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Da "Famiglia Cristiana"

Monsignor Georg racconta: così Benedetto XVI decise di rinunciare al papato

10/02/2014

Per la prima volta il segretario dei due Papi racconta quei giorni drammatici. "Per me", dice, "fu come una coltellata".

Annachiara Valle

L’orologio batte le cinque, nel cortile di San Damaso, in Vaticano. «Sono puntuale!», esclama ridendo monsignor Georg Gänswein. Di ritorno dalla passeggiata con papa Benedetto, borsa nera e passo spedito, il prefetto della Casa pontificia, comincia a parlare prima ancora di arrivare nelle stanze del suo ufficio. «Il Papa emerito sta bene, l’ho lasciato proprio adesso. Abbiamo pregato insieme il rosario».

Il “segretario dei due Papi” fa la spola tra «due personalità diverse, due modi diversi di fare, ma adesso credo nel frattempo di aver trovato la bussola per fare bene quello che devo fare. La difficoltà più grande? Non poter chiedere al mio predecessore. Nessuno si è trovato prima in una situazione del genere».

Siamo a un anno dalla rinuncia di papa Benedetto al Pontificato. Lei era stato avvertito molti mesi prima?
«Sì, naturalmente sotto il segreto pontificio. Mi ha detto che non potevo parlarne con nessuno finché lui stesso non avrebbe comunicato la decisione. Ho mantenuto il segreto anche se non è stato facile. Per me è stata come una coltellata, ho sentito un grande dolore».

Ha tentato di dissuaderlo?
«Istintivamente ho detto “no, Santo Padre, non è possibile”, ma poi ho subito capito che non mi stava comunicando qualcosa di cui discutere, ma una decisione già presa. Da allora ho cercato di alleviare le pressioni esterne, di diradare i suoi impegni perché potesse concentrarsi sul magistero».

Hanno influito sulla sua decisione i vari scandali, Vatileaks, per esempio?
«No, per niente. Tutto ciò che è conosciuto come Vatileaks non ha per niente condizionato né tantomeno causato la rinuncia. E neppure la vicenda della pedofilia. Non dobbiamo dimenticare che la rinuncia non era una fuga. Il Papa non è fuggito da una responsabilità, ma è stato coraggioso perché si è detto: “Io non ho più le forze che sono necessarie in questo momento e allora ridò la responsabilità a Colui che me l'ha data, al Signore”».

Però è indubbio che alcuni scandali hanno pesato sulle forze del Papa.
«Posso dire che, per quanto riguarda per esempio la pedofilia, un giorno, quando si scriverà la storia su come i vescovi, i cardinali, la Santa Sede hanno reagito, lì si vedrà che la prima persona in Vaticano che ha risposto in modo giusto e coraggioso, e non sempre ascoltato, è stato lui. Ciò che ha cominciato da cardinale-Prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede, ha continuato sistematicamente da Papa fino al momento della rinuncia. Chi dice che non è vero, o non sa o non vuole sapere, o non gli interessa la verità storica».

E per quanto riguarda la vicenda del maggiordomo che trafugava le sue carte?
«È chiaro che è stata umanamente una grande amarezza. Paolo Gabriele ha vissuto proprio nella famiglia pontificia, tutti i giorni, per anni. Quella vicenda è stata dolorosa, per il Papa, per me, ma anche per tutta la famiglia pontificia. Sappiamo che Papa Benedetto, però, alla fine del 2012, prima di Natale lo ha visitato in cella e lo ha perdonato. E con questo atto di perdono per il Papa la vicenda del maggiordomo si è chiusa».

Guardando a ciò che sta succedendo nella Chiesa dopo l’elezione di papa Francesco, qual è lo stato d’animo di Benedetto?
«È molto sereno e in pace con se stesso. Durante il suo Pontificato ci sono state delle sfide non facili che hanno richiesto molta forza. Adesso, da Papa emerito, segue tutto attentamente, ma non avendo più la responsabilità istituzionale, è molto più rilassato». (...)


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