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Viaggio apostolico in Camerun e Angola

Ultimo Aggiornamento: 02/05/2009 17:13
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18/03/2009 16:59
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Discorso di Benedetto XVI ai Vescovi del Camerun



YAOUNDÉ, mercoledì, 18 marzo 2009 (ZENIT.org).-Pubblichiamo di seguito il discorso pronunciato questo martedì mattina de Benedetto XVI durante l'incontro con i Vescovi del Camerun nella Chiesa Christ-Roi in Tsinga a Yaoundé.









* * *

Signor Cardinale,
Cari Fratelli nell’Episcopato,

Questo incontro con i Pastori della Chiesa Cattolica in Camerun rappresenta per me una grande gioia. Ringrazio il Presidente della vostra Conferenza Episcopale, Mons. Simon-Victor Tonyé Bakot, Arcivescovo di Yaoundé, per le amabili parole che mi ha rivolto in vostro nome. E’ la terza volta che il vostro Paese accoglie il Successore di Pietro e, come voi sapete, il motivo del mio viaggio è innanzitutto un’occasione per incontrare i popoli dell’amato continente africano ed anche per consegnare ai Presidenti delle Conferenze episcopali l'Instrumentum laboris della seconda Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per Africa. E questa mattina, attraverso di voi, desidero salutare con affetto tutti i fedeli affidati alle vostre cure pastorali. La grazia e la pace del Signore Gesù siano con ciascuno di voi, con tutte le famiglie del vostro grande e bel paese, con i sacerdoti, i religiosi e le religiose, i catechisti e le persone impegnate con voi nell’annuncio del Vangelo!

In questo anno consacrato a san Paolo, è particolarmente opportuno ricordarci l’urgente necessità di annunciare il Vangelo a tutti. Questo mandato, che la Chiesa ha ricevuto da Cristo rimane una priorità, giacché numerose sono ancora le persone che attendono il messaggio di speranza e di amore che permetterà loro di «conoscere la libertà, la gloria dei figli di Dio» (Rm 8, 21). Con voi dunque, cari Fratelli, sono le vostre comunità diocesane tutte intere ad essere inviate per rendere testimonianza del Vangelo. Il Concilio Vaticano II ha ricordato con forza che « l’attività missionaria attiene profondamente alla natura stessa della Chiesa » (Ad gentes, n. 6). Per guidare e stimolare il Popolo di Dio in questo compito, i Pastori devono essere essi stessi, prima di tutto, annunciatori della fede per condurre a Cristo nuovi discepoli. L’annuncio del Vangelo è proprio del Vescovo che, come san Paolo, può così proclamare : « Annunciare il Vangelo non è per me un vanto, perchè è una necessità che mi si impone : guai a me se non annunciassi il Vangelo » (1 Co 9, 16). Per confermare e purificare la loro fede, i fedeli hanno bisogno della parola del loro Vescovo, che è il catechista per eccellenza.

Per assumere questa missione d’evangelizzazione e rispondere alle molteplici sfide della vita del mondo d’oggi, al di là degli incontri istituzionali, che sono in sé necessari, una profonda comunione deve unire tra loro i Pastori della Chiesa. La qualità dei lavori della vostra Conferenza episcopale, che ben riflettono la vita della Chiesa e della società camerunense, vi permettono di cercare insieme risposte alle molteplici sfide che la Chiesa deve affrontare e, attraverso le vostre Lettere pastorali, di offrire direttive comuni per aiutare i fedeli nella loro vita ecclesiale e sociale. La viva coscienza della dimensione collegiale del vostro ministero deve indurvi a realizzare fra di voi le molteplici espressioni della fraternità sacramentale, che vanno dall’accoglienza e dalla stima reciproca alle diverse attenzioni di carità e di collaborazione concreta (cf. Pastores gregis, n. 59). Una effettiva collaborazione fra le diocesi, segnatamente per una migliore ripartizione dei sacerdoti nel vostro Paese, non può che favorire le relazioni di solidarietà fraterna con le Chiese diocesane più povere così che l’annuncio del Vangelo non soffra della mancanza di ministri. Questa solidarietà apostolica si estenderà con generosità ai bisogni delle altre Chiese locali, e in particolare a quelle del vostro continente. Così apparirà chiaramente che le vostre comunità cristiane, sull’esempio di quelle che vi hanno recato il messaggio evangelico, sono esse stesse una Chiesa missionaria.

Cari Fratelli nell’Episcopato, il Vescovo e i suoi sacerdoti sono chiamati a intrattenere relazioni di particolare comunione, fondate sulla loro speciale partecipazione all’unico sacerdozio di Cristo, anche se in gradi diversi. La qualità dei legami con i sacerdoti che sono i vostri principali e irrinunciabili collaboratori, è di fondamentale importanza. Vedendo nel loro Vescovo un padre e un fratello che li ama, che li ascolta e li rinfranca nelle prove, che presta un'attenzione privilegiata al loro benessere umano e materiale, essi sono incoraggiati a farsi carico pienamente del loro ministero in modo degno ed efficace. L’esempio e la parola del loro Vescovo è per essi un aiuto prezioso per dare alla loro vita spirituale e sacramentale un posto centrale nel loro ministero, incoraggiandoli a scoprire e vivere sempre più profondamente che lo specifico del pastore è essere innanzitutto un uomo di preghiera e che la vita spirituale e sacramentale è una straordinaria ricchezza dataci per noi stessi e per il bene del popolo che ci è affidato. Vi invito infine a vigilare con particolare attenzione alla fedeltà dei sacerdoti e delle persone consacrate agli impegni assunti con la loro ordinazione e con il loro ingresso nella vita religiosa, affinché perseverino nella loro vocazione, per una maggiore santità della Chiesa e per la gloria di Dio. L'autenticità della loro testimonianza richiede che non vi sia alcuna differenza tra ciò che essi insegnano e ciò che vivono ogni giorno.

Nelle vostre diocesi numerosi giovani si presentano come candidati al sacerdozio. Possiamo solo ringraziarne il Signore. E’ essenziale che sia fatto un serio discernimento. A tal fine, vi incoraggio, nonostante le difficoltà organizzative a livello pastorale che talvolta possono sorgere, a dare priorità alla selezione e alla formazione dei formatori e dei direttori spirituali. Essi devono avere una conoscenza personale e approfondita dei candidati al sacerdozio ed essere in grado di garantire loro una formazione umana, spirituale e pastorale solida che faccia di loro degli uomini maturi ed equilibrati, ben preparati per la vita sacerdotale. Il vostro costante sostegno fraterno aiuterà i formatori a svolgere il loro compito con l'amore per la Chiesa e la sua missione.

A partire dalle origini della fede cristiana in Camerun, i religiosi e le religiose hanno dato un contributo fondamentale alla vita della Chiesa. Con voi rendo grazie a Dio e mi compiaccio dello sviluppo della vita consacrata tra le figlie e i figli del vostro Paese, che ha consentito anche la manifestazione dei carismi propri dell’Africa nelle comunità sorte nel vostro Paese. In effetti, la professione dei consigli evangelici è come « un segno che può e deve attirare efficacemente i membri della Chiesa a compiere generosamente i doveri della vocazione cristiana » (Lumen gentium, n. 44).

Nel vostro servizio per annunciare il Vangelo, siete anche aiutati da altri operatori pastorali, in particolare i catechisti. Nell'evangelizzazione del vostro Paese essi hanno avuto e hanno ancora un ruolo determinante. Li ringrazio per la loro generosità e la fedeltà al servizio della Chiesa. Per loro tramite si realizza una autentica inculturazione della fede. La loro formazione umana, spirituale e dottrinale è dunque essenziale. Il sostegno materiale, morale e spirituale che i pastori offrono per compiere la loro missione in buone condizioni di vita e di lavoro, è anche per essi l'espressione del riconoscimento da parte della Chiesa dell'importanza del loro impegno per l'annuncio e lo sviluppo della fede.

Tra le numerose sfide che incontrate nella vostra responsabilità di Pastori, vi preoccupa particolarmente la situazione della famiglia. Le difficoltà dovute in special modo all’impatto della modernità e della secolarizzazione con la società tradizionale, vi incitano a preservare con determinazione i valori fondamentali della famiglia africana, facendo della sua evangelizzazione in modo approfondito una delle principali priorità. Nel promuovere la pastorale familiare, voi vi impegnate a favorire una migliore comprensione della natura, della dignità e del ruolo del matrimonio che richiede un amore indissolubile e stabile.

La liturgia occupa un posto importante nella manifestazione della fede delle vostre comunità. Di solito queste celebrazioni ecclesiali sono festose e gioiose, esprimendo il fervore dei fedeli, felici di essere insieme, come Chiesa, per lodare il Signore. E’ dunque essenziale che la gioia così manifestata non sia un ostacolo ma un mezzo per entrare in dialogo e in comunione con Dio, per mezzo di una effettiva interiorizzazione delle strutture e della parole di cui si compone la liturgia, in modo che essa traduca ciò che succede nel cuore dei credenti, in unione reale con tutti i partecipanti. La dignità delle celebrazioni, soprattutto quando esse si svolgono con un grande afflusso di partecipanti, ne è un segno eloquente.

Lo sviluppo di sette e movimenti esoterici come pure la crescente influenza di una religiosità superstiziosa, come anche del relativismo, sono un invito pressante a dare un rinnovato impulso alla formazione dei giovani e degli adulti, in particolare nel mondo universitario e intellettuale. In questa prospettiva, desidero incoraggiare e lodare gli sforzi dell'Istituto cattolico di Yaoundé e di tutte le istituzioni ecclesiali la cui missione è quella di rendere accessibile e comprensibile a tutti la Parola di Dio e l'insegnamento della Chiesa. Sono lieto di sapere che nel vostro paese i fedeli laici sono sempre più impegnati nella vita della Chiesa e della società. Le numerose associazioni di laici che fioriscono nelle vostre diocesi, sono segno dell’opera dello Spirito nel cuore dei fedeli e contribuiscono a un nuovo annuncio del Vangelo. Sono lieto di evidenziare e incoraggiare la partecipazione attiva delle associazioni femminili nei vari settori della missione della Chiesa, dimostrando così una reale consapevolezza della dignità della donna e la sua specifica vocazione nella comunità ecclesiale e nella società. Ringrazio Dio per l’impegno che i laici da voi manifestano di contribuire al futuro della Chiesa e all’annuncio del Vangelo. Attraverso i sacramenti dell'iniziazione cristiana e i doni dello Spirito Santo, essi sono abilitati e impegnati ad annunciare il Vangelo servendo la persona e la società. Vi incoraggio pertanto vivamente a perseverare nei vostri sforzi per dare ad essi una solida formazione cristiana che consenta loro di « svolgere pienamente il loro ruolo di animazione cristiana dell’ordine temporale (politico, culturale, economico, sociale), che è una caratteristica della vocazione secolare del laicato ». (Ecclesia in Africa, n. 75).

Nel contesto della globalizzazione in cui ci troviamo, la Chiesa ha un interesse particolare per le persone più bisognose. La missione del Vescovo lo impegna ad essere il principale difensore dei diritti dei poveri, a promuovere e favorire l'esercizio della carità, manifestazione dell’amore del Signore per i piccoli. In questo modo, i fedeli sono portati a cogliere in modo concreto che la Chiesa è una vera famiglia di Dio, riunita dall’amore fraterno, che esclude ogni etnocentrismo e particolarismo eccessivi e contribuisce alla riconciliazione e alla cooperazione tra le etnie per il bene di tutti. D'altra parte, la Chiesa, attraverso la sua dottrina sociale, vuole risvegliare la speranza nei cuori degli esclusi. E’ anche dovere dei cristiani, specialmente dei laici che hanno responsabilità sociali, economiche, politiche, di lasciarsi guidare dalla dottrina sociale della Chiesa, per contribuire alla costruzione di un mondo più giusto in cui ciascuno potrà vivere dignitosamente.

Signor Cardinale, cari Fratelli nell’Episcopato, al termine del nostro incontro vorrei esprimere ancora la mia gioia di trovarmi nel vostro paese e di incontrare il popolo camerunense. Vi ringrazio per la vostra accoglienza calorosa, segno della generosa ospitalità africana. La Vergine Maria, Nostra Signora d’Africa, vegli su tutte le vostre comunità diocesane. A Lei affido l’intero popolo camerunense, e di gran cuore vi imparto una affettuosa Benedizione Apostolica, che estendo ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose, ai catechisti e a tutti i fedeli delle vostre diocesi.



[© Copyright 2009 - Libreria Editrice Vaticana]







Il Papa ai vescovi del Camerun: urgente annunciare il Vangelo a tutti


Seconda giornata del Papa in Africa. Dopo il bagno di folla di ieri al suo arrivo all’aeroporto internazionale di Yaoundé, stamani l’incontro di Benedetto XVI con i vescovi del Camerun. Nel suo discorso il Papa ha sottolineato "l’urgente necessità di annunciare il Vangelo a tutti". Il servizio del nostro inviato Giancarlo la Vella.

Il Papa esorta la Chiesa del Camerun a guardare al modello di San Paolo, in quest’anno consacrato all’Apostolo delle Genti. L’annuncio del Vangelo è un compito del vescovo che, come San Paolo, può così proclamare: “Annunciare il Vangelo non è per me un vanto, perché è una necessità che mi si impone. Guai a me se non annunciassi il Vangelo”. E il vescovo – dice il Papa – è il catechista per eccellenza. E’ colui che conferma e purifica il suo popolo nella fede. Ed è questo il compito che la Chiesa ha ricevuto da Cristo, proprio perché sono ancora tante le persone che attendono il messaggio di amore e di speranza, che permetterà loro di conoscere la libertà e la gloria dei figli di Dio. Benedetto XVI sottolinea che la missionarietà, come già indicato dal Concilio Vaticano II, attiene profondamente alla natura stessa della Chiesa. E per realizzare l’evangelizzazione, dice il Pontefice ai presuli camerunensi, occorre una profonda unione tra i Pastori, per cercare insieme risposte alle molteplici sfide e offrire direttive comuni per aiutare i fedeli nella loro vita ecclesiale e sociale. La solidarietà apostolica e la comunione va poi estesa con generosità alle altre Chiese locali, ai catechisti, ai sacerdoti, con un particolare controllo sulla fedeltà agli impegni assunti con l’ordinazione, nel rispetto della propria vocazione. Ciò che viene insegnato deve invece essere profondamente vissuto anche nella vita di ognuno. E Benedetto XVI esorta anche a rivolgere particolare attenzione ai giovani che si avvicinano al sacerdozio:


"In your dioceses...
“Nelle vostre diocesi numerosi giovani si presentano come candidati al sacerdozio. Possiamo solo ringraziarne il Signore. E’ essenziale che sia fatto un serio discernimento. A tal fine, vi incoraggio, nonostante le difficoltà organizzative a livello pastorale che talvolta possono sorgere, a dare priorità alla selezione e alla formazione dei formatori e dei direttori spirituali. Essi devono avere una conoscenza personale e approfondita dei candidati al sacerdozio ed essere in grado di garantire loro una formazione umana, spirituale e pastorale solida che faccia di loro degli uomini maturi ed equilibrati, ben preparati per la vita sacerdotale. Il vostro costante sostegno fraterno aiuterà i formatori a svolgere il loro compito con l'amore per la Chiesa e la sua missione”.


E poi l’esortazione del Santo Padre ai vescovi del Camerun a seguire con particolare dedizione pastorale le famiglie, i cui valori fondamentali, come il matrimonio e l’amore indissolubile e stabile, vengono messi a rischio dalla modernità e della secolarizzazione. Quindi ancora un appello ad essere vicini ai giovani esposti a numerosi pericoli:


"The spread of sects...
“Lo sviluppo di sette e movimenti esoterici come pure la crescente influenza di una religiosità superstiziosa, come anche del relativismo, sono un invito pressante a dare un rinnovato impulso alla formazione dei giovani e degli adulti, in particolare nel mondo universitario e intellettuale. In questa prospettiva, desidero incoraggiare e lodare gli sforzi dell'Istituto cattolico di Yaoundé e di tutte le istituzioni ecclesiali la cui missione è quella di rendere accessibile e comprensibile a tutti la Parola di Dio e l'insegnamento della Chiesa”.


Il Papa si rivolge anche al laicato, che sempre di più si impegna nella vita della Chiesa e della società. Le numerose iniziative, dice il Papa, sono opera dello Spirito e contribuiscono ad un nuovo annuncio del Vangelo. Poi un ringraziamento all’associazionismo femminile per il grande impegno profuso nella promozione della dignità della donna. Infine, il forte accento del Pontefice sulla povertà. Il vescovo – dice il Papa – è il principale difensore dei diritti dei poveri e deve favorire l’esercizio della carità. In questo modo la Chiesa diventa una vera famiglia fondata sull’amore fraterno, che contribuisce alla riconciliazione e alla cooperazione fra le etnie per il bene di tutti.




Benedetto XVI al suo arrivo in Camerun: troppe piaghe in Africa, la speranza arriva dal Vangelo e dalla solidarietà


In un continente che soffre per la fame e le malattie, è insanguinato da troppi conflitti e sfruttato da interessi economici e politici, vengo “a portare speranza ai cuori del popolo dell’Africa”: quella che nasce dal Vangelo e dai suoi ideali di giustizia. Con queste parole, Benedetto XVI si è presentato ieri pomeriggio alla popolazione del Camerun. Pochi minuti dopo l’atterraggio all’aeroporto di Yaoundé, il Papa ha ricevuto l’indirizzo di omaggio del presidente, Paul Biya, e ha poi tenuto il primo discorso del suo viaggio apostolico. La cronaca nel servizio di Alessandro De Carolis:

(musica africana)

L’Africa soffre “sproporzionatamente” e c’è chi non si fa scrupoli di alimentare anche le forme più ignobili di abuso contro gli africani - una su tutte, il traffico di esseri umani - pur di trarre vantaggi dall’instabilità del continente. Non così la Chiesa, che per sua missione da centinaia di anni riversa sull’Africa e gli africani la speranza del Vangelo e il conforto di una solidarietà costantemente in azione. Sul contrasto tra queste due opposte facce del continente - e sulla stabilità del Camerun che di quel contrasto si presenta come volto positivo - Benedetto XVI, alternando il francese all’inglese, ha giocato ieri il suo discorso d’esordio. Davanti agli occhi della gente di Yaoundé, ma idealmente davanti agli occhi di tutta l’Africa, il Papa ha presentato la sua visita pastorale nel segno del mandato petrino - la conferma nella fede dei 150 milioni di cattolici del continente - ma anche nel segno, anzi nel solco dei “grandi Santi” che in quasi duemila anni, da San Cipriano di Cartagine a Santa Josephine Bakhita, hanno innervato l’Africa del messaggio cristiano, ancora e più che mai decisivo, ha affermato, in una “situazione di sofferenza e di ingiustizia:


“In the face of suffering or violence…
Di fronte al dolore o alla violenza, alla povertà o alla fame, alla corruzione o all’abuso di potere, un cristiano non può mai rimanere in silenzio. Il messaggio salvifico del Vangelo esige di essere proclamato con forza e chiarezza, così che la luce di Cristo possa brillare nel buio della vita delle persone".


“Qui, in Africa, come pure in tante altre parti del mondo - ha proseguito Benedetto XVI - innumerevoli uomini e donne anelano ad udire una parola di speranza e di conforto”. E qui il Papa, in una rassegna drammatica, ha ricordato i mille volti della sproporzionata sofferenza africana. Le “migliaia di senza tetto e di bisognosi, di orfani e di vedove”. O gli uomini, le donne e i bambini “crudelmente rapiti e portati oltremare a lavorare come schiavi” un tempo, come oggi in modo analogo le vittime “inermi” della tratta, “moderna forma di schiavitù”. O tutti gli altri che, in vario modo, subiscono l’attuale e “globale scarsità di cibo”, lo “scompiglio finanziario”, i “modelli disturbati di cambiamenti climatici”:


“Africa suffers disproportionately…
L’Africa soffre sproporzionatamente: un numero crescente di suoi abitanti finisce preda della fame, della povertà, della malattia. Essi implorano a gran voce riconciliazione, giustizia e pace, e questo è proprio ciò che la Chiesa offre loro. Non nuove forme di oppressione economica o politica, ma la libertà gloriosa dei figli di Dio. Non l’imposizione di modelli culturali che ignorano il diritto alla vita dei non ancora nati, ma la pura acqua salvifica del Vangelo della vita. Non amare rivalità interetniche o interreligiose, ma la rettitudine, la pace e la gioia del Regno di Dio, descritto in modo così appropriato dal Papa Paolo VI come ‘civiltà dell’amore’”.


Nel deserto di queste piaghe, il Camerun rappresenta un’oasi, un’“Africa in miniatura”, ha riconosciuto il Papa, dove 200 gruppi etnici “vivono in armonia”, o dove i malati di Aids sono “curati gratuitamente”. E dunque, un Paese che si offre realmente come una “terra di speranza per molti nell’Africa centrale”:


“Des milliers de réfugiés, fuyant des pays dévastés…
Migliaia di rifugiati dai Paesi della regione devastati dalla guerra hanno ricevuto qui accoglienza. E’ una terra di vita, con un Governo che parla chiaramente in difesa dei diritti del non nati. E’ una terra di pace (…) E’ una terra di giovani, benedetta con una popolazione giovane piena di vitalità e impaziente di costruire un mondo più giusto e pacifico”.

In questo contesto, ha osservato Benedetto XVI, la Chiesa africana si affaccia nel 21.mo secolo con il bagaglio della sua lunga tradizione e con lo sguardo rivolto a un futuro per affrontare il quale il Sinodo di ottobre sarà certamente di ispirazione:


“Almost ten years into the new millennium…
Dopo quasi dieci anni del nuovo millennio, questo momento di grazia è un appello a tutti i Vescovi, sacerdoti, religiosi e fedeli laici del Continente a dedicarsi nuovamente alla missione della Chiesa a portare speranza ai cuori del popolo dell’Africa, e con ciò pure ai popoli di tutto il mondo".





Il commento di padre Lombardi al viaggio del Papa in Africa


Sul primo contatto del Papa con l’Africa, al suo arrivo ieri in Camerun, ascoltiamo il direttore della Sala Stampa vaticana padre Federico Lombardi, al microfono del nostro inviato Giancarlo La Vella:


R. – Mi sembra un contatto meraviglioso, soprattutto l’accoglienza che si è avuta nella città: il lungo trasferimento di alcune decine di chilometri, dall’aeroporto fino alla nunziatura, è stato segnato da un grande entusiasmo, una calorosa accoglienza … Anche i monsignori della nunziatura con cui mi trovavo mentre viaggiavamo mi dicevano che loro stessi non si aspettavano un’accoglienza di questo genere. C’era veramente tantissima gente, soprattutto poi nel centro della città, e poi con le espressioni di affetto e di gioia tipicamente africane: canti, gesti, sorrisi, movimenti di danza … Ecco, veramente, meglio di così mi pare che sarebbe stato difficile accogliere il Santo Padre e certamente lui si è sentito molto bene accolto. Del resto, anche il discorso che egli ha fatto all’aeroporto a me è sembrato subito un discorso molto significativo, molto importante. Bisogna pensare che durante la visita in Camerun ci saranno soprattutto momenti ecclesiali; quindi questo discorso è stato un discorso alla Nazione – in generale – con l’invito alla pace, l’invito alla riconciliazione e la lode per gli aspetti positivi della cultura di pace e di convivenza tra le diverse etnie che c’è nel Camerun e anche un forte invito al mondo intero ad aiutare l’Africa a crescere sulla via della pace, della giustizia e della riconciliazione che è appunto il tema del Sinodo africano. Interessante è anche l’accenno, molto forte, alla cura dei malati di Aids, alla cura gratuita per i malati di Aids. Ecco, quindi, un discorso del Papa che già entra proprio nel cuore dei problemi dell’Africa anche se in un modo piuttosto conciso. E anche tutta l’accoglienza da parte del presidente e delle altre autorità mi è sembrata molto positiva. Insomma, un avvio di viaggio, qui in Camerun, estremamente sereno, estremamente costruttivo che lascia ben sperare per quello che ci si attende e che si desidera da questo viaggio in Africa.


D. – Intanto si continua a parlare di quanto detto dal Papa in aereo sull’Aids...


R. – Naturalmente in una risposta brevissima si possono dire poche cose, però i punti essenziali erano molto chiari. Anzitutto c’è la formazione che la Chiesa dà nel campo della responsabilità e della responsabilità anche nell’uso della sessualità, nel quadro della famiglia, del matrimonio, della visione della persona umana e della famiglia e del matrimonio che la Chiesa ha. Quindi, responsabilità anzitutto. Poi, l’impegno anche per le cure mediche. In questo il Papa ha fatto l’esempio del progetto “Dream” della Comunità di Sant’Egidio, di cui tra l’altro ha incontrato questa mattina proprio un bel gruppo di rappresentanti del Centro di formazione di questo progetto, che si trova qui in Camerun. C’erano 67 giovani africani che si stanno formando per essere operatori di questo progetto che è già lanciato e attivo in dieci Paesi africani, con 100 mila malati in cura e un milione sotto osservazione. Quindi, le cure, che sono per fortuna, oggi, piuttosto efficaci, anzi molto efficaci, sono messe in pratica pienamente: si parla del 97 per cento di efficacia. E il Papa – come dicevo - ha chiesto ieri, durante il discorso all’aeroporto, anche la gratuità di queste cure. Poi, il terzo punto, è quello della vicinanza a chi soffre, e in questo la Chiesa ha una grandissima tradizione con tutta la sua presenza nel mondo della sofferenza. E quando il Papa andrà a visitare anche il Centro Leger, domani, dovrà testimoniare questa attenzione della Chiesa a chi soffre. Ecco, quindi, responsabilità, impegno per le cure sanitarie e vicinanza a chi soffre. Pensare che i problemi si risolvano puntando tutto o mettendo l’attenzione quasi esclusivamente sull’uso dei preservativi è un’illusione, perché non va nel senso della responsabilità e della crescita della persona nella sua completezza, ma anzi può essere anche una componente di non aiuto a far crescere nella responsabilità. In questo senso, i punti positivi su cui la Chiesa si impegna sono altri.







www.radiovaticana.org/it1/videonews_ita.asp?anno=2009&videoclip=748&sett...


www.radiovaticana.org/it1/videonews_ita.asp?anno=2009&videoclip=747&sett...


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