tra la popolazione, il clima è di attesa per la visita del Pontefice a Malta; in particolare, la Chiesa ha chiesto ai fedeli, nella Lettera pastorale pubblicata dai vescovi, di essere pronti ad accoglierlo come hanno fatto i maltesi quasi duemila anni fa con San Paolo: l’hanno accolto con tanto amore e con grande ospitalità, nella fede. E noi stiamo preparando le anime dei maltesi, in particolare di quelli che sono parte attiva nella Chiesa locale, affinché siano spiritualmente ricettive ai suoi messaggi, per poi ritrasmetterli quando il Santo Padre ci avrà lasciati, nella vita della Chiesa, nella società in cui viviamo. Aspettiamo questi messaggi nell’amore e nella fedeltà.


D. – “Oggi la Chiesa si trova in acque agitate”; qualcuno “vuole soffocare la voce profetica del Papa”, avete scritto. In particolare, il vostro messaggio come pastori ha trovato parole molto chiare di dolore, di pentimento, nell’affrontare le vicende degli abusi sui minori …


R. – Sì: questa è una delle prime cose che abbiamo detto. Insieme al Pontefice, in sintonia con la sua Lettera ai fedeli irlandesi, abbiamo mostrato la nostra angoscia in particolare nei riguardi delle vittime degli abusi da parte di sacerdoti in tutto il mondo, ma anche qui a Malta. Da 11 anni abbiamo un “response team”, al quale si può rivolgere chiunque abbia una segnalazione di un simile abuso e che si farà carico di aprire un’indagine in merito. Abbiamo anche scritto che noi vogliamo fare del nostro meglio per eliminare questi abusi dalla Chiesa e quindi abbiamo rivolto un appello a tutti i maltesi: chiunque sia a conoscenza di un abuso, venga da noi per aiutarci ad estirpare – come ha detto il Papa – questo peccato, questo delitto.


D. – Come capo della Chiesa di Malta, quali echi ha raccolto finora tra i giovani della sua diocesi, e quelli maltesi in generale, che incontreranno Benedetto XVI?


R. – Da alcune settimane è stata istituita, qui a Malta, la Commissione diocesana per i giovani; a Gozo ce n’è un’altra. La preparazione dei giovani si fa anche andando di parrocchia in parrocchia, quasi come si fa anche per il World Youth Day, con una croce, con un’icona della Madonna, e con programmi formativi sulla figura del Papa e in particolare sui suoi insegnamenti. Si sono già prenotati 500 tra artisti e gruppi che daranno un concerto per i giovani in attesa dell’arrivo del Pontefice, domenica pomeriggio alle 17.


D. – Il prossimo viaggio del Papa è anche una sorta di conclusione ideale dell’Anno Paolino, con la sosta nella Grotta di Rabat, che 1950 anni fa divenne, con il naufragio di San Paolo, il nucleo della prima Chiesa di Malta. Come vi siete preparati a questo momento di grande intensità spirituale?


R. – Due anni fa si è celebrato l’Anno Paolino, in cui già la Chiesa ha preparato il popolo con degli scritti e con dei corsi su San Paolo e sui suoi insegnamenti, con pellegrinaggi, anche, e con mostre culturali. Anche questa volta sono state allestite mostre culturali proprio per preparare la popolazione, attraverso questo viaggio di Papa Benedetto, ad un nuovo incontro con l’apostolo Paolo e recepire il suo modo di evangelizzare, che è forte: è proprio di San Paolo!


Difesa della fede e servizio ai poveri e ai sofferenti. Da 960 anni circa, da quando ne venne istituito il primo nucleo in Palestina, è questo il motto dell'Ordine di San Giovanni di Gerusalemme. Un antico Ordine cavalleresco e insieme religioso-laicale, conosciuto più comunemente come Ordine dei Cavalieri di Malta, che oggi gestisce attività mediche, sociali e assistenziali in 120 nazioni del mondo. L’isola di Malta, dove Benedetto XVI giungerà sabato prossimo per la sua visita apostolica di due giorni, è stata per quasi tre secoli la sede ufficiale del Sovrano Ordine Militare, che vi ha lasciato indelebili tracce architettoniche e artistiche, oltre che delle sue profonde radici cristiane. Alessandro De Carolis ne ha parlato con Eugenio Ayroldi di Robbiate, direttore dell’Ufficio comunicazioni dei Cavalieri di Malta:

R. – Noi abbiamo un legame strettissimo con l’Isola, che ci ha visto protagonisti dal 1536 al 1798. I nostri legami con Malta sono quindi molto stretti. Dal mio punto di vista, noi dobbiamo molto a Malta così come Malta deve molto all’Ordine dei Cavalieri e mi riferisco in particolar modo alle straordinarie opere artistiche che sono oggi patrimonio di Malta e che sono state realizzate nel periodo di presenza dei Cavalieri a Malta, come i grandi bastioni di La Valletta che porta il nome di uno dei Gran Maestri dell’Ordine; ma penso anche alla co-cattedrale di San Giovanni, che era la cattedrale dell’Ordine di Malta, un’opera straordinaria con le tombe dei Cavalieri nel pavimento. Sicuramente c’è stato uno scambio intellettuale e culturale straordinario da entrambe le parti.


D. – Possiamo dire che, del prossimo viaggio del Papa, il protagonista naturale sarà certamente il mare: il mare che circonda l’isola; il mare che quasi duemila anni fa vide il naufragio di San Paolo; il mare sul quale incrociano da molti anni a questa parte, spesso in modo molto drammatico, le rotte degli immigrati. L’Ordine di Malta ha un’antica e solida esperienza nel campo dell’assistenza, ma in che modo in particolare affrontate il fenomeno dell’immigrazione?


R. – Noi abbiamo sottoscritto con la Guardia Costiera Italiana nel 2007 un Protocollo di intesa che permette ai nostri medici e ai nostri volontari di imbarcarsi sulle navi della Guardia Costiera che sono di stanza a Lampedusa e che pattugliano il Mare di Sicilia. Questo ci permette di essere in prima linea nell’aiutare e nel soccorrere quelle migliaia di disperati che ogni anno tentano di giungere in Europa attraverso il Canale di Sicilia. Questo è un servizio veramente molto importante ed è fatto con spirito puramente umanitario. E’ estremamente importante poter intervenire e dare assistenza direttamente in mare, perché spesso e volentieri le distanze in mare e soprattutto in avverse condizioni di tempo possono richiedere alle imbarcazioni numerose ore prima di poter arrivare in porto.


D. – Tra qualche giorno, attraversando La Valletta e le altre città dell’isola, Benedetto XVI potrà ammirare le tracce lasciate dall’Ordine dei Cavalieri di Malta sull’isola nel corso dei secoli. Allora con quale auspicio l’Ordine dei Cavalieri di Malta segue la prossima visita del Papa?


R. – Noi siamo felicissimi, ovviamente, che il Papa si rechi a Malta e lo seguiremo come lo seguiamo in tutti i suoi viaggi apostolici. Ci sarà sicuramente una presenza dei nostri rappresentanti sull’isola, che parteciperà alle celebrazioni. Siamo molto, molto contenti che abbia la possibilità di visitare un’isola straordinaria, che ha un patrimonio architettonico ed artistico davvero unico.













Visitando la Grotta di San Paolo a Malta
Incontro con padre Louis Suban, arciprete della Chiesa di San Paolo

di Serena Sartini


LA VALLETTA, venerdì, 16 aprile 2010 (ZENIT.org).- La prima tappa che compirà il Papa a Malta, se si esclude la visita al presidente della Repubblica, sarà l’omaggio alla Grotta di San Paolo a Rabat, piccola cittadina di 14mila abitanti a una decina di chilometri da Valletta, dove la tradizione vuole che l’Apostolo delle Genti fu imprigionato.

Una piccola celletta di pochi metri quadrati, con la statua di San Paolo e la targa della visita di Giovanni Paolo II nel 1990. Qui, nella Grotta, Benedetto XVI si fermerà in preghiera silenziosa per qualche istante. Ed eccezionalmente potrà venerare anche la reliquia del braccio di San Paolo, custodita in una teca che viene esposta solamente una volta all’anno.

L’arciprete della Chiesa di San Paolo, padre Louis Suban, ci mostra il tragitto che compirà il Papa durante la sua visita che durerà circa un’ora. “Benedetto XVI arriverà sabato pomeriggio, intorno alle 19.45. Dopo il saluto del sindaco della città – dice a ZENIT - bacerà la croce simbolo della missionarietà della chiesa. Poi entrerà nella Chiesa di San Paolo e davanti all’altare sosterà qualche momento per la preghiera silenziosa”.

“Successivamente – spiega – si recherà alla grotta di San Paolo. Insieme all’arcivescovo di Malta, al vescovo di Gozo, e al cardinale Tarcisio Bertone reciterà una preghiera”.

“A seguire – prosegue poi – il Papa incontrerà il capitolo, composto da 11 sacerdoti e un seminarista, nel cimitero della collegiata e firmerà il libro d’oro dei visitatori. Riceverà in dono una piccola scultura in argento raffigurante San Paolo e una papalina. Infine, Benedetto XVI saluterà i fedeli radunati nella piazza della chiesa”.

“Siamo fieri e felici di poter accogliere il Papa – prosegue padre Louis – lo dico non solamente per ciò che provo personalmente ma a nome di tutta la Chiesa di San Paolo a Rabat. La parrocchia è molto felice di avere la visita del Successore di Pietro. La sua visita conferma la devozione e la radice cristiana di Malta”.

La Chiesa di San Paolo, di stile barocco con mattoni romani, può contenere circa 400 persone. Fu costruita nell’antica città di Melita, nel 1675 da Cosmana Navarra.

L’arciprete, da sette anni a Rabat, è stato ordinato il 29 giugno 1984, festa del martirio di San Paolo e Pietro.

“Sono nato e vissuto nel sud di Malta, a Marsaskala – racconta –. Ho frequentato il collegio dei frati di San Giovanni La Salle e poi ho insegnato geografia, religione e storia nel seminario di Rabat. Sono stato viceparroco nella collegiata della Cottoniera, nel sud di Malta e poi nominato cappellano di una parrocchia a Msida. E da 7 anni sono arciprete a Rabat”.

Come mai il Papa visita proprio Rabat? “Perché la Grotta di San Paolo è considerato il più importante Santuario di San Paolo nell’Isola. Ogni giorno viene visitato da centinaia di pellegrini, possiamo dire circa 300, specialmente dall’estero. E sabato pomeriggio, di pellegrino, ne arriverà uno davvero speciale”.


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