00 05/06/2010 18:30
Dal blog di Lella...

Il Papa: l’islam non c’entra col caso Padovese

di Andrea Tornielli

L’assassinio di monsignor Padovese non ha nulla a che fare con il fondamentalismo islamico e non getta un’ombra sulla prosecuzione del dialogo con i «fratelli islamici».
Lo ha affermato Benedetto XVI, a meno di ventiquattr’ore dal barbaro assassinio del Vicario apostolico dell’Anatolia, rispondendo alle domande dei giornalisti sul volo che lo stava portando a Cipro. Sul sedicesimo viaggio internazionale di Ratzinger, prima visita di un Papa nell’isola evangelizzata fin dai tempi apostolici da Paolo e Barnaba, gravano le notizie provenienti dalla Turchia, dopo l’omicidio del vescovo italiano, e da Israele, dopo il blitz alla flotta pacifista che voleva raggiungere Gaza.
Benedetto XVI non accredita la pista del fondamentalismo anticristiano e spiega che quello del Vicario dell’Anatolia: «Naturalmente sono profondamente addolorato per la morte di monsignor Padovese, che ha anche molto contribuito alla preparazione del Sinodo, ha collaborato, è sempre stato un elemento prezioso in questo sinodo: raccomandiamo alla bontà del Signore la sua anima. Questa ombra tuttavia non ha niente a che fare - ha aggiunto - con i temi né con la realtà del viaggio perché non dobbiamo attribuire alla Turchia o ai turchi questo, è una cosa sulla quale abbiamo poche informazioni: sicuro è che non è stato un assassinio politico o religioso, si si è trattato di una cosa personale, aspettiamo ancora tutte le spiegazioni, ma non vogliamo adesso mescolare questa situazione tragica con il dialogo, con l’Islam».
Parlando della crisi internazionale seguita al blitz israeliano in acque internazionali, Ratzinger ha invitato tutti alla pazienza: «Possiamo anche essere di aiuto con consigli politici, strategici, ma il lavoro essenziale del Vaticano è sempre quello religioso, che tocca il cuore. Con tutti questi episodi che viviamo, c’è sempre il pericolo che si perda la pazienza, che si dica: adesso basta, che non si voglia più cercare la pace». «Mi sembra - ha continuato - che dobbiamo quasi imitare Dio, la sua pazienza, e dopo tutti i casi di violenza non perdere il coraggio, non perdere la longanimità, e ricominciare: creare questa disposizione del cuore e ricominciare sempre di nuovo nella certezza che possiamo andare avanti, che possiamo arrivare alla pace, che la violenza non è la soluzione ma la soluzione è la pazienza del bene».
Ratzinger ha quindi esortato a continuare il confronto anche con il mondo islamico, e ha invitato tutti i cristiani ad avere «una comune capacità» di dialogo con i musulmani che «sono nostri fratelli nonostante le diversità». Anche questo dialogo è tra gli obiettivi del prossimo Sinodo dedicato al Medio Oriente. L’incoraggiamento del Pontefice è a «continuare il dialogo con loro», dato che «tutti i tentativi per una convivenza sempre più fruttuosa e fraterna sono molto importanti».
Il Papa ha voluto dunque sottolineare il carattere squisitamente religioso del suo viaggio a Cipro, Paese diviso in due da un muro dopo l’invasione dei militari turchi nel 1974. L’arcivescovo ortodosso di Cipro, Chrysostomos II, nell’accogliere il Papa durante la cerimonia ecumenica a Paphos, ha rivolto un duro atto di accusa contro il governo di Ankara, definendo «barbara» l’invasione e l’occupazione di una parte del territorio cipriota, e chiedendo al Pontefice «una cooperazione attiva» alla causa del Paese. Ma Ratzinger non ha risposto all’appello, e nel suo discorso ha evitato accenni politici, lanciando invece un invito al dialogo ecumenico tra i cristiani. Mentre usciva dall’antica chiesa mariana di Paphos, Benedetto XVI ha costeggiato una transenna dietro la quale erano assiepati molti fedeli, e alcuni bambini sono riusciti a sgusciare verso di lui per salutarlo.

© Copyright Il Giornale, 5 giugno 2010


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