00 04/02/2010 00:00
La Fondazione "Centesimus Annus" indica qual è l'economia virtuosa
La Dottrina Sociale della Chiesa si diffonde negli ambienti economici

di Costantino Coros


ROMA, mercoledì, 3 febbraio 2010 (ZENIT.org).- L'Enciclica Caritas in Veritate ha suscitato un enorme interesse nella comunità economica, finanziaria e lavorativa del mondo intero.

In particolare, stanno giungendo a Roma sempre più domande per conoscere e approfondire la Dottrina Sociale della Chiesa cattolica.

Per avere un'idea di cosa sta accadendo, ZENIT ha intervistato Domingo Sugranyes Bickel, neo Presidente del Consiglio d'Amministrazione della Fondazione Centesimus Annus - Pro Pontifice.

Domingo Sugranyes Bickel, di nazionalità spagnola, è nato a Friburgo (Svizzera), dove si è laureato in Scienze Economiche e Politiche. Sposato, ha 3 figli e 7 nipoti, e attualmente risiede a Madrid. Prima della sua nomina era vicepresidente della Fondazione.

Dal 1969 fa parte dell'International Christian Union of Business Executives (UNIAPAC), della quale è stato segretario generale dal 1974 al 1981 e presidente dal 1997 al 2000. Ha ricoperto vari incarichi tra Londra, Barcellona, Roma e Ginevra. Dal 1981 lavora a Madrid per la MAPFRE, la prima compagnia assicurativa spagnola, nella quale ha avuto varie cariche, tra cui quella di vicepresidente esecutivo della Corporación MAPFRE.

Attualmente è membro del Board della Fondazione MAPFRE e del Comitato di Controllo del Gruppo, oltre ad essere membro del Board della Società Cattolica di Assicurazione di Verona. E' anche impegnato in iniziative come il Forum Cristianismo y Sociedad (Fondazione Paolo VI, Madrid) e l'Observatoire de la Finance (Ginevra).

Dottrina Sociale della Chiesa e mondo economico finanziario: quali strade seguire per fare in modo che il Magistero sociale sia sempre più un punto di riferimento per gli operatori economici?

Domingo Sugranyes: La Dottrina Sociale della Chiesa non è fortunatamente un libro di ricette, ma una fonte di riflessione e di ispirazione. I testi del Magistero richiedono dagli operatori economici in primo luogo uno sforzo personale di cambiamento nel modo di vedere gli obiettivi e le modalità del proprio agire. E' un invito che le Encicliche rivolgono ai credenti e "a tutti gli uomini di buona volontà". Non esistono scorciatoie che permettano di "applicare" la Dottrina Sociale senza questo lungo cammino personale.

Su questa linea, la Fondazione Centesimus Annus - Pro Pontifice continuerà ad apportare il proprio contributo allo sforzo di diffusione e discussione indispensabile per aumentare l'influenza della Dottrina Sociale negli ambienti economici.

Il pensiero del Santo Padre in materia economica e sociale gode attualmente di una crescente autorità perché sottolinea instancabilmente la centralità della persona umana e la grandezza di un lavoro partecipativo per il bene comune, una linea di pensiero, molto lontana dalle visioni meccaniche o deterministiche dell'economia, che affronta oggi una profonda aspirazione della società e conferma le conclusioni empiriche di molti economisti.

La risposta alla sua domanda è quindi semplice: bisogna far conoscere il "tesoro nascosto" rappresentato dalla Dottrina Sociale della Chiesa e dibattere su questo tema in gruppi di responsabili economici per trarre dal loro studio conclusioni teoriche e pratiche. E' questo che cerca di fare la Fondazione.

La Fondazione Centesimus Annus - Pro Pontifice, con i suoi 500 soci presenti in una decina di Paesi, è una realtà internazionale capace di osservare i fenomeni che caratterizzano le dinamiche dell'economia mondiale. Qual è l'opera che la Fondazione svolge per sensibilizzare gli imprenditori?

Domingo Sugranyes: In primo luogo, cerchiamo di far sì che il numero dei soci continui ad aumentare e che l'ambito abbracciato dalla Fondazione si estenda ad altri Paesi.

Per convincere gli imprenditori è necessario avvicinarsi alle loro preoccupazioni; in questo contesto, l'Enciclica Caritas in Veritate ci offre alcuni orientamenti estremamente interessanti sul ruolo ampliato dell'iniziativa imprenditoriale, che non è mai stata determinata meccanicamente dal mero desiderio di benefici a breve termine (le logiche dell'imprenditore e dell'investitore passivo sono piuttosto diverse), ma che oggi si deve arricchire con nuove aspettative e nuove dimensioni del bene comune, in cui possano confluire le "leggi" del mercato e della politica con motivazioni caratterizzate dal dono e dalla gratuità.

Per comprendere in profondità questi orientamenti e tradurli in termini concreti di dinamica economica, contiamo da un lato sui nostri consulenti spirituali, dall'altro su un gruppo internazionale di studiosi riuniti in un Comitato Scientifico presieduto da un prestigioso economista italiano, il professor Quadrio Curzio, vicepresidente dell'Accademia Nazionale dei Lincei. I lavori che ne derivano sono resi noti nei Convegni internazionali della Fondazione e in numerosi atti organizzati dai soci a livello nazionale o locale.

Formare le coscienze secondo una prospettiva cristiana è un compito molto importante che la Fondazione svolge fin dalla sua nascita. Quali sono i programmi e gli obiettivi che intende perseguire in questo ambito durante il suo mandato?

Domingo Sugranyes: I soci della Fondazione assumono l'obbligo di formarsi nella Dottrina Sociale della Chiesa. In Italia hanno la possibilità di farlo nei corsi organizzati dalla Fondazione insieme alla Pontificia Università Lateranense. In altri Paesi esistono altre istituzioni che forniscono questo tipo di formazione, e la Fondazione ha previsto di stabilire nei prossimi anni accordi con queste realtà per costituire una rete di centri di formazione a disposizione dei soci.

Allo stesso modo, sono utili a questo scopo le riunioni regolari dei soci con gli assistenti spirituali della Fondazione nominati nei vari Paesi dalle Conferenze Episcopali. Oltre alla formazione teorica, la Fondazione persegue un altro obiettivo statutario più concreto: raccogliere fondi per sostenere opere o istituzioni scelte dal Santo Padre o che egli sottopone alla nostra attenzione. In questo modo per i soci c'è anche un dovere di impegno materiale.

In quali altri ambiti si orienterà la sua azione?

Domingo Sugranyes: Sulla linea descritta, per espressa indicazione del Santo Padre attraverso il Presidente dell'Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (APSA), Sua Eminenza il Cardinale Attilio Nicora, al quale la Fondazione fa riferimento, cercheremo di sostenere materialmente un'altra istituzione vaticana, il Pontificio Istituto di Studi Arabi e d'Islamistica (PISAI).

Si tratta di un istituto di altissimo valore accademico che prepara laici e religiosi destinati a conoscere e a comprendere in profondità il mondo arabo e l'islam. Il PISAI ha più di 100 anni di vita ed è conosciuto e rispettato anche in ambienti islamici. Ci è stato chiesto di aiutare i suoi responsabili a modernizzare le strutture e a fornire borse di studio. Ci avviciniamo quindi anche a un campo di enorme interesse nel mondo attuale: il dialogo interreligioso sulle questioni di etica economica e sociale.

Il primo rapporto sulla Dottrina Sociale della Chiesa nel mondo, pubblicato dall'Osservatorio internazionale Cardinale Van Thuân sulla DSC, ha ricordato le tante iniziative per la diffusione del Compendio della DSC. La Fondazione Centesimus Annus - Pro Pontifice è nata proprio per questo. Può spiegare le iniziative e l'impegno della Fondazione in questo ambito?

Domingo Sugranyes: Tutti i nostri sforzi saranno orientati a far conoscere la Dottrina e a far riflettere gli eminenti esperti di economia e di etica sociale con i nostri soci, per trarre conseguenze e un rinnovato impegno. Ma non siamo soli! Fortunatamente nel mondo ci sono molte iniziative che operano nella stessa direzione e c'è molto da fare per tutti, cercando l'arricchimento che deriva da esperienze così varie.

[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]










Società, economia, politica nella “Caritas in Veritate”
Al centro di un Convegno svoltosi all’Università di Padova

di Antonio Gaspari


ROMA, mercoledì, 3 febbraio 2010 (ZENIT.org).- “Il vero sviluppo dell’uomo passa nella scoperta del progetto di Dio su di noi e nell’amare i fratelli nella verità del progetto di Dio”. Con queste parole monsignor Giampaolo Crepaldi, Arcivescovo di Trieste, ha concluso il suo intervento venerdì 29 gennaio nell’aula magna dell’Università di Padova.

Il convegno dal titolo “Società, economia, politica nella Caritas in Veritate” ha visto la partecipazione e gli interventi di: Giuseppe Zaccaria, del rettore dell’Università di Padova; Giovanni Bazoli, presidente del Consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo; Pierluigi Bersani, segretario nazionale del Partito Democratico; Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà; e Maurizio Sacconi, ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali.

L'incontro è stato organizzato dall’associazione Rosmini in collaborazione con Centro giovanile Antonianum, Centro Universitario Padovano, Collegio universitario Forcellini, Collegio universitario Murialdo, Compagnia delle Opere del Veneto, Federazione Universitaria Cattolica Italiana (Fuci), Istituto Filosofico Aloisianum, Istituto Romano Bruni, Lista studentesca Ateneo Studenti, Pastorale Sociale e del Lavoro - Diocesi di Padova, e Pastorale Universitaria - Diocesi di Padova.

Monsignor Crepaldi ha ricordato che la Dottrina sociale della Chiesa “consiste nell’annuncio della verità dell’amore di Cristo nella società, e sente il bisogno di incontrare l’università, ossia il sapere e i saperi”, perchè – ha aggiunto citando la Fides et ratio – “questo è uno dei compiti di cui il pensiero cristiano dovrà farsi carico nel corso del prossimo millennio dell’era cristiana”.

“Non si tratta solo di una esigenza epistemologica - ha continuato -, si tratta invece dell’uomo e del suo bene” perché “il cristianesimo è la fede nel Dio dal volto umano”.

Citando gli interventi del Pontefice Benedetto XVI, l’Arcivescovo di Trieste ha ricordato che i cattolici credono “in quel Dio che è Spirito creatore, Ragione creativa” e “questa Ragione creativa è Bontà, è Amore”.

Per questo motivo “la ragione può parlare di Dio, deve anzi parlare di Dio, se non vuole amputare se stessa”.

Secondo monsignor Crepaldi, “lo sviluppo stesso dell’uomo quindi richiede l’incontro tra la fede e la ragione e la Dottrina sociale della Chiesa si trova proprio in questo punto di incontro”.

In questo contesto la “'Caritas in Veritate' spiega che Lo sviluppo non è la semplice crescita: lo sviluppo diventa possibile in vista di un fine che ci viene incontro e ci attrae”

A questo proposito l’Arcivescovo di Trieste ha ripreso un altro passaggio di Benedetto XVI il quale al College del Bernardins ha detto che “i monaci cercavano Dio, ma così facendo hanno anche sviluppato la grammatica della convivenza umana”; mentre nell’enciclica “Spe salvi” si cita San Bernardo di Chiaravalle, secondo il quale “nessuna positiva strutturazione del mondo può riuscire la dove le anima inselvatichiscono” .

“La collaborazione tra la scienza e la fede cristiana nell’orizzonte della Dottrina sociale della Chiesa - ha sottolineato monsignor Crepaldi - ha anche l’effetto positivo di farci guidare nelle tematiche dello sviluppo da un sano realismo piuttosto che dalle prospettive ideologiche”.

E “ascoltare il sapere e i saperi è importante per la carità, perché possa essere vera” perché “non c’è l’intelligenza e poi l’amore: ci sono l’amore ricco di intelligenza e l’intelligenza piena di amore”.

In conclusione l’Arcivescovo di Trieste ha affermato che “questa 'armonia' risulta particolarmente evidente nella 'Caritas in veritate' quando essa enuncia il principio secondo il quale la gratuità e il dono non si aggiunge solo dopo l’attività economica ma le deve riguardare fin dall’inizio”.