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Viaggio apostolico in Spagna

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    00 09/11/2010 01:01
    In Spagna Benedetto XVI ha dato impulso al primato di Dio
    Secondo il direttore de “L'Osservatore Romano” e il portavoce vaticano



    ROMA, lunedì, 8 novembre 2010 (ZENIT.org).- I due giorni che Benedetto XVI ha trascorso in Spagna sono serviti per dare un impulso decisivo all'obiettivo centrale del suo pontificato: presentare l'amore di Dio come la priorità dell'esistenza, hanno affermato il direttore del quotidiano vaticano e il direttore della Sala Stampa vaticana.

    Nel tracciare un bilancio del pellegrinaggio apostolico a Santiago de Compostela e Barcelona, dal 6 al 7 novembre, Giovanni Maria Vian, direttore de L'Osservatore Romano”, ha riconosciuto che con questo viaggio “il successore di Pietro ha mostrato ancora più chiaramente il senso del suo cammino e di quello della Chiesa: presentare al mondo Dio che è amico degli uomini e invitarli nella sua casa”.

    “Una casa – ha aggiunto – la cui bellezza è soltanto adombrata dal Portico della gloria che accoglie i pellegrini che arrivano a Compostela e a Barcellona da quella foresta di Dio che Gaudí, artista visionario e cristiano autentico, ha voluto si innalzasse al centro della città degli uomini. Perché guardino alla sua presenza tra loro, contemplino la sua inesprimibile meraviglia e sappiano accoglierlo”.

    Da parte sua, il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi S.I., ha spiegato che l'annuncio del primato di Dio “è la priorità di questo pontificato”.

    “Dio è stato veramente al centro dei discorsi, sia della prima sia della seconda tappa, perché l’incontro con Dio è la meta del pellegrinaggio – ha affermato il gesuita –. Il Papa pensa molto al rischio dell’oblio di Dio e dell'indifferenza verso la trascendenza nella nostra cultura e nel nostro tempo e, quindi, si sente impegnato a ricordare agli uomini la relazione fondamentale con Dio”.

    “Da Santiago, il Papa ha avuto anche delle parole molto forti connesse al tema di Dio e delle radici cristiane per l’Europa”. “Ha ricordato all’Europa - con una certa appassionata ammonizione - che cosa sarebbe l’Europa se dimenticasse l’importanza della presenza di Dio nella nostra vita, se le croci che sono ai crocicchi delle nostre strade venissero dimenticate nel loro significato e fossero prive di senso di riferimento per il valore dell’amore e della dedizione di Dio a noi e di noi agli altri nella nostra vita”.

    “Nella tappa di Barcellona – ha detto ancora padre Lombardi –, mi sembra che il tema dell'unione tra verità e bellezza, tra fede e arte, tra fede, arte e liturgia della Chiesa sia stato veramente espresso in modo assolutamente unico per il luogo in cui la celebrazione è avvenuta. Non credo che durante il Pontificato ci sia stata un’altra liturgia di dedicazione in un ambiente simile e così espressiva della ricchezza dei significati che questa liturgia porta con sé”.

    Secondo il direttore della Sala Stampa della Santa Sede i cattolici spagnoli che hanno seguito da vicino il viaggio apostolico, in particolare i partecipanti alle due celebrazioni eucaristiche, hanno compreso bene il messaggio del Papa.

    “La gente, certo, se sta ad ascoltare, capisce. Credo che, però, qui abbiamo un messaggio che passa anche attraverso un evento con tutta la sua complessità e ricchezza. Questa è un po’ la bellezza misteriosa della liturgia della Chiesa, perché esprime attraverso atti, parole, attraverso canti - e in questo caso anche attraverso le forme artistiche della scultura e della architettura - la ricchezza di un messaggio”, ha detto in riferimento alla Sagrada Familia di Antoni Gaudí.

    “Io penso – ha concluso il portavoce vaticano – che questo evento avrà un significato importante: sarà veramente per la Chiesa un messaggio di impegno a curare sempre di più la dignità del linguaggio con cui esprime la realtà sacra, il rapporto con Dio e la vita della comunità cristiana”.








    Spagna: massima audience nelle TV pubbliche per la visita del Papa
    Straordinarie risorse tecniche e umane e lunghe trasmissioni in diretta



    MADRID, lunedì, 8 novembre 2010 (ZENIT.org).- Solo alla televisione pubblica spagnola, quasi 12,4 milioni di spettatori hanno seguito in qualche momento la visita di Papa Benedetto XVI a Santiago de Compostela e Barcellona, secondo la Radio Televisione Spagnola.

    Nella rete pubblica galiziana, l'audience accumulata è stata di 1.208.000 persone, in quella catalana di 1.608.000.

    Durante il fine settimana, la TVE ha trasmesso un totale di 32 ore di informazione esclusiva sulla visita del Papa alle due città spagnole negli speciali informativi di La 1, La 2 e Canal 24 Horas.

    Su La 2, la Messa di domenica dalla Sagrada Familia di Barcellona è stata leader nella sua fascia, con 931.000 spettatori e il 13,7% di share. Quella di sabato, da Santiago, è stata vista da 593.000 spettatori, con il 4,7% di share.

    Il primo degli speciali della TVE, con l'arrivo del Papa in Spagna, dalle 11.26 alle 12.59 di sabato, ha guidato la sua fascia oraria con 446.000 spettatori e il 9,4% di share. Il secondo speciale, che La 1 ha trasmesso sabato dalle 13.48 alle 13.59, ha avuto 532.000 spettatori (6,9%).

    Domenica, lo speciale trasmesso da La 1 dalle 13.16 alle 13.27 ha avuto 871.000 spettatori e il 10,8% di share. La 1 ha trasmesso altri due speciali durante la giornata: dalle 8.30 alle 9.40, con 237.000 spettatori (8,2%), e il congedo del Pontefice, dalle 18.21 alle 19.15, con 1.196.000 spettatori (7,6%).

    La media di audience della ritrasmissione della visita del Papa in Spagna su Canal 24 Horas è stata di 132.000 spettatori, con l'1,5% di share.

    Le reti autonomiche hanno raggiunto successi storici di pubblico. Televisión de Galicia ha reso noto che 1.208.000 persone, il 45% della popolazione della Comunità autonoma, hanno seguito in qualche momento la trasmissione della visita attraverso il suo canale.

    Televisió de Catalunya ha registrato, solo nella sua rete, un'audience accumulata (l'insieme di persone che in qualche momento hanno seguito la trasmissione) di 1.608.000 persone. La programmazione speciale ha incluso un programma di sei ore in diretta.

    Dispiegamento straordinario

    Sono state proprio Televisión de Galicia e Televisió de Catalunya ad essere incaricate di produrre, rispettivamente a Santiago e Barcellona, il segnale istituzionale, cioè le immagini ufficiali, che hanno diffuso a più di mille reti televisive di tutto il mondo.

    A questo scopo, hanno destinato risorse umane e tecniche straordinarie. Televisión de Galicia ha dispiegato sabato 60 telecamere per coprire tutto il percorso del Papa dall'aeroporto di Lavacolla al centro della città, così come le celebrazioni all'interno della Cattedrale, la Messa nella piazza dell'Obradoiro e il suo ritorno all'aeroporto.

    Ha destinato anche 19 unità mobili alla produzione audiovisiva dell'avvenimento e altre 12 all'invio di immagini. 500 professionisti, tra tecnici e giornalisti della rete ed esterni, hanno collaborato a questa copertura.

    Dal canto suo, TV3 ha reso noto di aver organizzato uno dei dispiegamenti più importanti di sempre, un'operazione alla quale hanno lavorato équipes di diverse aree della rete.

    Per coprire la visita, ha utilizzato sessanta telecamere di ultima tecnologia, che ha collocato nelle strade lungo le quali è passato il Pontefice, all'interno della Sagrada Familia, su un elicottero e nella papamobile.

    Il pubblico che ha seguito la Messa nella Sagrada Familia ha potuto godere di immagini prese da varie équipes sperimentali di 3D e da 32 telecamere, tra cui una “telecamera ragno” che percorreva con un cavo la parte superiore della navata centrale del tempio e numerose microcamere che captavano i dettagli della celebrazione.

    In tutto il mondo, circa 150 milioni di persone hanno seguito questo viaggio attraverso televisioni di vari Paesi, secondo alcune stime della Conferenza Episcopale Spagnola.

    A questi si aggiungono gli internauti che hanno optato per Internet per seguire la trasmissione in diretta della visita papale attraverso qualcuno dei vari portali e web di mezzi di comunicazione che offrivano questa possibilità.













    Dopo la visita in Spagna: vocazioni e impegno dei fedeli in politica
    Il Card. Martínez Sistach commenta il viaggio del Pontefice
    di Miriam Díez i Bosch



    BARCELLONA, lunedì, 8 novembre 2010 (ZENIT.org).- Tra i “molti frutti spirituali e pastorali” che si aspettano dalla visita che Papa Benedetto XVI ha compiuto questi sabato e domenica in Spagna, il Cardinale Lluís Martínez Sistach, Arcivescovo di Barcellona, confida soprattutto in una promozione delle vocazioni e in un maggiore impegno dei fedeli nella sfera pubblica.

    Lo ha confidato parlando con ZENIT riguardo alla visita papale a Santiago de Compostela e a Barcellona. Il Pontefice ha voluto partecipare alle celebrazioni dell'Anno Santo Giacobeo, mentre nella capitale catalana ha presieduto la dedicazione del tempio della Sagrada Familia di Antoni Gaudí.

    “Vorrei che grazie alla presenza del Papa e al suo messaggio scoprissimo sempre più che la nostra vita è di Dio e che Egli ce l'ha affidata per realizzare la vocazione che dà a ciascuno”, ha detto il porporato.

    “Vorrei che aumentassero le vocazioni al matrimonio cristiano, al sacerdozio, alla vita consacrata e quelle missionarie”, ha aggiunto.

    Allo stesso modo, “il Papa ribadisce la vocazione specifica dei laici cristiani, che consiste nel loro coinvolgimento nella vita pubblica. Qui e in generale in tutto il mondo abbiamo bisogno di questa presenza per seminare nelle realtà del mondo i valori del Vangelo”.

    Sagrada Familia

    Uno dei momenti più importanti della visita papale è stata la dedicazione del tempio della Sagrada Familia di Barcellona, che è ora Basilica minore.

    Per il Cardinale Martínez Sistach, “Papa Benedetto XVI ha captato, oltre alla bellezza del tempio, la concezione teologica della chiesa o tempio che aveva Antoni Gaudí e che si armonizza con quella del Santo Padre”.

    Hanno attirato il Papa, ha osservato, “la ricchezza simbolica biblica, liturgica e catechetica che Gaudí ha dato al suo progetto”, così come “la vita cristiana esemplare di questo 'architetto di Dio' – come egli si considerava”.

    “Gaudí attira le folle”, ha proseguito il Cardinale, ricordando che ogni anno il tempio è visitato al suo interno da tre milioni di persone e all'esterno da quattro milioni. “Perché vengono?”, si è chiesto. “Sono attratti dall'armonia, dalla bellezza, dalla simbologia. Penso che il tempio evangelizzi”.

    “Gaudí voleva che tutte le sue costruzioni portassero le persone a Dio. Credo che lo abbia ottenuto abbondantemente con il tempio della Sagrada Familia. Si sono verificate delle conversioni, e alcune le conosciamo”.

    A questo proposito, ha citato lo scultore giapponese Etsuro Soto, che lavorando nel tempio ha ricevuto il dono della fede per sé e per la moglie.

    “Altri esempi di conversione non li conosciamo, ma si sono verificati senz'altro perché la visita al tempio aiuta a riflettere sulla creazione e sulla salvezza come opere di Dio”.

    La Sagrada Familia, ha concluso, “è come un 'atrio dei gentili' per moltissime persone che non sono ancora dentro la Chiesa, ma a cui la simbologia e la bellezza di questo magnifico tempio danno da pensare”.

    [Traduzione dallo spagnolo e adattamento di Roberta Sciamplicotti]












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    00 10/11/2010 00:26
    Benedetto XVI ha portato in Spagna armonia tra laicità e fede
    Intervista al Cardinale Julián Herranz

    di Jesús Colina



    CITTA' DEL VATICANO, martedì, 9 novembre 2010 (ZENIT.org).- Benedetto XVI ha portato in Spagna armonia tra laicità e fede, un messaggio di “dialogo”, non di “rottura” o “scontro”, afferma il Cardinale Julián Herranz Casado.

    Presidente emerito del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, il porporato spagnolo, nato a Baena (Córdoba) nel 1930, è uno dei massimi esperti di Diritto Canonico, e in questa intervista condivide con ZENIT le sue esperienze di due giorni accanto al Papa.

    Sull'aereo papale, il Santo Padre ha difeso l'incontro tra laicità e fede, una cosa che alcuni media hanno interpretato piuttosto come uno scontro. Ritiene che dopo questa visita apostolica sia più chiara nell'opinione pubblica la proposta di Benedetto XVI sulle relazioni Chiesa-Stato?

    Cardinale Herranz: I media a cui si riferisce sembra che interpretino normalmente qualsiasi affermazione o fatto sulle relazioni Chiesa-Stato seguendo la loro nota ideologia agnostica e relativista. Ciò, a mio parere, ha portato purtroppo i lettori ad atteggiamenti aggressivi, a fomentare rotture e scontri, quando in realtà, conoscendo Benedetto XVI, c'è una costante volontà di dialogo, di incontro sereno e costruttivo.

    In realtà, in questo viaggio come in quello precedente nel Regno Unito e in molte altre occasioni, Benedetto XVI è tornato a proporre, con lo spirito evangelizzatore che lo caratterizza e senza fare politica, un tipo di società in cui l'armonia tra fede e ragione sia la misura del vero umanesimo, e in cui un sano concetto di laicità, che rispetti la dignità della persona e i suoi diritti inalienabili, tra cui la libertà religiosa, di culto e di coscienza, permetta di superare il fondamentalismo laicista, ostile – non solo in Spagna e in altre Nazioni europee, ma anche in altri luoghi del mondo – alla rilevanza familiare, culturale e sociale del cristianesimo e della religione in generale.

    La volontà di Benedetto XVI, ad ogni modo, è stata in ogni momento - in Spagna e altrove - completamente positiva, e direi costruttiva, di dialogo e armonia, mai di rottura o di scontro, ma di incontro.

    Alla Sagrada Familia, il Papa ha confermato la visione antropologica cristiana della famiglia. Si tratta di una visione estremamente positiva e propositiva, ma è stata interpretata da molti mezzi di comunicazione come un “attacco” al modello di società attuale. Perché nella nostra società non viene percepito come positivo il messaggio evangelico d'amore e di fedeltà?

    Cardinale Herranz: Penso che il Papa, con grande soddisfazione della stragrande maggioranza delle famiglie spagnole, che costituiscono la società attuale, e del sentire comune del popolo, abbia ripetuto che si deve considerare vero matrimonio solamente l'unione di un uomo e una donna, unione stabile aperta alla fecondità, e abbia ricordato che questa è la vera base della famiglia, istituzione naturale e cellula fondamentale della società. E' questa la visione che dà, la visione cristiana dell'amore umano e della famiglia, che coincide pienamente con la visione della retta antropologia, che ha ispirato ad esempio il messaggio inviato in questi giorni dal Presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, al Forum delle Famiglie.

    Questa visione dell'amore umano e della famiglia infastidisce quanti si ispirano a quella ideologia del relativismo e dell'agnosticismo, che incide su molti media, e cercano continuamente di opporsi alla società reale, imponendo quella filosofia contraria alla visione non solo cristiana, ma rettamente antropologica del matrimonio e della famiglia. In realtà, è quella filosofia relativista che, negando valori umani e sociali fondamentali, attacca la società attuale.

    A Santiago de Compostela, il Papa ha mostrato le radici cristiane dell'Europa, che a livello istituzionale sembrano un dibattito superato, e ha invitato a non aver paura di Dio. Ha definito la Chiesa “abbraccio di Dio” agli uomini. Che cosa raccomanderebbe a laici o sacerdoti perché il mondo riscopra la Chiesa come “abbraccio di Dio” alla luce delle parole del Santo Padre?

    Cardinale Herranz: Per prima cosa, di andare incontro a tutti gli uomini con spirito cristiano, cioè creando ponti di amicizia, di comprensione, di fiducia, per offrire loro con la parola e la testimonianza di vita – non solo con la parola – il tesoro del Vangelo. In questi giorni, il Santo Padre ha parlato varie volte di “tesoro del Vangelo”. Così questi nostri amici scopriranno o torneranno a comprendere con luci nuove il vero fondamento della felicità e della speranza, perché il cristianesimo è questo, l'abbraccio di Dio agli uomini, l'incontro con la Verità incarnata, con Cristo che rivela all'uomo non solo il mistero di Dio, ma anche il mistero dell'uomo, l'eccelsa dignità della sua natura e del suo destino eterno.

    Per lei qual è stato il momento di maggior impatto di questo viaggio, in cui ha accompagnato il Santo Padre?

    Cardinale Herranz: Direi che mi hanno colpito tutti i momenti, perché l'ho visto costantemente, nonostante gli anni, pensare, parlare e agire con la gioventù matura e permanente di un innamorato dell'amore di Cristo. Dico questo perché è come appare.

    Se mi chiede di indicare un momento concreto, segnalerei la visita all'Istituto Bambino Gesù, gestito dalle suore francescane, dove l'ho visto particolarmente emozionato, con profonda tenerezza, nel sentire quella frase di una bambina con la sindrome di Down che ha commosso tutti. La bimba ha detto: “Anche se siamo diversi, il nostro cuore ama come tutti i cuori e vogliamo essere amati”. Ha strappato un enorme applauso, al quale il Papa si è unito perché ci ha commosso molto. Penso che abbia commosso non solo lui, ma tutti.

    Nella stessa occasione, il Papa ha ricordato che al mattino aveva consacrato la magnifica Basilica della Sagrada Familia, e ha aggiunto: “Ogni uomo è un vero santuario di Dio, che deve essere trattato con sommo rispetto e affetto, soprattutto quando si trova nel bisogno”. Per me è stato quello il momento più toccante, per il modo in cui il Papa ne ha approfittato per difendere il senso divino e la meraviglia anche umana di qualsiasi vita umana, anche quella che può sembrare più piena di limitazioni.

    Qual è la frase del Papa che porta impressa nel suo cuore dopo questo viaggio?

    Cardinale Herranz: Varie... Sono rimasto piuttosto colpito quando il Papa, prendendo esempio dal cristiano esemplare Antoni Gaudí, ha invitato tutti noi a superare la separazione tra coscienza umana e coscienza cristiana, tra la bellezza delle cose e il Dio come bellezza, cioè un'esortazione all'unità di vita, l'unità di vita del cristiano, ma anche quella di qualsiasi uomo che sappia scoprire l'armonia esistente.

    Quella frase, a mio avviso, riflette il costante magistero non solo di questi giorni, ma in generale tutto il magistero di Benedetto XVI: l'armonia tra umano e divino, tra ragione e fede, tra la bellezza dell'arte e la bellezza di Dio. Questa unità di vita che egli cerca di far sì che si realizzi nella vita di ogni cristiano, ma che si trasmette anche alla società proprio per evitare quegli scontri e cercare l'armonia che il cristianesimo porta al mondo.

    [Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]



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    Da "Ecclesia digital"...

    El sorprendente método de B16

    Escrito por Redactora

    martes, 09 de noviembre de 2010

    Artículo de Fernando de Haro, director de Informativos de Popular TV, en Páginas Digital del 09/11/2010, sobre el seguimiento del viaje del Papa Benedicto XVI a Santiago de Compostela y a Barcelona a través de la televisión


    La televisión tiene una ventaja. La televisión informativa que transmite acontecimientos en directo, no la que fabrica realities descerebrados, tiene la ventaja de hacer llegar a mucho lo que está sucediendo sin el filtro de la opinión publicada. Muchos millones han podido disfrutar de ella este fin de semana en el que Benedicto XVI ha estado en España. Nuestro país ha sido una excepción en el entorno occidental.


    Hasta la prensa más laicista, como la del Reino Unido, ha reconocido la talla y la verdad que señalaba el Papa en otros viajes. La nuestra, confirmando las palabras del Pontífice, se aferraba a viejos esquemas anticlericales. Mientras la tinta impresa, cada vez menos leída, se aferraba a viejos prejuicios; mientras la prensa más conservadora, queriendo remar a favor del viaje, defendía esquemas en los que se subrayan algunos valores o proyectos de recristianización, la gente sencilla se quedaba pegada a las pantallas de los televisores imantada por las imágenes con los movimientos, las palabras y las miradas de un hombre vestido de blanco. Y esta gente sencilla ha asistido a un hecho que es poco frecuente, excepcional.


    Durante las 32 horas que el Papa ha estado entre nosotros han visto a un hombre humilde y claro -se entiende todo lo que dice- en el que la palabra y los gestos coinciden. Es fácil entender viéndole cómo disfruta de la belleza, cómo goza de las cosas bonitas, cómo mira a los niños con Síndrome de Down, cómo saluda a los que le han esperado durante horas, cómo propone sin enredarse en confrontaciones inútiles que Dios no es enemigo de los hombres, que "entre verdad y libertad hay una relación estrecha y necesaria". Sus palabras no contenían proyectos o reflexiones santas, más bien eran una descripción de lo que estaba sucediendo.


    Ha sido fácil comprender que la verdad no es enemiga de la libertad porque delante de él todos hemos visto que el hombre Ratzinger es un hombre libre. Hemos visto en acto qué supone que un hombre europeo reconozca que "Dios existe y que es Él quien nos ha dado la vida". Hemos visto realizado qué supone que un alemán que ha conocido bien la grandeza y los límites de Europa afirme que "sólo Él es absoluto, amor fiel e indeclinable, meta infinita que se trasluce detrás de todos los bienes, verdades y bellezas admirables de este mundo; admirables pero insuficientes para el corazón del hombre" (homilía en la Plaza del Obradoiro). Hemos visto cómo es un hombre que ha "superado la escisión entre conciencia humana y conciencia cristiana" (homilía en la Sagrada Familia). Eso es lo que nos ha pegado al televisor.


    Su mano señalando el Pantocrátor del Pórtico de la Gloria nos ha indicado el origen de esa humanidad que durante 32 horas nos ha cautivado. Benedicto, padre y maestro, nos ha indicado también el método. De nada sirven los planes para recuperar las raíces cristianas. El reto es una Iglesia peregrina y "peregrinar significa salir de nosotros mismos para ir al encuentro de Dios allí donde Él se ha manifestado, allí donde la gracia divina se ha mostrado con particular esplendor y ha producido abundantes frutos de conversión y santidad entre los creyentes" (intervención en la Catedral de Santiago de Compostela".


    Es el sorprendente método de B16: ir al encuentro de lo que Dios hace.


    Papa Ratzi Superstar









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    La basilica della Sagrada Familia accentuerà la sua dimensione spirituale
    Il presidente della Giunta Costruttrice afferma che il tempio inizia una nuova tappa



    BARCELLONA, mercoledì, 10 novembre 2010 (ZENIT.org).- Dopo che il Papa ha dedicato la basilica della Sagrada Familia questa domenica, inizia una nuova tappa per la Cattedrale di Gaudí, in cui si accentuerà la sua dimensione spirituale.

    Lo ha dichiarato questa domenica il presidente della Giunta Costruttrice del tempio, Joan Rigol, a un gruppo di giornalisti convocati presso il tempio di Barcellona dopo la Messa presieduta da Benedetto XVI.

    “Voglio che domani, quando la gente visiterà la Sagrada Familia, venga non solo a vedere un'opera in corso o un meraviglioso monumento, ma sappia identificare questo monumento con gli elementi di un tempio cristiano”, ha detto.

    “Per questo – ha aggiunto –, cercheremo di invitare anche al silenzio, alla contemplazione dell'arte, e di far sì che questa arte porti i credenti al modo in cui Gesù Cristo ci ha insegnato ad amare la gente”.

    Per tale ragione, in concreto, il tempio riserverà uno spazio alla preghiera, davanti a un altare situato dietro l'abside, dietro l'altar maggiore.

    “Chi vuole venire per raccogliersi, per pregare”, potrà farlo in “uno spazio di silenzio che cercheremo di rispettare”, separato “da tutto ciò che è il resto dei visitatori”, ha spiegato Rigol.

    A suo avviso, il Papa ha trasformato questa domenica “un'opera in corso in un tempio cristiano, e allo stesso tempo in uno spazio dello spirito, affinché tutti coloro che ci visiteranno, credenti o no, guardando questa meraviglia possano trovarsi in pace con se stessi ed esca il meglio che tutte le persone si portano dentro”.

    Finora, tra 8.000 e 10.000 persone di tutto il mondo visitano ogni giorno la Sagrada Familia, per la maggior parte attirate dall'originale architettura di Gaudí. Dopo l'atto di domenica, si prevede un notevole aumento di visitatori.

    “Con la sua dedicazione di questa chiesa, il Papa l'ha posta nella mappa della Chiesa universale: è una sfida importante per tutti noi, perché vuol dire che la Sagrada Familia deve irradiare alcuni valori che possono giungere a tutti”, ha proseguito Rigol.

    “Deve essere un luogo in cui la gente possa vedere i problemi umani, del Terzo e Quarto Mondo, e una piattaforma per dar voce a questa fratellanza”.

    La basilica sarà dedicata in particolare “a grandi avvenimenti che verranno”, “a cerimonie potenti e forti”, ha spiegato il presidente della Giunta Costruttrice.

    Sarà il consiglio episcopale di Barcellona (il Cardinale, il Vescovo ausiliare e i vicari episcopali) a dare la dimensione di culto del tempio e a definire quali Messe vi verranno celebrate.

    In definitiva, per Rigol “ora inizia una nuova tappa, che richiedeva un nuovo impulso come quello di questa cerimonia” di domenica.

    “L'arrivo del Papa e la dedicazione del tempio hanno significato anche consegnare questo tempio” alla città e al mondo, ha sottolineato.

    Dopo la celebrazione di domenica, il rappresentante della Giunta che costruisce la Chiesa ha offerto a Benedetto XVI “tutto il lavoro che abbiamo fatto per tanto tempo per sviluppare quest'opera così bella”.

    La Giunta Costruttrice ha anche donato al Papa la prima copia di un nuovo libro sulla Sagrada Familia per com'è ora.

    Rigol ha infine osservato che la celebrazione della dedicazione potrebbe accelerare il processo di beatificazione dell'architetto Antoni Gaudí, visto che “il Papa stesso ha notato che ciò non può essere fatto da un tecnocrata, ma bisogna sentire lo spirito e il senso cristiano”.



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    Spagna: dopo la visita del Papa inizia una nuova tappa
    Lettere di ringraziamento dei Vescovi della Catalogna e di quello di Santiago



    BARCELLONA/SANTIAGO DE COMPOSTELA, giovedì, 18 novembre 2010 (ZENIT.org).- Dopo la visita di Papa Benedetto XVI in Spagna, il 6 e il 7 novembre, per la Conferenza Episcopale Tarraconense e l'Arcivescovo di Santiago de Compostela si apre una nuova tappa di rinnovamento spirituale, come hanno espresso in alcune lettere di ringraziamento.

    “Ci proponiamo e proponiamo a tutto il popolo cristiano che peregrina in Catalogna una nuova primavera dello spirito, un nuovo impulso evangelizzatore al servizio di tutta la società e una generosa donazione ai più piccoli e bisognosi”, segnalano i Vescovi catalani nella loro lettera, datata 14 novembre.

    “Che ciascuno sia intorno a sé fiamma ardente di fede e di carità”, aggiungono, facendo propria la preghiera che il Papa ha elevato nella Sagrada Familia per la moltiplicazione e il consolidamento di “nuovi testimoni di santità che prestino al mondo il grande servizio che la Chiesa può e deve prestare all'umanità: essere icona della bellezza divina, fiamma ardente di carità, canali perché il mondo creda in Colui che Dio ha inviato”.

    Come portavoci di “migliaia e migliaia di fedeli”, i Vescovi esprimono poi il proprio ringraziamento a Dio e al Pontefice, che “con le sue parole e la sua presenza ci ha confermati nella fede e ci ha esortati nel nostro cammino di cristiani”.

    Dal canto suo, l'Arcivescovo di Santiago de Compostela, monsignor Julián Barrio, invita a “fare memoria con il cuore” della visita di Benedetto XVI nella sua lettera, datata 15 novembre.

    “Ora inizia una nuova tappa per tutti noi”, afferma, esortando tutti i fedeli “a vivere illuminati dalla verità di Cristo, confessando la fede con gioia, coerenza e semplicità, in casa, sul lavoro e nell'impegno come cittadini”.

    “Manifestando al Papa la nostra gratitudine filiale, dobbiamo rendere grazie a Dio perché i vari atti si sono svolti con la semplicità e la normalità che avevamo desiderato – segnala –. Da ogni parte ci stanno giungendo manifestazioni e valutazioni positive”.

    Il presule conclude quindi chiedendo di continuare ad accompagnare il Papa con la preghiera e di ravvivare la comunione con lui.

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