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Le vacanze

Ultimo Aggiornamento: 13/07/2012 17:01
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13/07/2009 16:03
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PERIODO DI RIPOSO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI A LES COMBES DI INTROD (VALLE D’AOSTA)

Da oggi, lunedì 13 luglio a mercoledì 29 luglio, il Santo Padre si trasferisce nella residenza di Les Combes di Introd in Valle d’Aosta, per un periodo di riposo.







Il Papa a Les Combes in Valle d'Aosta. Affetto, fiori e poesie per salutare l'arrivo di Benedetto XVI: "Sarà un periodo di riposo e lavoro"


Un’ora di aereo e mezz’ora circa di elicottero hanno proiettato questa mattina Benedetto XVI dal panorama vaticano a quello, superbo, del massiccio del Monte Bianco, che domina sulla piccola località montana di Les Combes. Qui, il Papa trascorrerà un soggiorno di riposo di due settimane, che si concluderà il 29 luglio. Dopo una sosta di mezz’ora all’aeroporto di Torino-Caselle, il Papa ha fatto il suo arrivo in elicottero verso le 12.40, accolto dal vescovo di Aosta, Giuseppe Anfossi, e da Osvaldo Naudin, sindaco di Introd, nel cui territorio comunale si trova la frazione di Les Combes. Grande festa della popolazione locale e consueto, nutrito, contorno di giornalisti hanno fatto da cornice al primo contatto di Benedetto XVI con i valligiani, dopo due anni di assenza. Salvatore Mazza, inviato a Les Combes del quotidiano Avvenire, racconta questi primi istanti al microfono di Alessandro De Carolis:

R. – E’ stata un’accoglienza molto calorosa: c’erano, come sempre, tutti i vicini di casa del Papa ad aspettarlo ed è stato anche salutato dai bambini dell’asilo comunale di Introd con una poesia e con un mazzo di fiori. Insomma, c’era un’atmosfera di grandissima festa e contentezza. Poi una persona, non appena è atterrato, gli ha chiesto: “è contento di essere tornato?”. E lui ha risposto: “certamente, è sempre tutto molto bello, altrimenti non sarei tornato”.


D. – Il soggiorno in montagna è un fatto privato del Pontefice ma è anche, inevitabilmente, un evento mediatico. Non sono mancate, neanche quest’anno, all’arrivo del Papa, le domande dei giornalisti anche sull’attualità internazionale più stretta…


R. - Gli è stato chiesto cosa pensasse del G8 che si è concluso qualche giorno fa ed il Papa ha detto: “mi sembra che sia andato tutto molto bene” e non ha aggiunto altro. Poi gli è stato chiesto come saranno queste vacanze e lui ha risposto dicendo che “saranno vacanze di riposo e anche un po’ di lavoro, ma soprattutto riposo”. E’ un po’ il senso di questi soggiorni estivi, che ormai dal 1987 scandiscono le estati dei Pontefici.


D. – Quanti giornalisti sono presenti in questo momento a Les Combes?


R. – Mi sembra ci fossero una quarantina di testate tra carta stampata e televisioni locali e nazionali. Sicuramente ne arriveranno poi altri in occasione dei momenti pubblici, quali le visite, l’Angelus a Romano Canavese e quello del 26 che celebrerà qui a Les Combes.


D. – Ci sono novità nella zona rispetto all’ultima vacanza che il Papa ha fatto a Les Combes?


R. – Direi di no. Il posto è sempre lo stesso: in questa casetta immersa in mezzo ad un parco naturale, a due passi dalla colonia dei Salesiani, dove il Papa conduce queste sue giornate in maniera molto privata e ritirata. Il paesino di Les Combes è a circa 500 metri ed è sempre tutto molto bello.


D. – Com’è stata organizzata la vigilanza nell’area dello chalet che ospiterà Benedetto XVI?


R. – La vigilanza è sempre molto intensa ma anche molto discreta, nel senso che da fuori non si vede nulla. Si sa che sono impegnate circa 300 persone tra polizia, carabinieri, guardie forestali ed altri corpi. Ma ripeto, è una cosa comunque molto discreta, praticamente invisibile dall’esterno ed anche questo è un modo per proteggere la privacy del Papa senza farne una cosa invadente o invasiva per il territorio.


“E’ un posto bellissimo”, ha detto questa mattina al suo arrivo Benedetto XVI, che ritrova dunque dopo due anni la splendida cornice naturale dello chalet di pietra e legno tra i boschi di Les Combes. Ma è anche la comunità della piccola frazione valdostana che ritrova il Papa, per circondarlo con la consueta discrezione di chi per ben 13 volte ha avuto il privilegio di custodire il soggiorno di un Pontefice romano. Un’attitudine, quasi, secondo il pensiero del vescovo di Aosta, Giuseppe Anfossi, intervistato da Alessandro De Carolis:

R. - E’ molto semplice: il nostro popolo è un popolo che non corre e non si affanna e neppure va a disturbare. Credo che l’atteggiamento fondamentale sia questo: se il Papa gradisce venire da noi - e in un certo senso lo sceglie perché sa che qui trova il riposo e delle condizioni molto favorevoli - ben venga. Da parte mia, ho chiesto che ci fosse una grande partecipazione il giorno dell’Angelus e che ci fosse poi negli altri tempi un grandissimo rispetto nei suoi confronti. Questo è l’atteggiamento, credo, fondamentale di non approfittare della sua presenza. L’aspetto spirituale e misterico dovrebbe prevalere.


D. - A questo proposito, eccellenza, ieri congedandosi da Roma, da Piazza San Pietro, il Papa ha detto che raggiungeva Les Combes con nel cuore un desiderio di preghiera. Le sue parole sono state: “La preghiera non conosce distanze e separazioni: dovunque siamo, essa fa di noi un cuore solo e un anima sola”. Che eco hanno avuto in lei queste parole?


R. - Molto positiva, perché nel messaggio che io ho dato alla mia diocesi mettevo in evidenza che lo sguardo del credente è molto preciso, va al livello interiore dei problemi, delle persone, non fa politica, e dunque la preghiera con cui noi l’avremmo accompagnato era la più evidente reazione che noi potevamo attenderci. Però, poi, ho detto che certo anche la persona è importante: sia la figura umana del Santo Padre, sia la sua delicatezza nel rapporto umano. Per esempio, con me lui è molto delicato. Quando lo rividi la seconda volta, mi chiese notizie sulla salute della mia mamma: dopo un anno, non so proprio riuscire a capire come potesse conservare questa memoria. Inoltre, se vogliamo dire della sua statura, in modo particolare di pensatore, l’ultima Enciclica lo dimostra: il livello è molto alto. Anche le sue attenzioni sia all’Africa che ad Israele lo dimostrano. Mi sembra che guardare alla sua statura sia fondamentale per conservare stima e fiducia.



Radio Vaticana

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