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Viaggio apostolico in Camerun e Angola

Ultimo Aggiornamento: 02/05/2009 17:13
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18/04/2009 13:30
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La dichiarazione della Conferenza episcopale regionale dell'Africa dell'ovest francofono

Grati al Papa per le sue parole

sulla lotta all'aids



Pubblichiamo una nostra traduzione italiana della dichiarazione diffusa dai vescovi della Conferenza episcopale regionale dell'Africa dell'ovest francofono (Cerao), diffusa lo scorso 27 marzo in risposta alle critiche rivolte a Benedetto XVI dopo le sue parole sulla lotta all'aids.

Riguardo alla controversia circa la posizione di Papa Benedetto XVI sul preservativo i vescovi della Cerao dichiarano:

Stupore dinanzi a una manipolazione oltraggiosa pianificata

Siamo rimasti tutti sorpresi e meravigliati per il modo in cui una frase del Santo Padre è stata completamente estrapolata dal suo contesto diretto e indiretto per farne il motivo conduttore di tutte le trasmissioni di Rfi e di altri media francesi sul primo viaggio apostolico del Santo Padre, Papa Benedetto XVI, in Africa. Il culmine è l'occultamento sistematico delle altre idee espresse nell'intervista e la minimizzazione di tutto ciò che il Santo Padre ha cercato di comunicare come speranza all'Africa, sia in Camerun sia in Angola. Proprio per questo non si dovrebbe riconoscere che è la Chiesa e la sua missione evangelizzatrice che gli attori dell'ombra hanno attaccato?
Noi vescovi della Conferenza episcopale regionale dell'Africa dell'ovest (Cerao) abbiamo analizzato l'evento e teniamo a dichiarare a tutti quanto segue.

Demolire la morale è un crimine contro l'umanità

Non si vincerà l'aids annullando le risorse spirituali e morali degli uomini, soprattutto degli adolescenti e dei giovani, rendendoli fragili e facendo di loro oggetti di desideri sessuali senza gli elementi regolatori previsti dal Creatore. È un crimine contro l'umanità privare il bambino, l'adolescente e il giovane di quell'allenamento al dominio dello spirito sul corpo e sulle sue pulsioni che si chiama educazione sessuale. In tal senso, gli slogan pubblicitari e la distribuzione dei preservativi potrebbero essere solo un atto di irresponsabilità e un crimine contro l'umanità.

Dichiarazioni irriverenti, ingiuriose e sacrileghe

Per noi africani, il Papa è il padre di quella grande famiglia che è la Chiesa e, a tale titolo, gli dobbiamo rispetto e affetto. È un sacrilegio, a nostro parere, dal semplice punto di vista della nostra cultura africana tradizionale, per non parlare ancora della fede, che figli e figlie della Chiesa che si professano cattolici attacchino il Papa con volgarità, arroganza e ingiurie, come alcuni giornalisti francesi e alcune personalità francesi, spagnole ed europee, si sono permessi di fare. Deploriamo e condanniamo le loro dichiarazioni irriverenti e ingiuriose.

L'attentato post-moderno contro la verità e le sue conseguenze violente sulle relazioni umane

Tuttavia noi non apparteniamo a una cultura se non a motivo della verità più profonda della nostra umanità. E l'umanità, che è comune a tutti, è unica; essa si concretizza in un certo numero di diritti e di doveri, inscindibili dalla dignità di ogni persona umana. È assolutamente intollerabile che un piccolo gruppo di operatori dei media - a volte purtroppo africani che attingono senza scrupoli alla ricchezza "sporca" di quanti hanno spogliato i loro popoli - si arroghino il diritto di deformare la verità per presentarsi come benefattori responsabili di fronte alla condizione drammatica dei nostri fratelli e delle nostre sorelle portatori dell'hiv-aids, e per trasformare invece il Santo Padre in un personaggio "irresponsabile" e sprovvisto di umanità, poterlo così ingiuriare e cercare di aizzare contro di lui una massa di individui che ritengono di avere il diritto di parlare di un tema che non si sono curati di conoscere con precisione. Dimenticano che, così facendo, perdono credito professionalmente, in quanto esiste una differenza fondamentale fra creare notizie sensazionali scandalose e informare. Deploriamo e condanniamo l'attentato contro la verità che è il peccato del nostro mondo post-moderno, da cui derivano le gravi ferite che la Santa Chiesa, nostra Madre, sta sempre più subendo. Che mondo è questo in cui non si dedica del tempo ad ascoltare l'altro, ad ascoltarlo fino in fondo e gli si fa dire ciò che si vuole che dica? La saggezza africana e la saggezza biblica, tutte e due fondate sull'ascolto, hanno un'altra visione del mondo da proporre.

Profonda unione di pensiero e di cuore fra Benedetto XVI e l'Africa

Noi vescovi africani ringraziamo dal profondo del cuore il Santo Padre, che ha tante affinità con noi, a motivo della nostra comunione di pensiero sulla Chiesa e del nostro impegno comune a favore dei nostri fratelli e delle nostre sorelle malati di aids, dei poveri, dei feriti della vita e dei piccoli. Chi ignora che le definizioni Chiesa, Casa (Famiglia) e Popolo di Dio, Chiesa, Fraternità Cristiana, Chiesa-Comunione, sono sue? Ci ha creduto e ci ha lavorato a lungo prima come giovane teologo e più di recente come cardinale prefetto di Dicastero. Anche noi ci crediamo e siamo pronti a edificare in Africa la Chiesa Comunione come Famiglia di Dio e Fraternità di Cristo. Il Papa è venuto in mezzo a noi per confermarci in questa fede. Lo ringraziamo per questo.

La Chiesa in Africa, una Chiesa portatrice di speranza

Gli siamo grati anche per il messaggio di speranza che è venuto ad affidarci in Camerun e in Angola. È venuto ad incoraggiarci a vivere uniti, riconciliati nella giustizia e la pace, affinché la Chiesa in Africa sia lei stessa una fiamma ardente di speranza per la vita di tutto il continente. E lo ringraziamo per aver riproposto a tutti, con sfumatura, chiarezza e acume, l'insegnamento comune della Chiesa in materia di pastorale dei malati di aids.

Umanizzazione della sessualità e dono di sé ai malati di aids

Egli ci incoraggi tutti a vivere e a promuovere l'umanizzazione della sessualità e il dono della propria umanità per essere con e aiutare nella verità i fratelli e le sorelle affetti da Aids come autentico atteggiamento responsabile dei cattolici dinanzi ai malati di Aids e di tutti coloro che amano veramente gli africani colpiti da questo male. Accogliamo il suo messaggio, che esprime anche la nostra posizione. E dichiariamo tutti insieme a lui: "Non si può superare questo problema dell'aids solo con soldi, pur necessari. Se non c'è l'anima, se gli africani non aiutano, non si può superarlo con la distribuzione di preservativi: al contrario, aumentano il problema". Sono queste le parole di Benedetto XVI che un martellamento mediatico ha cercato di snaturare. Invano.

Responsabilità dei media

Dire meno significa disprezzare l'africano e mostrarsi zelanti nell'uccidere ciò che vi è di autenticamente umano nell'uomo africano, le cui tradizioni, per esempio, attribuiscono tutte molto valore alla verginità che viene constatata nel matrimonio. Deploriamo e condanniamo questa pretesa responsabilità nei confronti dell'uomo africano, che non avrebbe altra soluzione che quella meccanica dinanzi a un problema così vitale come è la sessualità per tutti gli uomini, quindi anche per l'africano. La responsabilità dei media è grande; non devono scadere, poiché rischiano di sminuire qualcosa di fondamentale dal punto di vista umano.

No al pensiero per procura

Infine, affermiamo che gli africani sono capaci di pensare con la propria testa sia per i problemi che li riguardano, sia per quelli che riguardano tutta l'umanità. Deploriamo e denunciamo il crimine, che ha origine nei tempi in cui i nostri fratelli e le nostre sorelle venivano trattati come merce e come "beni mobili" (Le Code Noir, art. 44), e che oggi consiste nell'ostinarsi a pensare per noi, a parlare per noi, a fare al posto nostro, certamente perché non siamo ritenuti in grado di farlo da soli. Forse si dirà che viene abilmente affidato a degli operatori dei media africani lo sconcio lavoro di fare i giullari per divertire il mondo e rendere l'Africa doppiamente da compatire: non solo materialmente, ma anche moralmente. Ma non ci sono che questi africani, i quali ignorano le strutture antropologiche più salde e i valori morali più sicuri dell'Africa, a essere in grado di parlare a nome del continente.
Noi vescovi della Chiesa cattolica dell'area Cerao, esigiamo che si smetta di pensare per noi, di spingere l'Africa della strada a parlare a nome di tutta l'Africa e a divertire il pubblico a scapito dei nostri popoli. Esigiamo che per parlare dell'Africa si rispettino i valori fondamentali, senza i quali l'uomo non è più uomo, e che sono sintetizzati nella dignità di ogni uomo, creato a immagine di Dio. Sì, riprendendo il Concilio Vaticano ii noi ribadiamo che "la creatura senza il Creatore svanisce". Ringraziamo il Santo Padre per aver fatto del Dio d'Amore e della fede in lui la priorità delle priorità per il nostro tempo. È proprio l'illusione che possa esservi un'altra priorità ad aver creato quella situazione paradossale e violenta in cui si pretende di essere responsabili di noi, saccheggiando ciò che abbiamo di più vitale: il nostro rapporto di fede, di speranza e di amore con il Dio vivente, Padre di Nostro Signore Gesù Cristo, e la nostra vita morale.


Abidjan, 27 marzo 2009
Cardinale Théodore Adrien Sarr
Presidente della Cerao



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Comunicato della Segreteria di Stato



L'Ambasciatore del Regno del Belgio, dietro istruzioni del Ministro degli Affari Esteri, ha fatto parte all'Eccellentissimo Monsignor Segretario per i Rapporti con gli Stati della Risoluzione con cui la Camera dei Rappresentanti del proprio Paese ha chiesto al governo belga di "condannare le dichiarazioni inaccettabili del Papa in occasione del suo viaggio in Africa e di protestare ufficialmente presso la Santa Sede". L'incontro si è svolto il 15 aprile c.m.
La Segreteria di Stato prende atto con rammarico di tale passo, inconsueto nelle relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e il Regno del Belgio. Deplora che una Assemblea Parlamentare abbia creduto opportuno di criticare il Santo Padre, sulla base di un estratto d'intervista troncato e isolato dal contesto, che è stato usato da alcuni gruppi con un chiaro intento intimidatorio, quasi a dissuadere il Papa dall'esprimersi in merito ad alcuni temi, la cui rilevanza morale è ovvia, e di insegnare la dottrina della Chiesa.

Come si sa, il Santo Padre, rispondendo ad una domanda circa l'efficacia e il carattere realista delle posizioni della Chiesa in materia di lotta all'aids, ha dichiarato che la soluzione è da ricercare in due direzioni: da una parte nell'umanizzazione della sessualità e, dall'altra, in una autentica amicizia e disponibilità nei confronti delle persone sofferenti, sottolineando anche l'impegno della Chiesa in ambedue gli ambiti. Senza tale dimensione morale ed educativa la battaglia contro l'aids non sarà vinta.

Mentre, in alcuni Paesi d'Europa, si scatenava una campagna mediatica senza precedenti sul valore preponderante, per non dire esclusivo, del profilattico nella lotta contro l'aids, è confortante constatare che le considerazioni di ordine morale sviluppate dal Santo Padre sono state capite e apprezzate, in particolare dagli africani e dai veri amici dell'Africa, nonché da alcuni membri della comunità scientifica. Come si può leggere in una recente dichiarazione della Conferenza Episcopale Regionale dell'Africa dell'Ovest (Cerao): "Siamo grati per il messaggio di speranza che [il Santo Padre] è venuto ad affidarci in Camerun e in Angola. È venuto ad incoraggiarci a vivere uniti, riconciliati nella giustizia e la pace, affinché la Chiesa in Africa sia lei stessa una fiamma ardente di speranza per la vita di tutto il continente. E lo ringraziamo per aver riproposto a tutti, con sfumatura, chiarezza e acume, l'insegnamento comune della Chiesa in materia di pastorale dei malati di Aids".


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