00 16/07/2009 01:41
Mons. Crepaldi: al cuore dell’enciclica, il posto di Dio nel mondo
Il Segretario del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace commenta la “Caritas in veritate”



ROMA, mercoledì, 15 luglio 2009 (ZENIT.org).- “Il tema vero dell’enciclica è il posto di Dio nel mondo”. E' quanto scrive mons. Giampaolo Crepaldi, nuovo Vescovo di Trieste e Segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, in un articolo per il settimanale "Tempi" che uscirà il 16 luglio.

Secondo mons. Crepaldi, grazie alla “Caritas in veritate” di Benedetto XVI, “la Dottrina sociale della Chiesa viene collocata laddove Chiesa e mondo si incontrano”.

In particolare, spiega il presidente dell'Osservatorio Internazionale Cardinale Van Thuân, nel documento papale si sottolinea che “senza la forza della carità e la luce della verità cristiane l’uomo non è capace di tenersi insieme, perde i propri pezzi, si contraddice, si scompone e si decompone”.

E la “pretesa cristiana è che solo Gesù Cristo svela pienamente l’uomo all’uomo e gli permette di 'tenersi', come un tutto”.

Il pregio della “Caritas in veritate”, aggiunge il presule, sta nel superamento di numerose riduzioni o “scomposizioni ideologiche”, come “la separazione dei temi della vita e della famiglia da quelli della giustizia sociale e della pace”.

“Separazione evidentissima, per esempio, nel riduzionismo ecologista o nello sviluppo dei popoli poveri collegato con l’aborto o la pianificazione riproduttiva forzata”, osserva.

“Si pensi – continua poi – alla frequente interpretazione dello sviluppo solo in termini quantitativi, a fronte di altre cause – qualitative – sia del sottosviluppo che del supersviluppo”.

Per mons. Crepaldi, “l’ideologia della tecnica è il nuovo assolutismo (si veda il capitolo VI) perché separa: se tutti i problemi della persona umana si riducono a problemi psicologici risolvibili da tecnici 'esperti' si finisce per non sapere nemmeno più cosa si intenda per sviluppo, mentre “l’uomo è unità di corpo e anima”.

La “Caritas in veritate”, al contrario, “riconsegna allo spirito e alla vita eterna il loro posto nella costruzione della città terrena”.

Ecco che “Dio ha così il suo posto nel mondo e la Chiesa un suo 'diritto di cittadinanza'”.

Tuttavia, sottolinea, “che Dio abbia un posto nel mondo richiede che il mondo ne abbia bisogno anche per essere mondo, ossia per conseguire i suoi fini naturali, viceversa Dio è superfluo. Utile, magari, ma non indispensabile”.

Però, spiega mons. Crepaldi, “se Dio è solo utile allora il cristianesimo è solo etica”.

“Se, invece, Dio è indispensabile allora la fede purifica la ragione e la carità purifica la giustizia”.

Da questa prospettiva, la “Caritas in veritate” si presenta anche come “un bilancio politico e sociale della modernità e dei danni al vero sviluppo provocati dalla incapacità di cogliere ciò che non sia prodotto da noi”.

“Senza Dio, si legge nella Conclusione, l’uomo non sa dove andare e non sa nemmeno chi egli sia – scrive il Vescovo di Trieste –. Senza Dio l’economia è solo economia, la natura è solo un deposito di materiale, la famiglia solo un contratto, la vita solo una produzione di laboratorio, l’amore solo chimica e lo sviluppo solo una crescita”.

“L’uomo ondeggia tra natura e cultura, ora intendendosi solo come natura ora solo cultura, senza vedere che la cultura è la vocazione della natura, ossia il compimento non arbitrario di quanto essa già attendeva”, conclude poi.







La “Caritas in Veritate” propone una nuova cultura imprenditoriale
Il presidente degli imprenditori cristiani commenta l'Enciclica


SANTIAGO DEL CILE, mercoledì, 15 luglio 2009 (ZENIT.org).- Rolando Medeiros, presidente dell'Unione Sociale degli Imprenditori Cristiani (USEC), ha scritto una lettera ai membri della sua associazione, dal titolo “La Carità nella Verità e il ruolo dell'imprenditore”, in cui sottolinea tre idee sull'Enciclica Caritas in Veritate di Benedetto XVI.

Nel testo, inviato a ZENIT, Medeiros spiega che l'Enciclica “contiene una riflessione profonda sulle tematiche sociali attuali con le loro luci e ombre, e sulle condizioni per uno sviluppo umano integrale e un progresso sostenibile”.

Sono tre le idee dell'Enciclica che si riferiscono specificatamente al ruolo delle imprese e degli imprenditori oggi e che il presidente dell'USEC vuole rimarcare.

In primo luogo, afferma, il testo papale “sottolinea che il primo capitale da salvaguardare e valorizzare è la persona umana nella sua integrità, visto che l'uomo è 'l'autore, il centro e il fine' di tutta la vita economica e imprenditoriale. In questo senso, il Papa propone una 'nuova sintesi umanistica', cioè di collocare il necessario sviluppo economico e materiale come mezzo e non come fine. Un mezzo per raggiungere la meta del pieno sviluppo umano e sociale”.

Il secondo aspetto si collega all'etica e al modello economico, a proposito della crisi. “Il Papa – spiega Medeiros – segnala che il modello attuale è uno strumento efficace per operare nel mondo degli affari, ma che se le persone che vi operano non hanno valori può essere oggetto di abusi, con conseguenze negative oggi conosciute da tutti”.

“Per questo, il Pontefice esorta a ricostruire una fiducia e una solidarietà che permettano più giustizia sociale. In questo senso, la Carità Sociale è un concetto più ampio di quello della Giustizia Sociale, perché va al di là dei minimi etici; ci spinge non solo a volere il bene per il prossimo, ma anche a lavorare per questo”, ha aggiunto.

Nell'attuale mondo globalizzato, infine, “il Papa chiede a noi dirigenti d'impresa di cercare di non perdere di vista il fatto che la nostra impresa è formata da una comunità di persone su cui dobbiamo sempre vegliare e che va protetta per quanto dispersi possano essere le nostre operazioni, le filiali, gli azionisti, i fornitori, i clienti e il pubblico”.

“E' facile svincolarsi quando non abbiamo un contatto quotidiano con le squadre di collaboratori, ed è facile dimenticare che il nostro capitale umano è formato da persone con un nome e un cognome, con aspirazioni, potenzialità, famiglie e sogni e il cui contributo con il lavoro quotidiano è unico e prezioso. Perché un'impresa sia altamente produttiva, deve essere anche pienamente umana e socialmente responsabile”.

Per tutto questo, Rolando Medeiros invita “imprenditori, dirigenti e professionisti a leggere e riflettere su questa nuova Enciclica e a unirsi a questa missione di impregnare di valori le politiche, le decisioni, la cultura e il comportamento delle loro organizzazioni. A costruire, insomma, una nuova cultura imprenditoriale”.