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I lefebvriani

Ultimo Aggiornamento: 18/02/2013 22:40
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01/02/2009 17:55
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Quattro sacerdoti lefebvriani storici si ricongiungono a Roma

Il Vaticano ha fatto importanti concessioni ad un piccolo gruppo dissidente della Fraternità San Pio X, aprendo una breccia per altri cattolici in situazione delicata con Roma.

UN ANNO DOPO l'incontro storico tra Benedetto XVI e mons. Bernard Fellay, a capo delle file dei lefebvriani, i negoziati per la "riconciliazione" sembravano ad un punto morto.
Stanco di attendere che la famiglia integralista superi i suoi disaccordi, il Vaticano si è deciso a passare all'offensiva: ieri, la Santa Sede ha aperto largamente le braccia ad un piccolo gruppo di lefebvriani "storici", dissidenti della Fraternità San Pio X. Roma non ha risparmiato concessioni in questo accordo, il cui obiettivo è chiaramente di spingere i lefebvriani recalcitranti ad accelerare il riavvicinamento.

Con un decreto in latino che non è ancora stato reso pubblico, la Congregazione per il clero ha eretto un nuovo istituto religioso di diritto pontificio, chiamato del "Buon pastore". Avrà alla sua testa l'abbé Philippe Laguérie, escluso dalla Fraternità San Pio X. Parroco della parrocchia lefebvriana di Saint-Éloi a Bordeaux, aveva fortemente criticato nel 2004 la gestione dei seminari della Fraternità.

Nel suo riavvicinamento a Roma, è stato seguito dall'abbé Christophe Héry e dall'abbé Guillaume de Tanoüarn, fondatore dell'Associazione di culto Saint-Marcel e del Centro Saint-Paul a Parigi, escluso anch'egli. L'abbé Paul Aulagnier, vecchio braccio destro di mons. Marcel Lefebvre, a lungo superiore generale in Francia della Fraternità (1976-1994), ma allontanato nel 2003, li ha seguiti.

Un quinto sacerdote, in servizio a Bordeaux, l'abbé Henri Forestier, fa anch'egli parte dei primi membri dell'Istituto, con il diacono Claude Prieur e diversi seminaristi. Alcuni di essi saranno prossimamente ordinati dal cardinale Darío Castrillón Hoyos, incaricato del dossier dei lefevriani a Roma.

La sede di questo nuovo istituto dovrebbe essere in Francia, a Bordeaux, presso la chiesa di Saint-Éloi. Il cardinale Jean-Pierre Ricard, arcivescovo della città, potrebbe accettare che quella chiesa gli sia affidata. Recupererebbe così una chiesa della sua diocesi che l'abbé Laguérie aveva preso in possesso, quattro anni fa, col sostegno del consiglio comunale.

Le rivendicazioni di sempre di mons. Lefebvre.

La creazione dell'Istituto del Buon Pastore segna una nuova tappa nel riavvicinamento con i tradizionalisti. Le concessioni fatte da Roma sono notevoli: i membri del Buon Pastore sono autorizzati a celebrare la messa "esclusivamente" secondo la liturgia tradizionale di san Pio V. Sono invitati inoltre ad "una critica costruttiva" del concilio Vaticano II.

Né la Fraternità sacerdotale San Pietro, ricongiunta al Vaticano nel 1988, né la Fraternità tradizionalista di san Giovanni Maria Vianney, eretta nel 2002 in Brasile, erano state create sotto tali auspici. La Santa Sede aveva loro accordato il diritto di celebrare la messa secondo il messale tridentino, a condizione di riconoscere il Vaticano II, interpretato "alla luce della tradizione".

A Roma e nei ranghi del nuovo istituto, si sottolinea anche che questo accordo corrisponde alle rivendicazioni di sempre di mons. Marcel Lefebvre, morto nel 1991. Il Vaticano apre così una breccia attraverso cui numerosi fedeli in posizione delicata con Roma potrebbero goderne.

L'iniziativa del Vaticano è vista male nei ranghi della Fraternità San Pio X, in considerazione del fatto che i termini di un possibile accordo con la Santa Sede erano stati discussi la scorsa primavera. I suoi responsabili restano per il momento silenziosi. Quanto ai responsabili del Buon Pastore, sperano che altri sacerdoti della Fraternità San Pio X colgano questa occasione per fare la stessa scelta e ritornare così in piena comunione col Papa.

da “Le Figaro”, 9 settembre 2006. Trad. it. di Simone Bruni


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Comunicato della Fraternità Sacerdotale San Pio X in occasione dell'erezione dell'Istituto del Buon Pastore di Bordeaux

La Fraternità Sacerdotale San Pio X ha preso atto della firma apposta oggi dal Cardinale Castrillon Hoyos sul decreto di erezione dell’Istituto del Buon Pastore, Istituto di diritto pontificio fondato in particolare da cinque sacerdoti e alcuni seminaristi già facenti parte dell’opera fondata da Mons. Lefebvre.

L’erezione di questo istituto non è una sorpresa. Essa è la logica conseguenza delle iniziative portate avanti da diversi mesi da alcuni di questi sacerdoti, nei confronti della Commissione Ecclesia Dei, in vista di una regolarizzazione canonica: sottoscrizione di "formula di adesione", ottenimento di un "celebret" e ricerca di una incardinazione.

Lo stesso Istituto non costituisce una novità canonica. La Commissione Ecclesia Dei, fin dalla sua creazione nel 1988, ha favorito fondazioni simili: la Fraternità San Pietro, l’Amministrazione Apostolica San Giovanni Maria Vianney di Campos (Brasile)…
In questo caso l’Istituto del Buon Pastore è da accostare più particolarmente all’Istituto San Filippo Neri di Berlino, anch’esso di diritto pontificio, fondato nel 2003 da un sacerdote e da quattro seminaristi. Fondazione che oggi versa in uno stato precario…
L’avvenire ci dirà cosa distingue il nuovo Istituto dalle iniziative precedenti.
In questa occasione, la Fraternità San Pio X ricorda che essa non può far sua una soluzione comunitarista in cui la Messa tridentina sarebbe relegata in un àmbito particolare. La Messa della Tradizione bimillenaria deve godere nella Chiesa del diritto di cittadinanza pieno ed intero: essa non è un privilegio riservato a qualcuno, ma un diritto di tutti i sacerdoti e di tutti i fedeli della Chiesa universale.

È per questo che la Fraternità San Pio X invita sacerdoti e fedeli ad associarsi alla sua campagna di preghiere che ha lo scopo di presentare il prossimo ottobre al Papa Benedetto XVI un milione di Rosarii per la liberazione totale della Messa tradizionale.

Menzingen, nella Festa della Natività di Nostra Signora, 8 settembre 2006


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Lefebvriani, Israele non rompe col Vaticano

Lo ha detto il portavoce del ministero israeliano degli Esteri Igal Palmor

"L' ipotetica questione di una rottura delle relazioni con il Vaticano non è affatto all'ordine del giorno": Lo ha detto all'ANSA il portavoce del ministero israeliano degli Esteri Igal Palmor. Commentava le dichiarazioni rilasciate al settimanale tedesco 'Spiegel' dal ministro per gli Affari religiosi Yitzhak Cohen (Shas) secondo cui Israele dovrebbe "rompere completamente i rapporti con una Corporazione (il Vaticano, ndr) nella quale sono presenti membri negazionisti dell' Olocausto e antisemiti", un riferimento alla vicenda dei vescovi lefebvriani.
"Il ministro ha diritto di esprimersi su qualsiasi argomento. Ma nello Stato di Israele le relazioni diplomatiche sono prerogativa del ministero degli Esteri, e non del ministero degli Affari religiosi" ha notato Palmor.
Nella revoca della scomunica dei vescovi lefebvriani, ha ribadito il portavoce, il ministero degli Esteri israeliano non intende pronunciarsi in quanto essa esula dal campo delle relazioni fra Stati.
In risposta ad una domanda, Palmor ha confermato che "i preparativi della visita in Israele di Papa Benedetto XVI proseguono in buon ordine". "Il Papa - ha assicurato - sarà accolto qua con gioia".


[Modificato da Paparatzifan 01/02/2009 18:07]
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Dalla Redazione di “Rorate Caeli”: sostenere Pietro.

“Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, poiché siete come sepolcri imbiancati, che all’esterno appaiono belli, ma all’interno sono pieni di ossa di morti e di ogni genere di lordura. Così anche voi all’esterno apparite giusti di fronte agli uomini, ma dentro di voi siete pieni d’ipocrisia e iniquità. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che costruite i sepolcri dei profeti e adornate i monumenti dei giusti… così siete testimoni contro voi stessi di essere i figli di coloro che uccisero i profeti… Serpenti, razza di vipere, come sfuggirete al castigo dell’Inferno? Per questo, badate, vi invio profeti, sapienti e scribi. E alcuni di essi voi li mettete e a morte e li crocifiggete, altri li flagellate nelle vostre sinagoghe e li perseguitate di città in città

(San Matteo, XXIII, 27-34)

Vergognatevi, “cattolici liberali”, farisei della “nuova primavera”!
Voi che proclamate di tollerare tutti e di rispettare la diversità, ma disprezzate quelli il cui unico desiderio è conservare la purezza di ciò che è sempre stato insegnato e le preghiere che si offrono da sempre, perché il loro essere presenti nella Chiesa fin dall’origine è in contrasto con la nuova “chiesa” che voi cercate di costruire.

Vergognatevi, “progressisti”, scribi ufficiali dello “Spirito del Concilio”! Voi edificate monumenti a “Giovanni, il papa buono”, ma rigettate tutto quello che lui ha sostenuto nell’ambito della dottrina tradizionale e della bellezza della liturgia. Omaggiate Paolo VI, ma avete fatto di tutto per ignorare il documento più importante del suo magistero, l’”Humanae Vitae”, screditandolo agli occhi del mondo. Avete diffamato Giovanni Paolo II ogni singolo giorno del suo pontificato, ma ora lo elogiate, visto che avete trovato un nuovo capro espiatorio: Benedetto XVI, un uomo che, come ultimo compito sulla terra, ha accettato il pesante fardello del Pescatore, cercando di ricondurre all’unità il gregge che Dio gli ha affidato.

Voi crocifiggete Pietro sulla pubblica piazza, consegnandolo ai nemici della Chiesa di Cristo. Lo odiate per il suo sforzo di riabilitare quello in cui la Chiesa ha sempre creduto e il modo in cui la Chiesa ha sempre pregato. Lo perseguitate perché ha rimosso il marchio infamante della “scomunica”, che prima disprezzavate, ma ora la considerate come cosa buona!

Ipocriti! Siete accomodanti verso gli abortisti e vi arruffianate i politici che praticano la cultura della morte, ma falsificate il legittimo gesto di misericordia di Pietro facendolo passare per un atto di inconsapevole debolezza. Serpenti liberali, vipere pseudo-conservatrici, voi “testimoniate contro voi stessi” a causa della vostra incessante persecuzione di Pietro. Ma lui continuerà a operare per l’unità nella carità, la carità nella Verità.

Quelli che amano il Vicario di Cristo continueranno ogni giorno a pregare per lui, affinché “ non fugga davanti ai lupi”, e possa perseverare nella missione che si è prefisso di portare a termine.

E voi? “ Rimarrete soli, nella vostra casa desolata”.

© Copyright Rorate Caeli



APPLAUSI FRAGOROSI!!!! [SM=g8021] [SM=g8021] [SM=g8021] [SM=g8021] [SM=g8021] [SM=g8021] [SM=g8021] [SM=g8021] [SM=g8021] [SM=g8021]

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SOLO UN BREVE RINVIO: L'«ORA X» ERA PREVISTA GIA' PER DOMANI

Israele minaccia la rottura
Ma il Papa: "Via le scomuniche"

Si tratta con i lefebvriani: il Concilio è il vero ostacolo

CITTA’ DEL VATICANO

La data è prossima». L’ora X per riportare l’intera galassia lefebvriana in seno alla Chiesa doveva essere domani, festa della Purificazione di Maria.
La controversia sui rapporti con l’ebraismo ha rallentato la corsa contro il tempo nei Sacri Palazzi, ma, nonostante «le resistenze interne e gli attacchi esterni», Oltretevere la strategia è quella di procedere a tappe forzate verso la piena comunione.
Mentre si estendono dal Parlamento tedesco al Gran rabbinato di Francia le critiche per la revoca della scomunica ai quattro vescovi lefebvriani (fra i quali il negazionista Richard Williamson), in Vaticano si lavora febbrilmente alla «piena regolarizzazione della Fraternità San Pio X».
Benedetto XVI vuole quanto prima il ritorno nella Chiesa dei cinquecento sacerdoti ultratradizionalisti sospesi «a divinis» e dei loro 600 mila fedeli sparsi in 159 priorati e 725 centri spirituali nel mondo.
Nel «piano anti-scisma» era stata informalmente indicata la festa della Purificazione di Maria (2 febbraio) come «data chiave», ma il ristabilimento della piena comunione e la revoca delle sospensioni «a divinis» potrebbero richiedere un «chiarimento supplementare» fra la Santa Sede e la roccaforte di Econe, soprattutto sulla dichiarazione «Nostra Aetate» dedicata dal Concilio al dialogo con ebrei, musulmani e altre fedi. L’«integrale riconoscimento» del Vaticano II resta il nodo da sciogliere per il mediatore papale Darío Castrillón Hoyos.
Una settimana fa, appena pubblicato il decreto a loro favore, il capo dei lefebvriani Bernard Fellay ha confermato «le riserve» sul Concilio.
Accelerare i tempi della riabilitazione e definire lo status giuridico della «San Pio X» nella Chiesa (probabilmente come prelatura personale sul modello dell’Opus Dei) aiuterebbe la Santa Sede a disinnescare il mix esplosivo tra «residue divergenze» coi seguaci di Lefebvre e umori progressisti contrari alla riconciliazione. Ieri il teologo svizzero Hans Küng ha attaccato la «svolta conservatrice» e «l’atmosfera opprimente nella Chiesa» dovute al perdono accordato ai lefebvriani.
Anche il cardinale francese Philippe Barbarin protesta per le scuse «assolutamente insufficienti» presentate da Williamson al Papa: «Non c’è stata alcuna ritrattazione da parte di chi ha negato la Shoah con dichiarazioni riprovevoli, scandalose, rivoltanti». E analoghe rimostranze sono arrivate nei Sacri Palazzi dall’episcopato svizzero, austriaco, tedesco e svedese. In Europa centrale e settentrionale, infatti, alla forte presenza lefebvriana si contrappongono vescovi particolarmente legati al Vaticano II. Quindi, non c’è tempo da perdere.
A pochi giorni dall’«atto di paterna misericordia», il cardinale Castrillón Hoyos ha garantito al Pontefice di aver ottenuto dai vescovi scismatici l’impegno a «realizzare i passi necessari per la piena comunione» riconoscendo non solo l’autorità del Papa ma anche il Concilio.
«Devono accettare i nostri nuovi rapporti con gli ebrei - spiega Norbert Hoffmann, segretario della Pontificia commissione per i rapporti religiosi con l’ebraismo -. Gli incontri, le conversazioni e le trattative servono proprio a far chiarezza». Adesso il passo che resta, precisa il cardinale Dionigi Tettamanzi, è «l’adesione a tutti i testi conciliari».
L’ultimo passo per entrare in comunione con la Chiesa di Roma potrebbe essere più veloce di quanto lascerebbe pensare il clamore mondiale attorno alla vicenda.
In Segreteria di Stato affiora l’esplicita intenzione di non lasciare aperta la questione troppo a lungo per non compromettere le relazioni con l’ebraismo, tanto più delicate in vista del viaggio di Benedetto XVI in Terra Santa.
Intanto il Papa si prepara ad accogliere nella piena comunione con Roma i 500 mila anglicani tradizionalisti che, in dissenso con l’Arcivescovo di Canterbury, hanno sottoscritto il catechismo cattolico.

© Copyright La Stampa, 1° febbraio 2009


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Il Vescovo Williamson riconosce la gravità delle sue dichiarazioni


Afferma di aver creato al Pontefice “problemi inutili”




ROMA, lunedì, 2 febbraio 2009 (ZENIT.org).- “Nella tremenda tempesta mediatica sollevata dalle mie imprudenti dichiarazioni alla televisione svedese, la prego di accettare il mio sincero rincrescimento per aver provocato a lei e al Santo Padre tanti problemi e tensioni inutili”.

E' quanto scrive il Vescovo lefebvriano Richard Williamson in una lettera apparsa sul suo blog il 30 gennaio e indirizzata al Cardinale Darío Castrillón Hoyos, Presidente della Pontificia Commissione “Ecclesia Dei” e Presidente emerito della Pontificia Commissione per il Clero.

“Per me, tutto ciò che conta è la Verità Incarnata, e gli interessi della Sua unica e vera Chiesa, unica via per poter salvare la nostra anima e dare eterna gloria, nel nostro piccolo, a Dio Onnipotente”.

Per questo motivo, il presule sostiene di avere “solo un commento, tratto dal profeta Giona, I, 12”: “Prendetemi e gettatemi in mare e si calmerà il mare che ora è contro di voi, perché io so che questa grande tempesta vi ha colto per causa mia”.

Inoltre, il Vescovo esprime la sua “sincera gratitudine personale per il documento” con il quale Benedetto XVI ha deciso di rimettere la scomunica ai quattro Vescovi ordinati nel 1988 da monsignor Marcel Lefebvre.

Il presule conclude quindi assicurando di offrire una Messa “con la massima umiltà” al Santo Padre e al Cardinale Darío Castrillón Hoyos.

02/02/2009 19:45
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LEFEBVRIANI: FELLAY,"GLI EBREI SONO I NOSTRI FRATELLI MAGGIORI"

(AGI) - CdV, 2 feb.

"Gli Ebrei sono i nostri fratelli maggiori, nel senso che abbiamo in comune l'antica Alleanza, anche se ci separa l'aver riconosciuto il Cristo quando lui e' venuto".
Lo afferma il vescovo Bernard Fellay, superiore generale della Fraternita' San Pio X, che utilizza la celebre espressione di Giovanni Paolo II in un'intervista a "Famille Chre'tienne" , settimanale cattolico francese. "Noi - afferma il vescovo perdonato dal Papa - condanniamo fermamente ogni gesto assassino nei confronti di un innocente. E' un crimine che grida vendetta verso il cielo. Soprattutto quando e' rivolto a un intero popolo. Noi rigettiamo ogni accusa di antisemitismo. In maniera totale e assoluta. Rigettiamo qualunque forma di approvazione di cio' che e' accaduto sotto Hitler come qualcosa di abominevole. Il Cristianesimo mette la carita' al di sopra di tutto. San Paolo, parlando degli Ebrei, proclama: "Desidero io stesso essere separato da Cristo a favore dei miei fratelli". Per mons. Fellay, "e' molto interessante notare che la Chiesa non ha atteso il Concilio per stabilire una linea d'azione riguardo agli Ebrei. Fin dagli anni '30, e anche durante la guerra, diversi documenti della Chiesa di Roma hanno stabilito una posizione assai giusta: gli abomini del regime hitleriano devono essere condannati!. Pio XI aveva detto siamo spiritualmente tutti semiti'. E' una verita' - spiega il presule - che scaturisce direttamente dalle Sacre Scritture. Come afferma anche san Paolo, 'siamo figli di Abramo'".


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Sulla revoca della scomunica ai Lefebvriani, la CEI è in sintonia con il Papa


Monsignor Mariano Crociata ribadisce il sostegno senza riserve a Benedetto XVI




di Antonio Gaspari


ROMA, martedì, 3 febbraio 2009 (ZENIT.org).- In merito alla revoca della scomunica ai Vescovi della fraternità sacerdotale di San Pio X, i presuli italiani sono in totale sintonia con l’operato del Santo Padre Benedetto XVI.

Lo ha ribadito monsignor Mariano Crociata, Segretario Generale della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), rispondendo ad un interrogativo sollevato dall’inviato di ZENIT nel corso della conferenza stampa di presentazione del comunicato finale dei lavori del Consiglio Episcopale Permanente, tenutasi a Roma martedì 3 febbraio.

Monsignor Crociata ha spiegato che “in merito alla revoca della scomunica ai Vescovi della Fraternità sacerdotale di San Pio X, i Vescovi del Consiglio permanente hanno espresso incondizionata adesione alla iniziativa del Santo Padre e alla sua decisione di accogliere questi Vescovi e la Fraternità di nuovo nella grande comunione della Chiesa”.

“Con l’avvertenza – ha precisato il neo Segretario – espressa dallo stesso Sommo Pontefice mercoledì scorso, che l’accoglienza e il buon rapporto attendono di esseri seguiti da un cammino per la ripresa della comunione piena di accettazione di tutta la tradizione ed espressamente del Concilio Vaticano II nella sua interezza”.

Monsignor Crociata ha ribadito di condividere “il senso e il contenuto di questa iniziativa” a cui “i Vescovi si sono uniti e si uniscono senza riserve al Pontefice Benedetto XVI con cui sono in totale sintonia”.

Ad una successiva domanda rivolta da ZENIT per conoscere quali saranno le iniziative della Chiesa italiana in occasione del 50° anniversario della consacrazione dell’Italia al Cuore immacolato di Maria avvenuta nel 1959, il Segretario generale della CEI ha affermato che si tratterà di diverse manifestazioni a livello nazionale.

I Vescovi del Consiglio Episcopale Permanente hanno deciso di “indire una celebrazione a livello nazionale, e poi di preparare un formulario di preghiera da utilizzare nelle diocesi l’8 dicembre”.

Inoltre ci sarà una celebrazione di tutti i Vescovi ad Assisi in occasione dell’Assemblea Straordinaria dei Vescovi che si terrà in novembre.

03/02/2009 18:51
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Il Vaticano II è una bussola, ma c'è da rallegrarsi del ritorno dei lefebvriani

Parla monsignor Pier Giacomo Grampa, Vescovo di Lugano

LUGANO, lunedì, 2 febbraio 2009 (ZENIT.org).

Il Concilio Vaticano II è una bussola imprescindibile, ma occorre rallegrarsi se i lefebvriani faranno ritorno a casa, spiega in questa intervista concessa a ZENIT monsignor Pier Giacomo Grampa, Vescovo di Lugano (Svizzera).

Il decreto di revoca della scomunica dei Vescovi lefebvriani ha suscitato un gran polverone. Secondo Lei come va inteso il gesto del Papa?

Monsignor Grampa: Ho invitato i fedeli a leggere il decreto di revoca della scomunica con spirito positivo, a coglierlo nel suo giusto significato, a viverlo sullo sfondo della parabola del Padre misericordioso. Questo gesto di benevolenza del Santo Padre non significa ancora – come nel frattempo è stato ormai chiarito – la completa riconciliazione e la piena comunione con coloro che non riconoscono l'insegnamento del Concilio Vaticano II, ma rappresenta una tappa importante del cammino, che deve procedere per gradi e ci auguriamo anche in tempi ragionevoli verso la completa riconciliazione e la piena comunione di tutta la Fraternità San Pio X. Il Papa auspica che non si risparmi nessuno sforzo per approfondire nei necessari colloqui con le Autorità della Santa Sede le questioni ancora aperte, così da poter giungere a una piena e soddisfacente soluzione del problema.

Il problema maggiore sembra essere proprio l'accettazione del Concilio Vaticano II. Che possibilità o alternative vede a tale proposito?

Monsignor Grampa: La dottrina del Concilio non è certamente un optional, ma una “bussola” per orientarci nel cammino del XXI secolo, che si è appena aperto. Se vogliamo evitare pericolosi integralismi, dannosi fondamentalismi o anacronistici ritorni al passato, per compiere il necessario discernimento dei tempi che cambiano, non possiamo disattendere l'orientamento profetico che il Concilio Vaticano II, sotto la guida dello Spirito Santo, con l'approvazione del Papa, ha saputo indicare per la diffusione del Vangelo, oggi, secondo la volontà del Signore.

Cosa direbbe a quei cattolici che sembrano non vedere di buon occhio questa magnanimità del Papa?

Monsignor Grampa: Inviterei chi è sempre rimasto fedele alla comune Casa paterna a condividere la benevolenza del Padre misericordioso della parabola evangelica del Figliol prodigo e non l'atteggiamento del fratello maggiore che recrimina, critica, non vuole perdonare e non si rallegra del ritorno di quel suo fratello, si arrabbia e non vuole partecipare alla festa. Sono per noi le parole della parabola che dicono al fratello maggiore: «Figlio, tu sei sempre con me e ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato» (Lc 15,31-32).

© Copyright Zenit


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Merkel interviene sul caso Williamson
"Insufficienti chiarimenti del Vaticano"


BERLINO - I "chiarimenti del Vaticano" sulla revoca della scomunica al vescovo negazionista Richard Williamson - del gruppo dei lefebvriani - sono "insufficienti". Lo sostiene il cancelliere tedesco Angela Merkel.

Agi


«Da parte del vaticano deve esserci un rapporto positivo con il mondo ebraico»

Merkel: insufficienti chiarimenti del Vaticano su tesi vescovo negazionista

«Si tratta di chiarire in modo netto, da parte del Papa che non può esserci nessuna negazione della Shoah»

BERLINO (GERMANIA) - Il caso non è chiuso. La Germania non ci sta e per bocca del suo Cancelliere Angela Merkel dichiara che le chiarificazioni del Vaticano sulla reintegrazione del vescovo lefebvriano Williamson che nega l'Olocausto, sono «insufficienti».

CHIARIMENTO NECESSARIO - «Si tratta di chiarire in modo netto, da parte del Papa e del Vaticano, che non può esserci nessuna negazione» dell’Olocausto e che deve esserci «un rapporto positivo» col mondo ebraico, ha detto la cancelliera in una conferenza stampa a Berlino. «Dal mio punto di vista questi chiarimenti non ci sono ancora stati in modo sufficiente», ha aggiunto il Cancelliere.

Corriere

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Paparatzifan, 03/02/2009 18.54:


Merkel interviene sul caso Williamson
"Insufficienti chiarimenti del Vaticano"






Papa, puoi ripetere quello che hai detto all'udienza generale di mercoledì scorso in 170 lingue così tutti se lo registrano bene in testa? [SM=g7629] UFFFFFFFF!!!!! [SM=g1782473]

[Modificato da Paparatzifan 03/02/2009 19:03]
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SHOAH, VATICANO RISPONDE A MERKEL: ABBIAMO GIA' CHIARITO

(ASCA) - Citta' del Vaticano, 3 feb

''Il pensiero del Papa sul tema dell'olocausto e' stato espresso con molta chiarezza nella Sinagoga di Colonia il 19 agosto 2005, nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau il 28 maggio 2006, nella successiva Udienza generale del 31 maggio 2006, e ancora recentemente al termine dell'Udienza generale del 28 gennaio scorso con parole inequivocabili'': il Vaticano risponde cosi', con una nota del direttore della Sala Stampa vaticana p. Federico Lombardi, alla ulteriore richiesta di chiarimenti sulla revoca della scomunica dei vescovi lefebvriani, tra cui il negazionista Williamson, presentata oggi dal cancelliere tedesco Angela Merkel.
''La condanna di dichiarazioni negazioniste dell'olocausto - prosegue p. Lombardi - non poteva essere piu' chiara, e dal contesto risulta evidente che essa si riferiva anche alle posizioni di mons. Williamson e a tutte le posizioni analoghe''. ''Il Papa stesso - afferma il direttore della sala stampa vaticana - ha spiegato chiaramente anche lo scopo della remissione della scomunica, che non ha nulla a che vedere con una legittimazione delle posizioni negazioniste dell'olocausto, da lui appunto chiaramente condannate''.
P. Lombardi, nella sua nota, ripete le parole di papa Benedetto XVI all'udienza generale dello scorso mercoledi' 28 ottobre: ''Mentre rinnovo con affetto l'espressione della mia piena e indiscutibile solidarieta' con i nostri Fratelli destinatari della Prima Alleanza, auspico che la memoria della Shoah induca l'umanita' a riflettere sulla imprevedibile potenza del male quando conquista il cuore dell'uomo. La Shoah sia per tutti monito contro l'oblio, contro la negazione o il riduzionismo...''.

Asca


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FIRMATELA, PREGO


ALCUNI SOSTENITORI FRANCESI HANNO PRESO QUEST'INITIATIVO PER IL NOSTRO PAPA IN MOLTE LINGUE.... E SI PUO ESPRIMERE SUL SITO
www.soutienabenoitxvi.org/index.php?lang=it

Ecco la lattera in Italiano:


Gli enti sostenitori:




NON SI PUO DIRE ASSAI!






[Modificato da TERESA BENEDETTA 03/02/2009 19:24]
03/02/2009 20:53
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Re:

TERESA BENEDETTA, 03/02/2009 19.23:

FIRMATELA, PREGO





Quando l'ho firmata qualche ora fa c'erano 6.200 firme. Ora vedo che sono più di 7.000!!!! [SM=g7841]

[SM=g7841] [SM=g7841] [SM=g7841] [SM=g7841] [SM=g7841] [SM=g7841] [SM=g7841] [SM=g7841] [SM=g7841] [SM=g7841]

Papa Ratzi Superstar









"CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
03/02/2009 20:54
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Dal blog di Lella...

Anticipazioni su un'intervista a Mons. Fellay

Annuncio dell’intervista di Mons. Fellay con Samuel Pruvot e Gérard Leclerc che verrà pubblicata sulla rivista francese “Famille Chrétienne” il giorno 7 febbraio: qui il link.

L’appuntamento è per le 9,30. Ci viene incontro un frate. Sarà lui che ci riporterà alla stazione di Zug in fine mattinata. L’abate don Thouvenot ci porta un pò in giro per la proprietà con un fotografo di AFP che ci ha raggiunto. Purtroppo la nebbia ci nasconde le prospettive più ampie ma si tratta indubbiamente di un piccolo paradiso. [..] Mons. Fellay arriva in parlatorio sorridente, con il nostro questionario preliminare in mano.
E qui, voglio comunicare le mie impressioni. Forzatamente soggettive. Ma dobbiamo dire insieme a Samuel, che l’impressione è stata molto favorevole.
Non siamo sicuramente di fronte ad un fanatico. Il nostro interlocutore è una persona dolce, si esprime con un atteggiamento di disponibilità totale, accettando le eventuali obiezioni cercando di rispondere ad esse con cura ed in modo esauriente. In precedenza avevo parlato con lui due volte, a Parigi.
La mia sensazione è che l’uomo sembra notevolmente maturato, senza dubbio sotto il peso delle responsabilità, con la consapevolezza di chi si trova davanti a Dio con un’ eredità che gli si è incagliata addosso insieme alla gravità di una situazione di esclusione per chi si continua a dichiarare fedele alla Chiesa di sempre. Quando gli domandiamo se non è consapevole del rischio di trovarsi fuori dalla Chiesa universale, annuisce. Capisco a questo punto come Bernard Fellay si sia buttato in questa impresa di riconciliazione con Roma, probabilmente in avanguardia rispetto ai suoi militanti, ma consapevole che la situazione di divisione non potrà prolungarsi ancora per molto. [..]
In parlatorio, domina la foto di Benedett0 XVI di fronte a quella di Mons. Lefebvre. Non ci si può sbagliare. Il successore del vescovo ribelle non vuole rinnegare nulla, non intende abbandonare le esigenze di una Chiesa che non è entrata in compromesso col mondo. Da ciò tutte le sue domande, i suoi dubbi che dovrà esporre a Roma insieme a tutte le loro esigenze. [..]
La nostra voglia di sapere è grande : rivedere tutte le parti più importanti del Vaticano II. Ma siamo costretti alla moderazione. Ad ogni modo cerchiamo di evocare i capitoli più problematici. Il nostro ospite ribadisce la sua formula ormai risaputa. Di fronte al Concilio Vaticano II la Fraternità pone alcune riserve ma non intende ricusare il Concilio in blocco. Considera ancora come, dietro all’elaborazione di molti testi, sia presente un tipo di cultura impregnata uniformemente di « modernismo », rigettando in questo modo gli approfondimenti di tanti eminenti studiosi di esegesi, patristica, liturgia? No assolutamente, monsignore rifiuta di mettere tutto nel mucchio, nella sola categoria del modernismo. Tutto ha da essere approfondito con discernimento al fine di dissipare ogni equivoco.
Al discorso di Benedetto XVI sull’ermeneutica del Concilio che deve essere interpretata secondo la Tradizione e non in una logica di rottura, egli aderisce completamente, facendo rimarcare con un sorriso, come non si parli mai dei “partigiani” della rottura che persistono invece, nonostante tutto, nelle loro opinioni. [..] L’ecumenismo ? Ma certamente, ci possono essere ricchezze presso i « fratelli separati » testimonianza di una comune eredità evangelica ma non si deve cadere nella tentazione di una federazione tra Chiese sorelle. Noi vogliamo la vera, autentica unità che suppone l’accettazione dell’unica Tradizione. Non dico che non ci debba essere dialogo, che non si possa discutere. Ma la buona volontà vale per tentare di discernere fra le problematiche, trovare un linguaggio che non ci esponga al rischio di confusioni o peggio di malintesi. Abbiamo inoltre previsto di affrontare la questione del giudaismo ma non nel clima di polemiche che lo ha reso così drammatico in questi ultimi giorni. Si tratta di ritornare a Nostra Aetate e al rapporto tra le due Alleanze, alle affermazioni di Paolo nell’Epistola ai Romani. [..]
Ho avuto la sensazione, anzi, la certezza di come l’attuale polemica lo abbia profondamente segnato, e di come la stessa abbia segnato tutta la sua comunità.
Ci dirà, fuori dell’intervista, della sorpresa avuta, quando invece riteneva che l’atto del Pontefice avrebbe creato un clima di pace, nell’essere improvvisamente e bruscamente fatto scivolare in una situazione tanto difficile.
Essere associato in quel modo al più grande dei crimini, essere denunciato dal mondo intero come complice di menzogna, tutto questo va al di là di ogni possibile sopportazione.
E tutto ciò non poteva che far riflettere molto seriamente Bernard Fellay e suoi. [..] Hanno invece riaffermato i giudizi che la Chiesa romana aveva emesso prima e durante la Seconda Guerra mondiale riguardo l’antisemitismo e la persecuzione degli Ebrei. Hanno riconfermato la dichiarazione dell’allora Sant’Uffizio che condannava l’antisemitismo in maniera precisa, così come le parole di papa Pio XI, che affermò: « Spiritualmente, non possiamo che definirci semiti ». Citandole Mons. Fellay risulta inesatto per la verità. Ma la sua definizione errata è particolarmente bella: « Noi ci definiamo semiti nel cuore ».
Ci fa poi qualche confidenza sui modi che troverà per gestire l’affare Williamson. Fra parentesi, si tratterà di approfondire la psicologia piuttosto barocca d’un uomo che scrive al Vaticano per chiedere perdono riguardo i suoi « propositi imprudenti » e che cita il Libro di Giobbe, che dà il consiglio su come trattare colui che ha agito male « lo si getta nell’acqua ».
So bene quale enorme sospetto giri intorno alla Fraternità sulla piaga dell’antisemitismo che non potrà essere riassorbita in pochi giorni. In quanto a me, non vedo per quale ragione dovrei dubitare della parola di un uomo che mi dichiara come la morte di un innocente e a maggior ragione di un popolo è un crimine che grida contro il Cielo e che si tratta di un tremendo abominio.
Altri argomenti sono stati affrontati quali l’inevitabile libertà religiosa che è all’origine del più grave disaccordo tra Mons. Lefebvre e il Concilio. Se ne è parlato. Mons. Fellay non nega che la Storia propone nel suo scorrere opportunità differenti, insieme a differenti rapporti fra la Chiesa e lo Stato sovrano. Quello che rifugge con grande energia è la mutazione che porterebbe la Chiesa verso una concezione che risulterebbe contraria alla Chiesa stessa facendola rinunciare al Regno di Cristo sulle realtà temporali. In questo ambito troviamo una certa ostinazione che viene dalla dottrina e dall’insegnamento di un Pio XI, non so se è poco. Certamente nell’applicazione concreta, le cose sono un po’ più complicate e non possiamo dirci ad una conclusione ma al contrario agli inizi di lunghe messe a punto anche di natura filosofica. [..]
Non sono in grado di affermare se Benedetto XVI riuscirà nell’impresa che si è proposto. Ancora meno sono in grado di giudicare quella di Bernard Fellay, la quale è, secondo me « profetica » in rapporto a quanti lo seguono. Finirò con una riflessione che m’è venuta grazie a Balthasar. Nel quadro apostolico che egli disegna nel suo libro “Il complesso antiromano” dove questo compatriota di Mons. Fellay [sono entrambi svizzeri n.d.t.] propone la figura di Giacomo faccia a faccia con Pietro, Paolo e Giovanni.
Una figura legata alla tradizione, quasi una tradizione ostinata. Certamente con Giacomo, cugino di Gesù la tradizione è quella giudaica. Ma c’è comunque una certa affinità, una parentela, con la fedeltà a quanto si è ricevuto a quello che è stato trasmesso loro. Situazioni e riferimenti differenti ma, come in certi paradossi, potenzialmente fecondi.
Per quale ragione non ci può essere uno spazio per questa tradizione nella ambito di una Chiesa indivisa.

Sarebbe un riconoscere tutti i carismi, quello dell’Istituzione con Pietro della missione con Paolo, della mistica con Giovanni e quelli di un certo tipo di ostinazione nella tradizione con Giacomo. E’ un po’ la grazia che vogliamo augurarci.

Dal blog "Messainlatino"


Papa Ratzi Superstar









"CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
03/02/2009 21:09
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Esclusivo. Il dossier segreto del Papa: Ratzinger vede una regia dietro il caso Williamson

Si chiama “dossier Richard Williamson” e gira da qualche giorno nei sacri palazzi vaticani.
Alcune pagine fitte che vogliono spiegare nei minimi dettagli come sia potuto accadere che la notizia della revoca della scomunica ai quattro vescovi lefebvriani firmata dalla Congregazione dei vescovi lo scorso 21 gennaio e resa nota il 24, si sia tramutata in un boomerang per Papa Benedetto XVI a motivo delle dichiarazioni negazioniste sull’Olocausto rilasciate da uno dei quattro presuli, appunto Williamson.
Il dossier, che sta girando in questi giorni nelle alte sfere della curia romana e che il Riformista è riuscito ad avere, riporta date e fatti e arriva a ipotizzare che, dietro la scelta della tv pubblica svedese Svt di mandare in onda il 21 gennaio l’intervista al presule britannico che tante reazioni negative ha destato, vi sia stata una regia occulta volta a screditare Benedetto XVI.

Una regia che ha agito fuori le mura vaticane grazie anche all’aiuto di qualcuno dentro, qualcuno scontento delle aperture del Pontefice agli scismatici-tradizionalisti.

In sostanza, il dossier prova a spiegare come sia accaduto che un atto di «paterna misericordia» - così una nota della Sala Stampa vaticana ha presentato il 24 gennaio il decreto di revoca della scomunica voluto da Ratzinger e firmato dal cardinale Giovanni Battista Re - e che non significa assolutamente il reintegro dei lefebvriani alla piena comunione con Roma quanto un incipit per eventuali progressi in merito - sia stato interpretato da più parti come una decisone tramite la quale il Papa riammetteva nella Chiesa cattolica un gruppo di fedeli antisemiti e negazionisti sulla Shoah.

Il dossier parla di date.

Innanzitutto quella del primo novembre.
Fu quel giorno, infatti, che il giornalista Ali Fegan della tv svedese intervistò Williamson. Gli chiese lumi riguardo ad alcune dichiarazioni negazioniste sulla Shoah da lui rilasciate anni addietro in Canada. E il presule rispose come tutti sanno: «Le camere a gas non sono mai esistite» e gli ebrei uccisi non furono più di trecentomila.
Parole deprecabili - il dossier non lo nasconde - ma non è questo il punto.
Ciò che il dossier vuole dimostrare è che la tv svedese, influenzata da un suggeritore, ha voluto strappare a Williamson le dichiarazioni che conosciamo sulla Shoah in modo da usarle a tempo debito e cioè tre giorni prima l’uscita della notizia della revoca della scomunica, appunto il 21 gennaio, lo stesso giorno in cui il decreto di revoca veniva fatto pervenire a Econe sulla scrivania del superiore generale della Fraternità San Pio X (FSPX) monsignor Bernard Fellay.
Il dossier ipotizza che chi ha suggerito a Fegan di domandare a Williamson qualcosa circa l’Olocausto (ricordandogli che il presule ne aveva parlato anni prima in Canada) sia stata una giornalista francese, Fiammetta Venner.
Chi è costei? È una nota attivista del movimento omosessuale francese, e anche di quello abortista e laicista. È un’assidua relatrice dei convegni sulla laicità del Grande Oriente di Francia. La Venner, che lo scorso settembre in concomitanza del viaggio del Papa in Francia aveva mandato alle stampe un volume firmato assieme alla sua compagna Caroline Fourest e significativamente intitolato “Les Nouveaux Soldats du pape. Légion du Christ, Opus Dei, traditionalistes”, è intervenuta nell’ampio documentario dedicato ai lefebvriani all’interno del quale la tv svedese ha mandato in onda anche l’intervista a Williamson. Qui la giornalista - oltre il Tevere gli estensori del dossier giurano che la cosa non è casuale - ha accusato la FSPX di connessioni con l’ambiente politico dell’estrema destra francese, aprendo di fatto la strada alle successive accuse di fascismo e antisemitismo.
Dunque, secondo il dossier vaticano, abbiamo un’intervista registrata il 2 novembre nella quale una parte, su suggerimento di una giornalista francese poco in sintonia col mondo tradizionalista del suo paese (soprattutto col mondo lefebvriano), è dedicata alle tesi negazioniste sull’Olocausto.
E poi abbiamo un buco di circa due mesi e mezzo. Ovvero, abbiamo la decisione della tv svedese (forse imbeccata da qualcuno dentro le mura vaticane) che aspetta fino al 21 gennaio a mandare in onda l’intervista registrata il 2 novembre, cioè fino al giorno esatto in cui il cardinale Re firma il decreto di revoca della scomunica ai quattro lefebvriani.

Solo una coincidenza? Può darsi, ma forse no: quindi, secondo quanto ipotizza il dossier, sarebbe in Francia, ovvero nel paese dove il “cancro” lefebvriano si è maggiormente sviluppato aprendo ferite nella società e nella Chiesa oggi ancora non rimarginate, che è nata la volontà di screditare Benedetto XVI nel momento in cui prendeva una delle decisioni più dirompenti del suo pontificato. Una volontà di screditare il Papa e, quindi, di bloccare il già difficile processo di riavvicinamento dei lefebvriani alla Chiesa.

Nei giorni scorsi, il giornale tedesco Der Spiegel si è spinto sino a ipotizzare che i responsabili delle comunità ebraiche più importanti del mondo, tra queste «il Consiglio Centrale degli ebrei in Germania», fossero «stati informati» in precedenza delle dichiarazioni negazioniste del vescovo ma non abbiano voluto manifestare la propria contrarietà per intervenire contro il Papa soltanto successivamente, a cose fatte.

Il dossier vaticano non ritiene fondati gli argomenti di Der Spiegel e non li cita, ma mette in luce aspetti controversi di una vicenda che oggi, una settimana e mezzo dopo la firma della revoca della scomunica, è ancora di là dall’essere risolta.

© Copyright Il Riformista, 3 febbraio 2009




CHE SCHIFO!!!!! [SM=g7629] [SM=g7629] [SM=g7629] [SM=g7629] [SM=g7629] [SM=g7629] [SM=g7629] [SM=g7629] [SM=g7629]
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Lefebvriani, Card. Kasper critica la gestione della Curia romana
Il responsabile dei Rapporti con Ebrei a 'Radio vaticana' attacca

Città del Vaticano, 2 feb. (Apcom)

Il cardinale Walter Kasper, presidente della Pontificia commissione per i rapporti religiosi con l'ebraismo, denuncia la gestione della revoca della scomunica ai lefebvriani da parte del Vaticano.
"Osservo il dibattito con grande preoccupazione: nessuno può sicuramente rallegrarsi del fatto che ci siano stati degli equivoci", afferma il porporato tedesco ai microfoni della sezione tedesca di 'Radio vaticana'.
"Ci sono stati sicuramente errori di gestione da parte della curia, lo voglio dire espressamente.
Ma in sostanza la revoca della scomunica significa soltanto che si è tolto, per così dire, un impedimento, in modo che ora si possa entrare in dialogo con il movimento di Lefebvre su una serie di questioni teologiche. Per quanto io possa giudicare, non si tratterà di un dialogo leggero, ma pesante, sull'ecumenismo, il dialogo interreligioso, l'eucaristia e la libertà religiosa. Ci sono molte domande aperte tra loro e noi.

Il Papa voleva aprire il dialogo perché egli vuole l'unità dentro e fuori la Chiesa. Speriamo che si inizi un buon colloquio, ma certo non si può dire che i vescovi lefebvriani già siano in piena comunione con la Chiesa. Erano e restano sospesi.

Speriamo che ora si apra un dialogo serio, nel quale devono compiere tutti i passi per venirci incontro". Errori di comunicazione?

"Io penso di sì", risponde Kasper. "Lo devo dire apertamente. In Vaticano su questo tema si è parlato troppo poco l'uno con l'altro e non si è verificato dove potevano nascere problemi. Spiegarlo a posteriori è naturalmente molto, molto più difficile che se lo si fosse fatto subito. Avrei auspicato maggiore comunicazione a priori".

© Copyright Apcom


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Da Petrus

Lefebvriani & Shoah, la Merkel all’attacco di Ratzinger: “Faccia chiarezza”. La replica da Oltretevere: “Il Pontefice è stato chiarissimo”




CITTA’ DEL VATICANO - La cancelliera tedesca Angela Merkel invoca "chiarezza" a Benedetto XVI sulla controversa questione della revoca della scomunica al vescovo negazionista Richard Williamson. "Se una decisione del Vaticano fa emergere l'impressione che l'Olocausto possa essere negato - ha affermato il capo del governo di Berlino in un incontro con i giornalisti -, questa deve essere chiarita. Da parte del Vaticano e del Papa deve essere affermato molto chiaramente che non ci puo' essere alcuna negazione" sull'argomento. Finora, invece, “tutti i chiarimenti arrivati si sono rivelati insufficienti". "La condanna di dichiarazioni negazioniste da parte del Papa non poteva essere piu' chiara, e dal contesto risulta evidente che essa si riferiva anche alle posizioni di Monsignor Williamson e a tutte le posizioni analoghe". Lo afferma, dal canto suo, il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, in merito alle dichiarazioni del cancelliere tedesco Angela Merkel. "A proposito di nuove richieste di chiarimento circa le posizioni del Papa e della Chiesa Cattolica sul tema dell'Olocausto, il Direttore della Sala Stampa - si legge nella nota diffusa Oltretevere - ricorda che il pensiero del Papa sul tema dell'Olocausto e' stato espresso con molta chiarezza nella Sinagoga di Colonia il 19 agosto 2005, nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau il 28 maggio 2006, nella successiva Udienza generale del 31 maggio 2006, e ancora recentemente al termine dell'Udienza generale del 28 gennaio scorso con parole inequivocabili, di cui ricordiamo solo le seguenti: Mentre rinnovo con affetto l'espressione della mia piena e indiscutibile solidarieta' con i nostri Fratelli destinatari della Prima Alleanza, auspico che la memoria della Shoah induca l'umanita' a riflettere sulla imprevedibile potenza del male quando conquista il cuore dell'uomo. La Shoah sia per tutti monito contro l'oblio, contro la negazione o il riduzionismo". Per padre Lombardi, "il Papa stesso ha spiegato chiaramente anche lo scopo della remissione della scomunica, che non ha nulla a che vedere con una legittimazione delle posizioni negazioniste dell'Olocausto, da lui appunto chiaramente condannate".

04/02/2009 16:48
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Ma gli ebrei hanno bisogno della Chiesa di Benedetto XVI che chiede agli scismatici di Ecône di riconoscere Israele

di Gianni Baget Bozzo

Il ministro israeliano degli Affari religiosi ha chiesto la rottura delle relazioni diplomatiche tra lo Stato ebraico e la Chiesa cattolica a causa della posizione negazionista del vescovo della comunità di Ecône Richard Williamson, a cui papa Benedetto XVI ha revocato la scomunica.
L’ambasciatore di Israele a Roma ha risposto che egli dipende dal ministero degli Affari esteri del suo paese.
Credo però che lo Stato ebraico non possa fare a meno della grande amicizia e della comprensione che papa Benedetto XVI ha mostrato nei confronti di Israele come popolo ebraico e nei confronti dello Stato di Israele come entità politica.
È quindi sperabile che il viaggio del Pontefice in Terrasanta si compia.
Il Papa spiegherà con la chiarezza che lo contraddistingue gli approfondimenti compiuti dalla Chiesa cattolica nel riconoscimento dell’economia di Israele postcristiano nella storia del popolo di Dio.

Ma è importante che il mondo ebraico riconosca alla Chiesa il diritto alla propria diversità e comprenda come sia un’interferenza indebita opporsi alla beatificazione di un papa e alla ricerca della composizione di uno scisma.

Se i lefebvriani torneranno all’unità della Chiesa abbandonando le loro posizioni scismatiche, comprenderanno anche le posizioni conciliari sull’Israele carnale.
Ma il tentativo di composizione dello scisma ha attirato la polemica contro papa Benedetto anche da parte di quei cattolici che vedono in questa mossa del Santo Padre una negazione dell’unità conciliare e non comprendono come sia possibile che la Chiesa intenda approfondire posizioni della sua tradizione continua nel tempo. La Chiesa cattolica ha nel magistero papale la possibilità di conservare l’identità profonda e di acquisire nuove prospettive, conserva intatta in sé quella capacità di enunciare cose nuove e cose vecchie unificandone il senso nella sua comprensione. La Chiesa cattolica vive tra l’eterno e la storia, tra la parola unica e la verità degli eventi, comprende che gli eventi stessi vengono dal Cristo che conduce la storia e governa la Chiesa. E nel ministero petrino ordina la Chiesa a intendere il modo in cui gli eventi fluiscono nella parola.
La posizione papale unisce antico e nuovo nella Chiesa, fa sì che il suo riconoscimento del ruolo di Israele nella salvezza e della legittimità dello Stato ebraico possa divenire un elemento di unione e di forza per lo stesso popolo ebreo.
La Chiesa di Benedetto, con la sua unità tra passato e presente, dà a Israele la speranza che la funzione salvifica della sua esistenza storica possa divenire patrimonio comune anche per quelli che ora la negano.

Se esiste ancora un residuo di antigiudaismo nel mondo cattolico, questo viene cancellato da papa Benedetto XVI proprio superando lo scisma lefebvriano, cioè lo scisma in cui questo residuo esisteva, come appare nella dichiarazione antishoah del vescovo della comunità di Ecône.

Israele ha dunque bisogno del rapporto positivo con la Chiesa cattolica che rimane se stessa. E il viaggio del Papa in Terrasanta sarà un’occasione unica per dare una valenza universale al riconoscimento dell’esistenza di una economia ebraica nel periodo cristiano, della realtà della Shoah, della legittimità dello Stato di Israele.

© Copyright Tempi, 3 febbraio 2009


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SHOAH: STAMPA TEDESCA, MERKEL HA FATTO BENE A CRITICARE IL PAPA

(ASCA-AFP) - Roma, 4 feb

Le critiche della cancelliera tedesca Angela Merkel alla decisione di Papa Benedetto XVI di revocare la scomunica al vescovo lefebvriano negazionista dell'Olocuasto Richard Williamson raccolgono il plauso della stampa del Paese.
I commenti del capo del governo tedesco, osserva il quotidiano Tageszeitung, sono stati ''insoliti, uno spettacolare intervento politico nel cuore degli affari di cui si occupa il papa. E si e' trattato di un intervento necessario''.
In un editoriale, Suddeutsche Zeitung, scrive che ''Angela Merkel, il cancelliere cristiano-democratico, ha ragione: abbiamo bisogno di una spiegazione cristallina da parte di Roma''. Secondo il quotidiano, ''la delusione nei confronti del papa sta crescendo''. L'editoriale di Bild accusa invece non il papa, ma chi gi ha suggerito di revocare la scomunica a Williamson.
''Santo Padre, ho pregato per lei ieri nella mia chiesa preferita. Non ho rancore nei suoi confronti o nei confronti di Dio. Ma ho anche pregato che Dio punisca tutti i suoi collaboratori'', si legge nell'articolo. [SM=j7808] [SM=j7808] [SM=j7808] [SM=j7808] [SM=j7808] [SM=j7808] [SM=j7808] [SM=j7808] [SM=j7808]

Ma c'e' anche stato chi ha difeso il pontefice, come suo fratello Georg. ''Non ha bisogno che io lo difenda. Ma mi infastidisce constatare quanto siano stupide e male informate le tante persone che lo stanno attaccando'', ha detto in un'intervista che sara' pubblicata domani del Leipziger Volksseitung.
Il vescovo Gregor Maria Hanke, citato dalla rivista Focus, ha difeso il papa ancora piu' strenuamente, affermando che le critiche delle Merkel sono ''incomprensibili e oltraggiose''.

© Copyright Asca


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