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Viaggi pastorali in Italia

Ultimo Aggiornamento: 06/10/2012 20:47
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22/05/2009 17:41
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VISITA PASTORALE DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI A CASSINO E A MONTECASSINO (24 MAGGIO 2009) - PROGRAMMA

Domenica 24 maggio 2009

09.00 Partenza in elicottero dall’eliporto del Vaticano.

09.30 Arrivo nel Campo sportivo "Salveti" di Cassino.

10.15 CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA in Piazza Miranda di Cassino. Omelia del Santo Padre.

12.00 Recita del Regina Caeli in Piazza Miranda di Cassino. Parole del Santo Padre.

12.30 Trasferimento in auto per l’Abbazia di Montecassino e breve sosta alla Casa della Carità di Cassino.

13.30 Pranzo nell’Abbazia di Montecassino.

16.30 Breve saluto alla Comunità Monastica dell’Abbazia di Montecassino e ad alcuni organizzatori della Visita.

17.00 CELEBRAZIONE DEI VESPRI con gli Abati Benedettini e Comunità di Monaci e Monache Benedettine nella Basilica
dell’Abbazia di Montecassino. Omelia del Santo Padre.

18.00 Breve visita in privato al Cimitero Militare Polacco di Montecassino.

18.30 Partenza in elicottero per il Vaticano.

19.00 Arrivo all’eliporto del Vaticano.





Domenica il Papa a Montecassino sulle orme di San Benedetto


Benedetto XVI sulle orme del Patrono del suo Pontificato: domenica prossima, il Papa visiterà la diocesi di Montecassino. Una visita pastorale di un giorno che vivrà diversi momenti particolarmente significativi. Stamani, la Sala Stampa della Santa Sede ha pubblicato il programma del viaggio su cui ci riferisce da Cassino il nostro inviato Alessandro Gisotti:

“Benvenuto Santo Padre”: è la scritta che campeggia sulle bandiere bianco-gialle che adornano i balconi affacciati sulla piazza Miranda di Cassino. Proprio qui, domenica prossima alle ore 10.15, il Papa celebrerà la Messa nella Solennità dell’Ascensione. A suggellare l’importanza della visita, il comune cassinate ha deciso di intitolare la Piazza a Benedetto XVI. Dopo la recita del Regina Coeli, il Papa si trasferirà in auto all’Abbazia di Montecassino, ma prima di arrivare al Monastero benedettino sosterà alla Casa della Carità di Cassino, che verrà inaugurata proprio dal Santo Padre. Il Papa pranzerà dunque nell’Abbazia e alle 16.30 saluterà la Comunità monastica ed alcuni organizzatori della visita. Quindi, alle 17, il momento tanto atteso della celebrazione dei Vespri, nella Basilica abbaziale, a cui prenderanno parte abati benedettini, monaci e monache di tutto il mondo. La giornata di Benedetto XVI a Montecassino si concluderà con una visita in privato al cimitero polacco. Momento particolarmente significativo, giacché cade nel 65.mo anniversario della battaglia di Montecassino e della distruzione dell’Abbazia durante la Seconda Guerra Mondiale. Il Papa partirà in elicottero alle 18.30 per arrivare in Vaticano attorno alle 19.


Fin da quando era cardinale, Joseph Ratzinger ha sempre messo l’accento sull’attualità dell’opera di San Benedetto. In particolare, il Papa ha indicato nel Santo di Norcia un riferimento sicuro per l’Europa alla ricerca della propria identità. Per una riflessione sull’importanza di Montecassino e sul contributo che ancora oggi l’Ordine di San Benedetto può dare al Vecchio Continente, il nostro inviato a Montecassino, Alessandro Gisotti, ha intervistato dom Guido Innocenzo Gargano, priore del monastero di San Gregorio al Celio:

R. – C’è un Montecassino ideale e uno reale. Il Montecassino ideale si rifà alla Regola di San Benedetto, alla proposta del modello “Benedetto” e, soprattutto, a Gregorio Magno che ha spiegato questo modello alla gente semplice, sottolineando l’importanza della Regola di San Benedetto con tutta la sua attenzione alla persona, con la discrezione a non esagerare mai, col suo “romano equilibrio” che è proprio della Regola di San Benedetto. Non a caso, la Regola di Benedetto è stata sintetizzata nella tradizione con le due parole: “Ora et labora”. Cosa c’è all’origine di questo? C’è un’attenzione alla totalità dell’uomo. Il punto di riferimento è il famoso Concilio di Calcedonia in cui, a proposito della persona di Gesù, si sottolinea che è perfettamente Dio e perfettamente uomo. In analogia a questo, l’uomo ha una dimensione totalmente divina e totalmente umana. Questo è ciò che ha proposto Montecassino, questo è ciò che ha proposto San Benedetto nella sua Regola e questo è ciò che ha posto Gregorio Magno descrivendoci teologicamente la figura di Benedetto.


D. – E’ questa straordinaria sintesi, “Ora et labora”, il contributo più duraturo che San Benedetto e il monachesimo hanno dato all’Europa guardando anche all’Europa di oggi un po’ smarrita?


R. – Direi che i monaci hanno costruito l’Europa con due strumenti: lo strumento dell’aratro e lo strumento dello stilo. Lo stilo, inteso come penna, per trasportare da un codice all’altro parole significative che avrebbero nutrito la storia. Significa che le due cose vanno sempre insieme. Assieme con lo stilo e con l’aratro c’è il primato dell’Opus Dei, inteso come riferimento all’opera salvifica compiuta unicamente dal Signore. Queste cose mi sembrano fondamentali e su queste cose è stata costruita l’Europa. In questo senso possiamo anche dire che laddove è arrivato il monachesimo di Benedetto è arrivata la tecnica ed è arrivata anche la sapienza che viene dalla meditazione quotidiana della parola, sintetizzata nella cosiddetta “lectio divina”.


D. - Abbiamo bisogno di uomini come Benedetto che in un tempo di decadenza riuscì a formare un mondo nuovo. Come raccogliere la celebre esortazione che l’allora cardinale Ratzinger pronunciò a Subiaco pochi giorni prima della sua elezione alla Cattedra di Pietro?


R. – Proprio in questa identificazione col messaggio ultimo della proposta pasquale di Cristo. Non è una Chiesa di trionfi che stiamo perseguendo ma è una proposta portata in profondità, che l’uomo si renda conto di essere questa invocazione verso il Signore con la certezza che se invoca il Signore, Lui risponderà!



[Radio Vaticana]

23/05/2009 16:02
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La visita del Papa a Montecassino: l'Europa riparta dalla forza spirituale e morale di San Benedetto

Ultimi preparativi a Cassino alla vigilia della visita di Benedetto XVI nella cittadina laziale. Domani, Solennità dell’Ascensione, il Papa celebrerà la Messa, alle ore 10.15, nella centrale Piazza Miranda. Nel pomeriggio, poi, si recherà nell’Abbazia benedettina di Montecassino per recitare i Vespri con la comunità monastica. Tante le iniziative promosse dalla diocesi, in questi giorni, per accogliere il Papa: ieri sera, si è tenuta una veglia nella Chiesa madre con il vescovo abate. Stasera, invece, i ragazzi di Cassino si ritroveranno in Piazza Labriola per uno spettacolo intitolato “Aspettando B16”. Il viaggio del Papa si caratterizzerà in particolare per la sua dimensione benedettina. Fin dall’infanzia in Baviera, come confidò nella sua prima udienza generale dopo l’elezione alla Cattedra di Pietro, il Papa è sempre stato legato alla figura di San Benedetto. Per questo la visita alla diocesi di Montecassino assume un significato davvero particolare, come ci riferisce il nostro inviato Alessandro Gisotti:


“Abbiamo bisogno di uomini come San Benedetto” che a Montecassino mise insieme le forze “per formare un mondo nuovo”: basta ricordare queste parole pronunciate dall’allora cardinale Ratzinger nell’aprile 2005, pochi giorni prima della sua elezione a Pontefice, per cogliere immediatamente il significato simbolico della visita di Benedetto XVI nella culla del monachesimo occidentale. Molti a Cassino ricordano con orgoglio che il Papa è di casa in questa terra benedettina. Nell’abbazia di Montecassino, nel 2001, l’allora porporato tedesco scrisse il libro-colloquio “Dio e il mondo”. E nel 2004 vi tornò per celebrare una Messa per la Pontificia Accademia delle Scienze. La visita di domani, pur se concentrata in una sola giornata, vivrà quattro momenti diversi, tutti particolarmente intensi: innanzitutto la Messa, celebrata con i vescovi del Lazio, nella centrale Piazza Miranda che si chiamerà d’ora in poi “Piazza Benedetto XVI”. Qui, nonostante il caldo torrido di questi giorni, sono attesi almeno 20 mila fedeli, molti dei quali arriveranno dai paesi vicini già alle prime luci del giorno.


Dopo la recita del Regina Caeli, il Pontefice inaugurerà la Casa della Carità, presso l’ospedale “Gemma de Bosis”. Una struttura per immigrati senza fissa dimora voluta dall’abate di Montecassino, dom Pietro Vittorelli. Nel pomeriggio, dunque, il terzo momento con la recita dei Vespri nella suggestiva cornice dell’Abbazia, dove riposano le spoglie di San Benedetto, che proprio qui a Montecassino, intorno al 534, dettò la Regola dell’Ordine monastico da lui fondato. Con questa Regola, sottolineò Benedetto XVI all’Angelus del 10 luglio del 2005, San Benedetto gettò il seme di una nuova civiltà capace di integrare i valori cristiani con l’eredità classica. E spiegò, come poi avrebbe ribadito nel memorabile discorso al College des Bernardins di Parigi, che scopo fondamentale di San Benedetto e dei monaci era cercare Dio, Quaerere Deum. Una ricerca, è il suo costante appello, che rimane anche oggi il fondamento di ogni vera cultura.


Ultimo evento della giornata, altrettanto significativo, sarà la visita di Benedetto XVI al cimitero polacco, dove riposano oltre mille soldati, caduti nella sanguinosa battaglia che, nel 1944, vide contrapposte le forze alleate e le truppe del Terzo Reich sulla cosiddetta “Linea Gustav”. Una visita in forma privata, eppure di grande valore che si inscrive nell’impegno di Papa Benedetto per la purificazione della memoria e la riconciliazione, che lo ha già portato ad Auschwitz-Birkenau, nel 2006, e allo Yad Vashem, la settimana scorsa. A dare ancor più rilevanza a questa visita è la coincidenza con il 65.mo anniversario del terribile bombardamento della città cassinate e dell’Abbazia di Montecassino da parte dell’aviazione americana. L’ultima delle distruzioni sofferte dal monastero fondato da San Benedetto nel 529: prima i longobardi nel 574, poi i saraceni nell’883 e ancora un devastante terremoto nel 1349. Ma fedele al suo motto, “Succisa virescit”, l’Abbazia è sempre tornata a germogliare, ad essere centro di irradiazione del Vangelo e scrigno di un patrimonio culturale inestimabile.


Per guardare con fiducia al futuro, l’Europa deve ripartire da San Benedetto, dai suoi insegnamenti, ha detto tante volte il Papa. Ed oggi, in questo luogo simbolo della civiltà europea risuonano forti le parole pronunciate da Benedetto XVI il 9 aprile del 2008 nell’udienza generale dedicata al fondatore dell’Ordine benedettino: “Per creare una unità nuova e duratura sono certo importanti” gli strumenti politici ed economici, “ma occorre anche suscitare un rinnovamento etico e spirituale che attinga alle radici cristiane del Continente, altrimenti non si può ricostruire l’Europa”.





L’Abate di Montecassino: un evento storico e di riconciliazione


A 30 anni dalla visita di Giovanni Paolo II, la comunità di fedeli della diocesi di Montecassino si appresta con rinnovata emozione ad accogliere Benedetto XVI. Per una testimonianza sullo spirito con il quale la Chiesa del Cassinate si appresta a ricevere il Papa, il nostro inviato Alessandro Gisotti ha intervistato l’abate di Montecassino, dom Pietro Vittorelli:

R. – I sentimenti sono misti tra la trepidazione, la gioia e l’attesa. Siamo proprio alla vigilia di un evento che, devo dire, tutti, sia la comunità diocesana, che la comunità monastica, avvertono come un evento storico. Sarà la prima volta che un Papa celebrerà l’Eucaristia all’aperto nel centro della città. Il pomeriggio, invece, sarà dedicato totalmente al mondo benedettino internazionale.

D. – In che modo la sua diocesi si è preparata a questo evento?

R. – Abbiamo fatto un programma abbastanza ricco di eventi, sia culturali che spirituali. Abbiamo celebrato una tavola rotonda sull’emergenza educativa, con grande passione, davanti ad un pubblico di quasi 500 giovani e docenti delle scuole secondarie superiori di Cassino. Abbiamo già celebrato una veglia per il mondo giovanile ed avremo ancora una liturgia penitenziale ed una veglia che durerà tutta la notte, in attesa dell’arrivo del Santo Padre.

D. - C’è una situazione, un evento che l’ha particolarmente colpita pensando all’attesa?

R. – Sì, da tutte le parti del mondo, sto ricevendo lettere da comunità monastiche, sia femminili che maschili, dove si coglie il particolare significato che assume la visita di un Papa di nome Benedetto presso la tomba di San Benedetto. Ho ricevuto una lettera di una badessa del Sudamerica dove mi diceva come, in fondo, questo evento abbia una portata davvero internazionale per il mondo monastico benedettino. E’ un momento, questo, che rivede ancora la Sede Apostolica vicina all’Ordine monastico benedettino per riproporre la spiritualità di San Benedetto come una spiritualità vivibile, non solo dai monaci ma da ogni cristiano.

D. – Montecassino richiama immediatamente le radici della civiltà europea ma anche uno dei momenti più drammatici della Seconda Guerra Mondiale. La visita di un Papa, dunque, ha un valore che va al di là della dimensione diocesana…

R. – Decisamente! Siamo a 65 anni da quell’evento drammatico del bombardamento dell’abbazia prima e poi della città di Cassino. La visita di questo Papa porrà, forse, la parola fine ad un processo storico iniziato 65 anni fa e che si conclude con una riconciliazione definitiva. E’ stato espresso desiderio dal Santo Padre che nell’ultimo atto della sua giornata a Montecassino, ci sia la visita ad uno dei cimiteri di guerra, al cimitero polacco nella fattispecie. Lì, il Papa avrà l’opportunità di ricordare i caduti di tutte le nazioni e di tutte le guerre. Davvero nessuno si sentirà escluso dalla preghiera del Papa in un contesto ormai definitivamente riconciliato con quell’episodio storico.

La piazza principale di Cassino si chiamerà Piazza Benedetto XVI: è questo il segno tangibile dell’importanza che non solo la Chiesa, ma tutta la cittadinanza attribuisce alla visita pastorale del Papa. E’ quanto sottolinea il sindaco di Cassino, Bruno Vincenzo Scittarelli, intervistato da Alessandro Gisotti:

R. – Tutta la città di Cassino e tutto il Cassinate aspettano con ansia questo giorno importante, visto che è la prima volta che Joseph Ratzinger viene come Papa nella nostra città. Per la prima volta un Papa celebra la Santa Messa all’interno, al centro della città, e questo è un fatto veramente eccezionale. Noi siamo molto soddisfatti di questa attenzione che il Pontefice ha voluto mostrare verso la nostra città e per ringraziarlo di questa attenzione abbiamo voluto intitolare a lui la piazza dove celebrerà la Messa. Infatti, si chiamerà Piazza Benedetto XVI, ex Miranda.

D. – Che cosa può dare alla comunità cittadina la visita di un Pontefice?

R. – La nostra comunità è molto legata a Montecassino e il fatto stesso che il Pontefice abbia voluto prendere il nome del nostro patriarca Benedetto, ci riempie di gioia e ci fa aspettare questa visita con trepidazione. Per noi è un fatto, un evento, eccezionale, che vivremo con grande partecipazione.

D. – Come si è preparata la città?

R. – Noi ci stiamo preparando, cercando di far trovare al nostro Papa una città in festa. Poi, voglio ricordare un fatto importante: la benedizione che ci sarà da parte del Papa della Casa della Carità. Anche questa inaugurazione segnerà un momento importante per la vita della nostra comunità. Sarà per la città un buon viatico per il futuro.

Cresce anche l’attesa tra i giovani come spiega – sempre al microfono di Alessandro Gisotti - Maria Cristina Tùbaro, responsabile della Pastorale giovanile della diocesi di Montecassino:

R. – Fra i giovani di Montecassino ed il Papa c’è sempre stato un legame privilegiato, anche grazie alla partecipazione alle Giornate mondiali della gioventù, che hanno sempre riscosso tantissimo successo tra i nostri ragazzi; il significato è sicuramente molto grande, anche per il fatto che viene a trovarci a casa, dopo che abbiamo fatto tanti chilometri per incontrarlo. Un Papa che porta il nome di San Benedetto - che per tutti noi è veramente un riferimento fisico, perché tutti i giovani di Cassino si alzano la mattina e la prima cosa che vedono è l’abbazia di Montecassino - per tutti noi è davvero un segno grande. Inutile ricordare, poi, anche la dimensione europea che San Benedetto ci richiama e alla quale tutti i giovani son legati, proprio perché tutti vivono una dimensione sicuramente internazionale e di grandi contatti: quindi credo che sarà veramente un’esperienza forte per tutti quanti.

D. – Si faceva riferimento alla GMG, un grande evento; che cosa resta, poi, di un evento così importante, tanto atteso?

R. – Sicuramente restano tutte le grandi emozioni che si vivono alla GMG e alla forte esperienza, ma soprattutto resta la volontà, da parte di tutti noi, di cercare di non rendere questi eventi – che siano le GMG o sia la visita del Papa a Cassino – dei grandi eventi una volta ogni tot anni, ma ci sia poi, veramente, una concretizzazione nella vita di tutti i giorni; creare, intanto, un gruppo di giovani, creare per loro dei punti di riferimento sia nelle persone degli educatori, sia proprio nel proporre loro un cammino di fede, e poi sicuramente questi grandi eventi da soli non bastano, ma certamente danno una spinta di entusiasmo notevolissima, che aiuta poi a vivere la quotidianità. (Montaggio a cura di Maria Brigini)



Radio Vaticana

23/05/2009 20:30
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«Da Montecassino la Regola ricorda: anche nella diversità si può fare unità»

di VITTORIO BUONGIORNO

Il Santo Padre arriva pochi giorni dopo il viaggio in Israele.

«Arriva in un momento particolare del suo pontificato, dopo un viaggio importantissimo in cui ha predicato l’importanza di pace, dialogo, diplomazia. Mi mi piace pensare che a Montecassino possa trovare anche un po’ di ristoro e di quell’accoglienza festosa di chi torna in famiglia».

Cosa ricorda dell’ultima visita dell’allora cardinal Ratzinger a Montecassino?

«Rimasi molto colpito della sua attitudine monastica, del suo pieno inserimento nel ritmo e nella vita del monastero, della capacità di concentrarsi per ore su un lavoro non sempre facile. Passò qui una settimana per scrivere il suo libro “Dio e il mondo”, ebbi l’incombenza e l’onore di assisterlo. Era rapito da questa atmosfera. E poi ricordo il tratto bonario del suo carattere, quasi timido, rispettoso di tutti, dell’abate ma anche del monaco portinaio o del sacrista».

Cosa chiederete al Papa?

«In occasioni come questa si pensa più a cosa dover dare. E’ già tanto quello che porta».

Il momento centrale della visita sarà l’inaugurazione della casa della carità.

«Anche questo è un sogno per me. Quando radunammo il tavolo delle solidarietà, mai avrei immaginato che il frutto di quel lavoro sarebbe stato benedetto dal Papa. A pensarci ora, ci vedo il segno della benedizione di Dio. Ma questo è solo l’inizio, da oggi in poi dovremo sostenerla perché abbia un futuro e lo abbiano coloro che vi troveranno accoglienza».

Come è nata l’idea?

«Poco dopo la mia elezione la Caritas dovette ospitare una mamma africana con il suo bambino in un pulmino perché gli alberghi non li volevano, e non c’erano altre soluzioni. Mi indignò, fu un Natale triste, per questo pensai al vecchio ospedale inutilizzato e ne parlai con il presidente della Regione per adibirne una parte a centro di accoglienza. Gli stranieri, ma anche quei detenuti che escono dal carcere e non sanno dove andare».

Il tema degli immigrati è centrale nel nostro paese in queste settimane.

«E’ un’emergenza alla quale la Chiesa è chiamata a dare una risposta credibile, anche a fronte di alcune derive un po’ xenofobe, di posizioni non sempre cordiali di fronte a chi vive momenti difficili, a chi è costretto abbandonare il proprio paese. E’ una questione delicata, come ogni volta che tendi la mano a chi ha bisogno c’è il rischio che la rifiuti o che l’azzanni, ma come cristiano, come uomo e cittadino non possiamo non dimostrare al mondo quanto cammino è stato fatto da una civiltà fortemente marcata dal segnale evangelico. Dobbiamo dimostrare quali sono i frutti della crescita anche culturale, che non dice chiusura ma accoglienza, che ha la capacità di pazientare anche davanti a chi ancora non sa rispettare pienamente regole dell’umana convivenza e delinque».

E cosa significherà la ”casa della Carità” per Cassino?

«Vorrei che tutte le nostre realtà diocesane possano collaborare ad un unico progetto. La carità è una delle virtù che ogni cristiano è chiamato a perseguire».

Lei ha invitato in particolare i giovani a darsi da fare.

«A dare sostanza alla loro gioventù, a non perdersi solo dietro play station e tv, che pure sono cose importanti a quell’età, ma non possono essere l’aspetto più significativo di una vita. Li ho sfidati a venire a vedere come si lavora e come si vive con gli emarginati, con i poveri, con gli stranieri.

Hanno risposto?

«Una risposta c’è stata, non grande come avrei voluto. Ma è importante anche che solo alcuni si impegnino e che se possibile facciano tendenza. Sogno però che la ”casa della carità” non sia solo di aiuto per i poveri ma un’opportunità di crescita per i nostri giovani e per i nostri formatori».

Quale messaggio partirà domani da Montecassino dove intorno al Papa saranno riuniti tutti gli abati e le abbadesse del mondo?

«Che anche nella diversità si può fare unità. Tutti gli abati e le abbadesse non necessariamente vivono la regola nello stesso modo, ma la forza della regola è proprio questa, è adattabile a qualsiasi popolazione, in qualsiasi parte del mondo perché tiene fermo un unico punto: che la verità viene da Gesù, per chi la vive qui o in Africa, in Colombia o in Argentina. Così rende possibile la convivenza pacifica e l’unità di fronte a valori universali, per chi crede e per i non credenti, valori come il rispetto della vita, la convivenza civile, il diritto allo studio, alla salute. Su questi valori qualunque etnia può fare unità.

Cambierà qualcosa per l’Abbazia dopo questa visita?

«Difficile dirlo per una abbazia che ha 1500 anni di storia e che ha visto salire una serie numerosa di papi. Certamente la visita di un Papa che ha preso il nome di San benedetto ci impegnerà di più a esprimere la nostra vita monastica, secondo le indicazioni della chiesa che ci saranno rivolte per bocca del Papa. Ascolteremo cosa avrà da dirci e poi saremo umili attuatori».

E da lunedì?

«Torneremo dolcemente nella secolare quiete dell’abbazia, per riprendere la vita monastica fatta di silenzio, preghiera, lavoro, ospitalità».

© Copyright Il Messaggero, 23 maggio 2009


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Sale l'attesa per l'arrivo di Papa Benedetto XVI

Per l'occasione Poste Italiane ha comunicato che saranno allestiti dei camper aziendali per uno speciale annullo filatelico legato all'evento

CASSINO

Tutto è pronto per la visita in città di Papa Benedetto XVI. Ieri pomeriggio sono stati ultimati i lavori di allestimento del palco dal quale il pontefice celebrerà la funzione eucaristica. Per l'occasione Poste Italiane ha comunicato che saranno allestiti dei camper aziendali per uno speciale annullamento filatelico legato proprio all'evento. Così come egli stessi ha ricordato nei giorni scorsi per il pontefice si tratta di un ritorno nell'abbazia di Montecassino, dopo averla visitata varie volte sia nei primi anni della sua venuta in Italia e sia nel periodo cardinalizio. Il 27 aprile 2005, nella sua prima udienza generale, Papa Joseph Ratzinger spiegò di aver preso il nome di Benedetto per legare il suo pontificato al grande "patriarca del monachesimo occidentale", "copatrono d'Europa". San Benedetto, osservava il Papa, rappresenta "un fondamentale punto di riferimento per l'unità dell'Europa e un forte richiamo alle irrinunciabili radici cristiane della sua cultura e della sua civiltà". La seconda parte della giornata, peraltro, sarà dedicata esclusivamente al mondo benedettino internazionale. Il Santo Padre incontrerà nella Basilica dell'Abbazia gli abati e le badesse benedettini che, da tutto il mondo, saliranno a Montecassino, insieme a un gran numero di monaci e monache della Congregazione (almeno 500). Il pontefice, come detto, conosce molto bene l'Abbazia, perché vi venne ospitato nel 2001 per scrivere il libro "Dio e il mondo".San Benedetto fu architetto e ingegnere del monastero di Montecassino, con l'idea che fosse un faro di ispirazione per gli altri monasteri del mondo, e lì definì la Regola benedettina seguita dai monaci. Secondo la tradizione, vi morì il 21 marzo dell'anno 547. "Dovremmo domandarci a quali eccessi si sarebbe spinta la gente del Medioevo se non si fosse levata questa voce grande e dolce", ha affermato il francese Jacques Le Goff, ritenuto uno dei più grandi storici del periodo medievale. Due secoli dopo la sua morte, saranno più di mille i monasteri guidati dalla sua Regola, centri di cultura che conservarono per l'umanità il patrimonio della letteratura classica, che altrimenti sarebbe stata in gran parte perduta. Il 1º aprile 2005, il giorno prima della morte di Giovanni Paolo II, il Cardinale Ratzinger pronunciò una storica conferenza nel monastero di Santa Scolastica, a Subiaco, in cui spiegava l'importanza della figura di San Benedetto per il mondo di oggi. "Ciò di cui abbiamo soprattutto bisogno in questo momento della storia - disse - sono uomini che, attraverso una fede illuminata e vissuta, rendano Dio credibile in questo mondo".

© Copyright Il Tempo, 23 maggio 2009


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Le visite dei Papi a Montecassino
Quattro distruzioni in mille anni per una basilica ostinata



ROMA, sabato, 23 maggio 2009 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito l'articolo a firma di don Faustino Avagliano, Benedettino Archivista dell'abbazia di Montecassino, apparso su “L'Osservatore Romano”.

* * *

«I fasti del monastero cassinese costituiscono, nella sua lunga storia ultramillenaria, una parte non piccola della Chiesa romana». Così Pio X nel 1913, nell'anno della consacrazione della rinnovata cripta di Montecassino, scriveva nel suo breve pontificio (Archicoenobium Casinense, 10 febbraio 1913), inviato all'abate di Montecassino Gregorio Diamare.

Nella distrutta basilica cassinese un bel dipinto dovuto al pennello di Paolo de Matteis attirava l'attenzione dei visitatori per la particolare iconografia che lo caratterizzava. Alcuni pellegrini in cammino verso Montecassino, per venerare e pregare sulla tomba di san Benedetto, incontrano sulla loro strada un ecclesiastico. Questi si unisce ai viandanti che gli chiedono chi fosse. «Sono l'apostolo Pietro — risponde — e vado a Montecassino per celebrarvi con Benedetto la mia festa, poiché non mi è possibile farla a Roma in questi giorni di agitazione». Il racconto illustrato nell'affresco è riportato in una delle cronache cassinesi medievali, e il testo citato è preso da una traduzione del Leccisotti.

Esso esprime molto bene il contributo che i figli di san Benedetto nel corso dei secoli hanno offerto alla causa della Sede Apostolica in uomini e mezzi. A cominciare da Montecassino, dal cui seno uscirono anche tre Pontefici. Federico di Lorena, abate di Montecassino (1057-1058) e l'abate Desiderio (1058-1087) salirono sulla cattedra di Pietro nel secolo XI: il primo con il nome di Stefano IX il 3 agosto 1057 (morirà il 29 marzo 1058) e il secondo, successore di Gregorio VII, prese il nome di Vittore III (eletto Papa il 24 maggio 1086, morì a Montecassino il 16 settembre 1087). Negli anni 1118-1119 il terzo monaco cassinese a salire sul trono di Pietro fu Gelasio ii di Gaeta, che è ricordato anche per aver introdotto, nella curia pontificia, nuovamente il cursus nella stesura dei documenti papali.

E in questi anni molti vescovi di diocesi non solo vicine, ma anche lontane come Alfano arcivescovo di Salerno, vengono scelti dalla comunità cassinese, che al tempo dell'abate Desiderio era particolarmente numerosa.

Attraverso scritti specifici, e soprattutto con testi agiografici richiesti dai vescovi vicini per favorire il culto dei santi patroni delle loro diocesi e chiese, Montecassino partecipò attivamente alla causa della riforma della Chiesa, quella che va sotto il nome di Riforma gregoriana. Molti codici con numerose vite di santi (la maggior parte composte nei secoli X-XII) si conservano ancora oggi nell'archivio di Montecassino.

Urbano II (1088-1099), successore di Vittore III e uscito anch'egli dalle file monastiche e precisamente dal monastero di Cluny, in un documento inviato a Montecassino, scrive: «La magnificenza della vostra benignità è venuta in aiuto alla Santa Romana Chiesa, ci spinge a essere molto inclinati al vostro luogo. Questo luogo infatti è stato e resta il sollievo dei poveri fuggiaschi, il rifugio degli stanchi, l'inestimabile quiete dei figli della Sede Apostolica» (Praeter generale).

E ancora Pasquale II (1099-1118), anch'egli monaco cluniacense, esprime molto bene questo clima di grande collaborazione tra il monastero cassinese e la Sede Apostolica: «Sia per riverenza al nostro padre san Benedetto, che per i meriti vostri e dei vostri predecessori, riconosciamo di dover molto al vostro luogo» (Cum pro).

Si registra inoltre una coincidenza di date, puramente casuale ma pur sempre significativa. La prossima visita di Benedetto XVI sarà fatta nel giorno dell'Ascensione che quest'anno cade il 24 maggio. Ed è il giorno della elezione a Sommo Pontefice dell'abate Desiderio, il 24 maggio 1086. Un Papa che riposa a Montecassino, nell'altare più vicino alla sagrestia, con un bel dipinto sopra l'altare che raffigura san Benedetto che consegna la Regola e il pastorale all'abate Desiderio, dovuto al pennello di Pietro Annigoni.

Per i tempi più vicini a noi ricordiamo Pio XII, che si adoperò molto, ma inutilmente, per far evitare la distruzione dell'abbazia nel 1944. Egli volle partecipare con la sua paterna benevolenza al centenario della morte di san Benedetto (1947) inviando ai fedeli della Chiesa intera la bellissima enciclica Fulgens radiatur, che diede conforto e slancio soprattutto alla comunità cassinese, guidata allora dall'abate Ildefonso Rea, nella ricostruzione del monastero «dov'era e com'era».

Esattamente venti anni dopo il bombardamento dell'abbazia, il 24 ottobre 1964 Paolo VI, durante una fase del concilio Vaticano II, accompagnato da una ventina di cardinali e da alcune centinaia di vescovi partecipanti al concilio e numerosi abati, salì sull'Arce cassinese per consacrare la ricostruita basilica e proclamare san Benedetto patrono d'Europa, con il breve Pacis nuntius. Paolo vi poneva ufficialmente il suggello all'avvenuta ricostruzione, pronunziando anche nell'omelia durante la messa un discorso di ampio respiro, che tracciava gli elogi più belli della vita monastica voluta da san Benedetto con la sua Regola e da qui diffusa in tutta l'Europa.

Successivamente alla vigilia del XV centenario della nascita di Benedetto, Giovanni Paolo ii salì la prima volta a Montecassino nel maggio del 1979 per pregare sulla tomba del santo e fare una visita al cimitero militare polacco. Poi ritornò l'anno seguente per festeggiare, insieme con tutti gli abati benedettini, accorsi da ogni parte del mondo, e numerose abbadesse, il centenario della nascita di san Benedetto nel 1980.

Nelle precedenti consacrazioni della basilica cassinese, ricostruita ogni volta più bella dopo le distruzioni che si susseguirono per ben quattro volte nella storia millenaria dell'abbazia, furono sempre i Sommi Pontefici a celebrare il solenne rito della Dedicazione.

Rimase scolpita nella storia di Montecassino quella fatta da Alessandro II il 1° ottobre 1071 al tempo dell'abate Desiderio, e che il pennello di Luca Giordano aveva mirabilmente ritratto nel grande dipinto della parete interna della facciata della basilica. Il bozzetto nella sua bellezza si può ancora ammirare nel museo dell'abbazia. Così pure la dedica della chiesa abbaziale, ricostruita da Petronace nella prima metà del secolo VIII, secondo la tradizione fu anch'essa fatta da un Papa e precisamente da Zaccaria (741-752). La Chronica sancti Benedicti casinensis scrive: «In seguito Papa Zaccaria, uomo caro a Dio, diede al venerabile Petronace molte cose utili, cioè i libri della Scrittura e qualsiasi altra cosa che potesse servire a un monastero. Egli inoltre, con paterna pietà, concesse la Regola che il beato padre Benedetto aveva scritto con le sue sante mani» (parte iii, capitolo 5).

Nel chiostro dei benefattori di Montecassino sei statue di Papi stanno lì a ricordare ai visitatori le benemerenze dei Sommi Pontefici verso la Casa di san Benedetto. Sul lato a sinistra guardando la facciata della basilica: Gregorio Magno biografo del santo (il grande Pontefice dedica l'intero libro ii dei suoi Dialogi al patriarca Cassinese), Gregorio II — il Papa che invia l'abate Petronace a Montecassino nel 720 circa per la prima ricostruzione dopo il saccheggio operato dai Longobardi nel 577 —, Zaccaria (secondo la tradizione il Papa che concede molti privilegi alla risorta abbazia di Montecassino e ne consacra la ricostruita basilica) e Vittore III, che per un trentennio circa governò il monastero di Montecassino con il nome di Desiderio. Altre due statue di Pontefici sono sul lato di fronte alla basilica: Benedetto XIII (che nel 1727 consacrò la basilica di Montecassino, quella poi distrutta dai bombardamenti del 15 febbraio 1944), e Benedetto XIV. Inoltre sul quadriportico, che è sulla sommità della grande scalea che dal chiostro bramantesco porta a quello dei benefattori avanti la basilica, altre due statue di Papi sono ben visibili in apposite nicchie. A destra: Urbano V, che proveniva dalle file monastiche e si adoperò molto per la ricostruzione di Montecassino dopo il terremoto del 1349; e Clemente XI che si rese benemerito verso i cassinesi unendo, all'inizio del Settecento, l'abbazia di San Vincenzo al Volturno e la giurisdizione spirituale sui paesi circostanti all'abbazia territoriale di Montecassino.

Accanto ai Sommi Pontefici appena nominati, dovremmo ricordare ancora i Papi che nel corso dei secoli hanno visitato anche più volte il monastero di Montecassino, per pregare sul sepolcro di san Benedetto. A Benedetto VIII, Leone IX, Nicolò II, Gregorio VII, Pasquale II, Callisto II, Onorio II, Innocenzo III, Innocenzo IV, Celestino V, andrebbero aggiunti anche tanti cardinali che sarebbero diventati Pontefici e che prima di essere eletti alla cattedra di Pietro si erano recati a far visita alla casa di san Benedetto.

A questo lungo elenco il 24 maggio si aggiungerà il nome di Benedetto XVI. Un evento al quale la comunità monastica e i fedeli tutti della diocesi abbaziale si stanno preparando con trepida attesa per essere confermati nella fede dalla parola del Vicario di Cristo.



L'OSSERVATORE ROMANO - Edizione quotidiana - del 24 maggio 2009

24/05/2009 16:20
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VISITA PASTORALE DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI A CASSINO E A MONTECASSINO (24 MAGGIO 2009) - (I)


CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA IN PIAZZA MIRANDA A CASSINO


Alle ore 9 di oggi il Santo Padre Benedetto XVI parte in elicottero dall’eliporto del Vaticano per la Visita Pastorale a Cassino e Montecassino.

All’atterraggio nel Campo sportivo "Salveti" di Cassino il Papa è accolto dalle Autorità politiche, civili ed ecclesiastiche. Quindi il Santo Padre raggiunge in auto Piazza Miranda, che da oggi, per decisione del Consiglio Comunale, prende il nome di Piazza Benedetto XVI. Qui riceve il saluto del Sindaco di Cassino, Dr. Bruno Scittarelli, che offre in dono, a nome della cittadinanza, una Croce astile romana del 1633.

Alle ore 10.15, in Piazza Miranda a Cassino, il Santo Padre Benedetto XVI presiede la Concelebrazione Eucaristica nella Solennità dell’Ascensione.

Nel corso della Santa Messa, introdotta dall’indirizzo di omaggio di Dom Pietro Vittorelli, Abate Ordinario di Montecassino, il Papa tiene la seguente omelia:


OMELIA DEL SANTO PADRE

Cari fratelli e sorelle!

"Riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra" (At 1,8). Con queste parole, Gesù si congeda dagli Apostoli, come abbiamo ascoltato nella prima Lettura. Subito dopo l’autore sacro aggiunge che "mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi" (At 1,9). E’ il mistero dell’Ascensione, che quest’oggi solennemente celebriamo. Ma cosa intendono comunicarci la Bibbia e la liturgia dicendo che Gesù "fu elevato in alto"? Si comprende il senso di questa espressione non a partire da un unico testo, neppure da un unico libro del Nuovo Testamento, ma nell'attento ascolto di tutta la Sacra Scrittura. L’uso del verbo "elevare" è in effetti di origine veterotestamentaria, ed è riferito all'insediamento nella regalità. L’Ascensione di Cristo significa dunque, in primo luogo, l'insediamento del Figlio dell'uomo crocifisso e risorto nella regalità di Dio sul mondo.

C’è però un senso più profondo non percepibile immediatamente. Nella pagina degli Atti degli Apostoli si dice dapprima che Gesù fu "elevato in alto" (v. 9), e dopo si aggiunge che "è stato assunto" (v. 11). L'evento è descritto non come un viaggio verso l'alto, bensì come un’azione della potenza di Dio, che introduce Gesù nello spazio della prossimità divina. La presenza della nuvola che "lo sottrasse ai loro occhi" (v. 9), richiama un'antichissima immagine della teologia veterotestamentaria, ed inserisce il racconto dell'Ascensione nella storia di Dio con Israele, dalla nube del Sinai e sopra la tenda dell'alleanza del deserto, fino alla nube luminosa sul monte della Trasfigurazione. Presentare il Signore avvolto nella nube evoca in definitiva il medesimo mistero espresso dal simbolismo del "sedere alla destra di Dio". Nel Cristo asceso al cielo, l’essere umano è entrato in modo inaudito e nuovo nell'intimità di Dio; l'uomo trova ormai per sempre spazio in Dio. Il "cielo" non indica un luogo sopra le stelle, ma qualcosa di molto più ardito e sublime: indica Cristo stesso, la Persona divina che accoglie pienamente e per sempre l’umanità, Colui nel quale Dio e uomo sono per sempre inseparabilmente uniti. E noi ci avviciniamo al cielo, anzi, entriamo nel cielo, nella misura in cui ci avviciniamo a Gesù ed entriamo in comunione con Lui. Pertanto, 1'odierna solennità dell’Ascensione ci invita a una comunione profonda con Gesù morto e risorto, invisibilmente presente nella vita di ognuno di noi.

In questa prospettiva comprendiamo perché l’evangelista Luca affermi che, dopo l'Ascensione, i discepoli tornarono a Gerusalemme "pieni di gioia" (24,52). La causa della loro gioia sta nel fatto che quanto era accaduto non era stato in verità un distacco: anzi essi avevano ormai la certezza che il Crocifisso- Risorto era vivo, ed in Lui erano state per sempre aperte all’umanità le porte della vita eterna. In altri termini, la sua Ascensione non ne comportava la temporanea assenza dal mondo, ma piuttosto inaugurava la nuova, definitiva ed insopprimibile forma della sua presenza, in virtù della sua partecipazione alla potenza regale di Dio. Toccherà proprio a loro, ai discepoli, resi arditi dalla potenza dello Spirito Santo, renderne percepibile la presenza con la testimonianza, la predicazione e l’impegno missionario. La solennità dell'Ascensione del Signore dovrebbe colmare anche noi di serenità e di entusiasmo, proprio come avvenne per gli Apostoli che dal Monte degli Ulivi ripartirono "pieni di gioia". Come loro, anche noi, accogliendo l’invito dei "due uomini in bianche vesti", non dobbiamo rimanere a fissare il cielo, ma, sotto la guida dello Spirito Santo, dobbiamo andare dappertutto e proclamare l’annuncio salvifico della morte e risurrezione del Cristo. Ci accompagnano e ci sono di conforto le sue stesse parole, con le quali si chiude il Vangelo secondo san Matteo: "Ed ecco io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28,19).

Cari fratelli e sorelle, il carattere storico del mistero della risurrezione e dell’ascensione del Cristo ci aiuta a riconoscere e a comprendere la condizione trascendente ed escatologica della Chiesa, la quale non è nata e non vive per supplire all’assenza del suo Signore "scomparso", ma piuttosto trova la ragione del suo essere e della sua missione nell’invisibile presenza di Gesù operante con la potenza del suo Spirito. In altri termini, potremmo dire che la Chiesa non svolge la funzione di preparare il ritorno di un Gesù "assente", ma, al contrario, vive ed opera per proclamarne la "presenza gloriosa" in maniera storica ed esistenziale. Dal giorno dell’Ascensione, ogni comunità cristiana avanza nel suo itinerario terreno verso il compimento delle promesse messianiche, alimentata dalla Parola di Dio e nutrita dal Corpo e Sangue del suo Signore. Questa è la condizione della Chiesa – ricorda il Concilio Vaticano II - mentre "prosegue il suo pellegrinaggio fra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio, annunziando la passione e morte del Signore fino a che Egli venga" (Lumen gentium, 8).

Fratelli e sorelle di questa cara Comunità diocesana, l’odierna solennità ci esorta a rinsaldare la nostra fede nella reale presenza di Gesù; senza di Lui nulla possiamo compiere di efficace nella nostra vita e nel nostro apostolato. E’ Lui, come ricorda l’apostolo Paolo nella seconda lettura, che "ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeti, ad altri ancora di essere evangelisti, ad altri di essere pastori e maestri per compiere il ministero allo scopo di edificare il corpo di Cristo" cioè la Chiesa. E ciò per giungere "all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio", essendo la comune vocazione di tutti formare "un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza a cui siamo chiamati" (Ef 4,11-13.14). In quest’ottica si colloca l’odierna mia visita che, come ha ricordato il vostro Pastore, ha l’obbiettivo di incoraggiarvi a "costruire, fondare e riedificare" costantemente la vostra Comunità diocesana su Cristo. Come? Ce lo indica lo stesso san Benedetto, che raccomanda nella sua Regola di niente anteporre a Cristo: "Christo nihil omnino praeponere" (LXII,11).

Rendo pertanto grazie a Dio per il bene che sta realizzando la vostra Comunità sotto la guida del suo Pastore, il Padre Abate Dom Pietro Vittorelli, che saluto con affetto e ringrazio per le cortesi parole che mi ha rivolto a nome di tutti. Con lui saluto la Comunità monastica, i Vescovi, i sacerdoti, i religiosi e le religiose presenti. Saluto le Autorità civili e militari, in primo luogo il Sindaco a cui sono grato per l’indirizzo di benvenuto, con cui mi ha accolto all’arrivo in questa Piazza Miranda, che da oggi porterà il mio nome. Saluto i catechisti, gli operatori pastorali, i giovani e quanti in vario modo si prendono cura della diffusione del Vangelo in questa terra carica di storia, che ha conosciuto durante la seconda guerra mondiale momenti di grande sofferenza. Ne sono silenziosi testimoni i tanti cimiteri che circondano la vostra risorta città, tra i quali ricordo in particolare quello polacco, quello tedesco e quello del Commonwealth. Il mio saluto si estende infine a tutti gli abitanti di Cassino e dei centri vicini: a ciascuno, specialmente agli ammalati e ai sofferenti, giunga l’assicurazione del mio affetto e della mia preghiera.

Cari fratelli e sorelle, sentiamo echeggiare in questa nostra celebrazione l’appello di san Benedetto a mantenere il cuore fisso sul Cristo, a nulla anteporre a Lui. Questo non ci distrae, al contrario ci spinge ancor più ad impegnarci nel costruire una società dove la solidarietà sia espressa da segni concreti. Ma come? La spiritualità benedettina, a voi ben nota, propone un programma evangelico sintetizzato nel motto: ora et labora et lege, la preghiera, il lavoro, la cultura. Innanzitutto la preghiera, che è la più bella eredità lasciata da san Benedetto ai monaci, ma anche alla vostra Chiesa particolare: al vostro Clero, in gran parte formato nel Seminario diocesano, per secoli ospitato nella stessa Abbazia di Montecassino, ai seminaristi, ai tanti educati nelle scuole e nei "ricreatori" benedettini e nelle vostre parrocchie, a tutti voi che vivete in questa terra. Elevando lo sguardo da ogni paese e contrada della diocesi, potete ammirare quel richiamo costante al cielo che è il monastero di Montecassino, al quale salite ogni anno in processione alla vigilia di Pentecoste. La preghiera, a cui ogni mattina la campana di san Benedetto con i suoi gravi rintocchi invita i monaci, è il sentiero silenzioso che ci conduce direttamente nel cuore di Dio; è il respiro dell’anima che ci ridona pace nelle tempeste della vita. Inoltre, alla scuola di san Benedetto, i monaci hanno sempre coltivato un amore speciale per la Parola di Dio nella lectio divina, diventata oggi patrimonio comune di molti. So che la vostra Chiesa diocesana, facendo proprie le indicazioni della Conferenza Episcopale Italiana, dedica grande cura all’approfondimento biblico, ed anzi ha inaugurato un itinerario di studio delle Sacre Scritture, consacrato quest’anno all’evangelista Marco e che proseguirà nel prossimo quadriennio per concludersi, a Dio piacendo, con un pellegrinaggio diocesano in Terra Santa. Possa l’attento ascolto della Parola divina nutrire la vostra preghiera e rendervi profeti di verità e di amore in un corale impegno di evangelizzazione e di promozione umana.

Altro cardine della spiritualità benedettina è il lavoro. Umanizzare il mondo lavorativo è tipico dell’anima del monachesimo, e questo è anche lo sforzo della vostra Comunità che cerca di stare a fianco dei numerosi lavoratori della grande industria presente a Cassino e delle imprese ad essa collegate. So quanto sia critica la situazione di tanti operai. Esprimo la mia solidarietà a quanti vivono in una precarietà preoccupante, ai lavoratori in cassa-integrazione o addirittura licenziati. La ferita della disoccupazione che affligge questo territorio induca i responsabili della cosa pubblica, gli imprenditori e quanti ne hanno la possibilità a ricercare, con il contributo di tutti, valide soluzioni alla crisi occupazionale, creando nuovi posti di lavoro a salvaguardia delle famiglie. A questo proposito, come non ricordare che la famiglia ha oggi urgente bisogno di essere meglio tutelata, poiché è fortemente insidiata nelle radici stesse della sua istituzione? Penso poi ai giovani che fanno fatica a trovare una degna attività lavorativa che permetta loro di costruirsi una famiglia. Ad essi vorrei dire: non scoraggiatevi, cari amici, la Chiesa non vi abbandona! So che ben 25 giovani della vostra Diocesi hanno partecipato alla scorsa Giornata Mondiale della Gioventù a Sydney: facendo tesoro di quella straordinaria esperienza spirituale, siate lievito evangelico tra i vostri amici e coetanei; con la forza dello Spirito Santo, siate i nuovi missionari in questa terra di san Benedetto!

Appartiene infine alla vostra tradizione anche l’attenzione al mondo della cultura e dell’educazione. Il celebre Archivio e la Biblioteca di Montecassino raccolgono innumerevoli testimonianze dell’impegno di uomini e donne che hanno meditato e ricercato come migliorare la vita spirituale e materiale dell’uomo. Nella vostra Abbazia si tocca con mano il "quaerere Deum", il fatto cioè che la cultura europea è stata la ricerca di Dio e la disponibilità al suo ascolto. E questo vale anche nel nostro tempo. So che voi state operando con questo stesso spirito nell’Università e nelle scuole, perché diventino laboratori di conoscenza, di ricerca, di passione per il futuro delle nuove generazioni. So pure che, in preparazione a questa mia visita, avete tenuto un recente convegno sul tema dell’educazione per sollecitare in tutti la viva determinazione a trasmettere ai giovani i valori irrinunciabili del nostro patrimonio umano e cristiano. Nell’odierno sforzo culturale teso a creare un nuovo umanesimo, fedeli alla tradizione benedettina voi intendete giustamente sottolineare anche l’attenzione all’uomo fragile, debole, alle persone disabili e agli immigrati. E vi sono grato che mi diate la possibilità di inaugurare quest’oggi la "Casa della Carità", dove si costruisce con i fatti una cultura attenta alla vita.

Cari fratelli e sorelle! Non è difficile percepire che la vostra Comunità, questa porzione di Chiesa che vive attorno a Montecassino, è erede e depositaria della missione, impregnata dello spirito di san Benedetto, di proclamare che nella nostra vita nessuno e nulla devono togliere a Gesù il primo posto; la missione di costruire, nel nome di Cristo, una nuova umanità all’insegna dell’accoglienza e dell’aiuto ai più deboli. Vi aiuti e vi accompagni il vostro santo Patriarca, con santa Scolastica sua sorella; vi proteggano i santi Patroni e soprattutto Maria, Madre della Chiesa e Stella della nostra speranza. Amen!





VISITA PASTORALE DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI A CASSINO E A MONTECASSINO (24 MAGGIO 2009) - (II)


LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DEL REGINA CAELI IN PIAZZA MIRANDA A CASSINO


Al termine della Santa Messa celebrata in Piazza Miranda a Cassino, il Papa guida la recita del Regina Caeli. Queste le parole del Santo Padre nell’introdurre la preghiera mariana del tempo pasquale:


PRIMA DEL REGINA CAELI

Cari fratelli e sorelle!

Ogni volta che celebriamo la Santa Messa, sentiamo echeggiare nel cuore le parole che Gesù affidò ai discepoli nell’Ultima Cena come un dono prezioso: "Vi lascio la pace, vi do la mia pace" (Gv 14,27). Quanto bisogno ha la comunità cristiana e l’intera umanità di assaporare appieno la ricchezza e la potenza della pace di Cristo! San Benedetto ne è stato grande testimone, perché l’ha accolta nella sua esistenza e l’ha fatta fruttificare in opere di autentico rinnovamento culturale e spirituale. Proprio per questo, all’ingresso dell’Abbazia di Montecassino e di ogni altro monastero benedettino, è posta come motto la parola "PAX": la comunità monastica, infatti, è chiamata a vivere secondo questa pace, che è dono pasquale per eccellenza. Come sapete, nel mio recente viaggio in Terra Santa mi sono fatto pellegrino di pace, e oggi – in questa terra segnata dal carisma benedettino – mi è data l’occasione per sottolineare, ancora una volta, che la pace è in primo luogo dono di Dio, e dunque la sua forza sta nella preghiera.

E’ dono affidato, però, all’impegno umano. Anche l’energia necessaria per attuarlo si può attingere dalla preghiera. E’ pertanto fondamentale coltivare un’autentica vita di preghiera per assicurare il progresso sociale nella pace. Ancora una volta la storia del monachesimo ci insegna che una grande crescita di civiltà si prepara nel quotidiano ascolto della Parola di Dio, che spinge i credenti ad un sforzo personale e comunitario di lotta contro ogni forma di egoismo e di ingiustizia. Solo imparando, con la grazia di Cristo, a combattere e vincere il male dentro di sé e nelle relazioni con gli altri, si diventa autentici costruttori di pace e di progresso civile. La Vergine Maria, Regina della Pace, aiuti tutti i cristiani, nelle diverse vocazioni e situazioni di vita, ad essere testimoni della pace, che Cristo ci ha donato e ci ha lasciato come missione impegnativa da realizzare dappertutto.

Oggi, 24 maggio, memoria liturgica della Beata Vergine Maria, Aiuto dei Cristiani - che è venerata con grande devozione nel santuario di Sheshan a Shanghai -, si celebra la Giornata di preghiera per la Chiesa in Cina. Il mio pensiero va a tutto il Popolo cinese. In particolare saluto con grande affetto i cattolici in Cina e li esorto a rinnovare in questo giorno la loro comunione di fede in Cristo e di fedeltà al Successore di Pietro. La nostra comune preghiera ottenga un 'effusione dei doni dello Spirito Santo, affinché l'unità fra tutti i cristiani, la cattolicità e l'universalità della Chiesa siano sempre più profonde e visibili.

Je suis heureux de saluer les pèlerins de langue française qui ont voulu participer à cette célébration ou qui nous sont unis par la radio ou par la télévision. Mon pèlerinage en ces lieux marqués par le souvenir de saint Benoît est l’occasion de l’invoquer aux intentions de l’Europe tout entière, dont il est aussi l’un des Patrons. Que son témoignage spirituel aide les peuples qui vivent sur ce continent à demeurer fidèles à leurs racines chrétiennes, et à édifier une Europe unie et solidaire, fondée sur la recherche de la justice et de la paix. Que Dieu vous bénisse !

I greet the English-speaking pilgrims who have come here today to Monte Cassino. From the heights of this mountain we contemplate with joy our risen and ascended Lord, who has taken his seat in heaven at the right hand of the Father. Where he has gone, we hope to follow. In this place, where so many lost their lives in the battles that were fought during the Second World War, we pray especially for the souls of the fallen, commending them to God’s infinite mercy, and we pray for an end to the wars that continue to afflict our world. May God pour out his blessings upon all of you and upon your loved ones at home.

Einen herzlichen Gruß richte ich an die deutschsprachigen Gäste hier in Cassino wie auch an alle, die über Rundfunk und Fernsehen mit uns verbunden sind. Gerne nehme ich eure Anliegen mit auf den Berg, wenn ich dort am Grab des heiligen Benedikt, des Patrons Europas, für den Frieden auf diesem Kontinent und in der Welt bete. Ebenso gedenke ich aller Gefallenen des Zweiten Weltkriegs, wenn ich am Abend stellvertretend den nahegelegenen polnischen Soldatenfriedhof besuche. Es fügt sich, daß genau heute sich zum hundertsten Mal der Todestag von Abt Franz Pfanner aus Vorarlberg jährt, dem Gründer der Kongregation der Missionare von Mariannhill. Nehmen wir ein Wort dieses Mönchs und Missionars mit in die neue Woche hinein: „Laß das Licht der Freude und des Frohsinns brennen und behüte es in deiner Seele". Ja, lassen wir dieses Licht Christi in uns nicht ausgehen! Der Herr geleite euch auf allen Wegen.

Queridos hermanos y hermanas, en esta solemnidad de la Ascensión del Señor, que hoy se celebra en muchos lugares, os invito a pedir constantemente por la Iglesia, para que, exultante de gozo por la resurrección de Cristo y con la fuerza del Espíritu Santo, continúe anunciando con fidelidad el Evangelio de la salvación y dando testimonio de la caridad con la palabra y las obras. Feliz domingo.

Serdeczne pozdrowienie kieruję do Polaków. Po południu udam się na polski cmentarz, aby uczcić pamięć wszystkich żołnierzy różnych narodowości, którzy dali świadectwo odwagi i tu ponieśli śmierć. Za wstawiennictwem św. Benedykta prośmy Boga, abyśmy dzięki modlitwie i pracy odkrywali nowe przestrzenie wolności, i by trwał pokój w Europie i na całym świecie. Niech Bóg wam błogosławi!

[Un cordiale saluto rivolgo ai polacchi. Nel pomeriggio mi recherò al Cimitero polacco, per rendere onore alla memoria di tutti i militari di diverse nazioni che diedero testimonianza valorosa e qui persero la vita. Per l’intercessione di San Benedetto chiediamo a Dio che, grazie alla preghiera e al lavoro, scopriamo le nuove dimensioni della libertà, e che la pace duri in Europa e in tutto il mondo. Dio vi benedica!]

E infine saluto con grande affetto voi tutti, abitanti di Cassino e del suo territorio! Vi ringrazio per la vostra accoglienza, in particolare quanti avete in diversi modi collaborato alla preparazione della mia visita. La Madonna vegli sempre su di voi e vi dia la forza di perseverare nel bene. Un pensiero speciale rivolgo anche ai ragazzi della Diocesi di Genova, radunati in questo momento a Roma, in Piazza San Pietro, per festeggiare la loro Cresima. In questa domenica, in cui si celebra la Giornata delle comunicazioni sociali, con fiducia filiale invochiamo Maria Ausiliatrice con la preghiera del Regina caeli.



SOSTA ALLA "CASA DELLA CARITÀ" DI CASSINO

Conclusa la Celebrazione Eucaristica in Piazza Miranda a Cassino, il Papa parte in auto per l’Abbazia di Montecassino. Lungo il tragitto, si ferma alla "Casa della Carità" in via Casilina, voluta dall’Abbazia di Montecassino e creata con l’aiuto della Regione Lazio per accogliere persone bisognose di aiuto, poveri e immigrati. Qui è salutato dall’On. Pietro Marrazzo, Presidente della Regione Lazio, e dal Dr. Bruno Scittarelli, Sindaco di Cassino. Il Santo Padre scopre la targa a ricordo dell’evento, e con una Preghiera benedice e inaugura la struttura.





VISITA PASTORALE DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI A CASSINO E A MONTECASSINO (24 MAGGIO 2009) - (III)

Alle ore 13.30 il Santo Padre Benedetto XVI giunge all’Abbazia di Montecassino. Alla porta del Monastero è accolto dall’Abate, Dom Pietro Vittorelli, con il rito della lavanda delle mani, secondo la Regola di San Benedetto. Nel Monastero il Papa pranza e compie una sosta di riposo.

Alle 16.30 il Santo Padre incontra la Comunità Monastica di Montecassino, e saluta poi alcuni organizzatori della Visita. Quindi processionalmente, al canto delle "Laudes regiae", si avvia verso la Basilica per la celebrazione dei Vespri.


CELEBRAZIONE DEI VESPRI NELL’ABBAZIA DI MONTECASSINO

Nella Basilica dell’Abbazia di Montecassino, alle ore 17 il Santo Padre Benedetto XVI presiede la celebrazione dei Vespri con la partecipazione degli Abati e delle Comunità di Monaci e Monache Benedettini. Al termine, il Papa venera le Reliquie di San Benedetto e di Santa Scolastica, che sono sepolti dietro l’altare maggiore della Basilica. Dell’avvenuta venerazione viene letto il "Rogito".

Nel corso della celebrazione dei Vespri, dopo il saluto di Dom Pietro Vittorelli, Abate Ordinario di Montecassino, il Papa tiene l'omelia.



VISITA AL CIMITERO MILITARE POLACCO DI MONTECASSINO E PREGHIERA PER I CADUTI DI TUTTE LE GUERRE E DI TUTTE LE NAZIONI

Terminata la celebrazione dei Vespri, alle ore 18 il Papa esce dalla Basilica sulla "Loggia del Paradiso", per raggiungere in auto il vicino Cimitero Militare Polacco. Dopo la visita privata al cimitero, il Papa si porta sul piazzale centrale dove accende una lampada votiva e recita la preghiera per i caduti di tutte le guerre e di tutte le Nazioni.


Conclusa la visita al Cimitero, il Santo Padre raggiunge in auto il Piazzale Pax dell’Abbazia di Montecassino e da qui, preso congedo dalle autorità che lo avevano accolto al mattino, alle ore 18.30 parte in elicottero alla volta del Vaticano, dove l’arrivo è previsto per le ore 19.





Il Papa a Montecassino: l'Europa riparta da San Benedetto



Il Papa è arrivato stamani, alle 9.30 circa, a Cassino. Nella Solennità dell’Ascensione celebra la Messa nella centrale Piazza Miranda, ribattezzata per l'occasione Piazza Benedetto XVI. Nel pomeriggio si recherà nell’Abbazia benedettina di Montecassino per recitare i Vespri con la comunità monastica. Tante le iniziative promosse dalla diocesi, in questi giorni, per accogliere il Papa: ieri sera i ragazzi di Cassino si sono ritrovati in Piazza Labriola per uno spettacolo intitolato “Aspettando B16”. Il viaggio del Papa si caratterizza in particolare per la sua dimensione benedettina. Fin dall’infanzia in Baviera, come confidò nella sua prima udienza generale dopo l’elezione alla Cattedra di Pietro, il Papa è sempre stato legato alla figura di San Benedetto. Per questo la visita alla diocesi di Montecassino assume un significato davvero particolare, come ci riferisce il nostro inviato Alessandro Gisotti:

“Abbiamo bisogno di uomini come San Benedetto” che a Montecassino mise insieme le forze “per formare un mondo nuovo”: basta ricordare queste parole pronunciate dall’allora cardinale Ratzinger nell’aprile 2005, pochi giorni prima della sua elezione a Pontefice, per cogliere immediatamente il significato simbolico della visita di Benedetto XVI nella culla del monachesimo occidentale. Molti a Cassino ricordano con orgoglio che il Papa è di casa in questa terra benedettina. Nell’abbazia di Montecassino, nel 2001, l’allora porporato tedesco scrisse il libro-colloquio “Dio e il mondo”. E nel 2004 vi tornò per celebrare una Messa per la Pontificia Accademia delle Scienze. La visita, pur se concentrata in una sola giornata, vivrà quattro momenti diversi, tutti particolarmente intensi: innanzitutto la Messa, celebrata con i vescovi del Lazio, nella centrale Piazza Miranda che si chiamerà d’ora in poi “Piazza Benedetto XVI”.

Dopo la recita del Regina Caeli, il Pontefice inaugurerà la Casa della Carità, presso l’ospedale “Gemma de Bosis”. Una struttura per immigrati senza fissa dimora voluta dall’abate di Montecassino, dom Pietro Vittorelli. Nel pomeriggio, dunque, il terzo momento con la recita dei Vespri nella suggestiva cornice dell’Abbazia, dove riposano le spoglie di San Benedetto, che proprio qui a Montecassino, intorno al 534, dettò la Regola dell’Ordine monastico da lui fondato. Con questa Regola, sottolineò Benedetto XVI all’Angelus del 10 luglio del 2005, San Benedetto gettò il seme di una nuova civiltà capace di integrare i valori cristiani con l’eredità classica. E spiegò, come poi avrebbe ribadito nel memorabile discorso al College des Bernardins di Parigi, che scopo fondamentale di San Benedetto e dei monaci era cercare Dio, Quaerere Deum. Una ricerca, è il suo costante appello, che rimane anche oggi il fondamento di ogni vera cultura.

Ultimo evento della giornata, altrettanto significativo, sarà la visita di Benedetto XVI al cimitero polacco, dove riposano oltre mille soldati, caduti nella sanguinosa battaglia che, nel 1944, vide contrapposte le forze alleate e le truppe del Terzo Reich sulla cosiddetta “Linea Gustav”. Una visita in forma privata, eppure di grande valore che si inscrive nell’impegno di Papa Benedetto per la purificazione della memoria e la riconciliazione, che lo ha già portato ad Auschwitz-Birkenau, nel 2006, e allo Yad Vashem, la settimana scorsa. A dare ancor più rilevanza a questa visita è la coincidenza con il 65.mo anniversario del terribile bombardamento della città cassinate e dell’Abbazia di Montecassino da parte dell’aviazione americana. L’ultima delle distruzioni sofferte dal monastero fondato da San Benedetto nel 529: prima i longobardi nel 574, poi i saraceni nell’883 e ancora un devastante terremoto nel 1349. Ma fedele al suo motto, “Succisa virescit”, l’Abbazia è sempre tornata a germogliare, ad essere centro di irradiazione del Vangelo e scrigno di un patrimonio culturale inestimabile.

Per guardare con fiducia al futuro, l’Europa deve ripartire da San Benedetto, dai suoi insegnamenti, ha detto tante volte il Papa. Ed oggi, in questo luogo simbolo della civiltà europea risuonano forti le parole pronunciate da Benedetto XVI il 9 aprile del 2008 nell’udienza generale dedicata al fondatore dell’Ordine benedettino: “Per creare una unità nuova e duratura sono certo importanti” gli strumenti politici ed economici, “ma occorre anche suscitare un rinnovamento etico e spirituale che attinga alle radici cristiane del Continente, altrimenti non si può ricostruire l’Europa”.




Il Papa a Cassino: cultura europea è ricerca di Dio e attenzione ai più deboli. Il saluto ai cattolici in Cina


Benedetto XVI è a Cassino, terra di San Benedetto e Santa Scolastica, per una visita pastorale di un giorno. Stamani, durante la Messa nel cuore di Cassino, “Città martire” della Seconda Guerra Mondiale, il Papa ha levato un vibrante appello per la pace nel mondo ed ha ribadito che il vero umanesimo non può prescindere dalla ricerca di Dio. Un nuovo umanesimo, è stata la sua esortazione, deve mostrare attenzione verso gli ultimi, i bisognosi e gli immigrati. Il Papa ha inoltre espresso solidarietà agli operai della zona disoccupati e cassintegrati. Da Cassino, il nostro inviato Alessandro Gisotti:

Canto


San Benedetto e il monachesimo hanno ancora tanto da offrire all’Europa, ai suoi popoli, alla sua civiltà: è il forte messaggio che Benedetto XVI ha lanciato da Cassino nella Messa concelebrata con i vescovi del Lazio, davanti ad almeno ventimila fedeli, che hanno accolto il passaggio della “Papamobile” con uno sventolio di bandierine del Vaticano e canti festosi.


Canto


Il Papa ha ricevuto il saluto del sindaco di Cassino, Bruno Scittarelli che ha annunciato, tra uno scroscio di applausi, che il luogo della celebrazione, già Piazza Miranda, si chiamerà ora “Piazza Benedetto XVI”. Quindi, è stata la volta del vescovo abate dom Pietro Vittorelli, che ha salutato con emozione il Papa che porta il nome di San Benedetto:


“Un Papa di nome Benedetto che visita la Terra di San Benedetto è una parola fin troppo eloquente delle misericordia di Dio che ancora una volta benedice questa nostra terra, una terra che ha visto distruzioni e riedificazioni, ma che ha fatto della pace il suo orgoglio”.


Benedetto XVI ha subito invocato il dono della pace per l’umanità, appello particolarmente significativo in questa terra che ha commemorato proprio in questi giorni il 65.mo anniversario della devastante Battaglia di Montecassino. Poi, nell’omelia, ha messo l’accento sull’attualità della tradizione benedettina. Ancora oggi, ha detto il Papa, sentiamo echeggiare l’appello di San Benedetto a mantenere il cuore fisso su Cristo, “a nulla anteporre a Lui”. Montecassino, ha aggiunto, ci ricorda su quali solide fondamenta è cresciuta la cultura del Vecchio Continente:


“Nella vostra Abbazia si tocca con mano il ‘quaerere Deum’, il fatto cioè che la cultura europea è stata la ricerca di Dio e la disponibilità al suo ascolto. E questo vale anche nel nostro tempo”.


Ora et labora et lege, “la preghiera, il lavoro e la cultura”: questo motto, ha spiegato il Pontefice, sintetizza il programma evangelico proposto dalla spiritualità benedettina. Si è dunque soffermato su ognuno di questi tre pilastri indicati da San Benedetto. Innanzitutto la preghiera, “la più bella eredità lasciata” dal fondatore dell’Ordine benedettino:


“Elevando lo sguardo da ogni paese e contrada della diocesi, potete ammirare quel richiamo costante al cielo che è il monastero di Montecassino, al quale salite ogni anno in processione alla vigilia di Pentecoste. La preghiera, a cui ogni mattina la campana di san Benedetto con i suoi gravi rintocchi invita i monaci, è il sentiero silenzioso che ci conduce direttamente nel cuore di Dio; è il respiro dell’anima che ci ridona pace nelle tempeste della vita”.


Ed ha aggiunto: “Alla scuola di San Benedetto, i monaci hanno sempre coltivato un amore speciale per la Parola di Dio nella lectio divina, diventata oggi patrimonio comune di molti”. Di qui l’invito ai fedeli affinché l’ascolto della Parola di Dio possa renderli “profeti di verità e di amore in un corale impegno di evangelizzazione e di promozione umana”. Ha così rivolto il pensiero al lavoro, altro cardine della spiritualità benedettina. “Umanizzare il mondo lavorativo – ha rilevato – è tipico dell’anima del monachesimo”. Uno sforzo, ha detto ancora, che si concretizza nello stare a fianco dei numerosi lavoratori della grande industria presente a Casino. Ed ha espresso solidarietà agli operai che vivono una preoccupante situazione di precarietà:


“La ferita della disoccupazione che affligge questo territorio induca i responsabili della cosa pubblica, gli imprenditori e quanti ne hanno la possibilità a ricercare, con il contributo di tutti, valide soluzioni alla crisi occupazionale, creando nuovi posti di lavoro a salvaguardia delle famiglie”.


In particolare, il Papa ha chiesto un impegno in favore della famiglia, “oggi fortemente insediata” e dei “giovani che fanno fatica a trovare una degna attività lavorativa che permetta loro di costruirsi una famiglia”. A loro, il Santo Padre ha rivolto parole di incoraggiamento. E, ancora, ha invitato i ragazzi della diocesi che hanno preso parte alla GMG di Sydney ad essere “lievito evangelico” tra i propri coetanei. “Nell’odierno sforzo culturale teso a creare un nuovo umanesimo – ha detto ancora - fedeli alla tradizione benedettina voi intendete giustamente sottolineare anche l’attenzione all’uomo fragile, debole, alle persone disabili e agli immigrati”:


“Non è difficile percepire che la vostra Comunità, questa porzione di Chiesa che vive attorno a Montecassino, è erede e depositaria della missione, impregnata dello spirito di san Benedetto, di proclamare che nella nostra vita nessuno e nulla devono togliere a Gesù il primo posto; la missione di costruire, nel nome di Cristo, una nuova umanità all’insegna dell’accoglienza e dell’aiuto ai più deboli”.


Nell’odierna Solennità dell’Ascensione, il Pontefice non ha poi mancato di offrire la sua riflessione su questo Mistero che, ha detto, dovrebbe colmarci di serenità ed entusiasmo, spronandoci a proclamare dappertutto l’annuncio della Risurrezione del Cristo:


“Nel Cristo asceso al cielo, l’essere umano è entrato in modo inaudito e nuovo nell'intimità di Dio; l'uomo trova ormai per sempre spazio in Dio. Il ‘cielo’ non indica un luogo sopra le stelle, ma qualcosa di molto più ardito e sublime: indica Cristo stesso, la Persona divina che accoglie pienamente e per sempre l’umanità, Colui nel quale Dio e uomo sono per sempre inseparabilmente uniti”.


L’Ascensione, ha affermato il Papa, non è un distacco. Piuttosto inaugura la “nuova, definitiva ed insopprimibile forma” della presenza di Cristo, “in virtù della sua partecipazione alla potenza regale di Dio”. Ed ha evidenziato che la Chiesa non vive per “supplire all’assenza del suo Signore scomparso, ma piuttosto trova la ragione del suo essere e della sua missione nell’invisibile presenza di Gesù operante con la potenza del suo Spirito”.


Canto


Benedetto XVI ha salutato con affetto le autorità civili e coloro che hanno contribuito alla preparazione della visita. E qui ha ricordato quanto la gente di Cassino abbia sofferto durante la Seconda Guerra Mondiale. Ne sono silenziosi testimoni, ha osservato, i tanti cimiteri che circondano la città di Cassino. Al cimitero polacco, che visiterà in serata al termine del viaggio, il Papa ha fatto riferimento dopo la recita del Regina Caeli. Salutando i pellegrini venuti a Cassino dalla Polonia, Benedetto XVI ha invocato una pace duratura per l’Europa e per tutto il mondo. Invocazione espressa anche nei saluti in italiano:


“Quanto bisogno ha la comunità cristiana e l’intera umanità di assaporare appieno la ricchezza e la potenza della pace di Cristo! San Benedetto ne è stato grande testimone, perché l’ha accolta nella sua esistenza e l’ha fatta fruttificare in opere di autentico rinnovamento culturale e spirituale”.


Ricordando il suo recente viaggio in Terra Santa dove si è fatto “pellegrino di pace”, il Papa ha ribadito che “la pace è in primo luogo dono di Dio e dunque la sua forza sta nella preghiera”. Tuttavia, ha precisato, è un dono affidato all’impegno umano e dunque, come insegna la storia del monachesimo, l’ascolto della Parola di Dio deve spingere i credenti “ad uno sforzo personale e comunitario di lotta contro ogni forma di egoismo e di ingiustizia”. Per diventare “autentici costruttori di pace”, ha avvertito, bisogna imparare “a combattere e vincere il male dentro di sé e nelle relazioni con gli altri”. Nell’odierna Giornata di preghiera per la Chiesa in Cina, il Papa ha rivolto il suo pensiero a tutto il popolo cinese:


“In particolare saluto con grande affetto i cattolici in Cina e li esorto a rinnovare in questo giorno la loro comunione di fede in Cristo e di fedeltà al Successore di Pietro”.


La nostra comune preghiera, ha concluso, “ottenga un'effusione dei doni dello Spirito Santo, affinché l'unità fra tutti i cristiani, la cattolicità e l'universalità della Chiesa siano sempre più profonde e visibili”. Infine, ha rinnovato la sua gratitudine ai fedeli di Cassino che hanno risposto con entusiasmo:

“Vi ringrazio per la vostra accoglienza, in particolare quanti avete in diversi modi collaborato alla preparazione della mia visita. Grazie di cuore!"


Applausi





L'abate primate Nokter Wolf: la società si costruisce se l'uomo non diventa Dio ma vede se stesso alla luce dell'amore di Dio



“Quaerere Deum”, cercare Dio: su questa ricerca – ha detto il Papa, riprendendo San Benedetto - si è fondata l’Europa. Come ripartire da questa esortazione benedettina? Alessandro Gisotti lo ha chiesto a Dom Notker Wolf, Abate Primate dei Benedettini Confederati:

R. – Bisogna fare capire alla gente che il cammino odierno “quaerere” l’uomo invece di Dio è sbagliato perché se io metto l’uomo al centro di tutto, allora al centro sono “io”, è solo egoismo e la società si distrugge. La società è crollata e adesso lo vediamo anche in Europa. Per esempio con la crisi finanziaria abbiamo visto che è stato il desiderio dell’individuo di avere più soldi, il più possibile, benché egli stesso poi non possa sfruttare tutto quello che prende dalla società. Questa spinta egoistica è un istinto, un impeto forte, interiore ad avere sempre di più e a non essere mai soddisfatto. Se l’individuo ha molti soldi allora vuole confrontarsi con altri che sono molto ricchi e allora vuole essere il primo della lista: in questo modo l’uomo perde il senso, la misura: cerca l’uomo ma in realtà cerca se stesso e si perde.


D. – In questo senso il primato di Dio torna anche nel lavoro. Sappiamo quanto sia presente questo aspetto del lavoro nella regola di San Benedetto e allora quanto è attuale il primato di Dio e della persona?


R. – Il primato di Dio comprende tutta la persona in tutto il suo essere: nella politica, nella vita sociale, nella responsabilità, anche per la difesa, per la sicurezza. In questo modo si può entrare in tutta la vita individuale e sociale.


D. – Ogni pellegrino che si avvicina all’ingresso di un monastero benedettino – lo vediamo qui a Montecassino e qui ha davvero un grande significato – incrocia lo sguardo con la scritta “Pax”, pace. La visita del Papa all’abbazia di Montecassino e poi al cimitero polacco, pochi giorni dopo il pellegrinaggio in Terra Santa, ha evidentemente anche un forte richiamo alla pace. Una sua riflessione…


R. – Montecassino è l’esempio più grande di quanto sia irrazionale e assurda la guerra. Sui monasteri benedettini c’è sempre la scritta “Pax”: è una pace che viene da Dio stesso, è un suo dono. Gesù ha detto, dopo la sua Resurrezione: “la pace sia con voi”. Il Papa venendo a Montecassino ha voluto dimostrare che dobbiamo costruire continuamente la pace. Il bombardamento di un monastero dove c’è scritto “pace” è un’assurdità che non si può capire. Basandoci su questa esperienza cerchiamo di costruire la pace e una pace che si basi sull’unità, sulla ricerca di Dio, sulla giusta misura umana. Che l’uomo accetti che è veramente creato da Dio e che l’uomo stesso non è Dio, ma che si vede nella luce di Dio, nell’amore di Dio. (Montaggio a cura di Maria Brigini)





La visita alla Casa della Carità: San Benedetto ha civilizzato l'Europa con un amore preferenziale per gli ultimi


Subito dopo la Messa il Papa si è recato ad inaugurare la Casa della Carità di Cassino: ha scoperto una targa a ricordo dell'evento, quindi ha benedetto il nuovo centro di accoglienza ricevendo un omaggio floreale di alcuni ospiti. Di questo centro ci parla il suo coordinatore, don Giovanni Coppola, al microfono di Alessandro Gisotti:


R. – La Casa della Carità è un centro di accoglienza per chi ha bisogno, di qualunque colore, di qualunque religione, da dovunque venga, viene accolto; chi ha bisogno bussa e noi cercheremo di aprire. L’idea iniziale l’ha avuta il padre abate: nel suo primo incontro con la diocesi, appena eletto, la sua omelia è stata tutta ispirata al tema degli ultimi: sono come i pastori che vanno ad adorare Cristo, che non erano accettati dalla società di allora. Quindi, partendo da questo presupposto, è nata poi quest’idea della Casa della Carità, che è stata realizzata nel vecchio ospedale “Gemma De Bosis” di Cassino.


D. – Che cosa significa l’inaugurazione del Papa di questa Casa della Carità?


D. – Forse, se non veniva il Papa, la cosa andava un po’ più per le lunghe; venendo il Papa, ci siamo pregiati di darci da fare, perché la presenza del Papa è per noi un impegno ulteriore a portare a termine questo grosso impegno; sono cose che bisogna fare, perché la gente che ha bisogno ce n’è tanta in giro.


D. – Casa della Carità: il Papa ha dedicato la sua prima Enciclica alla carità, quindi anche qui, rompere le barriere ed andare incontro agli ultimi…


R. – Anche nello spirito di San Benedetto, perché San Benedetto si rivolgeva agli umili, si rivolgeva alla gente povera, civilizzando l’Europa con l’amore. Noi, siamo sotto l’ombra di San Benedetto, per cui dipendiamo da lui e siamo impregnati di spirito benedettino, quindi spirito caritatevole.


Montecassino, oasi di pace, oasi dello spirito: ma qual è l’esperienza di chi ci abita quotidianamente? Alessandro Gisotti lo ha chiesto a don Benedetto Minchella, giovane parroco della Chiesa di Sant’Antonio da Padova a Cassino:


R. – Montecassino è per ciascuno di noi quel luogo dove si ferma il tempo. Io vedo che spesso, parlando con le persone, viene fuori quest’immagine simbolica che però, nello stesso tempo, è molto reale, proprio perché a frequentare Montecassino, essere partecipi delle liturgie così ben curate da parte della comunità monastica, essere inseriti comunque in un particolare tipo di preghiera che è quello monastico e di chi fa vita claustrale, è come se ci staccasse dallo spazio e dal tempo, ma non perché ce ne vogliamo separare, ma è proprio una sorta di ricarica nello spirito: un proverbio cassinese – che forse non tutti conoscono – dice: “chi Montecassino non vede, Paradiso non crede”, quindi credo che questo sia già significativo di per sé. E devo dire che, anche noi, culturalmente ed etnicamente parlando, siamo chiamati la “terra di San Benedetto”. Credo che ciascuno di noi percepisca molto forte quest’eredità che San Benedetto ci ha lasciato, proprio perché, se possiamo oggi dirci appartenenti alla Chiesa di Cristo, è perché comunque San Benedetto ha cominciato un’opera di evangelizzazione ben 15 secoli fa, che ancora oggi il monastero porta avanti. (Montaggi a cura di Maria Brigini)





La preghiera per i caduti di tutte le guerre nel Cimitero polacco di Montecassino


L’ultimo momento della giornata di Benedetto XVI a Montecassino sarà la visita al Cimitero polacco dove riposano 1052 soldati caduti nella drammatica battaglia per espugnare l’altura occupata dalle truppe tedesche, nel maggio del 1944. Si tratta di una visita breve in forma privata, ma di grande valore simbolico. Il Papa preghierà per i caduti di tutte le guerre e di tutte le nazioni. Ascoltiamo la prof.ssa Silvana Casmirri, direttore del Dipartimento di Storia dell’Università di Cassino, al microfono di Alessandro Gisotti:

R. – Questa visita di Benedetto XVI al Cimitero polacco ha un significato di riconciliazione della memoria, o meglio delle memorie, perché le memorie della Seconda Guerra Mondiale, proprio per i contenuti ideologici e fortemente connotati della guerra stessa, sono spesso state memorie divise. Invece, attraverso questa visita di un Papa tedesco ad un cimitero polacco, che è stato, come è noto, già visitato anche dal Papa precedente, Giovanni Paolo II, io credo che questa drammatica storia del ‘900 giunga ad un momento di riflessione e di metabolizzazione più profonda.


D. – Dopo la visita ad Auschwitz nel 2006, allo Yad Vashem pochi giorni fa, ora il Cimitero polacco di Montecassino. Proprio come Giovanni Paolo II, anche Benedetto XVI sottolinea la necessità di una purificazione della memoria ...


R. – Lei ha menzionato delle esperienze che si inscrivono tutte in quella drammatica totalizzante esperienza della Seconda Guerra Mondiale. Evidentemente è un passato che non passa. Pensiamo poi anche agli aspetti della deportazione. Tutto questo ha un quadro comune, il quadro della Seconda Guerra Mondiale. Un Papa che percorre i luoghi dove questa memoria è depositata, interiorizzata anche da chi è sopravvissuto, o dalle nazioni e dai popoli che hanno vissuto sulle loro spalle gli effetti devastanti della guerra, ha un significato tendente a ristabilire una circolarità del messaggio cristiano all’interno di una esperienza novecentesca, che è stata devastante.


D. – In questi giorni si è celebrato il 65.mo anniversario della battaglia di Montecassino. Come salvare la memoria di questo evento con il trascorrere degli anni?


R. – Si deve agire su più fronti. Le scuole devono avere un ruolo molto importante in questo. Poi Cassino, e anche la comunità benedettina, hanno una grande tradizione alle spalle, che deve continuare a portare avanti, una mirabile tradizione di giornate per la pace, gemellaggi con altre città, vittime di distruzioni totalizzanti nella Seconda Guerra Mondiale. Insistere sulla pace, in tempi in cui le guerre sono ormai a livello diffuso, endemiche, in questo mondo globalizzato, è l’unico modo per educare i sentimenti e le coscienze.







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LA VISITA PASTORALE

Cassino, bagno di folla per Benedetto XVI

La grande piazza porterà il suo nome

Papa Ratzinger è arrivato in elicottero per una visita alla città e al monastero di Montecassino. Ad accoglierlo tra gli altri il sottosegretario Gianni Letta, presenti anche Montezemolo e Bonanni

Cassino, 24 maggio 2009

Accolto dal sottosegretario Gianni Letta, dall’abate di montecassino don Pietro Vittorelli e dal sindaco di Cassino Bruno Scittarelli, Papa Ratzinger è arrivato questa mattina in elicottero a Cassino per una visita pastorale alla città e al monastero di Montecassino.
Il primo appuntamento è nella grande piazza che da domani si intitolerà piazza Benedetto XVI per ricordare l’evento di oggi (Dario Miranda era un calciatore del Cassino e gli sarà dedicato un campo sportivo). Un lungo applauso delle migliaia di fedeli che assistono al rito ha salutato l’annuncio di questa decisione da parte del sindaco che a nome della città ha anche donato al Pontefice una Croce astile romana del 1633.
Dopo aver ricevuto il saluto ufficiale il Pontefice è sceso dal palco e ha attraversato la piazza gremita per raggiungere a piedi la scarestia e indossare le vesti liturgiche. E nuovamente ha poi compiuto lo stesso percorso per guidare la processiona dei concelebranti, tra i quali ci sono il vicario di Roma, card. Agostino Vallini, e tutti i vescovi del Lazio.
Tra le autorità sono presenti anche il presidente della Fiat - che qui ha uno stabilimento - Luca Cordero di Montezemolo e il segretario della Cisl Raffaele Bonanni.

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Montecassino, il Papa nell'abbazia del patrono d'Europa

Alberto Bobbio

Montecassino (Frosinone)

La prima volta che vi salì, passò ore, insieme al fratello Georg, a suonare i diversi organi del monastero. Era il 13 giugno 1992 e il cardinale Joseph Ratzinger restò ammirato della potenza dei suoni, ma soprattutto dalla grandiosità dell'abbazia dove sono custodite le reliquie di San Benedetto.
Oggi Ratzinger torna a Montecassino con il nome di Benedetto, simbolo, per il Papa, dell'urgenza per l'Europa e l'Occidente di recuperare le sue radici cristiane. Celebrerà la Messa per la diocesi di Cassino, l'unica al mondo dove l'abate è anche vescovo, incontrerà tutti gli abati e le badesse benedettine del mondo, che sono circa cinquecento, guiderà i vespri, visiterà il cimitero polacco e inaugurerà la Casa della Carità, un centro di assistenza per i poveri, voluto dai frati e realizzato con il contributo della Regione Lazio. L'attesa è soprattutto per le parole che Ratzinger pronuncerà su San Benedetto, il monaco e il santo che più lo ha affascinato fin dall'inizio della sua vocazione, al punto che da giovane aveva pensato di diventare monaco proprio nel suo ordine. Ma sarà anche l'occasione per il Papa per fare il punto sull'Europa, di cui San Benedetto è patrono, proclamato da Paolo VI nel 1964, a due settimane dalle elezioni del Parlamento europeo.
Montecassino evoca un motto, che San Benedetto non ha mai scritto, «Ora et labora», che tuttavia è diventata la sintesi di un modo di mettere Dio nel cuore della storia e che oggi, secondo Ratzinger, va ripreso per ridare cittadinanza pubblica alla fede, visibilità al Vangelo nella cultura di un'Europa che invece tende a dimenticare le radici cristiane. Anche Paolo VI quando, in pieno Concilio Vaticano II, salì a Montecassino per riconsacrare la basilica, ricostruita dopo la furia dei bombardamenti del 1944, si soffermò su questo concetto, cuore del messaggio del monachesimo di San Benedetto, che Montini definì «messaggero di pace, maestro di civiltà, araldo della religione di Cristo».
Quest'anno sono 65 anni dalla distruzione del monastero. E solo da pochi anni la maggior parte degli storici concorda che fu un errore tragico, poiché l'avamposto poteva essere benissimo aggirato e la linea Gustav spezzata in altri punti e non sotto l'antica abbazia.
Il monastero venne bombardato da B17 alleati, ridotto in cumulo di polvere e macerie, poi venne dato l'ordine di assalto alla fanteria. Fu un massacro, combattimenti furiosi quasi corpo a corpo, perché i carri armati non potevano muoversi tra i crateri delle bombe e perché i tedeschi per primi occuparono le rovine e si trincerarono. Una collina venne chiamata «one million hill», collina da un milione di dollari, perché gli alleati calcolarono che per uccidere un solo nazista agli alleati costò 25 mila dollari in proiettili.
Oggi le colline attorno al monastero sono un contrappunto di cimiteri militari.
I primi a conquistare le rovine del monastero furono i polacchi dell'undicesimo Corpo d'armata. Morirono in oltre mille. Montecassino è così anche memoria della follia degli uomini.
Esattamente trent'anni fa Karol Wojtyla a Montecassino ricordò la tragedia con parole tremende: «Perché hanno combattuto gli uni contro gli altri uomini e nazioni? Sicuramente non li hanno spinti a questa terribile strage le verità del Vangelo e le tradizioni della grande cultura cristiana». Il cimitero dei polacchi, dove oggi Ratzinger pregherà, insieme a tutti gli altri, resta un monito, non ancora sufficiente, per l'umanità.

© Copyright Eco di Bergamo, 24 maggio 2009


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L'ultima visita di un pontefice risale a 29 anni fa

La presenza del Santo Padre oggi farà storia

Lorenza Di Brango

Un vero evento, preparato nei minimi dettagli.
Nulla è stato lasciato al caso affinché la giornata di oggi si svolgesse nel modo migliore. Le riunioni sono andate avanti per mesi: due i comitati che si sono formati, quello religioso che si è occupato dell'aspetto sacro della visita e quello tecnico operativo che invece ha organizzato, tra le altre cose, il piano sicurezza e viabilità. L'ultima visita di un Pontefice a Cassino risale a 29 anni fa. E la visita di Benedetto XVI rappresenta oggi una data storica. E come ogni evento che si rispetti, i numeri di questa giornata sono davvero imponenti. Quindicimila i pass che sono stati distribuiti: è questo il numero dei fedeli che riuscirà ad entrare a Campo Miranda, la piazza nella quale il pontefice celebrerà la messa. I posti a sedere però sono solamente 2.500, la maggior parte riservati alle autorità. Ma chi in questi giorni non è riuscito ad ottenere i pass (poiché sono esauriti venerdì), seguirà la celebrazione da uno dei tanti maxischermi allestiti in giro per la città. Solo a Piazza Green si prevedevano per questa mattina ben 4.000 persone. Grande dispiego anche di forze dell'ordine: poco meno di 600 uomini, di cui molti in borghese, che dovranno vigilare e fare in modo che tutto avvenga nella massima sicurezza. Saranno tenuti d'occhio i balconi degli appartamenti intorno alla piazza, dai quali la gente potrà tranquillamente affacciarsi (contrariamente alle voci di popolo che erano circolate nei giorni scorsi). Ci saranno poi circa 300 volontari della protezione civile, che distribuiranno 40mila bottigliette d'acqua. Un centinaio di scout, che invece distribuiranno cappellini e bandiere. E poi giornalisti da tutto il mondo, si parla di oltre 200. Tanti anche i volontari dell'Unitalsi, di parla di un centinaio. A loro spetterà il compito di accompagnare i malati ed i portatori di handicap all'interno della piazza. Per garantire anche i soccorsi, nell'ex campo boario, proprio alle spalle della piazza nella quale si terrà la messa, è stato allestito un ospedale da campo.

© Copyright Il Tempo, 24 maggio 2009


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Il Papa per i Vespri nella Basilica dell’Abbazia di Montecassino


CASSINO, domenica, 24 maggio 2009 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito l'omelia pronunciata questa domenica da Benedetto XVI nel presiedere, nella Basilica dell’Abbazia di Montecassino, la celebrazione dei Vespri con la partecipazione degli abati e delle comunità di monaci e monache benedettini.

* * *

Cari fratelli e sorelle della grande Famiglia benedettina!

Quasi a conclusione dell’odierna mia visita, mi è particolarmente gradito sostare in questo luogo sacro, in questa Abbazia, quattro volte distrutta e ricostruita, l’ultima volta dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale di 65 anni fa. “Succisa virescit”: le parole del suo nuovo stemma ne indicano bene la storia. Montecassino, come secolare quercia piantata da san Benedetto, è stata “sfrondata” dalla violenza della guerra, ma è risorta più vigorosa. Più di una volta ho avuto modo anch’io di godere dell’ospitalità dei monaci, e in questa Abbazia ho trascorso momenti indimenticabili di quiete e di preghiera. Questa sera vi siamo entrati cantando le Laudes regiae per celebrare insieme i Vespri della solennità dell’Ascensione di Gesù. A ciascuno di voi esprimo la gioia di condividere questo momento di preghiera, salutandovi tutti con affetto, grato per l’accoglienza che avete riservato a me e a quanti mi accompagnano in questo pellegrinaggio apostolico.

In particolare, saluto l’Abate Dom Pietro Vittorelli, che si è fatto interprete dei vostri comuni sentimenti. Estendo il mio saluto agli Abati, alle Abbadesse e alle comunità benedettine qui presenti. Oggi la liturgia ci invita a contemplare il mistero dell’Ascensione del Signore. Nella breve lettura, tratta dalla Prima Lettera di Pietro, siamo stati esortati a fissare lo sguardo sul nostro Redentore, che è morto “una volta per sempre per i peccati” per ricondurci a Dio, alla cui destra si trova “dopo essere salito al cielo e aver ottenuto la sovranità sugli angeli, i Principati e le Potenze” (cfr 1 Pt 3, 18.22). “Elevato in alto” e reso invisibile agli occhi dei suoi discepoli, Gesù non li ha tuttavia abbandonati: infatti, “messo a morte nel corpo, ma reso vivo nello spirito” (1 Pt 3,18), Egli è ora presente in modo nuovo, interiore nei credenti, ed in Lui la salvezza è offerta ad ogni essere umano senza differenza di popolo, lingua e cultura. La Prima Lettera di Pietro contiene precisi riferimenti agli eventi cristologici fondamentali della fede cristiana. La preoccupazione dell’Apostolo è quella di porre in luce la portata universale della salvezza in Cristo. Analogo assillo troviamo in san Paolo, del quale stiamo celebrando il bimillenario della nascita, che alla comunità di Corinto scrive: “Egli (il Cristo) è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risorto per loro” (2 Cor 5, 15).

Non vivere più per se stessi, ma per Cristo: ecco ciò che dà senso pieno alla vita di chi si lascia conquistare da Lui. Lo manifesta chiaramente la vicenda umana e spirituale di san Benedetto, che, abbandonato tutto, si pose alla fedele sequela di Gesù. Incarnando nella propria esistenza il Vangelo, è diventato iniziatore d’un vasto movimento di rinascita spirituale e culturale in Occidente. Vorrei qui fare cenno a un evento straordinario della sua vita, di cui riferisce il biografo san Gregorio Magno e a voi certamente ben noto. Si potrebbe quasi dire che anche il santo Patriarca fu “elevato in alto” in una indescrivibile esperienza mistica. La notte del 29 ottobre del 540, – si legge nella biografia – mentre, affacciato alla finestra, “con gli occhi fissi su delle stelle s’internava nella divina contemplazione, il santo sentiva che il cuore gli si infiammava…Per lui il firmamento stellato era come la cortina ricamata che svelava il Santo dei Santi. Ad un certo punto l’anima sua si sentì trasportata dall’altra parte del velo, per contemplare svelatamente il volto di Colui che abita entro una luce inaccessibile” (cfr A.I. Schuster, Storia di san Benedetto e dei suoi tempi, Ed. Abbazia di Viboldone, Milano, 1965, p. 11 e ss.). Di certo, analogamente a quanto avvenne per Paolo dopo il suo rapimento in cielo, anche per san Benedetto, a seguito proprio di tale straordinaria esperienza spirituale, dovette iniziare una vita nuova. Se infatti la visione fu passeggera, gli effetti rimasero, la stessa sua fisionomia – riferiscono i biografi – ne risultò modificata, il suo aspetto restò sempre sereno e il portamento angelico e, pur vivendo sulla terra, si capiva che con il cuore era già in Paradiso.

San Benedetto ricevette questo dono divino non certo per soddisfare la sua curiosità intellettuale, ma piuttosto perché il carisma di cui Iddio lo aveva dotato avesse la capacità di riprodurre nel monastero la vita stessa del cielo e ristabilirvi l’armonia del creato mediante la contemplazione e il lavoro. Giustamente, pertanto, la Chiesa lo venera come “eminente maestro di vita monastica” e “dottore di sapienza spirituale nell’amore alla preghiera e al lavoro”; “fulgida guida di popoli alla luce del Vangelo” che “innalzato al cielo per una strada luminosa” insegna agli uomini di tutti i tempi a cercare Dio e le ricchezze eterne da Lui preparate (cfr Prefazio del Santo nel supplemento monastico al MR, 1980, 153).

Sì, Benedetto fu esempio luminoso di santità e indicò ai monaci come unico grande ideale Cristo; fu maestro di civiltà che, proponendo un’equilibrata ed adeguata visione delle esigenze divine e delle finalità ultime dell’uomo, tenne sempre ben presenti anche le necessità e le ragioni del cuore, per insegnare e suscitare una fraternità autentica e costante, perché nel complesso dei rapporti sociali non si perdesse di mira un’unità di spirito capace di costruire ed alimentare sempre la pace. Non a caso è la parola Pax ad accogliere i pellegrini e i visitatori alle porte di questa Abbazia, ricostruita dopo l’immane disastro del secondo conflitto mondiale; essa si eleva come silenzioso monito a rigettare ogni forma di violenza per costruire la pace: nelle famiglie, nelle comunità, tra i popoli e nell’intera umanità. San Benedetto invita ogni persona che sale su questo Monte a cercare la pace e a seguirla: “inquire pacem et sequere eam (Ps. 33,14-15)” (Regola, Prologo, 17).

Alla sua scuola i monasteri sono diventati, nel corso dei secoli, fervidi centri di dialogo, di incontro e di benefica fusione tra genti diverse, unificate dalla cultura evangelica della pace. I monaci hanno saputo insegnare con la parola e con l’esempio l’arte della pace attuando in modo concreto i tre “vincoli” che Benedetto indica come necessari per conservare l’unità dello Spirito tra gli uomini: la Croce, che è la legge stessa di Cristo; il libro e cioè la cultura; e l’aratro, che indica il lavoro, la signoria sulla materia e sul tempo. Grazie all’attività dei monasteri, articolata nel triplice impegno quotidiano della preghiera, dello studio e del lavoro, interi popoli del continente europeo hanno conosciuto un autentico riscatto e un benefico sviluppo morale, spirituale e culturale, educandosi al senso della continuità con il passato, all’azione concreta per il bene comune, all’apertura verso Dio e la dimensione trascendente. Preghiamo perché l’Europa sappia sempre valorizzare questo patrimonio di principi e di ideali cristiani che costituisce un’immensa ricchezza culturale e spirituale.

Ciò è possibile però soltanto se si accoglie il costante insegnamento di san Benedetto, ossia il “quaerere Deum”, cercare Dio, come fondamentale impegno dell’uomo. L’essere umano non realizza appieno sé stesso, non può essere veramente felice senza Dio. Tocca in particolare a voi, cari monaci, essere esempi viventi di questa interiore e profonda relazione con Lui, attuando senza compromessi il programma che il vostro Fondatore ha sintetizzato nel “nihil amori Christi praeponere”, “nulla anteporre all’amore di Cristo” (Regola 4,21). In questo consiste la santità, proposta valida per ogni cristiano, più che mai nella nostra epoca, in cui si avverte la necessità di ancorare la vita e la storia a saldi riferimenti spirituali. Per questo, cari fratelli e sorelle, è quanto mai attuale la vostra vocazione ed è indispensabile la vostra missione di monaci.

Da questo luogo, dove riposano le sue spoglie mortali, il santo Patrono d’Europa continua ad invitare tutti a proseguire la sua opera di evangelizzazione e di promozione umana. Incoraggia in primo luogo voi, cari monaci, a restare fedeli allo spirito delle origini e ad essere interpreti autentici del suo programma di rinascita spirituale e sociale. Vi conceda questo dono il Signore, per intercessione del vostro Santo Fondatore, della sorella santa Scolastica e dei Santi e Sante dell’Ordine. E la celeste Madre del Signore, che oggi invochiamo quale “Aiuto dei cristiani”, vegli su di voi e protegga questa Abbazia e tutti i vostri monasteri, come pure la comunità diocesana che vive attorno a Montecassino. Amen!

[© Copyright 2009 - Libreria Editrice Vaticana]




Preghiera del Papa al Cimitero militare polacco di Montecassino
Per i Caduti di tutte le Guerre e di tutte le Nazioni



CASSINO, domenica, 24 maggio 2009 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il testo della preghiera recitata questa domenica da Benedetto XVI durante una visita privata al Cimitero militare polacco di Montecassino.

* * *

O Dio, nostro Padre,

fonte inesauribile di vita e di pace,

accogli nel tuo abbraccio misericordioso

i caduti della guerra che qui ha infuriato,

i caduti di ogni guerra che ha insanguinato la terra.

Concedi loro di godere la luce senza tramonto,

che nella fede hanno intravisto e desiderato

durante il loro pellegrinaggio terreno.

Tu, che in Gesù Cristo, tuo Figlio,

hai offerto all’umanità sofferente

la più alta testimonianza del tuo amore,

e mediante la sua Croce hai redento il mondo

dal dominio del peccato e della morte,

dona a quanti ancora soffrono

a causa di guerre fratricide

la forza della speranza invincibile,

il coraggio di quotidiane azioni di pace,

l’operosa fiducia nella civiltà dell’amore.

Effondi il tuo Spirito Santo Paraclito

sugli uomini del nostro tempo,

affinché comprendano che la pace

è più preziosa di ogni tesoro corruttibile,

e lavorino tutti insieme instancabilmente

per preparare alle nuove generazioni

un mondo dove regnino la giustizia e la pace.

Padre buono e misericordioso

fa’ di noi, tuoi figli in Cristo,

perseveranti costruttori della pace

e servitori infaticabili della vita,

dono inestimabile del tuo amore.

Amen.

[© Copyright 2009 - Libreria Editrice Vaticana]





Il Papa ai benedettini: siate testimoni dell'adesione a Cristo
Durante i Vespri nella Basilica dell’Abbazia di Montecassino



CASSINO, domenica, 24 maggio 2009 (ZENIT.org).- In un'epoca come quella attuale, i benedettini devono tornare a testimoniare visibilmente l'importanza della totale adesione a Cristo.

E' quanto ha detto questa domenica sera Benedetto XVI nel presiedere, nella Basilica dell’Abbazia di Montecassino, la celebrazione dei Vespri con la partecipazione degli abati e abadesse e delle comunità di monaci e monache benedettini.

In un breve indirizzo di saluto, l'Abate di Montecassino, dom Pietro Vittorelli, ha affermato che dalla visita del Santo Padre “i monaci di Benedetto ricevono un nuovo appello alla propria fedele testimonianza”.

Oggi più che mai, ha aggiunto, i benedettini hanno infatti bisogno di udire “l'appello a percorrere le vie di Dio” sotto la guida del Vangelo; vie spesso “tortuose” - ha ammesso -, segnate dalla “stanchezza”, dalla “precarietà” e dalle “difficoltà di una testimonianza credibile” che dominano le comunità monastiche occidentali, nonostante i “segni di vivacità e speranza” che giungono dalle comunità presenti nelle giovani Chiese.

I benedettini, ha proseguito l'Abate, sono quindi chiamati ad essere un “umile ma efficace segno della ricerca di Dio” e a farsi portatori di quel messaggio di pace lasciato in eredità da San Benedetto, che nasce come una “continua esigenza di riscatto dalla furia distruttrice che anche in questo luogo ha toccato uomini e cose”.

L’Abbazia di Montecassino, fondata da San Benedetto intorno all’anno 529, dal giorno della sua fondazione è stata distrutta e ricostruita ben 4 volte. L'ultima volta in occasione del bombardamento da parte delle truppe alleate del 15 febbraio 1944, quando venne rasa al suolo, sebbene l'Abate Gregorio Diamare e i 10 monaci rimasti ne uscirono illesi.

In quell'occasione fu un oblato benedettino, il generale tedesco Frido Von Senger und Etterlin, a far mettere in salvo quasi tutto il patrimonio culturale custodito nell'Abbazia millenaria.

Nel prendere poi la parola, il Santo Padre, dopo aver riflettuto sul mistero dell’Ascensione del Signore, di cui oggi ricorre la memoria liturgica, ha richiamato l'insegnamento offerto dalla vicenda umana e spirituale di San Benedetto.

“Non vivere più per se stessi, ma per Cristo: ecco ciò che dà senso pieno alla vita di chi si lascia conquistare da Lui”, ha detto.

“Incarnando nella propria esistenza il Vangelo, è diventato iniziatore d’un vasto movimento di rinascita spirituale e culturale in Occidente”, ha continuato il Papa.

“Alla sua scuola – ha proseguito – i monasteri sono diventati, nel corso dei secoli, fervidi centri di dialogo, di incontro e di benefica fusione tra genti diverse, unificate dalla cultura evangelica della pace”.

“Grazie all’attività dei monasteri – ha poi evidenziato –, articolata nel triplice impegno quotidiano della preghiera, dello studio e del lavoro, interi popoli del continente europeo hanno conosciuto un autentico riscatto e un benefico sviluppo morale, spirituale e culturale, educandosi al senso della continuità con il passato, all’azione concreta per il bene comune, all’apertura verso Dio e la dimensione trascendente”.

Per questo il Papa ha espresso l'auspicio affinché “l’Europa sappia sempre valorizzare questo patrimonio di principi e di ideali cristiani che costituisce un’immensa ricchezza culturale e spirituale”.

“Ciò è possibile però – ha precisato –, soltanto se si accoglie il costante insegnamento di san Benedetto, ossia il 'quaerere Deum', cercare Dio, come fondamentale impegno dell’uomo”.

“L’essere umano non realizza appieno sé stesso, non può essere veramente felice senza Dio”, ha affermato.

Da qui l'incoraggiamento rivolto ai benedettini a “essere esempi viventi di questa interiore e profonda relazione con Lui, attuando senza compromessi il programma che il vostro Fondatore ha sintetizzato nel 'nihil amori Christi praeponere', 'nulla anteporre all’amore di Cristo'”.

“In questo consiste la santità, proposta valida per ogni cristiano, più che mai nella nostra epoca, in cui si avverte la necessità di ancorare la vita e la storia a saldi riferimenti spirituali”, ha infine concluso.






Benedetto XVI: la pace è il tesoro più prezioso
Durante la visita al Cimitero militare polacco di Montecassino



CASSINO, domenica, 24 maggio 2009 (ZENIT.org).- Per suggellare la sua visita di un giorno a Montecassino, Benedetto XVI ha voluto visitare in forma privata il Cimitero militare polacco dove riposano i soldati morti nella drammatica battaglia per espugnare l’altura occupata dalle truppe tedesche, avvenuta nel maggio del 1944.

A Cassino e nei dintorni ci sono cinque sacrari dedicati ai caduti della Seconda Guerra Mondiale: inglese, francese, italiano, tedesco e polacco.

Il campo santo polacco custodisce 1.052 salme del Secondo Corpo d'Armata polacco, comprese quelle del generale Wladyslaw Anders e del cappellano arcivescovo Jozef Gawlina, morti nel 1970 e lì trasferiti per loro espresso desiderio.

Fu l'esercito comandato dal generale Anders ad aprire agli alleati la strada per la liberazione dell'Italia e la sconfitta degli invasori nazisti.

I soldati polacchi riuscirono infatti a conquistare le rovine dell’abbazia di Monte Cassino, fino ad allora roccaforte dei paracadutisti tedeschi, che da lì controllavano la linea Gustav, una barriera difensiva lunga 230 chilometri, che tagliava la penisola italiana in due, dalle foci del Garigliano ad ovest a quelle del Sangro ad est, sbarrando la strada degli alleati verso la conquista di Roma.

A qualche anno di distanza dalla fine del conflitto mondiale ai piedi del monte, dove tanto sangue fu versato, venne costruito un enorme cimitero e sulla cima venne eretto un obelisco sul quale una scritta recita: "Per la nostra e la vostra libertà noi soldati polacchi demmo l’anima a Dio, i corpi alla terra d’Italia, alla Polonia i cuori".


Al centro della piazza principale del Cimitero è stata eretta la croce “Virtuti Militari” di 16 metri con il lumino sempre acceso.

La visita del Papa tedesco, dall'alto valore simbolico, cade nel periodo in cui si celebra il 65.mo anniversario della battaglia di Montecassino.

Durante la cerimonia, dopo aver acceso una lampada votiva, Benedetto XVI ha recitato una preghiera in cui ha chiesto a Dio di donare “il coraggio di quotidiane azioni di pace” e “l’operosa fiducia nella civiltà dell’amore” a coloro che “ancora soffrono a causa di guerre fratricide”.

Il Pontefice ha infine invocato l'aiuto di Dio, affinché gli uomini possano comprendere che “la pace è più preziosa di ogni tesoro corruttibile, e lavorino tutti insieme instancabilmente per preparare alle nuove generazioni un mondo dove regnino la giustizia e la pace”.







Il Papa visita la Casa della Carità di Cassino
Un progetto di solidarietà nato nel vecchio ospedale “Gemma De Posis”



CASSINO, domenica, 24 maggio 2009 (ZENIT.org).- Questa domenica, dopo la Messa all'aperto presso il Campo Miranda, Benedetto XVI si è recato per una breve visita alla Casa della Carità di Cassino, sorta in alcuni fabbricati del grande complesso ospedaliero “Gemma De Posis”.

La struttura, voluta dall’Abbazia di Montecassino e finanziata della Regione Lazio, servirà ad accogliere persone bisognose di aiuto, poveri e immigrati, ma anche ragazze madri senza casa.

La Casa della Carità, gestita dalla diocesi di Montecassino attraverso una rete di associazioni di volontariato, dispone di un centro ascolto, una cucina, una mensa e una dispensa, oltre a due dormitori per 13 posti letto, un ambulatorio, docce, lavanderia e guardaroba.

Salutato dall’on. Pietro Marrazzo, Presidente della Regione Lazio, e dal dr. Bruno Scittarelli, Sindaco di Cassino, il Pontefice ha scoperto la targa a ricordo dell’evento, ed ha poi benedetto e inaugurato la struttura ricevendo un omaggio floreale di alcuni ospiti.

Ai microfoni della Radio Vaticana, il coordinatore della Casa della Carità, don Giovanni Coppola, ha detto che “venendo il Papa, ci siamo pregiati di darci da fare, perché la presenza del Papa è per noi un impegno ulteriore a portare a termine questo grosso impegno; sono cose che bisogna fare, perché di gente che ha bisogno ce n’è tanta in giro”.

“San Benedetto si rivolgeva agli umili, si rivolgeva alla gente povera, civilizzando l’Europa con l’amore – ha aggiunto –. Noi, siamo sotto l’ombra di San Benedetto, per cui dipendiamo da lui e siamo impregnati di spirito benedettino, quindi spirito caritatevole”.







Il Papa a Cassino: “la cultura europea è stata la ricerca di Dio”
Invita a costruire una “nuova umanità” improntata all’accoglienza

di Mirko Testa

ROMA, domenica, 24 maggio 2009 (ZENIT.org).- Ciò che si avverte oggi è la necessità di far fiorire un nuovo umanesimo aperto alla ricerca di Dio e attento agli ultimi e ai più bisognosi: è questo in sintesi il messaggio lanciato da Benedetto XVI da Cassino nella Messa da lui presieduta davanti ad almeno ventimila fedeli.

Una visita di un solo giorno nella terra di San Benedetto, per la sua quattordicesima meta italiana, quella scelta dal Papa che mancava da Montecassino dal febbraio del 2000, quando vi trascorse 5 giorni e che in tutto da Cardinale ha visitato questi luoghi per ben quattro volte.

Dopo 29 anni un Vicario di Cristo ha rimesso piede in questa città martoriata dai bombardamenti durante il secondo conflitto mondiale, dopo la visita di Giovanni Paolo II, avvenuta il 20 settembre del 1980.

Primo appuntamento, la grande Messa all'aperto in piazza Miranda, a Cassino, che da oggi, per decisione del Consiglio Comunale, prende il nome di piazza Benedetto XVI.

Il palco, allestito per la Messa, era addobbato con oggetti liturgici provenienti dall'Abbazia di Montecassino. In particolare, erano presenti una immagine dell'Assunta, davanti alla quale il Papa si è soffermato per un breve momento in preghiera, e una statua di San Benedetto intagliata in legno di pero e risalente al XIV sec.

Il baldacchino e il trono su cui si è seduto il Pontefice, risalenti al 1700 e realizzati dalle monache di Aversa, erano stati utilizzati anche da Paolo VI durante la solenne celebrazione, del 24 ottobre 1964, in cui consacrò la Basilica di Montecassino proclamando San Benedetto patrono primario dell'Europa.

A fare gli onori di casa ci ha pensato il Sindaco di Cassino, Bruno Scittarelli, che ha offerto in dono al Papa una Croce astile romana d'argento del 1633, ricordando che “questa città martire porta ancora le ferite inferte dalla Seconda Guerra Mondiale”, sebbene i suoi figli “con forte slancio, grande coraggio, determinazione e generosità hanno saputo reagire negli anni e rinascere dalla ceneri”.

Quindi, è stata la volta dell'Abate di Montecassino, dom Pietro Vittorelli, che ha accolto con emozione la visita del Papa in questa “terra che ha fatto della pace il suo orgoglio”.

Dom Vittorelli ha quindi evidenziato il contributo di San Benedetto alla civiltà europea “riassunto nei verbi costruire, fondare, riunificare, in un'epoca di decadenza e di disordine”, capaci di ricreare “realtà comunitarie che vissero valori nuovi e vitali, costruiti sulla parola di Cristo”.

Nella sua omelia, il Papa ha quindi posto l’accento sull’attualità della tradizione monastica benedettina, sottolineando l'importanza dell’appello di San Benedetto a “mantenere il cuore fisso su Cristo”, “a nulla anteporre a Lui”.

“Nella vostra Abbazia – ha ricordato – si tocca con mano il ‘quaerere Deum’, il fatto cioè che la cultura europea è stata la ricerca di Dio e la disponibilità al suo ascolto. E questo vale anche nel nostro tempo”.

Ora et labora et lege, “la preghiera, il lavoro e la cultura”, questo motto, ha spiegato il Pontefice, sintetizza bene il programma evangelico proposto dalla spiritualità benedettina.

Il Papa si è quindi soffermato su questi tre pilastri indicati da San Benedetto, indicando nella preghiera “la più bella eredità lasciata” dal fondatore dell’Ordine benedettino.

“Elevando lo sguardo da ogni paese e contrada della diocesi – ha detto –, potete ammirare quel richiamo costante al cielo che è il monastero di Montecassino, al quale salite ogni anno in processione alla vigilia di Pentecoste”.

“La preghiera, a cui ogni mattina la campana di san Benedetto con i suoi gravi rintocchi invita i monaci, è il sentiero silenzioso che ci conduce direttamente nel cuore di Dio; è il respiro dell’anima che ci ridona pace nelle tempeste della vita”, ha continuato.

In particolare, “alla scuola di San Benedetto, i monaci hanno sempre coltivato un amore speciale per la Parola di Dio nella lectio divina, diventata oggi patrimonio comune di molti”.

Di qui l’invito ai fedeli affinché l’ascolto della Parola di Dio possa renderli “profeti di verità e di amore in un corale impegno di evangelizzazione e di promozione umana”.

Successivamente, il Papa ha sottolineato come questa comunità continui ancora oggi ad essere “erede e depositaria della missione, impregnata dello spirito di san Benedetto, di proclamare che nella nostra vita nessuno e nulla devono togliere a Gesù il primo posto; la missione di costruire, nel nome di Cristo, una nuova umanità all’insegna dell’accoglienza e dell’aiuto ai più deboli”.

Più tardi, al termine della Messa, nel discorso introduttivo alla preghiera del Regina Caeli, il Papa ha ricordato il suo recente viaggio in Terra Santa dove si è fatto “pellegrino di pace” ed ha ribadito che “la pace è in primo luogo dono di Dio e dunque la sua forza sta nella preghiera”.

Tuttavia, ha precisato, è un “dono affidato all’impegno umano”, che attinge la propria linfa dalla preghiera, e pertanto è “fondamentale coltivare un’autentica vita di preghiera per assicurare il progresso sociale nella pace”.

“Ancora una volta – ha aggiunto – la storia del monachesimo ci insegna che una grande crescita di civiltà si prepara nel quotidiano ascolto della Parola di Dio, che spinge i credenti ad un sforzo personale e comunitario di lotta contro ogni forma di egoismo e di ingiustizia”.

Per diventare “autentici costruttori di pace”, ha avvertito infine, bisogna imparare “a combattere e vincere il male dentro di sé e nelle relazioni con gli altri”.

25/05/2009 16:24
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La gioia dei fedeli di Montecassino raccontata dall'abate Vittorelli


All'indomani della visita del Papa nella diocesi di Montecassino, Alessandro Gisotti ha chiesto al vescovo abate di Montecassino, dom Pietro Vittorelli, di tracciare un bilancio e di soffermarsi sul significato dei momenti più importanti della giornata cassinate di Benedetto XVI:

R. – L’immagine che più mi rimane nel cuore, di questa visita straordinaria, è la gioia, la felicità e la partecipazione che ho visto negli occhi del Santo Padre per tutta la giornata, ma soprattutto quando salivamo a Montecassino e si è visto circondato da tantissimi monaci, monache, abati e abbadesse, saliti da ogni dove per salutarlo. Era sinceramente commosso …


D. – La visita è durata un giorno ma è stata molto intensa e ha vissuto tanti momenti diversi, significativi l’uno come l’altro …


R. – Si: principalmente, quattro momenti. Il primo, la celebrazione eucaristica in una delle piazze più grandi della città di Cassino, che su mia proposta, poi, il Consiglio comunale ha voluto dedicare – da ieri – appunto a Papa Benedetto XVI: è la prima volta che un Papa ha celebrato nella città di Cassino e soprattutto all’aperto, insieme a migliaia di fedeli che gremivano la piazza e poi anche le strade. Il secondo momento molto importante, il Papa lo ha poi anche ricordato nella sua omelia, l’inaugurazione della Casa della Carità: una risposta concreta ai bisogni e alle povertà di cui anche il nostro territorio è talvolta afflitto. E poi, ancora, il momento dedicato al mondo monastico benedettino internazionale, con la celebrazione dei Vespri nella Basilica cattedrale di Montecassino dove anche il Papa ha avuto delle splendide parole nell’omelia sull’importanza del recupero delle radici cristiane dell’Europa e di come tutto questo abbia avuto un senso ed un inizio proprio qui, a Montecassino. E infine, l’ultimo atto, molto commovente: la visita del Papa al cimitero di guerra polacco, dove in una bella preghiera ha potuto ricordare i caduti di tutte le Nazioni e di tutte le guerre, e poi con un intensissimo e prolungato momento di silenzio e di preghiera personale.


D. – Ecco: in tutti i momenti, il Papa ha sottolineato l’importanza della ricerca di Dio che ha fondato l’Europa e che nella vostra terra è così presente negli insegnamenti e nella vita di San Benedetto …


R. – Sì: è il “quaerere Deum”, come dice San Benedetto nella Regola, che raccomanda ai monaci e che il Papa va proponendo continuamente nel suo ministero petrino alla Chiesa universale attraverso questa modalità, attraverso questo stile che è tipico della vita monastica ma che è tipico della vita monastica ma che è vivibile da ogni credente, e cioè quello declinato attraverso l’“ora et labora et lege”, attraverso la preghiera, il lavoro e lo studio, la cultura; e attraverso queste tre cifre della spiritualità benedettina, il Papa – con quella maestria che gli è propria – ha indicato la strada a tutti i fedeli della nostra Chiesa universale.


D. – Il Papa ha anche sottolineato le preoccupazioni, le inquietudini di tante persone, famiglie, giovani disoccupati. Questo è stato molto apprezzato dalla comunità …


R. – Tantissimo! Quando il Papa ha accennato a questa ferita che, in qualche modo, affligge il nostro territorio e ha parlato della disoccupazione ma anche dei licenziamenti e della cassa integrazione, c’è stato un grande, fragoroso applauso che è durato a lungo, come per dire che questa parola ha toccato il cuore di chi soffre una realtà non facile e soprattutto i giovani che, arrivati a 30 anni, ancora non riescono a trovare una prima occupazione e questo impedisce loro di fondare una nuova famiglia, quella famiglia alla quale noi guardiamo con tanta attenzione e talvolta anche con tanta preoccupazione. Il Papa lo ha ribadito: la famiglia non è sufficientemente tutelata, è un istituto fondamentale, la cellula fondamentale della nostra Chiesa e noi dobbiamo fare tutti insieme tutti gli sforzi possibili per tutelarla. Il primo impegno è quello dell’occupazione, e il Papa ha fatto un appello agli amministratori della cosa pubblica e agli imprenditori affinché abbiamo un guizzo di creatività perché si possano presto avere nuovi posti di lavoro.


La visita del Papa a Cassino è stata seguita con particolare intensità dai giovani della diocesi. A loro, Benedetto XVI ha chiesto di essere “lievito evangelico” tra i propri coetanei. Una sfida che i giovani cassinati sono pronti ad accogliere. Ecco il commento di Luigi Cappelli, capogruppo dell’Agesci di Cassino, raccolto da Alessandro Gisotti:

R. – Oggi più che mai è una vera e propria sfida, ma che nasconde in fondo il bello, l’essenza dell’essere educatore, del mettersi in gioco in prima persona e del poter dare ai ragazzi, agli altri, qualcosa in cui credere! Dare qualcosa in cui sperare, perchè oggi c’è sempre più bisogno di speranza, visto come sta andando il mondo in cui viviamo. Non si fa altro che parlare di crisi, quindi la speranza è sicuramente qualcosa che serve e su cui dobbiamo basare soprattutto la nostra educazione.


D. - La visita del Papa è un grande evento, ma poi che cosa resterà? Come mettere a frutto la grande emozione di questo giorno?


R. – E’ una presenza che rimarrà all’interno dei cuori di tutti i cassinati e, sicuramente, dei ragazzi che hanno preso parte in prima persona a questo evento. Quindi, soprattutto la presenza fisica è stata importante. Il Papa non è una persona che si ferma in Vaticano, ma viene a casa tua! E' lui che viene a trovarti, è lui che ti rivolge un discorso in cui tu sei il protagonista. Questo ha sicuramente scosso molto questo territorio. Ovviamente, chiamandosi il Papa, Benedetto, ed essendo la terra di San Benedetto la nostra terra, sicuramente questa visita è qualcosa che rimarrà nei cuori dei cassinati e che in futuro farà ricordare questo giorno come un giorno significativo per tutti. (Montaggio a cura di Maria Brigini)





Le parole del Papa sul lavoro: il commento del vicepresidente del Parlamento europeo Mauro e della direttrice della Caritas cassinate


La gente di Cassino è stata particolarmente colpita dalle parole del Papa sulla disoccupazione. D’altro canto, la Chiesa locale è da sempre impegnata nel portare aiuto ai bisognosi. Lo sottolinea la direttrice della Caritas di Montecassino, Rosaria Lauro, intervistata da Alessandro Gisotti:

R. - Noi ci avvaliamo soprattutto di un centro di ascolto diocesano dove le persone che vivono un disagio, vengono per essere ascoltate. Lì ritrovano accoglienza, amore, ed esternano i loro problemi. Problemi che possono essere materiali, per cui cerchiamo di dare subito una prima risposta. Lì dove possiamo, dobbiamo entrare in rete con i servizi presenti sul territorio e con le istituzioni, perché il nostro compito è quello di stimolare le istituzioni per dar voce a chi non ha voce. Sono in molti a chiedere lavoro, soprattutto in questo momento.

D. – Che cosa fa la Caritas per chi è colpito dalla crisi economica nel vostro territorio?

R. – La crisi economica è molto presente: cerchiamo di dare qualche risposta, anche se non sempre è possibile. Abbiamo aperto però uno sportello, un “offro e cerco lavoro”, soprattutto per quanto riguarda quelle attività di pulizie nei centri commerciali, nelle abitazioni private, e di servizio anche come badanti, molto richiesto soprattutto dalle donne immigrate. Per questo, noi realizziamo anche un corso di preparazione, proprio per rendere le persone più idonee al lavoro. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

Le parole del Papa sull’umanizzazione del mondo del lavoro, pronunciate ieri a Cassino, hanno avuto ampia eco non solo in Italia. Fausta Speranza ha chiesto una riflessione su questo richiamo di Benedetto XVI all’on. Mario Mauro, vicepresidente del Parlamento europeo:

R. – L’Europa può trovare strategie per risolvere l’emergenza occupazionale solo se sarà capace di riconoscere le proprie radici, perchè per creare nuove possibilità occupazionali, superare l’attuale contesto di crisi, occorre soprattutto lottare, a mio modo di vedere, contro forme di egoismo, e cercare di tutelare in primo luogo i giovani e le famiglie. Ora la Regola di Benedetto, fatta di lavoro, cultura e preghiera, ha sicuramente contribuito a tirar fuori l’Europa di un tempo da un periodo di profonda crisi. Il Papa ha riportato sotto i nostri occhi, quindi, un valido esempio per rispolverare una strategia semplice, però allo stesso tempo molto efficace: guardare alle nostre radici, mettendo tutti insieme il peso di cui siamo capaci sulla stessa mattonella, perchè nessuno rimanga indietro. Credo che questa sia una lezione indispensabile per guardare in questo momento a ciò che conta.



Radio Vaticana

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PAPA A S.GIOVANNI ROTONDO: IL PROGRAMMA DETTAGLIATO DELLA VISITA

Dopo un sopralluogo di una delegazione della Prefettura della Casa Pontificia e di una delegazione della Gendarmeria vaticana è stato definito il programma dettagliato della visita del Papa a San Giovanni Rotondo, il 21 giugno.
Lo rende noto un comunicato della Provincia Monastica dei Frati Minori Cappuccini.
Benedetto XVI partirà in elicottero dall'eliporto vaticano alle ore 8,00 e atterrerà alle ore 9,15 a San Giovanni Rotondo dove sarà accolto, fra gli altri, da mons. Umberto D'Ambrosio, arcivescovo eletto di Lecce e amministratore apostolico della diocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo.
Benedetto XVI, quindi, raggiungerà il Santuario di Santa Maria delle Grazie dove sosterà in adorazione dinanzi al Santissimo Sacramento e visiterà la cella n. 1 del convento, dove è morto Padre Pio; quindi scenderà in cripta, per pregare dinanzi al corpo del Santo di Pietrelcina.
Il Papa accenderà due lampade nei pressi dell'urna, come simbolo delle visite apostoliche degli ultimi due pontefici. Successivamente celebrerà una solenne liturgia eucaristica sul sagrato della chiesa di San Pio da Pietrelcina.
Nel pomeriggio, alle 16.45, dinanzi all'Ospedale "Casa Sollievo della Sofferenza”, incontrerà i dirigenti e malati e Subito dopo si recherà nella chiesa di San Pio da Pietrelcina dove, alle 17.30, incontrerà i sacerdoti, i religiosi, le religiose e i giovani.
La partenza per Roma alle 18.15.

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Il Papa a Cassino

Migliaia di fedeli abbracciano Ratzinger ai piedi dell'Abbazia

Anziani e ammalati lo aspettano sotto il sole cocente ai lati della strada. Il sacerdote vestito di bianco ha appena finito di celebrare la messa nella piazza che da ieri porta il suo nome.

Sta arrivando a bordo della papamobile. Quando passa salutando con la mano dal vetro abbassato in migliaia gridano il suo nome tra gli applausi.
I fedeli hanno lasciato Campo Miranda, la piazza alle pendici del monte, con l'abbazia abbarbicata in alto a ricordare l'impegno cristiano di «accoglienza e ospitalità», e lo hanno seguito in corteo fino alla nuova Casa della Carità.
Lì il Papa scende dalla papamobile, saluta le autorità e benedice il nuovo Centro Caritas, esortando i volontari che vi lavoreranno a seguire le orme di «San Benedetto e dei monaci che hanno fatto dell'ospitalità una via che porta al Signore».
La banda di Cassino «canta» l'Alleluia, Benedetto XVI saluta i membri del Governo che lo hanno accolto, il sottosegratario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta e il ministro alle Infrastrutture Altero Matteoli, il vicepresidente della Commissione europea Antonio Tajani e il governatore del Lazio Piero Marrazzo. Quest'ultimo consegna simbolicamente al Papa la casa della Caritas (i lavori di ristrutturazione alla vecchia ala dell'ospedale De Bosis sono stati finanziati dalla Regione con 400 mila euro) che ospiterà chiunque avrà bisogno. «Stranieri, italiani, ammalati, senza tetto. Un primo fronte che accoglierà chi è in emergenza», spiega Marrazzo.
Il direttore del centro, don Giovanni Coppola, attorniato dai fedeli, è commosso: «Con questa casa potremo non solo accogliere i bisognosi, ma soprattutto dare una speranza a chi non l'ha più, aiutandolo a reinserirsi nella società».
Dopo la benedizione della Caritas il Santo Padre saluta un giovane ragazzo disabile, rimonta sulla papamobile accompagnato dall'abate Pietro Vittorelli e parte verso la sommità del monte. Per ritirarsi in preghiera coi monaci e visitare il cimitero polacco. Ma prima di raggiungere l'abbazia che proprio 65 anni fu flagellata dalle bombe alleate, il Papa passa di nuovo tra la folla. C'è lo striscione che recita «Benedetto colui che viene nel nome del signore». «Bravo Papa», «Bravo Benedetto» gridano i fedeli. Gente che chiede speranza.
«La nostra Chiesa diocesana non ha mai perso di vista i fratelli in difficoltà, di qualunque nazione, razza e religione fossero», dice Padre Vittorelli. Concetto ripreso anche dal sindaco Bruno Scittarelli: «Guardiamo con apprensione alla crisi in atto nel nostro territorio, che si protrae già da diverso tempo, dando luogo a fenomeni sociali che investono soprattutto il mondo giovanile e le fasce più a rischio». Il Papa ha portato nella città della Ciociaria una ventata di speranza. «Lo aspettavamo da due mesi - dice Lucia, che ha appena visto passare Benedetto XVI davanti al bar dove lavora - il suo messaggio deve essere ascoltato affinché tutti aiutino chi si trova in difficoltà».

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PAPA A MONTECASSINO, LE FERITE DELLA GUERRA E QUELLE DELLA CRISI

(AGI) - Montecassino, 24 mag.

(di Salvatore Izzo)

Benedetto XVI ha pregato in silenzio questa sera sulle tombe dei militari polacchi trucidati dai tedeschi del Terzo Reich nel 1944 a Montecassino.
In piedi, davanti a una lampada votiva, il Papa e' rimasto a lungo con le mani giunte. Davanti ai suoi occhi le tante croci bianche isposte a gradinate e la grande croce, ricavata da una siepe, che le sormonta.
Il gesto di rendere omaggio a soldati venuti a combattere dalla Polonia - insieme agli americani e agli inglesi ma anche ai neozelandesi e agli indiani - e che hanno pagato un tributo altissimo di sangue alla liberazione dell'Italia, ha un particolare significato perche' compiuto da un Papa di origine tedesca e fa seguito al pellegrinaggio dei vescovi italiani in occasione del 50esimo anniversario degli eroici assalti alleati e dello scellerato bombardamento che essi stessi compirono, una contraddizione che continua a interrogare le coscienze e che a ben vedere e' quella che caratterizza tutte le guerre.
Nel cimitero polacco, il Pontefice ha anche letto una preghiera per tutti caduti e per quanti "ancora soffrono a causa di guerre fratricide la forza della speranza invincibile, il coraggio di quotidiane azioni di pace, l'operosa fiducia nella civilta' dell'amore".
Arrivato dalla vicinissima Abbazia "ricostruita dopo l'immane disastro del secondo conflitto mondiale", Benedetto XVI ha pronunciato parole molto forti sottolinenado che da questo luogo, "si eleva un silenzioso monito a rigettare ogni forma di violenza per costruire la pace: nelle famiglie, nelle comunita', tra i popoli e nell'intera umanita'".
Altrettanta forza il Pontefice ha messo, nella visita di questa mattina alla sottostante citta' di Cassino, per denunciare "la ferita della disoccupazione che affligge questo territorio" e chiedere che essa "induca i responsabili della cosa pubblica, gli imprenditori e quanti ne hanno la
possibilita' a ricercare, con il contributo di tutti, valide soluzioni alla crisi occupazionale, creando nuovi posti di lavoro a salvaguardia delle famiglie".
Nell'omelia della messa celebrata in una grande piazza che da domani portera' il suo nome per ricordare l'evento, il Papa ha dichiarato che la Chiesa e' accanto ai lavoratori dello stabilimento della Fiat e delle altre aziende ad esso collegate, i cui posti di lavoro sono a rischio a causa dalla crisi, ha assicurato il Papa: "so - ha scandito - quanto sia critica la situazione di tanti operai. Esprimo la mia solidarieta' a quanti vivono in una precarieta' preoccupante, ai lavoratori in cassa integrazione o addirittura licenziati". E ricordando il legame della diocesi con il Monastero fondato da San Benedetto nel sesto secolo, il Pontefice ha sottolineato che "umanizzare il mondo lavorativo e' tipico dell'anima del monachesimo, e questo - ha rilevato - e' anche lo sforzo della vostra Comunita' che cerca di stare a fianco dei numerosi lavoratori della grande industria presente a Cassino e delle imprese ad essa collegate". Per Ratzinger, del resto, la spiritualita' non deve mai portare al disimpegno: "il 'cielo' non indica un luogo sopra le stelle, ma qualcosa di molto piu' ardito e sublime: indica Cristo stesso, la Persona divina che accoglie pienamente e per sempre l'umanita'", ha affermato affidando "la missione di costruire, nel nome di Cristo, una nuova umanita' all'insegna dell'accoglienza e dell'aiuto ai piu' deboli" anche ai cattolici del basso Lazio, gia' mobilitati dall'abate Pietro Vittorelli in una ricca serie di iniziative sociali culminate proprio oggi nell'inaugurazione della Casa della Carita'.
Anche in questa citta' sorta all'ombra della principale abbazia europea, pero', "la famiglia ha oggi urgente bisogno di essere meglio tutelata, poiche' e' fortemente insidiata nelle radici stesse della sua istituzione" e i giovani, ha continuato il Papa "fanno fatica a trovare una degna attivita' lavorativa che permetta loro di costruirsi una famiglia". Urge anche qui, dunque, la riscoperta del messaggio di San Benedetto cosi' come "la sua testimonianza spirituale" deve aiutare "i popoli che vivono in questo continente a rimanere fedeli alle loro radici cristiane e ad edificare un'Europa unita e solidale, fondata sulla ricerca della giustizia e della pace".
Secondo il Papa teologo, accogliere l'invito di San Benedetto a "cercare Dio, come fondamentale impegno dell'uomo" e' ancora oggi una condizione necessaria per lo sviluppo della civilta'. "Alla sua scuola - ha ricordato - i monasteri sono diventati, nel corso dei secoli, fervidi centri di dialogo, di incontro e di benefica fusione tra genti diverse, unificate dalla cultura evangelica della pace". Cosi' come in passato "i monaci hanno saputo insegnare con la parola e con l'esempio l'arte della pace", coniugando "la Croce, che e' la legge stessa di Cristo, il libro e cioe' la cultura, e l'aratro, che indica il lavoro, la signoria sulla materia e sul tempo" anche oggi "l'essere umano non realizza appieno se' stesso, non puo' essere veramente felice senza Dio".
"Tocca in particolare a voi - ha chiesto ai 500 tra monaci e monache venuti per l'incontro di oggi da tutti i monasteri d'Italia - essere esempi viventi di questa interiore e profonda relazione con Lui, attuando senza compromessi il programma che il vostro Fondatore ha sintetizzato nella regola 'nulla anteporre all'amore di Cristo'". "In questo - ha sottolineato - consiste la santita', proposta valida per ogni cristiano, piu' che mai nella nostra epoca, in cui si avverte la necessita' di ancorare la vita e la storia a saldi riferimenti spirituali".
Per Benedetto XVI, e' proprio questo a rendere "quanto mai attuale e' indispensabile la vocazione e missione dei monaci". "Da questo luogo, dove riposano le sue spoglie mortali, il santo Patrono d'Europa - ha poi concluso - continua ad invitare tutti a proseguire la sua opera di evangelizzazione e di promozione umana ed incoraggia in primo luogo voi, cari monaci, a restare fedeli allo spirito delle origini e ad essere interpreti autentici del suo programma di rinascita spirituale e sociale".
La visita del Papa e' durata 10 ore in tutto. Questa mattina e' stato accolto dal sottosegretario alla presidenza Gianni Letta. Alla messa - concelebrata con il vicario di Roma Agostino Vallini e tutti i vescovi del Lazio - hanno partecipato anche il ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli e il vicepresidente della Commissione Europea Antonio Tajani. Il presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo ha accompagnato il Pontefice nella visita alla Casa della Carita' sorta nell'edificio del vecchio ospedale.

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Tra la gente. Commozione ed entusiasmo per i fedeli

Per tanti si è trattato di un sogno che finalmente si traduce in realtà

È difficile fare una stima precisa di quanti fedeli ieri mattina erano presenti in città per assistere alla celebrazione eucaristica di Papa Benedetto XVI o semplicemente per assistere al corteo papale che transitava lungo le strade del centro.
In ogni caso piazza Miranda, che da ieri ha preso il nome di Papa Benedetto XVI, era gremita sin dalle prime ore del mattino, a testimonianza del fatto che gli inviti distribuiti dalla Curia diocesana sono andati a ruba e sono praticamente terminati già una settimana prima dell'evento. Quello che invece è apparso un dato inequivocabile è stato l'entusiasmo e la partecipazione spirituale dei fedeli. «Provo un'emozione indescrivibile – ha detto Maria Panaccione, una pensionata che abita nella periferia nord della città – quando ho visto il Papa arrivare con la sua caratteristica automobile sono rimasta senza fiato. Ho iniziato a pregare e non ho più smesso fino a quando il pontefice non ha abbandonato la piazza». Visibilmente emozionati e coinvolti spiritualmente sono stati molti giovani della città e dei comuni limitrofi. «Oggi è un giorno che conserverò per sempre nei miei ricordi – ha detto Luigi Del Greco, studente liceale - vedere tanta gente animata da una fede così profonda dà un'energia particolare ed una immensa gioia di vivere. Non pensavo che la visita di un Papa potesse far sorgere un così grande turbinio di emozioni». Piange dalla gioia anche Antonietta Meta che ricorda come se fosse stato ieri la visita di Giovanni Paolo II all'abbazia di Montecassino nel 1979. «Mi sembra all'improvviso di rivivere quei momenti di gioia e di suggestione che io e le mie amiche provammo in occasione dell'ultima visita di un Papa nella nostra abbazia. Salimmo a piedi la collina per giungere a Montecassino, ma stranamente nessuna di noi provò una fatica tale da rinunciare a quell'impresa. Troppo grande, come ora, era la voglia di unirci alle preghiere del papa». Infine entusiasta è stata anche l'accoglienza dei più piccoli. I bambini in tenera età hanno sventolato per tutta la mattinata le bandiere del Vaticano, mentre quelli in età adolescenziale, hanno fatto di tutto per conquistare un posto in piedi e una sistemazione di fortuna pur di non perdersi l'emozione di vedere il Papa dal vivo. Un sogno ritenuto da molti fedeli delle parrocchie cassinati che nella giornata di ieri si è tradotto nella realtà.

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Grande commozione nell'ultimo atto della giornata

Un messaggio di pace dal cimitero polacco

La visita
Il pontefice ha voluto così ricordare tutte le vittime di guerra

Lo sguardo fisso davanti a sé.
Un silenzio quasi surreale nel quale si sente solo il respiro della natura.
I passi lenti e felpati, quasi a voler testimoniare un rispetto particolare nei confronti di una terra resa santa dal sangue versato da migliaia di soldati che hanno combattuto, sacrificando la propria vita, per il bene dell'umanità. Davanti a quelle lapidi bianche, a quelle croci rese quasi luccicanti dal caldo sole di primavera, il papa, accompagnato dall'abate di Montecassino, dom Pietro Vittorelli, ha voluto pregare per chi, a pochi giorni dal 65° anniversario della battaglia di Montecassino, è morto per la grande causa della libertà e della pace.
«Noi soldati polacchi - recita un vecchio detto - per la nostra e la vostra libertà abbiamo dato le nostre anime a Dio, i nostri corpi all'Italia e i nostri cuori alla Polonia».
Benedetto XVI, uomo tra gli uomini, benedettino tra i benedettini nella terra di San Benedetto, ma, soprattutto, tedesco tra i tedeschi, nel suo particolare itinerario degli occhi e della memoria, tra i tanti e significativi cimiteri di guerra presenti a Cassino, ha scelto quello polacco. Una scelta meditata, importante che, quando il Santo Padre si è fermato a pregare davanti ai 1.052 caduti, ma idealmente davanti a tutti i caduti di tutte le guerre per chiedere perdono a Dio di tutti crimini e di tutte le atrocità commessi dall'uomo, ha innalzato la preghiera: «O Dio Nostro Padre fonte inesauribile di vita e di pace, accogli nel tuo abbraccio misericordioso i caduti della guerra che qui ha infuriato, i caduti di ogni guerra che ha insanguinato la terra. Concedi loro di godere la luce senza tramonto, che nella fede hanno intravisto e desiderato durante il loro pellegrinaggio terreno (...) Padre buono e misericordioso fà di noi, tuoi figli in Cristo, perseveranti costruttori della pace e servitori infaticabili della vita, dono inestimabile del tuo amore».
Ha pregato papa Benedetto XVI per ringraziare chi ha contribuito con il suo sangue a ristabilire un ordine fondato sull'amore cristiano contro il mito del potere, della sottomissione degli altri con la prepotenza, dell'odio dell'uomo verso l'altro. Ha pregato papa Benedetto XVI per chi, scippato della patria, allontanato dagli affetti familiari e derubato della speranza e del futuro, ha voluto convintamente combattere e morire per la salvezza di tutti.
Ha pregato Papa Benedetto XVI perché la strada indicata dai tanti martiri, la strada lastricata di pace e amore nel nome del Vangelo di Cristo, non venga mai abbandonata.
L'immagine del papa che al termine della sua visita pastorale, sul far della sera, prega nel sacrario dei soldati e lancia il messaggio di pace universale è l'immagine più bella e significativa della giornata.
Pie. Pag.

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Il programma della visita del Papa a San Giovanni Rotondo



ROMA, domenica, 24 maggio 2009 (ZENIT.org).- E' stato definito il programma della visita che Benedetto XVI compirà a San Giovanni Rotondo il 21 giugno per ripercorrere i luoghi dove ha vissuto padre Pio da Pietrelcina.

L'annuncio è arrivato dopo il sopralluogo di una delegazione della Prefettura della Casa Pontificia, composta dal prefetto e dal reggente, rispettivamente mons. James M. Harvey e mons. Paolo De Nicolò, e da padre Leonardo Sapienza, e di una delegazione della Gendarmeria vaticana, guidata dal dott. Domenico Giani.

Secondo quanto hanno fatto sapere i Frati Minori Cappuccini della Provincia Religiosa "Sant’Angelo e Padre Pio”, il Santo Padre partirà in elicottero dall’eliporto vaticano alle ore 8:00 e atterrerà alle ore 9:15 nel campo sportivo “Antonio Massa” di San Giovanni Rotondo.

Successivamente raggiungerà in papamobile il Santuario “Santa Maria delle Grazie” alle 9:35, percorrendo le principali strade di San Giovanni Rotondo, accompagnato da mons. Domenico Umberto D'Ambrosio, Arcivescovo Metropolita di Lecce.

Sul sagrato del Santuario riceverà il saluto del Sindaco di San Giovanni Rotondo, Gennaro Giuliani. Quindi entrerà all’interno, dove sarà accolto da fr. Mauro Jöhri, ministro generale dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, da fr. Aldo Broccato, da fr. Carlo Laborde, da fr. Francesco Dileo e dalla Fraternità dei Frati Minori Cappuccini di San Giovanni Rotondo.

Dopo aver sostato in adorazione dinanzi al Santissimo Sacramento, il Santo Padre visiterà la cella n. 1 del convento, dove è morto padre Pio, quindi scenderà in ascensore in cripta, per pregare dinanzi al corpo del Santo. Nella cripta sarà presente solo la fraternità dei Frati Minori Cappuccini. Il Papa accenderà due lampade nei pressi dell’urna, come simbolo delle visite apostoliche degli ultimi due Pontefici.

Risalito in sagrestia, Benedetto XVI vestirà i paramenti liturgici e si recherà in papamobile sul sagrato della chiesa di San Pio da Pietrelcina, attraversando il sagrato di Santa Maria delle Grazie, per presiedere, alle ore 10:15, la solenne concelebrazione eucaristica, all’inizio della quale sarà salutato da mons. D’Ambrosio. Al termine della Messa, dallo stesso palco, il Santo Padre reciterà la preghiera mariana dell’Angelus.

Nel pomeriggio, alle 16:45, il Pontefice, dinanzi al pronao della Casa Sollievo della Sofferenza, incontrerà i dirigenti, i dipendenti e i degenti dell’Ospedale. Prima del suo discorso riceverà il saluto dell’Arcivescovo D’Ambrosio, Presidente di Casa Sollievo della Sofferenza, del Direttore Generale e di un ammalato.

Subito dopo, sempre in papamobile, si recherà nella chiesa di San Pio da Pietrelcina, dove, alle 17:30, incontrerà i sacerdoti, i religiosi, le religiose e i giovani. Qui sarà salutato da mons. D’Ambrosio, da fr. Mauro Jöhri e da un giovane.

Terminato l’incontro, il Santo Padre ritornerà, sempre in papamobile, seguendo lo stesso percorso dell’andata, allo stadio comunale “Antonio Massa”, da dove decollerà in elicottero alle 18:15 per atterrare in Vaticano alle 19:30.

Per garantire un accesso ordinato ai luoghi della celebrazione eucaristica e degli incontri del Santo Padre è stato predisposto un sistema di prenotazioni con il rilascio di biglietti-invito gratuiti. A tal fine è stato attivato un call center con il seguente numero telefonico 0882 417300 (ore 09,00 – 12,00; 16,00 – 19,00); con il numero di fax 0882 417377 e con la seguente e-mail visitapapa@santuariopadrepio.it.

A coloro che annunceranno la loro presenza sarà consegnato anche un apposito pass (da esporre sul parabrezza) che consentirà di parcheggiare auto o pullman in un’area riservata in località “Pozzo cavo”.

Da questo parcheggio partirà un servizio di navette che trasporterà i pellegrini nella zona “Anfiteatro” (inizio viale Padre Pio) da dove gli stessi potranno incamminarsi verso il Santuario. Chi vorrà raggiungere le aeree della celebrazione e degli incontri a piedi dovrà seguire un apposito percorso opportunamente segnalato.

Per coloro che vorranno partecipare alla celebrazione eucaristica l’accesso al sagrato sarà consentito dalle ore 6:30 alle ore 08:30.

La chiesa “Santa Maria delle Grazie”, cripta compresa, e la chiesa “San Pio da Pietrelcina” resteranno chiuse dalla sera del 20 giugno. Santuario e cripta saranno riaperti alla visita dei fedeli subito dopo la partenza del Papa (ore 18:30 circa).

Per l’accesso in cripta ci saranno due ingressi: il cancello a nord, adiacente viale Padre Pio, e la portineria accanto al portone della chiesetta antica. Per quel giorno non ci sarà bisogno di prenotazione.

Gli organizzatori sottolineano che nessuno è autorizzato a richiedere denaro (salvo le eventuali spese di spedizione a carico del destinatario) né per i biglietti-invito né per i pass per auto e pullman, che saranno gratuiti.

26/05/2009 22:42
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Cassino

Entusiasmo ancora alle stelle per la visita del papa

Operai a lavoro, ma per smontare il palco e per rimuovere le transenne.

Lorenza Di Brango

Il giorno dopo la visita del Papa a Cassino l'atmosfera che si respirava era decisamente diversa: niente più fermento o corsa contro il tempo per fare in modo che tutto fos-se pronto.
Ma nonostante un clima decisamente più rilassato, ancora tanto l'entusiasmo tra i cittadini che commentavano in piazza o davanti ad un bar l'evento di domenica. Ma cosa c'è dietro la visita del Papa a Cassino. Curiosità, qualche indiscrezione, ma anche leggende metropolitane sono circolate nei giorni di attesa. C'è chi ha preparato minuziosamente quella giornata, pensando davvero a tutto, anche all'abbronzatura: e così, tra cappellini e ombrelli per ripararsi del sole, c'è anche chi ha pensato alla crema solare, per unire l'utile al dilettevole.
Ma c'è un retroscena che riguarda anche la Papa mobile che utilizza Benedetto XVI nei suoi brevi spostamenti. Quella arrivata a Cassino non è la stessa del viaggio in Terra Santa che, nel tragitto verso casa in aereo, avrebbe avuto un piccolo incidente, con il tettuccio del veicolo che è rimasto lievemente danneggiato.
Da qui l'opzione di aprire le porte del garage del Vaticano per utilizzare un'altra papa mobile, quella che domenica ha condotto il Santo Padre per le strade della città martire e lo ha portato fino in abbazia. E tante in questi giorni sono state le testimonianze dell'importanza della visita del pontefice a Cassino. La più gustosa è sicuramente quella fornita da una nota gelateria della città, che ha inventato il gusto Benedetto XVI, con cioccolato e meringhe.
E poi le voci di popolo, quelle che circolavano nella città prima di domenica: dai cancelli sigillati, alle finestre che dovevano rimanere chiuse, fino al divieto di affacciarsi ai balconi. Solo leggende metropolitane, ma che hanno fatto davvero il giro della città. Si parlava anche di decine e decine di cecchini posizionati sulle terrazze dei palazzi intorno a Campo Miranda. Ma stavolta le voci erano fondate: non saranno stati decine e decine, ma i fotografi ed gli operatori che sono saliti sui balconi per riprendere la piazza dall'alto, hanno avuto il piacere di fare la loro conoscenza.

© Copyright Il Tempo, 26 maggio 2009


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Il Papa a Cassino Marrazzo: una frontiera contro le nuove povertà

E Benedetto inaugura la Casa della Carità

Folla e applausi

Ester Palma

Un’immensa distesa di berretti bianchi con la scritta in azzurro «W il Papa», striscioni di benvenuto bian chi e gialli sui balconi delle case, l’apertura di una Casa della Carità e una piazza dedicata a lui: quasi 29 an ni dopo l’ultima visita di un Pontefi ce, Cassino ha accolto con grande af fetto Benedetto XVI ieri, nel giorno dell’Ascensione.
Perchè solo l’affetto (insieme alla fede) può spingere oltre 12 mila per sone ad aspettare ore, prima di parte cipare alla Messa in una piazza infuo cata da un sole più che estivo. Applau dendo vari brani dell’omelia del Pa pa: da quando ha ringraziato per la dedica della piazza, la stessa in cui ha celebrato la Messa, al passaggio sul l’attualità dell’«ora et labora» di San Benedetto e soprattutto all’appello a politici e imprenditori contro «la feri ta della disoccupazione che affligge questo territorio».
Benedetto XVI era arrivato in elicot tero da Roma intorno alle 10. Ad acco glierlo il sottosegretario Gianni Letta, il padre abate di Montecassino dom Pietro Vittorelli e il sindaco di Cassi no Bruno Scittarelli. «Un papa di no me Benedetto che visita la terra di San Benedetto è un segno evidente della misericordia di Dio per la no stra terra, che ha visto distruzioni e sofferenze, ma che ha fatto della pace il suo orgoglio», ha detto il padre aba te. E ha ricordato come il vero simbo lo della zona sia l’Abbazia «quattro volte distrutta, altrettante ricostrui ta ». Quest’anno sono proprio 65 anni dal bombardamento alleato che la ra se al suolo l’ultima volta. «Noi andia mo avanti - spiega l’Abate - con la Ca sa della Carità, inaugurata proprio dal Papa e con la culla termica contro gli abbandoni dei neonati, che nei giorni scorsi ha iniziato a funzionare presso il convento delle Suore di Cari tà, grazie anche all’impegno del no stro Centro di aiuto alla vita».
Proprio l’inaugurazione della casa è stata il secondo appuntamento del l’impegnativa giornata del Papa a Cas sino, che ha visitato anche l’Abbazia e il cimitero polacco. Ad attenderlo per scoprire la lapide c’erano il presi dente della Regione Piero Marrazzo, il direttore della Caritas locale e della nuova Casa, don Giovanni Coppola, ancora Gianni Letta. La struttura è stata realizzata in un’ala dismessa del vecchio ospedale «Gemma de Bosis», intitolato alla nobildonna che nel 1357 aveva donato l’area per creare un «hospitalario» per poveri e ipelle grini. Due piani, servizi diurni e una ventina di posti letto: «Tutto è nato da un’intuizione di padre Vittorelli ha detto Marrazzo - e noi l'abbiamo subito accolta, senza immaginare che l’avrebbe inaugurata il Santo Padre. Questo centro per noi è una frontiera per le nuove povertà, dove l'acco glienza si esercita con la carità, la soli darietà e lo spirito di sussidiarietà». Soddisfatto anche don Giovanni: «Manca solo un ascensore a collegare i due piani della struttura. Chissà se qualcuno vorrà provvedere...»

© Copyright Corriere della sera, 25 maggio 2009


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MERCOLEDÌ 27 MAGGIO 2009

QUALCHE INTERROGATIVO SUL PROSSIMO PELLEGRINAGGIO DEL PAPA A SAN GIOVANNI ROTONDO

di Francesco Colafemmina
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Il 21 Giugno il Santo Padre si recherà a San Giovanni Rotondo. Mentre nella località garganica fervono i preparativi, crescono gli interrogativi che circondano questo evento.
In primo luogo è doverosa una anamnesi dei fatti accaduti negli ultimi anni, a partire dalla sciagurata vicenda della riesumazione della salma del Santo di Pietrelcina. Ne fu dato l'annuncio ufficiale a dicembre 2007, mentre a marzo 2008, come i ladri nella notte, senza preavviso, monaci e vescovo aprirono la tomba.
Certo non mancavano i segnali di questa frenetica corsa all'esumazione, condita anche da risvolti legali. Già nel gennaio 2008 era scomparso dalla navata sinistra della chiesa di S.Maria delle Grazie il saio incorniciato del Santo. Forse volevano farglielo indossare una volta riesumato?
E poi segretezza, cripta chiusa per giorni, dibattiti mediatici sull'opportunità di questa riesumazione per i 40 anni dalla morte del Santo, dato che 40 non sembra esser mai stata una cifra particolarmente utile agli anniversari (ma i Neocatecumenali l'hanno copiata questo gennaio).

Quella notte di marzo Mons. D'Ambrosio forse preso dall'emozione, forse annebbiato dall'incenso ampiamente diffuso durante il Pontificale (sic!) per l'apertura della tomba, affermò: "Sin dall’inizio si vedeva chiaramente la barba. La parte superiore del teschio è in parte scheletrita, il mento è perfetto, il resto del corpo è conservato bene. Si vedono benissimo il ginocchio, le mani, i mezzi guanti, le unghie. Se padre Pio mi permette, è come se fosse passato un manicure."
Ebbene sì. Padre Pio si era fatto il manicure nella sua tomba! Ma come se non bastasse giunse la notizia che la salma sarebbe stata "ricomposta" nei giorni a venire. E dopo un attento maquillage, altro che manicure, Padre Pio si ritrovò sul teschio scheletrito una splendida maschera di silicone commissionata alla società che lavora per il Museo delle Cere di Londra.

Soldi ben spesi, certamente. Infatti chi ha assistito in questo anno al passaggio delle fiumane di pellegrini non può non avere inteso lo stupore miracolistico di tanta gente semplice o disinformata: "Uh... è come se stesse dormendo!"... "Ci è bell!".... "Madò, sembra vivo!"... e via dicendo.
E qui la prima domanda: perchè mostrare al Papa un Santo ricoperto di una maschera al silicone? Che senso ha magari raccontare al Santo Padre che l'hanno trovato così?
Eppure si diceva che quelli sono stati soldi ben spesi perchè per vedere il miracolo molti pellegrini (milioni) si sono prenotati e sono giunti a San Giovanni Rotondo, rimpinguando le casse ormai un po' immiserite dei Sangiovannesi e soprattutto dei munifici fraticelli.

Munifici ma poco ortodossi se a quanto pare è loro abitudine maltrattare chi si inginocchia per ricevere l'Eucaristia. E' notizia di qualche mese fa, ma che cozza ampiamente con il famoso racconto di Padre Pio e il diavolo, quando costui si presentò nelle vesti di un azzimato signore di mezza età per confessarsi, ma non volle inginocchiarsi. E Padre Pio gli intimò "inginocchiati!" così tante volte che quello, spaventato, se ne scomparve sotterra. Ma si sa, Padre Pio è un Santo "medievale"... oggi la Chiesa è moderna e si aggiorna. Peccato che il Papa la Comunione la dia a chi si inginocchia (Kiko Arguello a parte). Dunque - secondo interrogativo - l'Eucaristia sarà distribuita a chi si inginocchia o a chi sta in piedi?

E passiamo alle roboanti attività dei fraticelli mecenati. La chiesa di Renzo Piano, un "gormite" dell'architettura sacra (per usare un termine caro ai bambini di oggi), è il luogo all'esterno del quale il Papa celebrerà la Messa il 21 Giugno. Ma è anche il luogo da più parti accusato di essere non solo esteticamente orripilante, ma cristianamente incompatibile con la liturgia e la presenza di Cristo. C'è chi - con varie e discutibili - argomentazioni ha definito quella chiesa un "tempio di Satana", chi vi ha visto incise simbologie occultistiche e massoniche. Certamente però stupisce che nel luogo del Santo crocifisso, un'effigie concreta, naturale, non astratta, di Cristo Crocifisso, sia irreperibile.
Tutto è permeato di una religiosità alla Star Treck. Per non parlare del "Monolite" degno di 2001 Odissea nello Spazio. La nera pietra com pianta quadrata che si trasforma in ottagono è il luogo in cui è riposta l'Eucaristia. In una "cappella" (piuttosto un triangolo di spazio) definita eucaristica, unico luogo nel quale ci sono inginocchiatoi, mentre nell'aula liturgica essi mancano. Tra l'altro è alquanto strano che il colore nero incornici il luogo in cui è riposto il Corpo di Cristo. Eppure queste sono solo minuzie!
Che dire allora dell'altare a forma di piramide rovesciata, esempio della pseudo arte di Pomodoro, fatta di superfici perfette nelle quali si aprono "smangiature": immagini della decomposizione del mondo dietro le peferzioni superficiali? Che dire della croce astratta dello stesso Pomodoro, fatta di cunei, che è sospesa in perpendicolare all'altare? Un simbolo dell'energia che va verso il basso? Esoterismo e gnosi applicata all'arte sacra? Chissà! Forse bisognerebbe chiedere al Prof. Crispino Valenziano, estremo odiatore del "devozionalismo devozionistico"... espressione con cui sembra indicare quella tipologia di devozione che ha sempre caratterizzato la Santità di Padre Pio... eh si, la Chiesa moderna, adulta!

Dunque - terza domanda - chi godrà vedendo il Santo Padre entrare in quella chiesa? Chi si fregherà le mani con gioia? E - quarta domanda - chi godrà nel vedere il Papa celebrare la Messa sullo sfondo dell'arazzo di Rauschenberg, quello che rappresenta il drago a sette teste trionfante sulla Gerusalemme celeste - stranamente già scesa in terra -?
Sappiamo bene che Rauschemberg sin dalla sua opera "Monogram" cerca di sbeffeggiare il cristianesimo in chiave demoniaca, ma... si sà... la Chiesa è moderna, adulta!

Certo vedere Monogram e pensare che quel caprone rappresenta Cristo nell'incredibile interpretazione dell'artista, fa un po paura. E fa paura pensare alla grande fantasia, all'estro dei fraticelli che hanno speso così tanti milioni di euro per dar vita ad una chiesa che forse Padre Pio avrebbe ridotto in cenere con un solo sguardo...ma ....come dire... non vorrei essere noioso ma la Chiesa è adulta, moderna!

In cotanta modernità però ci lasceranno ancora la possibilità di pregare San Pio e San Michele Arcangelo perchè proteggano il Papa dagli avvoltoi che lo attendono pronti a baciargli l'anello salvo poi mancargli di obbedienza? O anche la preghiera è un inutile fronzolo in questa Chiesa adulta e moderna?

PUBBLICATO DA FRANCESCO COLAFEMMINA A 11.41



Papa, NON ENTRARE IN QUELLA CHIESA!!!!! [SM=g1782473] [SM=g1782473] [SM=g1782473] [SM=g1782473] [SM=g1782473] [SM=g1782473] [SM=g1782473] [SM=g1782473] [SM=g1782473] [SM=g1782473]



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