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Viaggi pastorali in Italia

Ultimo Aggiornamento: 06/10/2012 20:47
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Il Papa: il popolo d'Abruzzo ritrovi la speranza

Toccante l'incontro del Pontefice con alcuni detenuti che scontano la pena nel "carcere dei suicidi"

Domitilla Conte

SULMONA

Disoccupazione e dopo-terremoto rendono la vita difficile al popolo d'Abruzzo e gettano la loro ombra sul futuro dei giovani.
Benedetto XVI, ieri in visita pastorale in una torrida e depressa Sulmona, esprime a tutti la sua vicinanza, mettendo però in guardia dai "falsi valori" del consumismo, ed esortando la gente a cercare nella fede e nei "valori morali" della sua memoria storica la radice dei rapporti tra le persone e della convivenza civile. E a tutti ha augurato di ritrovare la speranza, che ha voluto restituire anche ad un gruppo di detenuti del "carcere dei suicidi" nel corso di un breve ma intenso incontro.
La terza visita pastorale in Abruzzo di Papa Ratzinger, programmata per celebrare gli 800 anni dalla nascita di Celestino V, monaco, eremita, e papa per cinque mesi in un tredicesimo secolo tormentato quanto e più di oggi, si è trasformata in una giornata di catarsi e di conforto. Incalzato dal vescovo, mons. Angelo Spina, dal sindaco Fabio Federico e dai giovani cattolici accorsi in Cattedrale, il pontefice ha detto di essere venuto «per condividere con voi gioie e speranze, fatiche e impegni, ideali e aspirazioni».
«So bene – ha detto nell'omelia della messa celebrata nella piazza principale sotto un sole cocente, con diverse sedie vuote e qualche svenimento – che anche a Sulmona non mancano difficoltà, problemi e preoccupazioni. Penso, in particolare - ha aggiunto – a quanti vivono concretamente la loro esistenza in condizioni di precarietà, a causa della mancanza del lavoro, dell'incertezza per il futuro, della sofferenza fisica e morale e del senso di smarrimento dovuto al sisma del 6 aprile 2009». «Ombre che oscurano il vostro orizzonte», dice ai ragazzi stretti a lui con grandi applausi contro i «duri attacchi mediatici» al Papa e alla Chiesa.
Il terremoto a Sulmona conta a tutt'oggi un migliaio di sfollati dimenticati, non ammessi ai benefici di legge perchè fuori dal cratere principale del sisma, da un anno sparsi per gli alberghi o a casa dei parenti, in un contesto che già contava un quarto di popolazione attiva senza lavoro, percentuale salita dopo quell'aprile al 30 per cento.
«A tutti – ha detto il Papa – voglio assicurare la mia vicinanza e il mio ricordo nella preghiera, mentre incoraggio a perseverare nella testimonianza dei valori umani e cristiani così profondamente radicati nella fede e nella storia di questo territorio e della sua popolazione».
Celestino V è lì, a rappresentarle entrambe; l'urna con le spoglie del santo della "grande rinuncia" in nome della fede che durante questo anno giubilare celestiniano sta girando la regione, è sull'altare allestito in piazza per Benedetto XVI.
Un segno della memoria storica, che la «cultura consumistica» vorrebbe cancellare, dice il Papa ai giovani in cattedrale, è che è invece, insieme alla fede e alla preghiera, il trampolino per costruire il futuro. Condizione – prosegue il suo ragionamento – per difendere il «bene comune» e perfino «il creato», qui insidiato da diverse iniziative poco eco-compatibili sulle quali i vescovi sono da tempo impegnati.
Dopo la messa, celebrata sullo sfondo del monte Morrone, eremo di Celestino, Benedetto XVI ha trovato rifugio alla canicola nella sede del Vescovado, dove ha incontrato un gruppo di detenuti della locale Casa circondariale, quella che conta 11 suicidi negli ultimi sette anni.
Un incontro di otto minuti lontano dai riflettori. Il pontefice, commosso, ha augurato loro di «trovare la via» per dare un contributo alla società «secondo le vostre capacità e i doni che vi ha dato il Signore». Alcuni dei reclusi che hanno partecipato all'incontro sono già impegnati in programmi di lavoro, tra cui il restauro di opere d'arte danneggiate dal terremoto.

© Copyright Gazzetta del sud, 5 luglio 2010


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