00 07/07/2009 23:22
Dal blog di Lella...

ENCICLICA: PAPA, LE REGOLE SALVINO DIGNITA' PERSONE E ECONOMIA

(AGI) - CdV, 7 lug.

(di Salvatore Izzo)

Per Papa Ratzinger il mercato non deve essere demonizzato ma "non elimina il ruolo degli Stati" ed ha bisogno di “leggi giuste”. Nell'enciclica "Caritas in veritate", presentata oggi, viene ribadita infatti la “necessità di un sistema a tre soggetti”: mercato, Stato e società civile e incoraggiata una “civilizzazione dell’economia".
"L'economia integrata dei giorni nostri - rileva Benedetto XVI - non elimina il ruolo degli Stati, piuttosto ne impegna i Governi ad una più forte collaborazione reciproca.
Ragioni di saggezza e di prudenza suggeriscono di non proclamare troppo affrettatamente la fine dello Stato".
Ed anche "il profitto è utile se, in quanto mezzo, è orientato ad un fine che gli fornisca un senso tanto sul come produrlo quanto sul come utilizzarlo", ma "se mal prodotto e senza il bene comune come fine ultimo, rischia - invece - di distruggere ricchezza e creare povertà".
Inoltre , scrive il Papa, la grande sfida che ci pone la crisi e' una riforma delle Organizzazioni Internazionali. "Lo sviluppo integrale dei popoli e la collaborazione internazionale esigono - rileva l'enciclica - che venga istituito un grado superiore di ordinamento internazionale di tipo sussidiario per il governo della globalizzazione e che si dia finalmente attuazione ad un ordine sociale conforme all'ordine morale e a quel raccordo tra sfera morale e sociale, tra politica e sfera economica e civile che è già prospettato nello Statuto delle Nazioni Unite".
Per il Papa teologo, "tale Autorità inoltre dovrà essere da tutti riconosciuta, godere di potere effettivo per garantire a ciascuno la sicurezza, l'osservanza della giustizia, il rispetto dei diritti.
Ovviamente, essa deve godere della facoltà di far rispettare dalle parti le proprie decisioni, come pure le misure coordinate adottate nei vari fori internazionali. In mancanza di ciò, infatti, il diritto internazionale, nonostante i grandi progressi compiuti nei vari campi, rischierebbe di essere condizionato dagli equilibri di potere tra i più forti".
"Una stretta collaborazione tra i Paesi da cui partono i migranti e i Paesi in cui arrivano va accompagnata da adeguate normative internazionali in grado di armonizzare i diversi assetti legislativi, nella prospettiva di salvaguardare le esigenze e i diritti delle persone e delle famiglie emigrate e, al tempo stesso, quelli delle società di approdo degli stessi emigrati", scrive il Papa nell'enciclica "Caritas in veritate", in un passaggio che in Italia verra' letto con particolare attenzione.
"Nessun Paese da solo - afferma - può ritenersi in grado di far fronte ai problemi migratori
del nostro tempo. Tutti siamo testimoni del carico di sofferenza, di disagio e di aspirazioni che accompagna i flussi migratori. Il fenomeno, com'è noto, è di gestione complessa; resta tuttavia accertato che i lavoratori stranieri, nonostante le difficoltà connesse con la loro integrazione, recano un contributo significativo allo sviluppo economico del Paese ospite con il loro lavoro, oltre che a quello del Paese d'origine grazie alle rimesse finanziarie".
"Ovviamente - ricorda il Pontefice - tali lavoratori non possono essere considerati come una merce o una mera forza lavoro. Non devono, quindi, essere trattati come qualsiasi altro fattore di produzione.
Ogni migrante è una persona umana che, in quanto tale, possiede diritti fondamentali inalienabili che vanno rispettati da tutti e in ogni situazione.
Nell'enciclica il Papa si occupa anche del tema della delocalizzazione: "uno dei rischi maggiori - spiega - è senz'altro che l'impresa risponda quasi esclusivamente a chi in essa investe e finisca così per ridurre la sua valenza sociale".
Cosi' "la cosiddetta delocalizzazione dell'attività produttiva può attenuare nell'imprenditore il senso di responsabilità nei confronti di portatori di interessi, quali i lavoratori, i fornitori, i consumatori, l'ambiente naturale e la più ampia società circostante, a vantaggio degli azionisti, che non sono legati a uno spazio specifico e godono quindi di una straordinaria mobilità". Ma, aggiunge, la delocalizzazione, se riponde a criteri etici e norme adeguate, puo' anche diventare una opportunita' per portare sviluppo e ricchezza in Paesi meno sviluppati.
Ma le pagine piu' forti sono dedicate alla difesa del valore della vita, che l'enciclica sociale presenta come un valore anche in campo economico.
Si diffonde la "piaga dell'aborto", avanza "una mens eutanasica". Ed ci si avvia verso "una sistematica pianificazione eugenetica delle nascite".
"La questione sociale - spiega il Pontefice - è diventata radicalmente questione antropologica, nel senso che essa implica il modo stesso non solo di concepire, ma anche di manipolare la vita, sempre più posta dalle biotecnologie nelle mani dell'uomo: la fecondazione in vitro, la ricerca sugli embrioni, la possibilità della clonazione e dell'ibridazione umana nascono e sono promosse nell'attuale cultura del disincanto totale, che crede di aver svelato ogni mistero, perché si è ormai arrivati alla radice della vita".
Qui, osserva il Papa teologo, "l'assolutismo della tecnica trova la sua massima espressione e in tale tipo di cultura la coscienza è solo chiamata a prendere atto di una mera possibilità tecnica". Per il Papa pero' "non si possono minimizzare gli scenari inquietanti per il futuro dell'uomo e i nuovi potenti strumenti che la cultura della morte ha a disposizione".
"Alla diffusa, tragica, piaga dell'aborto - elenca il Pontefice - si potrebbe aggiungere in futuro, ma è già surrettiziamente in nuce, una sistematica pianificazione eugenetica delle nascite. Sul versante opposto, va facendosi strada una mens eutanasica, manifestazione non meno abusiva di dominio sulla vita, che in certe condizioni viene considerata non più degna di essere vissuta".
"Dietro questi scenari stanno posizioni culturali negatrici della dignità umana", afferma Benedetto XVI sottolineando che "queste pratiche, a loro volta, sono destinate ad alimentare una concezione materiale e meccanicistica della vita umana". Chi potrà misurare gli effetti negativi di una simile mentalità sullo sviluppo? Come ci si potrà stupire dell'indifferenza per le situazioni umane di degrado, se l'indifferenza caratterizza perfino il nostro atteggiamento verso ciò che è umano e ciò che non lo è?", si chiede il Papa.
"Stupisce - osserva - la selettività arbitraria di quanto oggi viene proposto come degno di rispetto". "Pronti a scandalizzarsi per cose marginali, molti - continua - sembrano tollerare ingiustizie inaudite.
Mentre i poveri del mondo bussano ancora alle porte dell'opulenza, il mondo ricco rischia di non sentire più quei colpi alla sua porta, per una coscienza ormai incapace di riconoscere l'umano". Dio, conclude Ratzinger, "svela l'uomo all'uomo; la ragione e la fede collaborano nel mostrargli il bene, solo che lo voglia vedere; la legge naturale, nella quale risplende la Ragione creatrice, indica la grandezza dell'uomo, ma anche la sua miseria quando egli disconosce il richiamo della verità morale".

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