00 16/03/2009 17:12
Da domani il Papa in Africa: Camerun e Angola le tappe del primo viaggio apostolico di Benedetto XVI nel continente


C'è grande attesa in tutta l'Africa per il primo viaggio di Benedetto XVI nel continente. Il Papa partirà domani mattina per il Camerun: qui consegnerà l'Instrumentum laboris del secondo Sinodo per l'Africa che si svolgerà in ottobre in Vaticano. Dal 20 al 23 marzo sarà in Angola. Ieri all'Angelus il Pontefice ha chiesto ai fedeli di accompagnare con la preghiera questo suo undicesimo viaggio apostolico internazionale. Parto per l'Africa - ha detto - con la consapevolezza di non avere altro da proporre se non Cristo e la Buona Novella della sua Croce, mistero di amore divino che genera una forza irresistibile di pace e riconciliazione fino al perdono dei nemici. Ma diamo la linea al nostro inviato, Giancarlo La Vella:

Il Papa e l’Africa: un rapporto preferenziale, quasi tra un padre ed i suoi figli sofferenti. Un rapporto che ha vissuto momenti di concreto affetto sin dal 1969, primo viaggio in epoca moderna di un Pontefice – Paolo VI – in Uganda, e poi attraverso le 16 visite di Giovanni Paolo II, dal 1980 al 2000. Ora, Benedetto XVI raccoglie il testimone dei suoi predecessori e si reca in Camerun e Angola, due realtà che racchiudono in sé gran parte degli aspetti di tutto il continente. “Penso agli emarginati e a tutte le persone che soffrono nel cuore e nel corpo”, disse Giovanni Paolo II congedandosi, nel settembre del 1995, a conclusione della sua ultima permanenza in Camerun. “Saluto le famiglie, che portano avanti con coraggio i loro compiti; rivolgo i miei auguri ai giovani affinché costruiscano il loro futuro in maniera positiva, aperti alla dimensione spirituale della vita, preoccupandosi sempre di essere utili ai propri fratelli”.

E salutando l’Angola, nel giugno del 1992: “Popolo dell’Angola – disse Giovanni Paolo II ad un Paese in una difficile fase di riconciliazione dopo una durissima guerra civile – non desistere nel cammino che conduce ad una riconciliazione autenticamente fraterna. Potrete così superare gli ostacoli della povertà e perseguire uno sviluppo che possa assicurare un futuro migliore per le generazioni future”. Benedetto XVI, sulle orme del suo predecessore, in Camerun consegnerà alla Chiesa africana l’Instrumentum laboris, atto con cui si aprirà simbolicamente la seconda Assemblea speciale del Sinodo per l’Africa dal titolo “La Chiesa in Africa al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace”. I lavori dell’assise si svolgeranno poi ad ottobre in Vaticano. Lo stesso aveva fatto Giovanni Paolo II sempre a Yaoundé, presentando l’Esortazione apostolica post-sinodale “Ecclesia in Africa” a conclusione della prima assemblea.

Dopo il Camerun, per il Papa, l’Angola, dove si stanno celebrando ancora i 500 anni dell’evangelizzazione iniziata nel 1491. Sia il Camerun sia l’Angola si affacciano sulla costa atlantica dell’Africa, separati dall’Equatore. Il Camerun, a Nord, è indipendente dal 1961, dopo la dominazione francese e britannica; oltre 17 milioni di abitanti su 475 mila chilometri quadrati, di essi oltre un quarto di religione cattolica. E’ una Repubblica presidenziale che solo negli ultimi anni ha superato le violente frizioni tra gruppi secessionisti anglofoni e oggi gode di una più stabile situazione politica e sociale.

Anche l’Angola è oggi una Repubblica presidenziale, dopo essere stata una colonia portoghese sino al 1975. Sedici milioni gli abitanti su una superficie di un milione e 250 mila chilometri quadrati, che ne fanno – per estensione – il quinto Paese del Continente. Oltre metà della popolazione è di religione cattolica. Dal 1975 al 2002, il Paese è stato teatro di una cruenta guerra civile che causò 500 mila morti. Pochi i momenti di tregua, uno dei quali consentì la visita di Giovanni Paolo II nel 1992. In lotta, i movimenti che avevano combattuto il colonialismo portoghese, ognuno dei quali poi cercò di imporre la propria leadership nell’indipendenza. Dal 2002 la parola “pace” risuona sempre più forte e nel Paese è iniziato un sia pur graduale periodo di miglioramento economico e sociale.

Uno dei momenti significativi per il futuro del continente sarà la consegna, a Yaoundé, dell’Instrumentum laboris per il secondo Sinodo per l’Africa. Ascoltiamo padre Mathias Stephane, presidente dell’ufficio per la comunicazione della Conferenza episcopale del Camerun, al microfono di Giancarlo La Vella:

R. – Sarà significativo non soltanto per il futuro: sarà anche un’apertura perché se si ricorda il primo Sinodo, che ha avuto luogo a Roma nel 1994, si è visto proprio come tutta l’Africa si sia alzata per celebrare questo evento. Per cui, questa sarà la seconda volta per l’Africa di sentirsi spinta a poter portare la fede in tutto il continente e di far sentire a tutti i fedeli che la Chiesa cattolica non ha dimenticato l’Africa e continua sempre a pensare all’Africa.
Sulla religiosità in Camerun ascoltiamo un altro sacerdote di questo Paese africano, padre Bayeni Sosthene, al microfono di Giancarlo La Vella:

R. - L’aspetto della fede in Camerun attraversa un momento critico, ci troviamo ad un crocevia. Un primo passo è già stato compiuto quando la fede è arrivata in Camerun, adesso c’è un tentativo di ritornare a qualcosa di tradizionale ma allo stesso tempo c’è la modernità, la globalizzazione, i mezzi di comunicazione e c’è il desiderio importante di vivere una fede vera e autentica. Credo che questo sia un momento di scelta per avere una fede vera, pura, che porti a un vero incontro col Signore. Tante persone chiedono un aiuto per incontrare il Signore, per vivere un’autentica esperienza di fede, un cammino di fede, sia nella preghiera, sia nello studio. C’è poi una forte fede nella preghiera: per esempio, quando c’è una malattia le persone chiedono sempre una preghiera e una benedizione; chi non trova lavoro, chi non trova una soluzione a un problema chiede sempre un aiuto spirituale da parte del sacerdote.

D. - In questa tensione tra tradizione e modernità la fede che posto trova?

R. - La fede sta facendo una sua strada e bisogna aiutare a farla maturare nella gente per un’autentica inculturazione. Non é facile perché ci sono tante voci che gridano a destra e a sinistra. La Conferenza episcopale prova a insegnare come combattere, per esempio la corruzione, la perdita di alcuni valori come il senso della famiglia, il senso del rispetto della vita: con la fede cerchiamo di trovare i nostri veri valori ma trasformati dal Vangelo.

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L'Africa è il nuovo motore della Chiesa cattolica



ROMA, lunedì, 16 marzo 2009 (ZENIT.org).- Grazie alla pubblicazione da parte della Santa Sede delle statistiche relative alla Chiesa cattolica in Angola e Camerun, si può constatare il rilevante aumento dei cattolici e la grande forza della Chiesa in entrambi i Paesi, se si paragonano ai dati di 80 anni fa.

Oggi la Chiesa camerunense e quella angolana sono veramente africane e non dipendono dall'impulso missionario delle congregazioni e degli ordini religiosi che tanto hanno fatto per diffondere il Vangelo in questi Paesi.

La Repubblica del Camerun, con capitale Yaoundé, ha una popolazione di 18.160.000 abitanti, 4.842.000 dei quali cattolici (il 26,7 % della popolazione). Esistono 24 circoscrizioni ecclesiastiche, 916 parrocchie e 3.630 centri pastorali di altro tipo. Attualmente ci sono 31 Vescovi, 1.847 sacerdoti, 2.478 religiosi, 28 membri laici di istituti secolari e 18.722 catechisti. I seminaristi minori sono 2.249, quelli maggiori 1.361.

Un totale di 410.964 alunni frequenta i 1.530 centri educativi cattolici, dalle scuole materne all'università. Per quanto riguarda i centri caritativi e sociali di proprietà della Chiesa o diretti da ecclesiastici o religiosi, in Camerun ci sono 28 ospedali, 235 ambulatori, 11 ospizi per anziani e invalidi, 15 orfanotrofi, 40 consultori familiari e altri centri per la difesa della vita, 23 centri speciali di istruzione o reinserimento sociale e 32 istituzioni di altro tipo.

E' interessante paragonare questi dati con la situazione della Chiesa camerunense 80 anni fa, quando non si era nemmeno costituito il Paese. Nel 1932 la Chiesa cattolica si articolava in tre vicariati apostolici (Foumban, Yaoundé e Douala). Aveva 246.742 cattolici e i sacerdoti erano 77, nessuno dei quali autoctono. C'erano poi 32 religiosi non sacerdoti, 8 dei quali locali. Le religiose erano 37, due delle quali africane.

La Repubblica dell'Angola, la cui capitale è Luanda, ha 15.473.000 abitanti, di cui 8.600.000 cattolici, ovvero il 55,6% della popolazione. Ci sono 18 circoscrizioni ecclesiastiche, 307 parrocchie e 2.976 centri pastorali di altro tipo. Attualmente ci sono 27 Vescovi, 794 sacerdoti, 2.276 religiosi, 5 membri laici di istituti secolari e 30.934 catechisti. I seminaristi minori sono 1.031, quelli maggiori 1.236.

Nelle 481 scuole materne, secondarie, superiori e università di proprietà della Chiesa o dirette da ecclesiastici o religiosi studiano 226.798 alunni. Quanto ai centri caritativi e sociali gestiti dalla Chiesa o da ecclesiastici o religiosi, in Angola ci sono 23 ospedali, 269 ambulatori, 16 case per anziani e invalidi, 45 orfanotrofi, 37 consultori familiari e altri centri a favore della vita, 28 centri speciali di istruzione o reinserimento sociale e 41 istituzioni di altro tipo.

Come in Camerun, 80 anni fa in Angola la presenza dei cattolici era più ridotta di oggi. C'erano 322.589 fedeli, con 73 sacerdoti, 3 dei quali angolani, 48 religiosi (uno angolano) e 48 religiose (11 africane).






L'Angola attende le parole di pace di Benedetto XVI


Afferma il Presidente del Comitato preparatorio della visita del Santo Padre





LUANDA, lunedì, 16 marzo 2009 (ZENIT.org).- “Aspettiamo con trepidazione le parole di pace e di riconciliazione del Santo Padre in un Paese ancora sofferente per le ferite della guerra civile”, ha detto mons. Filomeno do Nascimento Vieira Dias, Vescovo di Cabinda e Presidente del Comitato preparatorio della visita che il Santo Padre compirà in Angola dal 20 al 23 marzo.

In una intervista all'agenzia Fides, il presule ha spiegato che “tutta l'Angola attende con gioia la visita del Santo Padre. In particolare si avverte il fervore con il quale la Chiesa, nelle sue molteplici espressioni, si sta preparando all'arrivo di Benedetto XVI”, che partirà il 17 marzo per il suo primo viaggio apostolico in Africa.

“Vogliamo accogliere il Santo Padre facendogli sentire il calore della popolazione angolana, desideriamo accogliere Benedetto XVI nella tradizione della festa angolana”, ha detto.

“Abbiamo bisogno del suo conforto spirituale, delle sue indicazioni morali sulla giustizia, sulla pace, sulla ricerca del bene comune, sul progresso civile e spirituale”, ha poi sottolineato.

In vista della visita di Benedetto XVI, la Chiesa angolana ha organizzato momenti di preghiera con un testo comune appositamente preparato.

“In ogni parrocchia dell'Angola, ogni domenica, si è seguita una catechesi particolare incentrata sulla figura del Pontefice – ha spiegato il Vescovo di Cabinda – . Di domenica in domenica, si è affrontato un aspetto particolare della figura Petrina: l'essere Vicario di Cristo, il ruolo del Papa nella Chiesa universale, il suo rapporto con le Chiese particolari e così via, in modo da offrire ai fedeli la possibilità di comprendere pienamente il significato della visita del Papa”.

“Anche se la visita è concentrata solo nella capitale, Luanda, tutte le diocesi angolane sono coinvolte – ha poi aggiunto –. Sono attesi almeno 4mila delegati da tutte le diocesi del Paese, più numerosi fedeli da tutta l'Angola”.

Per accogliere tutte queste persone, ha proseguito, “sono state mobilitate le scuole cattoliche di Luanda, dove verranno alloggiati i pellegrini che non risiedono nella capitale”, inoltre “è stata organizzata una raccolta di viveri per assicurare loro i pasti, stiamo predisponendo i servizi igienici e un servizio sanitario e di pronto soccorso”.

“La sera dell'arrivo del Santo Padre in Angola, per le strade di Luanda si svolgerà una processione di quattro chilometri che si concluderà con una Veglia di preghiera – ha rivelato –. Per preparare tutto questo occorre tanto lavoro, ma lo stiamo facendo con grande gioia e in spirito di fraternità”.

L'Angola è il primo Paese dell'Africa subasahariana ad essere stato evangelizzato. Il primo battesimo risale infatti al 1491, un anno prima della scoperta dell'America.

L'Angola ha una popolazione di oltre 16 milioni di abitanti. I cattolici sono 8 milioni 334mila, distribuiti in 18 diocesi con 283 parrocchie.