00 24/01/2009 01:45
Da Petrus

Il successore di Pietro ha detto sì: il Sinodo Speciale sui cristiani del Medio Oriente e dell'Iraq si farà

CITTA’ DEL VATICANO - Benedetto XVI ha accolto e apprezzato il progetto di un Sinodo Speciale sui cristiani del Medio Oriente e dell'Iraq. Lo riferisce Monsignor Luis Sako, Arcivescovo di Kirkuk, ricevuto in queste ore per la visita ad limina. "Il Papa - rivela il prelato - definisce la proposta 'una buona idea'. Siamo una realta' piccola - aggiunge - ma abbiamo il desiderio comune di continuare la nostra missione nell’area. Il Sinodo tocchera' diverse tematiche, fra le quali il problema dellÂ’immigrazione dei cristiani. Abbiamo steso un progetto che delinea il percorso da seguire durante il Sinodo e le problematiche da affrontare". Nell'intervista, Monsignor Sako invita la comunita' internazionale e la Chiesa universale ad "appoggiare la presenza dei cristiani in Iraq" e chiede al governo di Baghdad di "creare un Ministero per le minoranze, che dia un significato alla loro presenza nel Paese, ne tuteli i diritti e ne incoraggi la permanenza". "Bisogna impegnarsi - e' la richiesta lanciata dal prelato - perche' i cristiani abbiano un ruolo nella vita sociale dell'Iraq; dobbiamo salvarne il patrimonio etnico e culturale". Sako auspica inoltre che la Chiesa irakena sappia "aggiornare il messaggio evangelico: non bisogna vivere nella storia e pensare al passato, ma guardare con speranza al futuro" e adattare il compito missionario "nella societa' di oggi per un dialogo schietto con i musulmani". L'arcivescovo caldeo auspica che "vi sia una formazione adeguata di missionari", forti nella fede e che siano di "esempio con la loro vita, perche' fare catechismo, partecipare alla messa e seguire i precetti come se si trattasse di una routine non basta". Il rinnovamento deve passare attraverso un ripensamento complessivo "della catechesi e della pastorale", che sappiano "adattarsi alla realta' odierna. La societa' irakena, il Paese sono cambiati". Monsignor Sako invita infine la Chiesa a "tornare al centro della vita dei cristiani e di tutti gli irakeni, compresi i musulmani, promuovendo una cultura del dialogo. La Chiesa, per storia e tradizione, e' l'unica istituzione - conclude - capace di costruire ponti di fratellanza solidi e duraturi; bisogna capire qual e', oggi, il terreno su cui costruire il dialogo e quale linguaggio usare".