00 24/03/2009 22:06
Dal blog di Lella...

Due ragazze morte poco prima dell'incontro

Un momento di festa funestato dalla tragedia

dal nostro inviato Mario Ponzi

Doveva essere la giornata della festa. Invece è stata la giornata del dolore. Due giovani vite stroncate mentre si preparavano a vivere la gioia nello stadio dos Coqueiros di Luanda.
Ormai la notizia ha fatto il giro del mondo: due ragazze, mentre stavano cercando di entrare nello stadio per partecipare all'incontro con il Papa, sono state travolte dalla folla. Sabato però, quando l'incidente si è verificato, alle 12 circa (l'incontro era fissato per le 16.30) nessuno ha detto nulla, fino a quando un'agenzia portoghese ha diffuso la notizia, ripresa e rilanciata da un'agenzia italiana. Ormai era già sera inoltrata. L'ambiente papale è stato informato solo intorno alle 20.
Quando il Pontefice alle 16.30 ha compiuto il suo giro in papamobile in mezzo ai giovani, quando poco più tardi ha partecipato alla festa preparata per lui - con canti e danze in costumi tribali - e quando ha ascoltato le voci dei ragazzi e delle ragazze non sapeva del dramma che si era consumato poche ore prima. Ha parlato ai giovani, anche a quelli che portano ancora oggi sul loro corpo i segni di ventisette anni di guerra - che ha provocato oltre mezzo milione di vittime - e dello strazio causato dalle oltre dodici milioni di mine antiuomo sparse sul territorio del Paese. Ha parlato a coloro che non hanno il necessario per nutrirsi e a quei bambini raccolti tra i rifiuti di Leixeira dai salesiani e accuditi nel centro dove si insegna a fare il pane.
Il Papa è andato tra loro per mostrare quel Dio che cercano. Eccola la "forza dinamica del futuro", quella che si trova dentro ciascun uomo. "Gesù - ha ricordato ai giovani dell'Africa che tanta dimestichezza hanno con la sofferenza - non lascia mai senza risposte, ma bisogna saperle trovare in se stessi", perché "il rinnovamento inizia dentro: riceverete una forza dall'Alto".
Si è intrattenuto a lungo con una rappresentanza dei giovani saliti sul palco, è rimasto in mezzo a loro sfidando un caldo torrido e un'afa soffocante per quasi due ore. Ed è uscito dallo stadio con la gioia. Solo a tarda sera quella gioia si è trasformata per lui in mestizia, e sofferta preghiera.
In questa tragedia ci sono molte analogie con quanto accadde a Kinshasa il 4 maggio 1980. Allora affollamento e disorganizzazione nei pressi della cancellata che immetteva nella piazza del Popolo causarono la morte di 9 persone e il ferimento di altre 78. Anche a Giovanni Paolo ii la notizia giunse solo dieci ore più tardi, al suo rientro in nunziatura.
Qui a Luanda nessun notiziario, televisivo o radiofonico, pubblico o privato, ha dato la notizia. La televisione pubblica angolana, la Tpa, ha trasmesso in diretta ogni movimento del Papa da quando è giunto in Angola, ha prolungato sempre le trasmissioni sulla visita, anche diverse ore dopo la conclusione degli avvenimenti. Eppure né sabato né domenica ha dato la notizia. Il primo a dirlo al Paese è stato in pratica il Papa la domenica successiva, iniziando la celebrazione della messa a Cimangola con una preghiera per le vittime.
Per le due ragazze morte allo stadio neanche una parola nei telegiornali e radiogiornali della sera. Stesso copione per i quotidiani del giorno dopo, se si eccettua un trafiletto in ultima pagina pubblicato dal "Jornal de Angola". Anche questo è il dramma dell'Africa.

(©L'Osservatore Romano - 23-24 marzo 2009)


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