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Viaggio apostolico nella Repubblica Ceca

Ultimo Aggiornamento: 04/10/2009 19:22
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26/09/2009 21:06
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Dal "Corriere della sera"...

«IL SENSO DELLA RESPONSABILITÀ SIA PIÙ FORTE DELLA VOLONTÀ DI PROFITTO»

Il Papa: «Bisogna integrare l’etica nella costruzione dell’economia mondiale»

Intervista al Pontefice: «E' questa la grande sfida
di questo momento storico»

Benedetto XVI (Epa)DAL VOLO PAPALE ROMA-PRAGA – L’incontro fra le culture e il «dialogo intellettuale fra credenti e agnostici»; la dittatura comunista e la «resistenza laica e cattolica»; i vent’anni dalla «rivoluzione di velluto» e il nesso tra libertà e verità contrapposti a totalitarismo e menzogna; la secolarizzazione e la Chiesa cattolica come «minoranza creativa» che può «determinare il futuro» grazie alla sua eredità «viva», spirituale e culturale; la necessità di «trovare nuovi modelli di economia responsabile» affermata nell’ultima enciclica e la seconda parte del libro su Gesù che potrebbe uscire, «ma è una speranza», a primavera. Volo AZ 4000, l’aereo papale verso Praga è decollato da mezz’ora quando Benedetto XVI raggiunge sorridente i giornalisti e risponde ad alcune domande preparate alla vigilia della partenza, anticipando i temi che affronterà da sabato 26 a lunedì 28 nella Repubblica Ceca, «per la costruzione dell’Europa dobbiamo essere molto attenti al messaggio che viene da questo Paese».
Santità, come lei ha detto all’Angelus di domenica scorsa, la Repubblica Ceca si trova non solo geograficamente, ma anche storicamente nel cuore dell’Europa. Vuole spiegarci meglio questo «storicamente», e dirci come e perché pensa che questa visita possa essere significativa per il Continente nel suo insieme, nel suo cammino culturale, spirituale, eventualmente anche politico di costruzione dell’Unione Europea?

« Da secoli il territorio di questa Repubblica Ceca è luogo di incontro di culture. Cominciamo nel IX secolo: da una parte, in Moravia, abbiamo la grande missione dei fratelli Cirillo e Metodio che da Bisanzio portano la cultura bizantina ma creano la cultura slava con i caratteri cirillici e con una liturgia in lingua slava; dall’altra parte, in Boemia, sono le diocesi confinanti che portano l’evangelo in lingua latina e nella connessione con la cultura romana-latina si incontrano così le due culture. Ogni incontro è difficile ma anche fecondo, si potrebbe facilmente mostrarlo con questo esempio. Faccio un grande salto: nel XIII secolo è Carlo IV che crea qui a Praga la prima università nel centro Europa. L’università di per sé è un luogo di incontro di culture, in questo caso diventa inoltre luogo di incontro tra cultura slava e germanofona. Come nel secolo e nei tempi della Riforma, proprio in questo terreno gli incontri e scontri diventano decisi e forti, lo sappiamo tutti. Faccio un altro salto al tempo presente: nel secolo scorso la Repubblica Ceca ha sofferto di una dittatura comunista particolarmente rigorosa, ma anche di una resistenza sia cattolica sia laica di grandissimo livello. Penso a Vaclav Havel, a personalità come il cardinale Tomaseck, che chiaramente hanno dato all’Europa un messaggio di che cosa è la libertà e come dobbiamo vivere e impegnarci per la libertà. Da questo incontro i culture attraverso i secoli e da questa ultima fase di riflessione, non solo di sofferenza, per un concetto nuovo di libertà e di società libera escono tanti messaggi importanti per noi che possono e devono essere fecondi per la costruzione dell’Europa. Dobbiamo essere molto attenti proprio al messaggio di questo Paese».

Siamo a vent’anni dalla caduta dei regimi comunisti nell’Est europeo. Giovanni Paolo II, visitando diversi Paesi reduci dal comunismo, li incoraggiava a usare con responsabilità la libertà recuperata. Qual è oggi il suo messaggio per i popoli dell’Europa orientale in questa nuova fase storica?

«Come ho detto, questi Paesi hanno sofferto particolarmente sotto la dittatura, ma nella sofferenza sono anche maturati i concetti di libertà che sono attuali adesso e devono essere ancora di più elaborati e realizzati. Penso ad esempio a un testo di Vaclav Havel che dice: la dittatura è basata sulla menzogna, e se la menzogna fosse superata, se nessuno mentisse più, se viene in luce la verità c’è anche la libertà e così ha elaborato questo nesso tra libertà e verità. Libertà non è libertinismo, arbitrarietà, ma è connessa, è condizionata dai grandi valori dell’amore e della solidarietà e in generale del bene. Così penso che questi concetti, queste idee maturate nel tempo della dittatura, non devono essere perse adesso ma ora dobbiamo proprio ritornare a questo e nella libertà spesso un po’ vuota e senza valori riconoscere che libertà e valori , libertà e bene, libertà e verità vanno insieme, altrimenti si distrugge anche la libertà. Questo mi sembra il messaggio che viene da questi Paesi e che deve essere attualizzato in questo momento».

Santità, la Repubblica Ceca è un Paese molto secolarizzato in cui la Chiesa cattolica è una minoranza. In tale situazione, come può contribuire questa Chiesa effettivamente al bene comune del Paese?

«Sono normalmente le minoranze creative che determinano il futuro. In questo senso la Chiesa Cattolica deve comprendersi come minoranza creativa che ha una eredità di valori che non sono una cosa del passato ma sono una realtà molto viva e attuale e si devono attualizzare, rendere presente nel dibattito pubblico, nella nostra lotta per un concetto vero di libertà e di pace. Così si può contribuire in diversi settori. Il primo direi che è proprio il dialogo intellettuale tra agnostici e credenti. Ambedue hanno bisogno dell’altro: l’agnostico non può esser mai contento di non sapere ma deve essere in ricerca della grande verità della fede; il cattolico non può essere contento di avere la fede ma deve essere in ricerca di Dio ancora di più e nel dialogo con gli altri reimparare Dio in modo ancora più profondo. Questo è il primo livello, il grande dialogo intellettuale, etico e umano. Nel settore educativo la Chiesa ha molto da fare e da dare nell formazione. In Italia parliamo del problema dell’emergenza educativa, un problema comune a tutto l’Occidente, qui la Chiesa deve di nuovo attualizzare, concretizzare, aprire per il futuro la sua grande eredità. Un terzo settore è la Caritas: la Chiesa ha sempre avuto questo come un segno della sua identità, essere in aiuto dei poveri, essere organo della carità. La Caritas nella Repubblica Ceca fa moltissimo per le diverse comunità, nelle situazioni di bisogno, e offre molto anche alla umanità sofferente nei diversi continenti e dà così un esempio della responsabilità per gli altri, della solidarietà internazionale che è condizione anche della pace».

Santità, la sua ultima enciclica, Caritas in veritate, ha avuto un’ampia eco nel mondo. Come valuta questa eco, ne è soddisfatto? Pensa che effettivamente la crisi mondiale recente sia un’occasione in cui l’umanità sia divenuta più disponibile a riflettere sull’importanza dei valori morali e spirituali per fronteggiare i grandi problemi del suo futuro? E la Chiesa continuerà a offrire orientamenti in questa direzione?

«Sono molto contento per questa grande discussione, era proprio questo lo scopo: incentivare, motivare una discussione su questi problemi, non lasciare andare le cose come sono ma trovare nuovi modelli di una economia responsabile sia nei singoli Paesi sia per la totalità della umanità unificata. Mi sembra realmente oggi visibile che l’etica non è una cosa esteriore all’economia che come una tecnica potrebbe funzionare in se stessa, ma che l’etica è un principio interiore dell’economia che non funziona se non tiene conto dei valori umani della solidarietà, della responsabilità reciproca. Integrare l’etica nella costruzione dell’economia stessa è la grande sfida di questo momento e spero di aver contribuito a questa sfida con la enciclica. Il dibattito in corso mi sembra incoraggiante. E certamente vogliamo continuare a rispondere alle sfide del momento e aiutare che il senso della responsabilità sia più forte della volontà di profitto, che la responsabilità per gli altri più forte dell’egoismo, e vogliamo in questo senso contribuire».

Per concludere, una domanda più personale. Nel corso dell’estate c’è stato il piccolo incidente al polso. Lo considera ora pienamente superato? Ha potuto riprendere pienamente la sua attività? E ha potuto riprendere la sua attività e lavorare alla seconda parte del libro su Gesù come desiderava?

«Non è ancora pienamente superato ma vedete che la mano destra è in funzione e l’essenziale lo posso fare. Posso mangiare, posso soprattutto scrivere: il mio pensiero si sviluppa soprattutto scrivendo e così per me è stata realmente una pena e una scuola di pazienza il non poter scrivere per sei settimane. Tuttavia potevo lavorare, leggere, fare altre cose. E sono anche andato un po’ avanti col libro, ma ho ancora molto da fare. Penso che con la bibliografia e tutte le cose che seguono ancora, con l’aiuto di Dio potrebbe essere terminato nella prossima primavera. Ma questa è una speranza».

Gian Guido Vecchi
26 settembre 2009


Papa Ratzi Superstar









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