00 05/06/2010 15:45
INCONTRO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI CON I GIORNALISTI DURANTE IL VOLO VERSO CIPRO (4 GIUGNO 2010)

Ieri mattina, nel corso del viaggio aereo verso Cipro, il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato i giornalisti del Volo Papale. Pubblichiamo di seguito la trascrizione dell’intervista concessa dal Papa agli operatori dei media:


TESTO DELL’INTERVISTA

Padre Lombardi: Santità, noi La ringraziamo di essere con noi, come in ogni viaggio, e di darci la Sua parola per orientare la nostra attenzione in questi giorni, che saranno così intensi. Naturalmente, purtroppo, la prima domanda è obbligata per la circostanza che ieri ci ha colpito così dolorosamente, l’assassinio di Mons. Padovese, e che è stata per Lei occasione di un dolore profondissimo. Quindi, a nome di tutti i colleghi, volevo chiederLe di dirci qualche parola su come Lei ha recepito questa notizia e come vive l’inizio del viaggio a Cipro in quest’atmosfera.

Papa: Naturalmente, sono profondamente addolorato per la morte di Mons. Padovese, che ha anche molto contribuito per la preparazione del Sinodo; ha collaborato, e sarebbe stato un elemento prezioso in questo Sinodo. Raccomandiamo alla bontà del Signore la sua anima. Questa ombra, tuttavia, non ha niente a che fare con i temi stessi e con la realtà del viaggio, perché non dobbiamo attribuire alla Turchia o ai Turchi questo fatto. E’ una cosa sulla quale abbiamo poche informazioni. Sicuro è che non si tratta di un assassinio politico o religioso; si tratta di una cosa personale. Aspettiamo ancora tutte le spiegazioni, ma non vogliamo adesso mescolare questa situazione tragica con il dialogo con l’Islam e con tutti i problemi del nostro viaggio. E’ un caso a parte, che rende tristi, ma che non dovrebbe oscurare in nessun modo il dialogo, in tutti i sensi, che sarà tema e intenzione di questo viaggio.

Padre Lombardi: Cipro è una terra divisa. Santità, Lei non si recherà nella parte settentrionale occupata dai Turchi. Lei ha un messaggio per gli abitanti di quella regione? E come pensa che la Sua visita possa contribuire a risolvere la distanza fra la parte greca e quella turca, a procedere verso una soluzione di convivenza pacifica, nel rispetto della libertà religiosa, del patrimonio spirituale e culturale delle diverse comunità?

Papa: Questo viaggio a Cipro è, in molti sensi, una continuazione del viaggio dell’anno scorso in Terra Santa e anche del viaggio a Malta di quest’anno. Il viaggio in Terra Santa aveva tre parti: Giordania, Israele e Territori palestinesi. Per tutti e tre si trattava di un viaggio pastorale, religioso; non era un viaggio politico o turistico. Il tema fondamentale era la pace di Cristo, che deve essere pace universale nel mondo. Il tema era quindi: da una parte, l’annuncio della nostra fede, la testimonianza della fede, il pellegrinaggio a questi luoghi che testimoniano la vita di Cristo e tutta la storia santa; dall’altra parte, la responsabilità comune di tutti quanti credono in un Dio creatore del cielo e della terra, in un Dio a immagine del quale siamo creati. Malta e Cipro aggiungono ancora con forza il tema di San Paolo, grande credente, evangelizzatore, e anche san Barnaba, che è cipriota e che ha aperto la porta per la missione di San Paolo. Quindi, testimonianza della nostra fede per l’unico Dio, dialogo e pace sono i temi. Pace in un senso molto profondo: non è una aggiunta politica alla nostra attività religiosa, ma pace è una parola del cuore della fede, sta nel centro dell’insegnamento paolino; pensiamo alla Lettera agli Efesini, dove dice che Cristo ha portato la pace, ha distrutto le mura dell’inimicizia. Questo rimane un mandato permanente, così non vengo con un messaggio politico, ma con un messaggio religioso, che dovrebbe preparare di più le anime a trovare l’apertura per la pace. Queste non sono cose che vengono dall’oggi al domani, ma è molto importante non solo fare i necessari passi politici, ma soprattutto anche preparare le anime per essere capaci di fare i passi politici necessari, creare quell’apertura interiore per la pace, che, alla fine, viene dalla fede in Dio e dalla convinzione che siamo tutti figli di Dio e fratelli e sorelle fra di noi.

Padre Lombardi: Grazie Santità. Questa nuova domanda è molto in continuità con la prima, però io la faccio ugualmente, in modo che se Lei vuole aggiungere qualche altra cosa potrà farlo. Lei si reca in Medio Oriente pochi giorni dopo che l’attacco israeliano alla flottiglia davanti a Gaza ha aggiunto ulteriori tensioni al già difficile processo di pace. Come pensa che la Santa Sede, il Vaticano possa contribuire a superare questo momento difficile per il Medio Oriente?

Papa: Direi che noi contribuiamo soprattutto in modo religioso. Possiamo anche essere di aiuto con consigli politici e strategici, ma il lavoro essenziale del Vaticano è sempre quello religioso, che tocca il cuore. Con tutti questi episodi che viviamo, c’è sempre il pericolo che si perda la pazienza, che si dica "adesso basta", e non si voglia più cercare la pace. E qui mi viene in mente, in quest’Anno Sacerdotale, una bella storia del Parroco di Ars. Alle persone che gli dicevano: non ha senso che io adesso vada alla confessione e all’assoluzione, perché dopodomani sono sicuro di ricadere negli stessi peccati, il Curato d’Ars rispondeva: non fa niente, il Signore volutamente dimentica che tu dopodomani farai gli stessi peccati, ti perdona adesso completamente, sarà longanime, e continuerà ad aiutarti, a venire verso di te. Così dobbiamo quasi imitare Dio, la sua pazienza. Dopo tutti i casi di violenza, non perdere la pazienza, non perdere il coraggio, non perdere la longanimità di ricominciare; creare queste disposizioni del cuore di ricominciare sempre di nuovo, nella certezza che possiamo andare avanti, che possiamo arrivare alla pace, che la violenza non è la soluzione, ma la pazienza del bene. Creare questa disposizione mi sembra il principale lavoro che il Vaticano e i suoi organi e il Papa possono fare.

Padre Lombardi: Grazie! Passiamo ad un altro tema, quello dell’ecumenismo. Santità, il dialogo con gli Ortodossi ha fatto molti passi avanti dal punto di vista culturale, spirituale e della vita. In occasione del recente Concerto offertoLe dal Patriarca di Mosca si è sentita una profonda sintonia fra ortodossi e cattolici di fronte alle sfide poste al cristianesimo in Europa dalla secolarizzazione. Ma qual è la sua valutazione sul dialogo, anche dal punto di vista più propriamente teologico?

Papa: Vorrei innanzitutto sottolineare questi progressi grandi che abbiamo fatto nella comune testimonianza dei valori cristiani nel mondo secolarizzato. Questa non è solo una coalizione – diciamo – morale, politica, ma è veramente una cosa profondamente di fede, perché i valori fondamentali per i quali viviamo in questo mondo secolarizzato non sono moralismi, ma sono la fisionomia fondamentale della fede cristiana. Quando siamo capaci insieme di testimoniare questi valori, di impegnarci nel dialogo, nella discussione di questo mondo, nella testimonianza per vivere questi valori, abbiamo già dato una testimonianza fondamentale di un’unità molto profonda della fede. Naturalmente, ci sono molti problemi teologici, ma anche qui gli elementi di unità sono forti. Vorrei indicare tre elementi che ci legano, che ci vedono sempre più vicini, ci fanno sempre più vicini. Primo: la Scrittura, la Bibbia non è un libro caduto dal cielo, che c’è adesso ed ognuno lo prende, ma è un libro cresciuto nel popolo di Dio e vive in questo comune soggetto del popolo di Dio e solo qui rimane sempre presente e reale, cioè la Bibbia non è isolabile, ma la Bibbia sta nel nesso di tradizione e Chiesa. Questa consapevolezza è fondamentale e appartiene al fondamento di Ortodossia e Cattolicesimo e ci dà una strada comune. Come secondo elemento, diciamo: la tradizione, che ci interpreta, che ci apre la porta per la Scrittura, ha anche una forma istituzionale, sacra, sacramentale voluta dal Signore, cioè l’episcopato; ha una forma personale, cioè il collegio dei vescovi insieme è testimone e presenza di questa tradizione. E terzo punto: la cosiddetta regula fidei, cioè la confessione della fede elaborata negli antichi Concili è la somma di quanto sta nella Scrittura e apre la "porta" di interpretazione. Poi altri elementi: la liturgia, il comune amore per la Madonna ci legano profondamente e sempre più ci diventa anche chiaro che sono le fondamenta della vita cristiana. Dobbiamo essere più consapevoli e approfondire anche i dettagli, ma mi sembra che anche se le culture diverse, le situazioni diverse abbiano cerato malintesi e difficoltà, cresciamo nella consapevolezza dell’essenziale e dell’unità dell’essenziale. Vorrei aggiungere che, naturalmente, non è la discussione teologica che crea di per sé l’unità; è una dimensione importante, ma tutta la vita cristiana, il conoscersi, l’esperienza della fratellanza, imparare, nonostante l’esperienza del passato, questa fraternità comune, sono processi che esigono anche grande pazienza. Ma mi sembra che stiamo proprio imparando la pazienza, così come l’amore, e con tutte le dimensioni del dialogo teologico andiamo avanti, lasciando al Signore quando ci donerà l’unità perfetta.

Padre Lombardi: E ora un’ultima domanda. Uno degli scopi di questo viaggio è la consegna del documento di lavoro del Sinodo dei Vescovi per il Medio Oriente. Quali sono le Sue principali attese e speranze per questo Sinodo, per le comunità cristiane e anche per i credenti di altre fedi in questa regione?

Papa: Il primo punto importante è che diversi Vescovi, Capi di Chiese si vedano qui, perché abbiamo tante Chiese - vari Riti sono dispersi in diversi Paesi, in situazioni diverse - ed essi appaiono spesso isolati, spesso hanno anche poche informazioni dall’altro; vedersi insieme, incontrarsi insieme, e così prendere conoscenza l’uno dell’altro, dei problemi, delle diversità e delle situazioni comuni, formare insieme un giudizio sulla situazione, sul cammino da prendere. Questa comunione concreta di dialogo e di vita è un primo punto. Secondo è anche la visibilità di queste Chiese, che si veda, cioè, nel mondo che c’è una grande e antica cristianità nel Medio Oriente, che spesso non sta davanti ai nostri occhi, e che questa visibilità ci aiuta anche ad essere loro vicini, ad approfondire la nostra conoscenza reciproca, a imparare gli uni dagli altri, ad aiutarci, e aiutare così anche i cristiani del Medio Oriente a non perdere la speranza, a rimanere, anche se le situazioni possono essere difficili. Così - terzo punto - nel dialogo tra di loro si aprono anche al dialogo con gli altri cristiani ortodossi, armeni, eccetera, e cresce una comune consapevolezza della responsabilità cristiana e anche una comune capacità di dialogo con i fratelli musulmani, che sono fratelli, nonostante le diversità; e mi sembra venga anche l’incoraggiamento, nonostante tutti i problemi, a continuare, con una visione comune, il dialogo con loro. Tutti i tentativi per una convivenza sempre più fruttuosa e fraterna sono molto importanti. Questo quindi è un incontro interno della cristianità cattolica del Medio Oriente nei diversi Riti, ma è un incontro proprio anche di apertura, di capacità rinnovata di dialogo, di coraggio e di speranza per il futuro.

Padre Lombardi: Grazie, Santità, di questa panoramica ampia e grazie in particolare della visione così positiva e incoraggiante che ci ha dato anche delle finalità di questo viaggio; e noi quindi Le facciamo veramente gli auguri perché il viaggio si volga in questa atmosfera e con questi risultati, e cerchiamo di collaborare anche con una buona informazione a questo scopo. Grazie, Santità, e buon viaggio!














VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI A CIPRO (E PUBBLICAZIONE DELL’INSTRUMENTUM LABORIS DELL’ASSEMBLEA SPECIALE PER IL MEDIO ORIENTE DEL SINODO DEI VESCOVI) (4 - 6 GIUGNO 2010) (IV)



VISITA DI CORTESIA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DI CIPRO, NEL PALAZZO PRESIDENZIALE DI NICOSIA


Alle ore 9.00 di questa mattina, il Santo Padre lascia la Nunziatura Apostolica e si reca in auto al Palazzo Presidenziale di Nicosia per la Visita di cortesia al Presidente della Repubblica di Cipro, S.E. il Sig. Demetris Christofias.

Al Suo arrivo, alle ore 9.15, è accolto dal Presidente e dalla Consorte che Lo attendono all’esterno, in prossimità del memoriale dell’Arcivescovo Makarios III, primo Presidente della Repubblica di Cipro. Il Papa depone una corona di fiori ai piedi del monumento. Raggiunto lo studio privato, dopo lo scambio dei doni, il Santo Padre Benedetto XVI e il Presidente Demetris Christofias si intrattengono in colloquio privato. L’incontro si conclude con la presentazione della famiglia del Presidente e delle rispettive Delegazioni, quindi il Santo Padre e il Presidente si recano nel giardino del Palazzo dove si trovano riuniti il Corpo Diplomatico le Autorità civili.



INCONTRO CON LE AUTORITÀ CIVILI E CON IL CORPO DIPLOMATICO, NEL PALAZZO PRESIDENZIALE DI NICOSIA


Alle ore 9.45, nel giardino del Palazzo Presidenziale di Nicosia, il Santo Padre Benedetto XVI incontra le Autorità civili e il Corpo Diplomatico.

Dopo il saluto del Presidente della Repubblica di Cipro, S.E. il Sig. Demetris Christofias, il Papa pronuncia il discorso che riportiamo di seguito:

DISCORSO DEL SANTO PADRE



Signor Presidente,
Eccellenze,
Signore e Signori,

sono grato di avere, nel contesto del mio viaggio apostolico a Cipro, la possibilità di incontrare le Autorità politiche e civili della Repubblica, come pure i membri della comunità diplomatica. Ringrazio il Presidente Christofias per le parole gentili di benvenuto, che ha espresso anche a vostro nome, e che volentieri ricambio attraverso il mio rispettoso augurio per il vostro importante lavoro, ricordando, in particolare, la felice occasione del cinquantesimo anniversario della Costituzione della Repubblica.

Ho appena deposto una corona di fiori al monumento del defunto Arcivescovo Makarios, primo Presidente della Repubblica di Cipro. Come lui, ciascuno di voi nella vita di pubblico servizio deve essere impegnato a servire il bene degli altri nella società, a livello locale, nazionale ed internazionale. Si tratta di una nobile vocazione, stimata dalla Chiesa. Quando adempiuto con fedeltà, il servizio pubblico ci permette di crescere in sapienza, integralmente e con realizzazione personale. Platone, Aristotele e gli stoici diedero grande importanza a tale realizzazione personale – eudemonia – quale scopo per ogni essere umano, e videro nel carattere morale la via per raggiungerlo. Per loro, e per i grandi filosofi islamici e cristiani che hanno seguito i loro passi, la pratica della virtù consisteva nell’agire secondo la retta ragione, nel perseguimento di tutto ciò che è vero, buono e bello.

In una prospettiva religiosa, siamo membri di un’unica famiglia umana creata da Dio, e siamo chiamati a promuovere l’unità e a costruire un mondo più giusto e fraterno fondato su valori durevoli. Nella misura in cui adempiamo il nostro dovere, serviamo gli altri e aderiamo a ciò che è giusto, le nostre menti divengono più aperte alle verità più profonde e la nostra libertà si rafforza nel suo aderire a ciò che è buono. Il mio predecessore, il Papa Giovanni Paolo II, scrisse una volta che l’obbligazione morale non dovrebbe essere vista come una legge che si impone da se stessa dall’esterno e che esige obbedienza, ma piuttosto come un’espressione della sapienza stessa di Dio, alla quale la libertà umana si sottomette con prontezza (cfr Veritatis splendor, 41). Quali esseri umani, troviamo la nostra realizzazione ultima in riferimento a quella Realtà Assoluta, il cui riflesso trova così spesso riscontro nella nostra coscienza come invito pressante a servire la verità, la giustizia e l’amore.

A livello personale, come servitori pubblici voi conoscete l’importanza della verità, dell’integrità e del rispetto nel vostro relazionarvi con gli altri. Le relazioni personali sono spesso i primi passi per costruire fiducia e – a tempo debito – solidi vincoli di amicizia fra individui, popoli e nazioni. Questa è una parte essenziale del vostro ruolo, sia di politici sia di diplomatici. In Paesi con situazioni politiche delicate, un simile rapporto personale onesto e aperto può essere l’inizio di un bene più grande per società e popoli interi. Permettetemi di incoraggiarvi, quanti siete oggi qui presenti, a cogliere le opportunità offertevi, sia a livello personale sia a livello istituzionale, per costruire tali relazioni e, così facendo, promuovere il bene più grande dell’insieme delle Nazioni, ed il vero bene di quanti rappresentate.

Gli antichi filosofi greci ci insegnano inoltre che il bene comune viene servito precisamente attraverso l’influenza di persone dotate di chiara visione morale e di coraggio. In tal modo, le azioni politiche vengono a purificarsi dagli interessi egoistici o da pressioni di parte e vengono poste su una base più solida. Inoltre, le aspirazioni legittime di quanti rappresentiamo vengono protette e promosse. La rettitudine morale e il rispetto imparziale degli altri e del loro benessere sono essenziali al bene di qualsiasi società, dato che essi stabiliscono un clima di fiducia nel quale ogni relazione umana, religiosa o economica, sociale e culturale, o civile e politica, acquista forza e sostanza.

Ma cosa significa in termini pratici rispettare e promuovere la verità morale nel mondo della politica e della diplomazia a livelli nazionali ed internazionali? Come può la ricerca della verità recare un’armonia più grande alle tribolate regioni della terra? Desidererei suggerire che vi sono tre vie.

Prima di tutto, il promuovere la verità morale significa agire in modo responsabile sulla base della conoscenza dei fatti reali. Come diplomatici, sapete per esperienza che tale conoscenza vi aiuta a identificare le ingiustizie e le recriminazioni, così che potete valutare in maniera spassionata le preoccupazioni di quanti sono coinvolti in una determinata disputa. Quando le parti riescono ad innalzarsi dal proprio modo di vedere gli eventi, acquisiscono una visione oggettiva e integrale. Quanti sono chiamati a risolvere simili dispute sono in grado di prendere le giuste decisioni e di promuovere una genuina riconciliazione nel momento in cui afferrano e riconoscono la verità piena di una questione specifica.

Un secondo modo di promuovere la verità morale consiste nel destrutturare le ideologie politiche che altrimenti soppianterebbero la verità. Le esperienze tragiche del 20° secolo hanno posto in evidenza l’inumanità che consegue dalla soppressione della verità e della dignità umana. Anche ai giorni nostri, siamo testimoni di tentativi di promuovere pseudovalori con il pretesto della pace, dello sviluppo e dei diritti umani. In questo senso, parlando all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, ho richiamato l’attenzione sui tentativi di certi ambienti di reinterpretare la Dichiarazione universale dei Diritti dell’uomo al fine di soddisfare interessi particolari, che avrebbero compromesso l’intima unitarietà della Dichiarazione e l’avrebbero allontanata dei suoi intenti originari (cfr Discorso all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, 18 aprile 2008).

In terzo luogo, il promuovere la verità morale nella vita pubblica esige uno sforzo costante per fondare la legge positiva sui principi etici della legge naturale. Richiamarsi ad essa, un tempo, era considerato evidente da sé, ma l’onda del positivismo nella dottrina giuridica contemporanea richiede la riaffermazione di questo importante assioma. Individui, comunità e Stati senza la guida di verità morali oggettive, diverrebbero egoisti e senza scrupoli, ed il mondo sarebbe un luogo pericoloso per viverci. D’altra parte, rispettando i diritti delle persone e dei popoli, proteggiamo e promuoviamo la dignità umana. Quando le politiche che sosteniamo sono poste in atto in armonia con la legge naturale propria della nostra comune umanità, allora le nostre azioni diventano più fondate e portano ad un’atmosfera di intesa, di giustizia e di pace.

Signor Presidente, illustri amici, con queste considerazioni riaffermo la mia stima e quella della Chiesa per il vostro importante servizio alla società e all’edificazione di un futuro sicuro per il nostro mondo. Invoco su tutti voi le benedizioni divine di saggezza, forza e perseveranza nell’adempimento dei vostri doveri. Grazie.



Al termine dell’incontro, il Papa si reca in auto alla Scuola elementare " St. Maron" per l’incontro con la Comunità cattolica.










VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI A CIPRO (E PUBBLICAZIONE DELL’INSTRUMENTUM LABORIS DELL’ASSEMBLEA SPECIALE PER IL MEDIO ORIENTE DEL SINODO DEI VESCOVI) (4 - 6 GIUGNO 2010) (V)


INCONTRO CON LA COMUNITÀ CATTOLICA DI CIPRO, PRESSO LA SCUOLA ELEMENTARE "ST. MARON" A NICOSIA



Alle ore 10.45 di questa mattina, il Santo Padre Benedetto XVI incontra la Comunità Cattolica di Cipro presso la Scuola elementare "St. Maron" a Nicosia. Accolto al suo arrivo dal Direttore scolastico, il Papa raggiunge il campo sportivo della scuola dove sono riuniti i fedeli cattolici ciprioti appartenenti alle comunità maronita, armena e latina.

Dopo l’indirizzo di omaggio dell’Arcivescovo di Cipro dei Maroniti, S.E. Mons. Youssef Soueif, il Papa pronuncia il discorso che pubblichiamo di seguito:

DISCORSO DEL SANTO PADRE



Cari fratelli e sorelle in Cristo,

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Ringrazio l’Arcivescovo Soueif per le sue gentili parole di benvenuto a vostro nome e ringrazio, in modo particolare, i bambini per la loro bella rappresentazione. Saluto anche Sua Beatitudine il Patriarca Foual Twad e rendo onore al grande e paziente lavoro della Custodia Francescana della Terra Santa nella persona di Padre Pizzaballa, oggi qui con noi.

In questa storica occasione della prima visita del Vescovo di Roma a Cipro, vengo a confermarvi nella vostra fede in Gesù Cristo e ad incoraggiarvi a rimanere un cuore solo ed un’anima sola nella fedeltà alla tradizione apostolica (cfr At 4,32). Come successore di Pietro, sto tra di voi oggi per offrirvi l’assicurazione del mio sostegno, delle mie affettuose preghiere e del mio incoraggiamento.

Abbiamo appena ascoltato dal Vangelo di Giovanni come alcuni Greci, che avevano saputo delle grandi opere che Gesù aveva compiute, si avvicinassero all’apostolo Filippo dicendo: "Vogliamo vedere Gesù" (cfr Gv 12,21). Queste parole toccano profondamente ciascuno di noi. Come gli uomini e le donne del Vangelo, vogliamo vedere Gesù, conoscerlo, amarlo e servirlo con "un cuore solo ed un’anima sola" (cfr At 4,32). Inoltre, come la voce dal cielo nel Vangelo di oggi, che ha dato testimonianza alla gloria del nome di Dio, la Chiesa proclama il suo nome non solamente per il proprio beneficio, ma per il bene dell’umanità intera (cfr Gv 12,30). Anche voi, odierni seguaci di Cristo, siete chiamati a vivere la vostra fede nel mondo unendo le vostre voci ed azioni per la promozione dei valori del Vangelo giunti a voi attraverso generazioni di Cristiani Ciprioti. Questi valori, profondamente radicati nelle vostre culture, così come nel patrimonio della Chiesa universale, dovranno continuare a ispirare i vostri sforzi di promuovere la pace, la giustizia e il rispetto per la vita umana e la dignità dei vostri concittadini. In questo modo la vostra fedeltà al Vangelo assicurerà beneficio a tutta la società cipriota.

Cari fratelli e sorelle, data la vostra particolare situazione, desidero anche attirare la vostra attenzione su una parte essenziale della vita e missione della nostra Chiesa, ossia la ricerca di una maggiore unità nella carità con gli altri cristiani e il dialogo con coloro che non sono cristiani. In modo particolare dal Concilio Vaticano Secondo, la Chiesa è stata impegnata a proseguire sulla via di una maggiore comprensione con i nostri fratelli cristiani manifestando un ancor più stretto legame d’amore ed amicizia fra tutti i battezzati. Nella vostra particolare situazione, voi siete in grado di portare un contributo personale al raggiungimento di una maggiore unità cristiana nella vita quotidiana. Vi incoraggio a fare così, confidando che lo Spirito del Signore, che ha pregato perché i suoi discepoli siano uno (cfr Gv 17,21), vi accompagnerà in questo importante compito.

Guardando al dialogo interreligioso molto ancora occorre fare nel mondo. Questo è un altro campo nel quale i cattolici di Cipro spesso vivono situazioni che offrono loro delle opportunità per una giusta e prudente azione. Solo attraverso un paziente lavoro di reciproca fiducia può essere superato il peso della storia passata, e le differenze politiche e culturali fra i popoli possono diventare un motivo di operare per una maggiore comprensione. Vi esorto ad aiutare a creare tale vicendevole fiducia fra cristiani e non cristiani, come fondamento per costruire una pace durevole ed un’armonia fra i popoli di diverse religioni, regioni politiche e basi culturali.

Cari amici, desidero invitarvi a guardare alla profonda comunione che voi già condividete fra voi e con la Chiesa Cattolica nel mondo. Con attenzione ai bisogni immediati della Chiesa, vi incoraggio a pregare per le vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa e a promuoverle. Mentre quest’Anno Sacerdotale si sta chiudendo, la Chiesa ha guadagnato una rinnovata consapevolezza del bisogno di sacerdoti buoni, santi e ben preparati. Essa desidera uomini e donne religiosi completamente sottomessi a Cristo, dediti a diffondere il regno di Dio sulla terra. Nostro Signore ha promesso che coloro che offrono la loro vita ad imitazione di lui la conserveranno per la vita eterna (cfr Gv 12,25). Chiedo ai genitori di considerare questa promessa ed incoraggiare i loro figli a rispondere generosamente alla chiamata del Signore. Invito i pastori a seguire i giovani, i loro desideri ed aspirazioni, e a formarli alla pienezza della fede.

Qui, in questa scuola cattolica, desidero rivolgere una parola a coloro che operano nelle scuole cattoliche dell’Isola, specialmente agli insegnanti. Il vostro lavoro fa parte di una lunga e stimata tradizione della Chiesa cattolica di Cipro. Continuate pazientemente a servire il bene dell’intera comunità sforzandovi per una educazione eccellente. Che il Signore vi benedica abbondantemente nel sacro impegno della formazione che è il più grande dono che l’Onnipotente fa a noi e ai nostri figli.

Rivolgo ora una speciale parola a voi, miei cari giovani di Cipro. A"D"µ,\<,J, *L<"J@\ FJ0< B\FJ0 F"H, (,µVJ@4 P"DV FJ0< LB0D,F\" J@L 1,@b 6"4 (,<<"4`*TD@4 µ, J@< PD`<@ F"H 6"4 µ, J" JV8"
Cari Cattolici di Cipro, coltivate la vostra armonia in comunione con la Chiesa universale e con il Successore di Pietro ed accrescete i vostri legami fraterni con gli altri nella fede, nella speranza e nell’amore.

In modo speciale, desidero consegnare questo messaggio ai presenti che vengono da Kormakiti, Asomatos, Karpasha e Agia Marina. Conosco le vostre aspirazioni e le vostre sofferenze, e vi chiedo di portare la mia Benedizione, la mia vicinanza e il mio affetto a tutti coloro che provengono dai vostri villaggi dove i Cristiani sono un popolo di speranza. Da parte mia, spero vivamente e prego che, con l’impegno di buona volontà degli interessati, sarà presto assicurata una vita migliore per tutti gli abitanti dell’isola.

Con queste brevi parole affido ciascuno di voi alla protezione della Beata Vergine Maria e all’intercessione dei Santi Paolo e Barnaba.

? 1,`H "H F"H ,L8@(ZF0 `8@LH! [Che Dio vi benedica!]




Dopo la rappresentazione artistica dei bambini delle scuole, lo scambio dei doni con i fedeli e la benedizione finale, il Papa si trasferisce in auto all’Arcivescovado Ortodosso di Cipro.












VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI A CIPRO (E PUBBLICAZIONE DELL’INSTRUMENTUM LABORIS DELL’ASSEMBLEA SPECIALE PER IL MEDIO ORIENTE DEL SINODO DEI VESCOVI) (4 - 6 GIUGNO 2010) (VI)


VISITA DI CORTESIA A SUA BEATITUDINE CHRYSOSTOMOS II NELL’ARCIVESCOVADO ORTODOSSO DI CIPRO A NICOSIA



Alle ore 12.15 il Santo Padre Benedetto XVI si reca all’Arcivescovado ortodosso di Cipro a Nicosia, per la visita di cortesia a Sua Beatitudine Chrysostomos II, Arcivescovo di Nuova Giustiniana e di Tutta Cipro.

L’incontro ha inizio con il colloquio privato nel salone al primo piano, quindi il Papa e l’Arcivescovo Chrysostomos visitano nel giardino il Monumento in memoria dell’Arcivescovo Makarios III e raggiungono la Cattedrale, dedicata a san Giovanni. Dopo il saluto di Sua Beatitudine Chrysostomos II, il Santo Padre Benedetto XVI pronuncia le parole che riportiamo di seguito:

SALUTO DEL SANTO PADRE

Vostra Beatitudine, E, P"4D,Jf µ, "*,8N46Z "(VB0 ,< JT !<"FJ0µX
Ricordo con gratitudine la Sua visita a Roma tre anni fa, e mi rallegro che oggi ci incontriamo ancora nella Sua amata terra. Per Suo tramite saluto il Santo Sinodo e tutti i Sacerdoti, diaconi, monaci e monache e fedeli laici della Chiesa di Cipro.

Anzitutto desidero esprimere la mia gratitudine per l’ospitalità che la Chiesa di Cipro ha così generosamente offerto alla Commissione Internazionale per il Dialogo Teologico in occasione dell’incontro dello scorso anno in Paphos. Sono parimenti grato per il sostegno che la Chiesa di Cipro, con la chiarezza ed apertura dei suoi contributi, ha sempre dato all’impegno del dialogo. Possa lo Spirito Santo guidare e confermare questa grande iniziativa ecclesiale, che mira a ricomporre la piena e visibile comunione tra le Chiese dell’Oriente e dell’Occidente, una comunione che deve essere vissuta nella fedeltà al Vangelo e alla tradizione apostolica, in modo che apprezzi le legittime tradizioni dell’Oriente e dell’Occidente, e che sia aperta alla diversità dei doni tramite i quali lo Spirito edifica la Chiesa nell’unità, nella santità e nella pace.

Questo spirito di fraternità e di comunione ha anche trovato espressione nel generoso contributo che Vostra Beatitudine ha inviato, a nome della Chiesa di Cipro, per coloro che, lo scorso anno, a L’Aquila, vicino a Roma, hanno sofferto a causa del terremoto, e le cui necessità mi stanno a cuore. In tale spirito, mi associo con Lei, pregando perché tutti gli abitanti di Cipro, con l’aiuto di Dio, trovino la saggezza e la forza di lavorare insieme per una giusta soluzione dei problemi che ancora sono da risolvere, impegnandosi per la pace e la riconciliazione e costruendo per le generazioni future una società che si distingua per il rispetto dei diritti di tutti, inclusi i diritti inalienabili alla libertà di coscienza e alla libertà di culto.

Cipro è tradizionalmente considerata parte della Terra Santa, e la situazione di continuo conflitto nel Medio Oriente dev’essere un motivo di riflessione per tutti i fedeli Cristiani. Nessuno può rimanere indifferente alla necessità di offrire sostegno in ogni maniera possibile ai Cristiani di quella tormentata regione, affinché le sue antiche Chiese possano vivere in pace e prosperità. Le comunità cristiane di Cipro possano trovare un ambito molto fruttuoso per la cooperazione ecumenica, pregando e lavorando insieme per la pace, la riconciliazione e la stabilità nelle terre benedette dalla presenza terrena del Principe della Pace.

Con questi sentimenti, Vostra Beatitudine, la ringrazio ancora una volta per il Suo fraterno benvenuto e voglio assicurarLa delle mie preghiere per Lei e per tutto il clero e i fedeli della Chiesa di Cipro.

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Alle ore 13.30, il Santo Padre Benedetto XVI e Sua Beatitudine Chrysostomos II, con le rispettive Delegazioni, pranzano nel Salone dei ricevimenti al primo piano dell’Arcivescovado. Al termine della colazione ha luogo lo scambio dei doni. Infine il Papa rientra in auto alla Nunziatura Apostolica di Nicosia.






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