00 30/01/2009 22:14
Dal blog di Lella...

Il Papa parla chiaro, il Vaticano non sempre

Forse lo Stato del Vaticano dovrà registrare uffici e meccanismi che regolano i suoi rapporti con i media.

Dovrà anche migliorare le comunicazioni e il flusso delle informazioni fra le sue nunziature, la Segreteria di Stato e le varie congregazioni (il nunzio in Svezia non sapeva o non ha avvertito in tempo Roma dell'incresciosa intervista di monsignor Williamson?).
Dovrà farlo per non esporre ulteriormente il Papa a polemiche logoranti. Ma non si può dire che ieri Benedetto XVI non sia stato chiaro: sulle intenzioni e il significato della revoca della scomunica ai quattro vescovi lefebvriani e sul negazionismo di uno di loro.

Non ha chiesto scusa, non si è battuto il petto, per spiegarsi ha ribadito.

Quanto ai lefebvriani, ha ricordato la sua omelia programmatica di inizio pontificato, quando disse che è «esplicito compito del Pastore la chiamata all'unità». Per questo motivo, e in «adempimento a questo servizio» «ho deciso giorni fa di concedere la remissione della scomunica», dopo che «ripetutamente» i beneficiari gli avevano «manifestato la loro viva sofferenza per la situazione», chiarendo che aspetta adesso «ulteriori passi» fino al «vero riconoscimento del magistero e dell'autorità del Papa e del Concilio Vaticano II (Nostra Aetate compresa, ndr)», solo allora si potrà parlare di «piena comunione» della Fraternità San Pio X con Roma.
Quanto alla Shoah, ha ricordato le sue «ripetute» visite ad Auschwitz, «l'eccidio efferato di milioni di ebrei» smentendo le cifre di Williamson («trecentomila»), ha condannato «l'oblio, la negazione o il riduzionismo» della Shoah, la cui memoria ci insegna invece che «solo il faticoso cammino dell'ascolto e del dialogo, dell'amore e del perdono conduce i popoli, le culture e le religioni del mondo all'auspicato traguardo della fraternità e della pace nella verità». Benedetto XVI si è infine implicato in prima persona: «Rinnovo con affetto l'espressione della mia piena e indiscutibile solidarietà con i nostri Fratelli destinatari della Prima Alleanza».

La formula usata è una delicatezza di Papa Ratzinger il quale sa che quella del suo predecessore, «fratelli maggiori», pur dettata dai medesimi sentimenti, non è molto gradita agli ebrei, per i quali (il riferimento è al rapporto fra Esaù e suo fratello Giacobbe) Dio avrebbe una predilezione per il fratello minore.

© Copyright Il Riformista, 29 gennaio 2009


Papa Ratzi Superstar









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