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Le curiosità nei Sacri Palazzi ed anche al di fuori...

Ultimo Aggiornamento: 08/04/2013 08:28
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05/04/2009 16:20
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Donati oltre 200 "parmureli" in Vaticano a cardinali e vescovi e uno particolare al Santo Padre

Sanremo
- Le palme della riviera divennero protagoniste della Domenica delle Palme grazie allo slancio sincero di Capitan Benedetto Bresca, presente in Vaticano il giorno in cui vi venne eretto l’obelisco più famoso di Roma Antica.



www.riviera24.it/articoli/2009/04/05/58633/donati-oltre-200-parmureli-in-vaticano-a-cardinali-e-vescovi-e-uno-particolare-al-san...




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VATICANO: REGALO PER CARLO E CAMILLA NON SARA' DOCUMENTO SU DIVORZIO

(ASCA) - Citta' del Vaticano, 20 apr

Il regalo di papa Benedetto XVI a Carlo d'Inghilterra e a sua moglie Camilla non sara' un controverso documento che riafferma la posizione vaticana sul divorzio, come scritto oggi dal quotidiano britannico The Times.
La smentita arriva direttamente dal direttore della Sala Stampa vaticana, p. Federico Lombardi.
Secondo il Times, il pontefice avrebbe offerto in dono all'erede al trono britannico, che come noto e' divorziato e verra' ricevuto in Vaticano lunedi' prossimo, un pregiato facsimile della lettera inviata dai Pari d'Inghilterra a papa Clemente VII per caldeggiare l'annullamento del matrimonio tra Enrico VIII e Caterina d'Aragona.
Di fronte al rifiuto del papa, il re inglese, che voleva sposare Anna Bolena, decidera' quindi di rompere con il Vaticano, provocando lo scisma che ha fatto nascere la Chiesa anglicana. Il regalo, faceva notare il Times, sarebbe stato un modo per ribadire al futuro re divorziato la contrarieta' della Chiesa cattolica nei confronti del divorzio.
Tuttavia, come scrive p. Lombardi al direttore del Times, si tratta di una notizia ''competamente falsa e assolutamente priva di fondamento nei fatti'', aggiungendo che il Vaticano richiede ''un'immediata e inequivocabile smentita''.

© Copyright asp/cam/alf


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"CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
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Papa/ All'udienza indossa kefia palestinese data in regalo

In dono a fine udienza in piazza San Pietro da due giovani

Città del Vaticano, 22 apr. (Apcom)

Due giovani mediorientali hanno regalato al Papa una kefia bianca e nera, copricapo tradizionale della cultura araba, al termine dell'udienza generale del mercoledì in piazza San Pietro. La ragazza ha allungato la kefia al Pontefice, che l'ha indossata sulle spalle per qualche momento, prima di essere presa dal segretario personale, insieme agli altri oggetti che vengono regalati al Papa a fine udienza.
I due giovani (una ragazza e un ragazzo) che hanno regalato la kefiah al Papa appartengono a un gruppo di 27 pellegrini della parrocchia 'Campo dei pastori' di Betlemme che questa mattina hanno preso parte all'udienza in piazza San Pietro. E proprio a Betlemme, Benedetto XVI farà tappa durante il suo viaggio che dall'8 al 15 maggio lo porterà in Giordania e Israele.


PAPA: PER QUALCHE SECONDO INDOSSA KEFIAH REGALATA DA PELLEGRINI

(ASCA) - Citta' del Vaticano, 22 apr

Breve siparietto per papa Benedetto XVI questa mattina, che mentre salutava i pellegrini convenuti in piazza San Pietro al termine dell'udienza generale, ha indossato per qualche secondo una kefiah che gli era stata offerta da due ragazzi. Il pontefice ha prima stretto la mano ad un ragazzo, probabilmente medio-orientale, che indossava una kefiah, quindi si e' messo sul collo un'altra kefiah, dai colori bianco e nero, che una ragazza gli ha offerto. Dopo qualche secondo il segretario personale del papa, mons. Georg Gaenswein, ha preso il dono e lo ha messo insieme agli altri che il papa riceve dai pellegrini.


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"CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
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Torte per il Papa: «Il vostro lavoro è un'arte»

Il dono degli studenti dell'Alberghiero a Benedetto XVI per l'82° compleanno. «Che emozione»

Giovanni Ghisalberti

«Una grande emozione durata pochi secondi, ma intensissima e indescrivibile».
Così Andrea Beretta di Calusco e Luca Angioletti di Bonate Sopra, studenti all'Alberghiero di San Pellegrino, descrivono l'incontro avuto mercoledì scorso con Papa Benedetto XVI, in piazza San Pietro a Roma.
I due diciassettenni, in rappresentanza della scuola della Valle Brembana, hanno donato al Papa due torte, una per l'82° compleanno (che ricorreva il 16 aprile) e una per l'inizio del quinto anno di pontificato (lo scorso 19 aprile).
L'incontro con gli studenti è avvenuto durante l'udienza mattutina delle 10,30, in una piazza San Pietro gremita di fedeli provenienti da tutto il mondo. E tra loro c'erano le tre classi, una sessantina di studenti, dell'istituto alberghiero di San Pellegrino: la quarta A dell'indirizzo ristorativo e le terze A e D di cucina, accompagnate dai docenti di religione don Francesco Mangili (vicario locale di Selvino-Serina) e don Pierangelo Redondi (parroco di Rigosa e Ambriola), di francese Celestino Strano e di matematica Giuseppina Dattilo.
«Eravamo in gita scolastica (i ragazzi sono rientrati nella notte tra il 23 e il 24 aprile, ndr) e insieme alla dirigenza della scuola - spiega don Redondi - si è deciso di inserire nel programma anche l'incontro con Benedetto XVI, visto che il 22 aprile c'era l'udienza pubblica.
Era la prima udienza che il Papa teneva dopo il suo compleanno e l'inizio del quinto anno di pontificato. La piazza era piena di fedeli arrivati dal tutto il mondo e l'emozione dei ragazzi è stata grande.
Il Papa ci ha salutati nel discorso iniziale, citando la nostra scuola insieme ad altri gruppi presenti. Quindi, a conclusione dei saluti, si è avvicinato alle transenne alla sua destra. Qui c'eravamo anche noi, in prima fila». Benedetto XVI, accompagnato dal segretario personale monsignor Georg Gänswein e dal prefetto della casa pontificia monsignor James Harvey, ha iniziato a ricevere i doni da personalità e associazioni italiane e straniere. Tra loro, quindi, i due studenti bergamaschi, rappresentanti dell'Alberghiero di San Pellegrino.
Andrea Beretta e Luca Angioletti, con la divisa da cuochi della scuola, hanno consegnato ciascuno una torta di cioccolato.
«Abbiamo aperto le scatole con i dolci davanti al Papa - racconta Luca Angioletti -. Lui ha apprezzato il nostro dono dicendo che le torte erano belle, ci ha fatto i complimenti, ha detto che il nostro lavoro era come un'arte. Abbiamo ricambiato i ringraziamenti, quindi il suo segretario ha preso in consegna le torte. Sono stati momenti brevissimi, pochi secondi, ma intensissimi. E l'emozione era tanta».
Emozionatissimi erano i due ragazzi che hanno portato le torte ma la gioia è stata grande anche per gli altri studenti che hanno preso parte all'udienza.
«Si sono sentiti citati dal Papa - prosegue don Pierangelo Redondi - e, questo, per loro, è stato bellissimo. I nostri ragazzi hanno capito l'importanza dell'incontro e della persona che avevano davanti, hanno percepito che quello era un momento significativo anche per loro. E ogni gita scolastica, a Roma, dovrebbe includere l'incontro col Papa. Un incontro per il quale dobbiamo ringraziare la nostra preside Silvana Nespoli, che ci ha sempre sostenuto nell'iniziativa, e monsignor Maurizio Malvestiti, capo ufficio della Congregazione per le Chiese orientali».

© Copyright Eco di Bergamo, 25 aprile 2009


[SM=p7856]

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25/04/2009 17:23
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Da "La Stampa"...

Vaticano eliocentrico nel 2014

22/4/2009

Santa Maria di Galeria, la zona in cui sorgono le antenne di Radio Vaticana, ospiterà una centrale solare, la più grande d'Europa.


Il più piccolo stato del mondo vuole diventare anche il più ecologicamente corretto. E' allo studio un progetto che confermerebbe l'interesse ecologico di Bendetto XVI; e la decisione di porre le fonti di energia solare al centro dei propri programmi. Grazie a questo progetto, che secondo alcuni sarebbe stato già avviato, ma che invece secondo monsignor Renato Boccardo, Segretario del Governatorato è per ora in una fase di progettazione, si arriverebbe ad avere nel 2014 il più grande impianto per l'immagazzinamento di energia solare d'Europa. Una svolta ecologica, quella del Vaticano che è già iniziata con un primo esperimento che ha portato all'installazione di oltre un migliaio di pannelli solari a pochi passi da Piazza San Pietro. Inoltre, per il futuro, la papamobile potrebbe essere convertita all'energia pulita, la stessa che alimenterà un'intera cittadina della Florida. Il progetto, che costerà alle casse dello Stato della Città del Vatiano circa 500 milioni di euro, verrà affidato alla tedesca Solarworld AG, azienda specializzata nella costruzione di pannelli solari, e avrà luogo a nord di Roma, precisamente a Santa Maria di Galeria, ove risiedono le tanto discusse antenne di Radio Vaticana su un terreno di oltre 300 ettari che beneficia dell'extraterritorialità. L'impianto produrrà un quantitativo di energia pari a 100 MegaWatt, necessari non solo a soddisfare il bisogno dell'impianto radio, ma anche dell'intero stato e di circa 40mila abitazioni: il surplus verrà quindi venduto all'Italia. "Siamo dinanzi al tempo di agire" ha detto secondo quanto riporta "Punto Informatico" di Vicenzo Gentile il cardinale Giovanni Lajolo, governatore della Città del Vaticano. "Bisogna fare il possibile per trarre vantaggio dalla crisi economica e sviluppare al meglio le risorse che permettono di sfuttare al meglio queste forme di energia rinnovabile, che a lungo andare porteranno ricavi inestimabili". A dire il vero, non è la prima sortita dello stato pontificio in territorio di energia solare: durante lo scorso anno è stata realizzata la sostituzione della copertura sovrastante l'Auditorium Sala Paolo VI progettato da Pier Luigi Nervi, che ospita sui suoi tetti circa 2400 pannelli solari in grado di produrre energia equivalente all'utilizzo di 80 tonnellate di petrolio. E grazie a una foresta ubicata in Ungheria, dice monsignor Boccardo, il Vaticano è lo Stato più pulito del mondo. Le sue emissioni polluenti vengono compensate dall'ossigeno prodotto dagli alberi regalati al Papa da una fondazione statunitense nel paese est europeo.


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28/04/2009 22:56
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Sisma Abruzzo/ Papa indossa l'elmetto bianco dei vigili del fuoco

Il rientro in Vaticano sempre a bordo dell'auto

Non l'ha indossato per entrare nella Basilica di Collemaggio, pericolante in seguito al terremoto del 6 aprile.
Ma alla fine, il Papa ha messo l'elmetto bianco e giallo dei Vigili del Fuoco. L'ha fatto al termine della cerimonia a Coppito, alla scuola della Guardia di Finanza, a conclusione della visita di circa 3 ore nelle zone terremotate, tra Onna e l'Aquila.
Dopo la recita del Regina Coeli, Ratzinger ha salutato le autorità e una rappresentanza di militari impegnati nell'area del terremoto. Un vigile del fuoco gli ha consegnato l'elmetto e il Papa l'ha messo in testa. Benedetto XVI farà ora rientro in Vaticano, sempre con l'auto e non più con l'elicottero - come inizialmente previsto da programma.

© Copyright Apcom


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01/05/2009 13:36
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Quella volta che il card. Ratzinger fu fermato senza il visto in aeroporto...

Il Papa ha nominato il nuovo presidente del Pontificio Consiglio per la pastorale della salute, il vescovo (ora arcivescovo) Zygmunt Zimowski (a sinistra nella foto), già suo collaboratore alla Congregazione per la Dottrina della Fede. Il sito Benoit et moi ha ripubblicato questa intervista del presule polacco, rilasciata nel 2006, in cui ricorda gli anni in cui ebbe a lavorare con l’allora card. Ratzinger. Ringraziamo con profonda gratitudine e riconoscenza la cara Luisa che non solo ci ha segnalato l'intervista, ma si è anche presa cura di tradurne la gran parte, a beneficio di tutti i lettori italiani. Grazie, Luisa.


-Eccellenza, lei è senza dubbio il polacco che conosce meglio Benedetto XVI. Quanto tempo avete lavorato insieme alla CDF?

Diciannove anni e 15 giorni. E' quel che lo Stato della Città del Vaticano ha calcolato per il mio trattamento pensionistico, che riceverò dopo il mio 75o compleanno. Io spero di vivere ancora altrettanto (ride)

-Quando lo ha incontrato per la prima volta?

Nell`autunno 1975. Il vescovo di Innsbruck celebrava il trentesimo anniversario della sua ordinazione episcopale e aveva invitato il cardinale Ratzinger, allora arcivescovo di Monaco per tenere l’omelia.
Mi ricordo dei suoi gesti, come la sua omelia scorreva fluida, i fedeli lo ascoltavano la bocca aperta. Ho osservato allora che Joseph Ratzinger è non solo un teologo ma anche un pastore. Ho visto la sua umiltà. E questa prima impressione resterà con me per sempre [..]
Ho cominciato a lavorare alla CDF nel 1983. C’è un proverbio che dice: “la sorte è cascata su Matteo”. Ho dapprima rifiutato dicendo che non avevo studiato a Roma che la Curia Romana mi era sconosciuta ma l’arcivescovo Ablewitz sorridendo mi disse "è meglio che non ci siano bagagli (del passato)”
Dopo fu la routine, il lavoro quotidiano accanto a questo grande uomo. I membri della Congregazione hanno sempre pensato che Ratzinger era un grande uomo di Chiesa. Siamo stati affascinati dalla sua semplicità, la sua bontà, la sua apertura.

-Questo contraddice l`immagine dei media: il panzercardinal, Ratzinger così riservato miracolosamente trasformato in un sorridente Benedetto XVI?

Sì ho letto questa opinione. È un grosso malinteso. Il cardinale è sempre stato un uomo sorridente, gioioso, dolce. Era timido, ma quando, dopo aver passato l`ostacolo della timidezza, si avvicinava , si impegnava a fondo.

-Era un panzercardinal?

Sì, quando si trattava della fede. San Paolo scrive che dobbiamo avere un`armatura di fede. È stato fermo e uomo di decisione, perchè durante 23 anni come prefetto doveva decidere in materia di fede e morale. Ma è sempre stato accanto a Giovanni Paolo II.
Ho notato che i media quando avevano paura di attaccare direttamente il Papa molto spesso attaccavano al suo posto il cardinale Ratzinger.

- Questo lo imbarazzava?

Più c’erano critiche e più era calmo. Paradossalmente. È un uomo di preghiera. Ha sempre sottolineato che sono la verità, la pienezza della fede che contano.

-Quali sono i documenti che hanno provocato le critiche le più violente?

Per esempio i due documenti univoci - sulla teologia della liberazione e la Dominus Jesus, nel 2000. Io mi ricordo che ebbi una cena tête-à-tête con Giovanni Paolo II - Mons. Dziswisz era in missione da qualche parte - e il S. Padre mi ha parlato di quei documenti. Ha detto che la teologia della liberazione aveva solamente una dimensione orizzontale, che non aveva riferimenti a Dio. Ha aggiunto: "Io so perché i comunisti mi odiano tanto". Ha sbottonato tre bottoni della sua talare bianca e ha sorriso: "Perché io conosco l'interno"

-E Dominus Jesus? I media hanno spesso scritto che si trattava di un documento scritto in opposizione a Giovanni Paolo II...

Non è affatto vero! Il Papa aspettava veramente questo documento. Gli ha consacarato diverse meditazioni all`Angelus. Certe persone hanno voluto ostinatamente provare che il cardinale aveva cercato di spingere il documento.
Tuttavia, ogni documento della Congregazione per la Dottrina della Fede ha qualcosa di un Credo, è ratificato dal Papa.
I media hanno voluto mettere il cardinale in conflitto con il Papa. Ma io li vedo ancora insieme, hanno sempre seguito una strada comune [..] Sono sempre stati vicini l`uno all`altro.
In occasione della Dominus Jesus, certi hanno anche voluto mettere in opposizione due cardinali tedeschi, Ratzinger e Kasper, responsabile dell’unità dei cristiani, ma non ci sono riusciti.

- Eccellenza, Lei ha insistito sulla semplicità del suo superiore. La vostra conversazione circa la sua ordinazione episcopale è diventata quasi un aneddoto.

Quando ho accettato la nomina per iscritto come vescovo di Radom, sono andato dal card. Ratzinger. Nel corso della conversazione, mi sono alzato di improvviso, mi ha guardato con aria un po’ perplessa, e gli ho detto: "Durante tutti questi giorni non ho mai domandato nulla, ma ora vi domando, Signor Cardinale, di ordinarmi vescovo." E’ rimasto sorpreso. Mi ha guardato e mi ha risposto: "Non sono degno".

E io ho detto: "No, sono io che non sono degno".

"Se nessuno di noi è degno, allora facciamolo", ha risposto sorridendo.
E poi ha chiesto: "Ma in che lingua? Io non conosco il polacco".
Io ho proposto il latino. E ha risposto: "Che cosa dirà la gente di Radom? Ci devono comprendere". "Prepareremo dei libretti con le traduzioni", gli ho risposto.

- Una prova di grande intuizione sacerdotale.

Sì. Conosco parecchi altri esempi dell’umiltà del cardinale. Venti collaboratori della Congregazione per la Dottrina della Fede hanno preso lo stesso aereo per Radom, per la mia ordinazione. Quando ho proposto al cardinale un posto in classe affari, ha rifiutato. "Mi siederò con gli altri", ha risposto.
Poi, sull’aereo, gli hanno offerto un posto in classe affari, ma ha nuovamente rifiutato. Il volo è stato ritardato di un’ora, ma lui era in piedi ad aspettare umilmente. Molto edificante per noi.
Un altro aneddoto. L’episcopato americano aveva invitato il card. Ratzinger negli Stati Uniti. Padre Thomas, l’americano che organizzava questo viaggio, non ha pensato di procurarsi un visto per il cardinale. Sono atterrati a New York. Il Padre Thomas è passato dall’uscita per i cittadini americani, e il cardinale è rimasto pazientemente in piedi nella fila d’attesa per gli stranieri. Il Padre Thomas è andato a prendere i bagagli e il cardinale attendeva. Un quarto d’ora, mezz’ora, anche più. Alla fine è arrivato allo sportello di immigrazione. Ha dato all’agente il suo passaporto dello Stato della Città del Vaticano.
L’agente l’ha scrutato e gli ha chiesto quale fosse il motivo della sua visita: affari o piacere? Sorpreso, ha sorriso: "Non lo so...". L’agente d’immigrazione gli ha dichiarato: "Non posso lasciarla passare, padre, non ha il visto". Egli ha preso il suo passaporto tedesco, ma l’agente ha risposto: "Comunque le serve un visto". Il cardinale aspettava umilmente davanti allo sportello. Il Padre Thomas ha visto da lontano che c’era qualche problema e ha gridato: "Lo sa che quest’uomo è il cardinale Ratzinger?" E l’agente ha risposto: "Ma se non ha il visto...".
Il P. Thomas ha tempestato i responsabili dell’aeroporto e il cardinale ha ottenuto un visto di 30 giorni. Ha visitato diverse diocesi, fatto delle predicazioni. Nel corso della sua ultima riunione a Filadelfia ha riferito questa storia. Alla fine, ha aggiunto: "Ora so la ragione della mia visita: si trattava di un viaggio d’affari e di piacere". Tutti si sono messi a ridere.

- Avete fatto vacanze insieme?

Sì, una volta siamo stati una settimana in Sudtirolo (Bressanone). Abbiamo fatto passeggiate in montagna. Camminate non molto difficili, ma abbiamo camminato parecchio. La nonna del cardinale era sudtirolese, così si è riempito del paesaggio, l’ha ammirato.
Un’altra volta, abbiamo fatto un viaggio in Abruzzo. Mi ricordo bene che abbiamo incontrato un pastore. Un uomo semplice, non rasato, con il suo gregge. Gli si è avvicinato. Hanno cominciato a parlare. E allora ho avuto un’idea luminosa: devo fare una foto, perché si tratta di una riunione di due pastori!
[..]

– E come pregava il card. Ratzinger?

E’ uomo di profonda preghiera. Ho notato che amava soprattutto la preghiera dei salmi. Si fermava spesso, assorbito nella preghiera del breviario.
Diceva messa ogni mattina. La sola persona che vi partecipasse (all’inizio) era sua sorella: una donna semplice, modesta. Mi ricordo come si prendeva cura di lei, conducendola per Roma. La sua morte improvvisa è stato un grande shock per lui. Ella era andata alle tombe di famiglia ed è morta improvvisamente (il 2 novembre 1991 n.d.t.). L’ha sopportato con grande fede – dopo tutto aveva scritto un libro sull’escatologia – ma si è ben visto quanto ha sofferto.
[..]

- E come se la cava Benedetto XVI – un intellettuale timido, un topo di biblioteca - con la folla?

L’ho visto all’opera a Colonia. Sono rimasto commosso. Mi sono detto: "Oh, signor cardinale, che cosa le è successo?". Sono stato toccato quando l’ho visto, un uomo di grande delicatezza, predicare a più di un milione di pellegrini. Si tratta di una situazione nuova: il cardinale, quand’era prefetto, non poteva carezzare i bambini in piazza S. Pietro, perché si diceva che avrebbe fatto concorrenza al Papa. Ha fatto fedelmente solo quello che ci si aspettava da lui. Ma a Colonia, ho visto la potenza dello Spirito Santo. Come 2000 anni fa, quando ha ‘scosso’ gli Apostoli, oggi scuote questo teologo di grande modestia.
Quel che è interessante, è che Benedetto XVI ha parlato ad ogni nazione dei suoi problemi: ai Francesi ha parlato della messa domenicale, agli Italiani del Catechismo della Chiesa, ha ringraziato i Polacchi per il loro attaccamento alla fede. A Colonia, non ho visto un intellettuale pieno di modestia. Ho visto un profeta.

da Messainlatino.it


BELLISSIMA E SIMPATICISSIMA!!!!! [SM=g9433]

PS: C'è un errore: Nel 1975 Ratzi non era cardinale.


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19/05/2009 16:02
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Il cardinal Bertone «convoca» Lippi...

Che il calcio sia una fede, lui, in fatto di fede, espertissimo, lo sa eccome. Lo juventino Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano e grande appassionato di cose pallonare, ha inviato la convocazione. Guarda caso a un altro juventino: Marcello Lippi, uno che di pallone se ne intende, invitato alla chiusura del campionato di calcio per sacerdoti e seminaristi. Certo di pescare qualche asso, il cardinale ha convocato Lippi per il 26 quando si «celebra» la chiusura della Clericus cup con i 386 calciatori delle 16 squadre del campionato vaticano. Settantadue gli atleti italiani, battuti in fatto di bravura, dai brasiliani (rieccoli!) e, a sorpresa, dai ruandesi.

23/05/2009 15:58
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Finale della Clericus Cup: vincono i neocatecumenali del Redemptoris Mater


Si è conclusa 1 a 0 la Finale della Clericus Cup, il campionato di calcio per religiosi e seminaristi di tutto il mondo organizzato dal Centro Sportivo Italiano. Palla gol per Davide Tisato, numero 17 giallo-blu, il capitano veronese della squadra neocatecumenale del Redemptoris Mater: doveva entrare nelle giovanili del Chievo, ma poi è arrivata la vocazione. Dal bordo campo, mons. Claudiano Strazzari, rettore del Redemptoris Mater non ha esitato, alla conclusione del match, a stringere tra le mani la Coppa con il Saturno. I North American Martyrs hanno dovuto assaporare una doppia sconfitta: il secondo posto in classifica e la perdita del titolo di capocannoniere della Clericus Cup 2009. Fine di un sogno per Joao Kalevski, bomber brasiliano dei North American Martyrs che, con 11 reti, sperava oggi di sorpassare il rwandese Edouard Sinayoby del Collegio San Paolo, fermo a 12 segnature. Al terzo posto il Mater Ecclesiae che ha battuto per 2 a 0 il Collegio Urbano. Al termine del match, alla presenza dei quattro rettori dei seminari finalisti si sono svolte le premiazioni che quest’anno vogliono onorare l’Anno Paolino indetto da Benedetto XVI per ricordare il bimillenario dell’Apostolo delle Genti. Premiati anche alcuni sacerdoti, allenatori e calciatori per il merito di aver incarnato le quattro virtù cardinali: il premio “prudenza” è stato consegnato al portiere del North American Martyrs, Gannon Jones; “fortezza” al centrocampista messicano del Mater Ecclesiae Rodolfo Garcia; “giustizia” all’allenatore del Collegio San Paolo Don Simone Kim; “temperanza” all’allenatore e giocatore del Collegio Urbano e vice-rettore del Pontificio Collegio Urbano, don Emile Tibongue. Sono 386 i religiosi e i seminaristi coinvolti nell’edizione 2009 della Clericus Cup, provenienti da 69 Paesi dei cinque continenti. Gli italiani sono i campioni di presenze, con 72 atleti, seguiti dai messicani con 46, dagli statunitensi con 21, seguiti infine da colombiani e brasiliani. (A.D.G.)


Radio Vaticana

01/06/2009 17:42
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Che tempo fa nella Città del Vaticano?



CITTA' DEL VATICANO, lunedì, 1° giugno 2009 (ZENIT.org).- Il servizio meteorologico fruibile dal portale istituzionale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano www.vaticanstate.va permette una semplice ed esaustiva misurazione delle principali componenti atmosferiche.

Le informazioni disponibili sono diverse: dalla temperatura attuale alla velocità del vento, passando per la rilevazione della pressione atmosferica e della quantità di pioggia caduta.

Il servizio permette inoltre di accedere ad una serie di grafici che mostrano l'andamento delle rilevazioni presentate su un sistema cartesiano, con una proiezione variabile dei dati, dal piano giornaliero a quello mensile o annuale.

Le prospettive future prevedono, oltre ad una calibratura sempre più precisa della stazione meteo, l'aggiunta di ulteriori dati statistici come pure l'agganciamento ad un servizio di rilevazione video, peraltro già in parte disponibile grazie alle 6 webcam presenti.

La stazione è stata installata sul tetto del Palazzo del Governatorato, nel cuore dello Stato della Città del Vaticano.

04/06/2009 21:19
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Nuovo servizio meteo nel sito del Governatorato

Che tempo fa in Vaticano?

di Nicola Gori

Che tempo fa in Vaticano? Da qualche giorno è possibile saperlo accedendo alla sezione meteo del portale istituzionale (www.vaticanstate.va).
Temperatura, umidità, pressione atmosferica, ventosità, grado di precipitazione: sono solo alcuni dei parametri offerti al pubblico dal nuovo servizio meteo che non ha l'ambizione di essere previsionale, ma facile strumento di misurazione consultabile con un semplice clic.
Il sistema è basato su una stazione meteorologica del tipo "Davis Vantage pro 2" posta ai primi di marzo di quest'anno sulla sommità del palazzo del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano. Il dottor Vetere, che cura gli aspetti tecnici del portale vaticano, ci ha spiegato i dettagli del nuovo servizio: "Utilizziamo uno strumento abbastanza sofisticato, considerato come semiprofessionale per l'efficacia della misurazione e la sensibilità dei sensori. L'apparecchio è stato montato in un ambiente sufficientemente pulito, per assicurare una totale indipendenza da qualunque altra fonte che potesse impedire la rilevazione".
Attualmente, il sistema non permette di fare previsioni a breve termine, in quanto il calcolo si affida a un solo parametro - la variazione della pressione atmosferica - che da solo non è sufficiente allo scopo. Infatti, come ha spiegato Vetere, "per la previsione occorre fare riferimento a modelli matematici anche abbastanza complessi. Quindi se si vuole uno strumento previsionale si deve affiancare il nostro apparecchio a una serie di apparati che, a partire appunto da modelli matematici, traccino previsioni a due o tre giorni".
L'utente che accede alla sezione meteo si trova davanti a una serie di dati non indifferente messi a sua disposizione. Oltre a quelli di immediata visualizzazione, ve ne sono altri accessibili con un semplice clic su finestre a tendina. In questo modo, si visualizzano vari grafici che la stazione fornisce e che appagano la curiosità anche dei più esigenti: direzione e velocità del vento, barometro, umidità, precipitazioni, pressione, temperatura. Tutte informazioni che sono divise in periodi temporali: quelle del momento presente, dell'ultima ora, dell'ultimo giorno e via via fino a quelle dell'ultimo anno. Si può anche scegliere di consultare i grafici sulla base delle rilevazioni archiviate e leggerli scegliendo le varie unità di misura.
Oltre a questa serie di grafici, è possibile esaminare gli archivi del mese corrente, dell'anno e quelli complessivi. Veniamo così a sapere, per esempio, che da quando è entrato in funzione il sistema meteo vaticano, il giorno più caldo è stato martedì 26 maggio, con 33,2 gradi riscontrati alle 15; quello più freddo lunedì 20 aprile, con 9,3 gradi alle 7; quello con più pioggia martedì 28 aprile, quando alle 23.30 sono caduti 6,4 millimetri di acqua; quello con la raffica di vento più alta lunedì 27 aprile, quando alle 16.30 è stata misurata in 62mph, 337.
Esiste poi un servizio di integrazione con le webcam. Si tratta di un'interazione tra la sezione meteo e tre webcam operative che offrono un riscontro effettivo. Esse sono poste in luoghi che permettono una facile visualizzazione della situazione meteo: in piazza, sulla basilica e sulla cupola di San Pietro.
Attualmente, i dati consultabili sono solo una piccola parte di quelli effettivamente rilevati dalla stazione. In programma vi è, infatti, la possibilità di estendere ulteriormente il servizio, inserendolo in un generale ampliamento dei contenuti del sito del Governatorato.
Non dobbiamo dimenticare il lavoro che vi è stato per preparare e offrire agli utenti il nuovo servizio meteo in rete: "La prima accortezza è stata che l'introduzione di un nuovo apparato non venisse a compromettere la sicurezza informatica di tutto il sistema". Infatti, nel momento in cui viene introdotto un nuovo strumento sul sito, occorre valutare la perimetria di sicurezza che c'è intorno all'infrastruttura informatica esistente per evitare che nuove integrazioni possano introdurre nuove vulnerabilità. "Risolti i problemi di integrazione si è passati a determinare la definizione dell'immagine che accogliesse i dati meteorologici forniti dalla stazione". Uno sforzo che permette ora anche ai visitatori del sito dello Stato vaticano di soddisfare la curiosità intorno a uno dei temi più cliccati nella rete: il tempo.

(©L'Osservatore Romano - 5 giugno 2009)


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"CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
13/06/2009 01:34
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Da Petrus

Auguri di cuore a Giovanni Battista Polga, ex Gendarme centenario



CITTA’ DEL VATICANO - Si e' visto recapitare a casa il telegramma di felicitazioni del Papa per il raggiungimento del centesimo anno di vita, Giovanni Battista Polga, gia' agente del Corpo della Gendarmeria Pontificia. Postini d'eccezione, il comandante del Corpo, il dottor Domenico Giani, il cappellano, Monsignor Giulio Viviani, e il dirigente Antonio Perfetti. Giovanni Battista Polga e' nato l'11 giugno del 1909 a Giovenale, una frazione di Schio. Nel Corpo della Gendarmeria e' entrato il 16 aprile del 1934. L'ultimo periodo del suo servizio alla Santa Sede lo ha successivamente reso presso i Musei Vaticani, dove molti ancora lo ricordano scrupoloso e attento custode dei tanti tesori dell'arte che vi sono conservati.

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Ritratto di Monsignor Gaenswein per i suoi 25 anni di sacerdozio
Alessandra Borghese per "Gente"

Conosco Monsignor Georg Gaenswein dai tempi in cui lavorava alla Congregazione per la Dottrina della Fede, prima ancora che diventasse il segretario dell’allora cardinale prefetto Joseph Ratzinger e poi come noto segretario particolare di Sua Santità Benedetto XVI. Questo per dire che la mia simpatia e stima nei confronti di questo giovane e colto sacerdote risalgono a tempi non sospetti. Negli anni ho avuto diverse occasioni per incontrarlo informalmente anche grazie ad amici comuni. Ciò che mi affascina di più di don Georg è il suo bel volto aperto con un sorriso rassicurante e sobrio. L’altro giorno ho ricevuto un suo e-mail d’invito. Con il suo stile silenzioso, asciutto ed essenziale mi comunicava che il 1 giugno alle 19 (oggi per chi legge), avrebbe celebrato una Santa Messa nella Chiesa di Santo Stefano degli Abissini in Vaticano, dopo la celebrazione ci saremmo ritrovati, amici e famigliari, per cena nella Casina di Pio IV. Una frase semplice e chiara spiegava la motivazione dell’invito, mi colpì perché -se pur breve- era carica di emozione: “25 anni fa sono stato ordinato sacerdote!”.

Per don Georg questo anniversario è un momento di ringraziamento e riflessione. La sua decisione di diventare sacerdote si è sviluppata coerentemente, non è stato di certo un fulmine a ciel sereno. Verso i diciotto anni chi lo conosceva bene intravedeva già nel suo modo di essere chiaro e trasparente una piccola radice nei confronti del sacerdozio. “Radice che poi negli anni è cresciuta portando buoni frutti”, come ama lui stesso dire.

Inizialmente la sua famiglia non era così convinta della sua scelta religiosa. Poi capendo che la vocazione di Georg era vera e sincera l’atteggiamento si è modificato. Decisivo e fondamentale è stato il suo rapporto con la madre che è ancora fortissimo. Don Georg infatti descrive sua madre come “una donna che non ha mai chiesto e imposto, ma che ha soprattutto saputo dare delle risposte alle domande dei figli”.

Verrebbe spontaneo provare a tirare le somme di questi primi 50 anni di vita -di cui 25 spesi al servizio della chiesa- di uno dei monsignori più in vista del Vaticano. Conoscendo don Georg questa importante ricorrenza è per lui più un punto di partenza che un punto di arrivo. Il giovane Gaenswein non aveva di certo pianificato di approdare a Roma per poi diventare addirittura il più stretto collaboratore del papa. Tanto è vero che non ha mai nascosto la sua emozione e sorpresa nel ritrovare il “suo” cardinale e capo come papa. In più di un’occasione gli ho sentito raccontare di non aver mai fatto programmi precisi ma piuttosto di aver seguito gli ordini dei superiori. Ricordo una volta, di averlo ascoltato parlare ad un gruppo di giovani impauriti da un eventuale scelta radicale di vita quale il sacerdozio. Don Georg in maniera diretta e senza mezzi termini fu esplicito: “la vita, la si può guadagnare soltanto perdendola come insegna il Signore!”. E aggiunse in maniera schietta: “il momento della decisone di cosa fare della propria vita è importantissimo. Se si decide qualcosa bisogna farlo con tutto il cuore dal profondo dell’anima. Per questo è importante saper dare tutto di noi stessi e non soltanto un pezzetto. Solo così si raggiunge la pienezza”. Pensai tra me, Monsignor Gaenswein ha di certo un incredibile chiarezza dottrinale!

In questi anni il suo comportamento esteriore è cambiato per causa di forza maggiore. All’inizio il suo atteggiamento aperto e cordiale con tutti è stato forse un po’ ingenuo, lasciando spazio a commenti superficiali nei suoi confronti, per questo adesso è diventato molto più prudente. Non ha mai però nascosto agli amici la sua costante e sorprendente emozione nel seguire il papa malgrado le difficoltà dell’incarico. Perché essere vicino al papa non è soltanto un compito glamour, ma vuol dire innanzitutto servizio, umiltà e devozione totale. Tutto ciò che si fa, lo si fa per una altra persona dovendo così rinunciare a se stessi e ai propri desideri. Malgrado la mole di lavoro ed i pressanti impegni ed incontri in agenda per fortuna non mancano dei momenti d’intimità tra il Santo padre e don Georg. Come la Santa messa mattutina, la recita del rosario pomeridiano e le piccole chiacchiere dopo mangiato tra una passeggiatina e l’altra in terrazzo o in giardino. Nell’immaginario collettivo si è spesso cercato di comparare don Georg a padre Ralph del famoso film Uccelli di Rovo: bello e impossibile. Lui sa bene che l’aspetto fisico -benché sia una dote ricevuta e gratuita- può essere utile anche per la vita pastorale e l’annuncio del Vangelo. Ma di certo non può essere una forma di orgoglio e superbia. Anche per questo è spesso invidiato e vittima di gelosie di Palazzo. Don Georg cerca così di distinguere tra la sua persona e ciò che la gente può volere attraverso di lui. Il suo metodo di discernimento si basa sulla sincerità delle relazioni. Per lui “la sincerità si scopre infatti con il tempo e non si lascia nascondere facilmente”.

Forse la sua dimensione meno nota al pubblico è quella accademica, laureato nel famoso Istituto di Diritto Canonico a Monaco, già professore all’Università di Santa Croce ha infatti pubblicato ben 17 scritti di ricerca canonica e teologica.

Il suo essere sportivo credo lo abbia formato moltissimo da un punto di vista umano. Perché secondo lui “lo sport da la possibilità di competere con altri in forma positiva. Un sano modo di relazionarsi e confrontarsi”. Ovviamente la mancanza della “sua” amata Foresta Nera si fa sentire, quando ne parla si può scorgere nei suoi occhi un velato sentimento di nostalgia verso quei luoghi cari e lontani.

Le sue doti principali sono la serietà , la caparbietà e la perseveranza. Se dobbiamo trovargli un difetto, potrebbe essere identificato nella poca pazienza. Nel senso che tale è il suo desiderio di fare e di veder realizzate le cose in maniera perfetta che deve sforzarsi a pazientare per vederne il risultato. Per concludere, Monsignor Gaenswein è uomo completo e realizzato che malgrado ammetta “di non avere sogni nel cassetto”, non finirà di far parlare di sè e sono certa continuerà a distinguersi nel suo servizio alla chiesa.

Da: www.alessandraborghese.com



Le scansioni dell'articolo potete scaricarle qui:

www.sendspace.com/file/n1nv15

17/06/2009 01:28
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L'Osservatorio Astronomico Vaticano cambia sede
L'altro gruppo di ricerca vaticano resta in Arizona



CITTA' DEL VATICANO, martedì, 16 giugno 2009 (ZENIT.org).- La sede dell'Osservatorio Astronomico Vaticano di Castel Gandolfo, situato nel Palazzo pontificio, si trasferisce nella vicina cittadina di Albano.

L'Osservatorio, che in passato si trovava all'interno della Città del Vaticano (venne creato in occasione della riforma del calendario gregoriano), era stato trasferito a Castel Gandolfo nel 1939 per evitare l'inquinamento luminoso di Roma.

Ora svolge le sue funzioni principali nel deserto dell'Arizona (Stati Uniti), a Mount Graham, sotto la direzione di padre José Gabriel Funes, S.I.

L'Osservatorio di Castel Gandolfo continua comunque a ricevere visite (nelle quali si possono osservare le macchie solari) e soprattutto accoglie i gesuiti durante l'estate e le sessioni estive con giovani astronomi di tutto il mondo.

Ciò che restava a Castel Gandolfo verrà ora trasferito in un antico convento.

Secondo il conservatore della collezione di meteoriti del Vaticano, il sacerdote gesuita Guy Consolmagno, il trasferimento è dovuto al crescente numero di visitatori, che può rappresentare un problema per il luogo di riposo del Papa.

“Il trasferimento dell'Osservatorio e dei quindici scienziati avrà luogo nel mese di giugno”, ha spiegato. L'inaugurazione dei nuovi locali avverrà a ottobre.

Lo spostamento non è una questione di poco conto, ha detto, visto che la Biblioteca ospita circa 22.000 volumi, tra cui una preziosa collezione di libri antichi e opere di Copernico, Galileo, Newton, Kepler, Brahe, Clavius e Secchi.

Ogni due anni, l'Osservatorio organizza incontri internazionali su questioni di studio vicine all'Istituto a cui partecipa una ventina di esperti, e in seguito ne pubblica gli Atti.

L'Osservatorio ha accolto nel 1986 un corso estivo di astronomia della durata di un mese per 25 studenti di varie parti del mondo, con la partecipazione di eminenti studiosi. L'iniziativa è stata riproposta nel 1988 e si ripete ora a cadenza biennale.

L'istituzione accoglie anche per periodi più o meno brevi esperti che vogliono collaborare alle ricerche degli astronomi della Specola Vaticana, nome con cui è conosciuto l'Osservatorio Astronomico Vaticano.

I risultati delle ricerche dell'Osservatorio sono pubblicati su riviste internazionali. Il rapporto annuale è inviato a circa 400 istituti di tutto il mondo.

L'Osservatorio Astronomico Vaticano, uno dei più antichi al mondo, è un istituto di ricerca scientifica che dipende direttamente dalla Santa Sede.

E' stato fondato da Papa Gregorio XIII nel 1578 e fin dall'inizio vi hanno lavorato astronomi e matematici gesuiti, ma in seguito hanno partecipato anche altri Ordini religiosi.

Nel 1981 la Specola ha fondato un secondo centro di ricerca, il "Vatican Observatory Research Group" (VORG), a Tucson (Arizona, Stati Uniti), in collaborazione con l'università locale.


18/06/2009 16:44
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Eccezionale restauro del colonnato di Piazza San Pietro. Intervista al direttore dei Musei Vaticani


Il colonnato che abbraccia Piazza San Pietro è in questi giorni sottoposto a un eccezionale restauro. Dopo quasi tre secoli e mezzo l'emiciclo ideato dal genio barocco di Gian Lorenzo Bernini aveva ormai bisogno di un rinnovamento totale. I lavori - iniziati a marzo dopo quattro mesi di cantiere pilota e condotti secondo le metodologie più avanzate - riprendono la logica seriale di Bernini procedendo per moduli, in modo da ridurre l'impatto sull'intera piazza. Scopo dell’operazione è ridare stabilità alla struttura che secondo Papa Alessandro VII Chigi, che la commissionò all’artista napoletano, doveva essere: ‘La visibile cavea della Chiesa universale’. Il restauro, richiesto dal Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, vede come responsabile della direzione artistica il prof. Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani: ascoltiamolo al microfono di Fabio Colagrande:

R. – Nel 1657 un grande Papa, che si chiamava Alessandro VII dei Principi Chigi, incontrò proprio qui nei Palazzi Vaticani il più grande architetto del mondo di allora, Gian Lorenzo Bernini. Il Papa lo chiama, e tutti e due si mettono d’accordo sul progetto del colonnato, che circonda da destra e sinistra la piazza, che fino a quel momento era uno spazio vago, uno spazio indefinito. Bisognava sistemare la piazza, darle anche un significato simbolico, trasformarla proprio nella cavea, il teatro dell’ecumene, della Chiesa universale. Il Papa aveva le idee chiare, Bernini altrettanto, e venne fuori questa idea meravigliosa dell’ovato tondo, come si chiamava e si chiama ancora nei manuali di scienza architettonica. 280 colonne, 140 sculture apicali, una montagna di travertino: il tutto era finito 10 anni dopo. Sembra incredibile, ma è così: nel 1667, i due bracci del colonnato già esistevano e le statue erano messe in opera. Il Papa aveva messo due sole condizioni: fare tutto nel tempo più breve possibile – e Gian Lorenzo Bernini rispettò l’impegno – e altra condizione che aveva messo - i tempi sono sempre gli stessi, situazione endemica questa – spendere il meno possibile, perché i soldi non c’erano, erano pochi. E Gian Lorenzo Bernini rispettò anche questo punto. Solo che questo secondo punto qualche conseguenza negativa l’ha portata, perché ha dovuto fare economia e ha dovuto utilizzare un travertino di seconda o di terza scelta. Ed entro subito, quindi, nelle ragioni del restauro. Dopo 300 e più anni è chiaro che i segni di degrado cominciano ad essere evidenti e quindi bisogna intervenire su uno spettro molto ampio di analisi e di interventi, a cominciare dalle coperture, dalla disciplina delle acque meteoriche, dalla sostituzione delle parti lapide più degradate, dal consolidamento delle sculture, che minacciano di staccarsi a pezzi, e che minacciano quindi anche l’incolumità pubblica, evidentemente. Tutte queste cose insieme si faranno in un restauro che sarà affidato alla Società di Costruzioni edili Navarra, che ha vinto l’appalto. Presumibilmente durerà dai quattro ai cinque anni. Presumibilmente, perché come sempre succede, è facile che durerà di più. Presumibilmente costerà circa 20 milioni.

D. – Il costo sarà coperto interamente dagli sponsor?

R. – Sì, perché chi passa per Piazza San Pietro lo può vedere. Adesso c’è l’Enel. Grandi sponsor di assoluto prestigio sono quelli che verranno ospitati nella piazza dove ogni anno fra i 20 e 30 milioni di persone vengono da tutto il mondo. Per lo sponsor è una visibilità assolutamente apprezzata; per il Vaticano significa avere il denaro che, con questi chiari di luna, sarebbe difficile avere altrimenti.

D. – Quale effetto possiamo immaginarci al termine del restauro: una piazza più luminosa?

R. – No, guai se così fosse. I restauri che si mostrano troppo chiaramente sono i restauri peggiori. Sarà un restauro che non si vede: questo è il mio obiettivo e il mio augurio. Vogliamo soltanto mettere il porticato del Bernini in condizione di vivere per il tempo più lungo possibile, nelle condizioni migliori. E’ questo quello che si deve chiedere al restauro. Guai a chiedere qualcos’altro.

D. – Il Papa si è interessato personalmente ad un progetto che coinvolge quello che è il “teatro” delle sue udienze del mercoledì o dell’Angelus della domenica?

R. – Sì, immagino che il Papa sappia di questo restauro, anche perché fisicamente lo vede. E credo, sono convinto, che ne sarà contento, quando il risultato sarà raggiunto, perché in forma simbolica, in forma metaforica, il porticato di San Pietro, già al tempo di Alessandro VII Chigi – per questo fu fatto – e ancora oggi, nell’immaginario di tutti, rappresenta la Chiesa universale, che abbraccia il mondo intero. Quale immagine più facile, in un certo senso, più efficace, più suggestiva di questa?


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27/06/2009 21:51
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Ritrovato a Roma il più antico ritratto di san Paolo


Doveva essere una normale giornata di lavoro quella dello scorso 19 giugno per i restauratori della Pontificia Accademia di Archeologia Sacra, impegnati nelle catacombe di santa Tecla sulla via Ostiense a Roma. Poi, grazie alla tecnologia laser, l’inattesa scoperta: il più antico ritratto di san Paolo è emerso sotto una spessa concrezione calcarea al centro della volta di un cubicolo. A dare notizia del ritrovamento dell’affresco del IV secolo è l’edizione odierna dell’Osservatore Romano.


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Ritrovata nelle Catacombe di Santa Tecla a Roma la più antica icona di San Paolo

Doveva essere una normale giornata di lavoro quella dello scorso 19 giugno per i restauratori della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, impegnati nelle catacombe di Santa Tecla nei pressi della Via Ostiense a Roma. Poi, grazie alla tecnologia laser, l’inattesa scoperta: il più antico ritratto di San Paolo è emerso sotto una spessa concrezione calcarea al centro della volta di un cubicolo. A dare notizia del ritrovamento dell’affresco del IV secolo è l’edizione odierna dell’Osservatore Romano. Ascoltiamo il racconto di Barbara Mazzei direttrice dei lavori di restauro della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra. L'intervista è di Paolo Ondarza.

R. – Noi stavamo lavorando già da molto tempo in questo cubicolo delle catacombe di Santa Tecla, che è completamente affrescato. Le pitture però erano ricoperte da una concrezione calcarea, che ci impediva di vedere che cosa ci fosse al di sotto. Finalmente abbiamo deciso di affrontare la volta del cubicolo, che era quella in peggiori condizioni, con la pulitura laser. Il risultato è stato eccezionale, perché effettivamente, al di sotto la pittura era ancora quasi intatta e quindi ne è uscito fuori il volto di Paolo.


D. – Come avete capito che era San Paolo e qual è stata la vostra emozione?


R. – Abbiamo capito che era San Paolo, perché raffigurato secondo quello che è l’iconografia tradizionale dell’epoca paleocristiana del volto di San Paolo. Quindi, con un volto molto magro, la barba scura e a punta e calvo. E’ stata una cosa eccezionale, perchè non si era mai trovato nella volta di un cubicolo il ritratto, soltanto il ritratto, di San Paolo. Di solito nell’iconografia paleocristiana abbiamo delle rappresentazioni di San Paolo, ma sono legate più al collegio apostolico, quindi insieme con San Pietro, che accompagna i defunti, insomma in scene di altro tipo. Tra l’altro, la catacomba di Santa Tecla si trova molto vicino alla Basilica di San Paolo. Quindi, la figura di Paolo messa così in evidenza è indubbiamente eccezionale.


D. – Ed è presumibile che la collocazione vicino alla Basilica di San Paolo abbia determinato poi la scelta di questo soggetto da parte di chi lo ha affrescato?


R. – Probabilmente sì, perché fra l’altro nella più antica decorazione della Basilica di San Paolo esistevano già questi ritratti in clipeo, lungo la navata, dove è raffigurata tutta la sequenza dei Papi. Probabilmente, a quell’epoca, dovevano esistere anche dei ritratti di San Pietro e di San Paolo.


D. – Stiamo parlando di un ritratto databile al IV secolo. Quali erano le rappresentazioni più antiche finora conosciute?


R. – Per quanto riguarda la pittura delle catacombe abbiamo appunto delle altre raffigurazioni di San Paolo, che però sono a figura intera, soprattutto nella catacomba di Domitilla, e che risalgono anche loro alla fine del IV secolo, e poi in alcuni esempi all’interno del Collegio Apostolico, ed una tra le più conosciute è sempre nelle catacombe di Domitilla.


D. – Quando sarà possibile vedere questo affresco?


R. – Prossimamente, quando porteremo a conclusione il lavoro. La catacomba in realtà non è aperta al pubblico, però ovviamente si faranno delle visite guidate apposite.


D. – Non poteva esserci miglior regalo a conclusione dell’Anno Paolino...


R. – Sì, anche per noi è stata veramente emozionate questa coincidenza di fattori. Fra l’altro, tra i quattro clipei della volta, il primo sul quale abbiamo applicato il laser è stato proprio questo, che casualmente era quello di San Paolo.


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02/07/2009 17:03
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Da Petrus

Va in pensione Suor Giovanna, un quarto di secolo in Sala Stampa

CITTA’ DEL VATICANO - Dopo un quarto di secolo va in pensione suor Giovanna Gentili, responsabile dell'ufficio accrediti della sala stampa vaticana. Trentina, carattere riservato e piglio cortese, 'suor Giovanna' - così la conoscono i giornalisti di tutto il mondo che frequentano la sala stampa di via della Conciliazione 54, per il tran-tran quotidiano o per eventi straordinari come i funerali di Wojtyla e il conclave che elesse Ratzinger - ha rappresentato per 25 anni un punto di riferimento nel mondo dell'informazione che gira intorno al Papa. Per salutarla, sono intervenuti ad una tavola rotonda informale il portavoce papale, padre Federico Lombardi, il vicedirettore della sala stampa, padre Ciro Benedettini, il presidente del Pontificio consiglio delle comunicazioni sociali, Monsignor Claudio Maria Celli, una rappresentante dell'assessorato della provincia di Trento alla solidarietà internazionale, ed un nutrito gruppo di giornalisti. Benedetto XVI non è mancato all'iniziativa, inviandole una croce onorifica 'Pro Ecclesia et pro Pontifice'.

06/07/2009 21:34
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Riaperta al culto la Cappella Paolina. Con due novità

È la cappella privata del papa, nei palazzi Vaticani. Sottoposta a un completo restauro, è tornata ad avere l'altare rivolto verso il tabernacolo. Ma è nuova anche l'interpretazione che Benedetto XVI ha dato dei due affreschi di Michelangelo, specie dello sguardo dell'apostolo Pietro...

di Sandro Magister


ROMA, 6 luglio 2009 – Le illustrazioni riprodotte qui sopra sono due particolari di due affreschi di Michelangelo, dipinti l'uno di fronte all'altro nella Cappella Paolina: la conversione di Paolo e la crocifissione di Pietro.

La Cappella Paolina non è aperta ai visitatori. Situata nei palazzi vaticani a pochi passi dalla Cappella Sistina, è luogo di preghiera riservato al papa. Sottoposta a un completo restauro, è stata riaperta al culto sabato 4 luglio da Benedetto XVI, che vi ha presieduto i vespri.

La notizia della riapertura al culto della Cappella Paolina ha avuto scarso risalto nei media, soverchiata dall'imminente pubblicazione dell'enciclica "Caritas in veritate" e dall'incontro tra il papa e Barack Obama.

Ma almeno due novità vanno rilevate.

***

La prima è che i restauri hanno implicato anche un riordino del presbiterio, in fedeltà alla tradizione liturgica.

Paolo VI, nel 1975, aveva sostituito l'altare rivolto al tabernacolo con un nuovo altare staccato dalla parete, di forma ovale, sul quale celebrare guardando i fedeli.

Aveva inoltre eliminato la balaustra in legno per la comunione e collocato al suo posto un ambone in marmo scolpito. Il pavimento era stato ricoperto da una moquette rossa. E così le pareti laterali fino all'altezza degli affreschi.

Benedetto XVI ha rimesso al suo posto il precedente altare, sia pure un poco staccato dal tabernacolo, ripristinando la celebrazione di tutti "rivolti al Signore". Ha tolto l'ambone e rimesso al suo posto la balaustra. La moquette rossa è sparita sia dalla pavimentazione che dalle pareti, restituite al loro aspetto originale.

***

La seconda novità riguarda l'interpretazione dei due affreschi di Michelangelo dedicati a san Pietro e a san Paolo, in particolare l'interpretazione dello sguardo di Pietro.

L'interpretazione tradizionale dice che Pietro – mentre sta per essere crocifisso a testa in giù – volga il capo per fissare ognuno che entra nella cappella, per ricordargli che il martirio può essere la sorte di chi segue Gesù.

A convalida di questa interpretazione si ricorda che fino al 1670 si tennero nella Cappella Paolina numerosi conclavi. Pietro fissava negli occhi i cardinali che si apprestavano ad eleggere il suo successore. E l'eletto, entrando da lì in avanti nella cappella a pregare, avrebbe incrociato ogni volta il proprio sguardo con quello del primo degli apostoli.

Anche i responsabili del restauro, nel presentare al pubblico il 30 giugno la rinnovata cappella, si sono sostanzialmente attenuti a questa tradizione interpretativa.

Ebbene, la novità è che Benedetto XVI se ne è distaccato. Nell'omelia dei vespri con i quali ha riaperto al culto la Cappella Paolina, egli ha dato dello sguardo di Pietro nell'affresco di Michelangelo un'interpretazione nuova.

Il papa ha detto che lo sguardo di Pietro, invece che al visitatore, si rivolge piuttosto al volto di Paolo, sulla parete di fronte: a Paolo che porta in sé la luce di Cristo risorto. "È come se Pietro, nell’ora della prova suprema, cercasse quella luce che ha donato la vera fede a Paolo".

Naturalmente, ha aggiunto il papa, ciò non toglie che questo dialogo di sguardi tra i due apostoli sia un grande ammaestramento per chi entra a pregare nella Cappella Paolina, e in particolare per i successori di Pietro.


Papa Ratzi Superstar









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07/07/2009 23:25
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Taro Aso in Vaticano, gli regala telecamera digitale

E' il primo Capo del governo giapponese di religione cattolica

In Italia per partecipare al G8 dell'Aquila, il giapponese Taro Aso, primo capo del governo nipponico di religione cattolica, è stato ricevuto oggi dal Papa in Vaticano. Aso ha regalato a Benedetto XVI un tipico prodotto della tecnologia giapponese, una telecamera digitale. Papa Ratzinger, da parte sua, gli ha regalato una custodia con le monete del pontificato. Il colloquio è durato venticinque minuti.
I "cordiali colloqui" tra il Papa e Taro Aso "hanno permesso di toccare alcuni temi dell'attualità internazionale, con particolare riferimento alla crisi economica e all'impegno del Giappone e della Santa Sede per l'Africa", si legge in un comunicato della sala stampa della Santa Sede. "Sul piano bilaterale si sono evocate le buone relazioni esistenti tra il Giappone e la Santa Sede, nonché l'intesa e la cooperazione tra la Chiesa e lo Stato". Dopo l'incontro col Papa, il primo ministro giapponese si è incontrato con il Segretario di Stato, il cardinale Tarcisio Bertone, accompagnato da mons. Dominique Mamberti, Segretario per i Rapporti con gli Stati.

(Apcom)


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