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Enciclica "Caritas in veritate"

Ultimo Aggiornamento: 16/11/2010 00:26
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08/07/2009 18:20
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Enciclica Caritas in veritate





Parla Stefano ZAMAGNI, che ha collaborato alla stesura.

"Altro che Marx,

la sua è la vera rivoluzione"

di Francesco Anfossi



«Per la prima volta nella storia un'enciclica sociale propone un modello ben preciso: l’economia civile».




«È la prima enciclica sociale in cui si va all’attacco. Non si dice ai capitalisti: fate i bravi, ma rivitalizzate il mercato con nuovi soggetti: imprese sociali, onlus, non profit. Una vera rivoluzione nella continuità, destinata a cambiare il mondo». L’economista Stefano Zamagni, padre degli studi sul Terzo settore (quello che si pone tra Stato e mercato, tra pubblico e privato), ha collaborato in buona misura all’enciclica di Benedetto XVI Caritas in veritate.

- Perché parla di rivoluzione e poi di continuità?
«Bisogna innanzitutto sottolineare le tesi di continuità che questo Papa ha voluto dare. Vi è un continuo riferimento alla Populorum progressio. In pratica ha tagliato l’erba sotto ai piedi di chi voleva sottolineare una sterzata rispetto ai precedenti pontefici in tema di dottrina sociale della Chiesa».

- E invece...
«E invece, molto saggiamente, pur affermando novità assolute, si rivela in una totale continuità. Non solo per completare l’opera dei predecessori, ma perché Benedetto XVI condivide i princìpi ancora oggi fondamentali enunciati dai suoi predecessori».

- Molti si aspettavano un titolo diverso, magari quel "Veritas in caritate" della lettera di san Paolo.
«Questo non è un particolare da poco. Vuol dire riaffermare il principio centrale dei Francescani sui Domenicani, il primato del bene sul giusto e sul vero. La carità, il bene comune, è la parola chiave di questa enciclica. Affermandola il Papa evita tensioni verso il razionalismo. Perché è proprio il bene che evita le degenerazioni».

- In questa enciclica viene affrontato per la prima volta il tema della globalizzazione.
«Vi è un’analisi molto precisa. La conclusione è che occorre una governance globale, ma di tipo sussidiario, che non degeneri nella creazione di un super Stato (sul modello del Grande fratello descritto da Orwell)».

- Che tipo di governance?
«La prima è una sorta di seconda assemblea delle Nazioni Unite che però includa non solo gli Stati ma anche le organizzazioni non governative e degli altri corpi intermedi della società civile. La seconda è un’agenzia transnazionale, che regoli in particolare ambiente e migrazioni. Finora non esiste un soggetto che regoli questi due fattori così importanti per l’epoca della globalizzazione. Abbiamo solo l’Organizzazione mondiale del commercio. Vuol dire che le merci contano più dell’uomo».

- Cosa propone il Papa per affrontare fame e carestie?
«Un Consiglio di sicurezza, da affiancare all’attuale Consiglio dell’Onu per gli aspetti economici e sociali. Non si capisce perché il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite debba funzionare per affrontare i focolai di crisi e le guerre e non per scongiurare emergenze non meno devastanti come quelle alimentari o sanitarie».

- Che ruolo assegna agli Stati Benedetto XVI?
«Più che a un nuovo ruolo degli Stati o a un super Stato che governi il mondo il Papa pensa a una serie di soggetti basati sul principio della poliarchia».

- In questa enciclica irrompe il grande tema dell’economia civile.
«Esattamente. La rivoluzione di questo documento è il ritorno all’economia civile da contrapporre all’economia politica di stampo anglosassone».

- Che significa in parole povere?
«Significa che il principio di reciprocità, che sta alla base dell’economia civile, gioca un ruolo dentro il mercato e non fuori, come vogliono i teorici dell’economia politica. Prenda l’imprenditore. È diverso: è colui che pratica l’etica della virtù e si preoccupa non solo del suo profitto ma di tutta la comunità che sta intorno a un’impresa».

- Che ruolo viene assegnato al mercato, all’economia capitalistica?
«Il mercato non va confuso con l’economia capitalistica. Non c’è da avere paura che scompaia il mercato. Il grande errore che viene commesso oggi è di tornare allo statalismo, come stanno facendo i Governi, che è un errore tragico. Dobbiamo cambiare strategia. Si esce dall’antico ritornando a una ricetta molto più antica dello statalismo, ma sempre valida: il principio di reciprocità basato sulla fraternità, associata in questa enciclica per la prima volta nella storia allo sviluppo economico».

- La fraternità dunque salverà il capitalismo di mercato?
«Il Papa lo dice molto chiaramente: solo con la fraternità si evitano le degenerazioni del capitalismo, che portano alla massimizzazione del profitto, che non è l’unico fine dell’attività economica. Ecco perché per la prima volta in un documento della dottrina sociale della Chiesa si parla di non profit, di economia di comunione, come quella dei Focolarini, di cooperazione».

- Insomma: né Stato, né capitalismo, una sorta di terza via...
«La terza via presuppone un mix delle due correnti. Ma qui si va oltre questi due opposti estremismi. Per segnare la strada del futuro si torna all’antico, precisamente al Trecento e dintorni».

- L’età dei Comuni, dei mercati...
«Non solo, dei Monti di pietà inventati per combattere l’usura, delle cooperative, del risveglio europeo, della grande scuola francescana, cui va attribuita la prima elaborazione economica sistematica. Si potrebbe dire che l’economia sia figlia del francescanesimo, che vuole combattere la miseria in modo che l’uomo si dedichi senza problemi di sostentamento a Dio. Ci sono esempi luminosi: Bonaventura da Bagnoregio, Bernardino da Siena, Antonino da Firenze, il cui libro è il più importante saggio di economia prima della Ricchezza delle nazioni di Adam Smith. Mentre le altre encicliche giocavano un po’ di rimessa qui si va alla radice».

- Si parla molto anche di ambiente.
«E non è una sorpresa, perché il creato fa parte della dimensione divina e va preservato. Il principio è sempre quello: la reciprocità in economia. Capire che lo stare bene personale dipende dallo stare bene degli altri. È una rivoluzione, altro che Carlo Marx. Ci vorranno anni perché la gente capisca la portata di una rivoluzione del genere».




Fonte -




Veramente benedetto [SM=g9434]
Benedetto XVI





[Modificato da Bestion. 08/07/2009 18:25]
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