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I lefebvriani

Ultimo Aggiornamento: 18/02/2013 22:40
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01/02/2009 18:25
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SOLO UN BREVE RINVIO: L'«ORA X» ERA PREVISTA GIA' PER DOMANI

Israele minaccia la rottura
Ma il Papa: "Via le scomuniche"

Si tratta con i lefebvriani: il Concilio è il vero ostacolo

CITTA’ DEL VATICANO

La data è prossima». L’ora X per riportare l’intera galassia lefebvriana in seno alla Chiesa doveva essere domani, festa della Purificazione di Maria.
La controversia sui rapporti con l’ebraismo ha rallentato la corsa contro il tempo nei Sacri Palazzi, ma, nonostante «le resistenze interne e gli attacchi esterni», Oltretevere la strategia è quella di procedere a tappe forzate verso la piena comunione.
Mentre si estendono dal Parlamento tedesco al Gran rabbinato di Francia le critiche per la revoca della scomunica ai quattro vescovi lefebvriani (fra i quali il negazionista Richard Williamson), in Vaticano si lavora febbrilmente alla «piena regolarizzazione della Fraternità San Pio X».
Benedetto XVI vuole quanto prima il ritorno nella Chiesa dei cinquecento sacerdoti ultratradizionalisti sospesi «a divinis» e dei loro 600 mila fedeli sparsi in 159 priorati e 725 centri spirituali nel mondo.
Nel «piano anti-scisma» era stata informalmente indicata la festa della Purificazione di Maria (2 febbraio) come «data chiave», ma il ristabilimento della piena comunione e la revoca delle sospensioni «a divinis» potrebbero richiedere un «chiarimento supplementare» fra la Santa Sede e la roccaforte di Econe, soprattutto sulla dichiarazione «Nostra Aetate» dedicata dal Concilio al dialogo con ebrei, musulmani e altre fedi. L’«integrale riconoscimento» del Vaticano II resta il nodo da sciogliere per il mediatore papale Darío Castrillón Hoyos.
Una settimana fa, appena pubblicato il decreto a loro favore, il capo dei lefebvriani Bernard Fellay ha confermato «le riserve» sul Concilio.
Accelerare i tempi della riabilitazione e definire lo status giuridico della «San Pio X» nella Chiesa (probabilmente come prelatura personale sul modello dell’Opus Dei) aiuterebbe la Santa Sede a disinnescare il mix esplosivo tra «residue divergenze» coi seguaci di Lefebvre e umori progressisti contrari alla riconciliazione. Ieri il teologo svizzero Hans Küng ha attaccato la «svolta conservatrice» e «l’atmosfera opprimente nella Chiesa» dovute al perdono accordato ai lefebvriani.
Anche il cardinale francese Philippe Barbarin protesta per le scuse «assolutamente insufficienti» presentate da Williamson al Papa: «Non c’è stata alcuna ritrattazione da parte di chi ha negato la Shoah con dichiarazioni riprovevoli, scandalose, rivoltanti». E analoghe rimostranze sono arrivate nei Sacri Palazzi dall’episcopato svizzero, austriaco, tedesco e svedese. In Europa centrale e settentrionale, infatti, alla forte presenza lefebvriana si contrappongono vescovi particolarmente legati al Vaticano II. Quindi, non c’è tempo da perdere.
A pochi giorni dall’«atto di paterna misericordia», il cardinale Castrillón Hoyos ha garantito al Pontefice di aver ottenuto dai vescovi scismatici l’impegno a «realizzare i passi necessari per la piena comunione» riconoscendo non solo l’autorità del Papa ma anche il Concilio.
«Devono accettare i nostri nuovi rapporti con gli ebrei - spiega Norbert Hoffmann, segretario della Pontificia commissione per i rapporti religiosi con l’ebraismo -. Gli incontri, le conversazioni e le trattative servono proprio a far chiarezza». Adesso il passo che resta, precisa il cardinale Dionigi Tettamanzi, è «l’adesione a tutti i testi conciliari».
L’ultimo passo per entrare in comunione con la Chiesa di Roma potrebbe essere più veloce di quanto lascerebbe pensare il clamore mondiale attorno alla vicenda.
In Segreteria di Stato affiora l’esplicita intenzione di non lasciare aperta la questione troppo a lungo per non compromettere le relazioni con l’ebraismo, tanto più delicate in vista del viaggio di Benedetto XVI in Terra Santa.
Intanto il Papa si prepara ad accogliere nella piena comunione con Roma i 500 mila anglicani tradizionalisti che, in dissenso con l’Arcivescovo di Canterbury, hanno sottoscritto il catechismo cattolico.

© Copyright La Stampa, 1° febbraio 2009


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