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Discorsi, omelie, udienze, angelus e altri documenti

Ultimo Aggiornamento: 02/03/2013 17:43
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AD PETRI CATHEDRAM
La Cattedra di Pietro


www.vatican.va/holy_father/john_xxiii/encyclicals/documents/hf_j-xxiii_enc_29061959_ad-petri_it.htm...

Conoscenza della verità, restaurazione dell’unità e della pace nella carità

29 giugno 1959 (1)

Del Beato Pontefice Giovanni XXIII






Sin da quando siamo stati elevati non per Nostro merito alla cattedra di san Pietro, sempre Ci torna di ammaestramento e di conforto il ricordo del cordoglio generale che si è manifestato nel mondo, in occasione della scomparsa del Nostro immediato predecessore. Altrettanto Ci accade, se ripensiamo allo spettacolo che Ci si è offerto dopo la Nostra ascesa al supremo pontificato, quando, con l’animo pieno di fiduciosa attesa, le moltitudini si sono rivolte verso la Nostra persona, non distolte da altri avvenimenti, né dalle loro gravi difficoltà e angustie. La chiesa cattolica non muore: è il vessillo innalzato sulle nazioni (cf. Is 11,12). Essa è sorgente di viva luce e di soave amore per tutti i popoli.



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(1): IOANNES PP. XXIII, Litt. enc. Ad Petri cathedram de veritate, unitate et pace caritatis afflatu provehendis, [Ad venerabiles fratres Patriarchas, Primates, Archiepiscopos, Episcopos aliosque locorum Ordinarios, pacem et communionem cum Apostolica Sede habentes, itemque ad universum Clerum et christifideles catholici orbis], 29 iunii 1959: AAS 51(1959), pp. 497-531. - Versione italiana: L’Osservatore Romano, 3 luglio 1959; La Civiltà cattolica, 110(1959), III, pp. 113-139.
Prologo: Perenne giovinezza della chiesa e motivi di consolazione e di speranza. -
I. La verità, con particolare riferimento a quella rivelata;
1 doveri della stampa (e della radio, del cinema, della televisione) in ordine alla verità; L’indifferentismo religioso. –
II. Vantaggi recati dalla verità alla causa della pace; La concordia fra le classi sociali; Riflessioni circa importanti problemi nel campo del lavoro; La concordia e l’unione in seno alle famiglie. –
III. L’unità della chiesa, nell’unità della fede, di regime, di culto; Invito all’unione rivolto ai fratelli separati; Esortazione alla preghiera in unione di spirito. –
IV. Paterne esortazioni ai vescovi, al clero, ai fedeli, ai sofferenti, ai poveri, agli emigrati e alla chiesa perseguitata.

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Di tutti i mali che, per così dire, avvelenano gli individui, i popoli, le nazioni, e così spesso turbano l’animo di molti, causa e radice è l’ignoranza della verità. E non l’ignoranza soltanto, ma talvolta anche il disprezzo e uno sconsiderato disconoscimento del vero.


Di qui errori d’ogni genere, che penetrano negli animi e si infiltrano nelle strutture sociali, tutto sconvolgendo con grave rovina dei singoli e dell’umana convivenza. Eppure Dio ci ha dato una ragione capace di conoscere le verità naturali. Seguendo la ragione seguiamo Dio stesso, che ne è l’autore e insieme legislatore e guida della nostra vita; se invece o per insipienza o per infingardaggine o, peggio, per cattivo animo, deviamo dal retto uso della ragione, con ciò stesso ci allontaniamo dal sommo bene e dalla legge morale.

Possiamo, certamente, attingere con la ragione le verità naturali, come si è detto; questa conoscenza però - soprattutto per quanto concerne la religione e la morale - non tutti possono facilmente conseguirla, e se la conseguono, ciò spesso avviene non senza mescolanza di errori. Le verità poi che trascendono la capacità naturale della ragione non possiamo in alcun modo raggiungerle senza l’aiuto di una luce soprannaturale. Per questo il Verbo di Dio, che «abita una luce inaccessibile» (1Tm 6,16), per amore e compassione del genere umano, «si è fatto carne e abitò fra noi» (Gv 1,14), per illuminare «ogni uomo che viene al mondo» (Gv 1,9) e condurre tutti non solo alla pienezza della verità, ma ancora alla virtù e all’eterna beatitudine. Tutti perciò sono tenuti ad abbracciare la dottrina dell’evangelo. Se la si rigetta, vengono messi in pericolo i fondamenti stessi della verità, dell’onestà e della civiltà.



(Beato Giovanni XXIII)




Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa.
Tu es Petrus, et super hanc petram aedificabo Ecclesiam meam.


Il 22 febbraio gli antichi romani veneravano la memoria dei defunti e mangiavano presso le loro tombe.

Ognuna d'esse era una 'cattedra', ossia un seggio riservato al defunto, supponendo che egli fosse commensale al banchetto.

Dal secolo IV in poi i cristiani presero a onorare una 'cattedra' molto più spirituale: quella di Pietro, capo della Chiesa di Roma. Significato della festa e quindi la celebrazione del ministero di Pietro. Un carisma unico e infallibile che rivive nei successori di Pietro, ogni papa è 'servo dei servi di Dio' in qualità di maestro e di guida, assistito dallo Spirito Santo.



Tu sei Pietro... e a te darò le chiavi del regno dei cieli .
Tu es Petrus...et tibi dabo claves regni caelorum.



Questo brano si regge su tre simboli: la roccia, le chiavi il 'legare-sciogliere'.

Il ministero di Pietro è di 'fondamento', di roccia per l'intera costruzione degli eletti di Dio.

Le chiavi sono il simbolo del potere in azione sia nel campo amministrativo sia in quello giuridico o di insegnamento, è associabile per noi in quel potere Temporale (il governo della Chiesa visibile) indiscutibile.

Pietro d'ora innanzi dovrà anche essere il canale attraverso il quale la parola del Cristo e la sua azione salvifica continuano a effondersi nella comunità cristiana. Il legare e sciogliere diventa la concretizzazione del potere delle 'chiavi'. Gli interventi dell'apostolo sono interpretazioni e attualizzazioni nel tempo e negli uomini della volontà salvifica del Cristo. Non è soltanto un'evocazione del potere di perdonare i peccati, ma una più vasta dichiarazione sulla funzione di ammonizione, di esortazione, di formazione e di salvezza che Pietro e la Chiesa devono offrire ai fedeli.




Secondo l'espressione semitica, LEGARE-SCIOGLIERE, significa il potere di PERMETTERE-VIETARE, ACCOGLIERE-RESPINGERE, RIMETTERE-NON RIMETTERE I PECCATI. Questo era anche l'uso di questa terminologia che facevano anche i dottori del tempo di Gesù.


Il testo è chiaro per noi cattolici. Il Vangelo è di una chiarezza estrema, tutti lo dicono, ma poi pochi lo ammettono di fatto quando si tratta di riconoscere che Cristo ha conferito ad un uomo questo potere.


Ho pregato per te, Simon Pietro, che non venga meno la tua fede; * e tu, superata la prova, conferma i tuoi fratelli.
Non ti fu rivelato il mio mistero dalla carne e dal sangue, ma dal Padre mio che è nei cieli;e tu, superata la prova, conferma i tuoi fratelli. (Lc 22,32; Mt 16,17b)


[SM=g9433]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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