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Viaggi pastorali in Italia

Ultimo Aggiornamento: 06/10/2012 20:47
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03/07/2010 19:00
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Benedetto XVI: domani a Sulmona

CITTA’ DEL VATICANO

Dopo avere predicato unità nella Chiesa, implorando ai cristiani di non dividersi e restare fedeli alle verità di fede - tema che gli sta particolarmente a cuore e che è una costante nei suoi interventi - Papa Ratzinger si appresta a partire per Sulmona.
Per la seconda volta renderà omaggio ad un suo predecessore, Celestino V, santo eremita che visse sul Monte Morrone fintanto che non venne eletto in uno dei conclavi più lacerati della storia. Le cronache narrano che alla fine del XIII secolo la sete di potere logorava il collegio cardinalizio, spaccato com’era tra i potentati delle famiglie Orsini e Colonna. La testimonianza cristiana dei primi secoli era un vago ricordo e a soffrirne era la credibilità globale della Chiesa. Solo un monaco eremita, ritenuto santo a furor di popolo, poteva essere in grado di riportare un po’ d’ordine. Papa Ratzinger nutre nei confronti di Pietro Celestino autentica ammirazione, tanto che l’anno scorso, quando si recò all’Aquila dopo il terremoto, volle sostare in preghiera sulle reliquie del santo, conservate nella basilica di Collemaggio.
Prima di ripartire lasciò sulla teca di cristallo il suo pallio da arcivescovo, la stola di lana che simboleggia il legame stretto tra il pastore e la sede di Pietro. «Pietro Celestino cercava nel silenzio Dio, capiva la gravità del peccato ma anche la misericordia. E’ un invito, anche attuale, a leggere la vita come servizio e non come esercizio del potere» sintetizza il vescovo di Sulmona, monsignor Spina che lo riceverà domenica mattina.
Tra i momenti più significativi l’incontro, lontano dalle telecamere, con un gruppo di detenuti in una struttura ecclesiastica. Sulmona sarà l’ultima fatica di Benedetto XVI prima della pausa estiva che inizierà il 7 luglio, trasferendosi nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo. Durante il periodo di riposo saranno sospese tutte le udienze private e speciali, sicchè i mercoledì mattina, l’udienza generale non avrà luogo. Papa Ratzinger si mostrerà in pubblico solo durante la recita dell’Angelus, a Castelgandolfo. Trascorrerà il suo tempo in compagnia del fratello don Georg, a passeggiare nei giardini e a rivedere gli ultimissimi dettagli del libro su Gesù, che praticamente è finito e in attesa di essere stampato dalla Libreria Editrice Vaticana.
Ovviamente continuerà a seguire le cose più urgenti grazie al filo diretto col segretario di Stato, Bertone al quale, anche recentemente, sono andati pubblici ringraziamenti per ciò che sta facendo. Confermandogli così, ancora una volta, la sua totale fiducia. f.gia.

© Copyright Il Messaggero, 3 luglio 2010


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"CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
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Quello storico gesto: il dono del Pallio

Benedetto XVI il 28 aprile 2009 entrò a Collemaggio per l'omaggio a Celestino V

di Giustino Parisse

L'AQUILA.

Il più preoccupato di tutti, quella mattina del 28 aprile 2009 davanti alla Porta Santa di Collemaggio, era Sergio Basti, oggi direttore regionale dei vigili del Fuoco. La teca con i resti mortali di Papa Celestino V - pontefice che fu eletto nel luglio del 1294 e che si dimise a dicembre dello stesso anno - la mattina del sei aprile era stata tolta dal mausoleo dentro la basilica e portata in un locale nella torre che si trova a fianco alla facciata. I vigili per "salvare" la teca (opera di Luigi Cardilli) avevano dovuto scavalcare la montagna di macerie provocata dal crollo del transetto dell'edificio sacro.
Benedetto XVI, quel 28 aprile, intorno a mezzogiorno, dopo essere stato a Onna per incontrare i parenti delle 40 vittime di quel borgo devastato (e prima di andare a Coppito nella scuola della Finanza), era giunto a Collemaggio accompagnato dall'arcivescovo dell'Aquila Giuseppe Molinari, dal sottosegretario alla presidenza del consiglio Gianni Letta, da Guido Bertolaso (che quel giorno gli fece anche da autista) e dalle persone della sicurezza. Il programma prevedeva che il Papa avrebbe simbolicamente aperto la Porta Santa ma sarebbe rimasto sulla soglia alla quale era stata avvicinata la teca di Celestino V.
Sergio Basti non voleva correre rischi (ci sono le foto in cui ha il volto tirato e preoccupato): la basilica non era ancora stata messa in sicurezza come lo è oggi e un incidente in cui poteva restare coinvolto il sommo Pontefice doveva essere scongiurato a ogni costo.
Eppure Papa Benedetto - così come a Onna, aveva voluto incontrare gli sfollati sotto la pioggia e in mezzo al fango - decise di entrare.
Accolto dal rettore della Basilica don Nunzio Spinelli si avvicinò ai resti mortali del suo predecessore e fece un gesto che forse al momento non fu valutato per quello che invece è stato: storico.
Il Papa infatti depose sulla teca il suo Pallio, quello che aveva ricevuto nell'aprile del 2005 al momento di salire sul soglio di Pietro. Il Pallio come è scritto nei testi ufficiali del Vaticano «è una stola di lana bianca, ricamata di crocette nere che gira in forma di anello sulle spalle, mentre le estremità pendono sul petto e sul dorso. E' tessuto con la lana bianca di due agnelli offerti annualmente al Papa nella ricorrenza della festa di Sant'Agnese e vuole simboleggiare la pecorella smarrita, cercata, salvata e posta sulle spalle del Buon Pastore e insieme l'Agnello crocifisso per la salvezza dell'umanità perduta. Il pallio può essere indossato soltanto dal Papa e dai Cardinali ed Arcivescovi metropolitani ai quali viene conferito dal Papa in occasione della consacrazione episcopale».

L'aver donato a Celestino V il suo Pallio rappresentò il definitivo "sdoganamento" - per usare un termine forse non adatto ma che spiega meglio il concetto - del Papa del Perdono da parte della Chiesa e del suo capo supremo.

Celestino V come gli storici raccontano, nonostante fosse stato proclamato Santo qualche decennio dopo la sua morte avvenuta nel 1296, non ha sempre goduto della giusta considerazione. Un'attenzione, quella di Papa Ratzinger che evidentemente era anche verso un Papa che preferì rinunciare al potere pur di non scendere a compromessi con la sua coscienza e che per tutta la vita era vissuto in un eremo fuggendo da qualsiasi comodità (per quelle che ci potevano essere nella sua epoca) e nutrendosi soprattuto di preghiera.

Se si leggono con attenzione gli ultimi interventi dell'attuale Pontefice si notano continui riferimenti a umiltà e semplicità oltre a richiami ai sacerdoti a non fare della loro missione pastorale un mezzo per far carriera o conquistare posizioni di prestigio e potere.

Due giorni fa sono tornato nella basilica di Collemaggio dove ho incontrato il rettore don Nunzio. Mentre lo aspettavo sono andato verso il mausoleo: è desolatamente vuoto. La teca con il corpo di Celestino dopo essere stata per alcuni mesi nella torre, il 29 agosto del 2009, al termine delle celebrazioni della Perdonanza ha iniziato il suo pellegrinaggio in varie diocesi. In questi giorni è a Sulmona dove il Papa renderà di nuovo omaggio a Celestino. Il 31 luglio arriverà all'Aquila da Avezzano. Nelle settimane successive verrà portata in alcune parrocchie della diocesi (fra queste Montereale e San Demetrio) e poi tornerà a "casa" nella basilica di Collemaggio.
Ma quasi certamente non potrà essere riposta nel mausoleo rinascimentale disegnato e scolpito da Girolamo da Vicenza. Infatti l'abside a destra è molto danneggiata. L'ipotesi è quella di posizionare nell'abside centrale un altare ligneo (che quindi in futuro potrà essere facilmente rimosso o spostato) sotto al quale "ospitare" Celestino V che potrà essere così oggetto della devozione dei fedeli.
Don Nunzio mi racconta la sua emozione di quel giorno e le parole del Papa davanti alle macerie della Basilica. «Guardò verso l'alto e i suoi occhi si riempirono di stupore e costernazione» dice 15 mesi dopo il rettore «poi disse, rivolto a me e all'arcivescovo: avevo visto le immagini in televisione ma non immaginavo tutto questo».
Quegli occhi sorpresi del Papa li ricordo bene anch'io, quando me lo trovai davanti a Onna. Mi chiese chi avevo perso e alla mia risposta spalancò gli occhi nei quali vidi una partecipazione sincera. Fu lì, che forse per la prima volta, davanti a quell'uomo vestito di bianco e con le scarpe sporcate dal fango, che mi resi conto della tragedia che aveva travolto tutti noi.
La Basilica di Collemaggio era stata visitata il 30 agosto del 1980 da Giovanni Paolo II (con a fianco il cardinale Carlo Confalonieri ex arcivescovo dell'Aquila) e anche lui si inginocchiò e pregò davanti al mausoleo. Negli anni della "nuova" Perdonanza (dal 1983 in poi) più volte gli arcivescovi dell'Aquila avevano invitato Karol Wojtyla a tornare all'Aquila. Ma la cosa non si era mai concretizzata. Molinari ci aveva riprovato dopo l'elezione di Ratzinger e prima del sisma erano giunti segnali positivi da Roma.
Poi il terremoto e quella visita avvenuta alla presenza di poche persone e con i vigili del fuoco pronti a far fronte a ogni evenienza (in quei giorni le scosse erano ancora forti). Il valore storico del dono del Pallio resta e in futuro, quando Collemaggio tornerà all'antico splendore, se ne valuteranno i frutti sia quelli spirituali che quelli, più terra terra, che arriveranno dalla rinnovata attenzione al Papa del Perdono così da alimentare un turismo religioso che all'Aquila finora ha segnato il passo. E chissà se Ratzinger non deciderà di tornare.

© Copyright Il Centro, 3 luglio 2010


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VISITA PASTORALE DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI A SULMONA (4 LUGLIO 2010) - I


INCONTRO CON LA CITTADINANZA IN PIAZZA GARIBALDI



Alle ore 8.30 di oggi il Santo Padre Benedetto XVI parte in elicottero dall’eliporto vaticano per la Visita Pastorale a Sulmona, in occasione dell’Anno Giubilare Celestiniano. Prima dell’atterraggio a Sulmona, l’elicottero del Santo Padre sorvola l’Abbazia di Santo Spirito e l’Eremo di Sant’Onofrio sul Morrone, luoghi legati alla vita del monaco Pietro da Morrone, poi Papa con il nome di Celestino V.
All’arrivo - previsto per le ore 9.20 - al campo sportivo "Serafini" del complesso sportivo dell’Incoronata, il Papa è accolto dal Vescovo di Sulmona-Valva, S.E. Mons. Angelo Spina e dall’ On. Gianni Letta, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Rappresentante del Governo Italiano, insieme alle altre Autorità politiche, civili ed ecclesiastiche.
Il Santo Padre raggiunge in auto Piazza Garibaldi dove lo attendono i fedeli per la Celebrazione Eucaristica e riceve il saluto del Sindaco di Sulmona, Dott. Fabio Federico e del Vescovo S.E. Mons. Angelo Spina.



CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA IN PIAZZA GARIBALDI

Alle ore 10, in Piazza Garibaldi, il Santo Padre Benedetto XVI presiede la Santa Messa nel corso della quale pronuncia l’omelia che riportiamo di seguito:

OMELIA DEL SANTO PADRE

Cari fratelli e sorelle!

Sono molto lieto di essere oggi in mezzo a voi e celebrare con voi e per voi questa solenne Eucaristia. Saluto il vostro Pastore, il Vescovo Mons. Angelo Spina: lo ringrazio per le calorose espressioni di benvenuto che mi ha rivolto a nome di tutti, e per i doni che mi ha offerto e che apprezzo molto nella loro qualità di "segni" - come li ha definiti - della comunione affettiva ed effettiva che lega il popolo di questa cara Terra d’Abruzzo al Successore di Pietro. Saluto gli Arcivescovi e i Vescovi presenti, i Sacerdoti, i Religiosi e le Religiose, i rappresentanti delle Associazioni e dei Movimenti ecclesiali. Rivolgo un deferente pensiero al Sindaco, Dottor Fabio Federico, grato per il cortese indirizzo di saluto e per i "segni", i doni, al rappresentante del Governo ed alle Autorità civili e militari. Un ringraziamento speciale a quanti hanno generosamente offerto la loro collaborazione per realizzare questa mia Visita Pastorale. Cari fratelli e sorelle! Sono venuto per condividere con voi gioie e speranze, fatiche e impegni, ideali e aspirazioni di questa Comunità diocesana. So bene che anche a Sulmona non mancano difficoltà, problemi e preoccupazioni: penso, in particolare, a quanti vivono concretamente la loro esistenza in condizioni di precarietà, a causa della mancanza del lavoro, dell’incertezza per il futuro, della sofferenza fisica e morale e - come ha ricordato il Vescovo - del senso di smarrimento dovuto al sisma del 6 aprile 2009. A tutti voglio assicurare la mia vicinanza ed il mio ricordo nella preghiera, mentre incoraggio a perseverare nella testimonianza dei valori umani e cristiani così profondamente radicati nella fede e nella storia di questo territorio e della sua popolazione.

Cari amici! La mia Visita avviene in occasione dello speciale Anno Giubilare indetto dai Vescovi dell’Abruzzo e del Molise per celebrare gli ottocento anni della nascita di san Pietro Celestino. Sorvolando il vostro territorio, ho potuto contemplare la bellezza del paesaggio e, soprattutto, ammirare alcune località strettamente legate alla vita di questa insigne figura: il Monte Morrone, dove Pietro condusse per molto tempo vita eremitica; l’Eremo di Sant’Onofrio, dove nel 1294 lo raggiunse la notizia della sua elezione a Sommo Pontefice, avvenuta nel Conclave di Perugia; e l’Abbazia di Santo Spirito, il cui altare maggiore venne da lui consacrato dopo la sua incoronazione, avvenuta nella Basilica di Collemaggio a L’Aquila. In questa Basilica io stesso, nell’aprile dell’anno scorso, dopo il terremoto che ha devastato la Regione, mi sono recato per venerare l’urna con le sue spoglie e lasciare il pallio ricevuto nel giorno dell’inizio del mio Pontificato. Sono passati ben ottocento anni dalla nascita di san Pietro Celestino V, ma egli rimane nella storia per le note vicende del suo tempo e del suo pontificato e, soprattutto, per la sua santità. La santità, infatti, non perde mai la propria forza attrattiva, non cade nell’oblio, non passa mai di moda, anzi, col trascorrere del tempo, risplende con sempre maggiore luminosità, esprimendo la perenne tensione dell’uomo verso Dio. Dalla vita di san Pietro Celestino vorrei allora raccogliere alcuni insegnamenti, validi anche nei nostri giorni.

Pietro Angelerio sin dalla sua giovinezza è stato un "cercatore di Dio", un uomo desideroso di trovare risposte ai grandi interrogativi della nostra esistenza: chi sono, da dove vengo, perché vivo, per chi vivo? Egli si mette in viaggio alla ricerca della verità e della felicità, si mette alla ricerca di Dio e, per ascoltarne la voce, decide di separarsi dal mondo e di vivere da eremita. Il silenzio diventa così l'elemento che caratterizza il suo vivere quotidiano. Ed è proprio nel silenzio esteriore, ma soprattutto in quello interiore, che egli riesce a percepire la voce di Dio, capace di orientare la sua vita. C’è qui un primo aspetto importante per noi: viviamo in una società in cui ogni spazio, ogni momento sembra debba essere "riempito" da iniziative, da attività, da suoni; spesso non c’è il tempo neppure per ascoltare e per dialogare. Cari fratelli e sorelle! Non abbiamo paura di fare silenzio fuori e dentro di noi, se vogliamo essere capaci non solo di percepire la voce di Dio, ma anche la voce di chi ci sta accanto, la voce degli altri.

Ma è importante sottolineare anche un secondo elemento: la scoperta del Signore che fa Pietro Angelerio non è il risultato di uno sforzo, ma è resa possibile dalla Grazia stessa di Dio, che lo previene. Ciò che egli aveva, ciò che egli era, non gli veniva da sé: gli era stato donato, era grazia, ed era perciò anche responsabilità davanti a Dio e davanti agli altri. Sebbene la nostra vita sia molto diversa, anche per noi vale la stessa cosa: tutto l’essenziale della nostra esistenza ci è stato donato senza nostro apporto. Il fatto che io viva non dipende da me; il fatto che ci siano state persone che mi hanno introdotto nella vita, che mi hanno insegnato cosa sia amare ed essere amati, che mi hanno trasmesso la fede e mi hanno aperto lo sguardo a Dio: tutto ciò è grazia e non è "fatto da me". Da noi stessi non avremmo potuto fare nulla se non ci fosse stato donato: Dio ci anticipa sempre e in ogni singola vita c’è del bello e del buono che noi possiamo riconoscere facilmente come sua grazia, come raggio di luce della sua bontà. Per questo dobbiamo essere attenti, tenere sempre aperti gli "occhi interiori", quelli del nostro cuore. E se noi impariamo a conoscere Dio nella sua bontà infinita, allora saremo capaci anche di vedere, con stupore, nella nostra vita – come i Santi – i segni di quel Dio, che ci è sempre vicino, che è sempre buono con noi, che ci dice: "Abbi fede in me!".

Nel silenzio interiore, nella percezione della presenza del Signore, Pietro del Morrone aveva maturato, inoltre, un’esperienza viva della bellezza del creato, opera delle mani di Dio: ne sapeva cogliere il senso profondo, ne rispettava i segni e i ritmi, ne faceva uso per ciò che è essenziale alla vita. So che questa Chiesa locale, come pure le altre dell’Abruzzo e del Molise, sono attivamente impegnate in una campagna di sensibilizzazione per la promozione del bene comune e della salvaguardia del creato: vi incoraggio in questo sforzo, esortando tutti a sentirsi responsabili del proprio futuro, come pure di quello degli altri, anche rispettando e custodendo la creazione, frutto e segno dell’Amore di Dio.

Nella seconda lettura di oggi, tratta dalla Lettera ai Galati, abbiamo ascoltato una bellissima espressione di san Paolo, che è anche un perfetto ritratto spirituale di san Pietro Celestino: «Quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo» (6,14). Davvero la Croce costituì il centro della sua vita, gli diede la forza per affrontare le aspre penitenze e i momenti più impegnativi, dalla giovinezza all’ultima ora: egli fu sempre consapevole che da essa viene la salvezza. La Croce diede a san Pietro Celestino anche una chiara coscienza del peccato, sempre accompagnata da un’altrettanto chiara coscienza dell’infinita misericordia di Dio verso la sua creatura. Vedendo le braccia aperte e spalancate del suo Dio crocifisso, egli si è sentito portare nel mare infinito dell’amore di Dio. Come sacerdote, ha fatto esperienza della bellezza di essere amministratore di questa misericordia assolvendo i penitenti dal peccato, e, quando fu eletto alla Sede dell’Apostolo Pietro, volle concedere una particolare indulgenza, denominata "La Perdonanza". Desidero esortare i sacerdoti a farsi testimoni chiari e credibili della buona notizia della riconciliazione con Dio, aiutando l’uomo d’oggi a recuperare il senso del peccato e del perdono di Dio, per sperimentare quella gioia sovrabbondante di cui il profeta Isaia ci ha parlato nella prima lettura (cfr Is 66,10-14).

Infine, un ultimo elemento: san Pietro Celestino, pur conducendo vita eremitica, non era "chiuso in se stesso", ma era preso dalla passione di portare la buona notizia del Vangelo ai fratelli. E il segreto della sua fecondità pastorale stava proprio nel "rimanere" con il Signore, nella preghiera, come ci è stato ricordato anche nel brano evangelico odierno: il primo imperativo è sempre quello di pregare il Signore della messe (cfr Lc 10,2). Ed è solo dopo questo invito che Gesù definisce alcuni impegni essenziali dei discepoli: l’annuncio sereno, chiaro e coraggioso del messaggio evangelico - anche nei momenti di persecuzione – senza cedere né al fascino della moda, né a quello della violenza o dell’imposizione; il distacco dalle preoccupazioni per le cose - il denaro e il vestito – confidando nella Provvidenza del Padre; l’attenzione e cura in particolare verso i malati nel corpo e nello spirito (cfr Lc 10,5-9). Queste furono anche le caratteristiche del breve e sofferto pontificato di Celestino V e queste sono le caratteristiche dell’attività missionaria della Chiesa in ogni epoca.

Cari fratelli e sorelle! Sono in mezzo a voi per confermarvi nella fede. Desidero esortarvi, con forza e con affetto, a rimanere saldi in quella fede che avete ricevuto, che dà senso alla vita e che dona la forza di amare. Ci accompagnino in questo cammino l’esempio e l’intercessione della Madre di Dio e di san Pietro Celestino. Amen!











VISITA PASTORALE DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI A SULMONA (4 LUGLIO 2010) - II


RECITA DELL’ANGELUS IN PIAZZA GARIBALDI


Al termine della Celebrazione Eucaristica in Piazza Garibaldi, il Papa introduce la preghiera mariana dell’Angelus con le seguenti parole:

PRIMA DELL’ANGELUS

Cari fratelli e sorelle!

Al termine di questa solenne celebrazione, nell’ora del consueto appuntamento domenicale, vi invito a recitare insieme la preghiera dell’Angelus. Alla Vergine Maria, che venerate con particolare devozione nel Santuario della Madonna della Libera, affido questa Chiesa di Sulmona-Valva: il Vescovo, i sacerdoti e tutto il popolo di Dio. Possa camminare unita e gioiosa nella via della fede, della speranza e della carità. Fedele all’eredità di san Pietro Celestino, sappia sempre comporre la radicalità evangelica e la misericordia, perché tutti coloro che cercano Dio lo possano trovare.

In Maria, Vergine del silenzio e dell’ascolto, san Pietro del Morrone trovò il modello perfetto di obbedienza alla volontà divina, in una vita semplice e umile, protesa alla ricerca di ciò che è veramente essenziale, capace di ringraziare sempre il Signore riconoscendo in ogni cosa un dono della sua bontà.

Anche noi, che viviamo in un’epoca di maggiori comodità e possibilità, siamo chiamati ad apprezzare uno stile di vita sobrio, per conservare più liberi la mente ed il cuore e per poter condividere i beni con i fratelli. Maria Santissima, che animò con la sua presenza materna la prima comunità dei discepoli di Gesù, aiuti anche la Chiesa di oggi a dare buona testimonianza del Vangelo.

Angelus Domini…


Conclusa la Santa Messa, il Papa raggiunge in auto la Casa Sacerdotale del Centro pastorale diocesano di Sulmona per il pranzo con i Vescovi Abruzzesi e per una sosta di riposo.
La Casa Sacerdotale, destinata ad alloggiare i sacerdoti ammalati e anziani, viene inaugurata oggi dopo i lavori di restauro e intitolata a "Benedetto XVI".
Alle 16.30, prima di lasciare la Casa Sacerdotale, il Santo Padre saluta i membri del Comitato organizzatore della Visita.
Quindi incontra una Delegazione della Casa Circondariale di Sulmona: il Direttore, Dr. Sergio Romice; il Cappellano P. Franco Messori, S.M., e alcuni agenti di custodia e detenuti.
Al termine il Papa si reca in auto alla Cattedrale per l’Incontro con i Giovani.




www.radiovaticana.org/it1/videonews_ita.asp?anno=2010&videoclip=1474&sett...










Il Papa: la Chiesa unisca radicalità evangelica e misericordia
Angelus durante la visita a Sulmona





SULMONA, domenica, 4 luglio 2010 (ZENIT.org).- “Radicalità evangelica” e “misericordia” sono i due elementi che la Chiesa deve unire nella sua missione.

Benedetto XVI lo ha ricordato questa domenica recitando l'Angelus in Piazza Garibaldi a Sulmona durante la sua visita alla città abruzzese.

Dopo la celebrazione eucaristica che ha presieduto, il Pontefice ha affidato alla Madonna, a Sulmona venerata con particolare devozione nel Santuario della Madonna della Libera, la Chiesa locale: “il Vescovo, i sacerdoti e tutto il popolo di Dio”.

“Possa camminare unita e gioiosa nella via della fede, della speranza e della carità”, ha auspicato.

“Fedele all’eredità di san Pietro Celestino, sappia sempre comporre la radicalità evangelica e la misericordia, perché tutti coloro che cercano Dio lo possano trovare”, ha aggiunto.

“In Maria, Vergine del silenzio e dell’ascolto, san Pietro del Morrone trovò il modello perfetto di obbedienza alla volontà divina, in una vita semplice e umile, protesa alla ricerca di ciò che è veramente essenziale, capace di ringraziare sempre il Signore riconoscendo in ogni cosa un dono della sua bontà”, ha ricordato il Vescovo di Roma.

Anche noi che viviamo in un’epoca di maggiori comodità e possibilità, ha sottolineato, “siamo chiamati ad apprezzare uno stile di vita sobrio, per conservare più liberi la mente ed il cuore e per poter condividere i beni con i fratelli”.

“Maria Santissima, che animò con la sua presenza materna la prima comunità dei discepoli di Gesù, aiuti anche la Chiesa di oggi a dare buona testimonianza del Vangelo”, ha concluso.

Dopo l'Angelus, il Papa si è recato alla Casa Sacerdotale del Centro pastorale diocesano di Sulmona per pranzare con i Vescovi abruzzesi.

La Casa Sacerdotale, destinata ad alloggiare i sacerdoti ammalati e anziani, è stata inaugurata questa domenica dopo i lavori di restauro e intitolata proprio a Benedetto XVI.

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«Il suo arrivo un grande dono per tutti»

Il saluto di monsignor Spina, vescovo di Sulmona-Valva

di Angelo Spina *

Papa Benedetto XVI visita per la terza volta l’Abruzzo. Nel 2006 per venerare il Volto Santo di Manoppello, lo scorso anno a L’Aquila per portare conforto dopo il devastante sisma e il 4 luglio a Sulmona nell’Anno Giubilare Celestiniano. Gli Arcivescovi e Vescovi di Abruzzo e Molise, concordemente, hanno voluto dedicare un Anno Giubilare, dal 28 agosto 2009 al 29 agosto 2010, a San Pietro Celestino V, in occasione degli 800 anni dalla sua nascita. Le undici Diocesi di questa Regione Ecclesiastica sono tutte coinvolte. Infatti San Pietro Celestino è nato in Molise, e di questa Regione è Compatrono, ma in Abruzzo ha trascorso la maggior parte della sua vita, sui monti Morrone e Majella.
Qui ha fondato luoghi di culto, eremi e cenobi; qui, a L’Aquila fu incoronato Papa e, sempre a L’Aquila, nella Basilica di Santa Maria di Collemaggio, risposano le sue spoglie.
Sulmona è il luogo dove San Pietro Celestino è vissuto, per molti anni, all’Eremo di Sant’Onofrio, sul Monte Morrone, dove ricevette la notizia dell’elezione a Pontefice, e dove, nel 1241, fondò la monumentale Abbazia di Santo Spirito, un complesso di fede, spiritualità, arte e cultura, fiore all’occhiello per la Città.
Nell’intento dei Vescovi l’Anno Giubilare vuole essere l’invito e l’occasione per riscoprire la vocazione universale alla santità; approfondire la ricerca di Dio attraverso la via del silenzio, dell’ ascolto della Parola di Dio, della contemplazione; prendere coscienza della gravità del peccato annunciando la misericordia di Dio e richiamando al perdono, alla riconciliazione e alla pace; riscoprire il valore della natura come dono di Dio da “usare” e non da “abusare”, educando a stili di vita di sobrietà e di solidarietà.
La visita pastorale di Papa Benedetto XVI alla Diocesi di Sulmona- Valva il 4 luglio è un evento spirituale, religioso che colma di gioia, è un grande dono per tutti in questo Anno Giubilare Celestiniano. La Diocesi di Sulmona-Valva si è preparata all’i ncontro con il Santo Padre con la preghiera, i cammini di formazione spirituale, con convegni e una viva testimonianza della carità.
La Sua visita è motivo di consolazione e di speranza, particolarmente per questa Chiesa Diocesana, che fa parte dell’e ntroterra della Regione Abruzzo, ne costituisce il territorio più povero e più dimenticato, che assiste allo spopolamento dei paesi a causa della mancanza di lavoro. Il terremoto, poi, ha reso più grave la situazione. La sola Diocesi di Sulmona, che conta 49 Comuni, ne ha 36 segnati dal sisma, dei quali 15 inseriti nel cosiddetto “cratere”. I conseguenti disagi, pur gravi, non hanno trovano, purtroppo, riscontro nei media nazionali.
La visita pastorale del Santo Padre Benedetto XVI a Sulmona, nell’Anno Giubilare Celestiniano, è un grande dono fatto alla Diocesi di Sulmona- Valva, alla Città di Sulmona, all’Abruzzo intero, alla Regione Ecclesiastica Abruzzese-Molisana. La sua venuta tra noi aprirà solchi nuovi per non avere paura a progettare il futuro.
Papa Benedetto viene e troverà cuori aperti e ben disposti ad accogliere la sua parola di Padre e Pastore della Chiesa universale che parla ai suoi figli per dare consolazione, speranza e confermare nella fede con il Suo ministero di Successore di Pietro. Mentre l’attesa si colora di infinite speranze, il cuore esulta e canta: «Benedetto colui che viene nel nome del Signore».

* (vescovo di Sulmona-Valva)

© Copyright Il Centro, 3 luglio 2010


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IL MENU

Piatti della tradizione per un uomo semplice

Impiegherà circa mezz'ora per consumare il pasto Papa Ratzinger

Un menù semplice, a base di prodotti locali, quelli tipici abruzzesi. Il menù del pranzo prevede dieci portate, bagnate da vini locali. Sulla tavola: i salumi e formaggi del pastore Gregorio di Scanno, fiori di zucca in pastella, focaccine con mozzarelline locali e pomodori pachino, carciofi di Prezza alla brace, frittata di orapi della Majella. Per primo un risotto ai fiori di zucca e pappardelle alla Ovidius con zucchine e verdure ed infine un filetto di manzo in crosta aromatizzato al rosmarino, con patate novelle e verdure alla griglia. A seguire fantasia di frutta, torta bocconotto e il Pan dell'Orso di Scanno con marmellata d'uva e un goccio di passito.

© Copyright Il Tempo, 4 luglio 2010


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Il Papa è a Sulmona, 25 mila fedeli accolgono Benedetto XVI in piazza

Sulmona, 4 lug. (Adnkronos)

Il Papa arriva a Sulmona per la sua visita pastorale. Ad accoglierlo 25 mila fedeli nella piazza cittadina. Da piazza Garibaldi, con lo sguardo rivolto verso il Morrone: la montagna sacra di Celestino V, il Papa presenzierà la messa e reciterà l'Angelus. A tutti i fedeli presenti sono stati distribuiti kit con un cappellino, una bandierina e un libricino di preghiere.
Benedetto XVI si è recato in Abruzzo in elicottero. Al campo sportivo ad attenderlo c'erano, oltre a al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, il vescovo di Sulmona-Valva mons. Angelo Spina, il presidente della Regione Abruzzo Gianni Chiodi e il sindaco e il presidente della Provincia.
Benedetto XVI torna in Abruzzo per la terza volta in quattro anni. Era il primo settembre del 2006 quando il Pontefice venerò il Volto Santo a Manoppello (Pescara). Poi, il 28 aprile 2009, visitò i terremotati dell'Aquila pregando per loro. Papa Ratzinger oggi è a Sulmona in visita ufficiale per l'anno giubilare celestiniano.
Da quando lo scorso 8 dicembre 2009 è stato dato l'annuncio ufficiale la città ovidiana sembra essere 'impazzita' per l'attivismo e l'entusiasmo delle molteplici organizzazioni messe in piedi anche per approntare al meglio l'accoglienza del Papa.
Il Vescovo di Sulmona, Angelo Spina, artefice dell'evento religioso, ha organizzato incontri dedicati alla fede e come viverla nella quotidianità. Anche il Comune, ad esempio, ha avviato una serie di lavori pubblici per valorizzare la città, in modo particolare il centro storico che sarà il cuore pulsante della visita di Benedetto XVI.
Dopo l'Angelus il Papa attraverserà corso Ovidio fino a giungere alla casa pastorale diocesana che sarà dedicata a lui. Pranzerà e si riposerà. Nel pomeriggio incontrerà, in forma privata, sei detenuti del carcere di Sulmona (sottoposti ad articolo 21, cioe' gia' beneficiari di permessi di uscita), alcuni agenti, il direttore e il cappellano. Alle 17 raggiungerà la Cattedrale di San Panfilo dove incontrerà i giovani. Francesca Orsetti di Sulmona e Cristian Di Sanza di Roccaraso, gli porteranno il saluto dei giovani e poi Papa scenderà nella cripta di San Panfilo e nella cappella di Celestino V dove si raccoglierà in preghiera.
Nella cappella sono custoditi una parte del cuore, il cilicio, i sandali e il crocifisso che stava sull'Eremo di Sant'Onofrio e al quale Celestino V si rivolse per dirimere il suo dubbio se accettare o meno di diventare Papa. Alle 17.45 il Papa dalla Cattedrale di San Panfilo raggiugerà il vicino stadio Pallozzi, per rimettersi sull'elicottero alla volta del Vaticano.

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Il Papa a Sulmona, l'abbraccio dei 25mila fedeli

Mezza città chiusa al traffico dalle 6 del mattino. Acqua gratuita contro l'afa

SULMONA. "So bene che anche a Sulmona non mancano problemi e preoccupazioni come in tutto l'Abruzzo martoriato dal sisma del 6 aprile 2009". Comincia con un richiamo al terremoto e ai problemi economici e sociali della Regione la terza vista di Joseph Ratzinger in Abruzzo. Il Papa è a Sulmona, dove pregherà sulle spoglie di celestino V, il papa del gran rifiuto legato all'Abruzzo (fu incoronato all'Aquila il 29 agosto del 1294) e alla città della valle Peligna perché qui, sul Monte Morrone, trascorse un periodo di preghiera in una caverna isolata nel 1239. La visita del Pontefice, molto attesa dai fedeli abruzzesi (a Sulmona ci sono più di 25 mila pellegrini), ha da subito assunto un carattere sociale e ambientale con la chiesa abruzzese schierata contro la costruzione del centro-oli e la ricerca del petrolio sulla costa adriatica.

L'arrivo del Papa. E' arrivato puntuale l'elicottero dell'Aeronautica miliare che ha condotto a Sulmona papa Benedetto XVI. Alle 9,30 l'elicottero di Joseph Ratzinger è atterrato alla periferia della città dopo aver sorvolato l'Abbazia di Santo Spirito e l'eremo Sant'Onofrio sul Morrone. Centinaia di fedeli ad accoglierlo sugli spalti del complesso sportivo dell'Incoronata. Tra la gente anche il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, il presidente della Regione, Gianni Chiodi e il sindaco di Sulmona, Fabio Federico. Tra i primi a salutare il pontefice dalla papamobile anche la piccola Giulia, di soli 50 giorni. La bimba di Bugnara è stata benedetta e baciata dal Papa.

Bagno di folla a piazza Garibaldi. Subito dopo i saluti Ratzinger è salito sulla papamobile e, percorrendo viale Mazzini e corso Ovidio, ha raggiunto piazza Garibaldi. Qui il pontefice ha effettuato un giro di piazza per salutare i tanti fedeli presenti. Poi è sceso dalla papamobile e ha raggiunto il trono posizionato accanto all'altare. Subito dopo il saluto del sindaco di Sulmona, Fabio Federico: "Questa città e questa terra sono vittime del terremoto. Siamo colpiti dalla crisi economica e soffriamo per la disoccupazione. Il suo arrivo ci offre la speranza della fede

L'abbraccio dei fedeli. Sono almeno 25 mila i fedeli arrivati da tutto l'Abruzzo e l'Italia. Altrettanti dalla Valle Peligna: Per accoglierli la città si è mobilitata. Sedici le aree parcheggio periferiche che ogni quarto d'ora sono collegate con il centro attraverso 17 bus-navetta. Mezza città sarà chiusa al traffico dalle 6 di domani e la Protezione civile distribuirà quantitativi industriali di acqua per fronteggiare la prevista afa.

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PAPA: CELESTINO V FIGURA ATTUALE PERCHE' FU CERCATORE DI DIO

Salvatore Izzo

(AGI) - Sulmona, 4 lug.

Papa Celestino V, l'eremita eletto al pontificato nel XIII secolo ma che poi si dimise per evitare uno scisma, "e' stato un 'cercatore di Dio', un uomo desideroso di trovare risposte ai grandi interrogativi dell'esistenza: chi sono, da dove vengo, perche' vivo, per chi vivo".
Un messaggio importante per la societa' di oggi "in cui ogni spazio, ogni momento sembra debba essere 'riempito' da iniziative, da attivita', da suoni; spesso non c'e' il tempo neppure per ascoltare e per dialogare".
Lo ha ricordato Benedetto XVI a Sulmona dove ha voluto recarsi per solennizzare le celebrazioni dell'ottavo centenario della nascita di un Pontefice che, ha detto, "rimane nella storia per le note vicende del suo tempo e del suo pontificato e, soprattutto, per la sua santita'. La santita', infatti, non perde mai la propria forza attrattiva, non cade nell'oblio, non passa mai di moda, anzi, col trascorrere del tempo, risplende con sempre maggiore luminosita', esprimendo la perenne tensione dell'uomo verso Dio". La sua vita, fu dedicata nella preghiera "alla ricerca della verita' e della felicita', alla ricerca di Dio. Per ascoltarne la voce, decide di separarsi dal mondo e di vivere da eremita.
Il silenzio diventa cosi' l'elemento che caratterizza il suo vivere quotidiano". "Ed e' nel silenzio esteriore, ma soprattutto in quello interiore, che egli - ha sottolineato il Papa teologo - riesce a percepire la voce di Dio, capace di orientare la sua vita".
Anche noi, ha suggerito Ratzinger ai fedeli, "non abbiamo paura di fare silenzio fuori e dentro di noi, se vogliamo essere capaci non solo di percepire la voce di Dio, ma anche quella di chi ci sta accanto, degli altri".
Celestino V fu eletto al soglio il 5 luglio 1294 e rassegno' le dimissioni il successivo 13 dicembre travolto dalle tensioni innescate dalla possibilita' che accogliesse la richiesta dell'ala piu' radicale dell'Ordine Francescano di separarsi. Il religioso molisano, che viveva in prima persona lo spirito dell'ordine mendicante, preferi' chiamarsi fuori da quella che appariva come una decisione molto rischiosa per l'unita' stessa della Chiesa. Dimessosi voleva poi tornarsene all'eremo di Sant'Onofrio, ma fu arrestato e consegnato al nuovo Papa, Bonifacio VII, e imprigionato a Fumone. Dunque, ha rilevato oggi il Papa teologo, "la Croce costitui' il centro della sua vita, gli diede la forza per affrontare le aspre penitenze e i momenti piu' impegnativi, dalla giovinezza all'ultima ora: egli fu sempre consapevole che da essa viene la salvezza".
"La Croce - ha aggiunto - diede a san Pietro Celestino anche una chiara coscienza del peccato, sempre accompagnata da un'altrettanto chiara coscienza dell'infinita misericordia di Dio verso la sua creatura. Vedendo le braccia aperte e spalancate del suo Dio crocifisso, egli si e' sentito portare nel mare infinito dell'amore di Dio". Come sacerdote, Pietro da Morrone "ha fatto esperienza della bellezza di essere amministratore di questa misericordia assolvendo i penitenti dal peccato, e, quando fu eletto alla Sede dell'Apostolo Pietro, volle concedere una particolare indulgenza, denominata 'La Perdonanza'". "Desidero esortare - ha aggiunto in proposito Benedetto XVI nella sua omelia di oggi - i sacerdoti a farsi testimoni chiari e credibili della buona notizia della riconciliazione con Dio, aiutando l'uomo d'oggi a recuperare il senso del peccato e del perdono di Dio, per sperimentare quella gioia sovrabbondante di cui parla il profeta Isaia". Per il Papa, essa "non e' il risultato di uno sforzo, ma e' resa possibile dalla Grazia stessa di Dio".
Cio' che San Pier Celestino "aveva non gli veniva da se': gli era stato donato, era grazia, ed era percio' anche responsabilita' davanti a Dio e davanti agli altri".
"Sebbene la nostra vita sia molto diversa, anche per noi - ha continuato Ratzinger - vale la stessa cosa: tutto l'essenziale della nostra esistenza ci e' stato donato senza nostro apporto". "Il fatto che io viva - ha rilevato allargando il discorso alla necessaria vita spirituale di tutti i fedeli - non dipende da me; il fatto che ci siano state persone che mi hanno introdotto nella vita, che mi hanno insegnato cosa sia amare ed essere amati, che mi hanno trasmesso la fede e mi hanno aperto lo sguardo a Dio: tutto cio' e' grazia. Da noi stessi non avremmo potuto fare nulla se non ci fosse stato donato: Dio ci anticipa sempre e in ogni singola vita c'e' del bello e del buono che noi possiamo riconoscere facilmente come sua grazia, come raggio di luce della sua bonta'". "Per questo - ha concluso - dobbiamo essere attenti, tenere sempre aperti gli 'occhi interiori', quelli del nostro cuore. E se noi impariamo a conoscere Dio nella sua bonta' infinita, allora saremo capaci anche di vedere, con stupore, nella nostra vita, come i Santi, che sono i segni di quel Dio, che ci e' sempre vicino, che e' sempre buono con noi, che ci dice: 'Abbi fede in me!'".

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PAPA: IN MOMENTI DIFFICILI ANNUNCIO SIA CHIARO E CORAGGIOSO

Salvatore Izzo

(AGI) - Sulmona, 4 lug.

Le temperie del XIII secolo che portarono all'elezione al Pontificato di un monaco eremita che poi si dimise per evitare uno scisma e fu infine canonizzato, rappresentarono difficolta' per la Chiesa e l'annuncio del Vangelo certo non minori di quelle di oggi.
Per questo il Papa ha voluto indicare oggi l'esempio di san Pietro Celestino, che "pur conducendo vita eremitica, non era 'chiuso in se stesso', ma era preso dalla passione di portare la buona notizia del Vangelo ai fratelli. E il segreto della sua fecondita' pastorale stava proprio nel 'rimanere' con il Signore, nella preghiera".
"Il primo imperativo - ha ricordato Benedetto XVI nella sua omelia - e' sempre quello di pregare il Signore della messe. Ed e' solo dopo questo invito che Gesu' definisce alcuni impegni essenziali del discepolo: l'annuncio sereno, chiaro e coraggioso del messaggio evangelico - anche nei momenti di persecuzione, senza cedere ne' al fascino della moda, ne' a quello della violenza o dell'imposizione; il distacco dalle preoccupazioni per le cose, come il denaro e il vestito, confidando nella Provvidenza del Padre; l'attenzione e cura in particolare verso i malati nel corpo e nello spirito".
"Queste - ha spiegato il Pontefice teologo - furono anche le caratteristiche del breve e sofferto pontificato di Celestino V e queste sono le caratteristiche dell'attivita' missionaria della Chiesa in ogni epoca".
"Cari fratelli e sorelle, sono in mezzo a voi - ha detto Ratzinger al termine dell'omelia - per confermarvi nella fede.
Desidero esortarvi, con forza e con affetto, a rimanere saldi in quella fede che avete ricevuto, che da' senso alla vita e che dona la forza di amare.
Ci accompagnino in questo cammino l'esempio e l'intercessione della Madre di Dio e di san Pietro Celestino".

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PAPA: TERREMOTO E CRISI GRANDI PROVE PER L'ABRUZZO

Salvatore Izzo

(AGI) - Sulmona, 4 lug.

In Abruzzo, dove Benedetto XVI e' tornato oggi per la terza volta dopo la visita a Maloppello del 2006 e quella all'Aquila e Onna l'anno scorso, "non mancano difficolta', problemi e preoccupazioni: penso in particolare - ha detto celebrando nella piazza centrale di Sulmona in occasione dell'VIII centenario della nascita di Celestino V - a quanti vivono concretamente la loro esistenza in condizioni di precarieta', a causa della mancanza del lavoro, dell'incertezza per il futuro, della sofferenza fisica e morale e, come ha ricordato il vescovo, del senso di smarrimento dovuto al sisma del 6 aprile 2009".
"A tutti - ha aggiunto il Papa - voglio assicurare la mia vicinanza ed il mio ricordo nella preghiera, mentre incoraggio a perseverare nella testimonianza dei valori umani e cristiani cosi' profondamente radicati nella fede e nella storia di questo territorio e della sua popolazione".
"La mia visita - ha sottolineato Ratzinger - avviene in occasione dello speciale Anno Giubilare indetto dai Vescovi dell'Abruzzo e del Molise per celebrare gli ottocento anni della nascita di san Pietro Celestino.
Sorvolando il vostro territorio, ho potuto contemplare la bellezza del paesaggio e, soprattutto, ammirare alcune localita' strettamente legate alla vita di questa insigne figura: il Monte Morrone, dove Pietro condusse per molto tempo vita eremitica; l'Eremo di Sant'Onofrio, dove nel 1294 lo raggiunse la notizia della sua elezione a Sommo Pontefice, avvenuta nel Conclave di Perugia; e l'Abbazia di Santo Spirito, il cui altare maggiore venne da lui consacrato dopo la sua incoronazione, avvenuta nella Basilica di Collemaggio all'Aquila".
In quella Basilica, ha ricordato, "io stesso, nell'aprile dell'anno scorso, dopo il terremoto che ha devastato la Regione, mi sono recato per venerare l'urna con le sue spoglie e lasciare il pallio ricevuto nel giorno dell'inizio del mio Pontificato".
"Sono venuto per condividere con voi gioie e speranze, fatiche e impegni, ideali e aspirazioni di questa Comunita'", aveva detto poco prima il Papa in risposta al sindaco di Sulmona, Fabio Federico, che nel suo saluto prima della messa aveva rilevato come "il terremoto e la crisi economica mondiale abbiano solo aggravato un male terribile: la disoccupazione" sotolinenando che "e' compito di ogni uomo politico e di ogni uomo di buona volonta' garantire il lavoro che non e' solo la fonte del sostentamento ma fonte della dignita' umana".
Ricordando la figura di San Piercelestino, che prima di essere eletto Papa fu un monaco eremita sulla Maiella il Pontefice ha parlato oggi anche di salvaguardia del creato e di responsabilita' per il bene comune. "Nel silenzio interiore, nella percezione della presenza del Signore, Pietro del Morrone aveva maturato - ha osservato - un'esperienza viva della bellezza del creato, opera delle mani di Dio: ne sapeva cogliere il senso profondo, ne rispettava i segni e i ritmi, ne faceva uso per ciò che e' essenziale alla vita. So - ha assicurato - che questa Chiesa locale, come pure le altre dell'Abruzzo e del Molise, sono attivamente impegnate in una campagna di sensibilizzazione per la promozione del bene comune e della salvaguardia del creato: vi incoraggio in questo vostro sforzo, esortando tutti a sentirsi responsabili del proprio futuro, come pure di quello degli altri, anche rispettando e custodendo la creazione, frutto e segno dell'Amore di Dio".

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Benedetto XVI a Sulmona

«Una giornata storica»

È la prima volta di un Papa. L’attesa della città

DAL NOSTRO INVIATO A SULMONA

MIMMO MUOLO

È una città in bianco e giallo, quella che oggi accoglie il Papa. Non solo per le bandiere e i megaposter con i colori vaticani che tappezzano strade, case e palazzi, ma anche per l’originale iniziativa dei commercianti che hanno voluto «dipingere » delle medesime tinte anche le loro vetrine. Magliette e cappellini, indumenti sportivi e vestiti per i bimbi. Borse e scarpe.
Il bianco e il giallo predominano su tutto. E naturalmente non potevano mancare i confetti, il prodotto tipico locale. Ne è stato creato uno proprio per Benedetto XVI. Che ora fa bella mostra di sé in tutti i negozi specializzati.
Così Sulmona ha vissuto ieri il suo «sabato del villaggio», l’ultima giornata di un’attesa che dura praticamente da 2000 anni. Mai un Papa regnante era stato in questo centro ai piedi del Monte Morrone. Celestino V (per i cui 800 anni dalla nascita il Pontefice giunge fin qui), aveva sì vissuto a lungo proprio su quel monte che domina il panorama di piazza Garibaldi (dove stamani papa Ratzinger celebrerà la Messa e dove ieri pomeriggio è stata fatta una sorta di «prova generale » con la Messa alla presenza dell’urna con le spoglie del santo in questi giorni ospitate in città), ma prima dell’elezione al soglio pontificio.
In tempi più recenti, poi, Giovanni Paolo II era stato nel territorio della diocesi, ma in forma strettamente privata. Si comprende dunque che non è improprio, per i sulmonesi, parlare di avvenimento storico.
Ieri lo ha fatto, per tutti, il sindaco, Fabio Federico. «Per la nostra città è un segno di speranza, dopo le ferite del terremoto, i problemi endemici del territorio e la crisi economica. Noi davvero guardiamo all’arrivo del Santo Padre come a un’occasione per ripartire, per tornare a progettare il futuro. Un’occasione che Sulmona e, penso di poter dire, tutto l’Abruzzo non vogliono assolutamente perdere».
La macchina organizzativa sembra all’altezza delle intenzioni. Nell’aria c’è odore di asfalto appena rifatto e rumore di operai al lavoro fino a sera per finire di montare le strutture dell’accoglienza. I numeri parlano chiaro: 30-40mila presenze attese per oggi, 280 sacerdoti concelebranti, coro di 300 elementi e orchestra di 40 musicisti per animare la Messa.
E ancora: 16 aree-parcheggio, 17 bus-navetta tra i parcheggi e il centro chiuso al traffico, 7 megaschermi, 500 volontari della Protezione civile e 350 uomini delle forze dell’ordine. Una task force pronta a garantire il regolare svolgimento della visita. Visita che durerà in tutto poco più di 10 ore, ma con un programma che consentirà in pratica al Papa di incontrare tutte le categorie sociali della diocesi.
La gente nelle strade e alla Messa di piazza Garibaldi (ore 10), i vescovi abruzzesi a pranzo, una delegazione di agenti di custodia e detenuti del carcere di Sulmona nel Centro pastorale diocesano, i giovani in Cattedrale (nel pomeriggio). Il Papa inoltre benedirà gli ammalati dell’ospedale, fermandovisi brevemente con la papamobile, e inaugurerà la Casa Sacerdotale per i preti anziani e ma-lati, a lui intitolata. Nella cripta della Cattedrale, infine, venererà le reliquie di san Pietro Celestino, presenti in mattinata sul palco durante la Messa. Un atto di omaggio verso il «festeggiato» che non poteva assolutamente mancare.

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PAPA: FEDE E VALORI ETICI REGGONO CONVIVENZA CIVILE

(AGI) - Sulmona, 4 lug.

(di Salvatore Izzo)

"La gente di questa vostra terra in passato non aveva molti mezzi per studiare, e nemmeno per affermarsi nella societa', ma possedeva cio' che rende veramente ricco un uomo e una donna: la fede e i valori morali.
E' questo che costruisce le persone e la convivenza civile".
Cosi’ Benedetto XVI ha voluto esaltare la religiosita’ della terra d’ Abruzzo, dove e’ tornato oggi per la terza volta: dopo la visita al Santo Volto di Manoppello nel 2006 e il viaggio dolente all’Aquila e Onna distrutte dal terremoto dell’anno scorso, e’ stata la volta di Sulmona, dove ha celebrato l’ottavo centenario della morte di Celestino V e dove l’estate scorsa lo aveva preceduto il fratello mons. Georg, ritornato su questi luoghi dove da giovanissimo soldato tedesco aveva partecipato alla linea Gustav, costituita nell'ottobre del '42 e mantenuta fino alla primavera 1944, a causa della quale Sulmona fu ripetutamente bombardata dagli anglo-americani con ingenti danni. Ma la popolazione dell'Abruzzo dovette subire anche le conseguenze della barbarie nazista: rappresaglie di ogni tipo furono compiute dai nazisti in tutta la Regione.
"Una volta - ha ricordato il Pontefice nel discorso del pomeriggio ai giovani radunati nella bella cattedrale di San Panfilo - si diceva che la storia e' maestra di vita", ma "la cultura consumistica attuale tende invece ad appiattire l'uomo sul presente, a fargli perdere il senso del passato, della storia; ma cosi' facendo lo priva anche della capacita' di comprendere se stesso, di percepire i problemi, e di costruire il domani". Per Papa Ratzinger, dunque, "il cristiano e' uno che ha buona memoria, che ama la storia e cerca di conoscerla. Per questo - ha detto ai ragazzi - vi ringrazio, perche' mi parlate di Celestino V, e siete capaci di valorizzare la sua esperienza oggi, in un mondo cosi' diverso, ma proprio per questo bisognoso di riscoprire alcune cose che valgono sempre, che sono perenni, ad esempio la capacita' di ascoltare Dio nel silenzio esteriore e soprattutto interiore".
"Dalle vostre parole - ha sottolineato ancora rispondendo alle domande dei giovani di Sulmona - emergono due aspetti fondamentali: uno positivo e uno negativo. L'aspetto positivo e' dato dalla vostra visione cristiana della vita, un'educazione che evidentemente avete ricevuto dai genitori, dai nonni, dagli altri educatori: sacerdoti, insegnanti, catechisti. L'aspetto negativo sta nelle ombre che oscurano il vostro orizzonte: sono problemi concreti, che rendono difficile guardare al futuro con serenita' e ottimismo; ma sono anche falsi valori e modelli illusori, che vi vengono proposti e che promettono di riempire la vita, mentre invece la svuotano".
In Abruzzo, ha riconosciuto invece nell’omelia della messa, "non mancano difficolta', problemi e preoccupazioni: penso in particolare - ha spiegato - a quanti vivono concretamente la loro esistenza in condizioni di precarieta', a causa della mancanza del lavoro, dell'incertezza per il futuro, della sofferenza fisica e morale e del senso di smarrimento dovuto al sisma del 6 aprile 2009". "A tutti - ha aggiunto il Papa - voglio assicurare la mia vicinanza ed il mio ricordo nella preghiera, mentre incoraggio a perseverare nella testimonianza dei valori umani e cristiani cosi' profondamente radicati nella fede e nella storia di questo territorio e della sua popolazione". "Sono venuto per condividere con voi gioie e speranze, fatiche e impegni, ideali e aspirazioni di questa Comunita'", ha risposto al sindaco di Sulmona, Fabio Federico, che nel suo saluto prima della messa aveva rilevato come "il terremoto e la crisi economica mondiale abbiano solo aggravato un male terribile: la disoccupazione" sottolineando che "e' compito di ogni uomo politico e di ogni uomo di buona volonta' garantire il lavoro che non e' solo la fonte del sostentamento ma fonte della dignita' umana".
Presentando la figura di San Pier Celestino, che prima di essere eletto Papa fu un monaco eremita sulla Maiella, il Pontefice ha parlato anche di salvaguardia del creato e di responsabilita' per il bene comune. "Nel silenzio interiore, nella percezione della presenza del Signore, aveva maturato - ha osservato - un'esperienza viva della bellezza del creato, opera delle mani di Dio: ne sapeva cogliere il senso profondo, ne rispettava i segni e i ritmi, ne faceva uso per cio’ che e' essenziale alla vita". Fanno bene dunque le chiese locali dell'Abruzzo e del Molise ad essere "attivamente impegnate in una campagna di sensibilizzazione per la promozione del bene comune e della salvaguardia del creato". E il Papa le ha incoraggiate "in questo sforzo", esortando tutti a "sentirsi responsabili del proprio futuro, come pure di quello degli altri, anche rispettando e custodendo la creazione, frutto e segno dell'Amore di Dio".
Celestino V fu eletto al soglio il 5 luglio 1294 e rassegno' le dimissioni il successivo 13 dicembre travolto dalle tensioni innescate dalla possibilita' che accogliesse la richiesta dell'ala piu' radicale dell'Ordine Francescano di separarsi. Il religioso molisano, che viveva in prima persona lo spirito dell'ordine mendicante, preferi' chiamarsi fuori da quella che appariva come una decisione molto rischiosa per l'unita' stessa della Chiesa. Dimessosi voleva poi tornarsene all'eremo di Sant'Onofrio, ma fu arrestato e consegnato al nuovo Papa, Bonifacio VII, e imprigionato a Fumone.
Dunque, ha rilevato oggi il Papa teologo, "la Croce costitui' il centro della sua vita, gli diede la forza per affrontare le aspre penitenze e i momenti piu' impegnativi, dalla giovinezza all'ultima ora: egli fu sempre consapevole che da essa viene la salvezza". "La Croce - ha aggiunto - diede a san Pier Celestino anche una chiara coscienza del peccato, sempre accompagnata da un'altrettanto chiara coscienza dell'infinita misericordia di Dio verso la sua creatura. Vedendo le braccia aperte e spalancate del suo Dio crocifisso, egli si e' sentito portare nel mare infinito dell'amore di Dio". Come sacerdote, Pietro da Morrone "ha fatto esperienza della bellezza di essere amministratore di questa misericordia assolvendo i penitenti dal peccato, e, quando fu eletto alla Sede dell'Apostolo Pietro, volle concedere una particolare indulgenza, denominata 'La Perdonanza'". "Desidero esortare - ha aggiunto in proposito Benedetto XVI - i sacerdoti a farsi testimoni chiari e credibili della buona notizia della riconciliazione con Dio, aiutando l'uomo d'oggi a recuperare il senso del peccato e del perdono di Dio”. Ai ragazzi che lo hanno accolto in Cattedrale con irrefrenabile entusiasmo e rumoroso affetto e attraverso i loro due portavoce, Francesca e Cristian, hanno assicurato al Papa che “in questo tempo di prove e di attacchi mediatici, i giovani di Sulmona sono con lei che e’ forte e gentile come la gente d’Abruzzo”, ha chiesto infine “vogliate bene alla Chiesa: vi ha dato la fede, vi ha fatto conoscere Cristo. Vogliate bene al vostro vescovo e ai vostri sacerdoti che, pur con tutte le loro debolezze: sono presenze preziose nella vita”.
Dopo il pranzo con i vescovi d’Abruzzo e un breve colloquio con il sottosegretario Gianni Letta presente a Sulmona in rappresentanza del Governo, il Papa ha incontrato anche 5 detenuti del carcere di Sulmona (su 420). “Sono felice di essere fra voi avrei voluto incontrarvi tutti. Vi portero' nel mio cuore e di cuore vi auguro che possiate trovare la vostra via e dare un contributo alla societa' secondo le vostre capacita' e i doni che Dio vi ha dato”, ha detto loro secondo quanto ha riferito ai giornalisti il vice direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Ciro Benedettini, per il quale pur nel poco tempo disponibile (8 minuti) il dialogo tra Benedetto XVI e i detenuti e’ stato “molto intenso” con momenti di profonda commozione.

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La cultura consumistica minaccia i giovani, avverte il Papa
Incontro nella Cattedrale di Sulmona





SULMONA, domenica, 4 luglio 2010 (ZENIT.org).- Tra le ombre che “oscurano l'orizzonte” dei giovani non ci sono solo le difficoltà di ordine economico, ma anche la minaccia della “cultura consumistica” che crea “falsi valori”, avverte Benedetto XVI.

Il Papa ha incontrato questa domenica pomeriggio un gruppo di giovani nella Cattedrale di Sulmona, al termine della visita apostolica che ha realizzato nella città abruzzese.

Nelle sue parole, basate sulle esperienze che i giovani hanno condiviso con lui, ha constatato delle “ombre che oscurano il vostro orizzonte: sono problemi concreti, che rendono difficile guardare al futuro con serenità e ottimismo”.

“Ma sono anche falsi valori e modelli illusori, che vi vengono proposti e che promettono di riempire la vita, mentre invece la svuotano”, ha aggiunto.

Come ha spiegato il Papa, “la cultura consumistica attuale” tende “ad appiattire l'uomo sul presente, a fargli perdere il senso del passato, della storia; ma così facendo lo priva anche della capacità di comprendere se stesso, di percepire i problemi, e di costruire il domani”.

“Quindi, cari giovani e care giovani, voglio dirvi: il cristiano è uno che ha buona memoria, che ama la storia e cerca di conoscerla”, ha detto il Papa.

Benedetto XVI si è recato a Sulmona, nell'Abruzzo flagellato dal terremoto del 6 aprile 2009, che ha provocato più di 300 morti, in occasione dell'ottavo centenario della nascita di Papa Celestino V (1209-1296).

Prima di tornare in Vaticano, si è raccolto in preghiera davanti alle reliquie del suo predecessore nella cripta della Cattedrale.







Il Papa vicino ai disoccupati e ai terremotati d'Abruzzo
Esorta anche alla salvaguardia del creato





SULMONA, domenica, 4 luglio 2010 (ZENIT.org).- Nell'omelia che ha pronunciato questa domenica mattina a Sulmona in occasione della sua visita pastorale alla città per gli 800 anni dalla nascita di Papa Celestino V, canonizzato nel 1313, Benedetto XVI ha espresso la sua vicinanza a quanti vivono “condizioni di precarietà”.

Di fronte a 25.000 persone che sventolavano bandierine con la sua immagine, il Papa si è detto consapevole del fatto che “anche a Sulmona non mancano difficoltà, problemi e preoccupazioni”.

In particolare, ha rivolto il suo pensiero “a quanti vivono concretamente la loro esistenza in condizioni di precarietà, a causa della mancanza del lavoro, dell’incertezza per il futuro, della sofferenza fisica e morale” e “del senso di smarrimento dovuto al sisma del 6 aprile 2009”.

“A tutti voglio assicurare la mia vicinanza ed il mio ricordo nella preghiera, mentre incoraggio a perseverare nella testimonianza dei valori umani e cristiani così profondamente radicati nella fede e nella storia di questo territorio e della sua popolazione”, ha dichiarato.

Allo stesso modo, ha chiesto a tutti di tutelare la creazione, ricordando che Celestino V maturò “nel silenzio interiore” “un’esperienza viva della bellezza del creato, opera delle mani di Dio”.

“Ne sapeva cogliere il senso profondo, ne rispettava i segni e i ritmi, ne faceva uso per ciò che è essenziale alla vita”.

Ricordando che la Chiesa di Sulmona, come le altre dell’Abruzzo, è “attivamente impegnata in una campagna di sensibilizzazione per la promozione del bene comune e della salvaguardia del creato”, ha esortato “tutti a sentirsi responsabili del proprio futuro, come pure di quello degli altri, anche rispettando e custodendo la creazione, frutto e segno dell’Amore di Dio”.

La celebrazione si è svolta sotto un sole molto forte, al punto che circa 10 sacerdoti si sono sentiti male per il caldo, venendo soccorsi dalla Croce Rossa e dai medici dell'ospedale cittadino.

Nella sua omelia, Benedetto XVI ha voluto concentrarsi sulla vita spirituale di Pietro da Morrone prima della sua elezione, senza entrare nei dettagli del suo breve pontificato, della sua rinuncia né delle circostanze che hanno circondato la sua morte.







Il Papa ai sacerdoti: siate testimoni della riconciliazione di Dio
Nell'omelia durante la visita pastorale a Sulmona





SULMONA, domenica, 4 luglio 2010 (ZENIT.org).- Rivolgendosi ai sacerdoti questa domenica mattina in Piazza Garibaldi a Sulmona, il Papa li ha esortati a essere veri testimoni della riconciliazione di Dio.

Il Pontefice ha presieduto la concelebrazione eucaristica durante la sua visita pastorale alla città abruzzese alla presenza di migliaia di fedeli e di pellegrini che sventolavano bandierine bianche e gialle e indossavano cappellini degli stessi colori per ripararsi dal forte sole estivo.

La visita è avvenuta nel contesto delle celebrazioni per l'800° anniversario della nascita di Pietro da Morrone, diventato Papa nel 1294 con il nome di Celestino V e che abdicò dopo pochi mesi di pontificato tornando alla sua vita di eremita.

Benedetto XVI ne ha ricordato la santità, sottolineando che questa “non perde mai la propria forza attrattiva, non cade nell’oblio, non passa mai di moda, anzi, col trascorrere del tempo, risplende con sempre maggiore luminosità, esprimendo la perenne tensione dell’uomo verso Dio”.

La Croce, ha segnalato, costituì “il centro” della vita del Pontefice del XIII secolo, e “gli diede la forza per affrontare le aspre penitenze e i momenti più impegnativi, dalla giovinezza all’ultima ora”.

Allo stesso modo, gli diede anche “una chiara coscienza del peccato, sempre accompagnata da un’altrettanto chiara coscienza dell’infinita misericordia di Dio verso la sua creatura”.

“Vedendo le braccia aperte e spalancate del suo Dio crocifisso, egli si è sentito portare nel mare infinito dell’amore di Dio”.

“Come sacerdote, ha fatto esperienza della bellezza di essere amministratore di questa misericordia assolvendo i penitenti dal peccato, e, quando fu eletto alla Sede dell’Apostolo Pietro, volle concedere una particolare indulgenza, denominata 'La Perdonanza'”.

In questo contesto, il Papa ha esortato i sacerdoti “a farsi testimoni chiari e credibili della buona notizia della riconciliazione con Dio, aiutando l’uomo d’oggi a recuperare il senso del peccato e del perdono di Dio, per sperimentare quella gioia sovrabbondante di cui il profeta Isaia ci ha parlato nella prima lettura”.

Benedetto XVI ha quindi sottolineato l'enorme valore della preghiera, rimarcando come Celestino V, canonizzato nel 1313, “pur conducendo vita eremitica” non fosse “chiuso in se stesso”, ma “preso dalla passione di portare la buona notizia del Vangelo ai fratelli”.

“Il segreto della sua fecondità pastorale stava proprio nel 'rimanere' con il Signore, nella preghiera”.

Come ricordava il brano evangelico del giorno (Lc 10 - 1-12, 17-20), “il primo imperativo è sempre quello di pregare il Signore della messe”, “ed è solo dopo questo invito che Gesù definisce alcuni impegni essenziali dei discepoli”.

Tra questi, ha citato “l’annuncio sereno, chiaro e coraggioso del messaggio evangelico – anche nei momenti di persecuzione – senza cedere né al fascino della moda, né a quello della violenza o dell’imposizione; il distacco dalle preoccupazioni per le cose – il denaro e il vestito – confidando nella Provvidenza del Padre; l’attenzione e cura in particolare verso i malati nel corpo e nello spirito”:

“Queste furono anche le caratteristiche del breve e sofferto pontificato di Celestino V e queste sono le caratteristiche dell’attività missionaria della Chiesa in ogni epoca”, ha rilevato il Papa.








“Non abbiate paura del silenzio”, chiede Benedetto XVI
Omelia in Piazza Garibaldi a Sulmona





SULMONA, domenica, 4 luglio 2010 (ZENIT.org).- Il silenzio è uno strumento prezioso per ascoltare la voce di Dio e di chi ci sta accanto, ha sottolineato Benedetto XVI questa domenica mattina nell'omelia che ha pronunciato durante la concelebrazione eucaristica in Piazza Garibaldi a Sulmona.

La visita pastorale del Papa in terra abruzzese ha avuto luogo in occasione dello speciale Anno Giubilare indetto dai Vescovi dell’Abruzzo e del Molise per celebrare gli ottocento anni della nascita di Pietro da Morrone, diventato Papa con il nome di Celestino V.

192° Papa della Chiesa cattolica, venne eletto nel 1294, ma rinunciò pochi mesi dopo e tornò alla vita eremitica che aveva condotto prima del pontificato.

Da quel Pontefice, canonizzato da Papa Clemente V nel 1313, si possono trarre “alcuni insegnamenti, validi anche nei nostri giorni”, ha sottolineato Benedetto XVI, ricordando in primo luogo che Celestino V “è stato un 'cercatore di Dio', un uomo desideroso di trovare risposte ai grandi interrogativi della nostra esistenza: chi sono, da dove vengo, perché vivo, per chi vivo?”.

“Egli si mette in viaggio alla ricerca della verità e della felicità, si mette alla ricerca di Dio e, per ascoltarne la voce, decide di separarsi dal mondo e di vivere da eremita. Il silenzio diventa così l'elemento che caratterizza il suo vivere quotidiano”.

Per noi che “viviamo in una società in cui ogni spazio, ogni momento sembra debba essere 'riempito' da iniziative, da attività, da suoni”, al punto che “spesso non c’è il tempo neppure per ascoltare e per dialogare”, questo è un messaggio importante, ha osservato il Papa.

“Non abbiamo paura di fare silenzio fuori e dentro di noi, se vogliamo essere capaci non solo di percepire la voce di Dio, ma anche la voce di chi ci sta accanto, la voce degli altri”, ha esortato.

Il ruolo della grazia

Un secondo elemento importante che si apprende dalla vita di Celestino V, ha proseguito il Papa, è il fatto che la sua scoperta del Signore “non è il risultato di uno sforzo, ma è resa possibile dalla Grazia stessa di Dio, che lo previene”.

“Ciò che egli aveva, ciò che egli era, non gli veniva da sé: gli era stato donato, era grazia, ed era perciò anche responsabilità davanti a Dio e davanti agli altri”.

“Sebbene la nostra vita sia molto diversa”, ha riconosciuto il Pontefice, “anche per noi vale la stessa cosa: tutto l’essenziale della nostra esistenza ci è stato donato senza nostro apporto”.

“Il fatto che io viva non dipende da me; il fatto che ci siano state persone che mi hanno introdotto nella vita, che mi hanno insegnato cosa sia amare ed essere amati, che mi hanno trasmesso la fede e mi hanno aperto lo sguardo a Dio: tutto ciò è grazia e non è fatto da me”.

“Da noi stessi non avremmo potuto fare nulla se non ci fosse stato donato”, ha ribadito, indicando che “Dio ci anticipa sempre e in ogni singola vita c’è del bello e del buono che noi possiamo riconoscere facilmente come sua grazia, come raggio di luce della sua bontà”.

Per questo motivo, il Vescovo di Roma ha esortato a “tenere sempre aperti gli 'occhi interiori', quelli del nostro cuore”.

“Se noi impariamo a conoscere Dio nella sua bontà infinita, allora saremo capaci anche di vedere, con stupore, nella nostra vita – come i Santi – i segni di quel Dio, che ci è sempre vicino, che è sempre buono con noi, che ci dice: 'Abbi fede in me!'”.

05/07/2010 12:26
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Tenta di salire sul palco uomo bloccato dagli agenti

Attilio Severa

Sulmona

Attimi di tensione durante la visita di Benedetto XVI a Sulmona, quando un uomo ha tentato di salire sul palco dove il Pontefice officiava la messa. Agenti del Corpo forestale dello Stato, in servizio di ordine pubblico in piazza Garibaldi a Sulmona, hanno bloccato a circa 10 metri dalla scalinata P.R. di 45 anni nato a Rosciano (Pe). La pattuglia insospettita per il comportamento ambiguo e per l'abbigliamento trasandato del P.R. lo ha tenuto sotto osservazione e seguito a distanza per poi bloccarlo nei pressi della prima fila riservata alle autorità, nell'intento di avvicinarsi alla scalinata.
Il fermato non ha opposto resistenza agli agenti che lo hanno condotto con discrezione lontano dal Santo Padre e dalle autorità presenti ed hanno effettuato i primi controlli del caso. L'uomo, informa la forestale, è risultato sprovvisto di qualsiasi pass per l'accesso a Piazza Garibaldi ed è già noto alle forze di polizia in quanto è stato più volte denunciato per reati contro la persona, il patrimonio, porto abusivo di armi e detenzione e spaccio di stupefacenti. Gli agenti completati gli accertamenti di rito hanno consegnato P.R. alla squadra mobile della Polizia di Stato dell'Aquila.
Durante la celebrazione della messa di Papa Benedetto XVI a Sulmona una decina di sacerdoti si sono sentiti male per il caldo. La temperatura in piazza Garibaldi, dove è stato allestito il palco per la funzione religiosa, ha superato i 30 gradi. I sacerdoti sono stati assistiti da un medico e da volontari di soccorso presenti per essere di supporto all'evento. I sacerdoti sono stati portati in una tenda della Croce Rossa ubicata nelle vicinenze del palco e lì rifocillati.
Durante la visita a Sulmona il Papa ha invitato i credenti a frequentare più spesso eremi e monasteri, non luoghi isolati ma «sorgenti di vita spirituale da cui tutti possono attingere», una dimensione contemplativa che «irriga».

© Copyright Gazzetta del sud, 5 luglio 2010


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Il Papa: il popolo d'Abruzzo ritrovi la speranza

Toccante l'incontro del Pontefice con alcuni detenuti che scontano la pena nel "carcere dei suicidi"

Domitilla Conte

SULMONA

Disoccupazione e dopo-terremoto rendono la vita difficile al popolo d'Abruzzo e gettano la loro ombra sul futuro dei giovani.
Benedetto XVI, ieri in visita pastorale in una torrida e depressa Sulmona, esprime a tutti la sua vicinanza, mettendo però in guardia dai "falsi valori" del consumismo, ed esortando la gente a cercare nella fede e nei "valori morali" della sua memoria storica la radice dei rapporti tra le persone e della convivenza civile. E a tutti ha augurato di ritrovare la speranza, che ha voluto restituire anche ad un gruppo di detenuti del "carcere dei suicidi" nel corso di un breve ma intenso incontro.
La terza visita pastorale in Abruzzo di Papa Ratzinger, programmata per celebrare gli 800 anni dalla nascita di Celestino V, monaco, eremita, e papa per cinque mesi in un tredicesimo secolo tormentato quanto e più di oggi, si è trasformata in una giornata di catarsi e di conforto. Incalzato dal vescovo, mons. Angelo Spina, dal sindaco Fabio Federico e dai giovani cattolici accorsi in Cattedrale, il pontefice ha detto di essere venuto «per condividere con voi gioie e speranze, fatiche e impegni, ideali e aspirazioni».
«So bene – ha detto nell'omelia della messa celebrata nella piazza principale sotto un sole cocente, con diverse sedie vuote e qualche svenimento – che anche a Sulmona non mancano difficoltà, problemi e preoccupazioni. Penso, in particolare - ha aggiunto – a quanti vivono concretamente la loro esistenza in condizioni di precarietà, a causa della mancanza del lavoro, dell'incertezza per il futuro, della sofferenza fisica e morale e del senso di smarrimento dovuto al sisma del 6 aprile 2009». «Ombre che oscurano il vostro orizzonte», dice ai ragazzi stretti a lui con grandi applausi contro i «duri attacchi mediatici» al Papa e alla Chiesa.
Il terremoto a Sulmona conta a tutt'oggi un migliaio di sfollati dimenticati, non ammessi ai benefici di legge perchè fuori dal cratere principale del sisma, da un anno sparsi per gli alberghi o a casa dei parenti, in un contesto che già contava un quarto di popolazione attiva senza lavoro, percentuale salita dopo quell'aprile al 30 per cento.
«A tutti – ha detto il Papa – voglio assicurare la mia vicinanza e il mio ricordo nella preghiera, mentre incoraggio a perseverare nella testimonianza dei valori umani e cristiani così profondamente radicati nella fede e nella storia di questo territorio e della sua popolazione».
Celestino V è lì, a rappresentarle entrambe; l'urna con le spoglie del santo della "grande rinuncia" in nome della fede che durante questo anno giubilare celestiniano sta girando la regione, è sull'altare allestito in piazza per Benedetto XVI.
Un segno della memoria storica, che la «cultura consumistica» vorrebbe cancellare, dice il Papa ai giovani in cattedrale, è che è invece, insieme alla fede e alla preghiera, il trampolino per costruire il futuro. Condizione – prosegue il suo ragionamento – per difendere il «bene comune» e perfino «il creato», qui insidiato da diverse iniziative poco eco-compatibili sulle quali i vescovi sono da tempo impegnati.
Dopo la messa, celebrata sullo sfondo del monte Morrone, eremo di Celestino, Benedetto XVI ha trovato rifugio alla canicola nella sede del Vescovado, dove ha incontrato un gruppo di detenuti della locale Casa circondariale, quella che conta 11 suicidi negli ultimi sette anni.
Un incontro di otto minuti lontano dai riflettori. Il pontefice, commosso, ha augurato loro di «trovare la via» per dare un contributo alla società «secondo le vostre capacità e i doni che vi ha dato il Signore». Alcuni dei reclusi che hanno partecipato all'incontro sono già impegnati in programmi di lavoro, tra cui il restauro di opere d'arte danneggiate dal terremoto.

© Copyright Gazzetta del sud, 5 luglio 2010


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Benedetto e Celestino, l’incontro storico

Sulmona

(di Gianfranco Colacito)

Papa Benedetto XVI e papa Celestino V si sono finalmente incontrati, e forse anche parlati, dopo un lungo “avvicinamento” del pontefice vivente verso il pontefice indimenticabile, ma dimenticato dalla chiesa per molti secoli.
Diciamo pure oscurato, messo da parte. Se non lo dicessero mille elementi (anche storici), basterebbe riflettere che nessun papa dopo quello che riposava a Collemaggio assunse mai il nome di Celestino VI. Nessun successore, e non per umiltà della chiesa, bensì per una lunga, sapiente opera di occultamento di colui che badava più allo spirito che alla secolarità.
Di colui che scrisse la bolla e stabilì: da ora in avanti, il perdono non si vende, si elargisce a tutti coloro che lo meritano. Anche ai poveracci. Questo, ed altro, bastarono per oscurare Pietro da Morrone, per confinarlo in un’ingiusta etichettatura avallata da Dante Alighieri, per addebitargli equivoche familiarità con quei diavoli-santi dei Templari. Con i quali, è storia, Celestino V ebbe frequentazioni e contatti, non soltanto casuali. Ma qui entreremmo nei misteri di Colllemaggio e dei Cavalieri, e il discorso si farebbe lungo.
L’avvicinamento del papa a Celestino basta e avanza per dare al pontefice vivente un’aura di grandezza spirituale, di coraggio e di cultura storica. Da tedesco che non sa dire ancora “giovani” ma dice “ciovani”, Benedetto diventa, si incammina a diventare, un gran papa, un gran servitore della verità storica e spirituale, che per la chiesa dovrebbe contare. Ma non sempre ha contato. Bene, Benedetto XVI, grazie per la tua visita, dai laici e dai fedeli, che oggi vedono un po’ più chiaro nelle cose dei papi e della chiesa. Celestino V eremita e silenzioso “cercatore di Dio” (parole dette oggi) è quel vecchio forte, legnoso, nerboruto nell’anima (ma anche nel corpo, visto che andò d’inverno a piedi a trovare i Templari in Francia, e non era un ragazzino), che vedeva lontano e – semplicemente – faceva ciò che Cristo aveva fatto prima che chiese e papi arrivassero a guastare (troppo spesso) i principi del bene e del giusto.

www.inabruzzo.com/?p=43581


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SULMONA ha accolto con entusiasmo il Pontefice in una piazza «caldissima»

Barbara Delle Monache

SULMONA
L'emozione di trovarsi di fronte al Papa l'hanno vissuta anche tutte le autorità che lo hanno atteso e accolto al suo arrivo ieri a Sulmona nello stadio "Nicola Serafini".
La vera autorità era però Benedetto XVI, successore di Pietro e portatore del messaggio su cui poi in molti costruiscono al propria quotidianità. E ieri l'emozione di questo incontro la si leggeva sul volto di Gianni Letta, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, ma anche del vescovo di Sulmona-Valva monsignor Angelo Spina, del presidente della Regione Abruzzo Gianni Chiodi, del sindaco di Sulmona Fabio Federico, accompagnato dalla consorte Barbara e dalle figlie Claudia e Margherita. Dopo i saluti il Santo Padre è salito sulla papamobile e si è diretto verso piazza Garibaldi, dove c'era il "suo popolo" in attesa sin dalle prime ore del mattino. Appena giunto sotto l'arcata dell'acquedotto medievale si è levata una vera e propria ovazione accompagnata da un applauso caloroso che si è ripetuto durante l'intero percorso dell'anello della piazza. Un'accoglienza partecipata, sentita. La parte centrale della piazza, vista dall'alto sembrava una splendida tavolozza di colori tenui in cui dominavano il bianco e il giallo dei cappellini che riparavano dal sole implacabile. A movimentare la tavolozza c'era lo sfarfallio dei ventagli con cui tutti i presenti cercavano di mitigare la calura incalzante. Il Papa, sceso dalla papamobile, si è diretto nello spogliatoio allestito per indossare i paramenti sacri. Il momento dell'Eucarestia è stato quello che ha unito i presenti: cinquanta sacerdoti hanno distribuito la comunione scendendo fra il pubblico. Il sole, sempre più cocente, ha messo a dura prova i presenti; soprattutto i più anziani, anche fra il Clero, ha dovuto far ricorso al soccorso medico, prontamente intervenuto ed efficiente al massimo, che ha subito rimesso in piedi i malcapitati. Puntualissimo il Papa a mezzogiorno ha pregato l'Angelus, a cui sono seguiti cori inneggianti il Pontefice. Ha quindi lasciato la piazza con una nuova ovazione del pubblico, diretto alla sede vescovile dove, dopo un breve riposo, ha consumato il pranzo con i vescovi delle diocesi di Abruzzo e Molise. Nel pomeriggio l'incontro con i detenuti e con i giovani con i quali Benedetto XVI. L'accoglienza della Città al Papa è stata grande e sentita, come se esistesse un legame antico. D'altro canto lo scorso anno è stato a Sulmona, per rivedere i luoghi in cui, da militare, aveva prestato servizio nella seconda guerra mondiale, il fratello Georg. L'arrivo del Papa segna per Sulmona un momento veramente "storico", nel senso vero e proprio del termine. La piazza Garibaldi, che ha visto la presenza di principi e regnanti nel corso dei secoli, non aveva mai registrato la presenza dei un Papa dai tempi di Celestino V e dello stesso Innocenzo VII che, da Papa, non è mai tornato nella sua città natale. Forse è stato per questo che la piazza ieri più che di colori era carica di calore, non solo quello atmosferico, ma di quello che emanavano gli animi dei presenti che vibravano all'unisono con il loro Capo spirituale che mai avevano avuto così vicino e non solo fisicamente.
Benedetto XVI ha abbracciato e baciato una bimba di dieci mesi, Giorgia. Un bacio e un abbraccio che hanno voluto significare l'abbraccio a tutta la comunità sulmonese, presente e non ieri nella piazza assolata. L'attesa per l'arrivo di Papa Benedetto è stata lunga e carica di apprensioni per i timori che qualcosa potesse turbare questa visita. Un momento di tensione c'è stato quando uno sprovveduto ha cercato di salire sul palco. È stato un attimo. Il servizio di sicurezza ha bloccato e allontanato l'uomo che non avrebbe mai potuto nuocere al Papa. Una giornata lunga per i sulmonesi, cominciata con fresco dell'alba, alle 5.30 quando i primi avevano già preso posto sulle sedie e conclusasi quando l'elicottero si è alzato in volo per tornare in Vaticano, con l'arrivederci di tutti gli abruzzesi.

© Copyright Il Tempo, 5 luglio 2010


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06/07/2010 00:28
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Incontro di Benedetto XVI con i giovani nella Cattedrale di Sulmona


SULMONA, lunedì, 5 luglio 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il discorso pronunciato questa domenica da Benedetto XVI in occasione dell’incontro con i giovani nella Cattedrale di Sulmona.

* * *

Cari giovani!

Prima di tutto voglio dirvi che sono molto contento di incontrarvi! Ringrazio Dio per questa possibilità che mi offre di rimanere un po’ con voi, come un padre di famiglia, insieme con il vostro Vescovo e i vostri sacerdoti. Vi ringrazio per l’affetto che mi manifestate con tanto calore! Ma vi ringrazio anche per ciò che mi avete detto, attraverso i vostri due "portavoce", Francesca e Cristian. Mi avete fatto delle domande, con molta franchezza, e, nello stesso tempo, avete dimostrato di avere dei punti fermi, delle convinzioni. E questo è molto importante. Siete ragazzi e ragazze che riflettono, che si interrogano, e che hanno anche il senso della verità e del bene. Sapete, cioè, usare la mente ed il cuore, e questo non è poco! Anzi, direi che è la cosa principale in questo mondo: imparare a usare bene l’intelligenza e la sapienza che Dio ci ha donato! La gente di questa vostra terra, in passato, non aveva molti mezzi per studiare, e nemmeno per affermarsi nella società, ma possedeva ciò che rende veramente ricco un uomo e una donna: la fede e i valori morali. E’ questo che costruisce le persone e la convivenza civile!

Dalle vostre parole emergono due aspetti fondamentali: uno positivo e uno negativo. L’aspetto positivo è dato dalla vostra visione cristiana della vita, un’educazione che evidentemente avete ricevuto dai genitori, dai nonni, dagli altri educatori: sacerdoti, insegnanti, catechisti. L’aspetto negativo sta nelle ombre che oscurano il vostro orizzonte: sono problemi concreti, che rendono difficile guardare al futuro con serenità e ottimismo; ma sono anche falsi valori e modelli illusori, che vi vengono proposti e che promettono di riempire la vita, mentre invece la svuotano. Cosa fare, allora, perché queste ombre non diventino troppo pesanti? Anzitutto, vedo che siete giovani con una buona memoria! Sì, mi ha colpito il fatto che abbiate riportato espressioni che ho pronunciato a Sydney, in Australia, durante la Giornata Mondiale della Gioventù del 2008. E poi avete ricordato che le GMG sono nate 25 anni fa. Ma soprattutto avete dimostrato di avere una vostra memoria storica legata alla vostra terra: mi avete parlato di un personaggio nato otto secoli fa, san Pietro Celestino V, e avete detto che lo considerate ancora molto attuale! Vedete, cari amici, in questo modo, voi avete, come si usa dire, "una marcia in più". Sì, la memoria storica è veramente una "marcia in più" nella vita, perché senza memoria non c’è futuro. Una volta si diceva che la storia è maestra di vita! La cultura consumistica attuale tende invece ad appiattire l’uomo sul presente, a fargli perdere il senso del passato, della storia; ma così facendo lo priva anche della capacità di comprendere se stesso, di percepire i problemi, e di costruire il domani. Quindi, cari giovani e care giovani, voglio dirvi: il cristiano è uno che ha buona memoria, che ama la storia e cerca di conoscerla.

Per questo vi ringrazio, perché mi parlate di san Pietro del Morrone, Celestino V, e siete capaci di valorizzare la sua esperienza oggi, in un mondo così diverso, ma proprio per questo bisognoso di riscoprire alcune cose che valgono sempre, che sono perenni, ad esempio la capacità di ascoltare Dio nel silenzio esteriore e soprattutto interiore. Poco fa mi avete chiesto: come si può riconoscere la chiamata di Dio? Ebbene, il segreto della vocazione sta nella capacità e nella gioia di distinguere, ascoltare e seguire la sua voce. Ma per fare questo, è necessario abituare il nostro cuore a riconoscere il Signore, a sentirlo come un Persona che mi è vicina e mi ama. Come ho detto questa mattina, è importante imparare a vivere momenti di silenzio interiore nelle proprie giornate per essere capaci di sentire la voce del Signore. State certi che se uno impara ad ascoltare questa voce e a seguirla con generosità, non ha paura di nulla, sa e sente che Dio è con lui, con lei, che è Amico, Padre e Fratello. Detto in una sola parola: il segreto della vocazione sta nel rapporto con Dio, nella preghiera che cresce proprio nel silenzio interiore, nella capacità di ascoltare che Dio è vicino. E questo è vero sia prima della scelta, al momento, cioè, di decidere e di partire, sia dopo, se si vuole essere fedeli e perseverare nel cammino. San Pietro Celestino è stato prima di tutto questo: un uomo di ascolto, di silenzio interiore, un uomo di preghiera, un uomo di Dio. Cari giovani: trovate sempre uno spazio nelle vostre giornate per Dio, per ascoltarlo e parlargli!

E qui, vorrei dirvi una seconda cosa: la vera preghiera non è affatto estranea alla realtà. Se pregare vi alienasse, vi togliesse dalla vostra vita reale, state in guardia: non sarebbe vera preghiera! Al contrario, il dialogo con Dio è garanzia di verità, di verità con se stessi e con gli altri, e così di libertà. Stare con Dio, ascoltare la sua Parola, nel Vangelo, nella liturgia della Chiesa, difende dagli abbagli dell’orgoglio e della presunzione, dalle mode e dai conformismi, e dà la forza di essere veramente liberi, anche da certe tentazioni mascherate da cose buone. Mi avete chiesto: come possiamo essere "nel" mondo ma non "del" mondo? Vi rispondo: proprio grazie alla preghiera, al contatto personale con Dio. Non si tratta di moltiplicare le parole –lo diceva già Gesù –, ma di stare alla presenza di Dio, facendo proprie, nella mente e nel cuore, le espressioni del "Padre Nostro", che abbraccia tutti i problemi della nostra vita, oppure adorando l’Eucaristia, meditando il Vangelo nella nostra stanza, o partecipando con raccoglimento alla liturgia. Tutto questo non distoglie dalla vita, ma aiuta invece ad essere veramente se stessi in ogni ambiente, fedeli alla voce di Dio che parla alla coscienza, liberi dai condizionamenti del momento! Così fu per san Celestino V: egli seppe agire secondo coscienza in obbedienza a Dio, e perciò senza paura e con grande coraggio, anche nei momenti difficili, come quelli legati al suo breve Pontificato, non temendo di perdere la propria dignità, ma sapendo che questa consiste nell’essere nella verità. E il garante della verità è Dio. Chi segue Lui non ha paura nemmeno di rinunciare a se stesso, alla sua propria idea, perché "chi ha Dio, nulla gli manca", come diceva santa Teresa d’Avila.

Cari amici! La fede e la preghiera non risolvono i problemi, ma permettono di affrontarli con una luce e una forza nuova, in modo degno dell’uomo, e anche in modo più sereno ed efficace. Se guardiamo alla storia della Chiesa vedremo che è ricca di figure di Santi e Beati che, proprio partendo da un intenso e costante dialogo con Dio, illuminati dalla fede, hanno saputo trovare soluzioni creative, sempre nuove, per rispondere a bisogni umani concreti in tutti i secoli: la salute, l’istruzione, il lavoro, eccetera. La loro intraprendenza era animata dallo Spirito Santo e da un amore forte e generoso per i fratelli, specialmente per quelli più deboli e svantaggiati. Cari giovani! Lasciatevi conquistare totalmente da Cristo! Mettetevi anche voi, con decisione, sulla strada della santità, cioè dall’essere in contatto, in conformità con Dio, – strada che è aperta a tutti – perché questo vi farà diventare anche più creativi nel cercare soluzioni ai problemi che incontrate, e nel cercarle insieme! Ecco un altro (segno) distintivo del cristiano: non è mai un individualista. Forse voi mi direte: ma se guardiamo, ad esempio, a san Pietro Celestino, nella scelta della vita eremitica non c’era forse individualismo, fuga dalle responsabilità? Certo, questa tentazione esiste. Ma nelle esperienze approvate dalla Chiesa, la vita solitaria di preghiera e di penitenza è sempre al servizio della comunità, apre agli altri, non è mai in contrapposizione ai bisogni della comunità. Gli eremi e i monasteri sono oasi e sorgenti di vita spirituale da cui tutti possono attingere. Il monaco non vive per sé, ma per gli altri, ed è per il bene della Chiesa e della società che coltiva la vita contemplativa, perché la Chiesa e la società possano essere sempre irrigate da energie nuove, dall’azione del Signore. Cari giovani! Amate le vostre Comunità cristiane, non abbiate paura di impegnarvi a vivere insieme l’esperienza di fede! Vogliate bene alla Chiesa: vi ha dato la fede, vi ha fatto conoscere Cristo! E vogliate bene al vostro Vescovo, ai vostri Sacerdoti: con tutte le nostre debolezze, i sacerdoti : sono presenze preziose nella vita!

Il giovane ricco del Vangelo, dopo che Gesù gli propose di lasciare tutto e di seguirlo - come sappiamo - se ne andò via triste, perché era troppo attaccato ai suoi beni (cfr Mt 19,22). Invece in voi io leggo la gioia! E anche questo è un segno che siete cristiani: che per voi Gesù Cristo vale molto, anche se è impegnativo seguirlo, vale più di qualunque altra cosa. Avete creduto che Dio è la perla preziosa che dà valore a tutto il resto: alla famiglia, allo studio, al lavoro, all’amore umano… alla vita stessa. Avete capito che Dio non vi toglie nulla, ma vi dà il "centuplo" e rende eterna la vostra vita, perché Dio è Amore infinito: l’unico che sazia il nostro cuore. Mi piace ricordare l’esperienza di sant’Agostino, un giovane che ha cercato con grande difficoltà, a lungo, al di fuori di Dio, qualcosa che saziasse la sua sete di verità e di felicità. Ma alla fine di questo cammino di ricerca ha capito che il nostro cuore è senza pace finché non trova Dio, finché non riposa in Lui (cfr Le Confessioni 1,1). Cari giovani! Conservate il vostro entusiasmo, la vostra gioia, quella che nasce dall’aver incontrato il Signore e sappiate comunicarla anche ai vostri amici, ai vostri coetanei! Ora devo ripartire e debbo dirvi come mi dispiace lasciarvi! Con voi sento che la Chiesa è giovane! Ma riparto contento, come un padre che è sereno perché ha visto che i figli stanno crescendo e stanno crescendo bene. Camminate, cari ragazzi e care ragazze! Camminate nella via del Vangelo; amate la Chiesa, nostra madre; siate semplici e puri di cuore; siate miti e forti nella verità; siate umili e generosi. Vi affido tutti ai vostri santi Patroni, a San Pietro Celestino e soprattutto alla Vergine Maria, e con grande affetto vi benedico. Amen.

[© Copyright 2010 - Libreria Editrice Vaticana]

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Il pranzo

Il Pontefice ha consumato il pasto nella Casa dei Sacerdoti. La soddisfazione del vescovo Spina


Quattro chiacchiere tra carciofi e formaggi

SULMONA

Deve essere stato abbastanza ricco di prodotti tipici del Centro Abruzzo, dai carciofi di Prezza ai formaggi di Anversa, il menù servito ieri al Papa, nella mensa preparata, fin dal primo mattino, nella Casa dei Sacerdoti, appena inaugurata da Benedetto XVI, tanto da indurre uno dei presuli commensali ad una battuta di spirito al Santo Padre.
«Santità, è difficile che tornerà ancora in Abruzzo...se le servono menù così abbondanti», questo pressapoco sarebbe stato il motto di spirito pronunciato, suscitando un largo sorriso nel Papa, che senza esagerazioni, parco come sempre, ha comunque apprezzato molto il menù preparato dal cuoco sulmonese Domenico Santacroce e servito da novelli chef del suo ristorante, che con ossequioso silenzio si sono mossi durante il servizio, senza nascondere l'emozione del momento, con un ospite cui prestare il massimo del riguardo e delle attenzioni.
A fine pranzo l'illustrissimo ospite si è complimentato con i cuochi per il pasto servito e le pietanze gustate. La preghiera di benedizione del pasto e poi i ringraziamenti al Papa, ospite del capoluogo peligno e della diocesi valvense, hanno introdotto il pranzo. A tavola poi i presuli, in conversazione, avrebbero tratto un primissimo bilancio della giornata sulmonese di Papa Benedetto XVI, rimasto affascinato dalla bellezza dei luoghi visitati e commosso dall'accoglienza ricevuta, prima al suo arrivo nel campo sportivo dell'Incoronata e poi nella splendida cornice di piazza Garibaldi. Ma tra i vescovi dell'Abruzzo e del Molise, che hanno fatto da corona al Pontefice, non sarebbero mancati brevissimi cenni anche alla situazione internazionale. In proposito alcuni presuli avrebbero conversato ancora di Chiesa e comunismo, pensando a quella che appare una minaccia non ancora del tutto dissolta, insieme al relativismo morale e a nuove forme di paganesimo che sembrano voler minare alla radice valori fondamentali del cristianesimo. Tra una portata e l'altra si è anche pensato però a programmi per il prossimo futuro. Uno dei vescovi avrebbe chiesto al Papa se ha in animo di scrivere presto un nuovo volume su Gesù di Nazaret. Il Papa avrebbe riposto semplicemente di essere pronto a farlo ma di doversi anche misurare per questo con i suoi impegni, sempre urgenti. Dopo pranzo il Papa ha riposato in una stanza della Casa dei Sacerdoti, prima dell'incontro con i giovani, nella Cattedrale di S.Panfilo. G.F.

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Nel cuore giovani e detenuti

Festa grande in Cattedrale. L'urlo dei ragazzi: «Benedetto, Benedetto»

SULMONA
Strettamente privato l'incontro che il Pontefice ha avuto con cinque detenuti, di cui due internati, del supercarcere di Sulmona ai quali ha detto «Sono felice di essere fra voi avrei voluto incontrarvi tutti. A voi l'augurio affinchè possiate trovare la vostra via e dare un contributo alla società secondo le vostre capacità e i doni che Dio vi ha dato». Dichiarazioni riferite dal vice direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Ciro Benedettini per il quale pur nel poco tempo disponibile, otto minuti, il dialogo tra Benedetto XVI e i detenuti è stato "molto intenso" con momenti di profonda commozione. «Le parole più pronunciate durante l'incontro - ha riferito padre Benedettini - sono state grazie Santità». Il cappellano del carcere padre Franco Messori ha ringraziato a nome dei presenti il Papa per «l'attenzione della chiesa verso tutto il mondo dei carcerati», un'attenzione che si esprime anche con la presenza dei cappellani. Una dichiarazione fuori programma che però non ha intimidito Papa Ratzinger che prendendo la parola ha detto «vi porterò nel mio cuore». La delegazione guidata dal direttore dell'istituto Sergio Romice è stata scelta dalla direzione del carcere tra quelli che già beneficiano di particolari permessi di uscita (articolo 21). Durante il colloquio privato il Pontefice ha focalizzato la sua attenzione a quanti lavorano in un ambiente difficile ed assolvono ad una funzione assai delicata come quella all'interno delle case di reclusione. Dopo l'appuntamento con i detenuti Sua Santità si è diretto verso la Cattedrale di San Panfilo dove ha trovato la vera forza della città: i giovani. In cinquecento lo hanno atteso per tutto il pomeriggio tra preghiere e canti alla presenza dei tanti sacerdoti. Ed è proprio a loro, ai giovani della Diocesi Sulmona-Valva, che il Pontefice ha detto voi avete una «marcia in più perchè avete dimostrato di avere una memoria storica legata alla vostra terra: mi avete parlato di un personaggio nato otto secoli fa, San Pietro Celestino V, e avete detto che lo considerate ancora molto attuale». Forte l'applauso e il grido di forza "Benedetto....Benedetto". Un momento emozionante, tutti sono stati colpiti da quelle parole. Poche parole provenienti da giovani adolescenti. Tanti i punti toccati da due dei giovani scelti, Francesca Orsatti e Cristian Di Sansa: la criticità di un territorio sofferente, attanagliato dalla disoccupazione e sopratutto un passaggio sulle difficoltà della vita. I giovani hanno incoraggiato il Santo Padre in un momento in cui si assiste a duri attacchi alla Chiesa di Cristo sottolineando: «Noi giovani di Sulmona, non abbiamo paura di gridare al mondo, Santo Padre, che siamo con lei».

Copyright Il Tempo, 5 luglio 2010


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Preghiera in privato coi detenuti del supercarcere

di Roberto Raschiatore

SULMONA. Una speranza e un abbraccio a ciascuno di loro. La speranza e l'abbraccio del Papa per Tomas Catalin, Massimiliano Sestito, Fabio Ciaglia, Franco Bellingheri, Sebastiano Galluccio. Un romeno, due milanesi, un siciliano e un campano. Vissuti difficili alle spalle. Come nel caso di Bellingheri di Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina. Per lui, autore di un omicidio, fine pena mai. Per lui come per gli altri, però, la speranza della redenzione. Nessuno dei cinque ha a che fare con la criminalità organizzata. Tutti, in carcere, hanno avviato percorsi di riabilitazione alla vita. Come per Ciaglia che lavora al progetto Fiori di confetto. Sono gli spaccati di storia emersi durante il colloquio col Santo Padre. I cinque hanno composto la delegazione del penitenziario di massima sicurezza di via Lamaccio - troppo spesso sotto i riflettori della cronaca per suicidi, tentativi, sovraffollamento - che ieri pomeriggio ha incontrato il pontefice nella nuova Casa sacerdotale in viale Roosevelt. Un incontro privatissimo perché così ha voluto la Santa Sede.

Otto minuti. Tanto è durato il colloquio. Papa Ratzinger ha rotto anche il protocollo quando ha risposto a braccio ad alcuni detenuti. Al ricevimento hanno partecipato anche Franco Ionta, capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria di Roma, Salvatore Acerra, provveditore regionale dell'amministrazione penitenziaria per l'Abruzzo e il Molise, Sergio Romice, dirigente della casa di reclusione di Sulmona, gli agenti Giuseppe Colangelo, Valerio Capano, Antonio Carità, Pietro Giansante, Pasquale Previtali, Franco Messori, e Fiorella Ranalli, capo area educazione.

I doni. I cinque detenuti hanno consegnato al Santo Padre un mosaico che raffigura una pesca miracolosa, un affresco di San Pietro Celestino e tavole di una Via Crucis restaurata. Quest'ultima opera abbellirà una chiesa. Gli agenti di polizia penitenziaria, invece, hanno donato un quadro con l'immagine di San Basilide, soldato e martire venerato dalla Chiesa e patrono delle divise carcerarie.

«Trovate la via». Il Papa ha rivolto parole di speranza. «Sono felice di essere fra voi», ha esordito, «avrei voluto incontrarvi tutti ma non è stato possibile. Portate un saluto ai vostri compagni. Vi porto nel mio cuore e vi ricordo nelle mie preghiere. Di cuore vi auguro che possiate trovare la vostra via e dare un contributo alla società secondo le vostre capacità e i doni che Dio vi ha dato». Parole riferite al termine della visita, avvenuta in forma strettamente privata, dal vice direttore della Sala stampa della Santa Sede, padre Ciro Benedettini. «Le parole più ricorrenti durante l'incontro», ha proseguito il sacerdote, «sono state Grazie santità, pronunciate da tutti i presenti. Il Santo Padre ha dato un attestato di stima e vicinanza della Chiesa ai detenuti. Non ha voluto conoscere le loro storie, storie di persone che forse hanno sbagliato ma che sono pronte a intraprendere la strada della redenzione. Non era in programma, ma alla fine il Santo Padre ha preso la parola. L'incontro è stato breve ma intenso».

Il caso via Lamaccio. La visita ha assunto un significato particolare. Perché nel carcere di Sulmona ci sono stati tredici morti - di cui undici suicidi - in dieci anni. Quindici episodi di autolesionismo dall'inizio del 2010, con due tentativi di suicidio ed anche la morte, per sospetta overdose, di un detenuto del reparto internati. Fino ad arrivare al suicidio della direttrice stessa del carcere, Armida Miserere, e a quello del sindaco di Roccaraso, Camillo Valentini. Un carcere discusso, da anni anche sotto osservazione. Le vicende del penitenziario di Sulmona hanno spinto più volte diverse forze politiche a chiedere al ministro della Giustizia, Angelino Alfano, la chiusura del reparto internati. Secondo Ristretti Orizzonti dall'inizio dell'anno «sono morti in Italia 54 detenuti, uno ogni due due giorni».

Attenzione della Chiesa. Lo ha evidenziato da Franco Messori, cappellano dell'istituto di pena di Sulmona. In via Lamaccio sono recluse circa cinquecento persone. Di queste 180 si trovano nella sezione internati o Casa lavoro. «Ringrazio il Pontefice», ha sottolineato il cappellano, «che ha dimostrato l'attenzione della Chiesa verso il mondo dei carcerati».
Direttore commosso. Occhi lucidi per il direttore del supercarcere Romice. «Sì, mi sono commosso», conferma all'uscita, «perché questo incontro assume un particolare aspetto spirituale. Con questa visita si è compiuto un piccolo mirato e lo dobbiamo soprattutto a sua eccellenza monsignor Spina. Purtroppo viviamo in una realtà carceraria e ce la mettiamo sempre tutta per non fare accadere episodi spiacevoli. Speriamo che questo incontro con il Pontefice possa servire a rasserenare il clima».

Copyright Il Centro, 5 luglio 2010


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