00 19/03/2009 01:40
I cristiani di Terra Santa attendono un Papa portavoce dei diritti


Parla il Patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal





GERUSALEMME, mercoledì, 18 marzo 2009 (ZENIT.org).- I cristiani di Terra Santa auspicano che il Papa giunga a confermarli nella fede e a farsi portavoce dei loro diritti fondamentali, sostiene il Patriarca latino di Gerusalemme, Sua Beatitudine Fouad Twal.

In una intervista a Terrasanta.net, il successore di mons. Michel Sabbah ha parlato delle attese della Chiesa locale sul viaggio apostolico di Benedetto XVI, in programma dall'8 al 15 maggio prossimo.

“Ci aspettiamo che il Santo Padre metta sempre e dappertutto l'accento sulla vita, le aspirazioni e la croce che vive la Chiesa di Terra Santa”, spiega mons. Twal.

“Peccato che la situazione generale non permetta al Santo Padre di visitare i nostri fedeli a Gaza che hanno sofferto, pochissimi mesi fa una dura guerra”, ha lamentato poi auspicando però “che alcune persone di Gaza abbiano la possibilità di venire a Betlemme per incontrare il Papa”.

Il Patriarca latino di Gerusalemme si è tuttavia detto lieto “di sapere che il Pontefice visiterà un campo di profughi del 1948, quello di Aidah, vicino a Beit Jala (nei dintorni di Betlemme)”.

“Questo – ha commentato – può significare che il Santo Padre condivide le sofferenze di tutti i rifugiati e che la Santa Sede afferma, tramite questa visita, 'il diritto di ritorno' dei profughi palestinesi alle loro città e villaggi, diritto riconosciuto a tutti gli altri profughi nel mondo”.

“I nostri fedeli hanno bisogno dell'incoraggiamento del Sommo Pontefice, perché la loro vita in Terra Santa è difficile. Hanno bisogno di vedere e di sentire che il Papa è venuto per loro, anzitutto per loro, e questo desiderio è più che legittimo”.

“Si aspettano dal Santo Padre parole dirette e chiare per 'confermarli nella fede', come chiese il Signore a Simon Pietro – ha aggiunto –. Hanno bisogno di vedere che il Papa è anzitutto il loro padre, un capo religioso che vuol la pace e la sicurezza per tutti gli abitanti della regione”.

“I nostri fedeli arabi - che sono il nucleo e la stragrande maggioranza di ieri e di oggi nelle nostre diocesi - si aspettano dal Santo Padre gesti di comprensione e di solidarietà, anche qualche progetto concreto, se possibile, lanciato dal Papa durante la sua visita a favore dei cristiani locali, come fece Paolo VI dando vita all'Istituto ecumenico di Tantur”.

“Speriamo che il Pontefice intervenga presso tutte le autorità per assicurare i nostri diritti fondamentali e per chiedere ad alta voce la giustizia e l'uguaglianza”, ha detto. “Sarebbe una tragedia se la Terra Santa e la Giordania continuassero a svuotarsi dei cristiani locali malgrado l'influsso morale mondiale della Santa Sede”.

“Nel 1970, i cristiani arabi costituivano più o meno il 3 per cento in Terra Santa e il 5,5 per cento in Giordania – ha sottolineato il Patriarca di Gerusalemme –. Oggi sono circa 2 per cento in Israele e Palestina, e il 4 per cento in Giordania. Con maggiore fede in Dio e in noi stessi, speriamo di poter frenare l'emigrazione dei cristiani”.

Intanto sia in Giordania, dove il Papa farà la prima tappa del suo viaggio apostolico, che in Palestina e in Israle le comunità cattoliche stanno cooperando attivamente con le autorità civili per la buona riuscita della visita.


“Questa visita è e deve essere una benedizione per noi tutti – ha affermato mons. Fouad Twal –. Speriamo che tanti altri pellegrini seguano il buon esempio del Papa e vengano a trovarci”.