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Viaggio apostolico in Giordania e Israele

Ultimo Aggiornamento: 08/07/2009 21:40
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Da Petrus

Terra Santa, il Papa lascerà una preghiera nel ‘Muro del pianto’ come fece Giovanni Paolo II. Previsti saluti in arabo per i cristiani della Cisgiordania presenti in Galilea

CITTA’ DEL VATICANO - In segno di rispetto nei confronti dell'ebraismo, anche Papa Benedetto XVI lascerà una preghiera, come fece Giovanni Paolo II nel 2000, in una fessura tra le pietre che costituiscono il Muro occidentale di Gerusalemme (impropriamente detto il 'muro del pianto'), meta degli ebrei di tutto il mondo. Il viaggio che Benedetto XVI compirà in Israele, in Giordania e nella Cisgiordania palestinese (8-15 maggio) avviene "in un contesto non facile", ammette il direttore della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, in un briefing di presentazione dell'evento. Mentre cresce l'attesa per le mosse che compirà il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, è recente l'attacco israeliano di Gaza, c'è un nuovo governo israeliano, tra i palestinesi continuano le tensioni tra Fatah e Hamas, mentre il presidente iraniano Ahmadinejad continua a minacciare Israele. "C'è un complesso di situazioni e tensioni per cui il viaggio del Papa sarà un atto di speranza e fiducia per la pace e la riconciliazione - commenta Lombardi -, una testimonianza di impegno per situazioni non facili". Tra i dettagli del programma resi noti da Lombardi, la probabile presenza di cristiani della Cisgiordania nella Messa che il Papa celebrerà a Nazareth, in Galilea. "Il Papa darà loro il benvenuto anche in arabo", afferma il gesuita. Nel corso del viaggio - che toccherà inoltre i luoghi-simbolo della Shoah come il memoriale dello Yad Vashem in Israle - non è previsto che il Papa parli nella sua lingua madre, il tedesco. "I discorsi saranno tutti in inglese", dice il gesuita. Padre Lombardi smentisce, poi, l'allarme emerso di recente sui quotidiani israeliani circa la sicurezza della 'papamobile' per l'incolumità di Benedetto XVI a Nazareth. "Tra i fedeli si muoverà in 'papamobile' per poterli salutare", chiarisce. Se a Nazareth dovrebbero accorrere 20 mila pellegrini, ad Amman, in Giordania, sono previsti circa 35 mila fedeli mentre circa 7 mila sono attesi in una Messa all'aperto che - a differenza di Wojtyla - celebrerà al Josafat Valley di Gerusalemme. Una folla di pellegrini, ancorché contenuta, è attesa anche per la visita che Ratzinger compirà al Santo sepolcro di Gerusalemme, l'ultimo giorno, e che potrebbe concludersi con una passeggiata fino al Golgota, dove, per la tradizione, fu crocifisso Gesù. Ad accompagnare il Papa saranno, oltre al segretario di Stato Tarcisio Bertone e il Sostituto alla Segreteria di Stato, Fernando Filoni, i Cardinali responsabili delle Chiese orientali (Leonardo Sandri), dei rapporti con l'ebraismo (Walter Kasper) e del dialogo interreligioso (Jean-Louis Tauran). Il Papa troverà ad accoglierlo anche i Cardinali John Patrick Foley, Gran Maestro dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, e Ennio Antonelli, presidente del Pontificio consiglio per la Famiglia, che lì presiederà le cerimonie conclusive per l'anno dedicato dalla Chiesa locale alla famiglia. Il Papa incontrerà poi a Betlemme anche i presidenti dei vescovi svizzeri e tedeschi, Kurt Koch e Robert Zoellitsch, quando visiterà il Caritas Baby Hospital che da quegli episcopati è finanziato.






Il Papa in Terra Santa, opportunità storica per il dialogo con l'islam
Amman, Gerusalemme e Betlemme, tappe verso un'intesa migliore

di Jesús Colina

CITTA' DEL VATICANO, martedì, 5 maggio 2009 (ZENIT.org).- Sia nel mondo musulmano che in quello cristiano, il pellegrinaggio di Benedetto XVI in Terra Santa suscita aspettative per l'impatto che avrà sulle relazioni tra l'islam e il cattolicesimo.

In questo viaggio, il Papa compirà gesti estremamente significativi: per la seconda volta nel suo pontificato entrerà in una moschea, ad Amman; incontrerà i leader religiosi islamici a Gerusalemme e a Betlemme; visiterà la Cupola della Rocca nella Spianata delle Moschee della Città Santa, un gesto che Giovanni Paolo II non ha compiuto nella sua visita del 2000.

Il fatto che il pellegrinaggio inizi questo venerdì con la Giordania aiuterà senz'altro a promuovere queste relazioni. Padre Federico Lombardi S.I., direttore della Sala Stampa della Santa Sede, in un incontro svoltosi lunedì con i giornalisti ha constatato che Abdallah II bin al-Hussein, monarca del Regno Hashemita, ha deciso di eludere il protocollo per esprimere la sua vicinanza al Papa durante la visita nel Paese.

Il re, che accompagnato dalla regina Rania ha partecipato ai funerali di Giovanni Paolo II, non solo ha previsto di accogliere il Papa nella cerimonia di benvenuto, che avrà luogo all'aeroporto internazionale Queen Alia di Amman alle 14.30 dell'8 maggio, ma, con un gesto del tutto inusuale, si recherà con la regina a congedarsi dal Pontefice l'11 maggio.

Padre Lombardi ricorda che il re sta dando un forte impulso al dialogo tra i credenti con iniziative come il Messaggio di Amman ("Amman Message"), rivolto al mondo musulmano per trovare un consenso che ponga al margine l'estremismo violento, e il Messaggio Interreligioso di Amman ("Amman Interfaith Message"), diretto in particolare al cristianesimo e all'ebraismo, per promuovere la pace e i valori condivisi all'interno dell'islam e condivisibili con le altre religioni.

Il portavoce vaticano ha ricordato che tra i consiglieri del re in questo campo spicca il principe Ghazi bin Muhammad, coordinatore dell'iniziativa internazionale "A Common Word", il manifesto di 138 leader e saggi islamici (oggi i firmatari sono molti di più) scritto dopo gli attacchi contro Benedetto XVI per il discorso di Ratisbona (12 settembre 2006), che nel novembre scorso ha contribuito a creare il Forum Cattolico-Musulmano a Roma.

Nel suo sforzo per promuovere le buone relazioni con i fedeli musulmani, il 9 maggio il Papa visiterà la moschea Al-Hussein Bin Talal di Amman, inaugurata dallo stesso re Abdallah II nel 2006 e dichiarata quella "ufficiale" del Paese (è anche la più grande). Benedetto XVI ha visitato per la prima volta come Papa un luogo sacro per l'islam recandosi alla Moschea Blu di Istanbul il 30 novembre 2006.

In seguito, il Santo Padre incontrerà i leader religiosi musulmani della Giordania, il Corpo diplomatico e i rettori delle università del Paese nel patio esterno della moschea, il momento più solenne del viaggio nel Paese per analizzare la questione del dialogo interreligioso.

Dopo essere atterrato in Israele, il secondo giorno di visita a Gerusalemme il Papa compirà gesti inediti di rispetto per i seguaci del profeta Maometto: la mattina del 12 maggio visiterà la Cupola della Rocca (nota anche come la moschea di Omar), sulla Spianata delle Moschee, accompagnato dal Gran Muftì di Gerusalemme, Muhammad Ahmad Husayn.

Per i musulmani la "rocca", che si trova al centro della moschea, è il luogo dal quale Maometto sarebbe salito al cielo. Anche per gli ebrei è un luogo sacro, perché era parte del Tempio di Salomone. Per i cristiani rappresenta un ricordo delle visite di Gesù al Tempio.

Il Gran Muftì Muhammad Ahmad Husayn, sunnita, è considerato la suprema autorità giuridico-religiosa a Gerusalemme e del popolo arabo-musulmano in Palestina.

Un altro importante momento per il dialogo con i musulmani avverrà in occasione della visita del Papa a Betlemme, dove riceverà il benvenuto il 13 maggio da Abu Mazen, presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese. Dopo aver visitato il Campo di rifugiati Aida, in quella località, il Papa incontrerà il Presidente nel Palazzo presidenziale e converserà con rappresentanti palestinesi musulmani di Gaza e della West Bank, invitati dal Presidente.

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