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Paparatzifan
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29/01/2009
19:51
Dal blog di Lella...
La polemica degli ebrei e qualche strumentalizzazione alla vigilia del viaggio di Benedetto XVI in Terra Santa
Il Papa che accoglie e perdona tira dritto e lavora per l'unità della Chiesa
Aprire le braccia, chiedere scusa, ripetere per l'ennesima volta la stessa cosa, sopportare la durezza, non pesare troppo l'astuzia, separare tra polemica e sostanza…
Fare il Papa è un mestieraccio. Lo dev'essere tutti i santi giorni che Dio manda in terra, e specialmente certi giorni, come quelli che stanno capitando.
Al Papa, infatti, sta toccando di navigare tra la colpevole grettezza di qualcuno (come il vescovo negazionista) l'astuzia di alcuni (i media e certe forze che vogliono alimentare il dissido tra ebrei e cattolici proprio alla vigilia del viaggio di Benedetto XVI in Israele), il risentimento di altri (certi esponenti del mondo ebraico che a ogni piè sospinto si vestono da vittime). E navigare è il suo compito, essendogli affidata la gran barca della Chiesa. E nessuno garantì né a Pietro né ai suoi successori una navigazione tranquilla. La Chiesa non è un pedalò.
L'unità tra persone diverse non è una passeggiata.
Ma il Papa mi pare non abbia lasciato ambiguità né abbia girato il timone: apertura e riammissione ai Lefebvriani come inizio di un percorso che essi devono fare; riaffermazione dell'abbraccio ai fratelli ebrei, pur nella differenza e nella autonomia (per questo non è comunque accettabile porre come condizione la "defenestrazione" di un vescovo come gesto riparatore); rilancio del dialogo sul quel che accomuna più che insistenza su quel che divide. Questo Papa sta lavorando per l'unità della Chiesa, e non a parole ma con gesti significativi. E i gesti che hanno un peso non sono mai privi di conseguenze. Lo sappiamo tutti. È proprio della vita normale. Quando ad esempio fai un passo verso un figlio, con la coda dell'occhio vedi che spesso l'altro un poco si adombra. E così il gesto di riapertura ai lefebvriani, maturato con pazienza e lavoro serissimo di dialogo, può aver creato qualche ombra comprensibile in altri figli, e viceversa in altri casi. La Chiesa non è un pedalò. Ma di certo, mentre vediamo altrove spettacoli a volte tragici, a volte grotteschi di continua divisione, frammentazione e rotture, la riunione con fratelli che se ne erano andati è un fatto controtendenza, da difendere con la verità e la pazienza. Senza paura delle tensioni, ma rilanciando sempre, con precisione e forza per l'unità. È quello che sta facendo il Papa, in mezzo a durezze di ogni genere ben comprensibili, e senza reagire nemmeno di fronte ad affronti e a pericolose ambiguità. E mai stancandosi di fare il Papa, il servo dei servi, e dell'unità dei cristiani.
© Copyright Il Tempo, 29 gennaio 2009
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