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Notizie dal B16F

Ultimo Aggiornamento: 19/10/2015 04:06
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23/01/2009 01:56
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L'amicizia personale con gli ortodossi, chiave per l'ecumenismo


Si sono rafforzati negli ultimi anni i legami tra Roma e Mosca





CITTA' DEL VATICANO, giovedì, 22 gennaio 2009 (ZENIT.org).- La Chiesa cattolica ha migliorato significativamente le sue relazioni con la Chiesa ortodossa russa negli ultimi anni, soprattutto grazie allo stabilimento di legami d'amicizia personale con il Patriarcato di Mosca da parte di alti dignitari della Santa Sede.

Lo spiega il sacerdote gesuita Milan Zust, segretario del Comitato cattolico per la collaborazione culturale con le Chiese ortodosse e le Chiese ortodosse orientali presso il Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, in un articolo pubblicato da “L'Osservatore Romano”.

Padre Zust, che nel maggio scorso ha accompagnato il presidente del dicastero, il Cardinale Walter Kasper, nella sua visita ufficiale a Mosca, ha sottolineato l'importanza di questi incontri personali con i dignitari ortodossi, che negli ultimi tempi si sono intensificati.

“Le relazioni personali tra i cristiani sono un mezzo efficace per promuovere il loro cammino di comunione – spiega – . Con ciò non si intende in alcun modo sminuire o relegare in secondo piano il dialogo teologico a livello ufficiale”, ma “sottolineare il valore delle relazioni personali, che costituiscono l'irrinunciabile fondamento del dialogo della verità”.

In questo senso, ha ricordato l'importanza della visita del Cardinale Kasper a Mosca a maggio in occasione della festa dei Santi Cirillo e Metodio, molto venerati dall'ortodossia.

La visita, osserva padre Zust, “aveva lo scopo di approfondire la conoscenza della Chiesa ortodossa russa, della sua ricca tradizione spirituale e culturale”.

Il Cardinale si è recato in Russia su invito del Metropolita Kirill, con il quale ha parlato della partecipazione della Chiesa ortodossa russa, dal 2009, alla Commissione Mista che studia il dialogo ecumenico con gli ortodossi.

“Si tratta di una questione importante, poiché la perdurante assenza della delegazione ortodossa russa nel dialogo teologico ufficiale rischierebbe di nuocere ai lavori della commissione”, constata padre Zust.

Il Cardinale Kasper ha avuto anche l'opportunità di incontrare per più di un'ora il Patriarca Alessio II, con il quale ha intrattenuto un dialogo “cordiale”. Il porporato ha inoltre guidato la delegazione della Santa Sede che ha partecipato ai funerali del Patriarca, morto poche settimane fa.

Anche con la Chiesa ortodossa ucraina è stato aperto un dialogo fruttuoso, con la visita del Cardinale Kasper al Metropolita Volodymyr di Kiev nel dicembre 2007. La visita è stata rilevante perché la relazione tra le due confessioni aveva attraversato momenti difficili in passato, dopo la persecuzione comunista.

Oltre a questi gesti di amicizia, padre Zust ha spiegato l'importanza dell'opera del Comitato di cui fa parte, che ha come compito fondamentale quello di offrire borse di studio ai seminaristi ortodossi che giungono a Roma per studiare nelle facoltà pontificie.

“La crescita della reciproca fiducia tra i cristiani divisi dai tristi eventi della storia e dal peccato umano” è molto significativa, ha osservato.

Spesso questi contatti si svolgono con grande discrezione. Per padre Zust, mantenere il carattere “privato” “equivale ad accrescerne la forza che, unita a quella di Cristo, può fare miracoli, anche quando si ha umanamente l'impressione di percorrere il cammino di comunione con passi troppo lenti o esitanti”.

“Personali sacrifici e intime rinunce, nascosti agli altri ma noti al Signore, sono il mezzo che appartiene a noi tutti di pregare per l'unità – ha concluso –. Il Signore sa come trasformarli in strumenti di comunione”.


23/01/2009 16:20
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Benedetto XVI riceve il presidente della Repubblica dell’Ex-Repubblica Jugoslava di Macedonia


Questa mattina Benedetto XVI ha ricevuto in udienza il presidente della Repubblica dell’Ex-Repubblica Jugoslava di Macedonia, Branko Crvenkovski, che poi ha incontrato il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone e il segretario per i Rapporti con gli Stati, l’arcivescovo Dominique Mamberti.

“Il presidente – rileva un comunicato della Sala Stampa vaticana - ha voluto esprimere riconoscenza per l’attenzione manifestata dalla Santa Sede verso il suo Paese sin dall’indipendenza, ed ha sottolineato le buone relazioni esistenti fra le parti, di cui è segno anche la visita annuale di una delegazione ufficiale a Roma, in occasione della festa dei Santi Cirillo e Metodio. Si è fatta, inoltre, una ricognizione panoramica della situazione nella regione e si sono trattate alcune questioni bilaterali”.



www.radiovaticana.org/it1/videonews_ita.asp?anno=2009&videoclip=664&set...




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Il Papa al nuovo patriarca di Antiochia dei Siri: la Chiesa annunci Cristo con le parole dell’Oriente e dell’Occidente

La Chiesa annunci Cristo con “le parole dell’Oriente e dell’Occidente”, seminando pace e speranza: è quanto ha affermato il Papa ricevendo stamani il nuovo patriarca di Antiochia dei Siri, Ignace Youssif III Younan, cui ha concesso la comunione ecclesiastica, dopo la sua elezione al Sinodo dei Vescovi della Chiesa Siro-Cattolica, che si è svolto a Roma dal 18 al 20 gennaio scorsi. Il servizio di Sergio Centofanti.

"Je vous accueille avec joie ..."
Il Papa ha accolto con gioia il nuovo patriarca di Antiochia dei Siri, auspicando che i membri di questa comunità ecclesiale possano essere “seminatori di pace in Terra Santa, Iraq e Libano, dove la Chiesa siriana ha una presenza storica molto apprezzata”. Il nuovo patriarca è nato in Siria 64 anni fa, ma ha svolto per molti anni il suo servizio episcopale negli Stati Uniti e in Canada presso la comunità della diaspora, costituita da tanti fedeli cristiani che hanno lasciato il Medio Oriente “in cerca di migliori condizioni di vita”.


"Mon désir est qu’en Orient ..."
“Il mio desiderio – ha detto il Papa – è che in Oriente, da dove è venuto l'annuncio del Vangelo, le comunità cristiane continuino a vivere e testimoniare la loro fede, come hanno fatto nel corso dei secoli, auspicando che nello stesso tempo possano ricevere adeguate cure pastorali tutti coloro che si trovano altrove, in modo che possano rimanere legati in modo fruttuoso alle loro radici religiose”. Benedetto XVI invoca “l'aiuto del Signore per ogni comunità orientale affinché, dovunque si trovi, sappia integrarsi nel suo nuovo contesto sociale ed ecclesiale, senza perdere la propria identità portando l'impronta della spiritualità orientale, in modo che utilizzando “le parole dell'Oriente e dell'Occidente” la Chiesa parli con efficacia di Cristo all'uomo contemporaneo. Così – ha concluso il Papa - i cristiani affronteranno le sfide più urgenti dell’umanità, costruiranno la pace e la solidarietà universale e testimonieranno la "grande speranza", di cui sono portatori instancabili”.





www.radiovaticana.org/it1/videonews_ita.asp?anno=2009&videoclip=663&set...



23/01/2009 16:22
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Dalle 12 di oggi la parola di Benedetto XVI su “You Tube”. L’iniziativa presentata con il Messaggio del Papa per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali


Quello di oggi è un giorno che scrive una nuova pagina di storia per la Santa Sede: dalle 12, sul sito di You Tube, è possibile vedere l’immagine del Papa e ascoltarne la parola. E nello stesso giorno, è stato presentato in Sala Stampa vaticana il Messaggio di Benedetto XVI per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, in programma il 24 maggio prossimo. Un documento col quale il Pontefice si rivolge in particolare ai giovani, alla “generazione digitale”, perché soprattutto da essa venga l’impulso a evangelizzare quel "vero dono per l'umanità" che è Internet, rendendola un luogo capace promuovere i grandi valori dell’esistenza e non di banalizzazione dei rapporti umani. Il servizio di Alessandro De Carolis.


Pochi clic del mouse e tra i milioni di video che affollano l’enorme contenitore di You Tube, c’è da oggi anche l’informazione vaticana prodotta quotidianamente dalle testate della Santa Sede. Il tutto con le caratteristiche di interattività che hanno reso immensamente popolare, specie fra i giovani, il sito fondato nel 2005 e di proprietà di Google. E proprio ai giovani, il Papa si rivolge col suo Messaggio per la prossima Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali. “Nuove tecnologie”, vuol dire “nuove relazioni” recita e sollecita il titolo del documento: un binomio che Benedetto XVI sviluppa parlando delle luci e delle ombre del web, “dello straordinario potenziale delle nuove tecnologie” e delle insidie di chi sfrutta quelle potenzialità per intasare la rete con, afferma il Papa, “parole e immagini degradanti per l’essere umano”.

L’analisi di Benedetto XVI parte dal positivo del mondo digitale e dalle responsabilità che la sua gestione comporta. Anzitutto, dice, i vantaggi delle nuove tecnologie devono essere “messi al servizio di tutti gli esseri umani”. Incoraggio, scrive il Pontefice, chi lavora in questo settore emergente dei media perché promuova “una cultura del rispetto, del dialogo, dell’amicizia”. E dunque un netto “no” - scandisce - a chi se ne serve invece per alimentare “l’odio e l’intolleranza”, per svilire “la bellezza e l’intimità della sessualità umana, per sfruttare “i deboli e gli indifesi”. In quest’ultimo caso, Benedetto XVI ringrazia e apprezza quelle reti digitali che, osserva, “cercano di promuovere “la solidarietà umana, la pace e la giustizia, i diritti umani” specie in quelle aree del mondo dove l’accessibilità a Internet è penalizzata da un divario tecnologico difficile da colmare. “Sarebbe un grave danno per il futuro dell’umanità – asserisce - se i nuovi strumenti della comunicazione, che permettono di condividere sapere e informazioni in maniera più rapida e efficace, non fossero resi accessibili a coloro che sono già economicamente e socialmente emarginati”.

Ma un capitolo, il Papa lo dedica a chi al contrario vive la dimensione del “tempo reale” della rete, connettendosi per lavoro o svago ogni giorno e più volte al giorno. Il lato positivo di quelli che definisce “desiderio di connessione” e “istinto di comunicazione” il Pontefice li ravvisa nella naturale “propensione” degli esseri umani a entrare in rapporto con gli altri. In fondo, riconosce, “questo desiderio di comunicazione e amicizia è radicato” nella nostra natura come “riflesso della nostra partecipazione al comunicativo ed unificante amore di Dio, che vuol fare dell’intera umanità un’unica famiglia”. E infatti, prosegue, i benefici del cyberspace sono “molti: le famiglie possono restare in contatto anche se divise da enormi distanze, gli studenti e i ricercatori hanno un accesso più facile e immediato ai documenti, alle fonti e alle scoperte scientifiche e possono, pertanto, lavorare in équipe da luoghi diversi”.

Tuttavia i pericoli non mancano. “Occorre non lasciarsi ingannare da quanti - scrive Benedetto XVI - cercano semplicemente dei consumatori in un mercato di possibilità indifferenziate, dove la scelta in se stessa diviene il bene, la novità si contrabbanda come bellezza, l’esperienza soggettiva soppianta la verità”. E con altrettanta chiarezza, il Papa mette in guardia soprattutto i giovani a “non banalizzare il concetto l’esperienza di amicizia” che negli ultimi anni – nota - hanno goduto “di un rinnovato rilancio nel vocabolario delle reti sociali digitali”. “Sarebbe triste - si legge nel Messaggio - se il nostro desiderio di sostenere e sviluppare on-line le amicizie si realizzasse a spese della disponibilità per la famiglia, per i vicini e per coloro che si incontrano nella realtà di ogni giorno, sul posto di lavoro, a scuola, nel tempo libero. Quando, infatti, il desiderio di connessione virtuale diventa ossessivo - soggiunge - la conseguenza è che la persona si isola, interrompendo la reale interazione sociale. Ciò finisce per disturbare anche i modelli di riposo, di silenzio e di riflessione necessari per un sano sviluppo umano”.

L’ultimo appello è per i “giovani cattolici”. La rete, scrive, è uno sterminato “continente digitale” lungo il quale soprattutto voi siete chiamati a testimoniare il Vangelo. E perché ciò sia fatto con efficacia, Benedetto XVI offre un paragone suggestivo: “Nei primi tempi della Chiesa - ricorda - gli Apostoli e i loro discepoli hanno portato la Buona Novella di Gesù nel mondo greco romano: come allora l’evangelizzazione, per essere fruttuosa, richiese l’attenta comprensione della cultura e dei costumi di quei popoli pagani nell’intento di toccarne le menti e i cuori, così ora l’annuncio di Cristo nel mondo delle nuove tecnologie suppone una loro approfondita conoscenza per un conseguente adeguato utilizzo”.


Per un commento sul Messaggio del Papa ascoltiamo mons. Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, al microfono di Philippa Hitchen:


R. - Il tono di questo messaggio del Papa è positivo e propositivo. Il Papa dice chiaramente che queste tecniche sono un vero dono per l’umanità. Nello stesso tempo riconosce che favoriscono forme più dinamiche di apprendimento e di comunicazione e contribuiscono al progresso sociale, favoriscono la comprensione tra gli uomini e la solidarietà. La visione che il Papa dà delle nuove tecnologie è senz’altro positiva.


D. – Quindi una prospettiva molto positiva, un incoraggiamento, eppure non nasconde anche i problemi, i rischi…

R. – Questo è vero. Quando il Papa parla del rispetto e innegabilmente fa riferimento alla dignità e al valore della persona umana, dice, in maniera molto semplice, che vanno evitate parole ed immagini degradanti per l’essere umano e fa anche riferimento a tutto ciò che genera odio e intolleranza. C’è poi un altro problema: i nostri giovani, ma anche noi adulti, siamo quasi ossessionati dal desiderio di rimanere “connessi” e il tema di fondo è che siamo più preoccupati di essere “connessi” che dei contenuti della nostra connessione. Tramite le nuove tecnologie si creano nuove relazioni, nuove amicizie e qui c’è un rischio: che si tratti di amicizie virtuali che poco a poco ci fanno perdere il rapporto, il contatto con la comunità che realmente ci circonda. E’ molto facile avere un’amicizia con una persona che incontriamo su internet, ma è molto più difficile vivere un rapporto di amicizia con chi, invece, ci sta accanto e il Papa è attento a questo problema e mette in guardia, dice “attenti!”. L’altro grande rischio, ce ne accorgiamo noi stessi, è che viviamo nell’era della comunicazione eppure, mai come adesso, sperimentiamo la solitudine. Il giovane avrà mille e mille amici virtuali ma poi vive e sperimenta, alle volte, una drammatica solitudine, un’angosciante solitudine. L’altro grande rischio è il cosiddetto “digital divide”; il Papa auspica che queste possibilità siano messe a servizio di tutti, soprattutto di chi è bisognoso e vulnerabile perché sarebbe un grave danno per l’umanità, se aumentasse questa emarginazione sociale. Poi, una cosa bella, secondo me, è l’invito che il Papa rivolge ai giovani cattolici a portare, nel mondo digitale, la testimonianza della loro fede, farla pervenire ai loro amici, a chi è lontano ed il Papa affida loro questo invito: quello di essere evangelizzatori del “continente digitale”. Io mi auguro che le nuove generazioni, queste generazioni di giovani “nati digitali”, sappiano accogliere nel loro cuore l’invito del Papa e mettere in essere questa grande rete a servizio di un messaggio di umanità, di bene, di verità.


Rispondendo in Sala stampa alle domande dei giornalisti presenti, il direttore padre Federico Lombardi, ha tra l'altro puntualizzato che l'attivazione del canale vaticano su You Tube è avvenuta sostanzialmente senza spese o costi particolari, poiché la realizzazione è stata curata da alcuni colleghi del CTV e della Radio Vaticana. Il rappresentante di Google ha precisato, da parte sua, che il sito non guadagnerà nulla sul canale vaticano. Per una riflessione generale su questa nuova collaborazione, ecco la nota di padre Federico Lombardi:


Anche il Papa è arrivato su You Tube: questa è la bella notizia di oggi.


Molte persone nel mondo desiderano poter sapere, poter conoscere meglio che cosa il Papa pensa, che cosa la Chiesa cattolica propone per i grandi problemi del mondo di oggi. Con il nuovo canale vaticano su You Tube, che comincia in inglese, spagnolo, tedesco e italiano, da quest’oggi sarà più facile.


Il Centro Televisivo Vaticano e la Radio Vaticana da più di un anno producono ogni giorno videonews sull’attività del Papa e sugli eventi del Vaticano. Ora sono pronti per fare questo salto “nell’arena globale”, per mettere il loro materiale a disposizione di gente di tutti i Paesi, di tutte le posizioni religiose e ideologiche che siano interessati alle parole del Papa e della Chiesa cattolica.


Dalla home page del canale, attraverso diversi link, si potrà sviluppare l’informazione, si potrà attingere ai testi completi, si potranno avere commenti, in modo da contestualizzare le brevi informazioni delle videonews.


Attraverso le forme di interattività abituali di You Tube, si potranno anche mandare messaggi, mandare commenti, condividere i filmati che sono più interessanti con i propri amici. Quindi la proposta del Vaticano si inserisce in un clima di dialogo, in un clima di apertura ad una comunicazione in tutte le direzioni.


Siamo all’inizio di un cammino che, sulla grande rete globale, ci porterà lontano. Il Papa, la Chiesa cattolica, il Centro Televisivo Vaticano e la Radio Vaticana accompagnano l’umanità di oggi con questi nuovi modi di comunicare con grande simpatia e partecipazione.




www.radiovaticana.org/it1/videonews_ita.asp?anno=2009&videoclip=662&set...

23/01/2009 16:23
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Il Cardinale Vallini invita a “educare con speranza”



ROMA, venerdì, 23 gennaio 2008 (ZENIT.org).- “Educare con speranza” è l'invito che il Cardinale vicario per la Diocesi di Roma, Agostino Vallini, rivolge agli educatori scolastici in una Lettera indirizzata a loro con questo titolo e presentata alla Pontificia Università Lateranense nel corso di un'assemblea degli insegnanti di religione.

Ricordando la Lettera indirizzata da Benedetto XVI un anno fa alla Diocesi e alla città di Roma sul compito urgente dell'educazione, in cui sottolineava l'“emergenza educativa” in corso, il Cardinale afferma che “solo lavorando insieme” è possibile “trasmettere alle nuove generazioni la sapienza necessaria per affrontare responsabilmente e con passione la vita”, riporta “L'Osservatore Romano”.

Per questo, il porporato ha esortato tutti gli educatori scolastici a “non dimenticare mai che educare è soprattutto un impegno d'amore e, come ogni vero impegno, costa”.

“Senza l'intima convinzione che ogni singolo essere umano è in se stesso un valore inestimabile, in quanto persona, e che è possibile sperare in un futuro migliore, cercando di costruirlo, nessuno investirebbe la propria vita nell'impegno educativo”, ha osservato.

Il porporato ha poi ricordato “le problematiche complesse” che i responsabili dell'educazione sono chiamati ad affrontare quotidianamente, “riguardanti sia il mondo affascinante e delicato dei ragazzi e dei giovani che quelle legate all'organizzazione scolastica”.

In questo “contesto di vita personale e professionale impegnativo, stimolante, ma anche oneroso”, il Cardinale Vallini suggerisce “di essere perseveranti, nonostante tutto, sostenuti dalla rettitudine della vostra coscienza personale che vi chiede di vivere appieno la responsabilità educativa, puntando in alto e allargando gli orizzonti”.

Nell'affrontare questa “altissima missione”, ha sottolineato, non può mancare la collaborazione delle famiglie, perché “i primi educatori sono e saranno sempre i genitori” ed è dunque “compito di un educatore lavorare in sinergia con le famiglie, collaborando con esse in un progetto educativo integrale, nel rispetto della libertà e degli orientamenti dei genitori”.

Il Cardinale ha dunque esortato gli educatori cristiani ad essere testimoni, basandosi su “una solida professionalità, responsabilmente esercitata e costantemente aggiornata” e ricordando che “la rettitudine morale non si sostituisce alle competenze professionali, ma le promuove e le coltiva”.

“Attingete assiduamente dalla Parola di Dio e dalla grazia dei sacramenti la forza per una testimonianza luminosa e sincera, che vi permetta di contribuire efficacemente al comune sforzo educativo”, ha chiesto.

Allo stesso modo, li ha incoraggiati “a mostrare con l'esempio della vita quotidiana e con l'attività professionale, come singoli insegnanti e come comunità educante e solidale, che è possibile superare la frammentazione dei saperi e formulare una visione unitaria e coerente del mondo, capace di coniugare serenamente i valori e le verità della fede con la cultura del nostro tempo”.

Il porporato ha quindi rivolto “un pensiero speciale” agli insegnanti di religione cattolica, ai quali spetta, oltre alla testimonianza della fede, “il compito di presentare articolatamente il messaggio cristiano e la sua credibilità”.

Per questo, ha chiesto di loro di non accontentarsi di “presentare i semplici fatti religiosi del cristianesimo”, ma di parlare “di Colui da cui la storia e la cultura cristiana prendono il nome e l'origine”, perché “ogni presentazione del cristianesimo che non mettesse al centro la persona di Gesù di Nazaret, il Signore della storia risorto e vivo, sarebbe parziale o addirittura fuorviante”.

Se “l'insegnamento scolastico della religione non è e non deve essere una forma velata di catechesi”, ha osservato, “una presentazione onesta e obiettiva della religione cattolica esige di affrontare anche la questione della verità”, e “il Vangelo chiede di essere riconosciuto non solo come buono o bello, ma anche come vero”.

Il porporato ha quindi chiesto agli educatori di alimentare nella preghiera la loro vita spirituale e la loro dedizione professionale, collaborando attivamente con le comunità cristiane del territorio e con le parrocchie.

“Cooperando insieme, con un supplemento d'anima, per un rinnovato impegno educativo, potremo far fronte alle sfide del presente e consegnare alle nuove generazioni la saggezza necessaria per affrontare l'affascinante viaggio della vita”, ha aggiunto.

Il Cardinale ha concluso il suo intervento invitando gli educatori a non scoraggiarsi mai e a educare “con speranza ed entusiasmo”, fiduciosi che “il buon seme a suo tempo darà frutto”.

23/01/2009 21:36
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PAPA: ARRIVA SU YOUTUBE E BENEDICE INTERNET

(AGI) - CdV, 23 gen.

di Salvatore Izzo

A 81 anni compiuti, Joseph Ratzinger si colloca tra quanti ("noi adulti", scrive) "hanno dovuto imparare a capire ed apprezzare le opportunita'" dell'informatica e in particolare di Internet.
Lo rivela lui stesso nel Messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, che esalta le grandi opportunita' offerte all'umanita' dalla rete e dalle nuove tecnologie informatiche, presentato oggi insieme al nuovo canale aperto dal Vaticano su Youtube per offrire "una copertura informativa delle principali attivita' del Santo Padre Benedetto XVI e degli avvenimenti vaticani piu' rilevanti". Nella pagina alcuni link permettono l'accesso diretto ai testi completi ed ufficiali dei documenti citati", una scelta che dovrebbe contribuire a disinnescare le frequenti manipolazioni delle parole del Papa da parte di alcuni media.
Per il Pontefice, "il desiderio di connessione e l'istinto di comunicazione, che sono cosi' scontati nella cultura contemporanea, sono manifestazioni moderne della fondamentale e costante propensione degli esseri umani ad andare oltre se stessi per entrare in rapporto con gli altri".
Benedetto XVI invita dunque a cogliere le grandi opportunita' positive offerte da Internet ma invita anche ad "essere attenti a non banalizzare il concetto e l'esperienza dell'amicizia". Il rischio non e' solo quello di favorire "passeggere, superficiali relazioni" che porterebbero a svilire il valore dell'amicizia". Soprattutto occorre evitare, spiega, il rischio dell'alienazione: "quando, infatti, il desiderio di connessione virtuale diventa ossessivo, la conseguenza e' che la persona si isola, interrompendo la reale interazione sociale". "Cio' - rileva il Pontefice - finisce per disturbare anche i modelli di riposo, di silenzio e di riflessione necessari per un sano sviluppo umano".
"Sarebbe triste - ragiona - se il nostro desiderio di sostenere e sviluppare on-line le amicizie si realizzasse a spese della disponibilita' per la famiglia".
"Se usate per favorire la comprensione e la solidarieta' umana", la rete di Internet e le nuove tecnologie informatiche rappresentano pero' "un vero dono per l'umanita', una molteplicita' di vie attraverso le quali e' possibile inviare, in modo istantaneo, parole ed immagini ai piu' lontani ed isolati angoli del mondo: e', questa, chiaramente una possibilita' impensabile per le precedenti generazioni.
Molti benefici derivano da questa nuova cultura della comunicazione: le famiglie possono restare in contatto anche se divise da enormi distanze, gli studenti e i ricercatori hanno un accesso piu' facile e immediato ai documenti, alle fonti e alle scoperte scientifiche e possono, pertanto, lavorare in equipe da luoghi diversi; inoltre la natura interattiva dei nuovi media facilita forme piu' dinamiche di apprendimento e di comunicazione, che contribuiscono al progresso sociale".
Benedetto XVI chiede pero' che "i vantaggi" offerti dal mondo digitale "siano messi al servizio di tutti gli esseri umani e di tutte le comunita', soprattutto di chi e' bisognoso e vulnerabile".
"Coloro che operano nel settore della produzione e della diffusione di contenuti dei nuovi media non possono non sentirsi impegnati al rispetto della dignita' e del valore della persona umana", raccomanda con forza il Papa nel suo Messaggio. "Se le nuove tecnologie devono servire al bene dei singoli e della societa', quanti ne usano - ammonisce - devono evitare la condivisione di parole e immagini degradanti per l'essere umano, ed escludere quindi cio' che alimenta l'odio e l'intolleranza, svilisce la bellezza e l'intimita' della sessualita' umana, sfrutta i deboli e gli indifesi". "Le nuove tecnologie - rileva infatti il Pontefice - hanno anche aperto la strada al dialogo tra persone di differenti paesi, culture e religioni. La nuova arena digitale, il cosiddetto cyberspace, permette di incontrarsi e di conoscere i valori e le tradizioni degli altri. Simili incontri, tuttavia, per essere fecondi, richiedono forme oneste e corrette di espressione insieme ad un ascolto attento e rispettoso".
"Occorre - raccomanda ancora Papa Ratzinger - non lasciarsi ingannare da quanti cercano semplicemente dei consumatori in un mercato di possibilita' indifferenziate, dove la scelta in se stessa diviene il bene, la novita' si contrabbanda come bellezza, l'esperienza soggettiva soppianta la verita'". Per il Papa teologo, "il dialogo deve essere radicato in una ricerca sincera e reciproca della verita', per realizzare la promozione dello sviluppo nella comprensione e nella tolleranza.
La vita - conclude il messaggio del Papa per la 43esima Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali - non e' un semplice succedersi di fatti e di esperienze: e' piuttosto ricerca del vero, del bene e del bello. Proprio per tale fine compiamo le nostre scelte, esercitiamo la nostra liberta' e in questo, cioe' nella verita', nel bene e nel bello, troviamo felicita' e gioia".
In un'altra lettera, resa nota nel pomeriggio dai destinatari, il Papa chiede infine ai giornalisti cattolici di essere di esempio ai loro colleghi. "Non sono pochi tra i vostri colleghi laici quelli che intimamente attendono da voi testimonianza silenziosa, senza etichetta ma di sostanza di una vita ispirata ai valori della
fede".
Per il Papa puo' succedere anche che "interessi economici e politici" abbiano "il sopravvento sullo spirito di servizio e sul criterio del bene comune". Di qui l'esortazione ai membri dell'unione Cattolica Stampa Italiana a "non cedere a compromessi di valori tanto importanti ma ad avere il coraggio della coerenza anche a costo di pagare di persona. La serenita' della coscienza non ha prezzo".

© Copyright (AGI)


Papa Ratzi Superstar









"CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
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IL PAPA IN VERSIONE UFFICIALE SU YOUTUBE

CITTA' DEL VATICANO

Da mezzogiorno di oggi Papa Benedetto XVI è su Youtube, con una serie di videoclip messi a disposizione dai media vaticani raggiungibili dal link www.youtube.com/vaticanit. Lo ha annunciato il direttore della Radio Vaticana, padre Federico Lombardi, durante la presentazione del messaggio del Papa per la Giornata delle comunicazioni sociali. Contemporaneamente, il sito della Radio Vaticana ha pubblicato la notizia, sottolineando che "quello di oggi è un giorno che scrive una nuova pagina di storia per la Santa Sede".

"Siamo convinti che ci sono persone attente e sensibili interessate al messaggio del Papa e che, nella loro ricerca del senso della vita, si muovono nel vasto mondo della rete: a queste abbiamo pensato aprendo il canale 'Youtube' ", ha spiegato padre Federico Lombardi motivando l'apertura del canale del Papa . Che cosa si troverà nel canale di Youtube? "Ci sono le udienze, gli incontri del papa con personalità importanti, oppure le celebrazioni in piazza San Pietro, cioé tutte quelle attività che seguiamo quotidianamente e che possono diventare delle video news". L'offerta su Youtube sarà in italiano ma "grazie alla collaborazione con il cabale H2Onews, molti video saranno tradotti in inglese, tedesco e spagnolo". "In partenza - continua padre Lombardi - ci sono 12 videoclip che riguardano avvenimenti delle ultime settimane ma ogni giorno l'archivio si andrà arricchendo". Sul canale ci sono inoltre una serie di link, per esempio alla Radio Vaticana, al Centro televisivo vaticano e al quotidiano della Santa Sede o al canale di H2Onews "perché siamo consapevoli che il Vaticano e il Papa non sono tutta la chiesa - spiega padre Lombardi - che è diffusa e operante in tutto il mondo. Così si chiamano le diverse tv cattoliche nel mondo a contribuire con video news". Sono possibili inoltre diverse forme di interattività come mandare un messaggio, condividerlo o archiviare il documento su IGoogle. "Il tema della interattività - ha aggiunto Lombardi - é una strada su cui ci mettiamo, vediamo dove ci potrà portare. Per il futuro immaginiamo che potremo aumentare le lingue di fruizione e i contributi". "Il Papa è stato personalmente informato del nostro progetto - ha concluso - e ci sentiamo molto incoraggiati da questo perché lui è molto contento".


MONS. CELLI, SONO CERTO CHE NAVIGHI IN INTERNET

"Non ne ho la prova diretta ma penso proprio che Benedetto XVI navighi in Internet". Lo ha affermato mons. Claudio Maria Celli, presidente del pontificio consiglio per le Comunicazioni sociali, rispondendo alle domande dei giornalisti durante la conferenza stampa di presentazione del messaggio del Papa in occasione della 43/esima Giornata delle comunicazioni sociali. "Essendo Ratzinger un uomo di ricerca, curioso e attento - ha aggiunto - penso proprio che faccia uso della Rete".


INTERNET: PAPA, GRAVE DANNO SE NON ACCESSIBILE A TUTTI

CITTA' DEL VATICANO - Le tecnologie digitali sono "un vero dono per l'umanità", ma sarebbe "un grave danno" se non fossero accessibili a tutti, e specialmente ai più poveri e agli emarginati: lo ha detto Benedetto XVI nel suo messaggio per la 43esima Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali. "E' gratificante - afferma il Papa - vedere l'emergere di nuove reti digitali che cercano di promuovere la solidarietà umana, la pace e la giustizia, i diritti umani e il rispetto per la vita e il bene della creazione. Queste reti possono facilitare forme di cooperazione tra popoli di diversi contesti geografici e culturali, consentendo loro di approfondire la comune umanità e il senso di corresponsabilità per il bene di tutti. Ci si deve tuttavia preoccupare - avverte - di far sì che il mondo digitale, in cui tali reti possono essere stabilite, sia un mondo veramente accessibile a tutti. Sarebbe un grave danno per il futuro dell'umanità - ha insistito - se i nuovi strumenti della comunicazione, che permettono di condividere sapere e informazioni in maniera più rapida e efficace, non fossero resi accessibili a coloro che sono già economicamente e socialmente emarginati o se contribuissero solo a incrementare il divario che separa i poveri dalle nuove reti che si stanno sviluppando al servizio dell'informazione e della socializzazione umana".
Nel discorso del Papa c'é anche un appello alla responsabilità e al rispetto della "dignità e del valore della persona umana" su internet, con chiaro riferimento alla pornografia e alle incitazioni all'odio e alla violenza. "Coloro che operano nel settore della produzione e della diffusione di contenuti dei nuovi media - ha detto nel suo messaggio - non possono non sentirsi impegnati al rispetto della dignità e del valore della persona umana. Se le nuove tecnologie devono servire al bene dei singoli e della società, quanti ne usano devono evitare la condivisione di parole e immagini degradanti per l'essere umano, ed escludere quindi ciò che alimenta l'odio e l'intolleranza, svilisce la bellezza e l'intimità della sessualità umana, sfrutta i deboli e gli indifesi". Un richiamo anche al rispetto tra culture e religioni diverse, ormai tutte parte "della nuova arena digitale", tra le quali internet può favorire l'incontro, che deve essere però basato su "forme oneste e corrette di espressione insieme ad un ascolto attento e rispettoso". Occorre poi - aggiunge il pontefice - "non lasciarsi ingannare da quanti cercano semplicemente dei consumatori in un mercato di possibilità indifferenziate, dove la scelta in se stessa diviene il bene, la novità si contrabbanda come bellezza, l'esperienza soggettiva soppianta la verità".

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M.O./ Vescovo iracheno: Papa vuole sinodo su scomparsa cristiani

Mons. Sako: Tutelare i loro diritti e incoraggiarne la permanenza

Roma, 23 gen. (Apcom)

Il Papa ha accolto l'idea di un sinodo speciale sulla situazione dei cristiani in Medio Oriente, secondo il vescovo iracheno che gli ha fatto oggi la proposta: lo riferisce lo stesso presule intervistato dall'agenzia stampa delle Pontificie missioni estere 'Asianews'.
Di fronte alle presecuzioni subite dai cristiani in Iraq, ma anche in Libano e nei Territori palestinesi, monsignor Louis Sako, arcivescovo di Kirkuk, ha proposto a Benedetto XVI, che l'ha ricevuto questa mattina in Vaticano, un Sinodo generale delle Chiese del Medio Oriente. Il Papa, riferisce, ha accolto e apprezzato il progetto, che definisce "una buona idea".
"Siamo una realtà piccola - prosegue Sako intervistato dall'agenzia - ma abbiamo il desiderio comune di continuare la nostra missione nell'area. Il Sinodo toccherà diverse tematiche, fra le quali il problema dell'immigrazione dei cristiani. Abbiamo steso un progetto che delinea il percorso da seguire durante il Sinodo e le problematiche da affrontare". Più specificamente, mons. Sako invita la comunità internazionale e la Chiesa universale ad "appoggiare la presenza dei cristiani in Iraq" e chiede al governo di Baghdad di "creare un Ministero per le minoranze, che dia un significato alla loro presenza nel Paese, ne tuteli i diritti e ne incoraggi la permanenza". "Bisogna impegnarsi - è la richiesta lanciata dal prelato - perché i cristiani abbiano un ruolo nella vita sociale dell'Iraq. Dobbiamo salvarne il patrimonio etnico e culturale".

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BENEDETTO XVI: ALL’UCSI, “LA SERENITÀ DELLA COSCIENZA NON HA PREZZO”

“La serenità della coscienza non ha prezzo”. Lo scrive Benedetto XVI nel suo messaggio all’Unione cattolica stampa italiana (Ucsi), in occasione dell’apertura del XVII congresso nazionale, avvenuta oggi pomeriggio a Roma. Il Papa esprime apprezzamento per “il prezioso servizio che l’Ucsi ha offerto nel corso dei suoi 50 anni di vita alla Chiesa e al Paese”. A mezzo secolo di distanza dalla fondazione dell’Unione, osserva il Pontefice, “molte cose sono cambiate: in modo più visibile, in settori quali quelli che vanno dalla scienza alla tecnologia, dall’economia alla geopolitica; in modo meno appariscente ma più profondo e anche più preoccupante, nell’ambito della cultura corrente nella quale sembra essersi notevolmente affievolito, insieme con il rispetto per la dignità della persona, il senso di valori quali la giustizia, la libertà, la solidarietà che sono essenziali per la sopravvivenza di una società”. “Ancorato a un patrimonio di principi radicati nel Vangelo il vostro lavoro di giornalisti cattolici – scrive il Santo Padre – risulta oggi ancor più arduo”.
“Al senso di responsabilità e allo spirito di servizio che vi contraddistinguono dovete affiancare una sempre più spiccata professionalità e insieme una grande capacità di dialogo con il mondo laico alla ricerca di valori condivisi”, è l’invito che Benedetto XVI rivolge all’Ucsi. “Tanto più troverete ascolto – prosegue il Papa – quanto più coerente sarà la testimonianza della vostra vita”. Infatti, “non sono pochi tra i vostri colleghi laici quelli che intimamente attendono da voi testimonianza silenziosa, senza etichetta ma di sostanza di una vita ispirata ai valori della fede. Voi siete impegnati, sono ben consapevole, in un compito sempre più esigente nel quale gli spazi di libertà sono spesso minacciati” e nel quale può succedere anche che “interessi economici e politici” abbiano “il sopravvento sullo spirito di servizio e sul criterio del bene comune”. Di qui l’esortazione “a non cedere a compromessi di valori tanto importanti ma ad avere il coraggio della coerenza anche a costo di pagare di persona. La serenità della coscienza non ha prezzo”. “Vi sono vicino con la preghiera chiedendo al Signore di aiutarvi ad essere sempre pronti a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi”, conclude il Santo Padre.

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Il primo messaggio di un Papa alla generazione digitale


Monsignor Celli commenta il messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni





CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 23 gennaio 2009 (ZENIT.org).- Il fatto che Benedetto XVI abbia scritto il suo primo messaggio ai giovani della generazione digitale, cresciuti tra videogiochi e Internet, costituisce "una vera e propria svolta", ha constatato l’Arcivescovo Claudio Maria Celli.

Il Presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali ha presentato il messaggio di Benedetto XVI per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, che si celebrerà il 24 maggio 2009, in una sala stampa vaticana affollata da 200 giornalisti, con 24 televisioni a coprire l’evento.

Il tema scelto dal Papa per l’occasione è stato: “Nuove tecnologie, nuove relazioni. Promuovere una cultura di rispetto, di dialogo, di amicizia”.

"Ogni messaggio che accompagna la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali ha una sua storia, ma non credo di sbilanciarmi troppo se affermo che siamo di fronte, in questa occasione, a una vera e propria svolta", ha detto l’Arcivescovo nella sua presentazione realizzata con video proiezione.

"E' il tema stesso – ha continuato – a guidarci sulla strada della novità, poiché esso non soltanto pone al centro le nuove tecnologie, ma ne esplora gli effetti e lo fa rivolgendosi in particolare alla generazione digitale, chiamando così in causa particolarmente i giovani".

"E la fiducia, la cordialità dei toni esprimono il primo segno distintivo di un messaggio che dà, nello sviluppo dei diversi passaggi, ampiamente conto di un atteggiamento aperto e positivo che arriva a definire le nuove tecnologie come 'un vero dono per l'umanità'".

Tra le particolarità di questo messaggio, monsignor Celli ha indicato "come, attraverso il mondo della comunicazione, il Santo Padre arriva ad offrire un quadro piuttosto vasto della vita e dei comportamenti di una realtà giovanile sempre più attratta e sempre più a suo agio con le nuove tecnologie".

"E oltre e accanto ai mezzi, il messaggio pone l'accento sui valori che un tale ambiente attraversa, a cominciare dall'amicizia e da una nuova rete di relazioni che proprio le nuove tecnologie rendono ora possibile", ha sottolineato.

"Ma non solo: il campo dei benefici si allunga e si allarga anche nella sfera degli affetti familiari - le famiglie possono cancellare più facilmente le distanze - come pure nello studio e nella stessa ricerca scientifica che non può che giovarsi delle continue barriere abbattute dal lavoro condiviso a distanza".

"Davvero si è di fronte a un mondo nuovo – ha poi commentato –, già largamente in funzione, ma esplorato non tanto sbarrando gli occhi di fronte alle sempre nuove conquiste, bensì allargando il cuore e dando respiro alla speranza al cospetto delle grandi possibilità che si aprono sul fronte del bene comune".

"E ciò è tanto più vero, nel momento in cui, realisticamente, il messaggio mette in campo anche i pericoli, legati non solo a un distorto uso dei mezzi, ma allo squilibrio delle possibili utilizzazioni; il pensiero corre a quel ‘digital divide’ che non può non preoccupare proprio perché le nuove tecnologie sono da considerare come risorse primarie per lo sviluppo e la promozione della persona umana".

E' per questo che il Papa auspica che "i mezzi siano messi al servizio di tutti gli uomini e di tutte le comunità, soprattutto di chi è bisognoso e vulnerabile".

Ciò che emerge dal messaggio, secondo monsignor Celli, "è che le nuove tecnologie rispondono al desiderio fondamentale delle persone di entrare in rapporto le une con le altre”.

“Una tale esperienza – ha continuato – non è qualcosa di cui prendere semplicemente atto, poiché essa viene presentata come un riflesso della 'nostra partecipazione al comunicativo amore di Dio, che vuole fare dell'umanità un'unica famiglia'".

"Mai, forse, un messaggio era stato così forte, ma anche così esigente", ha infine concluso.

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Il successore di Pietro ha detto sì: il Sinodo Speciale sui cristiani del Medio Oriente e dell'Iraq si farà

CITTA’ DEL VATICANO - Benedetto XVI ha accolto e apprezzato il progetto di un Sinodo Speciale sui cristiani del Medio Oriente e dell'Iraq. Lo riferisce Monsignor Luis Sako, Arcivescovo di Kirkuk, ricevuto in queste ore per la visita ad limina. "Il Papa - rivela il prelato - definisce la proposta 'una buona idea'. Siamo una realta' piccola - aggiunge - ma abbiamo il desiderio comune di continuare la nostra missione nell’area. Il Sinodo tocchera' diverse tematiche, fra le quali il problema dellÂ’immigrazione dei cristiani. Abbiamo steso un progetto che delinea il percorso da seguire durante il Sinodo e le problematiche da affrontare". Nell'intervista, Monsignor Sako invita la comunita' internazionale e la Chiesa universale ad "appoggiare la presenza dei cristiani in Iraq" e chiede al governo di Baghdad di "creare un Ministero per le minoranze, che dia un significato alla loro presenza nel Paese, ne tuteli i diritti e ne incoraggi la permanenza". "Bisogna impegnarsi - e' la richiesta lanciata dal prelato - perche' i cristiani abbiano un ruolo nella vita sociale dell'Iraq; dobbiamo salvarne il patrimonio etnico e culturale". Sako auspica inoltre che la Chiesa irakena sappia "aggiornare il messaggio evangelico: non bisogna vivere nella storia e pensare al passato, ma guardare con speranza al futuro" e adattare il compito missionario "nella societa' di oggi per un dialogo schietto con i musulmani". L'arcivescovo caldeo auspica che "vi sia una formazione adeguata di missionari", forti nella fede e che siano di "esempio con la loro vita, perche' fare catechismo, partecipare alla messa e seguire i precetti come se si trattasse di una routine non basta". Il rinnovamento deve passare attraverso un ripensamento complessivo "della catechesi e della pastorale", che sappiano "adattarsi alla realta' odierna. La societa' irakena, il Paese sono cambiati". Monsignor Sako invita infine la Chiesa a "tornare al centro della vita dei cristiani e di tutti gli irakeni, compresi i musulmani, promuovendo una cultura del dialogo. La Chiesa, per storia e tradizione, e' l'unica istituzione - conclude - capace di costruire ponti di fratellanza solidi e duraturi; bisogna capire qual e', oggi, il terreno su cui costruire il dialogo e quale linguaggio usare".

24/01/2009 01:45
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Ratzinger esorta i giornalisti cattolici ad essere da esempio per i loro colleghi laici

CITTA’ DEL VATICANO - Il Papa esorta i giornalisti cattolici a essere di esempio ai loro colleghi laici. "Non sono pochi tra i vostri colleghi laici quelli che intimamente attendono da voi testimonianza silenziosa, senza etichetta ma di sostanza di una vita ispirata ai valori della fede", scrive Benedetto XVI in un messaggio all'Unione cattolica stampa italiana (Ucsi) aperto nelle scorse ore a Roma. "Voi siete impegnati, sono ben consapevole, in un compito sempre più esigente nel quale gli spazi di libertà sono spesso minacciati", e nel quale - prosegue Benedetto XVI - può succedere anche che "interessi economici e politici" abbiano "il sopravvento sullo spirito di servizio e sul criterio del bene comune". Di qui l'esortazione a "non cedere a compromessi di valori tanto importanti ma ad avere il coraggio della coerenza anche a costo di pagare di persona. La serenità della coscienza non ha prezzo".

24/01/2009 15:37
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Il Cardinale Bagnasco e il dovere primario della Chiesa: “Non possiamo tacere né su Dio né sull’uomo”



CITTA’ DEL VATICANO - ''La Chiesa ha il compito di andare in tutto il mondo e predicare il Vangelo a ogni creatura, tutto quello che riguarda l'uomo interessa la Chiesa. Per questo non puo' tacere ne' su Dio ne' sull'uomo''. Lo ha dichiarato il presidente della Cei e Arcivescovo di Genova, Cardinale Angelo Bagnasco, parlando con i giornalisti in occasione dell'incontro con la stampa nel salone dell'Episcopio della Curia ligure per la ricorrenza della memoria del Santo patrono dei cronisti, San Francesco di Sales. ''La Chiesa - ha aggiunto il porporato - non deve tacere quando sono in gioco la salvezza dell'uomo, il bene dell'umanita' e la cultura''. Trattando del pericolo di strumentalizzazioni e fraintendimenti del messaggio della Chiesa, il Cardinale Bagnasco ha inoltre dichiarato: ''Auspico che ci sia sempre piu' reciproca conoscenza tra Chiesa e mondo della comunicazione, la Chiesa non vuole privilegi, non vuole essere esaltata fuori della realta' delle cose, ma spera di non essere distorta quando viene rappresentata''.

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Stupri a Roma, sconcerto e dolore dal Cardinale Vallini: “Solidarietà alle vittime e alle loro famiglie, ma le Leggi da sole non bastano per garantire la sicurezza”

CITTA’ DEL VATICANO - Contro la violenza, "la coercizione non basta: la sicurezza non puo' essere garantita solo dalle leggi, che pur sono necessarie". Lo afferma il nuovo vicario di Roma, il Cardinale Agostino Vallini, che dopo gli stupri dei giorni scorsi e le altre aggressioni subite da cittadini della Capitale. esprime "sconcerto e dolore" per "i gravissimi atti di violenza che da qualche tempo avvengono anche nella nostra città" e "vicinanza cordiale e sincera solidarieta' alla vittime innocenti e alle loro famiglie". Questi episodi, spiega il cardinale, "fanno riflettere". "Il mio pensiero - scrive ancora il porporato - va anche alla forze dell'ordine e alla magistratura che perseguono gli autori di questi atti delittuosi, difendono lo stato di diritto e i valori irrinunciabili di una convivenza pacifica, fondata anzitutto sul rispetto e la tutela di ogni persona umana". Ma non bisogna dimenticare esorta, che "La cultura della violenza ha radici piu' profonde". Tra le cause di queste violenze ci sono infatti, "una malintesa concezione delle liberta' individuali, il relativismo esasperato che giunge a negare anche i diritti naturali, l'affievolimento o la perdita dei valori spirituali, la martellante informazione di comportamenti negativi, il degrado sociale e la condizione marginale di tante persone anche immigrate, costituiscono un humus sociale pericoloso". "L'emergenza educativa a cui un anno fa ci richiamava il Papa con la sua Lettera alla diocesi e alla citta' di Roma sul compito urgente dell'educazione e' - afferma Vallini - un autorevole invito di cui far tesoro". Per questo, l'auspicio della Chiesa locale e' che ci sia "un rinnovato impegno delle famiglie, della scuola, delle istituzioni civili, della comunita' ecclesiale per il superamento di questo delicato momento e il progresso della civilta' della giustizia e dell'amore".

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La Shoah nel Magistero di Benedetto XVI

In questi giorni sulla stampa internazionale si è molto parlato delle dichiarazioni di mons. Richard Williamson, uno dei quattro vescovi della Fraternità Sacerdotale San Pio X a cui oggi il Papa ha rimosso la scomunica: il presule, nel novembre scorso, rilasciò alla Tv svedese affermazioni “negazioniste” in merito alla Shoah, espressione - ovviamente - di un suo pensiero del tutto personale. Tali dichiarazioni sono state condannate dal superiore della Fraternità, mons. Fellay, in una lettera alla Tv svedese. Si tratta di posizioni personali, totalmente non condivisibili, e che tanto meno riguardano il Magistero pontificio e le posizioni della Chiesa cattolica solennemente enunciate a più riprese. Da sottolineare che il Magistero di Benedetto XVI è caratterizzato fin dal suo inizio da una forte attenzione all’ebraismo. Il servizio di Luis Badilla.

Il primo segno lo si è avuto subito dopo l’elezione al Soglio pontificio quando il nuovo Papa, in risposta al messaggio di auguri inviato dal rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, lo ha invitato alla cerimonia d’inizio del Pontificato in Piazza San Pietro. Tutto il pensiero di Benedetto XVI così come il suo magistero con riferimento all’ebraismo è in linea con la Dichiarazione conciliare «Nostra Aetate» (1965), da lui molte volte citata nei suoi interventi, e con quanto affermato dai suoi predecessori, in particolare Paolo VI e Giovanni Paolo II. I discorsi di Benedetto XVI durante la visita alla Sinagoga di Colonia (19 agosto 2005) e ad Auschwitz (28 maggio 2006) rappresentano i due momenti più salienti del rapporto tra cattolici ed ebrei nel suo Pontificato. Certamente non sono gli unici, poiché si dovrebbero ricordare altri tre interventi negli Stati Uniti e in Francia l’anno scorso. Nella visita alla Sinagoga di Colonia nel 2005 Benedetto XVI confermava la sua ferma intenzione di continuare “con grande vigore” il cammino “verso il miglioramento dei rapporti e dell'amicizia con il popolo ebraico”. Quindi definiva la Shoah un “crimine inaudito” progettato “nel tempo più buio della storia tedesca ed europea” da “una folle ideologia razzista, di matrice neopagana” che voleva “sterminare l'ebraismo europeo”. E con Giovanni Paolo II chinava “il capo davanti a tutti coloro che hanno sperimentato questa manifestazione del mysterium iniquitatis". Ricordava quindi le “radici comuni e il ricchissimo patrimonio spirituale che gli ebrei e i cristiani condividono” ribadendo che "chi incontra Gesù Cristo incontra l'ebraismo”. Condannava poi duramente “gli odii, le persecuzioni e tutte le manifestazioni di antisemitismo dirette contro gli Ebrei in ogni tempo e da chiunque". Incoraggiava “un dialogo sincero e fiducioso tra ebrei e cristiani”. Un dialogo – aggiungeva - che “se vuole essere sincero, non deve passare sotto silenzio le differenze esistenti o minimizzarle: anche nelle cose che, a causa della nostra intima convinzione di fede, ci distinguono gli uni dagli altri, anzi proprio in esse, dobbiamo rispettarci e amarci a vicenda”.

Durante la storica visita ad Auschwitz-Birkenau (28 maggio 2006), Benedetto XVI esordì dicendo: "Prendere la parola in questo luogo di orrore, di accumulo di crimini contro Dio e contro l'uomo che non ha confronti nella storia, è quasi impossibile – ed è particolarmente difficile e opprimente per un cristiano, per un Papa che proviene dalla Germania. In un luogo come questo vengono meno le parole, in fondo può restare soltanto uno sbigottito silenzio – un silenzio che è un interiore grido verso Dio: Perché, Signore, hai taciuto? Perché hai potuto tollerare tutto questo? ... Quante domande ci si impongono in questo luogo! Sempre di nuovo emerge la domanda: Dove era Dio in quei giorni? Perché Egli ha taciuto? Come poté tollerare questo eccesso di distruzione, questo trionfo del male? ... Perché nascondi il tuo volto, dimentichi la nostra miseria e oppressione? Poiché siamo prostrati nella polvere, il nostro corpo è steso a terra. Sorgi, vieni in nostro aiuto; salvaci per la tua misericordia! Questo grido d'angoscia che l'Israele sofferente eleva a Dio in periodi di estrema angustia, è al contempo il grido d'aiuto di tutti coloro che nel corso della storia – ieri, oggi e domani – soffrono per amor di Dio, per amor della verità e del bene; e ce ne sono molti, anche oggi”. Benedetto XVI concluse dicendo: "Il luogo in cui ci troviamo è un luogo della memoria, è il luogo della Shoah. Il passato non è mai soltanto passato. Esso riguarda noi e ci indica le vie da non prendere e quelle da prendere. Come Giovanni Paolo II ho percorso il cammino lungo le lapidi che, nelle varie lingue, ricordano le vittime di questo luogo: sono lapidi in bielorusso, ceco, tedesco, francese, greco, ebraico, croato, italiano, yiddish, ungherese, olandese, norvegese, polacco, russo, rom, rumeno, slovacco, serbo, ucraino, giudeo-ispanico, inglese. Tutte queste lapidi commemorative parlano di dolore umano, ci lasciano intuire il cinismo di quel potere che trattava gli uomini come materiale non riconoscendoli come persone, nelle quali rifulge l'immagine di Dio. Alcune lapidi invitano ad una commemorazione particolare. C'è quella in lingua ebraica. I potentati del Terzo Reich volevano schiacciare il popolo ebraico nella sua totalità; eliminarlo dall'elenco dei popoli della terra. Allora le parole del Salmo: ‘Siamo messi a morte, stimati come pecore da macello’ si verificarono in modo terribile. In fondo, quei criminali violenti, con l'annientamento di questo popolo, intendevano uccidere quel Dio che chiamò Abramo, che parlando sul Sinai stabilì i criteri orientativi dell'umanità che restano validi in eterno. Se questo popolo, semplicemente con la sua esistenza, costituisce una testimonianza di quel Dio che ha parlato all'uomo e lo prende in carico, allora quel Dio doveva finalmente essere morto e il dominio appartenere soltanto all’uomo – a loro stessi che si ritenevano i forti che avevano saputo impadronirsi del mondo. Con la distruzione di Israele, con la Shoah, - afferma Benedetto XVI - volevano, in fin dei conti, strappare anche la radice, su cui si basa la fede cristiana, sostituendola definitivamente con la fede fatta da sé, la fede nel dominio dell'uomo, del forte”.


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24/01/2009 15:39
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La parola di Benedetto XVI su “You Tube”. L’iniziativa presentata con il Messaggio del Papa per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali

La giornata di ieri ha segnato una nuova pagina di storia per la Santa Sede: dalle 12 di ieri, sul sito di You Tube, è possibile vedere l’immagine del Papa e ascoltarne la parola. E nello stesso giorno, è stato presentato in Sala Stampa vaticana il Messaggio di Benedetto XVI per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, in programma il 24 maggio prossimo. Un documento col quale il Pontefice si rivolge in particolare ai giovani, alla “generazione digitale”, perché soprattutto da essa venga l’impulso a evangelizzare quel "vero dono per l'umanità" che è Internet, rendendola un luogo capace promuovere i grandi valori dell’esistenza e non di banalizzazione dei rapporti umani. Il servizio di Alessandro De Carolis.

Pochi clic del mouse e tra i milioni di video che affollano l’enorme contenitore di You Tube, c’è da ieri anche l’informazione vaticana prodotta quotidianamente dalle testate della Santa Sede. Il tutto con le caratteristiche di interattività che hanno reso immensamente popolare, specie fra i giovani, il sito fondato nel 2005 e di proprietà di Google. E proprio ai giovani, il Papa si rivolge col suo Messaggio per la prossima Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali. “Nuove tecnologie”, vuol dire “nuove relazioni” recita e sollecita il titolo del documento: un binomio che Benedetto XVI sviluppa parlando delle luci e delle ombre del web, “dello straordinario potenziale delle nuove tecnologie” e delle insidie di chi sfrutta quelle potenzialità per intasare la rete con, afferma il Papa, “parole e immagini degradanti per l’essere umano”.

L’analisi di Benedetto XVI parte dal positivo del mondo digitale e dalle responsabilità che la sua gestione comporta. Anzitutto, dice, i vantaggi delle nuove tecnologie devono essere “messi al servizio di tutti gli esseri umani”. Incoraggio, scrive il Pontefice, chi lavora in questo settore emergente dei media perché promuova “una cultura del rispetto, del dialogo, dell’amicizia”. E dunque un netto “no” - scandisce - a chi se ne serve invece per alimentare “l’odio e l’intolleranza”, per svilire “la bellezza e l’intimità della sessualità umana, per sfruttare “i deboli e gli indifesi”. In quest’ultimo caso, Benedetto XVI ringrazia e apprezza quelle reti digitali che, osserva, “cercano di promuovere “la solidarietà umana, la pace e la giustizia, i diritti umani” specie in quelle aree del mondo dove l’accessibilità a Internet è penalizzata da un divario tecnologico difficile da colmare. “Sarebbe un grave danno per il futuro dell’umanità – asserisce - se i nuovi strumenti della comunicazione, che permettono di condividere sapere e informazioni in maniera più rapida e efficace, non fossero resi accessibili a coloro che sono già economicamente e socialmente emarginati”.

Ma un capitolo, il Papa lo dedica a chi al contrario vive la dimensione del “tempo reale” della rete, connettendosi per lavoro o svago ogni giorno e più volte al giorno. Il lato positivo di quelli che definisce “desiderio di connessione” e “istinto di comunicazione” il Pontefice li ravvisa nella naturale “propensione” degli esseri umani a entrare in rapporto con gli altri. In fondo, riconosce, “questo desiderio di comunicazione e amicizia è radicato” nella nostra natura come “riflesso della nostra partecipazione al comunicativo ed unificante amore di Dio, che vuol fare dell’intera umanità un’unica famiglia”. E infatti, prosegue, i benefici del cyberspace sono “molti: le famiglie possono restare in contatto anche se divise da enormi distanze, gli studenti e i ricercatori hanno un accesso più facile e immediato ai documenti, alle fonti e alle scoperte scientifiche e possono, pertanto, lavorare in équipe da luoghi diversi”.

Tuttavia i pericoli non mancano. “Occorre non lasciarsi ingannare da quanti - scrive Benedetto XVI - cercano semplicemente dei consumatori in un mercato di possibilità indifferenziate, dove la scelta in se stessa diviene il bene, la novità si contrabbanda come bellezza, l’esperienza soggettiva soppianta la verità”. E con altrettanta chiarezza, il Papa mette in guardia soprattutto i giovani a “non banalizzare il concetto l’esperienza di amicizia” che negli ultimi anni – nota - hanno goduto “di un rinnovato rilancio nel vocabolario delle reti sociali digitali”. “Sarebbe triste - si legge nel Messaggio - se il nostro desiderio di sostenere e sviluppare on-line le amicizie si realizzasse a spese della disponibilità per la famiglia, per i vicini e per coloro che si incontrano nella realtà di ogni giorno, sul posto di lavoro, a scuola, nel tempo libero. Quando, infatti, il desiderio di connessione virtuale diventa ossessivo - soggiunge - la conseguenza è che la persona si isola, interrompendo la reale interazione sociale. Ciò finisce per disturbare anche i modelli di riposo, di silenzio e di riflessione necessari per un sano sviluppo umano”.

L’ultimo appello è per i “giovani cattolici”. La rete, scrive, è uno sterminato “continente digitale” lungo il quale soprattutto voi siete chiamati a testimoniare il Vangelo. E perché ciò sia fatto con efficacia, Benedetto XVI offre un paragone suggestivo: “Nei primi tempi della Chiesa - ricorda - gli Apostoli e i loro discepoli hanno portato la Buona Novella di Gesù nel mondo greco romano: come allora l’evangelizzazione, per essere fruttuosa, richiese l’attenta comprensione della cultura e dei costumi di quei popoli pagani nell’intento di toccarne le menti e i cuori, così ora l’annuncio di Cristo nel mondo delle nuove tecnologie suppone una loro approfondita conoscenza per un conseguente adeguato utilizzo”.

Per un commento sul Messaggio del Papa ascoltiamo mons. Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, al microfono di Philippa Hitchen:00:03:10:97


R. - Il tono di questo messaggio del Papa è positivo e propositivo. Il Papa dice chiaramente che queste tecniche sono un vero dono per l’umanità. Nello stesso tempo riconosce che favoriscono forme più dinamiche di apprendimento e di comunicazione e contribuiscono al progresso sociale, favoriscono la comprensione tra gli uomini e la solidarietà. La visione che il Papa dà delle nuove tecnologie è senz’altro positiva.

D. – Quindi una prospettiva molto positiva, un incoraggiamento, eppure non nasconde anche i problemi, i rischi…

R. – Questo è vero. Quando il Papa parla del rispetto e innegabilmente fa riferimento alla dignità e al valore della persona umana, dice, in maniera molto semplice, che vanno evitate parole ed immagini degradanti per l’essere umano e fa anche riferimento a tutto ciò che genera odio e intolleranza. C’è poi un altro problema: i nostri giovani, ma anche noi adulti, siamo quasi ossessionati dal desiderio di rimanere “connessi” e il tema di fondo è che siamo più preoccupati di essere “connessi” che dei contenuti della nostra connessione. Tramite le nuove tecnologie si creano nuove relazioni, nuove amicizie e qui c’è un rischio: che si tratti di amicizie virtuali che poco a poco ci fanno perdere il rapporto, il contatto con la comunità che realmente ci circonda. E’ molto facile avere un’amicizia con una persona che incontriamo su internet, ma è molto più difficile vivere un rapporto di amicizia con chi, invece, ci sta accanto e il Papa è attento a questo problema e mette in guardia, dice “attenti!”. L’altro grande rischio, ce ne accorgiamo noi stessi, è che viviamo nell’era della comunicazione eppure, mai come adesso, sperimentiamo la solitudine. Il giovane avrà mille e mille amici virtuali ma poi vive e sperimenta, alle volte, una drammatica solitudine, un’angosciante solitudine. L’altro grande rischio è il cosiddetto “digital divide”; il Papa auspica che queste possibilità siano messe a servizio di tutti, soprattutto di chi è bisognoso e vulnerabile perché sarebbe un grave danno per l’umanità, se aumentasse questa emarginazione sociale. Poi, una cosa bella, secondo me, è l’invito che il Papa rivolge ai giovani cattolici a portare, nel mondo digitale, la testimonianza della loro fede, farla pervenire ai loro amici, a chi è lontano ed il Papa affida loro questo invito: quello di essere evangelizzatori del “continente digitale”. Io mi auguro che le nuove generazioni, queste generazioni di giovani “nati digitali”, sappiano accogliere nel loro cuore l’invito del Papa e mettere in essere questa grande rete a servizio di un messaggio di umanità, di bene, di verità.

Rispondendo in Sala stampa alle domande dei giornalisti presenti, il direttore padre Federico Lombardi, ha tra l'altro puntualizzato che l'attivazione del canale vaticano su You Tube è avvenuta sostanzialmente senza spese o costi particolari, poiché la realizzazione è stata curata da alcuni colleghi del CTV e della Radio Vaticana. Il rappresentante di Google ha precisato, da parte sua, che il sito non guadagnerà nulla sul canale vaticano. Per una riflessione generale su questa nuova collaborazione, ecco la nota di padre Federico Lombardi: 00:01:53:47

Anche il Papa è arrivato su You Tube.

Molte persone nel mondo desiderano poter sapere, poter conoscere meglio che cosa il Papa pensa, che cosa la Chiesa cattolica propone per i grandi problemi del mondo di oggi. Con il nuovo canale vaticano su You Tube, che comincia in inglese, spagnolo, tedesco e italiano, da quest’oggi sarà più facile.

Il Centro Televisivo Vaticano e la Radio Vaticana da più di un anno producono ogni giorno videonews sull’attività del Papa e sugli eventi del Vaticano. Ora sono pronti per fare questo salto “nell’arena globale”, per mettere il loro materiale a disposizione di gente di tutti i Paesi, di tutte le posizioni religiose e ideologiche che siano interessati alle parole del Papa e della Chiesa cattolica.

Dalla home page del canale, attraverso diversi link, si potrà sviluppare l’informazione, si potrà attingere ai testi completi, si potranno avere commenti, in modo da contestualizzare le brevi informazioni delle videonews.

Attraverso le forme di interattività abituali di You Tube, si potranno anche mandare messaggi, mandare commenti, condividere i filmati che sono più interessanti con i propri amici. Quindi la proposta del Vaticano si inserisce in un clima di dialogo, in un clima di apertura ad una comunicazione in tutte le direzioni.

Siamo all’inizio di un cammino che, sulla grande rete globale, ci porterà lontano. Il Papa, la Chiesa cattolica, il Centro Televisivo Vaticano e la Radio Vaticana accompagnano l’umanità di oggi con questi nuovi modi di comunicare con grande simpatia e partecipazione.

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24/01/2009 15:40
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Benedetto XVI ai vescovi iracheni: fate valere presso le autorità i diritti umani e civili dei cristiani perché cessino le violenze contro di loro


Le autorità irachene difendano i diritti umani e civili dei cristiani in Iraq. E’ l’appello che Benedetto XVI ha lanciato durante l’udienza concessa questa mattina ai vescovi del Paese mediorientale, ricevuti durante la loro visita ad Limina. Il Papa ha ricordato in particolare la violenza che in più occasioni ha insanguinato la Chiesa irachena, ricordando che “il sangue dei martiri è una potente intercessione presso Dio”. Il servizio di Alessandro De Carolis:

La stola di mons. Ragheed Aziz Ganni, trucidato a Mosul il 3 giugno 2007 con tre diaconi dopo aver celebrato Messa. La casula di mons. Faraj Rahho, arcivescovo caldeo di Mosul trovato morto il 13 marzo 2008 dopo essere stato sequestrato 14 giorni prima. Ha commosso il Papa il dono dei paramenti liturgici appartenuti alle due vittime fattogli dai vescovi del Patriarcato caldeo. “Questo dono - ha detto nel riceverli - parla del loro supremo amore per Cristo e per la Chiesa”. Benedetto XVI ha mostrato grande attenzione e preoccupazione per la sorte delle comunità cattoliche dell’Iraq. Il ricordo di quelli che ha definito “martiri” si è accompagnato a una rinnovata richiesta di protezione per quei cristiani che invece vivono un’esistenza segnata da violenza e da una crescente emarginazione sociale:

“Je salue leur courage…
Saluto il loro coraggio e la perseveranza di fronte alle prove e alle minacce delle quali sono oggetto, in particolare in Iraq. La testimonianza che danno del Vangelo è un segno eloquente della vitalità della loro fede e della forza della loro speranza. Vi esorto a sostenere i fedeli a superare le difficoltà attuali e a far valere la loro presenza - appellandomi in particolare alle autorità responsabili per il riconoscimento dei loro diritti umani e civili - e li incoraggio ad amare la terra dei loro antenati, alla quale sono profondamente legati”.

I cristiani che vivono in Iraq, aveva ribadito poco prima il Pontefice, “sono cittadini a pieno titolo con diritti e doveri di tutti, senza distinzione di religione. Vorrei dare il mio sostegno agli sforzi di comprensione e di buone relazioni che avete scelto come strada comune per vivere sulla medesima terra che è sacra per tutti”. Parole cariche di intensità, dilatate in un richiamo alla pace che da troppo tempo manca nel Paese del Golfo:

“Je prie Dieu pour que…
Chiedo a Dio che uomini e donne di pace in questa regione amata mettano in comune le loro forze per porre fine alla violenza e consentire a tutti di vivere in sicurezza e nella comprensione reciproca!”.

Benedetto XVI si è rifatto alle antichissime radici cristiane della Chiesa caldea per ricordare che nella sua storia essa “ha sempre svolto un ruolo attivo e fecondo nella vita” delle nazioni nelle quali è presente. E oggi che “occupa un posto importante tra le varie componenti del vostro Paese”, la Chiesa caldea - ha insistito il Papa - “deve continuare questa missione al servizio del loro sviluppo umano e spirituale”. Le indicazioni del Pontefice per raggiungere questo obiettivo hanno riguardato tanto la promozione di “un elevato livello culturale dei fedeli, soprattutto giovani”, quanto una “adeguata formazione nei vari campi della conoscenza, sia religiosi e secolari”. Curate, ha aggiunto fra l’altro, l’unità episcopale in seno alla vostra Assemblea sinodale, la liturgia in base agli orientamenti del Vaticano II, i cristiani della diaspora, i rapporti ecumenici. E ancora, aspetto fondamentale, la solidarietà:

“Est-il important de développer…
E’ importante mettere a punto le opere di carità, in modo che il maggior numero di fedeli sia impegnato a servire i più poveri. So che in Iraq, nonostante i terribili momenti che ha attraversato e ancora vive, si sono sviluppate piccole opere di straordinaria carità, che fanno onore a Dio, la Chiesa e il popolo iracheno”.




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Il Papa ai giornalisti cattolici: coraggio della coerenza e dialogo col mondo laico alla ricerca di valori condivisi

Coraggio della coerenza con i propri valori, anche a costo di pagare di persona, e dialogo col mondo laico alla ricerca di valori condivisi: sono le indicazioni offerte da Benedetto XVI in una lettera ai giornalisti dell'Ucsi, l’Unione cattolica della stampa italiana, che in questi giorni ha celebrato a Roma il suo Congresso nazionale, nel cinquantesimo di fondazione. Ce ne parla Sergio Centofanti.

Il Papa esprime il suo apprezzamento “per il prezioso servizio che l'Ucsi ha offerto, nel corso dei suoi cinquant'anni di vita, alla Chiesa e al Paese”. In questo periodo – rileva - “molte cose sono cambiate”. In modo più visibile in settori come la scienza, la tecnologia, l’economia e la geopolitica; “in modo meno appariscente, ma più profondo e anche più preoccupante – sottolinea - nell'ambito della cultura corrente, nella quale sembra essersi notevolmente affievolito, insieme con il rispetto per la dignità della persona, il senso dei valori quali la giustizia, la libertà, la solidarietà, che sono essenziali per la sopravvivenza di una società”. “Ancorato a un patrimonio di principi radicati nel Vangelo” il lavoro dei giornalisti cattolici – ha affermato il Papa - risulta oggi ancora più arduo: al senso di responsabilità e allo spirito di servizio” devono “infatti affiancare una sempre più spiccata professionalità e insieme una grande capacità di dialogo con il mondo laico alla ricerca di valori condivisi”. I giornalisti cattolici – ha aggiunto – troveranno tanto più facilmente ascolto, in particolare tra i laici, “quanto più coerente” sarà la loro testimonianza”, anche se “silenziosa, senza etichette ma di sostanza” e “ispirata ai valori della fede”. Si tratta di “un compito sempre più esigente, nel quale gli spazi di libertà sono spesso minacciati e gli interessi economici e politici hanno non di rado il sopravvento sullo spirito di servizio e sul criterio del bene comune”. Per questo il Papa esorta i giornalisti cattolici “a non cedere a compromessi” ma “ad avere il coraggio della coerenza, anche a costo di pagare di persona: la serenità della coscienza – conclude Benedetto XVI - non ha prezzo”.


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Rimossa la scomunica ai quattro vescovi ordinati nel 1988 da mons. Lefebvre. Nota di padre Lombardi

Benedetto XVI ha accolto la richiesta di rimuovere la scomunica ai quattro vescovi ordinati nel 1988 da mons. Marcel Lefebvre: lo ha reso noto stamani un comunicato della Santa Sede, accompagnato dal Decreto della Congregazione per i Vescovi, firmato il 21 gennaio dal cardinale prefetto Giovanni Battista Re. Il servizio di Isabella Piro:

Mons. Bernard Fellay, Mons. Bernard Tissier de Mallerais, Mons. Richard Williamson e Mons. Alfonso del Gallareta: sono i quattro vescovi cui il Papa ha rimosso la scomunica. Una decisione, si legge nel comunicato della Santa Sede, arrivata “dopo un processo di dialogo tra la Sede Apostolica e la Fraternità Sacerdotale San Pio X”, quella Fraternità fondata nel 1970 a Friburgo da mons. Lefebvre, il quale contestava alcune riforme apportate dal Concilio Vaticano II. Il Santo Padre – afferma il documento vaticano – ha accolto così la richiesta formulata da mons. Fellay, anche a nome degli altri tre vescovi, in una lettera del 15 dicembre 2008: “siamo sempre fermamente determinati – si leggeva nella missiva - nella volontà di rimanere cattolici e di mettere tutte le nostre forze al servizio della Chiesa di Nostro Signore Gesù Cristo, che è la Chiesa cattolica romana. Noi accettiamo i suoi insegnamenti con animo filiale. Noi crediamo fermamente al Primato di Pietro e alle sue prerogative, e per questo ci fa tanto soffrire l'attuale situazione". I quattro vescovi erano stati consacrati il 30 giugno 1988 dallo stesso mons. Lefebvre senza mandato pontificio, ed erano quindi incorsi nella scomunica latae sententiae, cioè automatica, dichiarata formalmente dalla Congregazione per i Vescovi il primo luglio 1988.

Una frattura che Benedetto XVI, informa la Santa Sede, ha cercato sempre di ricomporre, anche incontrando personalmente mons. Fellay il 29 agosto 2005. In quell’occasione il Papa manifestò la volontà di procedere per gradi e in tempi ragionevoli in tale cammino. Un cammino giunto oggi alla rimozione della scomunica, rimossa – afferma la Santa Sede – “con sollecitudine pastorale e paterna misericordia”. Benedetto XVI – si legge poi nel Decreto della Congregazione per i Vescovi reso noto oggi – è “fiducioso nell’impegno espresso dai quattro vescovi di non risparmiare alcuno sforzo per approfondire, nei necessari colloqui con le Autorità della Santa Sede, le questioni ancora aperte, così da poter giungere presto ad una piena e soddisfacente soluzione”. “Con questo atto – continua il documento - si desidera consolidare le reciproche relazioni di fiducia e intensificare e dare stabilità ai rapporti della Fraternità San Pio X con questa Sede Apostolica”. “Questo dono di pace, al termine delle celebrazioni natalizie – si legge ancora - vuol essere anche un segno per promuovere l'unità nella carità della Chiesa universale e arrivare a togliere lo scandalo della divisione”. L’auspicio, infine, conclude il Decreto, è quello che “questo passo sia seguito dalla sollecita realizzazione della piena comunione con la Chiesa di tutta la Fraternità San Pio X, testimoniando così vera fedeltà e vero riconoscimento del Magistero e dell'autorità del Papa con la prova dell'unità visibile”.


Sulla rimozione della scomunica ai vescovi lefebvriani, ascoltiamo ora la nota del nostro direttore padre Federico Lombardi:

La Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani si conclude con una bella notizia, che ci auguriamo sia fonte di gioia in tutta la Chiesa. La remissione della scomunica dei quattro vescovi della Fraternità Sacerdotale San Pio X è infatti un passo fondamentale per raggiungere la riconciliazione definitiva con il movimento iniziato e guidato da mons. Lefebvre. Per comprendere il significato di questo passo tornano immediatamente alla mente le parole di Benedetto XVI nella sua lettera di introduzione al Motu Proprio Summorum Ponitificum, del 7 luglio 2007, quando scriveva che lo sguardo al passato circa le divisioni che nel corso dei secoli hanno lacerato il Corpo di Cristo fa pensare che siano state spesso le omissioni della Chiesa a lasciar consolidare le divisioni. Perciò, scriveva il Papa: “abbiamo l’obbligo di fare tutti gli sforzi, affinché a tutti quelli che hanno veramente il desiderio dell’unità, sia reso possibile di restare in questa unità o di ritrovarla nuovamente…Apriamo generosamente il nostro cuore…”.

Il cardianle Ratzinger era stato protagonista dei rapporti con mons. Lefebvre nel 1988 e già a quel tempo aveva cercato di fare tutto il possibile per servire l’unione della Chiesa. Allora non era bastato e le consacrazioni episcopali del 30 giugno di quell’anno, compiute senza mandato pontificio, avevano creato una situazione di grave frattura. Ma la Commissione Ecclesia Dei, costituita da Giovanni Paolo II in quella circostanza, ha lavorato con pazienza per conservare aperte le vie del dialogo e diverse comunità in vario modo collegate al movimento lefebvriano hanno già potuto, nel corso degli anni, rientrare in piena comunione con la Chiesa cattolica. La Fraternità Sacerdotale San Pio X, con quattro vescovi, rimaneva in ogni caso la comunità più importante con cui ristabilire la comunione. Benedetto XVI ha manifestato in modo indubitabile il suo impegno per fare tutto il possibile per raggiungere questo obiettivo. Ricordiamo naturalmente anzitutto il Motu Proprio Summorum Pontificum sul rito per la celebrazione della Messa, ma possiamo anche ricordare il documento della Congregazione per la Dottrina della Fede che chiariva alcuni punti discussi della dottrina ecclesiologica del Concilio Vaticano II come alcuni grandi interventi sulla corretta ermeneutica del Concilio stesso, in continuità con la tradizione. Tutto ciò ha creato naturalmente un clima favorevole, in cui i vescovi della Fraternità San Pio X hanno richiesto la remissione della scomunica attestando esplicitamente la loro volontà di essere nella Chiesa cattolica romana e di credere fermamente al Primato di Pietro. E’ bello che la remissione della scomunica avvenga nell’imminenza del 50.mo anniversario dell’annuncio del Concilio Vaticano II, in modo che questo evento fondamentale possa ora non essere più considerato occasione di tensione, ma di comunione. Il testo del decreto mette in luce che, di per sé, si è ancora in cammino verso la piena comunione, di cui il Santo Padre auspica la sollecita realizzazione. Ad esempio, aspetti come lo status della Fraternità e dei sacerdoti che vi appartengono non sono definiti nel decreto pubblicato oggi. Ma la preghiera della Chiesa è tutta concorde con quella del Papa, perché ogni difficoltà venga presto superata e si possa parlare di comunione in senso pieno e senza incertezza alcuna.


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Dal blog di Lella...

Concilio Vaticano II, la tribolazione della Chiesa

Giuseppe De Carli

C’è anche chi ha tentato con ogni mezzo di assolvere Papa Roncalli dalla colpa del Vaticano II. Chi, addirittura, ha considerato l’assise conciliare il capolavoro del diavolo, la grande tribolazione, l’inizio di una crisi irreversibile della Chiesa. L’evento religioso del XX secolo continua a dividere. Non è solo il conflitto delle interpretazioni, è lo stesso modo di essere Chiesa e di viverla che è continuamente messo in gioco.
Quello che, in faccia al mondo, rimarrà per sempre è il colpo di genio di Giovanni XXIII (come si afferma nel libro appena uscito di Alberto Melloni: Papa Giovanni. Un cristiano e il suo Concilio), ovvero la scelta di fare un Concilio.
Roncalli lo annuncia il 25 gennaio 1959 e lo apre solennemente l’11 ottobre 1962; viene chiuso l’8 dicembre 1965 da Paolo VI. Sull’altare della “Confessione” di Pietro verranno approvati, dai padri conciliari, sedici documenti, patrimonio della Chiesa universale. Quei testi, e le successive riforme, rappresentano il tentativo più radicale della Chiesa di porsi in dialogo col mondo. Ma la recezione dello “spirito conciliare” non è stato né facile né indolore. Il vento della contestazione fuori e dentro la Chiesa, il dissenso, la riforma liturgica che ha aperto il varco ad ogni estrosità facendo perdere il senso del mistero, il tentativo di far nascere una Chiesa orizzontale dimentica di ogni dimensione trascendente, l’opzione esclusiva per i poveri, la “teologia della liberazione” o, da destra, i nostalgici della Chiesa pre-conciliare alla Marcel Lefebvre.
Il bilancio, a distanza di mezzo secolo, è ancora in chiaro e scuro. Negli ultimi anni l’intervento più illuminante e, per tanti versi definitivo, è stato quello di Benedetto XVI del 22 dicembre 2005.
Un ampio discorso rivolto alla Curia Vaticana che ha indicato la chiave interpretativa e di applicazione del Concilio.
Joseph Ratzinger, all’ermeneutica della discontinuità e della rottura ha opposto l’ermeneutica della riforma, del rinnovamento nella continuità.

La prima è stata apportatrice di confusione e ha rischiato di portare la comunità cattolica alla deriva. Un processo di dissoluzione che è, in fondo, il tentativo di “protestantizzare” la Chiesa.

Il secondo, invece, imposta correttamente il rapporto fra fede e scienze moderne; il rapporto fra Chiesa e Stato moderno; fra fede cristiana e religioni del mondo. La Chiesa, insomma, secondo Papa Ratzinger, continua ad essere “segno di contraddizione”. Rinnovamento nella continuità. Papa Benedetto ha evocato una immagine forte, quella di una battaglia navale nel buio della tempesta.
Ai cardinali ha ricordato le espressioni di San Basilio che descrive così quello che è accaduto dopo il Concilio di Nicea: «Il grido rauco di coloro che per la discordia si ergono l’uno contro l’altro, le chiacchiere incomprensibili, il rumore confuso dei clamori ininterrotti ha riempito quasi tutta la Chiesa falsando, per eccesso e per difetto, la retta dottrina della fede».

© Copyright Il Cittadino, 24 gennaio 2009


Papa Ratzi Superstar









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