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Enciclica "Caritas in veritate"

Ultimo Aggiornamento: 16/11/2010 00:26
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La Dottrina Sociale è annuncio della verità di Cristo nella società
La "Caritas in Veritate" e la questione antropologica

di Antonio Gaspari

ROMA, martedì, 9 febbraio 2010 (ZENIT.org).- Nel primo degli incontri per il 2010 in Cattedrale a Roma, questo lunedì, il Cardinale Camillo Ruini ha spiegato la rilevanza della Dottrina Sociale della Chiesa come rivoluzione antropologica che intende annunciare la verità di Cristo nella società.

Tema dell'incontro, organizzato dal Vicariato dei Roma, è stato "Caritas in Veritate. Riflessione sui fondamenti antropologici"

Introducendo il tema, il Cardinale Agostino Vallini, Vicario di Roma, ha precisato che "con la 'Caritas in Veritate' il Papa ha offerto alla Chiesa e a tutti gli uomini di buona volontà una riflessione di grande impegno argomentativo sullo sviluppo umano, un documento organico di analisi e di progetto per un mondo nuovo; potremmo dire: un manuale etico per l'economia, e anche - in un certo senso - una guida alla politica, intesa in senso alto. Insomma un testo di ampio respiro e di speranza".

"Per Papa Benedetto - ha aggiunto il porporato - nessuna questione che interessa l'uomo - dunque anche quella sociale - può prescindere dal rinvio ai fondamenti. Cioè non cambia il concetto di uomo e il modo con cui si interpreta la relazione che sussiste tra uomo e natura, uomo e libertà, uomo e lavoro, uomo ed economia, cambiano conseguentemente il concetto di società, lo scopo del processo economico, le regole e gli obiettivi dello sviluppo".

Il Cardinal Ruini, attuale presidente del Progetto Culturale della Conferenza Episcopale Italiana, ha subito sottolineato, riprendendo il concetto dall'Enciclica papale, che "la questione sociale è diventata radicalmente questione antropologica" e che, "senza verità, la carità scivola nel sentimentalismo, e un cristianesimo di carità senza verità diventa facilmente marginale".

Da qui l'asserzione secondo cui "la Dottrina Sociale della Chiesa è ‘Caritas in Veritate in re sociali': annuncio della verità di Cristo nella società".

Il già presidente della CEI e Vicario di Roma ha spiegato che "la verità dell'uomo si esprime anzitutto nella centralità della persona umana", principio chiave di una "corretta e feconda attuazione dello sviluppo".

"E' la persona, infatti, il soggetto che deve assumersi primariamente il dovere dello sviluppo, ed è la persona la risorsa fondamentale che rende possibile lo sviluppo, il primo capitale da salvaguardare in vista dello sviluppo stesso".

In questo contesto, secondo il porporato "l'Enciclica capovolge la tesi, da tempo diffusa, che l'eccessivo incremento demografico sia all'origine del sottosviluppo, o almeno dei ritardi dello sviluppo".

"E' piuttosto la denatalità - ha precisato - a rivelarsi oggi causa di incertezza e anche di declino in Nazioni economicamente sviluppate, mentre l'apertura moralmente responsabile alla vita rappresenta una ricchezza sociale ed economica".

"Pertanto, il rispetto per la vita e l'apertura alla vita sono al centro del vero sviluppo, mentre la mentalità antinatalista e le legislazioni contrarie alla vita, come le pratiche di controllo demografico imposte dai Governi, comportano assai pesanti costi umani e sociali", ha aggiunto.

Nel contesto che unisce l'etica sociale e l'etica della vita è evidente lo stretto rapporto della "Caritas in Veritate" non solo con la Populorum Progressio, ma anche con l'Humanae Vitae, oltre che con la Evangelium Vitae.

A questo proposito, il presidente del Progetto Culturale ha sostenuto con forza l'invito di Papa Benedetto XVI a superare la divaricazione nella sensibilità morale che caratterizza l'odierno Occidente.

Riprendendo l'"Evangelium Vitae" di Giovanni Paolo II, il Cardinal Ruini ha affermato che non può "avere solide basi una società che - mentre afferma valori quali la dignità della persona, la giustizia e la pace - si contraddice radicalmente accettando e tollerando le più diverse forme di disistima e violazione della vita umana, soprattutto se debole ed emarginata".

Dopo aver denunciato il rischio dei un nichilismo della tecnica, con l'utilizzo utilitaristico e scientista delle conoscenze scientifiche e delle nuove tecnologie, il già presidente della CEI ha posto l'attenzione sulle "attuali tendenze a separare la cultura dalla natura, (...) problema decisivo, anche per la salvaguardia del creato".

Il vero e fondamentale problema, osserva, è "la complessiva tenuta morale dell'umanità e il rispetto integrale del soggetto umano e della sua vita". E' in questo ambito che "l'ecologia umana" reca vantaggio anche all'ecologia ambientale.

"E quando si ha a che fare con la centralità dell'uomo, con l'etica e con la legge naturale, non è possibile evitare la domanda su Dio", ha spiegato.

La "Conclusione" dell'Enciclica si apre perciò con un'affermazione forte, che riprende l'istanza centrale del magistero di Benedetto XVI: "Senza Dio l'uomo non sa dove andare e non riesce nemmeno a comprendere chi egli sia".

Considerazione che riflette il pensiero di Paolo VI nella "Populorum Progressio", secondo cui "l'uomo non è in grado di gestire da solo il proprio progresso, perché non può fondare su se stesso un vero umanesimo".

"Solo se riteniamo di essere chiamati a far parte della famiglia di Dio come suoi figli saremo in grado di produrre un nuovo pensiero e di esprimere nuove energie a servizio di un vero umanesimo integrale - ha concluso il Cardinal Ruini -. Al contrario, sia le chiusure ideologiche a Dio sia l'ateismo dell'indifferenza, che dimenticano il Creatore e rischiano di dimenticare anche i valori umani, sono oggi tra i maggiori ostacoli dello sviluppo".

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