00 29/04/2009 18:01
Da "TerraSantaLibera.org"...


IL PAPA VA IN TERRA SANTA :

Tra tante chiacchiere e maldicenze, inutili e dannose per tutti

Editoriale della Direzione di TerraSantaLibera.org


È da molto tempo che non scrivo su queste pagine, troppo preso in attività pratiche più urgenti, ma recentemente subissati di email e articoli delle più disparate agenzie e spericolati giornalisti, tutti accomunati dalla smania di "pontificare", di voler insegnare al Papa come si fa il Papa, ma in pratica dediti, come i più, consapevolmente o meno, allo sport nazionale e internazionale più incentivato dalle logge, quello di sputare veleno sul soglio di Pietro e la Chiesa, mi sono proprio stufato di starmene zitto a tollerare oltre e perciò adesso sparo a zero su tutto quello che si muove, togliendomi una manciata di sassolini dalle scarpe.

Perchè un conto è mettere in luce, o criticare scivoloni, se non peggio ancora vizi teologici o di formazione, sia del pontefice come di qualsiasi altro mortale, altro conto è calunniare e attribuire a Benedetto XVI poteri terreni che non ha, come quello, per esempio, di recarsi dove vuole sul territorio controllato militarmente dall'entità coloniale sionista, o ancor più accusarlo di essere un capo di stato "suddito di Israele".
Come stoltamente è stato affermato da un ragazzo (del quale tra l'altro in passato abbiamo generosamente ospitato brani di testimonianza e denuncia), che ha pubblicato recentemente alcune lettere da Gaza, a mo' di libro, sul quotidiano comunista il Manifesto, e perciò si sente in diritto di offendere, non perdendo l'occasione d'oro di vomitare odio sul Papa e sulla Chiesa.

Un bravo ragazzo, per carità, anche se di formazione anarco-marxista, che ha anche recentemente e coraggiosamente sfidato le milizie e le bombe dei circoncisi per portare testimonianza (e per questo solamente continua a godere del nostro rispetto), ed a cui abbiamo dedicato alcuni editoriali nei mesi scorsi, ma purtroppo accecato da pregiudizi e odio ideologico di fronte ad un vecchietto di 82 anni che, sfidando minacce e pericoli seri (posti in essere da tempo dalla setta che odia, più di chiunque altro al mondo, la "pietra d'inciampo, la Sua Chiesa e il suo Vicario), vuole, con altrettanto coraggio, dare un segnale di vicinanza, di presenza, di interesse vivo, nei confronti delle pietre vive di Terra Santa.

Pochi mesi sono passati dalla fine di una pioggia di morte che ha sterminato quasi 1500 persone a Gaza, distrutto e raso al suolo case, ospedali, scuole, servizi, magazzini di scorte alimentari, acquedotti, porto e campagne, lasciando nell'indigenza una popolazione di circa un milione e mezzo di abitanti, negando loro persino l'accesso dei mezzi di soccorso e dei beni di prima necessità.

A pochi chilometri di distanza invece, altri membri di quello stesso ceppo nazionale arabo-palestinese, numericamente circa il triplo, divisi in enclavi, controllate da un nemico che non parla neppure la loro lingua, ma sufficientemente armato e motivato per costringere questa popolazione in galere a cielo aperto, circondate da muraglie insormontabili e controllate, quando non divise tra loro da posti di blocco, insediamenti di fanatici in kippa e treccioline, blocchi di cemento e reticolati di filo spinato, sono impediti nello svolgere una normale vita lavorativa, scolastica, sociale, non potendo neppure uscire dai loro villaggi senza il permesso di questo nemico straniero, non venendo loro concesso di curarsi regolarmente in strutture sanitarie adeguatamente attrezzate, di visitare i propri parenti, in poche parole di vivere e comunicare.

Umiliati, torturati, nell'animo prima ancora che nel fisico, privati delle loro case e terre, avvelenati nelle coscienze sin dall'infanzia, violentati e decimati senza pietà.
Le comunità cattoliche sono ridotte ai minimi termini, ma resistono con fiducia e costanza su quel che resta della loro terra. Discriminati, carcerati, ma mai rassegnati.
E questo vecchietto vestito di bianco, di 82 anni, che potrebbe molto più comodamente starsene nei palazzi vaticani, decide, contro tutto e tutti, di andare a trovare queste comunità: non solo quelle che egli rappresenta come capo religioso, ma anche le altre, di confessioni ed etnie diverse, che popolano l'area. Perchè la pace, se la si vuole, la si deve trattare con tutte le parti.
Non atterrerà nella giudaica Tel Aviv, ma nella più islamica Giordania. Visiterà quindi alcuni luoghi santi e le comunità che li popolano. Andrà dove potrà e dove gli verrà concesso.
Ma già si sollevano le voci di protesta perchè non andrà a Gaza:

- "È un capo di stato suddito d'Israele"
- "Il suddito d'Israele non vuole incontrare i cristiani a Gerusalemme, ma a Betlemme"
- "Veste babbucce Prada"

e sciocchezze del genere, seguite dall'elenco dei "preti" ultramodernisti, da don Ciotti a quelli di Pax Christi e satellitari, che se ne stanno nell'ombra per non dare troppo nell'occhio, i quali sarebbero gli educatori che insegnano quel bel catechismo anticattolico che da' questi bei frutti.

Che pena. Inviano perfino letterine e appelli da firmare, dove si sprecano in false adulazioni di stima verso questo Papa, che in realtà detestano (i loro libri riportano rigorosamente le introduzioni dell'antipapa Martini), per spingere avanti bocconi avvelati di richieste, che semplicemente si riassumono in un: Benedetto XVI, stattene a casa.

E secondo i parametri e quozienti d'intelligenza di costoro, Benedetto XVI sarebbe uno sprovveduto che non sa quel che fa e dove va.
Che scarsa considerazione del Papa che hanno questi "prelati" in maglione e jeans.
Ottimi agit-prop, politicanti schierati, che usano il proprio stato, loro sì, per convenienza, ma che a tavola non si fanno neppure il segno della croce.
Mi è capitato personalmente di ritrovarmi a pranzo con il più gettonato di questi radical-preti, Nandino Capovilla, che ancora non ci eravamo seduti e già si abboffava, e alla mia cristiana richiesta "Padre se vuole può dara la benedizione alla tavola", sentirmi rispondere sputacchiando e con la bocca piena, "...fate, fate pure voi..." non degnandosi neppure di unirsi allla nostra breve, normalissima per un cristiano, preghiera di ringraziamento.
Che esempi luminosi di fede...nel nulla.
Teologi della liberazione, conferenzieri e uomini di mondo, sempre a spasso a spese dei parrocchiani, tanto è tutto pagato...dalla Chiesa.
Preti così è meglio perderli che trovarli, che se hai la fede te la fanno passare.

All'ultimo incontro-conferenza, gentilmente organizzato da un'amica comune (la quale dopo avere letto questa lettera mi depennerà dai contatti per conferenze e meeting, oltre che dall'agenda degli amici, che è l'unica cosa che mi dispiacerà), presso un'importante sede cattolica , nel quale abbiamo condiviso lo stesso palco io e Nandino C., questi quasi ha bestemmiato e chi scrive ha dovuto pubblicamente ma gentilmente riprenderlo, mentre altri al suo fianco invocavano che Dio fosse cacciato, a pedate nei posteriori, dalla Terra Santa.
Una vergogna, della quale, oltre ad amici sacerdoti che erano presenti esterrefatti, possono testimoniare anche alcuni simpatici rappresentanti della testata web TerraSanta.net .

Pochi mesi dopo, a distanza di pochissime settimane dallo scempio di Gaza, in piena Terra Santa, a Betlemme, reincontrammo Nandino Capovilla, Cornioli ed il loro entourage di parrocchiani veneti.

Nonostante ci fossimo amichevolmente reincontrati così distanti dalle rispettive residenze, per giunta in Terra Santa, e per educazione e solidarietà fossimo andati a render loro visita nell'albergo in cui alloggiavano (a due passi da noi che eravamo al Casa Nova francescano attiguo alla Grotta della Natività), e nonostante condividessimo da lunga data obiettivi solidali comuni, ci fu fatto capire esplicitamente, ma anche grottescamente e con elevato livello di maleducazione, che la nostra presenza non era troppo gradita ad un incontro pubblico, tra palestinesi e italiani, che stava per aver luogo nella hall dell'albergo. Forse avevano paura che qualche nostra domanda indiscreta potesse sollevare obiezioni per loro imbarazzanti.

Perciò non ci mancherà la presenza di Nandino Capovilla, Cornioli e similari, nelle prossime tavole di conferenze che dovremo affrontare, le prossime imminentemente, prima e dopo il pellegrinaggio che ci apprestiamo a fare in Terra Santa di Palestina (Cisgiordania), una ventina di amici cattolici internazionali, in coincidenza con la visita pastorale del Santo Padre.

Benedetto XVI, lo sanno bene i suoi detrattori, non può fare e andare dove vuole, almeno come non possono il Patriarca e il suo Segretario, a cui è negato di entrare a Gaza come e quando vogliono.
E incontra i cristiani a Betlemme per il semplice motivo che l'occupante sionista non concede i permessi ai cristiani arabi per entrare a Gerusalemme, se non che in misura minima, mentre a Betlemme, teoricamente sotto l'"autorità palestinese", è più facile incontrarli. Questo dovrebbe saperlo bene chi si vanta di conoscere bene la Palestina.

Eppure, neanche a Betlemme il Papa può incontrare e parlare alla popolazione cristiana come e dove vuole: il palco, che per lui era già stato posizionato di fronte al campo profughi di Haida, è stato dall'occupante israelita smontato e rimosso perchè era troppo vicino al "Muro" della vergogna, che il Papa non dovrebbe vedere (cosa praticamente impossibile, a meno che non lo facciano entrare a Betlemme bendato)

E mi venite a fare gli scandalizzati perchè non lo fanno venire a Gaza?
E visto che conoscete così bene la Palestina, e chi la occupa militarmente, di cosa siete meravigliati?
Vi aspettavate che il Papa salisse su una barchetta e forzasse il blocco navale israeliano?
O magari si sarebbe dovuto scavare un tunnel dall'Egitto?

Quel che impedisce di vedere la realtà è un ostinato pregiudizio e preconcetto, per cui qualsiasi cosa fa il Papa è sbagliata. Che venga o non venga e qualsiasi cosa faccia è ininfluente.
Ci sono tonnellate di falsa cultura, attinta da fonti avvelenate e giudaizzanti, che sono state e sono il cibo ideologico per le moderne generazioni. Bevono tutto, credono a tutto, ma non vedono la verità.
Piove? Governo ladro e colpa del Vaticano.

Sull'altro fronte, quello "tradizionalista", c'è una fila lunga un chilometro di altrettanti denigratori.

Non mi riferisco a coloro che, per lo più ragionevolmente, disquisiscono di posizioni teologiche, di esternazioni inopportune, come invece carenti in altri casi, o del coraggio forse insufficiente di fronte agli attacchi della setta giudeo-massonica (cose lecite e sacrosante quando trattasi di materia così importante come quella che comporta la salvezza delle anime: e permettetecelo di credere, in un mondo che è disposto a credere a tutto, persino che Obama non obbedirà alle strategie della lobby), ma a quelli che pongono quale motivo di riconoscimento dell'autorità pontificia se andrà al Museo dell'olocausto, quando ci andrà, se prima o dopo, con chi si incontrerà, se prima con i musulmani o con i giudei (ma in una società dove la stragrande maggioranza sono giudei e islamici, sia al potere che all'opposizione, come potrebbe non incontrarsi con costoro, visto che da loro dipende la pacificazione, ipotetica, dell'area?), se andrà a Gaza o meno, quali villaggi visiterà, se si toglierà il crocifisso oppure no, e via cantando.

"Tradizionalisti" antiromani, sedevacantisti dichiarati o criptati, esaltati e disturbati, che usano come arma per portare acqua al proprio mulino protestantico quel che passano loro le agenzie più "filtrate".
Ma è possibile tanta mala fede e ingratitudine nei confronti di questo Papa, proprio da parte di chi dovrebbe invece ringraziare per tanti gesti coraggiosi? Dopo quarant'anni di ghetto e abusi neomodernisti, contro tutto e tutti, Benedetto XVI liberava la Messa tridentina e rimuoveva scomuniche diffamanti. Diremmo che un gesto di coraggiosa apertura è stato compiuto. Non lasciate da solo questo Papa, contro i nemici della Chiesa, esterni ed interni (e forse sono più numerosi quelli interni che gli altri...).

La dimostrazione del fatto che abbia fatto la cosa giusta, sta nelle reazioni, calcolate e maligne, ma a volte isteriche e scomposte, del rabbinato israeliano e internazionale, inviperito per la liberazione del Santo Sacrificio e dai vincoli canonici per i vescovi tradizionalisti di Econe.

Il trappolone per offuscare tali atti, oltre ai crimini di Gaza, era già stato preparato da tempo.
Rabbi Pacifici ci aveva allertato, che presto sarebbe stata orchestrata una campagna per ribaltare la frittata in favore dei criminali sionisti (vai al link 1 e al link 2 per gli articoli di cronaca relativi), e il trabocchetto viene allestito in prossimità della giornata della memoria di quell'unica religione rimasta incontestabile, quella olocaustica, e scatta ai danni del vescovo inglese Williamson, ora sbeffeggiato regolarmente e settimanalmente anche in televisione, in uno spettacolo di cabaret che va in onda sulle reti di Mediaset.

Poche parole, falsate e stravolte nel loro significato, gonfiate dalla propaganda mediatica, sono bastate a crocifiggere un ottimo vescovo cattolico e con lui ovviamente mettere in difficoltà il vero obiettivo della campagna denigratoria: Benedetto XVI, il papa più odiato dai giudei negli ultimi quarant'anni: quello che ha reintrodotto, seppur con qualche lieve modifica, la Preghiera del venerdì santo per la conversione dei "Fratelli Maggiori", che ha liberalizzato in tutto il mondo e per tutti i preti la celebrazione del Santo Sacrificio della Messa tradizionale, che ha tentato e voluto fortemente ricucire uno strappo con alcuni vescovi cattolici, durato anche troppo tempo.

Ma ovviamente per chi è gonfio d'orgoglio, imbevuto di teorie anticristiane e di conseguenza anticattoliche, anche se mascherate protestantisticamente con frasi prese a casaccio dal Vangelo, anche se sfoggiando ordinazioni sacerdotali di dubbia validità, il Papa di Roma è un perfido e maligno individuo, coperto d'oro e insensibile alle disgrazie degli ultimi, che passeggia per le stanze vaticane sfoggiando capi di moda e che, se si reca in Terra Santa, è solo per bere un drink al King David Hotel e visitare i musei degli orrori.

Come se non bastassero zecche e residuati sessantottini di vario genere, a seminare zizzania e odio verso Roma ci si mettono pure talari sbiadite, lunghe e nere sino ai piedi in stile "tradizionalista", o in maglione dolcevita stile "neomodernista".
La catechesi che ne esce fuori è un misto di vetero-protestantesimo e ateismo-spiritualizzato, che fa facile presa sia sugli umori frustrati di alcuni cattolici repressi, che sulla mentalità anarcoide dei pronipoti di Mao, i quali fondano la propria solida cultura sulle vignette di Vauro.

Sono tali "prelati" da centro-sociale a fare il danno maggiore, sia all'interno della Chiesa che tra le anime a loro affidate. Essi hanno la responsabilità maggiore, confermando nell'errore gli sprovveduti che dan loro fiducia e ascolto, giustificandoli e fortificandoli nelle loro devianze dalla vera carità, che non è mera solidarietà sociale, come la Chiesa non è una ONG, ma un'istituzione divina a cui capo il Cristo ha posto Pietro.

Come se non bastassero già scientisti, radicali, massoni, giudei e giudaizzanti, filosofi dell'assurdo ateista, fanatici dell'apocalisse e carismatici, gnostici e pervertiti contronatura di ogni sorta, ora saltano alla ribalta anche i teologi della liberazione ed i loro discepoli pagani.

Non c'è un'area precisa ove si collocano i nemici della Chiesa, da destra a sinistra, di ogni posizione confessionale o ideologica, la loro pietra d'inciampo è sempre la stessa: la roccia di Pietro. Ed è l'odio verso questa pietra d'inciampo che li unisce.

E così vediamo accomunati, a lanciare freccette contro Benedetto XVI, "anarco-comunisti", "nazifascisti-pagani", "sedevacantisti", "modernisti", "giudeizzanti e massoni", scaltri registi e poveri ignoranti, che non sanno quel che dicono e quel che fanno. Simili con simili.

Ma anche se tutti, noi no. Noi stiamo con Benedetto XVI.

I nostri timori sono altri e per altri motivi avremmo preferito una sua visita in un momento diverso. Ma ha ragione Mons. Fouad Twal, quando dice "Al Papa pellegrino, i cristiani locali dicono “Ahlan wa sahlan!”, “Benvenuto!”, “Se non ha paura il Papa, perché dovremmo averne noi?”

Perchè il pericolo che questo pontefice possa finire in un fuoco incrociato è reale.
Assassinando questo Papa "qualcuno" riuscirebbe ad ottenere due piccioni con una fava:

- via un Papa scomodo, troppo amico di chi celebra ancora il Vero Olocausto incruento dell'altare (cosa che i giudei moderni non hanno più, avendo perso casta sacerdotale, strumenti per la celebrazione, tempio)
- via ad un'accelerazione della strategia di "scontro di civiltà" islamofobica (usando carne da macello cristiano-occidentale e oriental-islamica), addossando la responsabilità, con una false flag, a gruppi resistenti palestinesi, o addirittura ai servizi iraniani, per avere carta bianca e procedere sia nell'occupazione totale della Palestina, che nell'espansione del grande Israele: le "bombe elette" non mancano

Questi sono gli unici nostri timori e serie preoccupazioni per questa visita pastorale del Santo Padre in Terra Santa: di diventare ostaggio e strumento nelle mani del rabbinato estremista che è al potere in Palestina (democraticamente eletto a stragrande maggioranza dall'elettorato dello Stato così detto "ebraico"), e persino di essere ucciso dai servizi.

Perchè sia ben chiara a tutti un concetto: se al Papa capiterà qualche cosa di male, sarà a causa di un complotto dei servizi di Giuda (e lo stesso concetto vale per chi scrive: perchè è più pericoloso chi dice la verità, di chi accompagna qualche contadino a raccogliere il prezzemolo nei campi, odiando però in fondo lo stesso scomodo pontefice). E non sarebbe una novità da duemila anni a questa parte. Solo a loro può tornare utile un Papa morto, ora, in Terra Santa.

Tutto il resto delle chiacchiere negative nei confronti della sua visita, elaborate dalla sovversione neomodernista ben radicata nella Chiesa, che non si fa scrupoli e non lesina perfidia, valgono uno zero tagliato.

La presenza di Papa Benedetto XVI in Terra Santa, ovunque vada, qualsiasi villaggio visiti, che possa incontrare tutta o solo in parte la comunità araba, cattolica e cristiana, come quella musulmana, è comunque un segnale importante, di incoraggiamento, che nessun cristiano o palestinese in Terra Santa vuole sottovalutare (a parte coloro che di questa polemica vogliono fare bandiera per il proprio tornaconto politico...).

Che poi sia contemplato anche un incontro con lupi e rapaci, è normale ed inevitabile.

Ma tutte le comunità e sacerdoti di Palestina che il nostro gruppo ha personalmente incontrato a marzo, francescani e secolari, della Custodia o del Patriarcato Latino, da Nablus a Jenin, da Betlemme a Jerusalemme, ed anche quelle di Gaza, secondo quanto riferitoci da Padre Musallam stesso nella sua recente lettera (a meno che non sia lui stesso a smentircelo pubblicamente), sono ben liete della venuta nella loro martoriata terra del Santo Padre.

Che poi nella Chiesa ci sia sempre stato qualcuno che remi contro, è pacifico e risaputo, non per nulla essa vien pure definita "Casta Meretrix", perchè il tradimento e la miseria degli uomini di Chiesa non potrà mai far venire meno la Sua indefettibilità di origine soprannaturale.

Agli amici cattolici seri, attaccati alla liturgia, Magistero e Tradizione secolari, dico solo una cosa: non è il momento di sprecare cartucce a salve, ma di fare quadrato.

Pregate per questo Papa, che Dio ce lo conservi a lungo.


Filippo Fortunato Pilato

Direttore di TerraSantaLibera.org
Presidente di Alleanza per la Terra Santa Libera


p.s. : chi dopo tale filippica volesse prendermi a schiaffi, se proprio desidera e tenendo conto che sono abbastanza coriaceo nonostante proceda spedito verso i sessant'anni, si metta in lista per favore: ci sono già in coda, prima di tutti, i "fratelli maggiori".


Papa Ratzi Superstar









"CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"