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Viaggio apostolico in Croazia...

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    “Solo dal matrimonio nascono vere famiglie”

    GIACOMO GALEAZZI

    INVIATO A ZAGABRIA

    In quattrocentomila all’ippodromo Bagno di folla per la messa celebrata all’ippodromo di Zagabria

    Legge in croato alcuni passaggi fondamentali. Scandisce le parole affinché il messaggio giunga nitido al cuore di un popolo che da tredici secoli è fedele al successore di Pietro e che adesso ha il compito di portare nell’Ue i suoi valori. Benedetto XVI mette in guardia dalla convivenza («non è famiglia e non prepara al matrimonio») e, in un paese devastato dai totalitarismi e dalla fine sanguinosa dell’ex Jugoslavia, lancia un vibrante appello alla riconciliazione tra cattolici, ortodossi, musulmani.
    Nella cattedrale di Zagabria Benedetto XVI indica all’Europa l’esempio del Beato Alojzije Stepinac («difensore della verità e del diritto dell'uomo di vivere con Dio»). Un modello di fede e tenacia che «durante la dittatura nazista e poi nel periodo del comunismo» ha permesso alla Chiesa croata di resistere «alle vessazioni e ai soprusi sistematici che miravano a distruggerla». Ma il viaggio lascerà il segno soprattutto per l’aloltà alle convivenze. Poche ore prima, davanti ai 400mila partecipanti alla messa celebrata all’Ippodromo della capitale, il Papa ha esortato i fedeli di tutto il mondo a «non cedere a quella mentalità secolarizzata che propone la convivenza come preparatoria o addirittura sostitutiva del matrimonio». Un discorso dai toni netti che fa subito il giro del pianeta per il forte monito a non banalizzare le unioni, a «non ridurre l’amore a emozione sentimentale, a pulsioni». Le statistiche sul crollo dei matrimoni sono allarmanti, perciò il Pontefice incentra la sua omelia sul valore della famiglia esposta «a una crescente disgregazione, mentre rappresenta la via per vivificare il tessuto sociale». In Italia e in tutto l’Occidente aumentano sempre più le coppie di fatto e il Papa riafferma «il valore unico e insostituibile della famiglia fondata sul matrimonio». Ieri Joseph Ratzinger ha detto chiaro e tondo che, coltivando «come ideale il benessere individuale attraverso il consumo di beni materiali ed esperienze effimere, si riduce l’amore a emozione sentimentale e a soddisfazione di pulsioni istintive, senza impegnarsi a costruire legami duraturi e senza apertura alla vita». Adesso che «siamo chiamati a contrastare questa mentalità» e ovunque «la famiglia deve affrontare difficoltà e minacce», la ricetta del Papa è controcorrente: «Fate figli, sono il futuro, non bisogna avere timore di impegnarsi per un’altra persona». Quindi «care famiglie, gioite per la paternità e la maternità. L’apertura alla vita è segno di apertura al futuro, di fiducia nel futuro». Benedetto XVI indica ai governanti la necessità di «provvedimenti legislativi che sostengano le famiglie nel compito di generale ed educare i figli». Anche perché la famiglia «è la strada fondamentale per vivificare il tessuto sociale del Paese» oltre che la Chiesa. Immediate le reazioni. All’approvazione bipartisan dei politici cattolici, fanno da contraltare le proteste delle tre manifestazioni di gay e laici a Zagabria e dell’Europride: «Basta con insulti insulti, incomprensibili e fuori della realtà, a milioni di famiglie di fatto europee, etero e omosex». In un intervento al termine della messa papale, il vescovo dell’isola adriatica di Krk (Veglia), monsignor Valter Zupan, ha invitato le autorità politiche croate a rivedere la legislazione sull’aborto. «Chiediamo a quelli che ci governano di rivedere la legge, che speriamo appartenga all’epoca della Jugoslavia socialista, sull’interruzione della vita umana», raccomanda il vescovo. «Chiediamo di non nominare più con il termine progresso ciò che è in realtà un appello alla morte», aggiunge invitando anche il Pontefice ad appoggiare le iniziative in questa direzione. L’aborto è legale in Croazia sin dal periodo del comunismo. Nonostante dal cambio di regime nei primi anni Novanta siano arrivate richieste simili da parte di ambienti ecclesiastici, nessun governo o partito politico parlamentare ha mai seriamente preso in considerazione la proposta.

    © Copyright La Stampa, 6 giugno 2011


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    Il ricordo del Beato cardinale Stepinac nelle parole del postulatore della Causa di canonizzazione

    Dopo la Messa, Benedetto XVI si è recato nella nuova sede della Conferenza episcopale croata per il pranzo con i vescovi del Paese. Nel pomeriggio, il Papa si sposterà alla Cattedrale di Zagabria per presiedere la celebrazione dei Vespri con il clero, i seminaristi, i religiosi e le religiose croate. Al termine, Benedetto XVi si raccoglierà in preghiera sulla tomba del Beato Alojzije Stepinac, situata alle spalle dell'altare maggiore della Cattedrale. Coraggioso difensore della libertà religiosa sotto il regime di Tito, il cardinale Stepinac si spegne nel 1960 per una malattia contratta in carcere. La nostra inviata, Giada Aquilino, ricorda il porporato nell'intervista al postulatore della sua Causa di canonizzazione, mons. Juraj Batelja:

    R. – E’ una bella figura della Chiesa nel XX secolo, uno dei grandi pastori e dei grandi martiri che, con la sua voce viva, con l’esempio della sua vita salvò l’unità della Chiesa in Jugoslavia con la sede Romana, offrì la sua vita per salvare la Chiesa. Di fronte all’offerta di Tito di staccare la Chiesa in Jugoslavia dalla Santa Sede e istituire una Chiesa nazionale, lui si chiese: “Che cosa sarebbe questa Chiesa? Un ramo secco …”. Per questo motivo, rimase fedele fino in fondo, fino alla fine.

    D. – Stepinac fu vicino agli ebrei, agli zingari, ai perseguitati. Quanto è attuale, oggi, la sua figura?

    R. – Dobbiamo dire che sono stati pochi coloro che hanno levato la voce per difendere i diritti umani e la dignità della persona, dell’uomo durante le persecuzioni, in particolare del XX secolo. Vorrei citare un passo molto importante dalle sue omelie, in cui egli diceva che il razzismo si deve condannare perché noi abbiamo sempre dichiarato, anche pubblicamente, i principi della legge eterna di Dio, senza badare se si tratta di croati o serbi, di ebrei o zingari, di cattolici o musulmani, di ortodossi o di chiunque altro. La Chiesa cattolica non conosce razze di padroni né razze di schiavi. "La Chiesa cattolica conosce solo la razza delle creature di Dio, e se stima qualcuno più degli altri questo è colui che ha il cuore più nobile e non il pugno più forte": queste sono le parole pronunciate dal pulpito del duomo di Zagabria occupata dai tedeschi, quando per dire queste cose, si poteva perdere la vita. Ecco che ci troviamo di fronte ad una testimonianza coraggiosa che è arrivata fino alla fine, per rimanere fedele a Cristo ed i suoi santi insegnamenti. Una cosa molto interessante è stato quanto Stepinac disse una volta: “Dopo le Sacre Scritture, il libro più meraviglioso e utile è quello della vita dei santi”. Nell’anno prima della sua morte scrisse ad un artista: “Soltanto i santi e le sante sono veri eroi ed autentica grandezza dell’umanità”. Oggi, queste parole possono essere applicate a lui come il compimento di una profezia. Ognuno di noi può trovare qualcosa di meraviglioso e utile nel libro della vita di questo vero eroe. (gf)

    L’avvicinamento della Croazia all’Unione Europea passa anche attraverso la riconciliazione tra le diverse comunità che hanno vissuto la guerra negli anni ’90. Un conflitto che resta difficile da dimenticare. Ascoltiamo la testimonianza di Mira Dujela, vicepresidente dell’Associazione Italo-Croata a Roma, intervistata da Giada Aquilino:

    R. – La guerra ha cambiato tutti i cittadini croati. Ha cambiato tutti noi. Io avevo 14 anni quando è iniziata e per me è stato uno stravolgimento totale della mia vita. Io ho fatto un Capodanno sotto le bombe: c’era solo il tempo di festeggiare, da mezzanotte a mezzanotte e un quarto… Dopodiché si rientrava tutti nei sotterranei, perché iniziavano i bombardamenti. E’ caduta una bomba davanti casa l’unica sera che ero fuori. Sono degli avvenimenti che non puoi dimenticare, così come la sofferenza delle persone in quel periodo. Ti cambia proprio la vita. Mi chiedevo perché sul mio territorio ci fosse un esercito - diciamo - straniero, che fino a poco prima era dello stesso Paese, e che adesso attaccava la mia città invece di difenderla… Mi sono fatta mille domande… Era una cosa più grande di ciò che potevamo immaginare.

    D. – Oggi, ci sono tensioni tra le diverse comunità?

    R. – Per quanto riguarda la Croazia, noi stiamo lavorando tantissimo e non solo per riconoscere - perché sono già riconosciute - le minoranze linguistiche ed etniche, a parte quella dei serbi, che hanno comunque anche un posto in parlamento da noi. La comunità rom ed altre comunità slovene sono riconosciute a livello statale e hanno un posto nel parlamento e nel governo croato. Sosteniamo anche economicamente queste minoranze: c’è una legislazione proprio in favore delle minoranze linguistiche.

    Prima di congedarsi dalla Croazia, Benedetto XVI farà una breve sosta nella residenza del cardinale arcivescovo di Zagabria, Josip Bozanić, quindi si trasferirà in auto all'aeroporto internazionale "Pleso" dove pronuncerà un discorso di commiato. Il decollo dell'aereo pontificio è in programma per le 19.45 e l'arrivo allo scalo romano di Ciampino per le 21.15.

    © Copyright Radio Vaticana


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    Benedetto XVI alla veglia di preghiera in piazza Josip Jelačić a Zagabria

    Tra i giovani per parlare di speranza

    Nicola Gori

    Sono venuti da ogni parte della Croazia per incontrare il Papa. Sono ragazzi, ragazze, giovani, ma anche famiglie, religiosi e religiose, seminaristi e novizi. Alcuni appartengono ad aggregazioni laicali, quali Azione Cattolica, scout, focolarini, carismatici; altri, invece, sono espressione delle varie associazioni presenti nelle parrocchie; altri ancora sono singoli giovani che hanno scelto di essere qui per vedere il Successore di Pietro. Per tutti è un avvenimento eccezionale che è stato preparato da tempo.
    La piazza dove si è svolta la veglia è un luogo simbolo per i croati. È intitolata all’eroe della vittoria contro gli ungheresi, il conte di Bužim, che è raffigurato nel monumento equestre eretto nel 1848. La statua venne collocata nel 1866 e rivolta a nord verso l’Ungheria. Venne poi rimossa nel 1947, al termine della seconda guerra mondiale. Fu solennemente ricollocata dopo la proclamazione d’indipendenza del Paese. Anticamente, la piazza non faceva parte del centro cittadino, ma con l’espansione della città, a poco a poco divenne il centro. Jelačić è famoso non solo per le sue campagne militari, ma anche per aver abolito la servitù della gleba.
    Quando Benedetto XVI, sabato sera 4 giugno, si è affacciato sulla grande piazza Josip Jelačić a bordo della papamobile si è sentito un boato di grida e di cori. Ad accoglierlo sul palco c’era il sindaco di Zagabria, Milan Bandić, il quale gli ha offerto le chiavi della città. Quattro giovani in abito tradizionale avevano portato processionalmente l’icona della Madonna della Porta di Pietra, patrona della città.
    Hanno partecipato alla processione anche i rappresentanti di tutte le diocesi croate nei rispettivi costumi regionali. La presenza di Maria in mezzo a miglia di giovani ha dato un tono mariano alla veglia. L’immagine mariana risalente al XVII secolo, raffigurante la Madre di Dio seduta che con il braccio destro sorregge Gesù e con il sinistro solleva un piccolo globo terrestre, ha un posto particolare nel cuore dei croati. I fedeli nutrono una grande devozione per questa immagine. È stata ritrovata intatta dopo un incendio che, nel XVIII secolo, aveva devastato tutto il tempio nella quale era conservata, compresa la cornice. È venerata come Madonna della Porta di Pietra, perché si trova in un’edicola stradale, vicino a uno dei quattro antichi accessi all’interno delle mura cittadine.
    Dopo l’accoglienza del sindaco, è stato il turno dell’arcivescovo Marin Srakić, presidente della Conferenza episcopale croata a salutare il Pontefice. Poi, ha avuto inizio la veglia divisa in due parti: la liturgia della Parola e l’adorazione del Santissimo Sacramento. Sono stati ancora i giovani a occupare la scena. Uno di loro ha letto un brano della Lettera di Paolo ai Filippesi, dove si parla dell’annuncio di gioia nel Signore, seguito dal cantato del Salmo 34.
    Momenti forti della veglia sono state le testimonianze di Daniel Vorih, venticinque anni, di Zagabria, e Matheja Buha, ventidue anni di Šibenik.
    Dopo il discorso del Papa e le preghiere per le necessità della Chiesa e della società, ha avuto luogo l’adorazione eucaristica. Il Pontefice, infine, ha compiuto un gesto significativo: ha donato un rosario d’oro alla Madonna della Porta di Pietra, che è rimasta sul podio per tutta la notte insieme con il Santissimo Sacramento esposto per i giovani che si preparavano alla messa della domenica. Prima di congedarsi, il Pontefice ha incontrato il gesuita Bozidar Nagy, postulatore della causa di canonizzazione di Ivan Mertz, il quale gli ha donato un volume contenente i discorsi di Giovanni Paolo II dal 1978 al 2005 da lui tradotti in croato. L’animazione musicale è stata curata dal coro giovanile dell’arcidiocesi di Zagabria e dalla Gioventù salesiana.
    Toccante la testimonianza di don Ivan Filipović della comunità di ex tossicodipendenti Cenacolo. Le sue parole si alternavano con l’esibizione di alcuni ballerini che interpretavano la Maske, una rappresentazione del cammino che dalle tenebre conduce alla luce.
    Al termine, il Papa ha fatto ritorno alla nunziatura apostolica.
    Prima della veglia con i giovani, Benedetto XVI aveva incontrato esponenti della società civile, del mondo politico, accademico, culturale, imprenditoriale con il Corpo diplomatico e leader religiosi nel teatro nazionale di Zagabria. Il Papa era stato salutato al suo arrivo da Ana Lederer, direttrice, e da Branko Mihanović, direttore dell’Opera. I vocalisti dell’ensemble folcloristico Lado lo avevano accolto con un canto popolare, al quale era seguito il saluto dell’arcivescovo di Zadar, monsignor Želimir Pulijć, presidente della Commissione episcopale croata per la cultura, e di Niko Zurak, membro della Pontificia Accademia per la Vita.
    Dopo i saluti, era stato eseguito un breve brano strumentale del compositore dalmata Ivan Mana Jarnović. Il Papa aveva pronunciato poi il suo discorso e benedetto i presenti.

    (©L'Osservatore Romano 6-7 giugno 2011)


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    Domenica nell'ippodromo di Zagabria

    Una festa annunciata

    dal nostro inviato Nicola Gori

    Una festa dei cuori che ha coinvolto tutti: dai bambini ai genitori, dai nonni ai giovani, dai malati ai seminaristi. Piccoli e grandi accomunati non solo dai legami familiari, ma dalla fede. È stato, più che una festa, quasi un abbraccio simbolico quello tra Benedetto XVI e le centomila famiglie croate riunite nell'ippodromo di Zagabria per la messa in occasione della loro Giornata nazionale, domenica mattina 5 giugno: l'appuntamento più atteso del viaggio, preparato nei minimi particolari dall'episcopato locale, che ha voluto la presenza del Papa per sottolinearne l'importanza.
    Tutta la visita nel Paese, infatti, ha ruotato intorno a questo avvenimento. Anche il logo scelto per la celebrazione è stato creato per rappresentare una famiglia sorretta da due mani che si aprono a forma di fiamma, a simboleggiare l'amore di Dio. Sullo sfondo una Croce, per significare che è Cristo il suo fondamento.
    Nella Croazia, che attende con ansia l'ingresso nell'Unione europea e che ha vissuto, nel suo recente passato, la tragedia della guerra per l'indipendenza nel momento in cui la vecchia Jugoslavia si sgretolava, il Papa ha fatto sentire forte la sua voce in difesa della famiglia e dei suoi valori.
    I 400.000 fedeli, molti più di quelli previsti dalle autorità, lo hanno atteso dalla sera precedente nonostante l'inclemenza del tempo che ha ridotto l'ippodromo a una distesa di fango. Quando il Pontefice è apparso sulla papamobile, un boato si è levato verso il cielo ormai sereno. Dopo aver attraversato buona parte dell'ippodromo, Benedetto XVI è giunto all'altare accolto dal cardinale Josip Bozanić, che gli ha rivolto un breve saluto. Tutto lo scenario in cui si è svolta la celebrazione era carico di simboli. L'altare è stato realizzato in forma di due mani: una posizionata verticalmente a proteggere la fonte della vita eterna, cioè la mensa eucaristica, luogo di incontro del divino con l'umano in Cristo, l'altra orizzontalmente con funzione di tetto a manifestare la presenza dello Spirito nella Chiesa. Lo spazio destinato proprio all'altare è stato ricavato nel punto in cui si incontrano i palmi delle mani che facevano da cornice all'intera celebrazione.
    Nella liturgia sono stati usati il croato, il latino e l'italiano. Il Vangelo di Giovanni è stato proclamato in paleoslavo nella redazione croata. Le letture della VII domenica di Pasqua sono state tratte dagli Atti degli Apostoli e dalla prima Lettera di Pietro. A fianco dell'altare era stata collocata la statua lignea di Marija Bistrica, la celebre patrona della nazione. Per la prima volta dalla nascita del santuario, avvenuta circa cinquecento anni fa, l'immagine è stata portata fuori.
    Al termine della messa, il vescovo di Krk, monsignor Valter Župan, presidente della Commissione episcopale per le famiglie, ha rivolto un breve saluto al Pontefice, il quale poi ha recitato il Regina Caeli. Conclusa la preghiera, il Papa si è trasferito nella nuova sede della Conferenza episcopale, accanto alla nunziatura apostolica, dove ha pranzato con i vescovi croati e quelli ospiti provenienti dai Paesi vicini. Una targa commemorativa della visita è stata scoperta al suo arrivo.
    La messa era stata preceduta da una lunga veglia, iniziata nel cuore della notte con la liturgia delle luci, animata da sei famiglie, una per ogni parrocchia croata dedicata alla Sacra Famiglia. Un sacerdote aveva acceso un cero commemorativo realizzato per l'occasione, che da ora in poi verrà portato in ogni celebrazione per le famiglie. Successivamente, è stato recitato il rosario, guidato a turno da una famiglia proveniente da un'arcidiocesi diversa del Paese. Sempre durante la veglia è stato riproposto il discorso che Giovanni Paolo II aveva tenuto nel 1994 nello stesso ippodromo. La preghiera è stata intervallata dall'esibizione di un coro formato dalle famiglie e dal gruppo «Vis Emanuel». C'è stata poi la testimonianza di cinque famiglie, rappresentanti di movimenti, associazioni e comunità ecclesiali che si occupano di pastorale familiare. È iniziata quindi la terza parte con il recital poetico-musicale «Adame, gdje si? Adamo, dove sei?» di Rene Medvešek, accompagnato dal coro giovanile della parrocchia Regina del Santo Rosario di Zagabria e dal coro dei bambini «Flauti magici» della parrocchia della Sacra Famiglia. Infine, il vescovo Župan ha guidato la preghiera, le cui intenzioni sono state rappresentate da sei giare che idealmente stavano a significare le sei virtù principali della vita matrimoniale: l'amore, la compassione, la fedeltà, la gioia, il perdono e la pazienza. Dopo la meditazione sono state rinnovate le promesse matrimoniali ed è stata compiuta la consacrazione delle famiglie cattoliche croate alla Sacra Famiglia.
    Nel pomeriggio, Benedetto XVI si è recato nella cattedrale dedicata a Maria Santissima Assunta e a Santo Stefano d'Ungheria per un'altra festa, questa volta con tutte le componenti ecclesiali. Ha presieduto alla celebrazione dei vespri con i presuli, i sacerdoti, i religiosi, le religiose e i seminaristi e la preghiera sulla tomba del beato Alojzije Stepinac. Al suo arrivo il Papa è stato accolto dal Capitolo e ha sostato in preghiera davanti al Santissimo Sacramento. Il cardinale Bozanić gli ha rivolto un saluto, quindi sono stati celebrati i secondi vespri della VII domenica di Pasqua. Al termine, il Pontefice si è soffermato in preghiera davanti ai resti mortali del beato Stepinac, che si trovano nella tomba monumentale dietro l'altare maggiore.
    Al termine, il Papa si è trasferito a piedi nella residenza del cardinale arcivescovo di Zagabria. All'uscita un gruppo di seminaristi lo attendeva per salutarlo e per scattare una foto ricordo. Si è diretto poi verso l'aeroporto internazionale «Pleso» della capitale, dove ha incontrato brevemente il presidente della Repubblica, alcuni vescovi, le autorità civili e un gruppo di fedeli. Su un airbus a320 della Croatia airlines, il Papa è rientrato a Roma, dove è atterrato all'aeroporto internazionale di Ciampino alle ore 21,30 per poi fare rientro in Vaticano.

    (©L'Osservatore Romano 6-7 giugno 2011)


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    Benedetto XVI in Croazia: un viaggio di fede, amore e speranza

    Da Angela Ambrogetti
    In Cronache Vaticane
    Creata il 2011-06-06 14:57

    Autore:
    Angela Ambrogetti

    Il papa nel suo viaggio in Croazia, appena conclusosi, ha lanciato un messaggio fortissimo a tutta l'Europa, affinché ritrovi la sua unità nelle radici cristiane che la caratterizzano. E alle famiglie cattoliche, accorse ad applaudirlo, ha lanciato un appello: «Siate coraggiose!»

    Quando Benedetto XVI prende la parola in piazza Josip Jelačić scoppia il grandissimo applauso dei più di 50 mila giovani che lo ascoltano. Sono il futuro dell’Europa, quelli cui il papa affida la preghiera davanti all’Eucarestia. Applaudono le parole del papa prima in italiano, poi in croato. Gli applausi scoppiano anche in Cattedrale, quando papa Ratzinger parla del beato vescovo e martire Alojzije Stepinac: in Croazia si attende la canonizzazione, dice il cardinale di Zagabria Josip Bozanić. E applaudono anche le famiglie cattoliche riunite per la prima volta quando il papa dice: «Siate coraggiose!».

    Due giorni di un viaggio intenso e di successo nonostante la scarsa attenzione della vigilia. Qualcuno polemizza sul No del papa alla convivenza come “preparatoria” o “sostitutiva” del matrimonio (e che altro poteva dire del resto?), ma per il resto poco o niente. Eppure la visita è stata interessantissima. Perché la Croazia, tra le altre cose, è il paese europeo nel quale si incrociano due culture. Quella latina, italiana e veneziana, e quella slava, croata. Una convivenza non sempre facile, soffocata spesso dalla violenza o dalla dittatura, ma che oggi finalmente trova la sua unità nella più grande casa comune europea. Ecco perché, in un primissimo momento, all’interno del viaggio si era pensato anche a un incontro tra il papa e un qualche rappresentante del Patriarcato di Mosca. Ma anche se per il momento si è rimandato (magari si lavora anche a un incontro in Germania a settembre), i due giorni nel cuore dell’Europa sono stati fondamentali proprio per la politica europea della Santa Sede.

    L’Europa, quella occidentale che sembra voler dimenticare le sue radici cristiane, l’Europa che sembra animata sola da interessi mercantili, che concorda solo azioni militari e non pensa alle conseguenti emergenze umanitarie. Questa Europa che ha bisogno di riscoprire la propria coscienza, ha bisogno dell’Oriente per ritrovare se stessa, così come l'Oriente europeo necessita del cristianesimo per ritrovare le sue radici. Un modo per vincere la «cultura razionalistica, che non tiene sufficientemente conto della storia e della ricchezza della storia», una vera «missione di questo popolo, che entra adesso: di rinnovare nell’unità la diversità».Benedetto XVI in Croazia porta a esempio tre persone. Uno scienziato gesuita, padre Ruđer Josip Bošković che «impersona molto bene il felice connubio tra la fede e la scienza, che si stimolano a vicenda per una ricerca al tempo stesso aperta, diversificata e capace di sintesi». Uomo di grande e cosmopolita cultura al di sopra di ogni nazionalismo, padre Boscovich, come si scrive in italiano, coltivò una grande passione per l’unità. «Rendiamo omaggio al cultore della verità, - dice il papa applauditissimo - che sa bene quanto essa lo superi, ma che sa anche, alla luce della verità, impegnare fino in fondo le risorse della ragione che Dio stesso gli ha dato».

    Ai giovani Benedetto XVI ricorda il loro coetaneo laico, beato della carità, Ivan Mertz: liturgia, carità e bontà che “stupiscono e commuovono” nella sua vita. E poi il vescovo martire del totalitarismo ateo. Il simbolo di tutto il clero croato che ha subito decenni di persecuzioni che «è stato oggetto di vessazioni e soprusi sistematici che miravano a distruggere la Chiesa cattolica». Stepinac, diventato difensore dei deboli, «avvocato di Dio su questa terra». In sei discorsi Benedetto traccia una linea precisa da seguire per la Croazia e per l’Europa. E anche se l’ultimo, quello del congedo, non riesce a leggerlo per la pioggia battente, il saluto è intensamente sottolineato da un arcobaleno nel tramonto appena prima del decollo dell’aereo papale. Dall’oblò si vede il papa che legge la preghiera della sera. Un affidamento a Maria, ai piedi della quale nella immagine della Madonna della Porta di Pietra, protettrice di Zagabria, ha deposto un rosario d’oro.

    URL di origine: www.tempi.it/benedetto-xvi-croazia-un-viaggio-di-fede-amore-e-...


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    Croazia: riunione speciale dei vescovi per un bilancio sulla visita del Papa

    A poco più di un mese dalla visita di Benedetto XVI in Croazia, svoltasi il 4 e 5 giugno, i vescovi del Paese hanno tenuto ieri una sessione plenaria speciale per tracciare un bilancio dell’evento.
    La riunione è stata presieduta, a Zagabria, dal presidente della Conferenza episcopale croata (Cec), l’arcivescovo Marin Srakić, ed ha visto la partecipazione anche del nunzio apostolico nel Paese, mons. Mario Roberto Cassari. Nel suo intervento, mons. Srakić ha sottolineato che la visita del Papa è stata un grande evento per la Chiesa e la nazione croata ed ha avuto una notevole risonanza non solo nel Paese, ma anche all’estero.
    Quindi, il presule ha letto una lettera di ringraziamento inviata da Bendetto XVI alla Cec, nella quale il Santo Padre esprime la sua profonda gratitudine per la calorosa accoglienza ricevuta, per l’impegno con cui la visita è stata preparata e per l’attenta partecipazione dei fedeli.
    Nella missiva, Benedetto XVI ricorda con gioia i vari incontri avuti con i croati, tra cui quello con le famiglie e con i sacerdoti. Dal canto loro, i vescovi del Paese hanno sottolineato la grande partecipazione dei giovani, i quali, nel corso della Veglia di preghiera di sabato 4 giugno, “hanno fatto risuonare la loro voce attraverso la preghiera, i canti e la meditazione, offrendo una grande testimonianza della loro fede”. I presuli hanno poi ricordato i temi principali dei discorsi pronunciati dal Papa, come la difesa della famiglia e il necessario dialogo tra tutte le strutture della società.
    Di qui, l’incoraggiamento rivolto dalla Cec a tutti i fedeli e le persone di buona volontà della Croazia, affinché approfondiscano il messaggio lanciato da Benedetto XVI, per il bene comune di tutto il Paese. Tra gli altri argomenti esaminati dalla Plenaria, anche il completamento della costruzione della Chiesa dei martiri croati ad Udbina, la cui dedicazione è in programma per il 10 settembre. A partire dal prossimo anno, inoltre, la Giornata dei martiri croati verrà celebrata l’ultima domenica di agosto.
    Infine, la Cec ha fatto il punto sulla causa di beatificazione del Servo di Dio Miroslav Bulešić, il giovane sacerdote ucciso durante il regime comunista il 24 agosto 1947 a Lanišće, mentre amministrava il sacramento della Cresima. (I.P.)

    © Copyright Radio Vaticana


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