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CAPITOLO II

RICONCILIAZIONE, GIUSTIZIA E PACE:
UN BISOGNO URGENTE

48. I luoghi di attenzione e di impegno su elencati e le riflessioni suscitate dal tema del Sinodo nelle Chiese particolari indicano le «aperture» o gli «ostacoli» incontrati sul cammino della riconciliazione, della giustizia e della pace [29]. Come ricordava il Santo Padre Benedetto XVI ad alcuni Pastori del continente africano, «l’impegno dei fedeli al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace è un imperativo urgente» [30].


I. Sulla via della riconciliazione

49. Per aprire una nuova strada verso l’armonia, è stato fatto notare che alcuni Stati si sono ispirati a modelli tradizionali di riconciliazione e a pratiche cristiane attinenti al sacramento della riconciliazione (Conferenze Nazionali Sovrane, Commissione “Verità e Riconciliazione” in Sudafrica, ecc.). I risultati sono limitati, se non addirittura imperfetti, ma invitano ad elencare le esperienze che ostacolano la riconciliazione affinché l’Assemblea sinodale vi rifletta.

1. Riconciliazione: le esperienze della società

50. La dimensione socio-politica della riconciliazione. Alcune società africane sono state portate alla rovina dai loro dirigenti politici. Certi Paesi sono stati teatro di scene tragiche di xenofobia, in cui lo straniero simbolizzava tutte le sciagure della società e serviva da capro espiatorio: esseri umani sono stati bruciati vivi, altri dilaniati, intere famiglie sono state disperse e villaggi distrutti. In altri Stati, come constatato da alcune Chiese particolari, determinati partiti politici hanno utilizzato la natura etnica, tribale o regionale per attirare le popolazioni alla loro causa nella conquista del potere, invece di favorire il vivere insieme.

51. La dimensione socio-economica della riconciliazione. È stato notato che la cattiva gestione e la miseria da essa generata hanno provocato il traffico di esseri umani, lo sfruttamento commerciale della prostituzione e il lavoro minorile; ciò ha ampiamente contribuito a distruggere i legami familiari, a destabilizzare intere comunità e a gettare in strada migliaia di rifugiati. Quanto alle Nazioni, le zone ricche di risorse petrolifere o minerarie diventano presto luogo di conflitti, quando non di guerre, tra popoli vicini e tra nazioni.

52. La dimensione socio-culturale della riconciliazione. Alcuni media (radio, stampa, televisione) hanno diffuso informazioni e immagini che hanno incitato le popolazioni alla violenza e all’odio, e hanno messo seriamente a repentaglio i valori che cementavano il tessuto familiare e sociale: il rispetto degli antenati, delle donne come madri e protettrici della vita, ecc. Le popolazioni sono preoccupate della crescente perdita dell’identità culturale, soprattutto tra i giovani. Inoltre, questo sguardo negativo rivolto alla Religione Tradizionale Africana accentua il deprezzamento di quei valori che dovrebbero costituire il patrimonio africano. Questo rapporto con la religione altrui, viene sottolineato, si trasforma in vera rivalità tra cristiani e musulmani in alcune parti del continente.

2. Riconciliazione: le esperienze ecclesiali

53. Le Chiese particolari chiedono ai Padri sinodali di aiutare la Chiesa in Africa a proporre meglio il proprio messaggio profetico, per permetterle di parlare con autorità ai dirigenti politici. Essa vi riuscirà perfettamente solo se sarà capace di far regnare, nel suo seno, l’unità e di risolvere le proprie contraddizioni. Di fatto, anche in alcune comunità ecclesiali si constatano divisioni etniche o tribali, regionali o nazionali ed atteggiamenti ed intenzioni xenofobi da parte di alcuni Pastori. Le risposte ai Lineamenta riportano situazioni di discordia tra alcuni Vescovi e il loro presbiterio, mentre all’interno di una stessa Conferenza episcopale nazionale si infiltrano delle prese di posizione di alcuni Vescovi in favore di un determinato partito politico. Ne consegue, in questi casi, che la Conferenza Episcopale non può più parlare con un’unica voce per reclamare l’unità.

3. Per operare la riconciliazione: quali interrogativi?

54. Dalle risposte emerge che le esperienze sociali ed ecclesiali interpellano la Chiesa affinché cerchi modi e mezzi per ricostruire la comunione, l’unità, la fraternità episcopale o sacerdotale, si rivesta di coraggio profetico, si impegni nella formazione di dirigenti laici dalla fede salda per agire in politica, per adoperarsi a far vivere insieme le differenze nella società. Essa dovrebbe promuovere altresì la formazione di sacerdoti, religiosi e religiose desiderosi di essere segni e testimoni del Regno. Si ritiene che l’Assemblea potrebbe riflettere sulle ragioni profonde dei conflitti di una tale ampiezza in Africa.


II. Sulla via della giustizia

55. Dalle risposte risulta che il concetto africano di giustizia è sinonimo di riconciliazione e pace poiché è radicato nell’idea di restaurare l’armonia tra l’offeso e colui che offende e con la società in generale. Gli ostacoli sulla via della giustizia sono tali che i fedeli si attendono dai Padri sinodali delle proposte che li aiutino a superarli.

1. Giustizia: le esperienze della società

56. La dimensione socio-politica della giustizia.

Per reclamare giustizia, alcune “minoranze etniche” o regioni ferite imbracciano le armi e scatenano la guerra. Le sommosse e le espulsioni di popolazioni allogene in uno stesso Paese sono gravi atti di ingiustizia che restano spesso impuniti. Sovente, infatti, nelle istituzioni giudiziarie e in tutte quelle che lottano contro la corruzione sono infiltrate forze politiche. Coloro che detengono il potere utilizzano gli agenti della sicurezza per sottomettere quei cittadini che esprimono opinioni contrarie alle proprie. Sono menzionate anche altre forme di ingiustizia: la pena di morte; il trattamento disumano dei prigionieri, spesso in soprannumero nelle case circondariali; i ritardi eccessivi nei processi; la tortura dei prigionieri; l’espulsione dei rifugiati a dispetto della loro dignità.

57. La dimensione socio-economica della giustizia. Il Meccanismo Africano di Controllo Paritario (MAEP) cerca di identificare le forme e le cause della corruzione che imperversa nel continente, e che restano impunite. Le risorse naturali sono confiscate e dilapidate da alcuni gruppi d’interesse. La cattiva gestione, le sottrazioni di fondi pubblici, l’esodo dei capitali verso banche estere, contro il quale la Chiesa in Africa aveva già levato la voce durante l’ultimo Sinodo [31], sono tutte forme di ingiustizia che restano impunite e contro le quali la Chiesa deve prestare la sua voce a coloro che non hanno voce.

58. I lavoratori agricoli sui quali si basa gran parte dell’economia africana sono vittime di ingiustizia nella commercializzazione dei loro prodotti, spesso pagati a prezzi molto bassi, fissati, paradossalmente, in alcune regioni, dagli stessi acquirenti. La popolazione già sfavorita non fa altro che diventare sempre più povera. La campagna di semina di organismi geneticamente modificati (OGM), che pretende di assicurare la sicurezza alimentare, non deve far ignorare i veri problemi degli agricoltori: la mancanza di terra arabile, di acqua ed energia, di accesso al credito, di formazione agricola, di mercati locali, infrastrutture stradali, ecc. Questa tecnica rischia di rovinare i piccoli coltivatori e di sopprimere le loro semine tradizionali rendendoli dipendenti dalle società produttrici di OGM. A ciò si aggiunge il problema del cambiamento climatico i cui effetti si fanno sentire nelle zone aride, compromettendo i modesti guadagni delle economie africane. I Padri sinodali possono restare insensibili a questi problemi che pesano sulle spalle dei contadini?

59. La dimensione socio-culturale della giustizia. Anche la cultura è luogo di ingiustizie da esaminare e sradicare, in particolare il nepotismo e il trialismo che sono dei camuffamenti del dovere d’aiuto al proprio “fratello”. In tutte le regioni la donna continua ad essere sottoposta a diverse forme di assoggettamento: violenze domestiche, espressione del dominio dell’uomo sulla donna; poligamia, che sfigura il volto sacro del matrimonio e della famiglia, anche mediante la competizione tra le mogli e i figli; la mancanza di rispetto della dignità e dei diritti delle vedove; la prostituzione; la mutilazione degli organi genitali femminili. Nel rapporto tra le nazioni, la globalizzazione è un fenomeno che occorre considerare nella sua dimensione legale, amministrativa e pratica, in quanto l’Africa è diventata vulnerabile di fronte all’invasione dei modelli delle potenze militari ed economiche.

60. Il sistema educativo resta inadeguato: classi in soprannumero e proporzioni anomale tra insegnanti e studenti o tra professori e studenti. I programmi educativi sono orientati alla formazione di chi è in cerca di impiego e non di chi vuole creare impiego. Per questo, il tasso di disoccupazione è galoppante in quanto non tutti riescono a farsi assumere. Tenuto conto dell’impegno della Chiesa nel sistema educativo, le Chiese particolari auspicano che gli appelli dei Padri sinodali orientino e stimolino la ricerca in coloro che hanno la responsabilità dei programmi.

2. Giustizia: le esperienze nella Chiesa

61. Così come nella società, le Chiese particolari riportano esperienze che sono contrarie alla giustizia: nella collaborazione con le donne, queste sono spesso ridotte a un rango inferiore. Nelle strutture della Chiesa, non sono sempre garantiti salari giusti. Inoltre, la gestione dei beni della Chiesa da parte dei Pastori manca, a volte, di trasparenza.

3. Per promuovere la giustizia: quali interrogativi?

62. L’Assemblea sinodale dovrebbe far sentire il grido dei poveri, delle minoranze, delle donne offese nella loro dignità, degli emarginati, dei lavoratori mal pagati, dei rifugiati e dei migranti, dei prigionieri che attendono una cappellania strutturata e non soltanto un cappellano. «È dovere di tutti, e specialmente dei cristiani, lavorare con energia per instaurare la fraternità universale, base indispensabile di una giustizia autentica e condizione di una pace duratura» [32].

III. Sulla via della pace

63. Cammini di pace sono stati aperti dai Pastori, dalle persone consacrate, dalle Comunità Ecclesiali Viventi, dai laici, individualmente o in associazioni. Restano ancora degli ostacoli da superare.

1. Pace: le esperienze della società

64. La dimensione socio-politica della pace. L’instabilità politica che compromette così gravemente la pace nel continente africano affonda le radici nella storia: la schiavitù, la colonizzazione e la neo-colonizzazione. Benché la migrazione interna ed estera delle popolazioni sia un fenomeno sociale normale, essa ha finito per diventare fonte di disordini e conflitti. La pace è certamente molto più del silenzio delle armi, ma i conflitti sono il sintomo della sua assenza (nella R.D. del Congo, nello Zimbabwe, in Somalia, in Sudan [Darfour], ecc.). Le transizioni politiche verso una gestione democratica del potere hanno mostrato al mondo scene fratricide orchestrate da partiti rivali.

65. La dimensione socio-economica della pace. Le risposte sottolineano che la disoccupazione, l’emigrazione intensa e clandestina e, soprattutto, gli investimenti esagerati nell’armamento vanno a sfociare nella violenza, mentre ci sono migliaia di poveri, già vittime d’ineguaglianze economiche e di ingiustizie sociali. A questo riguardo, il Santo Padre Benedetto XVI osservava che «vi sono i Paesi del mondo industrialmente sviluppato che traggono lauti guadagni dalla vendita di armi e vi sono le oligarchie dominanti in tanti Paesi poveri che vogliono rafforzare la loro situazione mediante l’acquisto di armi sempre più sofisticate»[33]. Le guerre che le regioni africane conoscono sono in gran parte legate all’economia in generale.

66. La dimensione socio-culturale della pace. Le vittime più colpite dagli attacchi alla pace sono le famiglie. La destrutturazione del tessuto familiare e l’influenza dei mass media hanno progressivamente provocato la delinquenza giovanile, la dissolutezza dei costumi, la dipendenza dalla droga, ecc. Ma alcuni ritengono che la ragione profonda dell’instabilità delle società del continente sia legata all’alienazione culturale e alla discriminazione razziale che, nel corso della storia, hanno generato un complesso di inferiorità, il fatalismo e la paura. Il disprezzo delle lingue africane e della letteratura orale africana ha comportato il rifiuto dei valori propriamente africani, tanto che i giovani, privi di punti di riferimento, diventano instabili.

2. Pace: le esperienze nella Chiesa

67. La Chiesa ha partecipato, a diversi livelli, a ristabilire la pace in un certo numero di Paesi, grazie all’insegnamento e all’azione dei suoi Pastori. Nei Grandi Laghi, ad esempio, le Conferenze Episcopali hanno lavorato a costruire la pace favorendo l’avvicinamento dei giovani dei Paesi in conflitto.

3. Per coltivare la pace: quali interrogativi?

68. Le Chiese particolari si aspettano che l’Assemblea rifletta sulla maniera di costruire una società di pace mediante l’aiuto reciproco, la disponibilità ad accogliere l’altro, il servizio fraterno ai più deboli (bambini, malati e anziani), la giustizia e l’amore tra fratelli e sorelle, il ristabilimento dell’autorità parentale nelle famiglie. «La famiglia – dice il Santo Padre Benedetto XVI nel suo Messaggio per la pace – è la prima e insostituibile educatrice alla pace […] perché permette di fare determinanti esperienze di pace» [34].

69. Dalle risposte emerge la convinzione che «Dio [...] può creare aperture per la pace là dove sembra che vi siano soltanto ostacoli e chiusure» [35], come ricordava Papa Giovanni Paolo II. Però, sottolineava ancora, «non c’è pace senza giustizia, non c’è giustizia senza perdono» [36]. Poiché «la vera pace, in realtà, è “opera della giustizia” (Is 32, 17)» [37], quella giustizia del Regno che incorpora e trascende i limiti della legalità e di cui la Chiesa Famiglia di Dio vuole essere a servizio. È così che si manifesta l’originalità del messaggio evangelico di riconciliazione, giustizia e pace.