00 06/11/2009 15:33
L'attesa del Papa a Brescia e Concesio sulle orme di Paolo VI e Sant'Arcangelo Tadini


Sulle orme dell’amato Paolo VI, domenica prossima il Papa sarà in visita pastorale a Brescia e a Concesio luoghi che hanno visto la nascita e la formazione di Giovanni Battista Montini. La prima tappa del percorso verso la città lombarda, sarà una sosta al Santuario di Botticino Sera, comune della Valverde, che custodisce l’urna con le spoglie di Sant’Arcangelo Tadini. Le strade sono già vestite a festa con stendardi e bandierine dai colori vaticani, spiccano i manifesti di Tadini e del Papa che viene a venerare il sacerdote, canonizzato ad aprile, e che, a fine ‘800, nel perfetto spirito della Rerum Novarum, unì all’opera pastorale un’intensa attività sociale a tutela del lavoro e della famiglia. L’attesa della comunità nelle parole del parroco Don Raffaele Licini, al microfono della nostra inviata Gabriella Ceraso:

R. – Accogliere il Papa in questa nostra parrocchia è sicuramente qualcosa di irripetibile. Il Papa ci insegna come lui si fa pellegrino presso Sant’Arcangelo Tadini, anche noi dobbiamo camminare continuamente nella direzione di lui, perché il grande desiderio che aveva Tadini era che tutte le anime fossero portate in cielo.

D. – La presenza del Papa è anche per omaggiare nell’Anno Sacerdotale il sacerdote Arcangelo Tadini. Che modello di sacerdozio ha incarnato?

R. – Sant’Arcangelo è un uomo del tutto in armonia con la Chiesa: dal punto di vista della fede, della disciplina, dell’obbedienza … anzi, si dice che fosse anche abbastanza aggrappato alla tradizione. Un uomo così capace di essere in rapporto con il Signore da vedere in questo rapporto il bisogno di tutte le persone e in modo particolare di chi a quel tempo faceva fatica nella vita, organizzando quello che è stato l’impegno anche dal punto di vista lavorativo, nella costruzione della filanda e anche nel mettere accanto a queste persone che lavoravano delle suore operaie perché il lavoro fosse colto nel suo insieme nell’aspetto grande del suo valore. Non più solamente come una fucina di visioni atee verso la Chiesa, ma invece un ambiente bisognoso del fermento del Vangelo, un mondo – quindi – da incontrare più che da contrastare.

D. – Il messaggio che lascia questa figura, secondo lei, quello più forte …

R. – Lui diceva: la mia scienza è la croce. La mia forza è la stola. C’è dentro tutta la sua caratteristica di prete, ma anche di un uomo che veramente voleva far sì che l’azione del Vangelo riuscisse davvero ad entrare nel cuore di tutte le persone.

Allo scopo di evangelizzare il mondo del lavoro attraverso la condivisione della fatica, Sant’Arcangelo Tadini, nel 1900, fondò la Congregazione delle Suore Operaie della Santa Casa di Nazareth, oggi presenti in Europa, America e Africa. Saranno loro, domenica, a presentare al Papa il progetto di un nuovo centro di formazione per i ragazzi del Burundi. Sentiamo suor Emma Ghidoni, madre generale della Casa di Brescia, sempre al microfono di Gabriella Ceraso:

R. – Ci ha chiamate lui “Suore Operaie della Santa Casa di Nazareth”, quindi donne consacrate ma operaie tra le operaie, e ci ha affidato il compito di educare le lavoratrici, cioè formarle non con grandi discorsi ma dando soprattutto l’esempio nel guadagnarci il pane.

D. – Quindi, educazione ma anche evangelizzazione dei luoghi di lavoro …

R. – Dare a queste persone che lavorano il senso del lavoro cristiano, che è un modo per realizzarsi e per essere collaboratori anche nella creazione di Dio.

D. – Certo, oggi c’è anche il problema di un lavoro che manca …

R. – Questo è un problema davvero molto grande che condividiamo anche noi, perché anche noi siamo precarie: passiamo attraverso le agenzie interinali. Noi non abbiamo grandi redditi! Le nostre comunità scelgono abitazioni in quartieri popolari: facciamo pastorale giovanile, facciamo pastorale per la catechesi, eccetera. Però, la nostra specificità è quella di condividere la vita semplice delle persone.

D. – Suor Emma, Sant’Arcangelo Tadini vi ha dato come modello di vita quello della famiglia di Nazareth: perché?

R. – Perché questa bella icona ci sembra il modello più vero della vita nella sua quotidianità, come è stato per Gesù, Maria e Giuseppe per 30 anni, nel silenzio e nella semplicità.

D. – Suore Emma, voi siete presenti anche nel resto del mondo: in Inghilterra, in Brasile, molto e soprattutto in Africa, in Burundi. Ed è lì che nasce un centro di formazione nuovo il cui progetto voi volete presentare proprio al Papa. Come nasce questa idea?

R. – In Burundi la nostra comunità è stata un dono che la diocesi di Brescia aveva offerto a Paolo VI dopo il decreto sull’attività missionaria della Chiesa “ad gentes”. E lì adesso noi Suore Operaie siamo presenti: nelle piantagioni, nella lavorazione del thè … Abbiamo voluto quasi come continuità presentare al Santo Padre il dono di una nuova missione: vorremmo portare comunque avanti il nostro carisma di aiutare i giovani non solo a trovare un lavoro, ma a viverlo proprio in modo cristiano.






Benedetto XVI a Brescia per onorare la memoria di Paolo VI
Nel 30° anniversario della morte di Papa Montini



ROMA, venerdì, 6 novembre 2009 (ZENIT.org).- L'8 novembre prossimo Benedetto XVI sarà a Brescia e a Concesio per onorare la memoria di Giovanni Battista Montini nella terra che lo vide nascere e inaugurare la nuova sede dell'Istituto Paolo VI, costruita accanto alla casa natale del Pontefice defunto.

“Due Pontefici accomunati dalla loro altissima spiritualità”, ha detto il Cardinale Giovanni Battista Re, Prefetto della Congregazione per i Vescovi, anche lui di Brescia, parlando a L'Osservatore Romano dei legami tra Joseph Ratzinger e Papa Montini, che lo creò Cardinale nel 1977.

“A unirli – ha sottolineato il porporato – è soprattutto una profonda vita interiore e una comune donazione a Cristo e alla Chiesa”, così come “la fedeltà al Concilio Vaticano II” e “l'impegno nel difendere il vero spirito del Concilio” attraverso un'ermeneutica della “continuità nel rinnovamento”.

Per entrambi, ha aggiunto, la Chiesa è “chiamata a custodire e trasmettere il depositum fidei e ad essere comunità unita dall'amore”.

Benedetto XVI era già stato a Brescia quando era ancora Cardinale il 22 marzo del 1986, per tenere una lunga conferenza sul tema “Teologia e Chiesa”, durante un incontro organizzato dalla redazione italiana della rivista cattolica internazionale “Communio”.

Il Papa arriverà intorno alle 9.30 all'aeroporto di Ghedi. Si recherà poi nella Chiesa di S. Maria Assunta, a Botticino, per una visita privata e per raccogliersi in preghiera davanti all’urna che contiene i resti di Sant'Arcangelo Tadini, il parroco bresciano che nel ‘900 fondò la Congregazione delle Suore operaie e che il 26 aprile scorso lo stesso Pontefice ha indicato a tutta la Chiesa come intercessore e modello, dichiarandolo santo.

Il Pontefice si trasferirà quindi a Brescia dove presiederà la concelebrazione eucaristica in piazza Duomo, cui seguirà la recita dell'Angelus. Nel pomeriggio farà tappa a Concesio per la visita alla casa che diede i natali a Papa Montini, l'incontro con alcuni familiari del Pontefice defunto e l'inaugurazione dell'elegante complesso architettonico – con l’archivio, la biblioteca, la Collezione Paolo VI di arte moderna e contemporanea, l’auditorium, le sale di studio e i laboratori didattici – che ospiterà la nuova sede dell'Istituto Paolo VI, un tempo a Brescia.

L'allora Cardinale Ratzinger presiedette proprio il primo dei Colloqui internazionali promossi dall'Istituto, che si tenne nel 1980 a Roma sulla prima enciclica di Paolo VI, "Ecclesiam suam".

Lo stesso giorno Benedetto XVI conferirà il “Premio internazionale Paolo VI”, definito dal suo predecessore il “Nobel cattolico” e giunto alla sua sesta edizione, che verrà attribuito alla collana di fonti cristiane antiche “Sources Chrétiennes”.

In una intervista a Famiglia Cristiana, il Vescovo di Brescia, monsignor Luciano Monari, ha detto che il viaggio del Santo Padre “è un omaggio alla fierezza della città per quel grande Papa, che mai i bresciani hanno ostentato ma che è conficcata nel cuore di ogni cittadino”, e alla sua “passione per il dialogo con il Vangelo in mano”.

"Quello che ci aspettiamo dal Papa – ha detto invece mons. Monari in un'intervista apparsa sul magazine allegato al settimanale diocesano 'La Voce del Popolo' - è che compia anche a Brescia quella che è la sua missione, ossia l'annuncio del Vangelo".

La visita del Papa, ha sottolineato, deve essere vista anche come “una conferma che il cammino che la nostra Chiesa ha fatto e ancora sta facendo è corretto, vissuto in comunione, riconosciuto come autentico dal Vescovo di Roma”.

Riflettendo poi sull'esempio di Sant’Arcangelo Tadini, il sacerdote che si battè per dare dignità al lavoro e ai lavoratori, il Vescovo si è quindi detto convinto che la cosa fondamentale che la Chiesa può fare è “quella di custodire il senso vero del lavoro”, e richiamare costantemente a “un’economia rispettosa della dignità umana, a reale servizio dell’uomo”.

Alla domanda se la presenza di Benedetto XVI potrà essere di qualche beneficio alla causa di beatificazione di Paolo VI, mons. Molinari ha risposto: “Lo spero, non tanto per la beatificazione in quanto tale, ma perché sono convinto che ci sia un tesoro di spiritualità originale nella vita di Paolo VI e che la diffusione di questo tesoro possa aiutare e arricchire la Chiesa di oggi”.

In occasione della visita, mons. Luciano Monari consegnerà a Benedetto XVI il dono della diocesi che consiste in un’offerta per le iniziative di carità del Papa, “perché – si legge in una lettera diffusa in tutta la diocesi – egli ne possa disporre a favore dei bisogni delle Chiese più povere, soprattutto le Chiese tribolate dell’Africa”.