KRIS KRISTOFFERSON:
"For The Good Times" è stata la prima canzone che ho inciso e che è diventata un grande successo.
Ray Price l'a registrò egli stesso, vincendo un sacco di premi.
Tutto ciò che avevo composto, era quello che stavo vivendo in quel momento, un periodo di rottura nella mia vita. Credo di aver cercato di dare un senso alle mie esperienze nelle canzoni. È il modo in cui le risolvo.
Elvis conosceva la musica che molte persone non conoscono. Sono sicuro che abbia ascoltato la versione di Ray Price.
Non sapevo che Elvis avesse registrato "For The Good Times". Ho sentito che la canticchiava in un documentario ("Elvis On Tour"). Credo che la cantasse nella limousine o qualcosa del genere.
Elvis fece sua la canzone. Sentivo che attingeva alla sua esperienza personale e riusciva a entrare nel brano
Elvis e Ray erano due cantanti molto diversi: Ray era un cantante country, in prevalenza. Entrambi hanno apportato la loro individualità. È per questo che Elvis è un grande artista, perché riusciva a fare sue le canzoni.
Elvis è stato incastrato in quelle esibizioni a Las Vegas e credo che questo lo abbia un po' limitato nell'accesso ad altri tipi di brani
Quando sognavo di diventare un cantautore, non avrei mai immaginato che Elvis avrebbe cantato una delle mie canzoni, ma lo fece addirittura con tre di esse ("Help Me Make IL Through The Night" e "Why Me, Lord?") e con tanta anima, e per questo provo molta gratitudine.
RONNIE TUTT:
L'ambiente di uno studio è molto sterile. Non c'è risonanza acustica in alcun modo e ogni cosa che fai la guardi al microscopio.
Non credo che nessuna delle registrazioni di Elvis gli abbia mai reso giustizia. Non credo che si prestasse molto bene alla registrazione. Felton Jarvis si strappava continuamente i capelli. A causa della tecnica di registrazione, lo metteva in una cabina, da qualche parte. Elvis ci metteva una decina di minuti, si toglieva le cuffie, prendeva il microfono, andava da lui e tutto gli entrava nel microfono. Ma non voleva tornare indietro e rifare la voce più tardi.
Direbbe: "Ehi, ho fatto io questa cazzo di canzone. Questo è il modo in cui dovrebbe essere".
Era un purista quando si trattava di questo. Lui credeva che la registrazione fosse l'arte di registrare un'esibizione dal vivo, non l'arte dello studio di registrazione.
C'è una vera e propria differenziazione tra le due cose. Era molto purista quando si trattava di questo.
"Burning Love" ha un posto nel mio cuore. Ricordo che Felton Jarvis era molto malato: aveva subito un trapianto di reni il giorno in cui registrammo quella canzone. Era sdraiato sullo schienale di una sedia nella sala di controllo della RCA. Emory Gordy ha proposto la linea di basso e io ho prodotto il disco per Felton, per l'intera sessione. È stata una canzone di grande successo. Descriveva meglio il tipo di musica che stavamo cercando di fargli fare in quel momento. Quindi ne sono un po' orgoglioso.