00 27/04/2009 07:49
Da "La Stampa"...

26/4/2009

I servizi segreti israeliani lanciano l'allarme-sicurezza.

"No alla papamobile"

L'auto speciale che consente al Pontefice di spostarsi tra i fedeli non è «sufficientemente attrezzata a proteggere la vita del Papa in caso di attacco terroristico»


GIACOMO GALEAZZI

I servizi segreti israeliani lanciano l’allarme-sicurezza. «La “papamobile” è inefficace in caso di attacco. E’ a rischio l’incolumità di Benedetto XVI». L’auto speciale che consente al Pontefice di spostarsi tra i fedeli non è «sufficientemente attrezzata a proteggere la vita del Papa in caso di attacco terroristico». Il ministro del turismo, Stas Misezhnikov (leader della destra radicale e responsabile dei preparativi per la visita del Pontefice) ha illustrato ieri al governo gli scenari di emergenza che rischiano di turbare lo storico viaggio in Terra Santa. Lo «Shin Bet», il servizio di sicurezza interno, ha raccolto indicazioni su «fermenti fra estremisti islamici». Un’allerta da prendere «in adeguata considerazione», avverte Misezhnikov. Il «momento critico», secondo le indiscrezioni riportate dal quotidiano Haaretz, potrebbe verificarsi durante la tappa in Galilea, a Nazareth, il 14 maggio quando il Pontefice celebrerà una messa al Monte del Precipizio e visiterà la Basilica dell’Annunciazione. Il ricorso alla «papamobile» scoperta tiene in apprensione lo «Shin Bet» perché nelle ultime settimane in ambienti musulmani radicali è stata espressa ostilità alla presenza del Papa e perché quel giorno i palestinesi ricorderanno la Giornata della Nakba, ossia della «Catastrofe» (come chiamano la costituzione di Israele nel 1948). In passato la ricorrenza è spesso stata motivo di disordini e il pericolo è che qualcuno possa cogliere l’occasione per cercare di colpire il Papa. «Israele mantiene una stretta collaborazione con i rappresentanti del Vaticano», assicura Misezhnikov, che mercoledì ha chiesto a Joseph Ratzinger di astenersi dal ricevere in Vaticano un sindaco di «Hamas». A Nazareth sarà necessario chiudere per motivi di sicurezza i negozi che si affacciano sulle strade percorse dal Papa anche se «nei limiti del possibile la vita continuerà a svolgersi nella normalità». Il Movimento islamico in Israele (guidato dallo sceicco Raed Sallah) ha pubblicato un documento in cui affermava che il Papa non è il benvenuto per «le espressioni contro Maometto usate tre anni fa a Ratisbona». Prova a gettare acqua sul fuoco il Mufti di Gerusalemme, massima autorità islamica per i palestinesi, che riceverà il Pontefice nella Spianata delle Moschee, ma non mancano altre difficoltà nei preparativi del pellegrinaggio, inclusa la rimozione di un palco eretto dall’Anp nel campo profughi di Aida in una località che, secondo Israele, era troppo vicina alla Barriera di sicurezza. I mass media di tutto il mondo avrebbero ritratto il Pontefice con lo sfondo di un simbolo di divisione e, dal punto di vista dei palestinesi, di oppressione e apartheid. Ordine di smontare tutto e ricostruire la struttura altrove.
Lo Shin Bet è contrario all’uso della «papamobile» nell’intera trasferta del Pontefice, che prevede tappe a Betlemme, Nazareth e allo «Yad Vashem», il luogo-simbolo dell’Olocausto. La Santa Sede ha comunicato il desiderio del Papa di avvicinarsi quanto più possibile ai fedeli, ma le autorità israeliane hanno opposto gli appelli che incitano ad organizzare dimostrazioni nei Territori. Il rischio è che qualcuno possa aggredire fisicamente il Papa, rispondendo alle esortazioni delle sigle della violenza fondamentalista. «Serve una soluzione che metta d’accordo le necessità della sicurezza e i desideri del Pontefice che non vuole rinunciare al contatto ravvicinato con i fedeli», spiega il cardinale Achille Silvestrini, prefetto emerito delle Chiese Orientali. E’ ottimista il portavoce papale, padre Federico Lombardi: «Sul campo sono impegnate persone con competenza e responsabilità adeguate a superare i problemi organizzativi». La Segreteria di Stato tende a stemperare la tensione. «Nessuna preoccupazione particolare, né specifici motivi di pericolo- si osserva-.Le autorità israeliane quando hanno invitato il Papa sapevano bene cosa facevano ed erano convinte e consapevole di garantire uno svolgimento normale e ordinato. Abbiamo fiducia che questo accadrà. Certo, è un’organizzazione complessa e man mano possono emergere problemi da affrontare, però esistono contatti avviati da tempo e vie normali per superare gli ostacoli senza drammatizzare la situazione». Vaticano e Israele accelerano i colloqui, prima della visita del Papa, per giungere «il prima possibile» ad un accordo bilaterale sulle pendenti questioni fiscali e patrimoniali della Chiesa in Terrasanta. La commissione di lavoro bilaterale permanente conta di concludere i negoziati il 30 aprile al ministero degli Affari Esteri. Intanto il parroco della Striscia, il battagliero palestinese Manuel Musallam, è stato sostituito da un giovane prete proveniente dall’Argentina.


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