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Viaggi pastorali in Italia

Ultimo Aggiornamento: 06/10/2012 20:47
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Quello storico gesto: il dono del Pallio

Benedetto XVI il 28 aprile 2009 entrò a Collemaggio per l'omaggio a Celestino V

di Giustino Parisse

L'AQUILA.

Il più preoccupato di tutti, quella mattina del 28 aprile 2009 davanti alla Porta Santa di Collemaggio, era Sergio Basti, oggi direttore regionale dei vigili del Fuoco. La teca con i resti mortali di Papa Celestino V - pontefice che fu eletto nel luglio del 1294 e che si dimise a dicembre dello stesso anno - la mattina del sei aprile era stata tolta dal mausoleo dentro la basilica e portata in un locale nella torre che si trova a fianco alla facciata. I vigili per "salvare" la teca (opera di Luigi Cardilli) avevano dovuto scavalcare la montagna di macerie provocata dal crollo del transetto dell'edificio sacro.
Benedetto XVI, quel 28 aprile, intorno a mezzogiorno, dopo essere stato a Onna per incontrare i parenti delle 40 vittime di quel borgo devastato (e prima di andare a Coppito nella scuola della Finanza), era giunto a Collemaggio accompagnato dall'arcivescovo dell'Aquila Giuseppe Molinari, dal sottosegretario alla presidenza del consiglio Gianni Letta, da Guido Bertolaso (che quel giorno gli fece anche da autista) e dalle persone della sicurezza. Il programma prevedeva che il Papa avrebbe simbolicamente aperto la Porta Santa ma sarebbe rimasto sulla soglia alla quale era stata avvicinata la teca di Celestino V.
Sergio Basti non voleva correre rischi (ci sono le foto in cui ha il volto tirato e preoccupato): la basilica non era ancora stata messa in sicurezza come lo è oggi e un incidente in cui poteva restare coinvolto il sommo Pontefice doveva essere scongiurato a ogni costo.
Eppure Papa Benedetto - così come a Onna, aveva voluto incontrare gli sfollati sotto la pioggia e in mezzo al fango - decise di entrare.
Accolto dal rettore della Basilica don Nunzio Spinelli si avvicinò ai resti mortali del suo predecessore e fece un gesto che forse al momento non fu valutato per quello che invece è stato: storico.
Il Papa infatti depose sulla teca il suo Pallio, quello che aveva ricevuto nell'aprile del 2005 al momento di salire sul soglio di Pietro. Il Pallio come è scritto nei testi ufficiali del Vaticano «è una stola di lana bianca, ricamata di crocette nere che gira in forma di anello sulle spalle, mentre le estremità pendono sul petto e sul dorso. E' tessuto con la lana bianca di due agnelli offerti annualmente al Papa nella ricorrenza della festa di Sant'Agnese e vuole simboleggiare la pecorella smarrita, cercata, salvata e posta sulle spalle del Buon Pastore e insieme l'Agnello crocifisso per la salvezza dell'umanità perduta. Il pallio può essere indossato soltanto dal Papa e dai Cardinali ed Arcivescovi metropolitani ai quali viene conferito dal Papa in occasione della consacrazione episcopale».

L'aver donato a Celestino V il suo Pallio rappresentò il definitivo "sdoganamento" - per usare un termine forse non adatto ma che spiega meglio il concetto - del Papa del Perdono da parte della Chiesa e del suo capo supremo.

Celestino V come gli storici raccontano, nonostante fosse stato proclamato Santo qualche decennio dopo la sua morte avvenuta nel 1296, non ha sempre goduto della giusta considerazione. Un'attenzione, quella di Papa Ratzinger che evidentemente era anche verso un Papa che preferì rinunciare al potere pur di non scendere a compromessi con la sua coscienza e che per tutta la vita era vissuto in un eremo fuggendo da qualsiasi comodità (per quelle che ci potevano essere nella sua epoca) e nutrendosi soprattuto di preghiera.

Se si leggono con attenzione gli ultimi interventi dell'attuale Pontefice si notano continui riferimenti a umiltà e semplicità oltre a richiami ai sacerdoti a non fare della loro missione pastorale un mezzo per far carriera o conquistare posizioni di prestigio e potere.

Due giorni fa sono tornato nella basilica di Collemaggio dove ho incontrato il rettore don Nunzio. Mentre lo aspettavo sono andato verso il mausoleo: è desolatamente vuoto. La teca con il corpo di Celestino dopo essere stata per alcuni mesi nella torre, il 29 agosto del 2009, al termine delle celebrazioni della Perdonanza ha iniziato il suo pellegrinaggio in varie diocesi. In questi giorni è a Sulmona dove il Papa renderà di nuovo omaggio a Celestino. Il 31 luglio arriverà all'Aquila da Avezzano. Nelle settimane successive verrà portata in alcune parrocchie della diocesi (fra queste Montereale e San Demetrio) e poi tornerà a "casa" nella basilica di Collemaggio.
Ma quasi certamente non potrà essere riposta nel mausoleo rinascimentale disegnato e scolpito da Girolamo da Vicenza. Infatti l'abside a destra è molto danneggiata. L'ipotesi è quella di posizionare nell'abside centrale un altare ligneo (che quindi in futuro potrà essere facilmente rimosso o spostato) sotto al quale "ospitare" Celestino V che potrà essere così oggetto della devozione dei fedeli.
Don Nunzio mi racconta la sua emozione di quel giorno e le parole del Papa davanti alle macerie della Basilica. «Guardò verso l'alto e i suoi occhi si riempirono di stupore e costernazione» dice 15 mesi dopo il rettore «poi disse, rivolto a me e all'arcivescovo: avevo visto le immagini in televisione ma non immaginavo tutto questo».
Quegli occhi sorpresi del Papa li ricordo bene anch'io, quando me lo trovai davanti a Onna. Mi chiese chi avevo perso e alla mia risposta spalancò gli occhi nei quali vidi una partecipazione sincera. Fu lì, che forse per la prima volta, davanti a quell'uomo vestito di bianco e con le scarpe sporcate dal fango, che mi resi conto della tragedia che aveva travolto tutti noi.
La Basilica di Collemaggio era stata visitata il 30 agosto del 1980 da Giovanni Paolo II (con a fianco il cardinale Carlo Confalonieri ex arcivescovo dell'Aquila) e anche lui si inginocchiò e pregò davanti al mausoleo. Negli anni della "nuova" Perdonanza (dal 1983 in poi) più volte gli arcivescovi dell'Aquila avevano invitato Karol Wojtyla a tornare all'Aquila. Ma la cosa non si era mai concretizzata. Molinari ci aveva riprovato dopo l'elezione di Ratzinger e prima del sisma erano giunti segnali positivi da Roma.
Poi il terremoto e quella visita avvenuta alla presenza di poche persone e con i vigili del fuoco pronti a far fronte a ogni evenienza (in quei giorni le scosse erano ancora forti). Il valore storico del dono del Pallio resta e in futuro, quando Collemaggio tornerà all'antico splendore, se ne valuteranno i frutti sia quelli spirituali che quelli, più terra terra, che arriveranno dalla rinnovata attenzione al Papa del Perdono così da alimentare un turismo religioso che all'Aquila finora ha segnato il passo. E chissà se Ratzinger non deciderà di tornare.

© Copyright Il Centro, 3 luglio 2010


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