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I lefebvriani

Ultimo Aggiornamento: 18/02/2013 22:40
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27/01/2009 21:30
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ASSIEME A PIETRO

Poche le eccezioni al plauso per la revoca della scomunica ai vescovi ordinati illecitamente

Da Bagnasco a Kasper da Zollitsch a Ricard, da Vingt-Trois allo storico Riccardi, apprezzamento per la scelta. «Il Papa tende la mano alla Fraternità, tocca a loro afferrarla»

«La misericordia verso i lefebvriani rafforza la Chiesa»

DI GIANNI CARDINALE

Nonostante qualche rara critica – ma rumoro­sa anche perché opportunamente amplifi­cata dal circuito mediatico –, il provvedi­mento di revoca della scomunica dei quattro vesco­vi «lefebvriani», è stato accolto positivamente nel se­no della Chiesa cattolica.
Anche perché si è ben com­preso che il gesto pontificio di per sé non ha ancora chiuso la vicenda (pur senza la scomunica la «piena comunione» ancora non c’è) e soprattutto che non ha nulla a che fare con le false e improvvide afferma­zioni «negazioniste» fatte lo scorso novembre da u­no dei quattro vescovi illecitamente ordinati da mon­signor Marcel Lefebvre (vale a dire Richard William­son) e diffuse in Italia solo quando autorevoli indi­screzioni avevano anticipato la notizia del perdono vaticano.
Parole di plauso all’iniziativa pontificia sono state e­spresse da subito da parte dei lea­der dei tre episcopati che storica­mente hanno avuto più a che fare col fenomeno tradizionalista. E cioè dal presidente della Confe­renza episcopale tedesca, l’arcive­scovo di Friburgo Robert Zollit­sch: «Papa Benedetto XVI tende la mano alla Fraternità sacerdotale san Pio X. Con lui spero e prego che essa venga afferrata». Dal presidente della Conferen­za episcopale elvetica, il vescovo di Basilea Kurt Ko­ch: «Benedetto XVI è stato guidato dalla convinzione che dopo il riconoscimento del magistero e dell’au­torità del Papa vi sono buone prospettive che i pen­denti colloqui sulle questioni ancore irrisolte dell’e­redità vincolante del Concilio Vaticano II possano giungere a buon fine». E dal presidente della Confe­renza episcopale francese, il cardinale di Parigi André Vingt-Trois: «Ogni volta che la Chiesa sospende una pena io me ne rallegro. È una opportunità, una por­ta aperta, che permette a dei cristiani di ritrovare la pienezza della comunione con la Chiesa. A condi­zione che essi lo desiderino e lo accettino. È un gesto di apertura per fortificare l’unità della Chiesa».
Ieri un altro cardinale residenziale francese, l’arcive­scovo di Bordeaux, Jean-Pierre Ricard, ha dichiarato: «La remissione di una scomunica non è mai un fine ma l’inizio di un processo di dialogo. Benedetto XVI ha voluto andare fino in fondo a ciò che poteva fare come mano tesa, come invito alla riconciliazione.
Il Papa, teologo e storico della teologia, conosce il dram­ma che rappresenta uno scisma nella Chiesa. Lui stes­so si è sentito investito della missione di ricucire i fi­li sfilacciati dell’unità ecclesiale».
Da parte sua Il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, cui afferisce la Pontificia Commissione per i rapporti religiosi con l’ebraismo, intervistato da «Repubblica» ha ribadito che «negare l’Olocausto è i­naccettabile e non è assolutamente la posizione del­la Chiesa cattolica», e ha invocato: «non mescoliamo le due questioni: la revoca della scomunica per i ve­scovi della Fraternità San Pio X e le dichiarazioni di Williamson».

Invocazione che non è stata raccolta da Renzo Gattegna, presidente dell’Unione delle comu­nità ebraiche italiane, che ieri ha rilasciato dichiarazioni con cui – aldilà delle intenzioni pro­clamate – ha sostanzialmente continuato a confondere i due piani.

Parole simili a quelle di Kasper sono state pronunciate dallo storico Andrea Riccardi, fonda­tore della Comunità di Sant’E­gidio, che interpellato dal «Corriere della sera», ha fat­to notare che «se la ricomposizione dell’unità andasse avanti, probabilmente avrebbe un effetto positivo, proprio riguardo ai negazionisti», nel senso che «l’am­biente dove circolano queste idee, se circolano, sa­rebbe sottratto diciamo così ad una deriva settaria e inscritto nel sentire più vasto della Chiesa».
Ieri infine il presidente della Conferenza episcopale italiana, il cardinale Angelo Bagnasco, nella prolu­sione al Consiglio permanente, ha espresso l’ap­prezzamento dell’episcopato «per l’atto di miseri­cordia del Santo Padre» e ha manifestato «il dispia­cere per le infondate e immotivate dichiarazioni» di Williamson circa la Shoah, «dichiarazioni peraltro re­se alcuni mesi ori sono e solo adesso riprese con in­tento strumentale; dichiarazioni già ripudiate dalla stessa Fraternità»

© Copyright Avvenire, 27 gennaio 2009


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