00 24/01/2011 15:25
LE UDIENZE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

Em.mo Card. Stanisław Ryłko, Presidente del Pontificio Consiglio per i Laici.

Em.mo Card. Jean-Louis Tauran, Presidente del Pontificio per il Dialogo Interreligioso.

Delegazione della Chiesa Evangelica Luterana Tedesca.






RINUNCE E NOMINE

)


NOMINA DEL VESCOVO DI DUBROVNIK (CROAZIA)

Il Santo Padre ha nominato Vescovo della diocesi di Dubrovnik (Croazia) il Rev.do Mate Uziniƒ, del clero dell’arcidiocesi di Split-Makarska, finora Rettore del Seminario Maggiore.

Rev.do Mate Uziniƒ
Il Rev.do Mate Uziniƒ è nato il 17 settembre 1967 a Dubrava, arcidiocesi di Split-Makarska. È entrato nel Seminario Minore a Split. Dopo il servizio militare obbligatorio di un anno (1986-1987) nella penisola di Prevlaka, ha compiuto gli studi di Filosofia e di Teologia presso la Facoltà Teologica di Split.
È stato ordinato sacerdote per l’arcidiocesi di Split-Makarska il 27 giugno 1993.
Per tre anni ha prestato servizio pastorale nelle parrocchie di Omiš e Otriƒ-Struge. Nel 1996 ha ripreso gli studi a Roma presso la Pontificia Università Lateranense, ottenendo nel 2000 la Licenza in Diritto Canonico e Civile. Ritornato a Split nello stesso anno, è diventato Vicario Giudiziale (2000-2002) e nello stesso tempo, collaboratore pastorale nella parrocchia Gospe u Siti, Strožanac-Podstana.
Dal 2001 ad oggi è Rettore del Seminario Maggiore. Inoltre, è membro del Consiglio Presbiterale e del Consiglio della Conferenza Episcopale Croata per i Seminari e le Vocazioni.



NOMINA DEL VESCOVO DI MÁLAGA-SOATÁ (COLOMBIA)

Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato Vescovo di Málaga-Soatá (Colombia) S.E. Mons. Víctor Manuel Ochoa Cadavid, finora Vescovo titolare di San Leone ed Ausiliare di Medellín.

S.E. Mons. Víctor Manuel Ochoa Cadavid
S.E. Mons. Víctor Manuel Ochoa Cadavid è nato a Bello, arcidiocesi di Medellín, il 18 ottobre 1962. Ha compiuti gli studi ecclesiastici nel Seminario Maggiore di Medellín, ha ottenuto poi il Dottorato in Filosofia presso la Pontificia Università S. Tommaso d’Aquino (Angelicum) di Roma.
È stato ordinato sacerdote dal Servo di Dio Giovanni Paolo II a Medellín il 5 luglio 1986.
Dopo l’ordinazione sacerdotale ha svolto i seguenti incarichi: Vicario Parrocchiale del Santuario di María Auxiliadora di Sabaneta, Vice Rettore del Seminario Minore di Medellín, Assistente dell’Economato del Seminario Maggiore di Medellín, Professore della Pontificia Università Bolivariana di Medellín, Formatore nel Seminario Maggiore di Medellín.
Dal 1989 al 2006 è stato Officiale della Pontificia Commissione per l’America Latina. Durante il suo soggiorno a Roma ha collaborato pastoralmente nella parrocchia di Roviano ed è stato Direttore della Casa di Formazione a Roma dell’arcidiocesi di Medellín e Direttore della Domus Internationalis Paulus VI.
I1 24 gennaio 2006 è stato nominato Vescovo titolare di San Leone ed Ausiliare di Medellín. Ha ricevuto la consacrazione episcopale il 1° aprile dello stesso anno.



NOMINA DEL COADIUTORE DI SANTA ROSA (CALIFORNIA, USA)

Il Santo Padre ha nominato Vescovo Coadiutore della diocesi di Santa Rosa in California (U.S.A.) S.E. Mons. Robert Francis Vasa, finora Vescovo di Baker.

S.E. Mons. Robert Francis Vasa
S.E. Mons. Robert Francis Vasa è nato a Lincoln (Nebraska) il 7 maggio 1951, nella diocesi omonima. Ha frequentato gli studi filosofici presso il Seminario di San Tommaso a Denver (1968-1972) e quelli teologici presso il Seminario della SS. Trinità a Dallas (1972-1976). In seguito, ha ottenuto la Licenza in Diritto Canonico presso la Pontificia Università Gregoriana a Roma (1981).
È stato ordinato sacerdote il 22 maggio 1976, incardinandosi nella diocesi di Lincoln.
Ha poi ricoperto i seguenti incarichi: Vicario cooperatore della Cattedrale di Lincoln e Insegnante presso la Suola Media Pius X (1976-1979); Avvocato presso il Tribunale diocesano (1977-1979); Cancelliere vescovile aggiunto (1981-1985); Vicario Giudiziale (1985-1996); Parroco della St. James Parish a Cortland (1985-1987) e della St. Peter Parish a Lincoln (1990-1996) e Vicario Generale e Moderatore della Curia (1996-1999).
Nominato Vescovo di Baker il 19 novembre 1999, ha ricevuto la consacrazione episcopale il 26 gennaio 2000.
Nella Conferenza Episcopale, è Membro del Subcommittee on Catholic Home Missions e del Task Force on Health Care. È anche Moderatore episcopale della Catholic Medical Association.










MESSAGGIO DEL SANTO PADRE PER LA 45a GIORNATA MONDIALE DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI




"Verità, annuncio e autenticità di vita nell’era digitale" è il tema scelto dal Santo Padre Benedetto XVI per la 45a Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali. Di seguito pubblichiamo il Messaggio del Papa per la Giornata, che quest’anno si celebra domenica 5 giugno:


MESSAGGIO DEL SANTO PADRE

Verità, annuncio e autenticità di vita nell’era digitale

Cari fratelli e sorelle,

in occasione della XLV Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, desidero condividere alcune riflessioni, motivate da un fenomeno caratteristico del nostro tempo: il diffondersi della comunicazione attraverso la rete internet. È sempre più comune la convinzione che, come la rivoluzione industriale produsse un profondo cambiamento nella società attraverso le novità introdotte nel ciclo produttivo e nella vita dei lavoratori, così oggi la profonda trasformazione in atto nel campo delle comunicazioni guida il flusso di grandi mutamenti culturali e sociali. Le nuove tecnologie non stanno cambiando solo il modo di comunicare, ma la comunicazione in se stessa, per cui si può affermare che si è di fronte ad una vasta trasformazione culturale. Con tale modo di diffondere informazioni e conoscenze, sta nascendo un nuovo modo di apprendere e di pensare, con inedite opportunità di stabilire relazioni e di costruire comunione.

Si prospettano traguardi fino a qualche tempo fa impensabili, che suscitano stupore per le possibilità offerte dai nuovi mezzi e, al tempo stesso, impongono in modo sempre più pressante una seria riflessione sul senso della comunicazione nell’era digitale. Ciò è particolarmente evidente quando ci si confronta con le straordinarie potenzialità della rete internet e con la complessità delle sue applicazioni. Come ogni altro frutto dell’ingegno umano, le nuove tecnologie della comunicazione chiedono di essere poste al servizio del bene integrale della persona e dell’umanità intera. Se usate saggiamente, esse possono contribuire a soddisfare il desiderio di senso, di verità e di unità che rimane l’aspirazione più profonda dell’essere umano.

Nel mondo digitale, trasmettere informazioni significa sempre più spesso immetterle in una rete sociale, dove la conoscenza viene condivisa nell’ambito di scambi personali. La chiara distinzione tra il produttore e il consumatore dell’informazione viene relativizzata e la comunicazione vorrebbe essere non solo uno scambio di dati, ma sempre più anche condivisione. Questa dinamica ha contribuito ad una rinnovata valutazione del comunicare, considerato anzitutto come dialogo, scambio, solidarietà e creazione di relazioni positive. D’altro canto, ciò si scontra con alcuni limiti tipici della comunicazione digitale: la parzialità dell’interazione, la tendenza a comunicare solo alcune parti del proprio mondo interiore, il rischio di cadere in una sorta di costruzione dell’immagine di sé, che può indulgere all’autocompiacimento.

Soprattutto i giovani stanno vivendo questo cambiamento della comunicazione, con tutte le ansie, le contraddizioni e la creatività proprie di coloro che si aprono con entusiasmo e curiosità alle nuove esperienze della vita. Il coinvolgimento sempre maggiore nella pubblica arena digitale, quella creata dai cosiddetti social network, conduce a stabilire nuove forme di relazione interpersonale, influisce sulla percezione di sé e pone quindi, inevitabilmente, la questione non solo della correttezza del proprio agire, ma anche dell’autenticità del proprio essere. La presenza in questi spazi virtuali può essere il segno di una ricerca autentica di incontro personale con l’altro se si fa attenzione ad evitarne i pericoli, quali il rifugiarsi in una sorta di mondo parallelo, o l’eccessiva esposizione al mondo virtuale. Nella ricerca di condivisione, di "amicizie", ci si trova di fronte alla sfida dell’essere autentici, fedeli a se stessi, senza cedere all’illusione di costruire artificialmente il proprio "profilo" pubblico.

Le nuove tecnologie permettono alle persone di incontrarsi oltre i confini dello spazio e delle stesse culture, inaugurando così un intero nuovo mondo di potenziali amicizie. Questa è una grande opportunità, ma comporta anche una maggiore attenzione e una presa di coscienza rispetto ai possibili rischi. Chi è il mio "prossimo" in questo nuovo mondo? Esiste il pericolo di essere meno presenti verso chi incontriamo nella nostra vita quotidiana ordinaria? Esiste il rischio di essere più distratti, perché la nostra attenzione è frammentata e assorta in un mondo "differente" rispetto a quello in cui viviamo? Abbiamo tempo di riflettere criticamente sulle nostre scelte e di alimentare rapporti umani che siano veramente profondi e duraturi? E’ importante ricordare sempre che il contatto virtuale non può e non deve sostituire il contatto umano diretto con le persone a tutti i livelli della nostra vita.

Anche nell’era digitale, ciascuno è posto di fronte alla necessità di essere persona autentica e riflessiva. Del resto, le dinamiche proprie dei social network mostrano che una persona è sempre coinvolta in ciò che comunica. Quando le persone si scambiano informazioni, stanno già condividendo se stesse, la loro visione del mondo, le loro speranze, i loro ideali. Ne consegue che esiste uno stile cristiano di presenza anche nel mondo digitale: esso si concretizza in una forma di comunicazione onesta ed aperta, responsabile e rispettosa dell’altro. Comunicare il Vangelo attraverso i nuovi media significa non solo inserire contenuti dichiaratamente religiosi sulle piattaforme dei diversi mezzi, ma anche testimoniare con coerenza, nel proprio profilo digitale e nel modo di comunicare, scelte, preferenze, giudizi che siano profondamente coerenti con il Vangelo, anche quando di esso non si parla in forma esplicita. Del resto, anche nel mondo digitale non vi può essere annuncio di un messaggio senza una coerente testimonianza da parte di chi annuncia. Nei nuovi contesti e con le nuove forme di espressione, il cristiano è ancora una volta chiamato ad offrire una risposta a chiunque domandi ragione della speranza che è in lui (cfr 1Pt 3,15).

L’impegno per una testimonianza al Vangelo nell’era digitale richiede a tutti di essere particolarmente attenti agli aspetti di questo messaggio che possono sfidare alcune delle logiche tipiche del web. Anzitutto dobbiamo essere consapevoli che la verità che cerchiamo di condividere non trae il suo valore dalla sua "popolarità" o dalla quantità di attenzione che riceve. Dobbiamo farla conoscere nella sua integrità, piuttosto che cercare di renderla accettabile, magari "annacquandola". Deve diventare alimento quotidiano e non attrazione di un momento. La verità del Vangelo non è qualcosa che possa essere oggetto di consumo, o di fruizione superficiale, ma è un dono che chiede una libera risposta. Essa, pur proclamata nello spazio virtuale della rete, esige sempre di incarnarsi nel mondo reale e in rapporto ai volti concreti dei fratelli e delle sorelle con cui condividiamo la vita quotidiana. Per questo rimangono sempre fondamentali le relazioni umane dirette nella trasmissione della fede!

Vorrei invitare, comunque, i cristiani ad unirsi con fiducia e con consapevole e responsabile creatività nella rete di rapporti che l’era digitale ha reso possibile. Non semplicemente per soddisfare il desiderio di essere presenti, ma perché questa rete è parte integrante della vita umana. II web sta contribuendo allo sviluppo di nuove e più complesse forme di coscienza intellettuale e spirituale, di consapevolezza condivisa. Anche in questo campo siamo chiamati ad annunciare la nostra fede che Cristo è Dio, il Salvatore dell’uomo e della storia, Colui nel quale tutte le cose raggiungono il loro compimento (cfr Ef 1,10). La proclamazione del Vangelo richiede una forma rispettosa e discreta di comunicazione, che stimola il cuore e muove la coscienza; una forma che richiama lo stile di Gesù risorto quando si fece compagno nel cammino dei discepoli di Emmaus (cfr Lc 24,13-35), i quali furono condotti gradualmente alla comprensione del mistero mediante il suo farsi vicino, il suo dialogare con loro, il far emergere con delicatezza ciò che c’era nel loro cuore.

La verità che è Cristo, in ultima analisi, è la risposta piena e autentica a quel desiderio umano di relazione, di comunione e di senso che emerge anche nella partecipazione massiccia ai vari social network. I credenti, testimoniando le loro più profonde convinzioni, offrono un prezioso contributo affinché il web non diventi uno strumento che riduce le persone a categorie, che cerca di manipolarle emotivamente o che permette a chi è potente di monopolizzare le opinioni altrui. Al contrario, i credenti incoraggiano tutti a mantenere vive le eterne domande dell'uomo, che testimoniano il suo desiderio di trascendenza e la nostalgia per forme di vita autentica, degna di essere vissuta. È proprio questa tensione spirituale propriamente umana che sta dietro la nostra sete di verità e di comunione e che ci spinge a comunicare con integrità e onestà.

Invito soprattutto i giovani a fare buon uso della loro presenza nell’arena digitale. Rinnovo loro il mio appuntamento alla prossima Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid, la cui preparazione deve molto ai vantaggi delle nuove tecnologie. Per gli operatori della comunicazione invoco da Dio, per intercessione del Patrono san Francesco di Sales, la capacità di svolgere sempre il loro lavoro con grande coscienza e con scrupolosa professionalità, mentre a tutti invio la mia Apostolica Benedizione.

Dal Vaticano, 24 gennaio 2011, Festa di san Francesco di Sales

BENEDICTUS PP XVI










UDIENZA ALLA DELEGAZIONE DELLA VEREINIGTE EVANGELISCH-LUTHERISCHE KIRCHE DEUTSCHLANDS

Alle ore 11.45 di questa mattina, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza la Delegazione della Chiesa Evangelica Luterana Tedesca (Vereinigte Evangelisch-Lutherische Kirche Deutschlands), e rivolge ai presenti il discorso che pubblichiamo di seguito:


DISCORSO DEL SANTO PADRE

Sehr geehrter Herr Landesbischof Friedrich!
Liebe Freunde aus Deutschland!

Ganz herzlich heiße ich Sie als Vertreter der Kirchenleitung der Vereinigten Evangelisch-Lutherischen Kirche Deutschlands hier im Apostolischen Palast willkommen und freue mich, daß Sie als Delegation zum Abschluß der Gebetswoche für die Einheit der Christen nach Rom gekommen sind. Sie zeigen damit auch, daß unser ganzes Streben nach Einheit nur Frucht bringen kann, wenn es im gemeinsamen Beten verwurzelt ist. Besonders danken möchte ich Ihnen, lieber Herr Landesbischof, für Ihre Worte, die mit großer Ehrlichkeit die gemeinsamen Bemühungen um eine tiefere Einheit unter allen Christen zum Ausdruck bringen.

Mittlerweile kann der offizielle Dialog zwischen Lutheranern und Katholiken – bei mir steht geschrieben – auf mehr als fünfzig Jahre intensiver Arbeit zurückblicken. – Sie haben gesagt 30 Jahre. Ich denke vor 30 Jahren haben wir nach dem Papstbesuch ganz offiziell begonnen, aber de facto haben wir natürlich schon lange miteinander geredet. Ich war ja selbst Mitglied beim »Jaeger-Stählin-Kreis«, der direkt nach dem Krieg entstanden ist. So kann man sowohl 50 wie 30 Jahre sagen. – Trotz weiterhin bestehender theologischer Differenzen in zum Teil fundamentalen Fragen ist ein Miteinander gewachsen, das zunehmend zu einem Grundstock gelebter Gemeinschaft im Glauben und in der Spiritualität zwischen Lutheranern und Katholiken wird. Das bereits Erreichte stärkt unsere Zuversicht, im Dialog weiterzugehen und so auf dem gemeinsamen Weg zu bleiben, auf dem Weg der letztlich Jesus Christus selber ist. Insoweit ist die Verpflichtung der katholischen Kirche zur Ökumene, wie mein verehrter Vorgänger Papst Johannes Paul II. in seiner Enzyklika Ut unum sint gesagt hat, keine bloße Kommunikationsstrategie in einer sich wandelnden Welt, sondern eine Grundverpflichtung der Kirche von ihrer Sendung her (vgl. Nrn 28–32).

Manchem Zeitgenossen scheint das gemeinsame Ziel der vollen, sichtbaren Einheit der Christen heute wieder weiter entfernt zu sein. Die ökumenischen Gesprächspartner tragen ganz unterschiedliche Vorstellungen von Kircheneinheit in den Dialog hinein. Ich teile die Sorge vieler Christen, daß die Früchte der ökumenischen Arbeit, vor allem im Blick auf das Kirchen- und Amtsverständnis, von den ökumenischen Partnern noch nicht in genügendem Maße rezipiert werden. Und dennoch, wenn sich auch immer wieder neue Schwierigkeiten auftun, blicken wir hoffnungsvoll in die Zukunft. Wenngleich die Spaltungen der Christen ein Hindernis sind, die Fülle der Katholizität in der Wirklichkeit des Lebens der Kirche voll auszuprägen, wie es ihr in Christus und durch Christus verheißen wurde (vgl. Unitatis redintegratio, 4), vertrauen wir darauf, daß unter der Führung des Heiligen Geistes der ökumenische Dialog als ein wichtiges Werkzeug im Leben der Kirche dazu dient, diesen Widerspruch zu überwinden. Dies wird auch weiterhin in erster Linie durch das theologische Gespräch geschehen, das zu einer Verständigung in den offenen Fragen beitragen soll, die eine Hürde auf dem Weg zur sichtbaren Einheit und zur gemeinsamen Feier der Eucharistie als Sakrament der Einheit unter den Christen darstellen.

Erfreulich ist es festzustellen, daß neben dem internationalen lutherisch-katholischen Dialog zum Thema »Taufe und wachsende Kirchengemeinschaft« auch in Deutschland seit dem Jahr 2009 wieder eine bilaterale Dialogkommission zwischen der Deutschen Bischofskonferenz und der Vereinigten Evangelisch-Lutherischen Kirche Deutschlands ihre Arbeit zum Thema »Gott und die Würde des Menschen« aufgenommen hat. Unter diesen Themenbereich fallen besonders auch die in jüngerer Zeit entstandenen Problemkreise bezüglich des Schutzes und der Würde des menschlichen Lebens sowie die drängenden Fragen zu Familie, Ehe und Sexualität, die nicht verschwiegen oder übergangen werden dürfen, nur um den bisherigen Konsens nicht zu gefährden. Wir hoffen sehr, daß bei diesen wichtigen Lebensfragen keine neuen konfessionellen Differenzen erscheinen, sondern daß wir miteinander vor der Welt und für die Menschen Zeugnis ablegen können für das, was uns der Herr gezeigt hat und zeigt.

Der ökumenische Dialog kann heute von der Wirklichkeit und dem Leben aus dem Glauben in unseren Kirchen nicht mehr abgetrennt werden, ohne ihnen selbst Schaden zuzufügen. So richten wir unseren Blick gemeinsam auf das Jahr 2017, das uns an die Veröffentlichung der Thesen Martin Luthers zum Ablaß vor fünfhundert Jahren erinnert. Zu diesem Anlaß werden Lutheraner und Katholiken die Möglichkeit haben, weltweit ein gemeinsames ökumenisches Gedenken zu begehen, weltweit um die Grundfragen zu ringen, nicht – wie Sie selbst gerade gesagt haben – in Form einer triumphalistischen Feier, sondern im gemeinsamen Bekenntnis zum dreifaltigen Gott, im gemeinsamen Gehorsam gegen unseren Herrn und sein Wort. Dabei müssen das gemeinsame Gebet und das innige Bitten an unseren Herrn Jesus Christus um Vergebung für das einander angetane Unrecht und für die Schuld an den Spaltungen einen wichtigen Platz einnehmen. Zu dieser Reinigung des Gewissens gehört auch der gegenseitige Austausch darüber, wie wir die 1500 Jahre bewerten, die der Reformation vorausgegangen und deshalb uns gemeinsam sind. Dazu wollen wir gemeinsam beharrlich um Gottes Hilfe und den Beistand des Heiligen Geistes bitten, um weitere Schritte auf die ersehnte Einheit hin zu gehen und nicht bloß im Erreichten zu verharren.

Auf diesem Weg ermutigt uns ebenso die diesjährige Gebetswoche für die Einheit der Christen. Sie erinnert an den Abschnitt aus der Apostelgeschichte: »Sie hielten an der Lehre der Apostel fest und an der Gemeinschaft, am Brechen des Brotes und an den Gebeten« (Apg 2,42). In diesen vier Haltungen und Handlungen waren die ersten Christen beständig, und so wuchs die Gemeinschaft mit Christus und aus ihr das Miteinander der Menschen in Christus. Dieses eindrucksvolle und für die Welt sichtbare Zeugnis der Einheit der frühen Kirche möge auch uns Ansporn und Richtschnur für unseren gemeinsamen ökumenischen Weg in die Zukunft sein.

In der Hoffnung, daß Ihr Besuch die bewährte Zusammenarbeit zwischen Lutheranern und Katholiken in Deutschland weiter stärken wird, erbitte ich Ihnen allen Gottes Gnade und seinen reichen Segen.
















TELEGRAMMA DI CORDOGLIO DEL SANTO PADRE PER LA MORTE DELLA SIGNORA TULLIA ZEVI

È scomparsa sabato scorso a Roma la Signora Tullia Zevi, già Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
Pubblichiamo di seguito il telegramma che il Cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone, S.D.B., ha inviato ieri a nome del Santo Padre all’Avv. Renzo Gattegna, Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane:

APPRESA MESTA NOTIZIA SCOMPARSA SIGNORA TULLIA ZEVI SOMMO PONTEFICE PARTECIPA SPIRITUALMENTE AT LUTTO FAMILIARI ET COMUNITÀ EBRAICHE IN ITALIA ASSICURANDO PREGHIERE ET RICORDANDONE ALTO PROFILO MORALE ET AUTOREVOLE CONTRIBUTO AT CRESCITA IN SOCIETÀ ITALIANA VALORI DEMOCRAZIA PACE LIBERTÀ ET SINCERO FECONDO DIALOGO TRA EBREI ET CRISTIANI.
UNISCO PERSONALE ATTESTATO PROFONDO CORDOGLIO

CARDINALE TARCISO BERTONE

SEGRETARIO DI STATO DI SUA SANTITÀ