27/01/2009 21:30 |
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ASSIEME A PIETRO
Poche le eccezioni al plauso per la revoca della scomunica ai vescovi ordinati illecitamente
Da Bagnasco a Kasper da Zollitsch a Ricard, da Vingt-Trois allo storico Riccardi, apprezzamento per la scelta. «Il Papa tende la mano alla Fraternità, tocca a loro afferrarla»
«La misericordia verso i lefebvriani rafforza la Chiesa»
DI GIANNI CARDINALE
Nonostante qualche rara critica – ma rumorosa anche perché opportunamente amplificata dal circuito mediatico –, il provvedimento di revoca della scomunica dei quattro vescovi «lefebvriani», è stato accolto positivamente nel seno della Chiesa cattolica.
Anche perché si è ben compreso che il gesto pontificio di per sé non ha ancora chiuso la vicenda (pur senza la scomunica la «piena comunione» ancora non c’è) e soprattutto che non ha nulla a che fare con le false e improvvide affermazioni «negazioniste» fatte lo scorso novembre da uno dei quattro vescovi illecitamente ordinati da monsignor Marcel Lefebvre (vale a dire Richard Williamson) e diffuse in Italia solo quando autorevoli indiscrezioni avevano anticipato la notizia del perdono vaticano.
Parole di plauso all’iniziativa pontificia sono state espresse da subito da parte dei leader dei tre episcopati che storicamente hanno avuto più a che fare col fenomeno tradizionalista. E cioè dal presidente della Conferenza episcopale tedesca, l’arcivescovo di Friburgo Robert Zollitsch: «Papa Benedetto XVI tende la mano alla Fraternità sacerdotale san Pio X. Con lui spero e prego che essa venga afferrata». Dal presidente della Conferenza episcopale elvetica, il vescovo di Basilea Kurt Koch: «Benedetto XVI è stato guidato dalla convinzione che dopo il riconoscimento del magistero e dell’autorità del Papa vi sono buone prospettive che i pendenti colloqui sulle questioni ancore irrisolte dell’eredità vincolante del Concilio Vaticano II possano giungere a buon fine». E dal presidente della Conferenza episcopale francese, il cardinale di Parigi André Vingt-Trois: «Ogni volta che la Chiesa sospende una pena io me ne rallegro. È una opportunità, una porta aperta, che permette a dei cristiani di ritrovare la pienezza della comunione con la Chiesa. A condizione che essi lo desiderino e lo accettino. È un gesto di apertura per fortificare l’unità della Chiesa».
Ieri un altro cardinale residenziale francese, l’arcivescovo di Bordeaux, Jean-Pierre Ricard, ha dichiarato: «La remissione di una scomunica non è mai un fine ma l’inizio di un processo di dialogo. Benedetto XVI ha voluto andare fino in fondo a ciò che poteva fare come mano tesa, come invito alla riconciliazione.
Il Papa, teologo e storico della teologia, conosce il dramma che rappresenta uno scisma nella Chiesa. Lui stesso si è sentito investito della missione di ricucire i fili sfilacciati dell’unità ecclesiale».
Da parte sua Il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, cui afferisce la Pontificia Commissione per i rapporti religiosi con l’ebraismo, intervistato da «Repubblica» ha ribadito che «negare l’Olocausto è inaccettabile e non è assolutamente la posizione della Chiesa cattolica», e ha invocato: «non mescoliamo le due questioni: la revoca della scomunica per i vescovi della Fraternità San Pio X e le dichiarazioni di Williamson».
Invocazione che non è stata raccolta da Renzo Gattegna, presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, che ieri ha rilasciato dichiarazioni con cui – aldilà delle intenzioni proclamate – ha sostanzialmente continuato a confondere i due piani.
Parole simili a quelle di Kasper sono state pronunciate dallo storico Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, che interpellato dal «Corriere della sera», ha fatto notare che «se la ricomposizione dell’unità andasse avanti, probabilmente avrebbe un effetto positivo, proprio riguardo ai negazionisti», nel senso che «l’ambiente dove circolano queste idee, se circolano, sarebbe sottratto diciamo così ad una deriva settaria e inscritto nel sentire più vasto della Chiesa».
Ieri infine il presidente della Conferenza episcopale italiana, il cardinale Angelo Bagnasco, nella prolusione al Consiglio permanente, ha espresso l’apprezzamento dell’episcopato «per l’atto di misericordia del Santo Padre» e ha manifestato «il dispiacere per le infondate e immotivate dichiarazioni» di Williamson circa la Shoah, «dichiarazioni peraltro rese alcuni mesi ori sono e solo adesso riprese con intento strumentale; dichiarazioni già ripudiate dalla stessa Fraternità»
© Copyright Avvenire, 27 gennaio 2009
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